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Autore: Indaco_    04/05/2018    7 recensioni
Il cuore di Amy saltò un battito capendo bene che quel devastante e incredibile dettaglio non era affatto dovuto ad una semplice coincidenza.
I puri e grandi occhi del piccolo erano di un accecante verde magnetico.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dance'
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AMY

Uscimmo dalla sala di ballo un’ora dopo, tutti i nuovi ballerini si erano educatamente presentati anche se io, con minor educazione, ricordavo a malapena due dei 6 ragazzi che si erano nominati.
Il sole batteva fortissimo, rendendo l ‘aria così rovente da non poterla quasi respirare.
I bambini fregandosene altamente dell’afa correvano attorno all‘ unico albero del cortile, sollevando nuvole polverose.
< Bene, il tuo ritorno merita di essere festeggiato Amy! Propongo di instaurare una bella serata alcolica in compagnia, così potrai vedere ogni membro della compagnia e conoscere i figli che ogni coppia ha scodellato > disse Silver raggiante con quella parlantina da camionista, avvolgendo la vita sottile di Blaze con un braccio. La gatta sorrise,
< l ‘unica bevanda ammessa sarà il succo di frutta tesoro > disse sicura di se controllando i bambini che stavano scavando alle radici dell’albero in cerca di vermi.
Silver sospirò, roteando gli occhi
< bene, ci troviamo allora al solito bar, alla solita ora … avverto io gli altri > si incaricò il riccio con un sorriso malizioso.
< Ottimo, a stasera allora! >Esclamò il riccio blu.

Dopo i saluti convenevoli e dopo il recupero delle pesti, procedemmo verso la nostra strada.
Interruppi il silenzio dopo poco
< è stato molto gentile da parte tua procurarci vestiti eccetera, ma come ti ho già detto non voglio assolutamente creare più disturbo di quello che sto già facendo > dissi senza mezzi termini osservandolo, mi lanciò un’occhiata meravigliata per poi voltarsi, sospirare e fare un sorrisino divertito
< saresti già fuori casa se creassi disturbo Amy > disse seriamente, osservandomi per cogliere la mia reazione, gli sorrisi grata per quanto aveva detto.
< Cosa vuoi per pranzo? Cucino qualcosa io, se ti fidi > mi chiede con un sorriso orgoglioso,
< so già per certo che cucineresti chili dog, perciò rifiuto l’offerta e … >
< No mamma, lascia che cucini i chili dog, sono buonissimi! > Mi interruppe Justin allungando le braccia per essere preso in braccio, sbuffai divertita e lo accontentai.
< No Justin, li hai mangiati l’altro ieri, non puoi ingozzarti di chili dog ogni giorno! >risposi tentando di mantenere un tono autoritario.
Intervenne Sonic, rovinando completamente la mia lezione di vita
< Eddai Amy, i chili dog fanno bene alla salute, uno o due ogni tanto non uccide nessuno > rispose incrociando le braccia prendendo le difese di Justin.
Rimasi allibita dal suo comportamento,
< dovresti dare il buon esempio Sonic, perché non vi riempite la pancia di insalata e carote? > Propongo con speranza conoscendo già le risposte.
< Bleah, l’insalata fa schifo > risponde Justin disgustato,
< e le carote sono anche peggio > continua Sonic sollevando un sopracciglio.
< Va bene, vada per i chili dog, ma ne mangerete al massimo due a testa e inoltre mangerete anche la verdura > ricatto spostando Justin da un braccio all’altro. Entrambi i ricci annuiscono vittoriosi già con l’acquolina in bocca.



