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Autore: Yellow Daffodil    05/05/2018    3 recensioni
Lui, lei, loro.
Lui: guerriero per scelta, idiota per nascita. Un cuore dietro all'armatura? Magari, dato che la principessa lo sta aspettando da anni!
Lei: cioè io, sopracitata principessa, rinchiusa nel castello del disagio e sorvegliata dal drago del trauma. Aspetto che un guerriero valoroso sovverta la maledizione che mi ha fatto innamorare di un idiota. Ma mi sa che è un circolo vizioso, vero?
Loro: un branco di brutte persone, ex compagni di classe, ma ancor meglio di vita, tutti talmente incasinati che, se inizierete questa storia, di sicuro incasineranno anche voi.
Pensate che non sia possibile? Solo due capitoli, e poi ne riparliamo.
***
Dall'origine del male, "Io e te è grammaticalmente scorretto", giungiamo al termine dell'evoluzione darwiniana di questa allucinante storia. Dopo "Io e te non è completamente sbagliato", arriva il seguito, nonché gran finale della trilogia: "Io e te è semplicemente complicato"!
Nulla è meglio di un ossimoro per descrivere ciò che avrete letto e leggerete. Con affetto e sarcasmo,
Yellow Daffodil
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Io e te'
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Riassunto della puntata precedente:
Era una mattina soleggiata e spensierata quando un libanese si presentò a villa Magna. Iniziava così lo scorso capitolo: con Sayid che faceva la sua comparsa ad effetto e Nelli che non ne voleva affatto sapere di lui. Ma l'insistenza e lo charme del libanese alla fine hanno avuto il solito effetto su Nelli: si è fatta intenerire ed ha ascoltato le sue suppliche. Peccato, perché ciò ha condotto a un momento di euforia generale dove Marinella ha potuto credere che diventare tutti amici del cuore sarebbe stato fantastico! Nonostante la dichiarata opposizione di Lorenzo, Federica e Marco, la nostra protagonista non solo ha concesso a Sayid la sua comprensione, ma gli ha pure proposto di passare gli ultimi giorni a villa Magna con i suoi compagni, e dunque partecipare al matrimonio. La spensieratezza e la positività di questa scelta derivano da una nuova consapevolezza che forse per la prima volta nella sua vita, Marinella ha raggiunto pienamente: lei ama Mattia! Ma a lui non l'ha detto ancora e, anche se si è capito, forse non è sufficiente a tenere tutto sotto controllo. Perché... forse... e dico forse... Sayid ha un piano malvagio, che potrebbe entrare in conflitto con altri piani malvagi, e al matrimonio mancano solo tre giorni! Buona lettura <3

P.S. A causa di un problema con l'applicazione che solitamente uso, in questo capitolo non ci saranno i momenti social che avevo in programma. Mi spiace, ma vi ho comunque trovato qualche sfiziosa alternativa :)



"Io e te" è semplicemente complicato 

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Uno strappo alla regola

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I gatti leccano i raggi di luna nella ciotola dell’acqua, convinti che si tratti di latte.

- Proverbio indù

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Sono state ventiquattr'ore assurde.

Ieri mattina mi sono svegliata con un pacco bomba sotto casa e solo un giorno dopo, lo stesso pacco bomba mi sta reggendo per i fianchi su una scala da cui potrei facilmente cadere. Credevo di averlo disinnescato, sempre parlando per metafore, ma invece pare che le mie capacità di artigliere siano davvero ridotte.

Sayid sarebbe il pacco bomba, se ve lo state chiedendo, e non me lo ricordavo, ma è una creatura mitologica. Seriamente; prima di ieri ero convinta che il mio ex fosse un essere umano, ora invece scopro che è un incrocio tra un Octopus Vulgaris e la dea Kali. Le sue mani sono ovunque, a tal punto che sono certa che ne abbia più di due, cosa che lo rende sia viscido che inquietante... per l'appunto.

"Tranquillo, ce la faccio." gli sorrido, levandomelo malamente di dosso. 

Il rischio di caracollare al suolo è alto, ma preferisco quello che le mani di Sayid sui miei fianchi. E no, non perché d'improvviso sia diventata schizzinosa alla persona con cui sono stata a letto per sei mesi, ma perché, semplicemente, non è un gesto appropriato. Voglio dire, amici ok, sono stata io a voler cercare di preservare un buon rapporto, ma ci siamo lasciati ieri; mi sembra un po' fuori luogo prendersi ancora certe confidenze come se niente fosse, caro Kraken libanese arrapato.

Forse l'idea di farlo restare qui è stata una cazzata. 

Voi che cosa dite? È stata una cazzata? Probabilmente è stata un'enorme cazzata.

Il fatto è che Sayid mi ha sempre trattato bene. È uno di quei ragazzi comprensivi e tranquilli che ti rendono la vita più facile, che ti raccolgono quando sei a pezzi e fanno di tutto per ripararti. Perciò dargli tutte queste pugnalate in sole ventiquattr'ore mi è dispiaciuto troppo, e ho pensato che avrei potuto in parte rimediare, coinvolgendolo in qualcosa di carino. Certo, anche lui non è del tutto un santo; altrimenti non avrebbe inscenato la mini fuga per ottenere la convivenza con me, però da un certo punto di vista lo capisco e mi sento in debito.

Lui voleva andare fino in fondo con la nostra relazione, voleva cominciare a fare sul serio.

Ma ovviamente non era affatto quello che volevo anch'io; né prima di venire a questo matrimonio né tanto meno adesso. Mattia un tempo mi accusava di non sapere quello che voglio... beh, forse è vero, ma di certo so quello che non voglio. E ciò, ovviamente, fa soffrire le persone. È un mondo crudele, non trovate?

In passato sono stata brava; non ho mai illuso Sayid di amarlo alla follia, ma ho fatto comunque un grave errore. Nonostante sapessi che la nostra storia non poteva andare molto lontano, ho iniziato a sperarci, tanto per avere qualcosa di bello da fare in una vita di ansie, e perché, in fondo, mi piace stare con lui. È stata una leggerezza, che però ha avuto ripercussioni pesanti su Sayid: anche lui ha visto quel barlume di speranza e ci si è appigliato con le unghie, con i denti, con le braccia, con le gambe e se avesse una coda, pure con quella. Come i lemuri.

Ok, oggi esploriamo la zoologia per descrivere Sayid Matar.

Non fraintendetemi, comunque: non sono poliandrica, quando dico che mi piace stare con Sayid e contemporaneamente dico di amare Mattia. Loro due non sono affatto sullo stesso piano, dato che con Sayid è tutto molto piacevole, ma non nel senso di sei così piacevole che voglio sposarti. Mi piace stare assieme a lui, nel momento in cui non c'è nessuno con cui si stia meglio. Punto.

Insomma, in poche parole, sono una stronza e lui è il ripiego che adesso non serve più. Ecco, l'ho ammesso.

Fortunatamente, di recente sono successi giusto due o tre fatti chiave che mi hanno dato una scossa al cervello e che mi hanno permesso di raggiungere questa consapevolezza; prima non avrei mai potuto farlo. In questi ultimi cinque anni, infatti, avevo inventato una Nelli diversa; negativa, piatta e accondiscendente, e mi stavo abituando ad essere lei... figuriamoci se quella Nelli avrebbe mai ammesso a se stessa di star utilizzando Sayid come un chiodo scaccia chiodo.

Ma la realtà è questa. La realtà è che io non sono quel fantoccio di Marinella creato dai miei stessi turbamenti mentali; io sono positiva, sognatrice e indecisa, e la mia vera essenza è totalmente diversa, rimasta per anni custodita da questo gruppo di strani amici che mi trascino dalle superiori. Loro sono... sono come la compagnia dell'anello. Un gruppo di stravaganti creature fantasy che custodiscono qualcosa di prezioso e distruttivo come l'anello di Mordor, alias la mia anima.

Probabilmente se non mi avessero costretto a venire qui, piano piano mi sarei accomodata sul personaggio della Nelli seria e newyorchese che vuole fare successo, e mi sarei autoconvinta a voler convivere con Sayid; magari anche a fidanzarci ufficialmente. Essendo triste e incompleta, certo, ma sarei sopravvissuta in quel modo, tirando avanti.

Invece in questi pochi giorni ho riscoperto com'è vivere, al posto di sopravvivere, e sono tornata la Nelli degenere e italiana a cui nulla andrà mai dritto, ma che è innamorata di Mattia e a causa di ciò, distrugge vite. La propria, quella di Mattia, e qualsiasi altra incontri nel mio cammino.

E ora, infatti... cado dalla scala.

"Ahia! Che male!" mi lamento mentre mi massaggio le chiappe.

Sì, stavo vaneggiando troppo e sono veramente caduta. Probabilmente ho anche subito un trauma cranico.

Perché nel tempo tra la perdita di equilibrio e il deretano per terra, mi è tornata in mente una scena di tanto tempo fa, dove io ero su una scala a costruire un letto a castello e Mattia mi diceva che non so usare una scala.

"Oh, no!" accorre Sayid. "Sei caduta! Ti sei fatta male?"

Il crocerossino mi aiuta ad alzarmi, ma io lo scanso e cerco di fare da sola, mentre giustamente riprendo la sega mentale laddove l'avevo lasciata. 

Sayid e Mattia: due ragazzi che in qualche modo si somigliano, ma che nei miei confronti fanno un effetto diametralmente opposto. Sayid è la quiete dopo la tempesta, Mattia è la tempesta. E, ad essere onesti, io non sono mai stata abituata alla calma.

Se fossi caduta in presenza di Mattia, lui si sarebbe messo a ridere e a prendermi in giro, poi, eventualmente, forse, si sarebbe preoccupato. In modi strani e senza farne mostra, si sarebbe assicurato che non mi fossi fatta troppo male e una volta sicuro di quello, mi avrebbe fatto arrabbiare a suon di 'te l'avevo detto'. Così io l'avrei picchiato, e lui probabilmente avrebbe fatto qualche gesto significativo, che mi avrebbe da un certo punto di vista colpito e dato una lezione di vita di cui non avevo affatto bisogno, ma che impartita da lui mi avrebbe irritato e contemporaneamente fatto battere il cuore.

Visto? Anche essendo il re degli idioti, Mattia vince sempre. D'altronde... solo un vero re può.

"Non ti preoccupare, Sayid." scherza mio fratello, giungendo allegramente tra noi. "È caduta talmente tante volte che ha fatto il callo. Da piccolo, la spingevo per le scale nonostante pesassi solo un quarto di lei."

Sbuffo, massaggiandomi le chiappe e guardandolo in tralice: "Da piccolo? Quando puoi trovi ancora tutti i modi possibili per farmi del male."

