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Autore: CaptainPenelope    03/05/2018    1 recensioni
In ogni lodolite si può osservare un paesaggio diverso e in ogni paesaggio, vite diverse.
Cosa troveranno una donna che fugge dal proprio passato, una ragazzina intrappolata in un eterno presente, due camerieri che cercano il loro futuro in questa Lodolite?
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Risate, strilli, musica sparata ad un volume troppo alto da casse di pessima qualità, colori al neon lampeggianti e l'odore inconfondibile di zucchero filato, queste sono le parole che vengono subito in mente alla gente quando pensano alla parola "LunaPark", e Cassiopea non era da meno.
Una ragazzina di 14 anni, dal viso costellato di lentiggini e il sorriso un poco storto stava ferma in fila ad aspettare di salire sulle montagne russe, ammirando i saltimbanco che cercavano di abbindolare delle giovani coppiette nel provare il loro gioco per vincere un peluche. Ovviamente il gioco era truccato, le bottiglie di latte che componevano il fondo della piramide erano piene di segatura ed estremamente pesanti, la ragazza lo vedeva da una decina di metri di distanza, come facevano gli altri a non capirlo? Non poté fare a meno di ridacchiare quando vide un ragazzo cercare di farsi forte davanti alla sua ragazza, promettendole il peluche più grande tra tutti i possibili premi, per poi fallire miseramente. Il ragazzo sembrava non averla presa bene, iniziando a proferire profanità che fecero arrossire pure il Saltimbanco.
Cassiopea decise di concentrare la sua attenzione sull attrazione per cui aveva aspettato ben 45 minuti in fila, e ora, sarebbe finalmente stato il suo turno. Davanti a lei c'erano 3 persone in fila, ma data la capienza della mostruosità in metallo che si ergeva davanti a lei, sarebbe riuscita ad ottenere un posto abbastanza carino. "Il Turbine", così lo chiamavano i suoi compagni di classe, sarà stato alto una 30ina di metri, con ben 4 giri della morte, e a giudicare dalle urla emozionate dei passeggeri sarebbe stato uno spasso.
Finalmente la campanella che indicava la fine del giro suonò e il ragazzo della manutenzione aprì il cancelletto per far passare i passeggeri. Cassiopea con passo sicuro andò subito a prendere l'ultimo vagoncino, consapevole che quello sarebbe stato il posto migliore.
I bracci metallici del sedile si abbassarono, bloccandola contro lo schienale del sedile.
Fece un respiro profondo e chiuse gli occhi, sentendo nelle sue orecchie il battito del proprio cuore accelerare e farsi sempre più frenetico, quando riaprì gli occhi, però, Cassiopea non si trovava sulle montagne russe.
Era in piedi, per strada, era notte e non sembrava esserci anima viva intorno a lei. I suoi piedi erano scalzi, così sporchi da essere neri come il carbone, i suoi vestiti stracciati, ma ciò che notò subito la ragazza furono l'orologio moderno e costoso al suo polso, e una scritta nera un poco sbiadita, ma ancora leggibile, sul suo braccio:
"Scappa

ti vogliamo

bene mamma e papà"

La giovane si sentì come se avesse appena ricevuto un pugno allo stomaco. Iniziò a girarle la testa, e si sentiva come se stesse affogando. Cadde a terra con un tonfo, ma neanche se ne rese conto finché non vide il cielo scuro e tenebroso illuminato solo dai lampioni davanti a lei. Riuscì a malapena a trascinarsi fino al muro di un palazzo per appoggiarsi, non poteva stare in quella posizione per strada, era pericoloso. Appena riuscì ad appoggiare la schiena alla fredda superficie del muro, sentì che sarebbe morta. Ne era certa, se lo sentiva, il suo cuore batteva troppo forte, non avrebbe retto il ritmo e si sarebbe fermato, non riusciva a vedere bene, le lacrime glielo impedivano, stava piangendo? e nelle sue orecchie risuonava un fischio lungo, costante. Si portò una mano al petto, cercando disperatamente di calmare i suoi respiri accelerati e di osservare l'ambiente dove si trovava, per cercare aiuto, ma le strade erano deserte.
