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Autore: SilverKiria    07/05/2018    1 recensioni
«Sei bellissima.» sussurrò James, vinto dal bisogno masochista di esprimere ad alta voce quei sentimenti che continuavano a frullargli nella testa, come canarini in gabbia.
Dominique socchiuse gli occhi per qualche secondo, lasciando che la mano di lui scivolasse sotto l’orecchio, fino alla guancia, stanando con delicatezza le piccole efelidi che si nascondevano sulla sua pelle.
Le piccole efelidi che sapeva costellavano i sogni proibiti di James, come timide stelle.
«James.»
(Ideale prequel/missing moment della mia Long "Paper Walls", ma può essere letta anche in modo assolutamente indipendente.)
Song-fic basata sulla canzone "Down to the second" di Zach Berkman.
Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dominique Weasley, James Sirius Potter, Un po' tutti | Coppie: James Sirius/Dominique
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Down to the Second (1)

I know what I want
I know what I want
I want a long life, all kidding aside
 
 
«Ho visto Teddy e si stava baciando con Victoire!»
 
Aveva dodici anni quando era corso divertito dai genitori, portando con sé la notizia come se fosse qualcosa di assolutamente imprevedibile.
Si ricordava ancora chiaramente il brivido di disgusto che gli aveva provocato vedere Teddy, quello che considerava a conti fatti un fratello maggiore, baciare sua cugina, col sorriso sulle labbra.
L’aveva esilarato l’immagine di quei due che si sbaciucchiavano e gli si era gonfiato il petto d’orgoglio quando era giunto alla solida conclusione che lui, James Sirius Potter, non avrebbe mai fatto una faccia da ebete come quella di Teddy, per nessuna ragazza al mondo.
Sei anni più tardi, un sorriso amaro gli incorniciava il viso, mentre si infilava la toga e cercava con tutto sé stesso di essere felice.
Mentre cercava con tutto sé stesso di essere felice, senza di lei al suo fianco.
 
 
The rules are the same
As they always were
Present's a thought
And a piece of mind
 
 
«James Sirius Potter!»
 
La voce della Preside risuonò stentorea nella Sala Grande, mentre dal tavolo più ricco di componenti nasceva potente un boato di gioia.
James camminò sul palco improvvisato che era stato sistemato dove di solito c’era lo spazio dedicato agli insegnanti, sorridendo entusiasta.
Arrivò al leggio dove si trovava l’anziana donna, e allargò ancora di più il suo sorriso, quando notò che, nonostante tutto, Minerva McGranitt aveva gli occhi lucidi nel porgergli la pergamena stretta in un nastro rosso scarlatto dalle bordature dorate.
«Congratulazioni, Potter. Contro ogni previsione, ce l’hai fatta anche tu.» lo provocò con le labbra strette, ma gli occhi che tradivano quanto fosse fiera di quello che per sette lunghi anni era stato “la reincarnazione perfetta di ogni gene combinaguai targato Potter e Weasley”.
Al sesto anno era perfino arrivata a chiedersi se non fosse in realtà Sirius Black sotto mentite spoglie.
James le strinse la mano calorosamente, e si voltò per regalare una posa meravigliosa per la macchina fotografica magica che suo zio George gli stava puntando contro.
«Sorrida professoressa, gliene manca solo uno da mandare fuori!» esclamò l’uomo, alludendo all’ultimo guastafeste rimasto a Hogwarts di quella sgangherata famiglia: Albus Potter.
Come risposta la donna gli lanciò uno sguardo truce, che non aveva nulla da invidiare ai mille che gli aveva scoccato molti anni prima, nei corridoi di Hogwarts.
«Weasley! Il signor Gazza ha sempre bisogno di una mano, non mi provochi.» sibilò severa la McGranitt, e James scese dal palco ridendo con la famiglia, alla vista di George che nascondeva la macchina fotografica, visibilmente guardingo.
«Congratulazioni!»
Non appena la Preside ebbe concluso la Cerimonia dei Diplomi, James si riunì alla famiglia, insieme a Fred e Roxanne, anche loro nelle loro toghe per le occasioni importanti (*).
Dopo avergli praticamente urlato quella parola, sua madre lo strinse tra le braccia, gli occhi lucidi.
James cercò di liberarsi in fretta di quella dimostrazione d’affetto che lo imbarazzava, quasi fosse ancora un bambino. Non che non amasse sua madre, ma l’idea di farsi vedere intrappolato in quell’abbraccio a diciotto anni appena compiuti, di fronte a tutti i suoi coetanei, non gli andava così a genio.
Il ragazzo fece appena in tempo a respirare, prima di essere travolto dal resto della combriccola.
C’erano tutti, ed ogni membro si stava alternando per testare la capacità di apnea di James, Fred e Roxanne, chi con le lacrime agli occhi e chi con il sorriso dipinto in volto.
E poi c’era lei.
Non gli servì girarsi per sentire la sua presenza. Si era tenuta a distanza, nonostante fosse sempre stata quella più vicino a lui.
James lasciò andare Lily, scompigliando i capelli della quasi quindicenne e godendo dell’espressione di rimprovero che la sorellina gli riservò.
Si voltò un secondo, considerando che la famiglia sembrasse ora più tranquilla e si stessero dirigendo verso il Parco di Hogwarts, seguendo gli altri parenti dei diplomati e il corpo docente, in direzione del rinfresco che li attendeva.
Alla fine rimasero solo loro due, e il cuore di James perse un battito, come ogni dannata volta.
«Ciao, Jamie.»
Gli stava sorridendo dolcemente, avvicinandosi con calma. I capelli biondi e lisci sciolti le ricadevano sulle spalle scoperte, il fisico fasciato da un vestitino estivo bianco con piccole margherite ricamate sul bordo della gonna, che arrivava appena sopra il ginocchio.
James si sistemò il tocco sulla testa, in precario equilibrio sui capelli ribelli degni del nome Potter.
«Ciao, Dom-Dom
 
