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Autore: Clown    07/05/2018    1 recensioni
Una lettera di licenza e il desiderio di un momento di normalità. Il Comandante Shepard non desiderava altro che abbandonarsi al sogno di quell'istante. La sensazione di sentirsi una donna, prima di un soldato. Di sentirsi un essere umano, prima di un eroe. Ma di fronte a sé, solo la realtà dell'esercito e della guerra. E di un sentimento che detestava non riuscire a sopprimere. [FemShepxVega]
Genere: Drammatico, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Donna, James Vega, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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OCCHI D'EBANO





La porta si richiuse con un sibilo, rendendo l'ufficio un'oasi di pace nel caos delle camerate.
Il Luogotenente Comandante N7 James Vega godette dei suoni ovattati che giungevano dal corridoio, soddisfatto di essere finalmente riuscito a svicolare dalla folla.
L'omni-tool infranse la bolla di quiete, pigolando insistentemente. L'uomo maledisse la necessità di essere sempre reperibile per i propri superiori.
Con brevi movimenti meccanici, James digitò i codici di accesso alla messaggistica privata. L'ologramma di una mail civile gli venne proiettato sul muro antistante.



"«Sono stata benissimo ieri. Ci vediamo anche stasera?

P.S. Tu si che sai come soddisfare una donna.

J.D.»"

 

Sospirando, l'ispanico richiuse la schermata dei messaggi.

"Chissà se lo pensava anche…"

Un senso di malinconia lo pervase e sentì l'irrefrenabile bisogno di sgranchirsi i muscoli.
Si stiracchiò, alzando prima una spalla e poi l’altra, maledicendo la rigidità dell'uniforme da cerimonie. La medaglia degli Eroi della Resistenza rimbalzò contro le ali dell'Emblema dei Sette, tintinnando debolmente.
James afferrò l'alata onorificenza tra pollice e indice. Un raggio di luce, riflessa dalla piccola superficie dorata, danzò sui suoi occhi tracciando un flebile negativo sul campo visivo. L'uomo sbatté più volte le palpebre, cercando di scacciare il lieve offuscamento ch gli impediva di ammirare le incisioni sulla medaglia.

"«Il numero sette ripetuto sette volte, tante quante sono le specie che hanno partecipato alla Battaglia per la Galassia. Ogni volta inciso in una lingua galattica differente. Un’onorificenza dedicata a colei che, per la salvezza dei molti, ha sacrificato sé stessa, giungendo lassù dove solo cadaveri potevano accumularsi. All’equipaggio della Normandy, nave del Comandante Shepard, in nome dell’incommensurabile servigio che avete prestato alla nostra gallassia, consegniamo ora l'alta onorificenza dell’Emblema dei Sette...»"

Le altisonanti parole del nuovo Consiglio risuonarono nella memoria di Vega, sul cui volto nacque un sorriso amaro. Detestava quella medaglia, a cui non avrebbe esitato a rinunciare pur di tornare sotto i comandi di Shepard.
Una serie di colpi secchi contro la porta gli ferì l'udito, ormai abituato alla tranquillità dell'ufficio.

«Comandante!»

Era la voce nasale di James Montana. Vega sospirò, esasperato. Quel cadetto, giunto solo da qualche mese in accademia, aveva già avuto l’ardire di infrangere il protocollo di ricevimento della caserma.

"Vediamo se non rispondendo se ne va..."

Le speranze morirono sul nascere. Pochi istanti e una nuova sequenza di pugni piombò sulla porta, tanto violenta da far vibrare il pannello d’acciaio.

«Comandante!»

«Fai richiesta di appuntamento, James. Ora sono impegnato!» sbraitò Vega, grattandosi, annoiato, la corta barba.

«È importante!» sentì urlare.

Il luogotenente alzò gli occhi al cielo, esasperato. «Sarà meglio per te che lo sia davvero…» borbottò tra sé e sé, divorando a grandi falcate la distanza che lo separava dalla porta.

