Giochi di Ruolo > Vampiri: la masquerade
Segui la storia  |       
Autore: Kodoma    06/05/2018    1 recensioni
Questo è un breve racconto basato una una recente campagna di Vampiri: la Masquerade ambinetata a Miami. La Contessa Bathory, principe di Miami, e sua figlia Valschenka incaricano un gruppo di vampiri molto eccentrici per svolgere due missioni a Tampa. Questo racconto narra delle loro avventure e disavventure. Le storia si svolgerà dal punti di vista dei personaggi, i quali saranno introdotti mano a mano nel corso della storia.
Genere: Azione, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il Viaggio

Il Viaggio 


Cassiopea

Dopo il colloquio con la Contessa rientro nel locale, saranno almeno le tre del mattino. Prima di rimettermi al bancone decido di cambiarmi con degli abiti più comodi: una giacca di pelle nera corta decorata con dei ricami di piume, una camicia nera ornata da dei brillantini color oro sulla scollatura e sul colletto che richiamano la cintura con la stessa decorazione e dei pantaloni neri, comodi ma eleganti. Come scarpe opto per degli stivaletti neri con poco tacco. Bellissima invenzione i tacchi: a parte aumentare l'altezza di una persona, riescono ad aggiungere eleganza e raffinatezza alla sua forma. Peccato siano così scomodi, non so come facciano certe umane a camminarci per più di qualche ora. Allenamento suppongo, o resistenza alla tortura. Mentre sto pulendo il bancone con uno straccio, vedo Paracelso, un amico di vecchia data, entrare nel locale. Mi guardo attorno, cercando il suo "drink" preferito: Silas, un bevitore di whiskey incallito  che beve solamente quelli più ricercati. Mi è costato una fortuna fare in modo che Silas venisse spesso nel mio locale, tra sconti e promozioni, ma questo e altro per Paracelso. Inoltre da quando consigliato questo beone anche ad altri vampiri, adesso viene qui per l'Haven, la droga che porta estasi senza alcun effetto collaterale, se presa in piccoli dosi. Nessuno sa che in realtà si contrabbanda il Bacio delle creature notturne. Agli inizi, quando da piccola osteria lo Xenia stava diventando un locale di lusso, la DEA aveva cercato di trovare prove incriminanti su questo suddetto spaccio, ma gli era sempre andata molto male. Dopo qualche raid senza alcun tipo di prova, denunce da parte della sottoscritta e altri problemi avevano dovuto rinunciare all'impresa. Da quando poi ho tra i miei amanti anche il capo della polizia, i problemi si sono praticamente azzerati. Sogghigno a questo pensiero. C'è sempre un modo per corrompere gli uomini e le donne moderne: se non sono i soldi, beh è sicuramente qualcos'altro che da piacere immediato. Comunque sia, il drink di Paracelso è su uno dei divanetti, pronto per essere servito.

 << Buonasera amico mio, cosa ti porta da queste parti? >> chiedo cordialmente a Paracelso una volta arrivato al bancone. Egli non fa in tempo a rispondermi che il sasso magico di Carlos incomincia a suonare.

Carlos risponde, sgrana gli occhi e mi passa lo strano congegno << E' per te >>

<< ... Buonasera? >> saluto io con aria poco convinta. Parlare con un sasso è davvero troppo strano per i miei gusti. Mi da una sensazione... Sbagliata.

<< Buonasera. >> Riconosco la voce proveniente dal τηλέφωνοv: è quella di Tanja Valshenka, il siniscalco della città nonchè figlia della Contessa. Una principessina viziata, priva di cervello e con dei gusti

davvero discutibili.

<< Ho saputo del fatto che mia madre vi ha incaricati di andare a Tampa per partecipare ad un'asta >> dice lei con il suo tono di voce spocchioso << Volevo avvisarvi che vi sono stati affiancati altri quattro fratelli per accompagnarvi in questa "missione". >>

<< La ringrazio >> rispondo io << Ma non credo ce ne sia bisogno, ho visto poco fa vostra madre e non mi ha detto nulla di tutto ciò. E' sicura di essersi consultata con lei? In fondo, è lei il vero principe della città>>

Cala un silenzio di tomba all'interno della conversazione. La rabbia della Siniscalco è quasi palpabile.

<< La principe spesso si dimentica che siete degli anziani e avete bisogno di accompagnatori per girare in sicurezza. E chi più di altri.>> ribatte lei con scherno. 

Non faccio in tempo a rispondere prima di sentire dei rumori elettronici ripetuti, i quali mi fanno capire che la conversazione è terminata. Aἰσχρα εμπελατειρα*. Per Zeus quanto la detesto. Non fosse la figlia della Contessa sarebbe già cenere. Mi vengono in mente le parole di  Talia, la quale mi avrebbe detto di lasciar correre, che tanto è solo una stupida riccona. Che non ne sarebbe valsa la pena. Ma Talia è sempre stata più incline al perdono di me. Trattengo un'espressione furiosa e cerco di dimostrarmi per nulla infastidita dalla cosa.