 
And I want my girl in my arms when I sleep
Breathing in her dreams
Near the air I breathe
 
 
Dominique sbuffò vistosamente, al suono del nomignolo infantile che solo lui le aveva sempre rivolto, incurante che la ragazza avesse ormai quasi ventun anni.
«Sei fortunato ad aver ricevuto il diploma, visto quanto hai fatto dannare quella povera donna durante gli ultimi sette anni.»
James prese tra le mani una ciocca dei lunghi capelli di lei, sistemandogliela dietro l’orecchio.
La sentì tremare sotto il suo tocco, e accennò un sorriso, cercando di ricordarsi ciò che si era ripetuto per tutta la notte.
“E’ un’occasione felice, divertiti, ridi, goditi ogni momento.”
Eppure, era sempre più difficile ignorare la stretta allo stomaco che lo sorprendeva ogni volta che la vedeva, ogni volta che i loro corpi si sfioravano, ogni volta che…
…ogni volta che si ricordava che lei non sarebbe mai potuta essere sua.
Ogni volta che realizzava che lui non sarebbe mai potuto essere di nessun’altra.
«Sei bellissima.» sussurrò James, vinto dal bisogno masochista di esprimere ad alta voce quei sentimenti che continuavano a frullargli nella testa, come canarini in gabbia.
Dominique socchiuse gli occhi per qualche secondo, lasciando che la mano di lui scivolasse sotto l’orecchio, fino alla guancia, stanando con delicatezza le piccole efelidi che si nascondevano sulla sua pelle.
Le piccole efelidi che sapeva costellavano i sogni proibiti di James, come timide stelle.
«James.»
Anche Dominique mormorò quella parola, ma la voce sembrò spezzarsi, nel chiedergli di smetterla come se fosse una supplica muta.
Lui capì, abbassando la mano con gli occhi colmi di sofferenza, e spostando lo sguardo verso l’enorme portone della Sala Grande, da dove provenivano le esclamazioni di giubilo di una festa che sembrava lontana anni luce da loro.
Da loro, che un posto non ce l’avevano mai avuto, nel mondo là fuori.
 
 
And I wanna dream

 
A dodici anni aveva sorriso spalvaldo, pensando che Teddy fosse da compatire, stretto tra le braccia di Victoire.
A dodici anni aveva pensato che il ragazzo stesse perdendo il suo tempo, facendo catturare il suo sguardo dai capelli biondi della cugina, imparando la sua risata e sperando di sentire i suoi passi.
A dodici anni James aveva deciso che lui, invece, sarebbe andato oltre, cercando di scoprire quanto più possibile sul mondo, perché di sicuro ne sarebbe valsa la pena.
E invece era finito col sognare un mondo in cui anche le sue labbra potessero unirsi con quelle di Dominique alla luce del sole.
Un mondo dove avrebbe potuto svegliarsi con l’amore della sua vita accanto, senza odiarsi per essere sbagliato, per essere innaturale…per essere felice.
Aveva riso di Teddy, perché aveva preferito Victoire al resto del mondo.
E ora era lì, a guardare la bionda con le labbra piegate in una smorfia amara.
E ora era lì, ad ammirare l’unico mondo che avrebbe voluto, l’unico a cui era sempre appartenuto.
La sua Dominique.
 