«Allora?» gracchiò mentre il pannello scorrevole si ritraeva lateralmente, «Che diavolo succ…» un pugno lo colpì al petto nel punto in cui le medaglie erano fissate all’uniforme. Vega alzò gli occhi al cielo, la frase mozzata dal dolore delle spille premute sulla carne.

«Oh, merda! Cioè, mi scusi Comandante, io non… pensavo che non avrebbe… non era mia intenzione…»

L’ispanico scrutò in cagnesco il ragazzo, un biondino riccioluto che sembrava rimpicciolire ogni volta che finiva per incrociarlo lungo i corridoi della caserma. Era famosa la sua smisurata ammirazione per gli eroi della resistenza: passione che, unita alla sua scarsa attitudine alla discrezione e a una goffaggine superiore alla media, aveva contribuito più di una volta a mettere Vega in imbarazzo di fronte alle truppe.

«Spero che tu abbia un valido, validissimo motivo per disturbarmi» ringhiò di rimando.

«Assolutamente!» affermò il cadetto con convinzione, sbirciando all'interno dell'ufficio.

James attese qualche secondo che il proprio omonimo sottoposto si decidesse a parlare. Un'attesa che si rivelò vana.

«Allora?»

«Sì, ecco, dovrei… mostrarglielo sul monitor…» azzardò. Il braccio si alzò timidamente ad indicare lo schermo a parete che spiccava sul lato sinistro della stanza.

Vega alzò nuovamente gli occhi al cielo e si fece da parte.

«James, ti avverto…»

«Un secondo!» si lamentò il biondino, accendendo il videoterminale e impostando il ricevitore su un canale d'informazioni.

La voce di un cronista diramò nell'ufficio. Il sopracciglio destro dell'ispanico schizzò verso l'alto.

«Sei entrato per farmi vedere il telegiornale?»

«Sì! Cioè, no! Insomma!»

«Va bene, va bene, calmati. Adesso fammi ascoltare.»

Vega si sedette a braccia conserte contro la sua scrivania. Dovette ammettere a sé stesso, controvoglia, che la curiosità era salita, giacché che dalle immagini che aveva intravisto sul monitor sembrava fosse accaduto qualcosa di grosso.

«…una folla di giornalisti e ammiratori si è riunita di fronte ai palazzi amministrativi dell'Alleanza. Il flusso di individui, appartenenti alla più ampia varietà di specie della Galassia, è in continuo aumento. La richiesta è una sola: conferme sulla veridicità del video e sulle implicazioni che questa notizia avrà sulla politica galattica. Dall'Alto Ammiragliato dell'Alleanza non è ancora giunta nessuna dichiarazione e in molti considerano questo silenzio come la conferma che il Comandante Shepard, eroina della Galassia, è ancora viva…»

Un'ondata di calore gli invase il petto. Risalì, prepotente, fino a una testa divenuta troppo leggera. Il cuore rallentò per un istante, lasciandogli la sgradevole sensazione di fame d'aria. Infine, dopo un tempo che gli sembrò eterno, Vega tornò a respirare. Gli sembrava che il nome Shepard rimbombasse ancora per la stanza, tanto forte da assordarlo.

«Ha sentito che roba, Comandante? Le avevo detto che era importante!» gongolò Montana, sogghignando soddisfatto.

«Ma come…» balbettò James, la cui voce gli sembrò uscire dall'oltretomba.

