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Autore: Laura Taibi    04/05/2018    4 recensioni
"Questa è una storia che parla di coraggio, d'amore e di sacrificio. Una storia che nessuno ha mai raccontato.
La storia di come Parigi fu salvata e, con essa, il mondo intero.
La storia di come un gatto uccise una coccinella."
Questa fanfiction è disponibile anche in audiolibro sul canale youtube degli ambrogisti anonimi, che ne detengono i diritti di pubblicazione.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Corsero giù per le scale e poi in strada.

Chat Noir continuava a trascinare Ladybug senza osare fermarsi, mentre lei arrancava alle sue spalle, stringendo la scatola con un braccio solo.

Superarono tre isolati e svoltarono in molti incroci prima che Chat Noir, con il fiatone, decretasse che quel posto – una stradina senza via d'uscita, nascosta tra due enormi palazzi – fosse un luogo abbastanza riparato da permettere una sosta.

Non appena si fermarono Ladybug si liberò dalla presa. «Perché l'hai fatto?» urlò amareggiata. Aveva gli occhi lucidi e il volto arrossato dalla corsa.

«Non c'era altro modo. Non potevamo sconfiggerla.»

«Neanche lui potrà. Finirà con il farsi ammazzare!» esclamò lei, sempre più agitata. «Dobbiamo tornare indietro.» Fece per andare ma Chat Noir le afferrò il polso.

Ladybug si voltò, pronta a reagire ma si rese conto che l'altro stava letteralmente tremando di rabbia.

«So come ti senti» disse il ragazzo, «ma non possiamo fare nulla. Se torniamo indietro finiremo solo per mettere in pericolo noi stessi e tutta Parigi... i miraculous devono restare al sicuro.»

Ladybug sembrò sul punto di dire qualcosa, ma alla fine scivolò in ginocchio e tutta la frustrazione e l'impotenza che provava le crollarono addosso. «Non è giusto» disse piangendo, senza riuscire a trattenersi «se non possiamo combattere a che servono i nostri poteri? Che razza di supereroi siamo?!»

«Non dire così» replicò Chat Noir, «tu sei fantastica, non dovresti lasciarti abbattere.»

Ladybug sbuffò.

«Dico sul serio! Non importa quanto le cose si mettano male, sei sempre pronta a lottare e a difendere tutti, sei altruista e riesci sempre a trovare il modo di tirarci fuori dai guai!» Senza essersene reso conto Chat Noir aveva alzato la voce. Non appena realizzò di aver davvero detto quelle parole a voce alta sentì l'agitazione farsi strada dentro di lui. «Insomma» disse alla fine, grattandosi la testa, evitando di guardarla «quello che volevo dirti è che sei incredibile... chiunque sia il ragazzo a cui tieni, è davvero fortunato.»

Ladybug si asciugò gli occhi e, guardando l'amico, sorrise debolmente. «Grazie» disse. Si mise in piedi, reggendo la scatola tra le dita.

Chat Noir le andò vicina, poggiandole le mani sulle spalle. «Hai detto tu che qualsiasi cosa la supereremo insieme no?»

Ladybug annuì.

«Bene!» esclamò a quel punto il ragazzo, strofinandosi le mani e guardandosi intorno. «Non ci resta che trovare un posto tranquillo dove organizzare una contromossa e...»

«Chat...»

Lui si voltò.

«L'ultima volta che ci siamo visti ti avevo promesso che ti avrei detto il nome di quel ragazzo. So che è stupido ma vorrei dirtelo comunque.»

Chat Noir rimase in silenzio. Quello era il momento che aveva temuto e aspettato. Non appena lei avesse detto quel nome tutto sarebbe diventato reale. Non avrebbe più potuto fingere che quel ragazzo – quell'idiota – non esistesse... il suo rivale avrebbe avuto un nome e un volto e a lui sarebbe toccato farsi da parte.

Ladybug strinse i pugni e prese fiato. Avrebbe detto tutto una volta per tutte.

«Il suo nome è A...»

Non riuscì a continuare. Si disse che era una stupida a fermarsi in quel modo, almeno finché non si rese conto che non era la paura a bloccarla ma qualcos'altro e che, quel qualcos'altro, aveva bloccato anche Chat Noir.

Dall'alto calò silenziosa l'akuma, con le sue ali cangianti che lanciavano spore sottoforma di una lieve polverina nell'aria.

Erano stati paralizzati.

L'akuma reggeva in uno dei suoi artigli il maestro Fu, privo di sensi, o almeno, così sperò la ragazza.

La donna-farfalla poggiò i piedi a terra, lasciò cadere il vecchio e si avvicinò a Ladybug. Lei vide Chat Noir tentare di muoversi ma la cosa gli risultò impossibile.

La donna allungò la mano verso gli orecchini quando una voce la bloccò.

"Ferma" disse Papillon, "Portali qui. Stavolta me ne occuperò personalmente."

Quella annuì. Afferrò tutte tre le sue prede senza nessuno sforzo apparente e, con uno scatto delle ali, spiccò il volo.

La città dall'alto sembrava deserta. Nonostante la pioggia avesse smesso di battere da un po' il cielo era ancora grigio e i tetti e le strade rilucevano a causa dell'acqua, donando a Parigi un'aria quasi eterea.

Ladybug, che suo malgrado reggeva ancora la scatola in mogano, si chiese dove si stessero dirigendo. Superarono la torre Eiffel, dove tante volte lei e Chat Noir avevano combattuto e si avvicinarono a quella che, riconobbe al volo, era casa di Adrien.

Come poteva essere quello il covo di Papillon? Significava forse che... no, Ladybug scacciò quel pensiero. Adrien non poteva avere nulla a che fare con quella storia, doveva esserci per forza un'altra spiegazione!

La finestra circolare si aprì davanti a loro e l'akuma li condusse all'interno, poggiandoli a terra con poca delicatezza.

Ladybug sentì il panico attraversarle il corpo quando vide Papillon in carne ed ossa, davanti a lei e a Chat Noir.

«Bravissima Lady Butterfly, hai trionfato dove tutti gli altri hanno fallito» si complimentò Papillon, con un mezzo sorriso. «E non solo» continuò, «mi hai anche portato un guardiano e i suoi tesori.» Si avvicinò a Ladybug e le sfilò di mano la scatola, senza che lei potesse fare nulla per opporsi.

«Magnifici» osservò l'uomo, aprendo il portagioie e ammirando il suo contenuto. «Sapevo che ne esistevano tanti ma vederli fa tutto un'altro effetto.»

Ladybug tentò di dire qualcosa, di muoversi, ma, a parte gli occhi, era completamente bloccata.

Papillon sorrise. «Che succede coccinella? Sei caduta in trappola?» Lasciò cadere la scatola a terra, concentrando tutta la sua attenzione sulla ragazza. Avvicinò le mani alle sue orecchie e Chat Noir emise un suono strozzato.

«Tranquillo» disse l'uomo, voltandosi verso di lui «verrà anche il tuo turno... ma adesso è giunto il momento di scoprire chi si cela sotto la sua maschera.»

Non attese oltre. Afferrò gli orecchini e li tolse.

   
 
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