"E peso ancora un quarto di te."

"Come il tuo cervello pesa un quarto del mio."

"Wow, quanto amore." commenta Eva, ridacchiando.

Siamo fuori in giardino, più precisamente sparsi lungo il perimetro del gazebo per gli ultimissimi ritocchi. Francesco ha richiesto della forza lavoro per questa mattina, dato che il tempo stringe e vuole avere tutto pronto in anticipo, così alcuni di noi hanno deciso di rimboccarsi le maniche e correre in suo soccorso. Più la Gruccia che non ha affatto deciso, ma è stata obbligata come sempre.

Tra la leva volontaria ci siamo io, Sayid, Davide, Eva e i due rossi. Tutti gli altri stanno pensando al menù, al catering, al vestito, eccetera eccetera. Magno ha chiesto a Mattia e Pierpaolo di accompagnarlo a prendere le ultime bottiglie di vino da Benigni.

A dire il vero, questo mi è dispiaciuto. Con la scusa dell'arrivo di Sayid, Mattia e io non abbiamo avuto modo di parlare, e speravo di farcela in queste ore, soprattutto per riprendere alcuni discorsi che avevamo lasciato in sospeso (strano). 

Ieri mattina ho presentato il mio ex ai padroni di casa, poi nel pomeriggio ho recuperato un po' di sonno perso durante la scorsa nottata in mansarda (la nottata) e poi ho avuto un profondo faccia a faccia con Davide, che non avrei potuto rimandare in nessun altro momento. È presto giunta sera e prima di cena, ho subito un'aggressione verbale collettiva dai miei amici (Fede, Marco e Lorenzo) che si sono avventati contro la mia decisione su Sayid. Dopo cena, invece, Cris ha coinvolto tutti nel toto nome per i gemelli, così io, che me ne stavo a testa bassa per i rimproveri ricevuti e il senso di colpa, e Mattia non abbiamo avuto tempo per noi.

Ci siamo parlati, certo, ma fugacemente, dato che per tutto il giorno lui è rimasto piuttosto sulle sue, molto probabilmente per non intromettersi nella questione Sayid (altro elemento che non ha fatto altro che fomentare il mio senso di colpa nelle ultime ventiquattr'ore). Prima di dormire, allora, gli ho mandato un lungo messaggio vocale, in cui gli ho fatto il riassunto della giornata e soprattutto gli ho spiegato la mia posizione. Mi era sembrato felice di sentire il mio parere su Sayid e ci eravamo dati appuntamento oggi, in tarda mattinata, per ultimare il nostro discorso dei testimoni e altri importanti discorsi.

Ma ha deciso di andare via con Magno e non mi ha nemmeno dato il buongiorno.

"Io amo Nelli." afferma mio fratello. "Se non fossimo parenti, probabilmente almeno una volta nella mia vita mi sarei messo con lei."

"Ah sì? Perché mai?" ribatte Eva, curiosa.

Davide si chiude nelle spalle: "Fa ridere. Sembra un gatto che fai impazzire con un laser solo per divertirti."

Eva lo fissa costernata e stupita (Eva si indigna per me? Che dolce!), mentre io mi rimetto completamente in piedi e mando mio fratello in un posto che non necessita descrizioni.

Come potete vedere, almeno tra noi fratelli Argenti, è tornata la pace.

Beh, pace è una parola grossa... possiamo dire che è tornato tutto alla normalità, ecco.

Non è stato facile parlare con lui. Forse perché ormai non ricordo più com'è essere adolescenti, oppure perché io vivo un'adolescenza perenne e quindi non riesco a reagire come dovrei. Fatto sta che ieri, finalmente, ispirata anche dai consigli di Mattia, ho deciso di porgere a Davide le mie scuse.

È stato uno scusarsi a vicenda, a dire il vero. Davide era distrutto dalla sera prima; aveva il fisico a pezzi e credo che almeno per un po' non gli andrà più di ridursi così. Ma era anche molto giù di morale... si è pentito di aver causato tutta quella preoccupazione e gli è davvero dispiaciuto aver in qualche modo coinvolto anche Mattia.

Beh... se vogliamo essere completamente onesti, quella a voler coinvolgere a tutti i costi Mattia sono stata io, ma dettagli. Alla fine ce lo siamo baciati entrambi.

Risata interiore.

Afferro Davide per il braccio e lo trascino lontano dagli altri: "Senti, invece di fare battutine contro di me, dammi una mano a liberarmi del polipo."

"Il polipo?" sorride guardandomi dai suoi ingiusti centimetri in più.

"Sayid."

"Ah, il venditore di cammelli."

"Davide, ti avverto, questo nomignolo è bandito da adesso in poi, per tutta l'eternità." gli punto l'indice contro il petto in un significativo atto di minaccia. Ora più che mai, mio fratello e io sappiamo che andare d'accordo è molto meglio di litigare, in casa Argenti.

"Perché no?" rilancia, divertito. "Venditore di cammelli è il soprannome che si è inventato papà quando vi siete messi assieme e che poi abbiamo continuato a usare in casa, così per ridere."

"Lo so. Ma è immaturo, irritante e razzista."

Ma Davide non mi calcola e continua a indugiare nei denigranti ricordi sui nomignoli del mio ex fidanzato: "E poi, da quella volta della battuta di mamma, ci siamo sempre riferiti a lui come il Signor Ipesce."

"Ipesce?" mi sconvolgo. "Ma Sayid di cognome fa Matar."

Davide mi fissa con un ghigno. E un istante dopo, ci arrivo pure io.

Ha-ha-ha. Sayid Ipesce. Davvero divertente.

Mollo uno schiaffo in testa a Davide, mentre lui ride deliberatamente rischiando di attirare l'attenzione degli altri. Ovviamente non è quello che voglio: sto cercando la collaborazione segreta di mio fratello, perché sento che se non mi affretto a prendere in mano la situazione, potrebbe accadere qualcosa come un cataclisma o l'apocalisse nel giro di breve tempo.

Devo trovare un attimo per riflettere, senza distrazioni del tipo mani sui fianchi e voli mortali da una scala.

E poi, comunque, non mi va che Sayid mi stia appresso tutto il giorno: ho bisogno di stare lontano da lui. O di continuare a stare lontano da lui, come ho fatto nell'ultimo mese. A questo punto, sono estremamente sicura di aver sbagliato tutto: Sayid doveva tornarsene in America e saremmo stati tutti più felici.

Ma io sono stupida.

"Davide, smettila di sparare una cazzata dietro l'altra e fammi un benedetto favore!" lo minaccio. "In nome del momento di unione che abbiamo avuto in seguito a questi difficili giorni, dammi una mano a liberarmi di Sayid."

"Come lo uccidiamo?"

"Quello al massimo fa parte del piano B."

"Serio, se vuoi posso accidentalmente appicargli fuoco."

"Oh, nessun dubbio a riguardo. Ma per ora portalo da qualche parte, distrailo per un po', magari. Per favore." lo imploro, scoprendomi poco incline a scherzare e piuttosto preoccupata per la situazione.

Anche mio fratello si calma e si fa più serio: "Ma perché ti dà fastidio, adesso?"

Sbuffo: "Perché forse, come mi hanno detto Marco, Lori e Fede, ho agito troppo inconsciamente. Non ho pensato bene a tutta la questione ex fidanzato, amici contrari, possibile altra relazione in corso, possibile riconquista, possibile disastro epocale al matrimonio di amici contrari."

"Brava, Nelli. Sempre sul pezzo."

Lo colpisco di nuovo: "Mi aiuti, invece di perculare?"

Davide sospira, roteando gli occhi come se stesse trattando un caso che gli si ripresenta regolarmente e rigorosamente senza mai imparare dagli errori (Eccomi! Sono io!).

"Va bene, te lo porto distante, ma non so per quanto riesco a trattenerlo. Cosa devi fare di preciso lontana da lui?"

"Pensare."

"Ti prego no!" grida portandosi le mani alla testa.

"Scemo." lo apostrofo. "Devo pensare molto bene al da farsi. Potrei revocare tutto e rispedirlo a casa. Definitivamente."

"Bel modo di non dare illusioni alla gente."

Assottiglio gli occhi: "Lo preferisci qui, o a New York?"

Davide me la dà vinta allargando le braccia: "Basta che prima o poi trovi un rimedio ai tuoi casini, Nel. Perché non fai altro che lasciare morti per strada."

"Lo so." mormoro, nervosa, afferrandomi le braccia e stringendomi a me stessa.

Federica, Marco e Lorenzo avevano già predetto tutto questo. Avevano immaginato che avrei fatto la cagata, avevano ipotizzato che ciò avrebbe allontanato Mattia e dato false speranze a Sayid e, ciliegina sulla torta, avevano già messo in conto che me ne sarei pentita e avrei fatto una cagata ancora più grande per cercare di rimediare. 

Ieri sono stati davvero duri. Non li avevo mai visti così in disaccordo con me, ma soprattutto... non li avevo mai visti così in accordo fra loro. Quella che è sempre stata l'amica comune ora è la nemica comune e ciò ha fatto sì che si coalizzassero in modo impressionante: un'alleanza davvero temibile, capace di incistare i peggiori dubbi e i peggiori sensi di colpa. Dopo aver ascoltato le loro opinioni, infatti, la mia voglia di autoflagellarmi era al 70%. Dopo aver comprovato che, effettivamente, nemmeno Mattia l'aveva presa bene, era al 90%. Ora siamo al 99,9% e c'è ancora tutta la giornata davanti.

Davide sospira, ma prima di allontanarsi, mi dà una pacca sulla spalla. Di sicuro rimprovera la mia inadeguatezza alla vita, ma fondamentalmente è proprio come me, e quindi mi capisce.

La sfiorata tragedia dell'altra notte ha se non altro rafforzato il nostro legame di fratellanza e ha permesso a lui di aprire uno spioncino sul suo mondo, a cui prima nemmeno la più fidata delle persone aveva accesso. Non voleva arrivare fino a quel punto, ma in fondo lo voleva. È in una fase in cui se non rischia di morire non si sente vivo e, ad essere sinceri, temo che per lui questa sarà una fase molto lunga. Uno direbbe che mio fratello è una persona incline al suicidio e, in realtà... sì, lo è. Però lui la vive in tutt'altra maniera: per lui stare entro i limiti del lecito è impossibile; da sempre, Davide deve infrangere regole e correre rischi. E anche se da fuori può sembrare un qualsiasi adolescente normale, dentro di lui vive una fame continua che probabilmente non sarà mai saziata. Spesso la fame si trasforma in disagio e lo fa sentire inadeguato, non appartenente a questo mondo.