<< Giovani, eh? Ormai hanno scordato cosa sia l'educazione>> Dico. 

Carlos e Paracelso continuano a guardarmi, non riesco a capire esattamente cosa stiano pensando e la cosa mi mette davvero a disagio. Andrew, a pochi metri di distanza da me, mi osserva con la coda dell'occhio, incuriosito forse dal fatto che io sia riuscita a gestire una "chiamata", cosa assai insolita.

<< Cassiopea, sono sicuro di essere più giovane della Valshenka, il tuo problema con lei, o meglio i problemi che hanno tutti con lei, non dipende dall'età. Moecha est * >> Mi dice Paracelso facendomi l'occhiolino.

 << Comunque sai che puoi chiedermi consiglio per queste faccende, a tal proposito sono qui per la telefonata che hai ricevuto. Sono uno degli incaricati per accompagnarvi, e sono passato per invitarti a un incontro che ho organizzato stanotte al Paradise of Eclipse  per incontrarci tutti prima di partire assieme per Tampa >>.  

Smetto per un attimo di pulire il bancone, gesto che stava riuscendo a contenere i miei intenti omicidi nei confronti di chiunque mi stia attorno al momento. Le parole di Paracelso sono riuscite a calmarmi un po', ma nonostante ciò voglio andare a casa, queste interazioni sociali a tu per tu mi hanno resa esausta. E in più non ho ancora avuto modo di cenare. Ma non ho scelta, ordini dei Reali. 

Sorrido nella maniera più tranquilla e serena possibile visto il mio stato d'animo << Sarà per me un piacere >>.


* Brutta puttana

* E' una stronza

***



Paracelso

Lo stesso giorno del colloquio con la Siniscalco sono ancora una volta in auto con Seth, un bravo ragazzo. Una volta era un pilota militare, poi un incidente fece in modo che la società lo abbandonasse a se stesso, e nostre strade non potevano che intrecciarsi. Sembro attrarre le cose rotte che necessitano di essere riparate. Lo selezionai io stesso per uno dei miei programmi biomedici personali e fu un mio punto di orgoglio, nel tempo legammo e decisi di offrirgli un occasione. Venero il talento: la guida, il volo e il combattimento sono alcuni, ed egli li possiede. Sprecarli sarebbe stato un crimine.

Il dolce rallentare mi scuote e in un attimo l'auto è ferma. Sono molto soddisfatto del nuovo acquisto, una Lamborghini terzo millennio, ed è davvero degna di questo nome per qualcuno nato tra i fumi delle industrie scozzesi. Elettrica, silenziosa e bella.

Mentre scendo e congedo Seth mando un messaggio a Ailsa, la CEO ufficiale delle mie industrie e mia assistente. Nome splendido, uno dei motivi per cui mi interessai a lei, significa “vittoria soprannaturale”, e a uno come me sembrò un segno. Ormai sono più di 80 anni che do ragione al mio intuito. Fisso una revisione delle tecnologie che produciamo, ho alcune idee che potrebbero risultare dei balzi in avanti, un bene per il mio portafogli e un bene per l'ambiente.

Appena arrivato trovo Lucas nel suo completo da hipster, mentre Cassiopea è venuta in macchina con me e appena raggiunto il mio collega, entriamo. Il locale di Cornell è in stile anni '20, con un tocco moderno che lo distanzia da esempi storici come il Cotton club di NY o dalla Music hall of Williamsburg da cui chiaramente prende l'ingresso, costituito da una parete in blocchi di vetro coperta da una pensilina semicircolare su cui spicca il nome del locale, Paradise of Eclipse. L'interno ha colori più cupi di quanto mi sarei aspettato dalle luci dorate dei ruggenti anni 20... mi mancano quei tempi.

Il bancone dell'Eclypse si trova lungo la parete che divide la zona bar dalla sala principale. Tre alte aperture rettangolari permettono di vedere nella sala accanto, due si aprono ai lati del bancone, mentre quella centrale permette il passaggio dei camerieri da una sala all'altra.

Nell'aria risuona una versione jazz/soul di Good Man intonata da una cantante su un palco, sormontato da un arcata tipica dello stile del tempo, pavimento in legno e faretti semisferici a coronarne il bordo. Il sipario è in un velluto rosso scuro che cade come una coltrina alle spalle della cantante, sola creatura illuminata chiaramente in sala. Bella.

Non mi aspettavo tanto buon gusto da uno che gira in completi verde menta.

In sala noto che una finestra circolare al piano superiore si apre verso quello che immagino essere l'ufficio di Cornell. Fa molto cattivo dei film ma ha un suo stile.

Veniamo accolti dal padrone di casa, che ci offre le ragazze del suo gregge e un salottino privato per appartarci e presentarci ai nostri nuovi compagni di viaggio.