Dove si trovava? Cosa stava succedendo? Dov'erano i suoi genitori? Da cosa doveva scappare?
Mille pensieri le attraversavano la testa in quel momento ma allo stesso tempo non riusciva a concentrarsi su nessuno di questi.
Aveva bisogno di aiuto. Doveva cercare aiuto.
Dopo quelle che parvero ore interminabili, Cassiopea era riuscita a calmarsi un minimo. Con una grande fatica, si alzò, e tenendosi appoggiata al muro, iniziò, un passo dopo l'altro, a farsi strada tra le viuzze della città.
Non aveva idea di che ore fossero, ma qualcuno doveva essere per strada, per andare a lavoro, per tornare da lavoro, qualcuno doveva esserci, qualcuno poteva aiutarla, qualcuno doveva esserci, doveva esserci, doveva. Queste erano le parole che la mandavano avanti, che le facevano muovere le gambe, una dopo l'altra.

Passarono i minuti e ancora la città pareva dormire, come se Morfeo non volesse lasciarla andare dal suo caldo abbraccio. La giovane riuscì a barcollare fino ad un vicoletto stretto e buio. Era completamente esausta, sentiva la testa vuota e a malapena riusciva a tenere aperti gli occhi. Decise che avrebbe continuato la sua ricerca dopo aver chiuso gli occhi un momento. Si accasciò a terra vicino ad un bidone della spazzatura, guardando il mondo intorno a lei girare, ascoltando delle voci in lontananza riecheggiare nelle sue orecchie, forse di un lontano passato, chissà di quando...
"Sì, sì, ci metto solo un attimo, il tempo di una sigaretta e iniziamo!"
Sentiva delle voci, e non erano di un misterioso passato.
Subito Cassiopea cercò di raddrizzarsi e vedere da dove stesse provenendo quella voce. Si tirò su, aiutandosi con il bidone della spazzatura, e scorse un uomo uscire da una porticina che stava dall'altro lato del bidone, sigaretta accesa alla bocca, che lasciava uscire una nuvoletta di fumo dal naso, un po' come un drago.
Cassiopea sentì gli occhi riempirsi nuovamente di lacrime, ma questa volta non per il panico, quanto per la gioia che provava in quel momento. Senza pensarci un attimo piantò i piedi a terra e con un ultimo sforzo si tirò su completamente, poggiando tutto il suo peso sul bidone.
"A-a-aiuto"
Il suo movimento troppo brusco le causò un abbassamento di pressione tale che l'ultima cosa che vide fu l'uomo quasi ingoiare la sigaretta dallo spavento, e poi nero.
"Oh mio dio, ma è viva?"
"Non lo so, ero fuori a fumarmi una sigaretta ed eccola spuntare dal nulla! Era finita nel cassonetto della spazzatura e l'ho dovuta ripescare fuori."
"Beh, lo sento, non fate esattamente un buon profumino..."
"HANS."
Cassiopea grugnì, le faceva male la testa, si sentiva col corpo pesante, come se fosse appena stata investita da un camion.
"Sta rivenendo, presto, presto prendile un bicchiere d'acqua!"
Cassiopea riuscì a malapena ad aprire gli occhi che si sentì tirata e messa a sedere, era stata sdraiata? Si trovava ora seduta sul tavolo della cucina di un ristorante, tutta bianca e in metallo, ma come si stava reggendo su? Girò la testa e vide l'uomo di prima che la teneva su, mentre dietro di lui un altro uomo versava dell'acqua in un bicchiere.
"Signorina, sta bene? La beve un po' d'acqua?"