Chiaramente, lui ieri ha riassunto tutto questo in un "Odio tutto", ma io lo conosco e ormai so come interpretarlo. Non ha senso forzarlo dentro alla vita che noi altri vorremmo che avesse; non ha senso rimproverarlo se a scuola non va bene, perché tanto la scuola non gli piace, e non ha senso predicare che si faccia degli amici, quando la maggior parte dei suoi coetanei gli dà solo noia. 

Passerà o non passerà? 

Io credo di no. Credo che rimarrà adolescente a vita, o credo che ormai adolescente non lo sia più da un po'.

Ho deciso di fare un passo verso questa consapevolezza, di capirlo, di accettarlo così. Ma, come mi ha suggerito Mattia, ho cercato anche di creare un compromesso mettendomi al suo stesso livello. Sono stata sorella, per una volta, e non mammina noiosa o zia perfida, come sempre: gli ho semplicemente suggerito di stringere i denti e finire la scuola, per mamma e papà, e poi fare quel cavolo che gli pare. Andare a scoprire il mondo, andare a fare casini, distruggere e ricreare... un po' come un dio.

In tal caso, suggerirei, Efesto, dio del fuoco.

Lui ha sorriso a questa metafora, quando l'ho proposta alla fine della nostra discussione, però poi mi ha abbracciato di slancio e mi ha ringraziato.

Ma torniamo al presente, perché mi sembra di star sovrapponendo troppi filoni narrativi... forse proprio come scusa per poter evitare di preoccuparmi dei problemi attuali, che io stessa ho causato. 

Io che causo dei problemi. Che-strano.

Dopo la pacca sulla spalla, Davide si dirige verso Sayid e lo prende sottobraccio: "Ehi, Eva, abbiamo mai fatto vedere a Sayid la nostra postazione video?"

Eva guarda i due con smarrimento e Davide le mima un 'poi ti spiego' colpevole ma anche divertito. Così lei allarga le braccia, sorride e lo segue, restando al gioco. 

Non so che succeda a quei due e perché mai sembrino così affiatati, ma qualsiasi cosa sia, ha funzionato e Sayid sparisce all'orizzonte in men che non si dica.

"Grazie a Dio..." soffio con sollievo, togliendomi i guanti da lavoro e lasciandomi cadere su una panca già decorata dal tulle.

"Che fai, ammutini la nave pure tu?" mi domanda Francesco, che con occhio preoccupato osserva i tre andarsene e me tirare le cuoia per l'ansia.

"No. Cinque minuti." lo imploro facendo il gesto della pausa e calmando i suoi bollori da capo cantiere.

Mi fa segno di data concessione, e torna ad occuparsi dei lavori. 

Attualmente, starebbe mettendo in piedi un leggio, dato che gli è venuta la brillante idea di creare un angolo discorsi, accanto al tavolo degli sposi. Ha costruito una piccola pedana in legno e poi la struttura per appoggiare i fogli, il libro, o chi per essi. 

Ma decide di continuare la mansione che io ho lasciato in sospeso e incaricare la Gruccia di prendere il suo posto. È davvero insolito vederla con i guanti gialli da manovale e una cintura porta attrezzi; sembra di osservare l'immorale ritratto di un angelo con le corna... o meglio, di un diavolo con l'aureola.

Comunque, obiettivamente parlando, l'angolo discorsi sembra davvero carino, nonché una brillante idea, anche se non fa altro che contribuire alla mia agitazione: su quell'altarino ci dovremo salire Mattia e io, per pronunciare davanti a tutti un ringraziamento da testimoni di nozze che dobbiamo ancora finire. 

Buon Dio, fa che almeno quel giorno l'umanità sia preservata dalla forza devastatrice della mia presenza.

Immaginare la scena mi agita ancora di più: siamo in ritardo su tutta la linea e perché mai stamane Mattia non mi ha dato il buongiorno? Perché non è qui? Perché non stiamo decidendo cose sul futuro? 

Ha per caso cambiato idea? L'arrivo di Sayid l'ha traumatizzato? Se n'è andato lontano per fare la fatidica chiamata al luogotenente Stella e comunicargli che parteciperà alla missione in Siria?

Oh mio Dio, ho rovinato tutto.

Raggiunto ufficialmente il 100% di sensi di colpa, estraggo il cellulare e seleziono il nome di Mattia in rubrica, poi lo chiamo. Rimango con il telefono appiccicato all'orecchio per tutta la durata degli squilli, ma nessuno risponde e io mi impanico ancora di più. 

È fatta: avevo la felicità in pugno e non ho nemmeno fatto in tempo a stringerla. Lo sapevo. Come sempre

"Nelli, dimmelo se stai per avere un infarto." mugola Francesco con un nastro di carta stretto tra i denti, mentre mi osserva con inquietudine. Si trova all'apice della scala dove prima c'ero io e ha interrotto la sua opera dopo aver intuito il mio evidente disagio.

"Sto bene." mento, sorridendo come un'isterica. 

Natale fa una faccia strana e termina velocemente la sua mansione, per poi potersi dedicare a me, magari approfittando per prendere a sua volta cinque minuti di pausa. Penso che mi abbia vista strana e si sia preoccupato... dopotutto, lui ci tiene a me, e viceversa. Se devo dirla tutta, è pure stato uno dei pochi a non esprimersi troppo duramente circa la mia sparizione degli ultimi cinque anni; si è sempre dimostrato molto comprensivo nei miei confronti e anche se non lo dimostro, gliene sono grata.

Finalmente, arriva a terra con un balzo atletico e si pulisce le mani sui pantaloni. Poi, prima di accomodarsi, richiama Alessandra, che si trova più distante rispetto a noi, e le grida di portargli qualcosa di cui non comprendo appieno l'identità. Ciò che capisco molto bene invece è il seguito, ovvero: possibilmente senza trovare scuse come 'adesso sono occupata', dato che l'unica tua occupazione nei precedenti dieci minuti è stata aspettare che il rossetto liquido effetto matte si seccasse.

Lancio un'occhiata ad Alessandra: non è vero che si sta mettendo il rossetto. Se è per questo non è nemmeno truccata; anzi, prima che lui la sollecitasse, se ne stava accovacciata ai piedi del leggio, con la fronte stranamente sudata e l'aria stranamente assorta, a lavorare.

"Voglio mostrarti una cosa." mi annuncia Fracesco, tutto fomentato, mentre si siede accanto a me sulla panchina.

"Cioè?"

"Mentre montavamo il leggio, ieri, è arrivato Ai e mi ha detto che era un po' in pensiero per la celebrazione. Mi ha confessato che non è molto gasato all'idea di sposare Magno e Gloria sotto al chiosco di marmo sull'altro lato della villa, perché ci sono i gradini e lui odia i gradini. In effetti, ha bisogno di qualcuno che lo faccia salire e scendere, dato che in sedia a rotelle non potrebbe, e questo limita decisamente la sua autonomia, altra cosa che odia. In più, mi ha spiegato che vuole fare un rito indù dove c'è una sorta di danza e tutti, lui compreso, dovrebbero muoversi e ballare, prendendo più spazio possibile."

"Un rito indù."

"Esatto."

"Su una sedia a rotelle."

"Con il dovuto spazio, non avrebbe problemi a muoversi liberamente gestendo da solo la carrozzina."

"Ma... un rito? Indù?"

"Ma sì, comunque non è il punto."

"Per me invece è molto sconcertante."

"Vuole fare una cosa super spirituale, sai com'è fatto."

Mi sbatto una mano sulla fronte: "Sicuramente attirerà lo spirito malvagio di qualche divinità indù su di me. Me lo sento. Tipo quelle con un sacco di braccia. Perché stamattina ho pensato alla dea Kali. Loro sanno. Gli dei sanno."

Francesco mi ignora: "Il punto è che Ai ha in mente davvero delle idee stupende, ma questa villa è piena di barriere architettoniche. Non è giusto, sarebbe davvero un peccato."

"Suppongo di sì."

"Esatto, e infatti, a questo proposito, ho pensato di stravolgere un po' le nozze."

"Fra." lo ammonisco. "Già serviamo pizza al ricevimento nuziale e abbiamo cucito l'Emporio Armani sopra l'abito di Miss Magno; che altro vuoi combinare adesso?"

"Niente." sorride, malizioso. "Solo un leggero cambio di scenario."

Alessandra arriva in questo preciso istante con un foglio arrotolato tra le mani, come se stessero seguendo il copione di un film d'avventura dove il saggio e il suo aiutante finalmente porgono una mappa sacra all'esploratore della giungla, ma poi lei impreca contro di lui, e addio film d'avventura.

Lui non la bada e srotola la pergamena per farmi ammirare la sua creazione, ovvero un progetto di qualcosa, tutto scarabocchiato con linee di carboncino e appunti confusi. Dal disegno non ci capisco una mazza, quindi lui prende a spiegare, mentre Alessandra continua a fare da sottofondo con le lamentele sul ritorno alla schiavitù nei campi di cotone e prosegue poi un cammino storico, illustrando quant'era bello quando i pel di carota lentigginosi e visionari venivano bruciati sul rogo dall'Inquisizione.

Ma tornando al disegno di Francesco, il rosso si sta sforzando di tradurre i suoi segni in realtà e ora proverò a tradurre ulteriormente per voi, sperando che il desiderio di chiudere il becco a quell'antipatica della Gruccia non prenda il sopravvento. 

Praticamente: in questa grande porzione di giardino, Francesco e i suoi aiutanti hanno messo in piedi una zona dedicata al ricevimento nuziale. E fin qui tutto chiaro.

Ad aprire la scena c'è un lungo tendone bianco che ospita sotto la sua ombra tanti tavolini rotondi. Si trova appositamente verso l'uscita laterale delle cucine di villa Magna, così da rendere pratico e veloce (si spera) il servizio ai tavoli.

Su quest'area governa l'unico tavolo rettangolare, che è quello riservato agli sposi e alle loro famiglie. Naturalmente è ancora tutto da apparecchiare con tovaglie e coperti, ma questa mansione sarà svolta la mattina stessa del matrimonio. Per ora, grazie a chilometri di tulle bianco, giallo e blu, la struttura è sufficientemente simile al gazebo che quelli del catering avevano costruito prima che mio fratello lo radesse al suolo. Il dio Efesto non risparmia niente e nessuno, ci tengo a ricordare, e nel peggiore dei casi, mi proteggerà dalla dea Kali.

