Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: __Talia__    05/05/2018    33 recensioni
Isabella era una ragazzina sciocca ed innocente la prima volta che aveva visto Dean Winchester, e lui aveva sperato di trovare un angolo di normalità con lei.
Sono passati 3 anni; Isabella è stata costretta a crescere e Dean ha capito che le distrazioni non sono più concesse. Eppure la prima volta che si sono visti vecchi sentimenti e nuovi rancori hanno invaso le anime del due ex amanti, che non sono più gli stessi. Dopotutto Isabella era cambiata, ora inseguiva una vendetta che l'avrebbe, forse, portata alla distruzione mentre Dean aveva superato troppo dolore ed orrori indicibili per pensare che ci possa essere un lieto fine alla sua vita.
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Continuava a correre, il vento tra i capelli scuri e i rami che le graffiavano il viso, ferendola. Fino a qualche minuto fa lei era il cacciatore mentre ora era diventata la preda. Aveva fatto un errore madornale e stupido, aveva sottovalutato il suo nemico e aveva lasciato che lui usasse le sue debolezze contro di lei e ora si ritrovava a scappare in territorio nemico e sentiva i suoi passi dietro di lei, far tremare il terreno su cui correva, avvicinarsi sempre di più. Lo stava cercando da tre giorni, aveva setacciato tutta quella cittadina nel Michigan sperando di trovarlo prima della luna piena e c'era arrivata, l'aveva scoperto e aveva sperato che ragionare con l'uomo fosse facile, invece era scappato e presto si era trasformato in un licantropo. E lei non aveva abbastanza munizioni per riuscire a fermarlo...era stata una idiota, aveva sperato di trovarlo prima della luna piena e si era addentrata nella foresta, aveva giocato al suo gioco seguendolo come una pivella. Il rumore dietro di lei si fece sempre più vicino tanto che riusciva a sentire il suo fiato puzzolente di carne e sangue. Si girò e sparò un colpo alla cieca sperando di colpire l'animale che però si rivelò molto più furbo ed abile di quanto fosse lei. Schivò il proiettile con un agile balzo e si buttò addosso ad Isabella, facendola cadere a terra, la pistola le volò a qualche metro di distanza affondando nella neve. La mora riusciva a sentire l'odore di sangue sulla pelliccia marrone, vedeva i canini sporgenti macchiati di rosso segno che aveva già morso o sbranato qualcuno. La sua superficialità aveva portato alla morte di un innocente. Il mannaro si passò la lingua tra le labbra prima di ululare alla luna e tirare fuori gli artigli che si conficcarono nelle braccia della giovane che urlò a piedi polmoni. Socchiuse gli occhi mentre sentiva le lacrime pungerle le palpebre, rendendole difficoltosa la vista, ma decise di affrontare quella bestia; se doveva morire l'avrebbe fatto guardandolo negli occhi. Sempre una morte idiota... pensò prima di vedere il mannaro abbassarsi verso di lei, fiutandola ed annusandola prima di leccarla sullo sterno e sul collo, saggiandola con la sua lingua ruvida, lasciandole una scia di bava disgustosa.
<< Bastardo...>> mormorò lei sentendo le unghie dell'animale muoversi dentro la sua carne, lentamente, facendola sussultare sentendosi sempre più debole. Provò a spingerlo via con le gambe, ma la forza dell'animale era troppa e la schiacciò nuovamente a terra. Era l'ora...lo vide spalancare le fauci, pronto ad attaccare. C'erano due possibilità; o l'avrebbe morsa e resa come lui oppure l'avrebbe divorata ed Isabella sperava vivamente in questa secondo opzione perchè mai avrebbe accettato di vivere in quelle condizioni, di diventare un mostro che presto sarebbe stato cacciato fino alla morte. Chiuse gli occhi, aspettandosi il colpo, aspettando il dolore che però non arrivò anzi; il corpo sopra di lei divenne sempre più pesante, un brontolio di dolore nacque dallo stomaco della belva ed essa si accasciò completamente su di lei, spezzandole il fiato. La bestia lentamente cominciò a perdere il pelo, i suoi arti si accorciarono, il volto riprese ad avere somiglianze umane e la bestia cominciò a tornare umana.
<< Chi abbiamo salvato oggi? >> domandò una voce bassa, roca, una voce che conosceva fin troppo bene e che le feriva terribilmente le orecchie. L'avrebbe riconosciuta in mezzo a milioni. Provò ad agitarsi e liberarsi, ma le braccia le dolevano terribilmente e non aveva le forze per spingere via quel corpo morto.