Arrivati a casa, Sonic va a lavarsi mentre io e Justin ci spostiamo in cucina e cominciamo a preparare la tavola. E mentre il padrone di casa non c’è, controllo lo stato degli ematomi, nascosti sapientemente da numerosi strati di fondotinta.
Le macchie erano ancora presenti anche se la crema le aveva ridotte, sospirai preoccupata
< ti fanno male tesoro? > gli chiesi con apprensione, non sopportavo vedere quelle chiazze sul mio piccolo, mi facevano sentire estremamente debole e incapace di proteggerlo.
< No, stanno andando via > Mi rispose con un sorriso enorme adorabile
< Bene, l’importante è che non ti facciano male > conclusi schioccandogli un bacio sulle guanciotte morbide.
Cominciai a cucinare mentre il mio piccolo, in qualche modo, apparecchiò una parvenza di tavola.
Un delizioso profumo si sprigionò dai panini caldi e come per magia si materializzarono al mio fianco i due ricci, entrambi con la bava alla bocca.
< Oh mio dio, il paradiso esiste > esclamò Sonic letteralmente fuori di testa, Justin annuì prendendo posto a tavola. Devo ammetterlo, avevano un aspetto delizioso ed erano buonissimi.
I due ricci cominciarono ad ingozzarsi come se non ci fosse un domani, sporcandosi entrambi come maiali.
< Sono proprio come li ricordavo, anzi sono anche meglio! Sei una cuoca eccezionale > Si complimentò Sonic con un sorriso, gli sorrisi a mia volta
< grazie, a che ora ci troviamo stasera con gli altri? > chiesi pulendo la bocca alla peste seduto al mio fianco,
< alle 9 presumo > rispose osservando divertito Justin, che si dibatteva per non farsi pulire e poter così continuare a mangiare.
< Ci saranno anche Rihanna e Beyoncè? > chiese ad un tratto il mio piccolo arrendendosi al tovagliolo,
< certo che sì e poi stasera ci sarà un enorme parco giochi pieno di giostrine > risponde Sonic tranquillizzandolo con un sorriso.


Passai il pomeriggio a sistemare i regali ricevuti alla mattina; grazie a Dio la camera era dotata di cabina armadio, ma nonostante le dimensioni ciclopiche, con i vestiti miei e quelli di Justin la riempimmo per buona metà.
Verso le due Justin si addormentò sul divano, stanchissimo a causa delle giornate intense appena trascorse. Scendendo al piano terra per prendere le ultime scatole, sgamai Sonic appoggiato allo schienale del divano che osservava pensieroso Justin dormire, mi scappò un sorriso e ritornai su per lasciarli soli.
Dopotutto dovevano legare e poi a Sonic avrebbe fatto piacere occuparsi del piccolo.
< Quanto dorme di solito? >Mi chiese pensieroso il riccio blu raggiungendomi al secondo piano, gli lancio un’occhiata e noto un velo di preoccupazione,
< oh un’oretta solitamente > gli risposi appendendo un paio di canotte all’armadio.
< Mmmh … sono le 3 ora > mi fa notare serio grattandosi una tempia
< mmmh … e con ciò? > approfondisco interessata dalla sua domanda
< non si è ancora svegliato > risponde con tono ovvio e un tantino preoccupato.
< Probabilmente è stanco … è stata un giornata parecchio snervante ieri e deve riprendersi del tutto. Comunque se per le mezza non si svegliasse da solo allora c’è da svegliarlo, altrimenti stasera sarà iperattivo > gli rispondo con calma per tranquillizzarlo, lui annuisce e sparisce in una scia blu.
Concluso il mio lavoro scendo e trovo i due ricci seduti sul divano che stanno discutendo animatosamente su cosa mangiano di solito a merenda, o meglio, Justin spiega a Sonic che razza di merende gli preparo.
Il piccolo è spensierato e a suo agio nel raccontare quanto gli piaccia il frappè alle fragole, accompagnando i discorsi con gesti che dovrebbero, in teoria, dimostrare quanto sono alte le fette di torta che si mangia, in pratica, sembra che le mie torte siano grandi due metri e mezzo da terra e che la tazza che usa per bere il succo sia una piscina olimpionica.
Il riccio blu adulto ha un sorriso raggiante mentre ascolta affascinato le descrizioni fantasiose di suo figlio. Fu una visione celestiale per me, il mio piccolo sereno e Sonic felice di ciò, cosa volevo di più dalla vita?