Rifiuto, evito di bere sangue di chi non lo voglia per qualche ragione o non se lo sia, a mio parere, meritato. Il mio gregge è composto sopratutto da affaristi senza scrupoli e veri e propri criminali, l'idea di comprare sangue dei carcerati allo stato, come programma biomedico, ha sicuramente facilitato la mia vita.

Il privè è piuttosto scuro e si rivela essere appunto quello esclusivo di Cornell, con la finestra tonda che si affaccia sulla sala, dei divanetti in un blu cenere scuro attorno a un tavolo in legno lamellare lucidato. Su una parete vi è la principale fonte luminosa, un incavo con ripiani per gli alcolici e delle lastre di alabastro come rivestimento retrostante, da cui traspare la luce delle lampade poste dietro. Sull'altra parete una il ritratto di un uomo di colore, dallo sguardo intenso e con una corona di traverso sulla testa ci fissa... non ho la più pallida idea di chi possa essere, ipotizzo un rapper o qualcosa di analogo, boh.

Ci sediamo, mi tolgo la giacca del completo in tre pezzi color mas blue e rivelo un gilet sottostante, con bottoni posti lungo un elegante orlo diagonale coordinati con la cravatta regimental blu e argento. Appoggio la giacca sul bracciolo del divani e accanto ci metto il mio immancabile bastone da passeggio. Sicuramente l'oggetto che non lascio mai, poiché cela il mio talismano.

Poco dopo arrivano Jesse e Irwin, l'uno vestito con una giacca parecchio informale sopra dei pantaloni quasi dello stesso colore e l'altro con indosso  un trenchcoat di cuoio nero, che si toglie dopo aver messo una sacca da ginnastica sotto il tavolo, rivelando una maglietta e pantaloni neri, anfibi, sacca da ginnastica e croce d'oro al collo dall'aspetto antico, sulla quale potrei fare una ricerca per ipotizzare quanto antico lui sia.

Ci presentiamo, Irwin Maxwell praticamente fa solo quello, poi coglie l'offerta di una delle vene di Cornell. Cassiopea si comporta cordialmente e in modo gioviale con tutti. Non è il tipo da far distinzioni di rango, mi piace che in questo non sia cambiata da quando la conobbi a Lontra dopo il suo risveglio, e ormai è passato un secolo. Dopo le presentazioni decide di recarsi nella sala da ballo, dalla finestra la noto rimorchiare un tizio. Sorrido, non credo che riceverà il salasso in cui spera lui.

Jesse conferma di essere il paria di cui ho sentito parlare, capisco perché per lui sia un problema particolare, è un Ventrue, di solito sono molto elitari. Dopo un po' egli segue l'esempio di Irwin, scegliendo la ragazza meglio vestita del gregge.

Lucas si presenta ma pare che nel suo mondo ci sia prima il suo tablet, poi il suo cane Cerbero ed eventualmente tutti gli altri.

Il gregge di Cornell è composto esclusivamente da ragazze asiatiche, quindi, o ha una fissazione notevole o è anche lui un Ventrue il che, a dirla tutta, è lo stesso.

Quando finalmente gli altri hanno soddisfatto i loro bisogni possiamo finalmente venire al dunque e decidere cosa fare riguardo al viaggio a Tampa. Decidiamo subito di mettere a parte Irwin e Cassiopea della missione parallela alla loro, la Valshenka non sembrava esattamente convinta fosse una buona idea, ma che si fotta. Ci spiegano che la Contessa li ha incaricati di ottenere l'icona bizantina di un santo cristiano all'asta per la chiusura del museo di Tampa, “San Cristoforo Cinocefalo”, mi chiedo se abbia davvero la testa da cane. Offro il mio aiuto per l'asta, non sarebbe un esperienza nuova per me e a differenza di loro due comprendo la tecnologia. Spero comunque di trovare un po' di manufatti per la mia collezione.

Noi gli riferiamo del contatto fornitoci dalla Valshenka e del fatto che dovremmo acquistare un plico di documenti. Faccio notare che è probabile che ne la madre che la figlia siano state oneste con noi e che forse sono d'accordo, almeno in parte.

Decidiamo di partire per Tampa appena tramontato il sole domani. Il problema più grande, per assurdo, è decidere come andare. Abbiamo speso un'ora intera a decidere una cavolata del genere. Offro una delle mie auto, ma lo stesso fanno Cornell e Jesse e si discute su quante macchine dovrebbero andare a Tampa. A quanto pare due auto attirano l'attenzione, non siamo nell'800 dannazione. Alla fine prendiamo solo una macchina, una hammer di Cornell. Almeno non rischierò una delle mie se dovesse succedere qualcosa, ma dovrò caricare la mia attrezzatura... meglio non parlare dell'esplosivo.