I lati del tendone sono aperti per dare un'ottima visuale sulla pista da ballo, che Francesco ha improvvisato posando a terra delle assi di legno ben saldate tra loro. Tutt'attorno alla pista, e sui tavoli, ci saranno le composizioni floreali che Paola consegnerà domani, abbinate alle due grandi casse che Sanjay utilizzerà per diffondere un po' di buona musica (sempre si spera).

Ora arriviamo al dunque. L'aggiunta che Francesco vorrebbe posizionare, mi spiega, è un grande arco matrimoniale non distante dal gazebo, davanti cui sistemare svariate file di sedie (dice che si possono tranquillamente prendere quelle dei tavoli e poi riportarle in sede, come in un matrimonio DIY che i Magno sicuramente non gradirebbero). Lo scopo di tutto ciò è proprio spostare la celebrazione dall'imponente chiosco di marmo a un luogo più terra terra, dove però ci sia abbastanza spazio per ballare e cantare come ha pianificato Ai Zu.

Di primo acchito non mi sento molto entusiasta all'idea, perché vorrebbe dire sconvolgere del tutto quello che i proprietari della villa avevano immaginato, ma poi, effettivamente, penso che sarebbe molto bello vedere Gloria e Magno sotto un semplice arco fiorito, alla nostra stessa altezza come sono sempre stati, nonostante la loro perfezione, ricchezza e via discorrendo. Credo che anche loro apprezzerebbero una cosa del genere e che, tutto sommato, questo è il nostro progetto, con tanto di pizze, musica da dj e sartoria improvvisata, quindi... perché no?

Anche Ai Zu fa parte del nostro gruppo ed è il primo a votare a favore di questo cambiamento, sia per comodità personale, sia per le sue scellerate idee, che, sebbene istighino al suicidio, hanno sempre misteriosamente un effetto positivo. Sarà bello fare riti indù vergognandosi come non mai tutti assieme qui, e vedere Magno e Gloria scambiarsi le promesse da vicino e, magari, scoppiare a piangere come una pazza mentre reggo il mio bouquet di narcisi gialli che si intonano all'arco fiorito suscitando il bello e sublime nell'osservatore.

Sì. L'idea dell'arco è fenomenale.

"E pensi di farcela in tre giorni?"

Francesco trattiene il fiato per un secondo: "Mancano solo tre giorni?"

Annuisco, grave.

"Ok, beh, dobbiamo farcela, no? Non ci vuole nulla in realtà." spiega, guardando con fare assorto il punto dove vorrebbe costruire. "Se poi qualcuno mi dà una mano, magari..."

Veniamo interrotti dallo squillare di un telefono e io sono la prima a fare un balzo, tastandomi immediatamente le tasche.

Ma, purtroppo, non è il mio telefono che suona, quindi non si può trattare di Mattia che ha visto la chiamata persa e che si è amorevolmente precipitato sulla rubrica per contattarmi e tranquillizzarmi sul fatto che mi ama ancora follemente (anche se non me l'ha mai detto) e vuole avere dei figli con me. 

Maledizione.

La chiamata è per Alessandra, che fissa il display e sbuffa, indecisa se rispondere o meno.

"Prendila, tanto non è che sei molto utile, comunque." la invita Francesco.

Lei gli mostra il dito medio e quindi risponde, allontanandosi significativamente da noi.

"Perché sei così cattivo con la Gruccia?" gli chiedo, restituendogli il foglio del progetto e sforzandomi di trovare qualche distrazione pur di non dover pensare a quanto Mattia mi odia e alla probabilità che sia già addirittura partito per la Siria (forse esagero, ma è sempre meglio ipotizzare il peggio).

"Cattivo? Non credo." risponde Francesco, mentre ri-arrotola il tutto. "Sono solo giusto. La ripago con la sua stessa moneta."

"Non è più come una volta."

"Cosa intendi dire?"

Mi stringo nelle spalle: "Che sì, siamo sempre uguali a noi stessi, ma tutto sommato siamo cresciuti, e l'ha fatto anche Alessandra. Non è più la ragazzetta stronza che si merita lezioni di vita, no? È grande abbastanza per sapere quando sbaglia."

Lui si esibisce in un sorrisetto: "Tu non ci stai insieme tutto il giorno, altrimenti non la penseresti così."

"Io non scelgo di starci insieme tutto il giorno."

Francesco agita il rotolo davanti a me, come se fosse una bacchetta magica: "Sai sempre cosa dire per colpire il bersaglio, eh, Nelli?" sembra un po' imbarazzato, ma anche sicuro di ciò che sta per dire. "Sono io che costringo la Gruccia a darmi una mano, è vero, ma solo perché mi infastidisce che sia sempre così presa da se stessa per non aiutare nessuno. Insomma, persino Vacca si dà da fare in qualche modo; perché lei no? Perché dev'essere sempre così superiore alla massa?"

"Vorresti che fosse meno distante?"

"Beh, sì."

"Ma dal gruppo o da te?"

"Dal gruppo." risponde lapidario. "Non provarci ancora con quella storia del bacio, ok? Per me rappresenta solo uno scivolone di cui vergognarsi. È anche a causa di quello che ho perso Federica."

Incrocio le braccia: "Come se fossi ancora disperato per Fede."

"All'inizio lo ero. Io ci tenevo tantissimo a lei."

"Lo so." ribatto. "Ma come vedi forse erano solo sentimenti illusori, da entrambe le parti. Io tifavo per voi due, sul serio, ma poi ognuno di noi ha aperto gli occhi sulla verità."

"Certo, voi avete aperto gli occhi e io me ne sono fatto fare uno nero."

Taccio, perché il suo risentimento, in questo caso, ha il diritto di regnare sulla conversazione.

Infatti, è lui a fare una domanda: "Che poi quale sarebbe stata la verità?"

"Che con Federica, effettivamente, non ci stavi bene."

"O che Pierpaolo ama Federica, Federica ama Pierpaolo, ma sono entrambi un po' troppo sociopatici per farsene una ragione?"

"Quella è un'altra verità, su cui concordo appieno. Ma stiamo parlando di te, adesso."

"E?"

"E penso che con Fede non ci torneresti più insieme, perché non è davvero la ragazza per te, e viceversa, ma comunque siete ottimi amici e funzionate mille volte meglio in quelle vesti."

"Concordo appieno."

"Però menti sul fatto che il bacio con la Gruccia non abbia rappresentato davvero nulla per te."

Francesco sta per sbattermi il rotolo in testa, ma vengo miracolosamente salvata dall'arrivo di Alessandra, che distrae entrambi. La rossa ha appena riattaccato e anziché ricongiungersi con noi, ci sfreccia in mezzo, lasciando dietro sé una scia di collera e morte nera.

"Ehi, dove pensi di andare?" si allarma Francesco.

"Via da qui." risponde lei, senza nemmeno girarsi.

"Non credo proprio!" Francesco la raggiunge in un battibaleno e la afferra per un braccio, mentre lei con la mano libera ripone il cellulare in tasca. Lo fa per potersi muovere senza impedimenti: in mezzo secondo e con una sequenza di mosse che mi confonde, si libera dalla stretta di Francesco come se niente fosse. Tipo Ai Zu quando ancora ci faceva da supplente e sgattaiolava come uno scarafaggio per schivare i nostri attacchi da mezze seghe.

"Toglimi le tue manacce di dosso, Natale!" strilla, facendo un passo indietro e controllandosi il braccio con fare schifato. "Guarda, mi hai pure sporcato!"

Ad occhio dev'essere stata la telefonata ad innescare il suo lato Wonder Woman, assieme a un consistente malumore, che l'ha resa alquanto inviperita. Cioè, più del solito, ecco.  

"Oh, scusa... sai, quando uno, effettivamente, lavora, può capitare che si sporchi, ma è un concetto estraneo per te, lo capisco, l'unico sporco che conosci è il fallout dell'ombretto." 

Perfetto, anche Francesco ha voglia di fare il diplomatico, vedo.

"Peccato che tu non te ne possa andare così come se niente fosse." prosegue il boss, abbastanza indispettito. "Perché se per caso non l'hai notato, mancano solo tre giorni; dobbiamo finire il leggio, le decorazioni in tulle, e c'è un intero arco da costruire da cima a fondo. Anzi, meglio il contrario; lo specifico onde evitare che inizi a montare le cose senza le basi. E non che tu abbia mai fatto questo genere di errore, ovviamente, oh esperta di manovalanza."

"Chissenefrega del tuo stupido arco." ribatte lei, a tono, senza macchia e senza paura (la paura ce l'ho io nell'assistere a questo scontro fra titani). "Verrà uno schifo come tutto il resto, con o senza il mio aiuto. Ora se permetti..." mentre Francesco si offende all'ennesima potenza, Alessandra riesce a fare altri tre passi verso la libertà.

Ma lui, ovviamente, la trattiene di nuovo, e io inizio a domandarmi se mi possono accusare di omissione di soccorso, nel caso in cui non intervenga per fermare una rissa.

"Ma dove stai andando?" si agita Francesco, spaventato per il destino precario dei suoi lavori. "Avevi detto che mi avresti aiutato stamattina e anche durante il pomeriggio!"

"Io l'avevo detto o tu l'avevi imposto?"

"Questi erano i patti, punto."

"Mi spiace, papino, ma non posso più. Ho delle cose da fare."

"Sì che ce le hai. Qui, con me."

"Pensavo di non essere molto utile, comunque. No?"

"Beh, poco è meglio di niente. Hai lasciato il leggio a metà e devi ancora sistemare le erbacce attorno alla pista da ballo, cosa che prima non hai potuto fare a causa dell'ennesima scusa idiota sugli insetti che ci sono in giardino e che, apparentemente, danno la caccia solo a te e al tuo profumo di Prada alla pappa reale." Francesco è al contempo infastidito e disperato; sembra che non voglia Alessandra ma che la voglia, che sia completamente inutile, ma allo stesso tempo indispensabile. "Gruccia, gli altri hanno già i loro impieghi e tu sei l'unica che non ne ha, dato che non sai fare niente, quindi sei anche l'unica che può e deve aiutare me con gli ultimi ritocchi."

Lei strabuzza gli occhi: "Ultimi ritocchi? Sono giorni che ti aiuto e giorni che devi fare ultimi ritocchi. Tu sei solo un esaltato che vuole strafare per guadagnare il Nobel per l'Abnegazione e l'Altruismo, ma sì dal caso che io mi trovi su tutta un'altra linea di pensiero. Ho cose più importanti da fare che erigere monumenti autocelebrativi per dimostrare la mia infinità bontà e bravura."

"Come darti lo smalto?"