Le chiese l'uomo che la stava reggendo, prendendo il bicchiere d'acqua dall'altro e porgendolo alla ragazza. Quest'ultima, senza aspettare un momento, lo afferrò con entrambe le mani e bevve l'acqua tutta d'un fiato. Bere dell'acqua fresca, si rese conto, era qualcosa di molto sottovalutato nella società odierna e che in realtà era una delle più grandi gioie concesse all'essere umano. Vedendo la ragazza molto assetata, i due le versarono un altro bicchiere, che Cassiopea subito bevve avidamente.
"Va tutto bene?"
Cassiopea annuì debolmente, ringraziando flebilmente i due.
"Cosa le è successo? Da dove viene?"
Se non fosse stata esausta, Cassiopea sarebbe molto probabilmente scoppiata nuovamente a piangere in quel momento. Scosse la testa, e allungò le mani verso la bottiglia d'acqua che subito le venne data dall'uomo e che quasi subito le venne nuovamente tolta dato che la stava bevendo tutta troppo in fretta.
"Signorina bere troppa acqua tutta insieme le fa male, beva con calma. Ha fame? Abbiamo del cibo."
Al solo citare del cibo, Cassiopea iniziò ad annuire furiosamente, e i due uomini ridacchiarono all'entusiasmo della ragazza, del resto, dove c'è appetito c'è salute.
Fecero scendere la giovane dal tavolo, e la fecero accomodare su una sedia, versandole dell'altra acqua.
Adesso che sapeva che del cibo sarebbe presto stato nel suo stomaco, Cassiopea osservò i due mentre iniziavano a muoversi con fare esperto per la cucina.
Quello che l'aveva aiutata sembrava essere un cameriere, era giovane, sulla ventina, con i lunghi capelli neri legati in una coda stretta, e le stava apparecchiando la tavola davanti. L'altro, era decisamente più anziano, robusto, vestito come un cuoco e con la faccia baffuta, stava invece strapazzando due uova in un piatto, per poi versarle in una padellina già sul fuoco.
"Il mio nome è Bart, comunque, e quello che sta cucinando la sua colazione al momento è Hans."
Disse il cameriere mentre poggiava le posate sul tavolo e si sedeva davanti a lei. I due si guardarono in silenzio per un momento, mentre Cassiopea beveva il suo bicchiere d'acqua. Dopo poco, arrivò Hans che fece scivolare sul piatto della ragazza uova strapazzate, due fette di pancetta, due salsicce, due fette di pomodoro, dei funghi e dei fagioli. Alla vista della ricca colazione, senza farsi alcun problema afferrò la forchetta ed iniziò a saziare la sua fame pantagruelica.
I due uomini si guardarono con fare preoccupato, ed aspettarono che la ragazza avesse almeno mangiato un po' prima di farle le domande.
Quando videro che la giovane fece una pausa dalla sua colazione, Hans, con un pesante accento tedesco azzardò a farle una domanda.
"Signorina, può dirci il suo nome, cosa sia successo?"
Cassiopea scosse la testa, sentiva di nuovo la sensazione di panico riaffiorare nel suo petto, i suoi occhi si bagnavano nuovamente di lacrime.
"I-io, non lo so. Stavo per salire sulle montagne russe, ero al Luna Park, e, e, e avevo chiuso gli occhi solo un momento per cercare di calmarmi, e poi ero per strada, e non so cosa stia succedendo."
Vedendo che la ragazza stava entrando in uno stato di panico subito i due decisero che non le avrebbero fatto altre domande, e avrebbero invece cercato di darle più risposte possibile, per cercare di tranquillizzarla.
"Stia tranquilla signorina, è con noi adesso, si trova al ristorante Al Chiaro di Luna, in Via Libertà numero 15. Sono quasi le 5 del mattino, e potrà stare quì tutto il tempo di cui ha bisogno."
Hans cercò di accompagnare l'invito con un sorriso, mentre Bart invece aveva iniziato a masticarsi le unghie dal nervoso.
Cassiopea stava per ringraziare il cuoco per l'invito, ma venne distratta dal forte rumore delle porte della cucina che davano sul locale che si spalancavano, facendola sussultare e irrigidire. Da quella porta entrò con passo svelto un altro ragazzo, con una cresta bionda in testa e un sorriso smagliante sul viso.