Quando è tutto deciso Lucas, a quanto pare, è convinto che un'auto privata di un gangster vampiro sia troppo rintracciabile. Quindi dopo aver valutato. Ogni. Singola. Fottuta. Opzione. Propende per prendere il bus (che avrà delle telecamere, biglietti, scambi di soldi, etc) con il suo cane ghoul, facendoci perdere tempo per nulla.

Se questo è il livello dei miei compagni non credo avremo gran successo... Farò si che Seth ci segua con l'elicottero, voglio una via di fuga se causeranno un casino, ammettendo che non offendano il Principe di Tampa mentre ci presenteremo.

Dopo queste ore piuttosto snervanti ci salutiamo per tornare nei nostri rifugi. Ringrazio di poter tornare al comfort del mio eden e mi accomiato con tutta la cortesia possibile.

 

 

***



Irwin


« Nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo. Amen ».

« La grazia dello Spirito Santo illumini il tuo cuore, perché tu possa confessare con fiducia i tuoi peccati e riconoscere la misericordia di Dio ».

« Amen »

Rispondo alle parole di rito del sacerdote. La partenza per Tampa è tra meno di un ora, ma non conto di avere occasione di confessarmi lì. Sarei già andato ieri notte, se la contessa non mi avesse convocato appena tornato dalla caccia, e poi ho dovuto incontrare il resto del gruppo, quindi o ora o tra chissà quanto.

Già, l’incontro... un altro peccato che dovrei confessare, penso, mentre i miei ricordi vanno alla donna del gregge di Cornell. Cerco di ripetermi che mi sono nutrito solo perché necessario. Se Tampa è in una situazione così instabile potrebbe effettivamente servirmi ogni goccia di sangue che il mio corpo possa contenere, ed il piccione non era riuscito a saziarmi, ma forse sono solo scuse. La verità è semplicemente che non ho resistito alla tentazione del sangue umano, quando mi è stato messo davanti su un piatto. Ricordo il sorriso eccitato della ragazza, quando mi si è avvicinata. Assuefatta al piacere del Bacio, sono molti gli umani che vi rimangono intrappolati. Questa volta deve essere rimasta delusa allora. I suoi lamenti di dolore e sorpresa mi risuonano nella testa, trafiggendomi il cuore come una pugnalata.  Ricordo come ha cercato di liberarsi, negli occhi il panico di chi si ritrova una bestia che la sta azzannando alla gola. Ma il ricordo che più mi tormenta è quella sensazione di puro piacere, il sangue caldo che mi scorre nella gola, mille, diecimila volte meglio di quello di qualunque animale. Che sia lo stesso stato così dolce, nonostante le urla strozzate e il suo dibattersi, è una cosa a cui non voglio pensare.

Ho preso poco, e ho richiuso le ferite prima di lasciarla andare.

Ma non posso raccontare niente di tutto ciò al prete.

La cabina del confessionale è in legno scuro, una grata traforata ci impedisce di vedere le nostre facce. Dalla voce, il sacerdote sembra giovane, e mentre recita i Romani 5, 8-9, non riesco a non stringere i denti pensando all’ironia delle sue parole. «... giustificati per il suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui ».

« Perdonatemi padre, perché ho peccato. Due notti fa ho ucciso due persone » dico, la voce bassa.

Sento il respiro dell’uomo interrompersi di scatto. Forse è la prima volta che si ritrova ad affrontare una cosa del genere.

Passano alcuni secondo prima che riesca a decidere cosa dire. « ... chi... chi è che hai ucciso? »

« Erano dei criminali. Non conosco i loro nomi, ma ne ho anche... ferito un terzo, Raidel Maria ».

Uno strano rumore gli esce dalla gola, e capisco che ha letto la notizia durante il giorno. Non mi chiede i dettagli, non mi chiede se sono un poliziotto. Sa cosa ho fatto agli altri, e che a Raidel ho mozzato un braccio mentre strisciava sul pavimento del suo locale.

« Padre? » chiedo, dopo che il silenzio si protrae per qualche secondo.

« ... Scusami. Perché lo hai fatto? ». La voce gli trema leggermente.

« Mi era... » mi era stato ordinato, sto per dire, ma ciò non sarebbe la verità. « Mi era stato ordinato di andare a spaventarlo. Era ad una festa, mi avevano detto che gli altri sarebbero stati disarmati, e credevo che avrei potuto farlo senza violenza ».

Ma i Brujah di Miami avevano fatto un lavoro sciatto nel raccogliere  informazioni. Raidel era, giustamente, paranoico e nella stanza privata del suo club nessuno poteva entrare armato. Quello che gli idioti non avevano scoperto è che all’interno aveva nascosto una mitragliatrice, un fucile a pompa e non so quante pistole.

« Non è andata così. Quando sono entrato hanno tirato fuori le armi, ho dovuto ucciderli per difendermi. C’erano anche delle donne, delle prostitute, una di loro è stata ferita dai loro colpi ».