Alessandra non abbassa lo sguardo e, con aria di sfida, si toglie i guanti da lavoro e li getta a terra, poi fa lo stesso con la cintura degli attrezzi: "Sai cosa, Malpelo? Mi dimetto." con un calcio, fa arrivare gli oggetti ai piedi del ragazzo. "Meglio così? Ritieniti libero di cercarti un nuovo aiutante di Babbo Natale, io ho chiuso. Vado a darmi lo smalto."

Il viso di Francesco è un tutt'uno con i suoi capelli e la sua barba, è un'unica cosa... rossa. Non può accettare questa situazione, non ci riesce.

"Che è successo, eh?" la provoca, allo stesso tempo furioso e impotente di fronte alla sua ritirata. "Hai ricevuto una telefonata dal principe Harry che ti invita al suo di matrimonio? Ti hanno detto che lì, invece di lavorare, basta indossare uno dei tuoi cappelli grotteschi con una firma famosa e non pensare a nient'altro?"

Credo che siamo fin troppo vicini a una linea di confine.

"Oh mio Dio, ti prego, non ferirmi così profondamente." sibila lei, con fare altezzoso, roteando gli occhi.

"Hai sempre qualcosa di meglio da fare! Gente migliore con cui stare rispetto a noi!" si altera lui. 

"Rispetto a te, casomai."

"Sai cosa? Probabilmente al telefono era il tuo fidanzatino surfista che chiamava per farti mollare tutto e correre da lui alle Bahamas, dato che venire qui tra la plebe gli faceva troppo schifo."

Ok, l'ha passato. Il confine. Ha passato il confine.

Infatti quest'uscita fa imbestialire Alessandra, che a sua volta si colora come una coscia di pollo che inizia a rosolarsi in padella. Wow, che similitudini avvincenti.

"Non permetterti mai più di parlare di Johannes."

"Perché? C'è una tassa sul suo nome? Ogni volta che lo pronuncio voi nobili guadagnate cinquanta centesimi? Ecco perché poi passate tutta la vita a surfare tra gli agi e a fingere di stare assieme solo perché in Facebook si sappiano le vostre alleanze di convenienza."

Dire che stanno andando fuori tema è riduttivo. Manca solo che passino ad offendersi reciprocamente la madre.

"Te lo dico per l'ultima volta." minaccia Alessandra agitando l'indice. "Non devi nemmeno osare credere di sapere com'è la mia vita, Malpelo, è chiaro?"  

"Mi spiace, ma mi costringi a credere di sapere che la tua vita è molto superiore alle nostre e che non vale pena sprecare secondi preziosi del tuo tempo a costruire uno stupido arco, quando hai cose molto più importanti da fare, come non stare con il tuo cosiddetto fidanzato o farti lo smalto lontano dagli insetti del giardino che vengono attirati dal profumo alla pappa reale!"

E niente. 

Francesco ha appena invocato il demone che abita il corpo di Alessandra e ora che quest'ultimo si è impossessato di tutte le facoltà del suo ospite, decide di prendere la giusta vendetta. Con le unghie rosse che sembrano veri e propri artigli, Alessandra ruba dalle mani di Francesco il rotolo con il progetto dell'arco, dicendo: "Ecco qui quanto me ne frega del tuo stupido arco!"

E, naturalmente, come si confà a un demone, lo srotola e lo strappa esattamente a metà, davanti ai suoi occhi.

Ah, queste scene tenere.

"Che cos'hai fatto?!" grida Francesco, lanciandosi a terra per soccorrere il progetto.

Ma la Gruccia ha già voltato i tacchi per correre via. 

Mentre io, cautamente, mi avvicino al rosso, lui si accovaccia sui pezzi di carta entrando in modalità lutto. Li prende fra le mani, come fossero i suoi figli senza vita, e li compiange con un'espressione che spezza il cuore, distrutto, fragile, devastato. È davvero uno spettacolo toccante; mi sento male per quel progetto e anche per il suo autore ormai privato di una parte di sé; diviso, come la sua creazione, come le acque del Mar Rosso.

Tutto questo dura due nanosecondi.

Poi Francesco alza la testa di scatto, con un'immaginaria musica di tensione in sottofondo, e tutti capiscono che ammazzerà qualcuno.

Devo fermarlo.

"Aspetta, Fra, dove vai?!"

"A uccidere la Gruccia."

"No! Non credo sia il caso, eh, che dici? Fra, pensaci un secondo..."

Ma è come se nemmeno esistessi: Francesco si dirige a passo di marcia verso l'interno della villa, e tutto ciò che posso fare è seguirlo. 

A sua volta sulle orme di Alessandra, arriva fino alla sua camera, dove lei ha gettato una valigia sul letto e la sta riempiendo in fretta e furia. Ora entrambi si fermano e si fissano con odio intenso, mentre io, invece, mi pianto sulla porta, allibita.

"Ma dove stai andando?" domando ad Alessandra.

Non pensavo che andasse via. Cioè via via, nel senso di 'a casa', definitivamente, 'via da questo matrimonio'.

"Non sono affari vostri." ribatte concentrata sui vestiti che, come non è affatto da lei, sta imbucando alla rinfusa dentro il trolley Versace.

Mi giro verso Francesco: è ancora intenzionato ad ucciderla, evinco, ma altrettanto turbato dalle sue azioni.

"Stai facendo sul serio le valigie?" insisto, preoccupata. "Per andartene?"

Lei non si ferma nemmeno per un secondo, ma trova il tempo di lanciarmi una sua tipica occhiata viperesca: "Come se a qualcuno di voi dispiacesse davvero, Argenti."

"Senti, Gruccia." interviene Francesco, con tono fermo. Lo guardiamo in attesa, curiose di quello che intende proclamare con questa faccia seria.

"Sei una stronza."

Oh, wow, andremo molto lontano così.

Gli do un calcio sullo stinco e capisco che avrebbe voluto dire qualcosa di più diplomatico, ma non ci è riuscito. È nero di rabbia e sta stringendo i pugni per costringersi a rimanere fermo accanto a me, appena fuori dalla porta. Se non ci fossi io, probabilmente l'avrebbe già presa a testate, o l'avrebbe sbattuta al muro, sicuramente con il tipo di passione sbagliata. Quantomeno, la sua valigia non sarebbe sul letto, ma avrebbe già fatto un bel volo dalla finestra.

Quindi faccio un altro disperato tentativo, prima che si verifichino scene di violenza domestica o fughe drammatiche: "Ok, Gruccia, in giardino non è stato proprio un bel momento, ma non giustifica il fatto che tu te ne debba andare, no?"

Entrambi mi ignorano alla grande.

"Pensaci bene."

Alessandra afferra le boccette di profumo e gli stiletto neri, poi procede a chiudere la cerniera.

"Francesco, di' qualcosa!" lo esorto.

"Sei una stronza."

"Francesco!" mugolo.

"Grazie." dice Alessandra mettendo in piedi il trolley e tirando la maniglia. "Ma mai quanto te." si riferisce al rosso, ovviamente, e fa per uscire dalla stanza.

"Dai, aspetta." al contrario di ogni previsione, anziché sporcarsi la fedina penale, Francesco si impietosisce e tenta di fermare Alessandra trattenendola di nuovo per un braccio. "Perché stai andando via?"

"Torno dal surfista. Faccio un favore a tutti."

"Puoi per una volta non essere così altezzosa?"

"E tu puoi per una volta essere davvero te stesso e ammettere ad alta voce che staresti meglio senza di me come tutti gli altri? È inutile che fingi di volermi fermare solo perché te lo dice lei." Alessandra mi indica. "E tu è inutile che ti scandalizzi. Lo so che non vi importa se me ne vado, e soprattutto non vi deve importare dove vado. Continuate pure a pensare che la mia vita sia bellissima e che me ne sparirò a Londra a lanciare il riso ad Harry e Meghan. Tanto sono mille volte meglio loro e i loro orrendi cappelli che voi. "

Alessandra ci sorpassa, liberandosi dalla stretta di Francesco con facilità. Allora lui prova a fermarla in altri modi, cercando di non farle male, ma lei non gli riserva le stesse accortezze e lo scansa malamente, arrivando addirittura a colpirlo con una gomitata sul petto.

"Ho fatto aikido e taekwondo per due anni, e sto seguendo un corso di difesa personale." lo minaccia. "Ti conviene levarti di mezzo, Pel di carota, se non vuoi di nuovo un occhio nero a causa mia."

A questo punto pure lui demorde, e alza entrambe le mani, facendo un passo indietro. La sua espressione è molto dura, sicuramente adirata, ma sotto sotto anche offesa e dispiaciuta per le conclusioni a cui sta volgendo il litigio. Sono certa che non volesse che Alessandra facesse fagotto, però in un certo senso ha fatto tutto da sola, ha agito in modo permaloso e gli ha fatto un dispetto troppo grande perché lui abbia voglia di pregarla di rimanere. 

Non so nemmeno se, come dice lei, lui sia più contento ad averla qui o fuori dai piedi. Non si capisce.

"Oh, non ostacolerò il tuo cammino, Strega del Male... tanto non sei mai stata veramente dei nostri, no? Non l'hai mai voluto."

È chiaramente una provocazione che comprendono loro due meglio di ogni altro e, difatti, Alessandra gli rivolge un sorrisetto, prima di scendere le scale: "Una volta nemmeno tu ti sentivi dei nostri, ma a quanto pare sono l'unica dei due ad essere rimasta fuori. E, sinceramente, Malpelo... meglio così. Buon matrimonio."

Lei sparisce e io e Francesco ci guardiamo negli occhi. Qualche secondo dopo, sentiamo la porta principale sbattere e il rumore del trolley che passa sui sassi del vialetto. 

Alessandra Gruccia se n'è andata da villa Magna e nessuno, tranne noi, ha cercato di fermarla.

***

PRIMO BREAK

Ve l'avevo detto che qualcuno se ne sarebbe andato XD Quanti sono realmente dispiaciuti?

Prima di andare avanti con la seconda metà del capitolo, che richiederà molta forza di spirito da parte vostra, vorrei mostrarvi un disegno che Angelica ha creato proprio in onore di questi due pel di carota.

Image and video
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Purtroppo avevo in mente tanti bei momenti social, ma attualmente non è possibile crearli, quindi ringraziamo che ci sia sempre tutto questo talento a nostra disposizione. Per il prossimo break ho pensato a una piccola chicca che spero vi faccia quanto meno sorridere e riprendere da questo capitolo dai toni non proprio felici. 

Ora fate uno spuntino, bevetevi una bevanda energetica e su con la vita!

Buona lettura! <3


***

Alla fine Mattia mi ha richiamato.