SONIC

Finito di cenare, mamma e figlio salirono in camera per prepararsi.
Mi sembrava di galleggiare in una bolla di sapone, tanto bella quanto fragile. Era stato un autentico piacere trovarmi Amy davanti alla porta di casa ed era stata anche una mazzata nei denti vedere il figlio suo e di Jason tra le sue braccia. Non nel senso che mi dispiacesse il fatto che avesse un figlio, il dispiacere nasceva dal fatto che il figlio era di Jason.
Forse il dolore sarebbe stato più lieve se il padre fosse stato una qualsiasi altra persona, ma ripensandoci più tardi, non sarebbe cambiato niente. Tuttavia la cosa che mi sollevava parecchio era la totale mancanza di somiglianza con Jason, o almeno, per ora il bambino assomigliava alla madre, ma nemmeno così tanto. La sua pelle era di un blu elettrico luminoso, gli occhi erano due fanali verde evidenziatore ed era molto, molto sveglio e ben educato.
Ero entusiasta della sua presenza in casa mia, adoravo i bambini, ma avere in casa quello di Amy mi rendeva parecchio orgoglioso. Lei era completamente calata nel ruolo di madre, puro amore e orgoglio si riversava dai suoi occhi quando prendeva in braccio il piccolo. Attenta e premurosa, lui era diventato il suo unico scopo nella vita.
Non sapevo come approcciarmi con lei, da una parte desideravo con tutto me stesso recuperare il rapporto che c’era stato tra noi, dall’altra ero terrorizzato dal fatto che tra me e lei c’era un bambino di 4 anni che necessitava del suo vero papà.
Sapevo benissimo che Jason non gliene fregava un cavolo di suo figlio ma per Justin, che vedeva in lui la figura patriarcale, era molto importante e non volevo assolutamente intaccare (o peggio, rovinare) i rapporti tra loro. Nonostante il breve tempo passato con lui, un profondo ed inaspettato affetto mi legava a lui e già sapevo che se avesse avuto bisogno del mio aiuto, per lui avrei fatto di tutto.


Sistemai la tavola mentre un’ondata di pensieri mi frullavano nella testa, quando sentii un leggero scalpiccio sulle scale, mi voltai e mi trovai la riccia rosa in un elegante vestito color indaco di seta con in braccio il suo marmocchio in un completino nero.
< Hai buon gusto, riccio > commenta lei facendo un giro su stessa, ammirando il tessuto liscio e lucido del vestito,
< ti ringrazio Amy, sei favolosa > gli dico sincero osservandola per l’ultima volta, arrossì visibilmente imbarazzata.
< E tu sembri proprio un baronetto > mi rivolgo al piccolo blu rubandoglielo dalle braccia, mi fa un sorriso estasiato chiedendomi cosa sia un baronetto, accomodandosi sulle mia braccia.
< E’ molto distante da qui? >Chiede la riccia seguendoci in garage,
< 10 minuti, vedrai, ti piacerà parecchio > rispondo sicuro giocherellando con le chiavi della macchina.
Accendo le luci del garage e apro il portone; come sospettavo entrambi gli ospiti restano di sasso di fronte al mio bolide, una macchina da corsa blu notte, un tantino impolverata.
< Wow, è bellissima! > Esclama il piccolo saltando giù dalle mie braccia; aprii la portiera e lo feci accomodare nel vano posteriore.
< Scommetto che non può correre veloce quanto me > esclama Justin orgoglioso delle sue capacità,
< di questo passo la supererai in fretta di sicuro > Lo incoraggio io mentre gli allaccio con meticolosità la cintura di sicurezza.
E dicendo questo ne ero totalmente sicuro, la sua velocità era ben superiore alla media e con gli anni sarebbe di certo aumentata.
Sistemato il piccolo, passai alla signora che mi guardava con un sorriso compiaciuto, dio quanto era bella, lo stomaco fece una capriola mentre l’agitazione mi offuscava i pensieri.
< Monta “riccia” > gli ordino con un sorriso aspettando che si accomodi sul sedile per chiuderle la portiera,
< Grazie, non saprei nemmeno come chiuderla a dir la verità, sei sempre molto gentile > risponde lei con un sorriso .