"Scusate davvero se sono sparito per un po', per farmi perdonare vi ho portato il giorna...le...?"
Il suo smagliante sorriso venne rimpiazzato da un'espressione confusa, mentre osservava i tre seduti al tavolo, la ragazzina palesemente terrorizzata.
"Cosa?"
Fu l'unica cosa che riuscì a dire prima che Bart si alzasse per portare il misterioso punkettone fuori per spiegargli la situazione senza spaventare ulteriormente la loro ospite. Hans, nel frattempo, si massaggiò le tempie, poggiando i gomiti sul tavolo e sospirando.
"Le chiedo scusa, Raffaele sa essere davvero...meglio se non ci pensiamo. La prego, continui a mangiare signorina, non si faccia problemi, le ripeto, è al sicuro qui."
Cassiopea, esitando un po', riprese a consumare il suo pasto, stando attenta alla porta per quando i due sarebbero tornati.
Hans si massaggiò i baffi un po', per poi tirare fuori il proprio cellulare dalla tasca sinistra dei pantaloni e tenerlo tra le mani.
"Signorina, le chiedo scusa se potrebbe sembrarle una domanda inopportuna, ma, lei ha dei genitori?"
Cassiopea annuì vigorosamente, portando alle labbra una forchettata di fagioli.
"E...le andrebbe di magari provare a chiamarli? Sono sicura che saranno preoccupati."
Appena Hans le propose di chiamare i suoi genitori, Cassiopea lasciò cadere la forchetta sul piatto e subito prese il cellulare dalle mani del cuoco. Iniziò a sentirsi tranquilla solo al pensiero di poter risentire la gentile voce di sua madre. Rimase un poco perplessa vedendo il cellulare dell'uomo, non era come nessuno di quelli che avesse mai visto, ma decise di non farci troppo caso, concentrandosi di più sul chiamare sua madre. Digitò velocemente il numero di casa propria sul touch screen e portò il telefono all'orecchio, aspettando che iniziasse a squillare.
"PI PI PI. IL NUMERO DA LEI CHIAMATO É INESISTENTE."
Gli occhi della ragazza si spalancarono e il labbro iniziò a tremarle. Hans la guardò, aspettando, e Cassiopea gli passò il cellulare per farlo sentire. Non era in grado di proferire parola in quel momento. Aveva appena chiamato la madre poche ore prima, quando era arrivata al Luna Park, per avvertirla che andava tutto bene, che era arrivata sana e salva, ma, effettivamente, quante ore, quanti giorni, erano passati da allora? E la scritta che aveva sul braccio, cosa significava? Iniziò ad iperventilare, e Hans subito cercò di calmarla in tutti i modi possibili.
"Possibilmente ha sbagliato a digitare il numero signorina, le tremano molto le mani e magari ha premuto il numero sbagliato, stia tranquilla, ora ci riproviamo, magari me lo detta lei il numero?"
Cassiopea annuì, facendo un respiro profondo, ed iniziò ad elencare i numeri, tra un singhiozzo e l'altro. Prima che potesse finire, però, i due ragazzi tornarono nella cucina, Raff con un'espressione terribilmente determinata in viso e Bart un'espressione terribilmente frustrata.
"Scusate se v'interrompo."
Iniziò Raff, con il giornale sotto braccio, prendendo una pezza e bagnandola nel lavandino. Si avvicinò a Cassiopea e senza neanche chiederle il permesso iniziò a pulirle il viso lurido.
"Ma devo assolutamente confermare una cosa."
Cassiopea iniziò a dimenarsi, non apprezzando particolarmente le mani del ragazzo su di lei, ma non aveva abbastanza energie per protestare come si deve.
Appena finì il suo lavoro si allontanò, osservando le lentiggini che costellavano il viso della ragazza. Buttò il giornale sul tavolo ed iniziò a sfogliarlo velocemente.
"Beh?"