Sembrava tranquillo, al telefono, e ha minimizzato il tutto dicendo che Magno li ha coinvolti nella sua crisi pre-matrimoniale e che è stato preso dal doverlo calmare, quindi non ha nemmeno controllato chiamate e messaggi.

Vabbè.

Io non ci credo, ma vabbè.

Il fatto è che poi, quando è tornato dall'azienda di vini, interagiva normalmente con me, e quando dico normalmente, intendo in una spaventosa assenza di comportamenti infantili, fastidiosi o bizzarri. Questo mi ha messo in allarme: io e lui non possiamo dialogare normalmente. E soprattutto, Mattia non si può comportare come se nulla fosse, dopo che abbiamo passato una notte epica assieme e, ancora più importante, ci siamo scambiati promesse di enorme portata. È stato lui stesso, prima di finire sotto le coperte, a dire che l'indomani avremo parlato dei piani per il futuro. Che è successo nelle successive ventiquattr'ore, l'hanno rapito gli alieni?

Ok, capisco che c'è stata l'inaspettata incursione di Sayid, ma... voglio dire, non può averlo sconvolto così tanto, specialmente dopo le mie personali rassicurazioni. Invece si è eclissato ed è poi ricomparso nelle vesti di un Mattia Zingaretti che non ha fatto un ballo delle debuttanti con me in giardino, non si è commosso alla mia decisione di seguirlo ovunque andrà e non ha speso le sue ultime giornate di vita a litigare con la sottoscritta, PERCHÉ LA AMA ALLA FOLLIA.

Sono turbata.

Se davvero il motivo di questo suo isterismo è Sayid, allora non ho proprio più dubbi. Parlo con lui e gli dico di andarsene. 

Effettivamente tutta la mia compassione iniziale è svanita nelle ultime ore: pensavo che potessimo essere amici, ma ho fatto male i calcoli e Sayid è sufficientemente irritante per meritarsi una sfuriata da parte mia e un calcio nel sedere. Gli pagherò il biglietto di ritorno, se è necessario.

Ma prima devo assolutamente vedere Mattia: voglio rassicurarlo nuovamente, parlargli faccia a faccia, e soprattutto comunicargli la decisione affinché non abbia più il minimo dubbio. Così, senza avvisarlo, ho deciso di andare a trovarlo in camera sua.

So che oggi pomeriggio deve provare il completo da testimone (che a me non è ancora arrivato, tra l'altro) e quindi volevo unire l'utile al dilettevole, dando una sbirciata e approfittandone per completare i discorsi. Tutti i discorsi, si sottintende. A tal proposito, ho pure portato con me la sua felpa lavata e stirata: entrerò fingendo di essermi dimenticata di restituirgliela, per poi passare casualmente all'argomento 'rispedisco a casa Sayid' e finire con un 'ci ameremo per sempre, ora possiedimi su questo letto'. Mi sembra un buon piano.

Tuttavia, appena arrivata di fronte alla porta bianca della camera incriminata, mi rendo conto che ci sono già degli ospiti. La porta è ben chiusa, purtroppo, ma avvicinandomi sento più di una voce e... ovviamente, naturalmente, prevedibilmente, mi incollo al legno per origliare meglio.

Chissà quanto rimpiangerò questa cosa da qui a dieci minuti.

Prevedo drammi.

I due interlocutori sono di sicuro Mattia e Pierpaolo e stanno parlando a toni medio-alti, quasi discutendo, direi. Si spera stiano dibattendo su una cucitura fuori posto del vestito da testimone, ma, purtroppo, non ci giurerei. Infatti, chi sento parlare per primo è proprio Pierpaolo, il quale, con insolito garbo afferma: "Mattia, sei proprio un coglione."

Non si preannuncia un bello spettacolo.

"Ok, ipotizziamo che io sia davvero un coglione." gli risponde l'altro, seccato. "Avrei comunque i miei motivi per prendere certe decisioni, no?"

"Ma sono dei motivi coglioni!"

Pierpaolo si trova chiaramente vicino alla porta, perché lo sento più nitidamente. La voce di Mattia, invece, suona lontana, ma comunque tesa e agitata.

"Senti, sei sei venuto solo a insultare, quella è la porta."

"Ehi, ehi ehi, bello, sei tu che hai chiamato me, ok?" un tonfo sulla porta mi fa indietreggiare ed avere contemporaneamente un mini-infarto. "Se vuoi me ne esco volentieri, perché stare ad ascoltare queste idiozie mi deprime."

La maniglia si abbassa e tanti mini-infarti.

"No!" 

San Mattia, mi hai salvato da un'enorme figuraccia.

"Stai qui, hai ragione. È solo che mi sento leggermente attaccato." si lamenta Mattia.

"Scusa, Zingarettino indifeso, ma una volta che chiedi la mia opinione, sei costretto ad accettarla. Non sempre posso essere favorevole alle tue scelte."

"Non lo sei al 90% delle volte."

"Sarà perché sono scelte di merda. E comunque lei fai lo stesso, quindi..."

Mattia sbuffa: "Vedi, ti sembra un atteggiamento normale? Non stai nemmeno provando a capirmi."

"Perché quello che sta succedendo è incomprensibile per me!" sbotta Pierpaolo. "Se tu ti stai facendo intimidire da quel beduino del deserto, significa che tu hai dei problemi, Mattia, non lui!"

Beduino del deserto?

Sarà mica Sayid, vero?

"Non è solo Sayid il problema."

Oh, cielo.

"No, infatti, il problema è la segatura che hai in testa." dice Pierpaolo. "Mattia, non so se capisci la gravità della situazione, ma hai appena detto che vuoi rinunciare all'opportunità più grande della tua vita. Io... mi dispiace, Mattia, ma io penso che tu sia stupido."

A quale opportunità sta rinunciando? Spero che si tratti della missione in Siria. È giusto che ci rinunci. E se a Scilla non va a genio, peggio per lui. Posso entrare in qualsiasi momento e picchiarlo, se la sua opinione dovesse interferire con la futura vita coniugale di me e Mattia.

"Ho detto che sto pensando di rinunciare, Pierpaolo, quindi non avventarti su di me, come se avessi già fatto qualcosa di definitivo."

"Ok, ok, hai ragione." dei passi e poi anche la voce di Pier si fa più lontana. "Allora spiegami, perché stai avendo questo pensiero? È per colpa di quel bed- ah, fammi essere civile, ti prego, è per colpa di Sayid?"

"Anche. Ma-"

Rumori e agitazioni.

"Mi fai parlare o mi devi interrompere ad ogni pisciata di cane perché ti parte l'embolo? Porca puttana, Pier." Mattia sospira. "Stavo dicendo che è anche colpa di Sayid, perché nonostante io provi a non farmi suggestionare, non ci riesco. Diciamo che è solo un ennesimo punto a sfavore della situazione che c'è già."

"E la situazione che c'è già è..."

"Eh." sospira.

"Coraggio, Zingaretti, a completamento, vai. La situazione che c'è già è..."

"Una merda."

"Bravo, e per colpa di chi? Tua. Vedi che ci ricongiungiamo sempre alla stessa teoria?"

"No, non sono io, Pier, è..." rumore di molle schiacciate dal peso di Mattia sul letto. "È lei."

"Oh Dio, è un incubo." il commento di Pierpaolo è accompagnato da un sospiro sfibrato, come se stessero avendo una conversazione che ha già avuto luogo molte volte.

"Sta aspettando di parlare con me sul nostro futuro, ma non so che diavolo dirle!" prosegue Mattia, nervoso. "Ho cercato di prendere tempo, ma più penso, più sono confuso e gli ultimi avvenimenti non hanno fatto altro che mandarmi in paranoia ancora di più. E no, se stai per dire di nuovo che è solo colpa del beduino, risparmiatelo, non è solo quello. È che sono combattuto se ascoltare ciò che lei vuole, o proseguire per la mia strada, se faccio bene a seguire il mio progetto di vita, o sei dovrei cambiare idea per non forzare le cose. È difficile quando molli tutto; sei davanti al rischio di rimanere completamente a mani vuote e... fa paura, cazzo."

"Ma tu non devi mollare tutto, Zingaretti, quella è una tua malsana idea!" molle che scricchiolano di nuovo; probabilmente Pier gli si è seduto vicino. "Non capisco come nelle ultime ventiquattr'ore stai pensando di voler mandare tutto a puttane, dopo gli sforzi, dopo i sacrifici, dopo letteralmente cinque anni di merda che hai sopportato per poter arrivare a questo punto."

Cosa stanno sentendo le mie orecchie, gente.

Ho come...

Ho come il desiderio di morire, tipo.

"Senti, odio dire questo, fidati." Scilla non si arrende proprio. "Ma sono il tuo migliore amico e devo farlo, soprattutto perché tu me l'hai chiesto, coglione, perché sai che stai facendo qualcosa di sbagliato. Ed è un discorso che va persino contro i miei principi, ma quello che hai tra le mani è sacro. Hai investito te stesso per avere una proposta del genere, in una posizione del genere e in un momento del genere della tua vita. Come può essere rovinato?"

Silenzio.

Pierpaolo riprende: "Per come la vedo io, non può essere rovinato. Né da Nelli, né dal beduino, né dai tuoi stupidi dubbi." 

"Lo so."

"Era o non era il tuo obiettivo principale? Non è stato il motore delle tue azioni per anni e l'unico motivo per cui hai faticato come un folle in Accademia?" 

"Sì, lo è."

"E allora perché ci rinunci? Perché hai parlato con il cuore a Marinella, perché lei ha finalmente deciso di cedere?"

"Ha solo introdotto un'alternativa."

"E ti sta piacendo fin troppo, vedo."

"Pierpaolo..."

"No, dimmi, Mattia. È chiaro che dipende da questo. L'hai detto tu stesso prima, che 'è lei'."

"Sì, ok, lo ammetto, ora c'è in gioco anche quello che mi ha detto l'altra sera, ma principalmente io... insomma, sta tutto a livello sentimentale."

"Odio dover fare l'avvocato del diavolo, ma penso che tu debba piantarla di farti influenzare dai sentimenti. Specialmente quando riguardano lei. E te lo giuro, mi sta uccidendo dirlo, dato che per una volta stai ottenendo quello che hai sempre sperato e anche io avrei desiderato con tutto il cuore per voi due, ma è arrivata un po' tardi con la proposta di seguirti, non credi? L'hai aspettata per anni, Mattia, e ora che hai qualcosa di concreto in mano..."

"Credi che io non ci abbia pensato? Sono arrabbiato con lei. Sono felice che abbia ceduto, certo, ma porca puttana, avrebbe dovuto e potuto farlo molto prima! Adesso non fa altro che sconvolgere i miei piani, non fa altro che incasinarmi ancora di più."