Partiamo e ci incanaliamo nella tangenziale,
< Come stai? Agitata? > Le chiedo a bassa voce lanciandole una veloce occhiata, mi sembrava tesa, continuava a torturarsi un aculeo girandoselo più volte nell’indice.
< Un pochino, in positivo però, non avrei mai pensato che potesse arrivare questo momento, mi sembra di essere tornata la ragazzina di 5 anni fa … non hai idea di quanto sia felice di essere qui > rispose lisciandosi le pieghe del vestito, con un sorriso poco convinto
< posso assicurarti che siamo tutti molto, molto felici del tuo ritorno, non sai quanto ci sei mancata Amy, quando te ne sei andata hai lasciato un grosso buco > Gli dico sincero bloccandomi di colpo, non volevo iniziare lunghe e dolorose spiegazioni, c’era tempo per quello.
< E oltretutto sono tutti molto curiosi di conoscere la peste seduta dietro >Continuo cercando di alleggerire l’atmosfera.
< Sonic puoi accelerare un pochino? > chiede elettrizzato Justin spuntando da sopra la mia spalla, sorrisi con malizia e guardai Amy in attesa di un suo giudizio, la quale sgranò gli occhi e mi guardò accigliata,
< non se parla! E’ pericoloso e poi … >
< Justin siediti bene > gli ordinai controllando la strada di fronte a me, era più o meno vuota. Amy cominciò a sbraitare sul fatto che se avessi accelerato mi avrebbe ammazzato e cose varie, ma non gli badai, in fondo, in fondo, sapevo benissimo che le sarebbe piaciuto.
Schiaccio l’acceleratore a tavoletta e con un ringhio del motore la mia piccola aggredisce la strada con tutti i suoi cavalli, l’accelerazione è così potente che ci incolla ai sedili. Dietro un eccitato Justin lancia urletti di gioia e felicità, mentre al mio fianco Amy comincia a urlare di rallentare.
Superiamo una decina di auto quando finalmente la strada rimase sgombra da qualsiasi veicolo e finalmente la feci arrivare al massimo della sua potenza e velocità, entrambi i passeggeri stavano urlando come aquile, uno di gioia e l’altra dal terrore.
Rimasi concentratissimo sulla strada per individuare possibili pericoli, finché non vidi l’entrata del parcheggio avvicinarsi a velocità mostruosa, cominciai disperatamente a frenare e imboccai l’ingresso a grande velocità facendo stridere le gomme. Parcheggiai con calma e attenzione accanto alla macchina di Knuckles,
< ops … scusatemi >Dissi mortificato con un sorriso innocente, Amy era bianca come uno straccio.
< Torno a casa a piedi dopo > rispose ravviandosi i capelli completamente spettinati.
< E’ stato FANTASTICO! > Urlò il piccolo battendo le mani con un sorriso gigante,
< Lo rifacciamo quando torniamo a casa? Ti prego! > Mi implora liberandosi dalla cintura in pochi secondi,
< se la tua mamma ci lascia allora si > Condiziono a bassa voce con un occhiolino scendendo dalla macchina.
Apro la portiera ai passeggeri e gli aiuto a scendere. Spio di sottecchi la riccia, la quale sembra molto, molto impaziente. Prende per mano il piccolo appena scende dal sedile,
< sono così in ansia Sonic, mi sta scoppiando il cuore! > Confessa cercando il mio conforto ,
< respira profondamente e non preoccuparti, siamo sempre noi, non siamo cambiati di una virgola >le rispondo con ironia per rilassarla.
Mi sorride incoraggiata ed entriamo nel locale.


