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Autore: LDstories    06/05/2018    1 recensioni
Prologo: E' pomeriggio, un ragazzo ed una ragazza passeggiano per la città, mano per la mano. Lei 14 anni, lui 16.
E' sera e lei sta piangendo, davanti al computer. Lui le ha scritto che si è fidanzato, ma che non vuole perderla...
Così inizia "Miss Simpatia". Una ragazza, Sofia, che rivive metà della sua storia attraverso Elisa, una ragazza che incontra e in cui, probabilmente, si rivede.
Elisa vivrà, quindi, da ragazza timida nei primi tempi, ma poi avrà le sue esperienze, anche quelle sopra le righe. Non si preoccuperà delle sue bravate, ma queste comporteranno un cambiamento nella sua reputazione. Sia al nord, sia al sud, dove va per una o due settimane, una volta all'anno.
Lì, a un certo punto vedremo Sofia incontrare Mario, con cui avrà una storia passionale e coinvolgente, ma poi? Quando tornerà a casa?
A seguito degli avvenimenti, il suo carattere ridiventerà chiuso, tanto da farle valere un soprannome: Miss Simpatia.
E questo Mario, continuerà, più di Matteo, in assenza e in presenza, a condizionarle la vita, fino a momenti forti e decisioni drastiche.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 27

Un anno prima.

Sofia era davanti a Lia. Stava per tirarle un pugno, non ce la faceva più, ma con sorpresa, anche da parte di Elisa, lo sferrò contro il muro. Così la ragazza la portò o trascinò via assieme a un'amica, che aveva dovuto sollecitare. Erano in una specie di grotta.
A un certo punto Sofia si accasciò e rannicchiata versò qualche lacrima, poi, cominciò a parlare.

- "Nella mia vita sono sempre stata bulleggiata perchè sono una persona debole e a dire il vero non ho idea di come diventare forte. Me ne rendo conto a 20 anni, nella mia vita sono sempre stato il bersaglio perfetto per le altre persone, tranne forse per un periodo.

 

Da piccola ero molto strana, capelli scompigliati, secchiona, il “maschiaccio” che cercava di avere anche amiche femmine, vestita come capitava e timida da vergognarmi a momenti del mio respiro.

 

Inutile dire le prese in giro da parte di qualche bullo e quelle dalle ragazzine un po' cattivelle.

 

Poi crebbi. Ricordo di quell'età la voglia stupida di essere diversa, quella che mi ha fatto iniziare a dipendere da bibite commerciali solo per farmi un nome, quella che in terza media mi faceva fumicchiare qualche sigaretta assieme ai bulli, durante i sabati negli oratori, nell'illusione che mi avrebbero accettata.

 

Superiori. Lontana km dal mio paese. Mi rivoluzionai nel modo di vestire e di sistemarmi. Ho un ricordo stupidissimo del primo anno: tre ragazze già atteggiate che parlavano delle loro esperienze sessuali, mentre

 

io non ne avevo. La cosa stupida è che per me non era un vanto, era una cosa che in quel momento mi fece vergognare da morire, soprattutto quando chiesero a me quali esperienze avessi, provai a inventarmi qualcosa per non sentirmi inadeguata e loro si fissarono fra di loro: avevano colto la balla.

In quegli anni devo dirlo, non ebbi esperienze di sopraffazioni, anzi, ero molto amata.

 

Ero diventata abbastanza svogliata nello studio, cercavo di bruciare le tappe in modo sbagliato -anche se pur facendo la gradassa, ne ero spaventatissima, sono rimasta vergine fino ai 18 anni , nonostante mi professassi come una libertina- C'è da dire che non ero comunque a certi livelli, che vedo soprattutto oggi, anche se quasi cercavo di darne l'aria, dentro ero la solita ragazzina insicura più che mai.

 

Cambiai scuola, nel frattempo le cavolate, che erano già di per se periodiche, diventarono rare, ne feci una, nemmeno particolarmente grave, ma che mi diede tantissimi sensi di colpa, che mi fece capire che non stavo seguendo la mia natura e inoltre a pochi mesi di distanza per la prima volta mi capitò di sentirmi giudicata. Da loro, quelli che un tempo erano miei amici, ragazzi che il giorno prima mi sorridevano, ridevano con me per le mie cavolate, incolpavano altri quando i miei mi rimproveravano, ora tentavano di dissuadere il ragazzo che avevo iniziato a frequentare a non uscire più con me: ero diventata improvvisamente quella che beveva, una puttana, una non raccomandabile. Lui all'inizio se ne fregava dei loro giudizi, ma fu inevitabile, passato del tempo iniziò a dargli corda e mi lasciò in malo modo, trattandomi come una poco di buono.

 

Non lo meritavo, non lo meritavo davvero. Mi fece molto male. Ma non sotto tutti i punti di vista.