Le urla, le esplosioni, il sangue, il ricordo mi invade i sensi, dilatando le mie pupille e facendo fremere il mio sangue.

Mi sto gettando tra le donne e l’uomo con la mitraglietta, buttandole a terra. La raffica mi colpisce di striscio a una gamba, mancando così la faccia di una ragazza.

« Non sarebbe successo se non fossi stato lì ».

Prima che l’uomo possa sparare ancora lo infilzo con la lama al petto, un affondo che squarcia costole e carne come burro. Il rombo del fucile a pompa sulla sinistra mi assorda, ancora più della musica martellante. Spara due volte, ma i proiettili colpiscono solo il soffitto sopra la mia testa. Meglio così. Se mi avesse preso in pieno non avrei potuto fingere di essere solo ferito. Sarei dovuto andare giù, facendo il morto per chissà quanto. O quello, o avrei dovuto uccidere ogni persona nella stanza tranne Raidel.

Mi volto verso il secondo uomo, il rinculo e il panico lo hanno fatto cadere a terra. Gli apro in due il cranio con un fendente dall’alto al basso.

Un terzo ha una pistola in mano. Mi volto a guardarlo, e la lascia cadere indietreggiando.

Raidel sta correndo verso il corridoio. Afferro una sedia e la scagliò contro la sua schiena, mandandolo a terra, ma poi il mio sguardo incontra quello di una delle prostitute. È quasi nuda, è terrorizzata, ed è...

« Una delle prostitute, era... molto giovane. Mi avevano ordinato di spaventare Raidel, i suoi affari stavano dando fastidio a troppe persone, non voleva più fare quello che gli dicevano ».

« Andatevene » dico alle ragazze. Quella colpita nella sparatoria si sta tenendo il braccio, singhiozzando, quindi ordino alle altre di portarla fuori, e di chiamare un ambulanza.

Avanzo verso Raidel nel fuggi fuggi generale, ricordandomi all’ultimo di far finta di zoppicare. È quasi riuscito a rialzarsi, ma la schiena gli cede e ricade a terra.

« Aspetta! Aspetta! » urla girandosi.

« A chi mi ha mandato non importava come lo spaventassi, finché fosse stato ancora vivo. E io... »

« Raidel Maria. Mi hanno detto di darti un messaggio » dico. 

La Bestia urla dentro di me, non volendo altro che farlo a pezzi a mani nude, strappargli la testa del collo e bere a pieni sorsi ciò che ne esce.

Raidel alza un braccio verso di me, la mano aperta in un gesto di difesa. Glielo taglio di netto.

« ... Ero arrabbiato ».

« Non farmi tornare a ripeterlo » dico, ma non credo riesca a sentirmi, sopra le urla. 

Uno dei suoi uomini è ancora lì, tremante come una foglia. Gli dico di legare il moncone con una cintura e di chiamare un’altra ambulanza, poi me ne vado. Nessuno prova a fermarmi. Riesco finalmente a tornare con la mente al presente. Un silenzio desolante proviene al di là della grata, facendomi desiderare di sprofondare nelle viscere della terra.

« Devi andare alla polizia » dice il prete.

« Non posso »

« Perché? »

« ... Devo obbedire. Non posso, e se andassi quelli per cui lavoro ucciderebbero delle persone ». Quello che non dico è che tali persone sarebbero ogni poliziotto con cui avrei parlato, spariti nel nulla, ingoiati dalle tenebre.

« Lavori... per dei criminali? Sei in una gang? »

« Per dei criminali, sì ». Stavo per dire dei mostri, ma è meglio non rischiare. Una parola di troppo e anche questo prete sparirebbe nel buio.

« Devi smettere di lavorare per loro. Non posso assolverti se non sei pentito. Queste persone di cui hai parlato, la polizia può proteggerli... »

« No, non possono. E io non posso smettere. Ma... ma sono pentito ».

Sei solo un mostro. Smettila di mentire nella casa di Dio, non puoi pentirti, il perdono è per i vivi.

« Non voglio fare quello che faccio. Se avessi potuto non avrei obbedito. Non... non voglio uccidere nessuno, e Raidel... » la mia voce si spegne, e mi rendo conto di star stringendo le mani, tanto forte da farmi scricchiolare le ossa. Il ricordo della nave, di quella cosa oltre la soglia mi piomba addosso.

« ... A volte non mi controllo. È come se ci fosse qualcosa che... » la frase cade nel vuoto.

Non un’altra parola, meglio non dire altro.

Il prete è di nuovo in silenzio, ma qualcosa è cambiato, sembra più calmo, più padrone di se, e quando parla sento nelle sue parole uno sforzo sincero di raggiungermi. « Possiamo tutti scegliere ciò che 
facciamo. Puoi scegliere il bene, puoi scegliere di non fare più queste cose, puoi cercare in Dio la forza per farlo ».