Chiesero in contemporanea Hans e Bart.
"Cosa hai concluso oltre ad aver terrorizzato ulteriormente la nostra ospite? Mh?"
"Zitto Bart, avevo ragione."
"Ragione di che, ma si può sapere cosa stai farneticando?"
Raff smise di sfogliare il giornale per poi puntare il dito su un piccolo articolo con una foto di Cassiopea accanto.
"Questa è la ragazzina che stanno cercando da ben tre giorni, Cassiopea, giusto?"
Raff si girò verso Cass, che annuì, sporgendosi sul tavolo per vedere l'articolo di giornale.
"Avevo ragione, che ti avevo detto? É la ragazzina che stanno cercando!"
"Hai solo avuto fortuna Raff, non cercare di sentirti bravo."
"Uffa, non mi lasci mai il contentino..."
"Ma ti sembra forse il momento di pensare a queste fesserie? Hai idea del terrore che ho avuto quando l'ho dovuta ripescare dal cassonetto? Pensavo fosse morta!"
"Beh ma non lo è, quindi tutto è bene quel che finisce bene, no?"
"Ragazzi vi prego mi sta già venendo il mal di test-"
"La mia famiglia è morta?"
Li interruppe Cassiopea, portandosi una mano tremante ai capelli.
I tre sbiancarono visibilmente, rendendosi conto che non sono stati attenti a ciò che stesse leggendo la ragazzina.
Cassiopea si alzò, affondando entrambe le mani nella chioma sporca e oleosa.
"LA MIA FAMIGLIA É MORTA?!"
"Raff sei un idiota."
Sibilò Bart, mentre Hans subito si alzò e fece un passo verso la ragazza.
"Ehi, almeno io ho scoperto chi sia e cosa le sia successo!"
"Zitti tutti e due dannazione, Cassiopea, signorina, stia tranquilla-"
"COME CAZZO FACCIO A STARE TRANQUILLA?! LA MIA FAMIGLIA É MORTA!"
Urlò Cassiopea, iniziando a tremare come una foglia e a iperventilare per l'ennesima volta quella sera. Iniziò a sentire tutto il cibo che aveva appena consumato risalirle e si tappò la bocca per non vomitare.
"Cassiopea, la prego, si calmi, agitarsi così non l'aiuterà in alcun modo!"
La voce di Hans iniziò a farsi sempre più distante e ovattata, e i bordi della cucina iniziavano a scurirsi sempre di più finché tutto non diventò nero e non riuscì a sentire più nulla.
Hans riuscì a prenderla per un pelo, evitando che sbattesse la testa da qualche parte, e lanciò un'occhiata severa ai due camerieri.
"Non possiamo lasciarla così, dobbiamo farla riposare almeno un po' prima di portarla alla polizia, dio sa solo quanto abbia mangiato o bevuto in questi tre giorni questa povera ragazzina."
"Hans, non starai mica pensando di portarla a casa tua, vero? Sarebbe una follia, dobbiamo portarla alla polizia!"
Ribatté Bart, già tirando fuori sigaretta e accendino dalla tasca.
"Casa mia? Assolutamente no. La portiamo a casa vostra, chiamiamo la polizia e gli diremo che la porteremo appena si sarà fatta una buona dormita e abbia mangiato qualcosa!"
"Casa nostra?! Tienimi Bart, sto per svenire anche io..."
Raff iniziò a poggiarsi con fare drammatico su Bart, che prontamente gli diede una gomitata nello stomaco.
"Ascoltate, si tratterebbe solo per un paio d'ore, e già avete lasciato che scoprisse della morte dei suoi genitori nel peggior modo possibile. Quindi prendete subito la macchina e portatela qui davanti, io intanto chiamo la polizia."
Bart sospirò e fece cenno a Raff di prendere la macchina. S'infilò la sigaretta in bocca e aiutò Hans a spostare Cassiopea, portandola verso la porta e infilandola nella macchina del giovane punkettone. Si accese una sigaretta e fece un lungo tiro.