Le parole del cronista, divenute improvvisamente un'accozzaglia di suoni confusi, accompagnavano le immagini della folla che assediava i palazzi dell'Alleanza. Nella lunga processione di specie e individui, spiccava l'assenza dei nerboruti profili dei krogan. Né un portavoce ufficiale aveva ancora preso parola, stando alle informazioni che scorrevano copiose in sottoimpressione. Quell'assenza risuonò nella mente di Vega come una nota stonata: ricordava perfettamente i tentativi che Shepard aveva compiuto per salvare i krogan. Gli impalpabili fiocchi di cui era composta la cura per la genofagia si erano deposti anche sulla sua armatura, quel famoso giorno su Tuchanka. I Salarian avevano confermato che la mancanza di efficacia dell'antidoto era da imputarsi ai danni strutturali del Velo e ai problemi di salute che affliggevano Urdnot Eva al momento del prelievo dei campioni, e che il Comandante Shepard aveva agito nel migliore dei modi per garantire il rispetto degli accordi con Urdnot Wreav. Shepard sarebbe dovuta essere considerata, se non un'eroina, almeno un'alleata del popolo krogan. Eppure, sembrava l'avessero dimenticata.

«Ecco! Guardi, Comandante, è quello il video!»

La voce di Montana riportò James al presente. Con uno sforzo, l'ispanico focalizzò la propria attenzione sullo schermo.
In un'asettica stanza, inquadrata da un'angolatura troppo insolita per provenire da altro che da una videocamera nascosta, spiccava una figura femminile intenta a osservare qualcosa di indefinito oltre un'imponente vetrata. Il suo corpo era fasciato da abiti civili e sul braccio si intravedeva una fascia dai colori vivaci, che il luogotenente identificò nell'emblema del Corpo Sanitario dell'Alleanza. Le labbra lievemente increspate verso il basso contribuivano a indurire i lineamenti della donna, illuminati dalla luce solare e incorniciati da una riccioluta zazzera corvina.
Il cuore di Vega mancò l'ennesimo battito. Malgrado fossero trascorsi oltre due anni dal giorno della Battaglia per la Terra, riconobbe senza esitazione il profilo severo del Comandante Shepard.

"Come cazzo…?"

Si concesse di sperare solo per un istante, il tempo che nella sua mente sorgesse l'atroce dubbio di stare osservando un clone. Se Cerberus era stato in grado di crearne uno non v'era motivo di dubitare che avrebbe potuto crearne altri. Invece, pensare che Shepard fosse sopravvissuta al cataclisma, a quella dannata esplosione della Cittadella, era quanto di più assurdo potesse esistere.
Trattenne il fiato di fronte alla logica di tali ragionamenti. Soffocò la gioia per quell'apparizione quasi spettrale. Temeva di precipitare di nuovo nell'abisso da cui faticosamente era riuscito a uscire.
All'improvviso, con la gestualità marziale che James aveva tanto amato, Shepard si voltò.
Attraverso lo schermo, in una fugace carezza fantasma, lo sguardo di Vega incrociò gli occhi d'ebano della donna. Una nuova ondata di calore gli inondò il volto.
La ragione gli urlava di non illudersi, eppure l'ispanico non poté impedire a sé stesso di assaporare quel flebile contatto. La fronte del Comandante appariva corrucciata, le folte sopracciglia a scurirle il volto, mentre le sue labbra si muovevano freneticamente, impegnate in ciò che sembrava una cruda discussione con l'inserviente di un ospedale.

«È lei… riconoscerei ovunque quello sguardo. Deve essere lei!»

«Gliel'avevo detto!»

Vega si accorse in quel momento che il cadetto era ancora al suo fianco, gongolante al limite della saccenteria. Un atteggiamento che non esitò a ritenere provocante.

«Sì, mi hai già detto di avermelo detto. Hai infierito abbastanza. Ora torna tra i tuoi camerati» sbottò bruscamente, indicandogli la porta.

Alla veemente protesta del biondino, James rispose con un secondo ordine perentorio.
Si ritrovò a constatare con fastidio, e una scrocchiata di nocche, che la testardaggine del giovane era paragonabile a quella di un krogan.