Resto in silenzio, pensando. Non ha idea di quello di cui sta parlando. Ma se non avesse ragione, se realmente non avessi scelta e fossi solo un burattino mosso dal mio Sire, da lei e dalla cosa che mi ha messo dentro... Solo un mostro controllato da altri mostri, non avrei motivo di non camminare nel sole domani. Il suicidio è un peccato per gli uomini.

« ... Ci proverò ». È quanto gli posso promettere, non di più.

« Se... se veramente sei pentito, io ti assolvo dai tuoi peccati ».

Il sollievo che sento non riesce a liberarmi dall’eterno dubbio che tutto ciò sia inutile. Il pentimento è per i vivi, ed io sono morto, il mio ultimo atto è stato quello che mi ha dannato.

Diciamo le ultime formule, mi ordina di recitare abbastanza rosari da occuparmi le prossime notti, ed esco. Non mi volto mai, preferisco che non mi veda in faccia. Ora devo recuperare la spada, e poi recarmi al luogo dell’appuntamento per la partenza.


***


Cassiopea

La notte seguente è quella della partenza. Mi preparo una valigia leggera, con due cambi per sicurezza, un pigiama e un vestito argentato e lungo fino ai piedi per l'asta, che lascia scoperte le spalle. Inoltre chiedo a Carlos di prendere degli "snack" per il viaggio: non mi fido a cacciare a Tampa. Chissà chi potrei incontrare lì, preferisco una cena di qualità garantita. A breve la macchina estremamente spaziosa del Gangster (la macchina si chiama Hammer a quanto mi hanno detto al Paradise of Eclipse)  dovrebbe passare a prendere me e gli altri davanti allo Xenia. Spero solo che non incontreremo dei licantropi lungo la via.  Fuori dal locale vedo Paracelso affianco alla bestia di ferro, puntuale come al solito e con il suo orologio da taschino in mano. Mentre mi allontano per dirigermi verso la Hammer saluto Conrad, il grosso buttafuori vestito di nero con l'ordine di perquisire chiunque entri nel locale: non voglio ne armi ne droga qui dentro. Voglio che il mio territorio sia il più pulito e ospitale possibile.  Quando salgo all' interno del ventre della bestia di ferro, seguita da Paracelso, noto che manca il compagno suo compagno di clan, e al suo posto è presente una ragazza coreana del gregge di Cornell. Forse avrei dovuto prestare più attenzione alla riunione di ieri sera.

<< Che fine ha fatto... Lucas? >> chiedo incerta sul suo nome

 << Ha preferito venire per conto proprio >> Mi risponde Paracelso << Ha detto che siamo troppo... Vistosi, per i suoi gusti. Preferisce non farsi notare >>

Sbuffo, retaggio di quando ero ancora viva. Non capisco il perchè di tutto ciò: tanta paranoia non farà altro che complicare ulteriormente la missione. Mi siedo nella postazione dietro il conducente, affianco al finestrino. 

<< Che idiota >> Mormoro piano in greco. 

Carlos sembra fare un piccolo sorrisetto di scherno. Il viaggio è lungo e per lo più noioso. Per un po' chiacchero con Paracelso del più e del meno e cerchiamo di attirare dentro la conversazione gli altri del gruppo, ma nessuno sembra interessato a unirsi, per cui il discorso cade presto nel vuoto. Penso che come gruppo siamo forse troppo diversi per poter passare del tempo insieme: Jessie è un vile e ci disprezza apertamente visto il suo modo di vivere, Irwin è un musone e Lucas è decisamente troppo riservato.  L'unico che sembra possa essere interessante come compagnia, a parte Paracelso, è Cornell. Sembra un tipo a cui piace divertirsi nonostante tutto. Mi riprometto di invitarlo in qualche locale per passare la serata, se ne avremo il tempo.  Il viaggio prosegue lentamente e mi annoio sempre di più. Ad un certo punto incomincio a utilizzare Carlos come cuscino, appoggiando la testa sulla sua spalla, ma lui non sembra prenderla a male. E' già da qualche anno che ci conosciamo, ormai contatti fisici di questo genere sono frequenti. Anche se non riesco a capire se la cosa gli piaccia o meno. Distolgo la mente da questo pensiero e dirigo lo sguardo verso il mio attendente. E' presente ma la sua ψυχη non sembra esserlo. Ha nelle orecchie due strane cose bianche attaccate a dei fili, che a sua volta sono attaccati al "telefono". Producono uno strana musica di sottofondo, quasi inudibile a meno che qualcuno non si concentri su di essa. Provo a scuoterlo un po'. 

Il ghoul mi guarda socchiudendo gli occhi << Si? >> mi dice, togliendosi una delle palline bianche.

<< Cosa sono? >> Gli chiedo, indicando ciò che aveva nell'orecchio

<< Auricolari >>

<< Oh... >> Dico io, fingendo di sapere esattamente di che cosa si tratta, ma Carlos non ci casca neanche per un secondo.