AMY

Il cuore mi stava saltando in gola dall’emozione quando varcammo l’entrata del locale. Notai con piacere che l'ambiente era pieno di giovani con i figlioletti appresso.
L’ansia mi stava frullando lo stomaco e quando finalmente li vidi tutti riuniti non riuscii a trattenere le lacrime.
C’erano tutti, tutti uguali come li avevo lasciati, mi sembrava di essere tornata indietro nel tempo, quando ancora adolescenti frequentavamo i locali più alla moda.
Mi sentii straordinariamente serena e felice.
Ero tornata a casa.
Le ragazze si alzarono di scatto dalle sedie e mi corsero letteralmente addosso, non ebbi nemmeno il tempo di ammirare le donne in cui si erano trasformate che scoppiammo in sonori singhiozzi tutte quante, quanti anni persi, quante parole non dette scorrevano tra noi.
< Finalmente sei tornata! >Urlò la solita Rouge incollandosi a me,
< oh Amy ci sei mancata così tanto! > Esclamò Cosmo saltandomi addosso,
< siete mancate moltissimo anche a me! > Risposi abbracciandole stampando baci a tutte.
< Amy! Cavolo quanto sei cambiata! > Si sorprese Knuckles stringendomi a se,
< Parliamo di te? Mio dio quanto alto sei diventato! >Esclamai sorpresa di vedere i ragazzi che avevo abbandonato trasformati in uomini fatti.
< E’ tornato il confetto! Buonasera piccola rosa! >Esclamò Jet abbracciandomi con un sorriso immenso, Shadow con straordinaria empatia (strano da lui), mi abbracciò anch’esso,
< Amy! E’ bello riaverti tra noi, ci sei mancata veramente moltissimo > mi rivelò con sincerità con la parvenza di un sorriso,
< oh Sha, anch’io sono felice di essere di nuovo con voi >risposi ancora singhiozzando tentando di asciugarmi le guance, immensamente felice di essere tornata alla normalità. Dopo un veloce giro di abbracci e baci con tutti, notai che c’erano bambini ovunque, o meglio, c’erano i cloni dei genitori ovunque!
Presi in braccio la mia peste per le presentazioni ufficiali e per chiarire fin da subito la situazione. Mi diedi un po’ di contegno asciugando le ultime tracce umide sulle guancie e respirai profondamente.
< Ragazzi, lui è mio figlio Justin, Justin, loro sono i tuoi nuovi zii > Dissi stando ben attenta a non avvicinare troppo Justin e Sonic per non creare strani e pericolosi commenti.
La precauzione non servì a un cazzo.
Tutti quanti rimasero a bocca aperta, tranne Blaze, Silver e Shadow, il quale però impallidì parecchio. Guardai Justin che era lievemente in imbarazzo e poi lanciai una veloce occhiata a Sonic, il quale, ignaro del fatto che Justin fosse suo figlio, si beava della scena senza preoccupazioni.
I due ricci erano identici, Justin era la versione in scala ridotta del riccio blu supersonico: stessi aculei, identici tratti somatici, due fotocopie.
Knuckles lo indicò
< figlio di, scusa? >Balbettò incredulo per la somiglianza,
< Jason > risposi pronta e determinata senza mostrare ombra di dubbio.
< Ah si? >Continuò con un sorriso malizioso Shadow incrociando le braccia, con tono da saputello, sollevai un sopracciglio
< Si > risposi secca facendogli un’occhiataccia per intimarlo a tacere,
< ok, se lo dici tu > concluse trattenendo le risate a stento.
Un sorriso felice e d’intesa si disegnò velocemente sullo sguardo di tutti, avevano capito e il segreto, per il momento, sarebbe rimasto celato.

Spazio Autrice: Devo ammettere che mi sento un po' in imbarazzo ad aggiornare dopo così tanto tempo. E non so nemmeno cosa dire oltretutto, spiegare perchè ho ricominciato a scrivere non interesserebbe a nessuno e occuperebbe solo spazio inutile. Segnalate qualsiasi errore. E i consigli sono sempre ben accetti.
Vi auguro una buona giornata. 

 

  
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