«Por Diòs, Montana, vayas a tomar por culo de aquí!» ringhiò, afferrandogli il bavero della divisa e trascinandolo di peso fuori dall'ufficio. Rimpianse le porte della casa in cui era nato, quando ancora si aprivano verso l'interno e non lateralmente: avrebbe apprezzato la possibilità di sbattergli in faccia il pannello di metallo.
Quando i sensi tornarono a focalizzarsi sull'ambiente circostante si accorse che la voce dello speaker ancora rimbombava nell'ufficio. Il filmato con Shepard era stato interrotto e sullo schermo transitavano le immagini di enormi folle riunitesi nelle piazze delle maggiori città terrestri.
James afferrò il telecomando appoggiato sulla scrivania e il monitor si spense con un ronzio. Aveva ben altro in mente che rimanere a fissare quel dannato aggeggio.
Attivato il proprio omni-tool, aprì la casella personale dei messaggi.

 

"«Hai saputo?»"

 

Nella casella del mittente, digitò una breve sequenza di lettere.
V. A. K. A. R. I. A. N.  
La risposta non si fece attendere che pochi secondi.

 

"«Sì.»"


Le labbra gli si incurvarono in un sorriso.
Aveva avviato la macchina ed era solo questione di tempo prima che la verità venisse a galla. Sapeva che Garrus, come ambasciatore onorario Turian in sede alla Cittadella, sarebbe stato in grado di ottenere il permesso per incontrare il presunto, redivivo Comandante Shepard. Toccava a James, a quel punto, fare la propria mossa.
Si lasciò sfuggire un grugnito quando il comunicatore vocale ottenne solo un cupo ronzio dalla richiesta di contatto con l'Alto Ammiragliato.

«Quegli stronzi hanno interrotto le comunicazioni ufficiali!» sbottò, cercando furiosamente la frequenza di trasmissione diretta con l'ufficio dell'Ammiraglio Hackett, nella remota speranza che almeno i collegamenti interni fossero ancora attivi.

Il volto rubicondo della segretaria di Hackett che apparve sul visore dell'omni-tool, accompagnato dalla sua voce stridula, lo rincuorò.

«Ufficio dell'Ammiraglio Hackett, in cosa posso esserle utile?»

«Sono il Comandante Vega, di stanza alla caserma degli ufficiali di Vancouver. Ho estrema necessità di parlare con l'Ammiraglio.»

«Mi spiace ma l'Ammiraglio è attualmente impegnato, può riferire eventuali stati di massima necessità al Generale Turner.»

«Non voglio parlare con il Generale Turner, voglio parlare con l'Ammiraglio Hackett» ringhiò, «e por Diòs, o me lo passa lei o giuro che scateno un incidente diplomatico con i turian!»

La vide alzare gli occhi al cielo, le guance gonfiarsi in uno sbuffo infastidito, e rimpianse di non poter utilizzare i modi poco diplomatici ma altamente efficaci che aveva appreso da Shepard.

«Purtroppo la sua attuale richiesta è impossibile, le suggerisco di nuovo di rivolgersi al Gen…»

«Ho detto che non voglio parlare con Turner ma con il fottuto Ammiraglio Hackett!»

«E io le ripeto che… oh.»

«Signorina Smith, si può sapere cos'è questa confusione? Le voci arrivano sin dentro l'ufficio.»

«Ammiraglio Hackett! Signore! Sono il Comandante Vega! Ho bisogno di parlare!» urlò James, approfittando dell'inaspettata apparizione del suo superiore per soverchiare il dispotismo del mastino che si ritrovava come segretaria.

«Comandante Vega?»

«Mi spiace, Ammiraglio. Ho provato a dirgli che era impegnato ma continua a non collaborare. Se glielo vuole spiegare di persona forse si deciderà a rivolgersi al Generale Turner.»

L'ispanico dovette giocoforza ignorare la donna, non senza desiderare mentalmente di poterle spiegare dove avrebbe voluto mandare con malagrazia sia lei che il Generale Turner.