<< Producono musica >>

<< Come fanno delle cose così piccole a produrre musica? Ero rimasta ai grammofoni >>

<< E' un po' complicato da spiegare... >>

<< Provaci. >>

<< Davvero non saprei come... >> Ribatte lui velocemente, con aria scocciata. Capisco allora di starlo disturbando, per cui mi volto la testa dalla parte del finestrino.

<< Vuoi provare? >> Mi chiede lui, probabilmente cercando un modo per tenermi impegnata. Posso essere davvero esasperante quando mi annoio, mi hanno detto.

<< Volentieri >>. Carlos mi mette uno degli "auricolari" nell'orecchio e ascolto della musica allegra ma complessa che proviene da esso. 

<< Che... Tipo di musica è? >> I tipi musicali sono un'altra cosa che mi è completamente nuova 

<< Jazz >> Mi risponde Carlos

<< Carino. >>

Il viaggio prosegue tranquillo fino alle porte di Tampa. La città è caotica e brulicante quanto Miami, per cui decido di fare un piccolo saluto ai miei Fratelli di Tampa: chissà che non possano darmi qualche informazione utile su questo labirinto. 

<<  Οι  Ανδρες, adesso andrò a salutare qualche Fratello di Tampa, penso che in questo momento possa essere utile avere qualche informazione in più su questa città. A tra poco. >>. 

Detto questo reclino la testa all'indietro, chiudo gli occhi e cerco di diventare un tutt'uno con la Rete. Voci si affollano in maniera confusa nella mia mente, e io cerco di distinguerle una ad una, cercando quella che possa interessarmi. All'improvviso una spicca più delle altre per il modo rabbioso e ossessivo con cui cerca di sovrastare le altre.

<< MARIA! >>

Mentalmente cerco di avvicinarmi di più a questa voce << Buonasera Fratello >>

<< Non sono tuo fratello. Esci dalla mia testa. Esci dalla mia testa... Maria!!! >>

<< Me ne andrò a breve. Volevo chiederle qualche informazione riguardo alla città... >>

<< Non mi interessa. E' tutto un complotto... E' tutto un complotto... >> ripete burbera e ossessiva la voce << Esci dalla mia testa. Ora. Maria!! >>

Decido di dirigermi verso un'altra voce. Non sempre i miei compagni di clan sanno come essere cortesi, ma in genere la cosa non mi tange. Siamo tutti folli, no?  Ritornando nella confusa marea di pensieri dei miei fratelli ne noto un'altra, tutta risolini e cinguettii. Beh, questo qui sembra di buon umore, se non altro. Spero che questo sia lo stato d'animo migliore in cui una persona può condividere informazioni. 

Mi avvicino mentalmente alla voce di quest'ultimo.

<< Buonasera >> dico cordialmente

<< Ciao! >> mi risponde la voce allegra. Caspita quanta confidenza.

<< Come mai così allegro? >> chiedo, per iniziare a conversare

<< Beh, la vita è bella no? >>

<< Senza alcun dubbio >> gli rispondo << Ascolta, volevo chiederti per caso se sapevi dirmi qualcosa in più sulla città...>>

<< No. Non te lo dico >> Mi replica la voce, indispettita come una bambina.

<< E perchè no? Sono sicura che la tua è una bellissima città, perchè non ti va di parlarmene un po'? >>

<< Mmh... E va bene dai, solo perchè sei tu >> Mi risponde essa con un altro risolino.

Questo tizio è un fottuto ritardato, a giudicare dalla lentezza e il tono di voce che utilizza. Uff, sono stata davvero sfortunata questa notte.

<< Grazie! Dimmi un po', quali sono i posti di ritrovo più importanti qui a Tampa? >>

<< C'è il locale dei Nosferatu che è molto importante, ma sono tutti così brutti... >> fa lui schifato << Viscidi...>>

<< Capisco il tuo disgusto >> rispondo io << Sapresti dirmi l'indirizzo? Sai, così so dove non andare in caso volessi passare una serata più piacevole >> gli chiedo poi, facendo un occhiolino spirituale

<< 127 di Sunset Boulevard... Poi c'è quello dei Toreador, sono così belli i Toreador! >> Mi dice con aria sognate. Sento la sua coscienza farsi più vicina alla mia, quasi volesse cercare un contatto fisico.

<< Sono perfettamente d'accordo! Quello invece dove si trova? >> Assecondo seppur schifata a quell'inaspettato contatto. Devo riuscire ad avere più informazioni possibili.

<< All'angolo tra la Nox e Cicero >>

<< Grazie mille! Buona serata! >>

<< Aspetta, rimani ancora un po'! >>

Il Malkavian non fa in tempo a trattenermi che il mio contatto con la Rete è terminato.