 
Right down to the minute
Right down to the second
I can feel my every breath unfold
 
 
«Dimmi che non è solo la mia fantasia, Dom-Dom. Ti prego
Non aveva più il coraggio di guardarla, di fingere che gli interessasse vedere altro nella sua vita, oltre a lei.
La sentì sospirare, e immaginò le labbra rosa piegarsi in quel broncio preoccupato che le incorniciava il viso sin da piccola.
Passarono i secondi, lenti come ore, e la Sala Grande rimase nel silenzio più assoluto.
James iniziò a pensare che perfino respirare stava diventando insopportabile, l’aria che sembrava prendere fuoco nei polmoni.
Pensò che era stanco di respirare, soltanto per continuare a dire bugie.
Poi, senza preavviso, sentì le mani di lei cingergli la vita, cercando rifugio tra le sue braccia, come quando erano piccoli.
James guardò in basso,ritrovandosi il mento solleticato dalla nuca della ragazza.
Sentiva il fiato caldo di lei sul petto, le mani che stringevano quasi con violenza il suo corpo, come se cercasse di fonderli insieme.
Dominique non pianse, non pronunciò alcuna frase. Rimase lì, in silenzio, ma James capì ogni singola parola che stava celando in quel contatto.
La strinse anche lui, inspirando il profumo dei suoi capelli biondi come fosse ossigeno puro.
Come se valesse la pena di respirare, solo tra le braccia di Dominique.
 
 
Right down to the minute
Right down to the second
 
 
«Eccoti finalmente! Tuo padre ha tirato fuori la torta, sbrigati!»
James e Dominique sciolsero il contatto come se fossero stati entrambi bruciati.
Cercando di nascondere quanto stessero andando a fuoco.
Jade Porter, diplomata di Grifondoro e fidanzata di James li fissava impaziente, l’espressione del volto però aperta in un sorriso.
Indossava una toga scura e il tocco uguali a James, ma da sotto la tunica si riusciva ad intravedere chiaramente un lungo vestito indaco.
Portava i capelli mori legati in uno chignon morbido leggermente spettinato, probabilmente per la corsa che aveva fatto nel cercarlo, viste le guance rosse per il fiatone.
James annuì, sforzandosi di sorridere a Jade come poco prima aveva sorriso a Dominique.
Con un briciolo dell’amore che provava, per Dominique.
«Arrivo!»
Non si voltò verso Dominique, dirigendosi con fierezza verso la ragazza che l’aspettava dal portone.
Sentiva chiaramente i passi della bionda seguirlo, come una ninna nanna a lungo dimenticata, e si obbligò a non voltarsi.
«Sai una cosa, la toga ti dona davvero molto, Potter.»
Il tono malizioso della mora convinse Dominique a dileguarsi, ma James sospettò che se fosse stato per lei, sarebbero rimasti in quell’abbraccio per l’eternità.
«Vi lascio soli piccioncini. Raggiungo gli altri prima che Louis e Fred finiscano tutto il vino elfico.» disse l’ex Corvonero, sorridendo imbarazzata.
 
 
I'm down to the seconds
 
 
James la guardò andare via, e soppresse un brivido freddo quando, poco prima di svoltare l’angolo, Dominique si girò verso di lui.
Gli occhi azzurro ghiaccio di lei si fusero nel caldo di quelli nocciola di lui, dilatando quei pochi secondi che rimanevano loro.
Per odiarsi, per amarsi, per volersi, per lasciarsi.
Poi Dominique sparì, lasciando solo una scia di profumo a ricordare a James ciò che aveva appena perso.
Ciò che continuava a perdere, ogni giorno.
 
E mentre Jade allacciava le labbra con quelle di James, il ragazzo si sentì precipitare come se stesse cadendo dalla luna.
Dominique se n’era andata, portandosi via il loro mondo.
Facedoli ripiombare in quello freddo che conoscevano.
 
Un mondo dove lei non sapeva cosa si provasse a stringersi a James come se fosse una questione di vita, e lui non aveva mai passato secondi lunghi come un’eternità, contando le sue efelidi nascoste, prima di addormentarsi.





Angolo Autrice:

(*) Ho pensato a Roxanne & Fred nella variante Fanon dove sono gemelli, perché dai, devono esserlo, no? :3

Eccomi qui, con la mia prima One-Shot su quella che sta velocemente diventando una OTP a tutti gli effetti, JamesxDominique. Sto esplorando questa coppia nella mia long "Paper Walls", e me ne sto innamorando sempre di più, per cui ho deciso di dedicare loro quest'ora buca che ho, concependo la One-Shot come specie di prequel/missing moment della mia long, ma anche come dimostrazione dell'affetto che nutro per loro.
Spero vi sia piaciuta, e vorrete commentare coi vostri pensieri.
Vi ho lasciato il link della canzone accanto al titolo, vi suggerisco di rileggerla ascoltandola, perché è davvero il mood che volevo imprimere, nonché a conti fatti una canzone stupenda, secondo il mio modesto parere.
Buon pomeriggio a tutti <3

SilverKiria

(Prestavolto per la Gif: Ashley Benson per Dominique e Aaron Taylor Johnson come James) 
  
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