"Ti incasini da solo. Prima sei di un'idea, poi mi dai ragione; ti fai influenzare da chiunque: da me, da lei, da Sayid... si può sapere tu che cosa pensi?"

"Penso che ho tra le mani una scelta di vitale importanza e che con ogni probabilità prenderò la decisione sbagliata. La farò soffrire di nuovo. Soffrirò anch'io. Soffriremo tutti. Che meraviglia."

"Quindi è per questo che hai pensato di rinunciare. Vuoi tentare di risolvere in questo modo?"

"Sì."

"Ma lo vuoi davvero? Voglio dire, dentro di te, sotto quella miriade di pare mentali, e al di là della confusione sentimentale di questi giorni, tu... sei seriamente disposto a lasciar perdere quest'occasione e continuare a lavoricchiare e studiare in Accademia, con Nelli che vive da qualche parte lì a Modena e solo i weekend per vedervi?"

"No."

"Sii, sincero, Mattia, non dirlo per accontentare me o per paura che mi arrabbi. Vuoi davvero rinunciare?"

"No che non voglio, cazzo, Pierpaolo!" esclama. "Non voglio e non vorrei per nessun motivo al mondo, lo sai! Ma dopo ieri e stamattina, io... come diavolo ne esco?"

"Sai benissimo come puoi uscirne."

"Sì, lo so, restando per una volta sulle mie orme, non lasciando che delle cazzate mi influenzino. Ma vorrei che provassi a starci tu un secondo con lei; ti ubriaca di cazzate. E il suo ex pure! Magari ho sbagliato tutto fin dall'inizio, non dovevo nemmeno venire qui."

"Senti, drama queen, stai rompendo il cazzo." sbuffa Pierpaolo. "Stai piagnucolando senza concludere niente. Hai chiesto la mia opinione, te l'ho detta, ma comunque non la stai considerando e non la considererai. Sappiamo che alla fine farai quello che vuoi tu, giusto?"

"Beh... è importante il tuo parere, ma comunque sì."

"E allora vedi di fare realmente quello che vuoi tu. Quello che vuoi, Mattia, non quello che vogliono gli altri, o che vogliono farti credere di volere. Quanto tempo hai per avvisare il capitano Stella?"

"Per sua sfortuna, è ancora luogotenente, finché qualcuno, che sarei io, non prende il suo posto, anche se appena diventerà capitano mi farà il culo per tutto questo. Comunque tre giorni. Al massimo."

"E allora usali per far pace con te stesso."

"Sì, ma anche se fosse, non saprei come dirlo a Nelli, quando parlargliene, che cosa dirle, io... vorrei solo che fosse meno presa da me, e io da lei. Almeno verrebbe tutto più facile... ogni scelta sarebbe più facile."

"Sei troppo terrorizzato dall'idea di fare del male a quella ragazza con le tue scelte."

"Sarà perché faccio sempre scelte di merda."

Qualche secondo di silenzio in cui probabilmente Pierpaolo annuisce, poi i suoi passi si dirigono verso la porta: "Usa questi tre giorni per riflettere, e vedi di fare scelte intelligenti, poi tutto verrà da sé con lei. Vedrai."

Prima che la porta si apra e qualcuno mi veda qui fuori impalata ad origliare e asciugarmi le lacrime, precedo Pierpaolo e busso.

"Sì?" chiede Mattia, la voce alterata dalla sorpresa.

Mi schiarisco la voce, mentre impiego tutta me stessa a dissimulare il malessere e a sistemare il mascara: "Sono Nelli. Ti ho riportato la felpa."

Qualche secondo di trambusto e silenzio imbarazzato mi danno anche il tempo per allargare il mio sorriso, poi la porta si apre e: "Oh, Pier, ci sei pure tu!" 

"Ciao, Nel, che ci fai di bello in camera di Mattia? Capitata per caso?" mi fa l'occhiolino, mentre provvede a spostarsi più distante, verso l'armadio.

Tutti ottimi attori, qui.

"Sai com'è." continuo la recita ridacchiando. "Anche se non pensavo che qualcuno avrebbe avuto la mia stessa idea... se volete, vi lascio a qualsiasi esperimento gay steste facendo."

"Stavamo solo per provare il mio vestito da testimone." fa Mattia, alzandosi dal letto per aprire l'anta dell'armadio. "In modo per nulla gay, ovviamente. Vuoi vedere?" mi chiede, risultando quello dei tre che sa recitare peggio.

Se io e Pier, infatti, siamo stati eccellenti nel cancellare gli effetti degli ultimi cinque minuti, come se non fossero mai esistiti, Mattia ha le orecchie rosse e lo sguardo fugace. Per fortuna, non sanno che ero qui fuori ad ascoltarli e mi sto impegnando come una pazza per sembrare normale, proprio perché voglio che non sospettino assolutamente nulla.

"No, non vorrei che portasse sfortuna." rispondo, mentre poso la sua felpa sul letto.

"Ah, grazie." dice lui, notando che l'ho fatta lavare e stirare.

"Prego." gli sorrido. "Me la sarei tenuta, ma mi avevi chiesto il contrario. Comunque..." tossicchio. "Lascio voi uomini fare le vostre porcate. Magari ci vediamo stasera, Mattia?" gli chiedo fissandolo e bloccando un magistrale nodo alla gola che sta per salire.

"Certo."

"Dobbiamo finire un sacco di discorsi." questa battuta mi esce meno bene di quanto avrei voluto, ma mantengo comunque il sospetto lontano e recupero con un sorriso addirittura convinto.

Anche lui sfoggia la sua solita sicurezza, che però ora so essere assolutamente finta: "Dobbiamo ancora cominciarli."

"Già." sto al gioco, frivola e flirtante. "A stasera. Non sprecare tutte le energie con Pierpetua, magari, mi raccomando."

"Ciao, Nel." saluta Pierpaolo, mentre mi dirigo verso la porta. "Non sai cosa ti perdi, ti manderò una foto."

"So cosa mi perdo!" ribatto, maliziosamente, indicando Mattia e suscitando la risata di Pier, e andandomene così dalla stanza, con la porta chiusa alle mie spalle.

Sì... so cosa mi perdo.

L'ho perso per cinque anni, l'ho vinto per venti giorni, e ora lo perderò di nuovo.

***

SECONDO BREAK

Non voglio commentare, quello spetta a voi.

L'unica cosa che voglio fare in questo break è proporvi una piccola distrazione con la speranza che vi possa ridare un po' di allegria.

Dato che non ho potuto creare momenti social per questo capitolo, ho pensato a che altro avrei potuto fare e mi è venuta l'ispirazione grazie a un hashtag che ho visto qualche giorno fa in Instagram. Molti personaggi famosi postavano una loro foto in primo piano, da bambini, per il cosiddetto First Headshot Day, ossia un giorno dove si condivideva, per l'appunto, uno dei primi scatti fatti da piccoli.

Ho pensato che sarebbe stato bello raccogliere le foto dei nostri amati personaggi da bambini e quindi eccoli qui, tutti tenerelli e privi dei disagi da cui ora sono afflitti:

Image and video
hosting by TinyPic

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C'è una versione di entrambe le immagini con i nomi dei personaggi scritti in corrispondenza della rispettiva foto, ma ho deciso che la pubblicherò in Instagram verso sera. Quindi, se leggete il capitolo prima, vi invito a indovinare chi è chi, tenendo conto che i presenti sono 18 e che vi scrivo di seguito quali sono, in ordine sparso, così non potete confondervi con altri non presenti: Alessandra, Francesco, Nelli, Mattia, Eva, Pierpaolo, Lorenzo, Tommaso, Federica, Diego, Cris, Marco, Ilenia, Shymée, Patrizia, Amerigo, Gloria e Magno (manca Vacca perché non riuscivo a fare l'immagine con un numero dispari e ho tirato a sorte chi non avrebbe partecipato #ripVacca).

Se volete tentare la fortuna, scrivetemi un commento qui, o una recensione con la lista di nomi a partire dalla prima foto in alto a sinistra. Se fate tutto giusto, rispondo a una vostra curiosità su "Io e te" <3

E ora ritorniamo seri, facciamo un profondo respiro e cerchiamo di affrontare la fine di questo capitolo. Non sarà lunga, ma sicuramente intensa.

Vediamo che cosa ha deciso Nelli...


***

"Grazie per la comprensione, Sayid, davvero." 

Stringo entrambe le mani di Sayid tra le mie e indugio in questa posa finché non vedo arrivare Mattia con la coda dell'occhio. 

"Ora devo andare. Ciao." mi congedo, sciogliendo il nostro contatto e voltandogli le spalle.

Mattia stringe fra le mani la cartellina che gli avevo consegnato, dove abbiamo raccolto tutto ciò che finora abbiamo annotato per il discorso. Ci stava guardando da lontano, anche con certa curiosità, ma ora si è avvicinato alle sedie del tendone e ha preso posto, allungandone una anche per me.

"Ciao, che puntuale." commento, mentre anche io mi siedo e poso la mia cartellina sul tavolo.

"Mi hai scritto 'sette e mezzo sotto al gazebo, o ti rigo la macchina'. Ho pensato che avrei fatto meglio a rispettare i tuoi dettami."

"In effetti..." concordo, un po' in imbarazzo. "Allora, bello il vestito? Come ti sta?"

Mattia fa spallucce: "È bello il soggetto, mi starebbe bene anche un sacco di patate. Ho interrotto qualcosa fra te e Sayid?" chiede, evidentemente incapace di trattenere la domanda.

Ma io sono amaramente compiaciuta che l'abbia notato.

Ho fatto apposta ad avere Sayid nei paraggi per potermi far vedere da Mattia. Avevo scritto anche a lui dicendo di vederci sotto al gazebo poco prima delle sette e mezza, per parlare. 

Non gli ho detto di tornare a New York.

No, nemmeno in Libano, no.

Gli ho semplicemente chiesto scusa se i miei comportamenti degli scorsi mesi l'hanno spinto a dover prendere certi provvedimenti. Mi sono scusata per come l'ho trattato, per essere stata distante e così poco chiara. Mi sono scusata per averlo, tra virgolette, tradito. E gli ho detto che anch'io voglio rimediare con lui... che voglio farmi perdonare.

Ovviamente, non è vero niente.

Ma mi serviva un'altra scusa per spingerlo ancor più verso di me. 

Lo so, vi avevo detto che non lo voglio, e infatti non lo voglio. Ma, in questo caso, con molta riluttanza, ho bisogno della sua vicinanza.