 

Cambiai, di nuovo studioso, di nuovo serio, di nuovo me.

 

Non esco, non bacio, non frequento nessuna ragazzo da quando mi ha praticamente lasciata, un anno e un mese fa.

 

E' stato il secondo e , per come lo considero, ultimo ragazzo con cui ho fatto l'amore, il sesso, o come lo volete chiamare.

 

Eppure il mio cambiamento non è stato accolto bene.

 

A cominciare dai miei benamati professori, , che nell'ultimo anno mi hanno preso di mira, facendomi diventare ancora più debole e vulnerabile, mi preferivano più cazzona che seria, mi hanno fatto passare dei mesi infernali.

 

 

 

Ma non solo loro, anche tutti gli altri. Il mio cambiamento è stato visto come un' arroganza, una supponenza, un'ipocrisia, non come un miglioramento. Non posso dire nemmeno una parola senza essere giudicata, a volte qualcuno mi indica, molte delle tue stesse amiche mi guardano male, uno mi ha tirato anche una spallata una volta, guardandomi con aria di sfida. E ne fanno di cotte e di crude loro eh.

 

Oppure ci sono loro, i "potenti", quei ragazzi a cui non ero interessato, per lo più abbastanza conosciuti fra l'altro, che però cercavo di tenere buoni per paura -non fisica ovviamente-. A cui a un certo punto ho dato fine, interrompendo le loro lusinghe. Loro però non la mettono mai la faccia, leccano addirittura i piedi, alcuni hanno avuto la faccia tosta di agire da stronzi, per poi venire da me dicendo che mi aiuterebbero a trovare il colpevole delle loro stesse malefatte. I peggiori, dei frustrati.

 

Io so, che per come sono adesso, non me lo merito, forse neanche per cos' ero, alla fine ero semplicemente una ragazza tonta, spensierata, illusa ed insicura. Che quelle ragazzine hanno negli occhi anche un po' d'invidia, perchè, e non ne so il perchè, dai ragazzini invece non sono malvista così.
 

Altre volte ,invece, mi dico che infondo me lo sono meritata. Che anche se parlano per parlare, per sentito dire, infondo per altre cose del passato me lo merito. E che sono senza spina dorsale, perchè c'è chi fa di tutto e di più, eppure non è così toccato, perchè non è debole come me. Perchè magari ha più spina dorsale, perchè magari è meno stupido, perchè è rispettato, perchè ha qualcuno che comunque lo difende.

 

A volte ho pensato al suicidio.

 

A volte ho pensato che io per tutto questo, non troverò qualcuno che mi amerebbe, nemmeno se lo volessi, che nessuno si avvicinerebbe mai a me, anche a causa dei giudizi che potrebbero averne gli altri… "

 

 

 

"- Sofia…" Disse Elisa a quel punto richiamando la sua attenzione: "Sofia...(Sofia mirò lo sguardo nella sua direzione, dopo averlo tenuto verso il muro a lungo) a me dispiace invece dispiace una cosa: tu ti autobulleggi e non è giusto. Non sei debole affatto, anche quella ritardata della Lia lo ha detto, perché una persona che riesce a cambiare il suo carattere e a fare un cambiamento drastico come quello che hai fatto tu… non lo fa una persona normale. Non puoi lasciare che il passato ti perseguiti ,anche se non ne hai uno per qui vergognarti ma sei tu che lo percepisci cosi, ed anche il ragazzo che hai avuto è un fallito perché non ha usato cervello e cuore per capire che tipo di ragazza sei. Devi solo capire che se sei riuscito a combattere contro te stessa, gli altri gli hai gia sconfitti. "

Capitolo 28

Elisa e la sua amica la sollevarono. Di sottofondo abbiamo sentito pezzi di “Sei” dei Negramaro, ora la canzone continua. 
Mentre lei si staccò e corse. Inciampò e fece cadere dalle sue mani il puffo a terra, non lo riprese, sorrise forte fra le lacrime che le solcavano il viso, ormai aveva raggiunto il cancello della sua vecchia scuola, adiacente a una parte di quella nuova. Si fermò.
“Ehi, vuoi cambiarmi...”
Rivediamo Elisa col suo zaino fermarsi il suo primo giorno di scuola davanti a quel cancello.
Vediamo ora Sofia nella stessa posizione.

Nota dell'autrice: Non sarò ripetiviva come in precedenza, ovvero, non ripeterò quanti difetti abbia questa storia nel suo sviluppo e quanto sia quantomeno da aggiustare. Ma siamo arrivati alla fine. Vi chiederete perché allora io non dichiari la storia finita, la risposta è semplice, ci sarà un extra, che presumibilmente, pubblicherò domani. Ho scelto un extra per non scrivere né un continuo, né una one-shot a parte. Auguro a tutti una buona lettura :-)
   
 
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