<< Secondo me è una ragazza >> disse una voce più giovane, più cordiale e gioviale, più liscia. Avrebbe voluto spostare quella carcassa, spingerla via e scappare come una codarda, senza farsi vedere, senza incontrare i suoi occhi...se solo fosse stata più forte, se solo avesse evitato di fare la furba non si sarebbe trovata in questa situazione di merda. Sentì i rami spezzarsi sempre più vicini e alla fine li vide, sopra di lei, e rivide quegli occhi verde bottiglia, il viso dalla mascella squadrata e il sorriso sfrontato che andava lentamente a spegnersi. L'aveva riconosciuta.
<< Ciao, hai bisogno di aiuto? >> domandò l'altro ragazzo, un sorriso dolce e gentile stampato sul volto, i capelli castani erano disordinati e gli ricadevano sul volto e davanti agli occhi, oltre a spettinargli le spalle. Isabella non parlò, si limitò ad alzare un sopracciglio, guardandolo come se la cosa non fosse ovvia. Aveva il petto schiacciato dalla carcassa di un uomo che pesava almeno novanta chili e che le stava spezzando il fiato, le schiacciava i polmoni e le impediva anche solo di fare un qualsiasi movimento.
<< Direi di sì >> si rispose da solo il ragazzo, piegandolsi sulle ginocchia per riuscire a spostare il cadavere da sopra il corpo della giovane che ricominciò finalmente a respirare a pieni polmoni. Isabella tossì, posizionandosi sul fianco per sputare sangue prima di stringere il terreno bagnato tra le dita ed alzarsi, un dolore fortissimo alla spalla sinistra e alle braccia. Non appena fu un piedi sentì il sangue fluirle lungo le braccia fino a bagnarle le dita sottili e la testa cominciò a girarle vorticosamente.
<< Cosa ci fai tu qui? >> domandò Dean facendo un passo verso di lei che subito indietreggiò, mantenendo le distanze, ondeggiando un poco. Abbassò lo sguardo per vedere il cadavere dell'uomo; un piccolo foro all'altezza del petto e un piccolo rivolo di sangue andava a macchiare la neve, tutto il resto del sangue che c'era in quel luogo era il suo. La voce del giovane arrivò aspra alle sue orecchie, la stava giudicando? Lui? Dopo tutto quello che aveva fatto?
<< Lavoro >> rispose secca Isabella, togliendosi la neve dai jeans e dalla giacca prima di tenersi la spalla dolorante con la mano, doveva aver preso una bella botta, ma non sembrava qualcosa di grave.
<< Sei ferita? >> domandò il ragazzo più giovane che sembrava non percepire la tensione che c'era nell'aria. Isabella non avrebbe mai pensato che sarebbero arrivati a questo, non aveva neanche mai pensato di rivedere Dean. Non lo vedeva o sentiva da tre anni, eppure non aveva smesso un attimo di pensare a lui. E quel pensiero la fece infuriare. L'aveva abbandonata, l'aveva lasciata nelle grinfie di suo padre prendendo una strada più semplice...eppure lei non riusciva a cancellare quei pochi attimi di felicità. Perchè li aveva passati con lui.
<< Non mi ha morso, se è questo quello che intendi >> rispose lei con freddezza notando però la quantità di sangue che stava continuando a perdere. Non voleva più dire niente, si girò e fece per andarsene, debole e ferita, impaurita. Non voleva dare risposte a domande che, sicuramente, sarebbero arrivate prima o poi. Voleva allontanarsi da Dean al più presto possibile perchè la sua presenza gli faceva venire in menti ricordi troppo dolorosi, ricordi troppo vividi.
<< Hey Isa, aspetta un attimo >> disse lui, andandole incontro, tentando di fermarla. Bastò che lui le sfiorasse l'avambraccio per farla scattare; si girò e caricò il colpo colpendo Dean in pieno volto, lasciandolo cadere a terra, lo sguardo incredulo. Quel pugno aveva risucchiato le ultime energie che Isa aveva in corpo e per riuscire a stare in piedi dovette appoggiarsi ad un grosso abete, respirando velocemente. Veramente pensava che lei avesse dimenticato tutto? Che bastasse uno sguardo od un sorriso per cancellare cosa era successo anni fa?
<< Hey hey hey! Cosa sta succedendo qui? >> chiese l'altro ragazzo, andando verso Dean, aiutandolo a tirarsi in piedi. Isabella alzò gli angoli delle labbra in un sorriso strano, appena accennato. E pensare che prima mai avrebbe anche solo immaginato di fare una cosa del genere. Lei pendeva dalle sue labbra.