«Ammiraglio, la prego, mi ascolti. Ho visto il video, è su tutti i notiziari. Se il Comandante Shepard è vivo ritengo di avere il diritto di saperlo.»

«Vede, Ammiraglio? È insistente e oltremodo fastidioso. Se potesse…»

«Sierra la boca, pendeja!»

L'urlo risuonò nell'anticamera della segretaria come un eco lontano. James batté più volte le palpebre, risvegliandosi dal blackout mentale in cui la collera l'aveva scagliato, e vide il volto della donna violaceo, gonfio d'indignazione da sembrare sul punto di esplodere.

"Oh, mierda."

«Comandante…»

La voce di Hackett spezzo la cappa di silenzio che lo stava soffocando.

«S… sì, Ammiraglio?» balbettò, terrorizzato dall'idea che sfruttassero lo scatto d'ira per impedirgli di incontrare la presunta Shepard.

«Ti invio il codice di accesso al comunicatore privato. Tempo di tornare in ufficio e risponderò alle tue domande. Nel frattempo gradirei che evitassi di dire o fare qualsiasi cosa che potrebbe causare un colpo apoplettico alla signorina Smith.»

James scattò sull'attenti. «Sì, Ammiraglio. Ai suoi ordini.»

Lanciando un ultimo sguardo all'ammutolita e sempre più indignata segretaria, che non perse l'occasione per cercare di incenerirlo con uno sguardo esaustivo, trasferì la chiamata alla linea privata di Hackett. Non riuscì a mascherare l'espressione sorpresa quando accanto al suo diretto superiore vide apparire, in condivisione video, il muso da rettile di Garrus.

«James, ho saputo che non hai perso la tua grazia. Sempre il solito krogan mancato.»

«E come potrei? Ho imparato dalla migliore» ribatté, scoppiando in una risata.

«Ed è proprio per quella migliore che ci si trova in questa situazione, vero, Ammiraglio? Quella donna nel video è davvero Shepard?»

Il momento della verità. L'Ammiraglio tirò un lungo sospiro e James percepì il proprio cuore accelerare.

«Sì, è lei. Ma è molto più complicato di quanto sembri.»

«Più complicato di quanto sembri? Ma scherziamo? Porca puttana, Hackett, da quanto tempo ce lo tenevate nascosto? Quando avete saputo che era viva?» ribatté, conscio di rischiare un'ammonizione o peggio nel rivolgersi al proprio superiore con violenza.

«Da… pochi giorni dopo la fine della guerra. È stata ritrovata da una sonda inviata sulla Cittadella per scoprire cosa fosse successo.»

«Pensavo che tutta la tecnologia fosse stata danneggiata.»

«Il bisogno di sapere cosa fosse accaduto era impellente. Era una sonda di fortuna, riparata in qualche ora scarsa, ma funzionale, se è riuscita a rintracciare il corpo del Comandante. Precipitato in una zona della Cittadella dove l'atmosfera artificiale ancora esisteva, in fin di vita ma, appunto, viva.»

«E perché non ce l'avete mai detto? Perché continuare questa farsa? Eravamo il suo equipaggio, il suo nome è sul memoriale della Normandy perché non sapevamo che lei fosse viva. Avevamo il diritto di saperlo!»

«Hai ragione Comandante, ma inizialmente risultavate dispersi come la maggior parte della flotta e dopo qualche mese, quando finalmente siamo riusciti a contattarvi di nuovo… beh, diciamo che le cose si erano complicate.»

«Complicate?»

Fu in quel momento che Garrus prese parola, e la sua voce bitonale sembrò uscire dall'oltretomba.

«Shepard ha ingannato i krogan. Ha sabotato la cura, volontariamente.»

James sbatté le palpebre, ammutolito, e il turian lo interpretò come un invito a proseguire.