Ha a che vedere con quanto accaduto poco fa? Certo. Probabilmente sto rovinando tutto? Sì, certo. Ero consapevole che non avrei mai e poi mai dovuto origliare onde evitare tutto questo? Certo, ve l'avevo pure detto.

Ma stavolta ho veramente pensato a cosa devo fare.

Mi sta costando una fatica enorme, un sacrificio disumano, ma sto categoricamente scartando tutti gli istinti che mi vengono, tutti i piani più stupidi a cui penso, tutti i raggiri idioti che mi balzano alla mente. Prima, mi sono semplicemente guardata allo specchio e ho immaginato di non esistere. Non ho pensato a cosa dovrei fare per il mio bene, ma a quello che devo fare per il bene di Mattia.

E, per il bene di Mattia, ho concluso, devo sacrificare il mio.

"Sì, mi ha appena dato una notizia assurda." gli sorrido, lasciandogli credere che la cosa mi ecciti.

"Ti prego, dimmi che non stai per avere un baby Sayid." Mattia scherza, ma non del tutto.

"Scemo." rido. "Ha detto che ha comprato un appartamento a New York."

Mattia sbianca.

"Non uno qualsiasi, altrimenti la cosa non mi sfiorerebbe nemmeno, ma uno che stavo tenendo d'occhio da un po' e che mi faceva letteralmente commuovere. Sai, un bilocale di quelli in stile industrial, ma reso moderno dall'arredamento e con una vista pazzesca. È al ventunesimo piano di un edificio, ha un terrazzo grande come il mio ex appartamento."

"Wow, quindi Sayid è uno sceicco e non te l'ha mai detto."

"Non è ricco. È solo che stava risparmiando da un po' per fare questa follia."

"Una follia non ha motivazioni consistenti alla base." nota Mattia. "Evidentemente è una scelta ben pianificata, dato che non è nemmeno un monolocale. Casualmente."

Mi schiarisco la voce, mentre inizio già a sentire la pressione di questa conversazione: "No, infatti. L'aveva presa per noi, o meglio per farmi una sorpresa, convinto che ci saremmo rimessi assieme. Che stupidaggine."

"È un azzardo molto grande."

Scuoto la testa: "Una mossa stupidissima."

"Non l'apprezzi, quindi?"

"No!" esclamo. "L'idea di base secondo cui uno dà così per scontata una persona, e soprattutto i suoi sentimenti, è davvero orribile." e a questo credo davvero, però mi costringo a continuare il discorso verso altre sfumature. "Comunque ormai la spesa l'ha fatta. E...ed è una spesa enorme, accidenti. Sarà difficilissimo per lui, da solo, gestire tutto. Il posto, per carità, è una favola, insomma... diciamo che mi ha dato una notizia che mi ha fatto un po' pensare, tutto qua."

Io ho gli occhi fissi sulla cartellina, Mattia invece su di me, e non li sposta per svariati secondi, rimanendo completamente immobile.

"Insolito che tu abbia di cui pensare." commenta solamente, dopo un po'. 

"Ho solo detto che è una casa bellissima, tutto qui. Mi ci sono fatta gli occhi per mesi e sapere che ora è di Sayid è solo... è un po' paradossale, ecco."

Sayid l'ha fatto davvero, me l'ha comunicato prima, e sì, adoro troppo quel bilocale, ma tutto il resto è una bugia. Non mi ha per nulla fatto una bella sorpresa, non mi ha invogliato ad andarci a vivere con lui, e se è per questo non mi ha nemmeno minimamente fatto sentire in colpa, come lui sperava. È stato tutto solamente opportuno ai miei secondi fini con Mattia, ma la casa Sayid se la può tenere, non mi importa.

E ve lo giuro, sto morendo dentro nel mentire così spudoratamente e nel vedere quanto le mie parole stiano ferendo Mattia. Ma devo... devo farlo.

"Comunque, meglio che iniziamo a scrivere; non vorrei che ci prendessimo in ritardo. Che ne dici?" accenno ai fogli e le penne posate sul tavolo.

"Certo." Mattia annuisce e, così, ci mettiamo al lavoro.  

È chiaro che tra tutti i discorsi che dobbiamo fare, l'unico che farà progressi, stasera, è quello per Gloria e Magno.

Ma sto facendo un favore a tutti, lo sappiamo.

Ciò che Mattia vuole realmente, per se stesso, è prendere parte a quella missione in Siria, diventare luogotenente, dare un senso ai suoi difficili anni passati. E io glielo sto impedendo. Anche se non gliel'avessi espressamente chiesto, Mattia sa che ne soffrirei e l'idea di farmi soffrire lo manda in pallone, perché lui per me prova davvero qualcosa di forte, su questo non ho dubbi. Ma sarebbe troppo difficile per lui... sia accettare che rifiutare.

Certo, potrei sempre uscirmene con un rinnovatissimo entusiasmo e dirgli che ho cambiato idea, che sarei super contenta se lui andasse in Siria, che sarei orgogliosa della sua posizione.

E vi giuro, ho pensato attentamente anche a questa alternativa.

Ma alla fine dei conti, ho concluso che non sarebbe affatto credibile. Non da parte mia, per lo meno. Una persona che per cinque anni ha vissuto in uno stato di alienazione e depressione perché il quasi ragazzo si è iscritto all'Accademia militare, e che fino al giorno prima ha dichiarato estrema opposizione alla missione in Siria, non può magicamente esserne addirittura entusiasta. Mattia non ci cascherebbe mai... nemmeno alla mia performance migliore, semplicemente perché lui in questi cinque anni ha visto, ha sperimentato, ha capito in che razza di buco nero finisce Marinella, al solo pensiero che lui stia correndo dei rischi.

Quindi l'unica via è quella che lui ha personalmente proposto: vorrei solo che fosse meno presa da me, e io da lei. Almeno verrebbe tutto più facile... ogni scelta sarebbe più facile.

Sarebbe la sola ipotesi che potrebbe spingere Mattia a fare quello che davvero vuole, senza rimorsi. E si dal caso che il mezzo per garantire questo risultato sia a portata di mano, giunto qui proprio ieri, e già operativo verso lo scopo da raggiungere. Non solo mi sforzerò per sembrare meno presa da Mattia, ma gli farò pure credere di essere presa da Sayid.

E, addirittura, penso che mi verrà più facile la seconda.

Mi sta piangendo il cuore, in questo momento...

No, ma che dico, non mi piange il cuore, tutto il mio spirito piange, ha pianto prima nel silenzio della mia stanza, e piangerà pure dopo, e domani, e dopodomani, e so per certo che in quel buco nero ci finirò per sempre, dopo che tutto questo sarà finito.

Ma se è servito a qualcosa stare qui a villa Magna con Mattia, in questi giorni, e condividere con lui tutti questi bei momenti, queste emozioni uniche e questi sentimenti sconvolgenti, allora posso dire di aver finalmente imparato come si ama. 

E io... amo Mattia.

Costi quel che costi, per la prima volta farò un vero gesto d'amore per lui. Facciamolo uno strappo alla regola, no?

***

ANGOLO AUTRICE



Che cosa potrei mai dirvi in questo momento?

Sinceramente non trovo davvero nulla che faccia al caso. Nulla di nulla di nulla.

Penso che lascerò a voi tutte le considerazioni, tutti i commenti e tutte le domande... sempre se vi andrà di farne. Io non ho alcuna dichiarazione da fare, per adesso.

Passo direttamente alle informazioni, dunque! Questo che avete letto è il capitolo numero 15 e io ne ho previsti 22/23, quindi se tutto va bene, fra soli 7 capitoli "Io e te" finirà e io non ci posso credere. Comunque, questo è un discorso a parte. Fortunatamente, i capitoli saranno intervallati da qualche OS, anche se la prossima pubblicazione in programma è un altro capitolo, quindi il numero 16, che spero di riuscire a scrivere nel giro di 10/15 giorni.

Anche nel caso di questo capitolo, mi sono presa talmente tardi che ho voluto evitare di passarlo ad Ellie per la revisione. Non è colpa sua, ma mia e sono sicura che troverete svariati errori, come la virgola prima della e, che in questo capitolo boh, evidentemente andava di moda.

Mi dispiace anche non aver potuto far fare più disegni; quello che vedete è merito di Angelica che mi ha pazientemente ricordato la sua disponibilità, ma la prossima volta sarò più adempiente sia con lei che non Nicole <3 Per quanto riguarda, invece, il giochino del #firstheadshot, sappiate che ieri mi sono divertita davvero un sacco e che sono seria: a chi di voi indovina lascerò fare qualche domanda, anche succulenta, ma ovviamente non spoiler XD Badate, non è facile indovinare tutti!

Prima di lasciarvi all'Indovina Chi, però, qualche domanda ve la faccio, magari anche per guidare il vostro commento, nel caso aveste avuto in mente di scrivere un unico corpus di minacce alla sottoscritta XD

1) Siete contenti della riappacificazione tra Davide e Nelli? Vi sembra che il loro legame sia più stretto?

2) Che cosa pensavate durante la mega litigata tra Francesco e Alessandra?

3) Cosa pensate che accadrà ora che lei se n'è andata? A qualcuno dispiacerà? C'è la possibilità che ritorni almeno per il matrimonio?

4) Ok, ora passiamo al tasto dolente, lascerò questa domanda molto aperta: commenti sulla parte centrale del capitolo?

5) Per quanto riguarda invece l'ultima parte, quella dopo il secondo break, cosa ne pensate? Siete d'accordo o in disaccordo con la decisione di Marinella?


E' stata molto dura. Molto molto dura, davvero, per tutti. Sicuramente per voi che avete letto, ma anche per me che ho scritto, davvero.

Anche io ho le mie idee, ovviamente, ma scelgo di non pronunciarmi. L'unica cosa che vi posso dire è di continuare a leggere e vedere come si evolve la vicenda in questi ultimi sette capitoli, nonché verso la sua definitiva conclusione.

Con questo invito, vi porgo i miei saluti e vi auguro un buon sabato. Vi ringrazio per aver seguito con tanto entusiasmo la pubblicazione delle 3 OS che hanno intervallato questo e il capitolo precedente e vi lascio qui il link della raccolta, nel caso non abbiate avuto modo di leggere e vi faccia piacere nell'attesta del prossimo capitolo: Raccolta OS - Io e te 3
Verrà successivamente aggiornata, man mano che compariranno OS nuove.

Mi raccomando, non odiatemi nei commenti, ok?

Alla prossima,

Daffy



***


Contatti:

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Amazon (per comprare "Io e te 1" cartaceo o Kindle)

Link per "Io e te 2" su EFP



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