<< Sei impazzita? >> domandò Dean andandole incontro, rimanendo solamente a pochi centimetri di distanza da lei e tutto le tornò alla memoria; loro che litigavano e infine finivano a letto, l'ultima volta che erano stati insieme, il suo profumo, la morbidezza delle sue labbra, quel suo sguardo capace di vederle l'anima...
<< Non avresti dovuto toccarmi...>> sussurrò la ragazza guardandolo con rabbia, guardando poi altrove, cercando di controllarsi in qualche modo. Con uno scatto girò il volto a guardare il ragazzo dai capelli castani, notando subito la somiglianza nelle piccole cose, ricordando immediatamente una vecchia foto sbiadita che Dean le aveva mostrato.
<< Tu immagino devi essere Sam, il suo fratellino...almeno sembra che non si lasci tutti indietro>> Lo sguardo di Sam era confuso e passava da suo fratello a lei in continuazione, come se non capisse tutta quella situazione. Un flash back improvviso e si ricordò gli occhi verdi di Dean che guardavano verso di lei poco prima che suo padre la prendesse e la picchiasse più duramente di quanto mai avesse fatto.
<< Lasciami in pace Dean >> sussurrò lei qualche secondo prima di vederlo aprire e chiudere la bocca più e più volte, come se volesse parlare. Non lo guardò nemmeno negli occhi, si limitò ad andarsene, recuperando la sua pistola in mezzo alla neve prima di dirigersi lentamente verso la cittadina, sentendosi sempre più debole. Ferita. Triste.

 

Arrivò nello squallido motel con le braccia ormai completamente insanguinate, i vestiti talmente sporchi da essere irrecuperabili. Tutti la guardavano, chiedendosi cosa mai aveva dovuto fare per conciarsi in quella maniera, ma Isabella non guardò nessuno e si trascinò lungo la scalinata esterna per raggiungere la sua camera, cominciando immediatamente a spogliarsi. Il licantropo aveva fatto un bel lavoro; c'erano quattro grossi e profondi buchi per ogni braccio da cui continuava ad uscire sangue. Disinfettò e tentò di fermare la fuoriuscita del sangue, sentendosi sempre più debole e stanca. Si trascinò sotto la doccia e si diede una veloce ripulita, vedendo terra e sangue scivolare lungo lo scolo lentamente, rimanendo sotto l'acqua per un tempo che poteva sembrare interminabile. Sentirsi nuovamente pulita era una sensazione fantastica. Spense l'acqua fredda ed uscì cautamente dalla doccia prima di mettersi un accappatoio sopra il seno per cominciare ad asciugarsi. Le sembrava impossibile tutto quello che era accaduto; dall'essere stata messa nel sacco da un licantropo all'incontro con Dean Whinchester. Il problema non era Dean per sé, ma ciò che che esso si portava dietro e, sopratutto, i sentimenti che sembravano essersi risvegliati con prepotenza dopo anni di distanza. Era bastata la sua voce... Lasciò che i capelli bagnati inzuppassero il lenzuolo sotto di lei mentre fasciava strettamente le braccia, andando a macchiare subito le bende bianche. Aveva appena finito di chiudere la seconda fasciatura quando qualcuno bussò alla porta, facendola sobbalzare un poco. Era strano che qualcuno le volesse parlare, a meno che non si trattasse del proprietario del motel che voleva i suoi soldi. Si strinse nell'asciugamano e si pettinò i capelli lunghi con le mani, spostandoli dal volto. Si incamminò lentamente verso la porta, lasciando una scia d'acqua per terra, aprì leggermente la porta per riuscire a vedere chi aveva bussato trovando davanti una confezione di birre e un largo sorriso bianco.
<< Dean...>> sussurrò lei, alzando gli occhi al cielo. Doveva immaginarselo, dopotutto quello era l'unico motel di quel dannatissimo posto.
<< Solo una birra, non chiedo di più >> disse lui, sorridendole dolcemente. Sapeva che non sarebbe riuscita a resistere a quel sorriso ed aveva dannatamente ragione. Isabella chiuse la porta e tolse la catenella, aprendo poi il sudicio portone bianco per far entrare Dean, prima di chiuderla dietro di lui velocemente. Era stanca Isabella, avrebbe voluto dormire e riposare, avrebbe voluto chiudere nuovamente quel cassetto per sempre, ma la verità era che non ne aveva le forze. La verità era che continuava ad aggrapparsi a quei ricordi.
<< Non volevo disturbare il tuo bagno, ma avevi una pessima cera ed ero...preoccupato >> mormorò lui, stappando una bottiglia di birra prima di porgliela prendendone poi una per sé. Preoccupato. Dean preoccupato? Ciò le fece salire un moto di rabbia; che diritto lui aveva di essere preoccupato per lei? Isabella accettà la birra stando ben attenta a non sfiorare le sue dita. Sarebbe stato troppo.