***


Irwin 

Siamo a Tampa da pochi minuti, quando Cassiopea dice di “voler andare a salutare qualche fratello di Tampa” e poi si affloscia contro il sedile senza un suono. Ho la mano sulla spada da quando abbiamo lasciato Miami, e la tiro fuori dalla borsa mentre i miei occhi corrono rapidi ai vetri dell’auto, cercando fori di proiettili, tracce di nemici, qualunque cosa. Anche gli altri paiono allarmati, tranne Carlos, il ghoul della donna, che sembra sapere cosa stia succedendo. Le labbra della vampira si stanno muovendo piano, bisbigliando cose senza senso. Carlos deve avere notato il mio sguardo, e si affretta a spiegarmi che è “solo” uno dei poteri della sua padrona. Non si tratta di magia o stregoneria, lei è “un oracolo”, ci tiene a precisarmi, in grado di percepirecose che noi non vediamo. Non mi prendo la briga di informarlo che per me non è una gran differenza. La bibbia condanna entrambi ugualmente, ma le notti moderne sembrano condannare il lavoro che l’inquisizione ha svolto nella mia epoca. Devo ammettere che io stesso ho avuto i miei dubbi sull'operato dell'inquisizione, vedendo alcune delle accusate, povere sventurate del tutto incapaci di difendersi. Ad ogni modo, chiunque sappia la mia età sembra aspettarsi che io vada a prendere le torce al mero sentire della parola “strega”. Faccio del mio meglio per non ascoltare i bisbigli della donna. Quanto può essere peggio una strega, rispetto ad un mostro? Ignorerò la cosa finché non proverà ad evocare il diavolo o simili. Dopo un po’ gli altri sembrano perfino trovarla divertente. Finalmente Cassiopea torna in se.

« Ho... ho sentito delle voci. Qualcuno che complottava, gli ho chiesto chi era ma ha avuto paura... » dice. 

Spiega di aver ottenuto gli indirizzi di due punti di ritrovo di Tampa, uno frequentato da Nosferatu e l’altro da Toreador.

La fisso, dubbioso. Sono informazioni stranamente precise, e poco mistiche, per un oracolo. Ad ogni modo, non mi sembrano rilevanti con nessuno dei nostri compiti qui. Sarebbe un errore coinvolgere i locali nei nostri affari in una situazione politica così tumultuosa, non avremmo modo di sapere chi potrebbe voler interferire.Finalmente arriviamo al domicilio scelto dal principe di Tampa, una «sala da bowling». Il posto non potrebbe sembrare più diverso dal domicilio della contessa e il ragazzo al bancone si mostra sorpreso dalla nostra comitiva. Lo ignoriamo, procedendo per una porta sul retro. Entriamo in una saletta, con tre uomini particolarmente grossi che cercano di darsi un aria intimidatoria ma professionale.

« Desiderano? » chiede uno di loro, seduto dietro un tavolo metallico. 

Nessuno parla, quindi decido di seguire io il protocollo.

« Veniamo da Miami. Siamo qui per presentarci a Samuel Mansour ».

Cornell sembra intento a fissare le guardie, cercando di sembrare il più grosso e minaccioso nella stanza. Sia io che l'uomo al tavolo scegliamo di ignorare la cosa.

« Avete armi? »

Senza dire una parola, prendo la daga da sotto la giacca, appoggiandola sul tavolo senza impugnarla. Quella ottiene qualche sguardo perplesso, ma non è niente rispetto a quello che succede quando deposito la borsa della spada. Un metro e quaranta dalla punta al pomello, la lama un metro e dieci di acciaio affilato, guardia a croce, senza ornamenti. Di fattura moderna, ma devo ammettere che è anche più robusta e leggera di quelle che forgiavano allora. Di sicuro non un tipo di arma che si veda spesso. L'uomo passa il dito sulla lama, facendo un fischio impressionato. 

Poi mette entrambe dietro il bancone. « Dovete consegnare tutte le armi, vi saranno ridate all'uscita ».

Jesse deposita la sua pistola, Paracelso il bastone da passeggio, che contiene una spada sottile. Cornell sembra avere un vero e proprio arsenale, due tirapugni con quelle che sembrano gemme sulle nocche, una pistola di piccolo calibro e, cosa che strappa un sorriso all'uomo seduto, una mitragliatrice placcata d'oro. Non il migliore degli inizi. Con così tante armi sembriamo un gruppo in cerca di problemi, se non una vera e propria invasione. Avrei dovuto pensarci prima.

« Bene. Se è tutto, troverete Mansour in fondo alla sala ». Ci fanno passare attraverso una porta sul retro, ed entriamo in quello che sembra essere un casinò clandestino.

 







Nota di uno degli autori

Salve a tutti! Scusate il ritardo nella pubblicazione ma sto continuando ad avere dei problemi con il codice html come avete potuto vedere negli ultimi due capitoli, spero riuscirò a risolverli in fretta. Nel frattempo ringrazio per le recensioni e a presto!


Kodoma

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Vampiri: la masquerade / Vai alla pagina dell'autore: Kodoma