"Sembra che la stiamo rapendo noi."
"Suvvia, portatela a casa, sto chiamando la polizia. Avvertitemi quando si sveglia."
Disse sbrigativo Hans mentre digitava i numeri nel telefono. Bart annuì e si sedette nel posto del passeggero. Odiava far guidare Raff, ma in questa situazione non aveva scelta, era troppo scosso e non sarebbe riuscito a guidare decentemente.
"Ehi..."
Bart alzò lo sguardo, facendo un altro tiro dalla sua sigaretta.
"Stai tranquillo, si risolverà tutto."
"Facile a dirsi per noi, ma la ragazzina si è comunque trovata senza famiglia, e poi guarda com'è conciata, chissà che diamine le hanno fatto in questi tre giorni..."
"Lo so Bart, ma dobbiamo restare positivi, ha bisogno di supporto al momento, finché non la lasciamo dalla polizia dobbiamo essere il suo sostegno."
Bart annuì, sebbene Raff fosse un cretino ogni tanto qualcosa di giusto il suo coinquilino sapeva dirlo. Buttò fuori il fumo dal finestrino, guardando la città svegliarsi lentamente dal suo torpore. Cassiopea si girò un poco nel sonno, aprì gli occhi giusto un pizzico e sospirò, cercando di mettersi un po' più comoda nel sedile. I due ragazzi le lanciarono un'occhiata, per controllare che fosse tutto a posto, e furono sollevati a vedere che si era riaddormentata subito e che non le avrebbero dovuto dire nulla. 
"Senti... Cosa le diremo una volta che si sveglierà? Io sono poco delicato, e non vorrei peggiorare la situazione..."
"Non ne ho idea, ma credo che abbiamo un paio d'ore prima che si svegli, possiamo pensarci su."
Bart fece un altro tiro dalla sigaretta e fece uscire il fumo dalle narici, piano piano, poi continuò.
"Sono sicuro che la polizia ci darà una mano, e che avranno una qualche psichiatra che possa aiutarla a superare il tutto."
Sospirò, appoggiandosi alla portiera della macchina.
"Hai ragione, e sono sicuro che avranno uno psicologo anche per te, che ti sei preso uno bello spavento."
Bart sorrise sentendo la frase dell'amico, e gli diede un pugno al braccio, senza fargli male.
"Se ci fossi stato tu al posto mio saresti svenuto appresso a lei!"
Raff rise, e iniziò a cercare dove posteggiare vicino casa. Bart tirò fuori le chiavi dalla tasca e appena posteggiato, decise che sarebbe potuto essere Raff quello a portare su la giovane.
"Uffa ma così non vale!"
"Sei un batterista, sant'iddio, hai decisamente più forza di me nelle braccia, è meno probabile che cada se la tieni tu."
Raff sbuffò e prese la piccola Cassiopea in braccio. Bart chiuse la macchina dietro di lui e poi si diresse velocemente verso il portone, aprendolo senza difficoltà e aspettando che passasse Raff. Salirono velocemente le scale ed entrarono a casa senza troppi problemi. Decisero di poggiare Cass sul divano nel salotto e di lasciarle un biglietto con un bicchiere d'acqua per quando si sarebbe svegliata. Decisero anche di cancellarle la raccapricciante scritta che aveva sul braccio, non tanto per la psiche della ragazzina, quanto per la propria, che era turbata vedendo le parole scritte di fretta che occupavano gran parte dell'avambraccio della ragazzina.
I due, esausti da tutta la situazione, decisero di andarsi a coricare per un paio d'ore, e che avrebbero affrontato la situazione quando sarebbero stati tutti più lucidi dopo una bella dormita.

 

Nota dell'autrice:
Se siete arrivati fin qui, vi ringrazio per aver letto il primo capitolo della mia storia! 
Essendo questo il mio primo lavoro sarebbero molto gradite delle recensioni, delle critiche, qualunque cosa! 
Grazie ancora,

Mags.

   
 
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