<< Come hai fatto a sapere la camera? >> domandò lei, bevendo un sorso di liquido ambrato prima di prendere il suo borsone, cominciando a tirare fuori i vestiti. Il giorno dopo sarebbe partita per l'Illinois dove sembrava esserci un problema di demoni. Sarebbe stata una lunga traversata, ma dopotutto le piacevano i viaggi in macchina, solitari e senza distrazioni, anche se doveva ammettere che la sua auto era qualcosa più simile ad un rottame, niente a che vedere con la bellissima Impala di Dean.
<< Me lo ha detto il proprietario >> rispose lui con innocenza, bevendo un po' di birra prima di sedersi sul letto, i suoi occhi verdi fissi su di lei. Sembrava di essere tornati indietro nel tempo, quando si vedevano di sfuggita e di nascosto, clandestinamente.
<< Cosa ci fai qui? Veramente >> domandò ancora lui, seguendola con lo sguardo. Isabella era andata in bagno ed aveva cominciato a vestirsi lentamente, sentendo il calore dei vestiti avvolgerla e proteggerla. Aveva freddo in quei giorni e sicuramente la perdita di sangue non stava aiutato, anche se sembrava che la situazione stesse migliorando; stava cominciando a sentire la testa più salda e le energie cominciare a tornare al suo corpo.
<< Te l'ho già detto, lavoro >> rispose lei uscendo vestita dal bagno, frizionando i capelli lunghi e bagnati con un secondo asciugamano. Non li aveva più tagliati da quando Dean se ne era andato, da quando aveva lasciato casa.
<< Perche? Perchè ti sei buttata in questo mondo? >> domandò lui, incredulo. Isabella lo fissò per qualche secondo prima di cominciare a sistemare la camera, buttando le sue cose nella borsa con distrazione mista a rabbia.
<< Non ho avuto altra scelta >> taglià corto lei in un sussurro guardando dritto davanti a sé per un tempo che sembrò interminabile per poi tirarsi su le maniche per controllare le ferite. Che bastardo che era stato. Subito notò che le bende erano terribilmente macchiate di sangue, ma non aveva né tempo né voglia di farsi vedere debole davanti a Dean, non ancora. Abbassò le maniche della maglia e poi guardò il cacciatore con aria circospetta cercando di capire perchè lui fosse ancora lì. La sua birra era ormai finita e non sembrava intenzionato a dire nient'altro.
<< Mi puoi dire cosa stai aspettando? Abbiamo parlato, hai bevuto la tua birra...ora puoi andartene >> disse lei leggermente scocciata, senza però riuscire a guardarlo in volto. Dean si alzò e la guardò con aria interrogativa e misteriosa, un sorriso sghembo dipinto sul bel viso. Lo vide avvicinarsi e le sue dita sfiorarono la sua mano, salendo poi fino all'avambraccio in una carezza leggera e dolce
<< Mi sei mancata...>> sussurrò lui avvicinandosi ancora di più a lei, gli occhi verdi sembravano voler perlustrare ogni centimetro del suo corpo mentre la schiacciava tra lui e la porta. Isabella sentiva il calore del suo corpo contro il proprio mentre l'odore della sua pelle tornò a farle girare la testa.
<< E sei diventata ancora più bella >> mormorò lui carezzandogli i capelli dolcemente, come aveva fatto ormai anni fa. Subito il suo corpo reagì; le venne la pelle d'oca e il cuore prese a battere all'impazzata, ma sapeva cosa fare. Lentamente allungò le braccia ed andò a posare le mani sul petto muscoloso di quello che ormai era un uomo, facendo forza. Lo spinse via, lontano, lo allontanò da lei con una falsa decisione e fece qualche passo di lato, mettendo ulteriormente distanza, notando subito come il suo sguardo si fece subito buio e malinconico.
<< Lasciami Dean...lo hai già fatto una volta, non dovrebbe venirti male, dopotutto >> disse lei fredda, guardandolo con sguardo gelido aprendo la porta per invitarlo ad uscire. Non poteva permettersi nessuna distrazione, non ora, non adesso, non da parte sua. L'avrebbe usata come aveva fatto tre anni prima, l'avrebbe fatta sentire bene, protetta, per poi lasciarla facendola soffrire, lasciandole un vuoto che nessuno sarebbe riuscito a colmare. Isabella lo vide uscire dalla porta con uno sguardo rabbuiato e deluso e subito gli chiuse la porta alle spalle.

   
 
Leggi le 33 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: __Talia__