«I salarian avrebbero negato le proprie flotte nel caso la genofagia fosse stata curata definitivamente. Shepard aveva un solo modo per ottenere l'alleanza di entrambe.»

«Perciò… tu sapevi che Shepard era viva?»

«No, ma sapevo del problema coi krogan. Era stata lei stessa a confessarmelo. Aveva ingannato Wreav, che non ha tardato poi così tanto ad accorgersene. Non quanto ci saremmo aspettati, almeno.»

«Ma i salarian hanno mostrato le prove scientifiche che dimostrano come la cura fosse inefficace già dal principio. Perché i krogan avrebbero dovuto sospettare di essere stati ingannati?»

«Se gli umani fossero stati quasi sterminati da un'altra specie ostile, tu ti fideresti mai davvero di quella specie?»

«Giusto…» dovette ammettere a malincuore, «ma tutto questo cosa c'entra con Shepard?»

«Wreav considera Shepard la mano sinistra dei salarian, colei che ha condannato a morte il popolo krogan» rivelò Hackett, riprendendo parola, «ha inviato un videomessaggio in cui giurava di ucciderla, e l'unico modo che l'Alleanza aveva per tenerla al sicuro durante la sua convalescenza era convincere l'intera galassia che fosse già morta. Ecco perché non l'abbiamo rivelato a nessuno. Nemmeno a voi.»

«Merda… e adesso dove si trova?»

«Non è sicuro parlare via omni-tool. Per quanto barbari, i krogan hanno dei simpatizzanti che potrebbero spiare le comunicazioni.»

«Dunque non potremo incontrarla?» domandò col cuore in gola, scambiando un lungo sguardo con Garrus.

Hackett si concesse un secondo sospiro. «Visto e considerato che oramai il segreto è decaduto, vi condurrò da lei. Fatevi trovare entrambi, domani mattina, presso l'edificio C dell'Alto Ammiragliato. Dovremo gestire due trasporti differenti per sviare possibili spie krogan. Ora scusatemi ma la giornata è ancora lunga, e non si preannuncia più facile di quanto sia stata fino ad adesso.»

«Sissignore. A domani, signore.»

«Arrivederci, Ammiraglio Hackett.»

«Comandante. Vakarian.» accennò un saluto col capo, «Hackett, chiudo.»

James vide il volto di Garrus riempire il vuoto lasciato dall'anziano comandante sul proiettore dell'omni-tool.

«Ce l'abbiamo fatta.»

«Non che ne avessi dubbi. Temo invece che il difficile inizi adesso.»

L'ispanico corrugò la fronte. «Che vorresti dire?»

«Hai presente Shepard, no?»

«Certo, e allora?»

«Come pensi che reagirà vedendoci comparire dal nulla dopo più di due anni di totale assenza?»

«Diòs, non sapevamo nemmeno che fosse viva!»

«Per quanto ne sappiamo, potrebbero averle riferito che eravamo troppo impegnati per poterla vedere.»

«Cazzate, Shepard sa benissimo che non l'avremmo mai fatto. E poi perché avrebbero dovuto raccontarle una cazzata simile?»

«Per impedirle di mettere in atto piani ingegnosi ed estremamente violenti nel tentativo di scappare dal luogo in cui si trova e raggiungerci.»

«Beh, se anche fosse le racconteremo la verità.»

«E secondo te ci darà il tempo di spiegare?»

«Certo.»

«Tempo? Shepard?»

«…merda.»

«Appunto. Domani dobbiamo discuterne con Hackett prima di incontrarla. Almeno per evitare di sentire un vaffanculo molto umano come benvenuto, o di ritrovarci con un braccio spezzato.»

«Sì, hai ragione…»

«Bene, allora rimaniamo d'accordo così. A domani, James.»

«A domani.»

L'apatico saluto concluse la conversazione. La mente di Vega era già impegnata altrove per poter notare lo schermo spegnersi, i suoi pensieri concentrati sull'incontro del giorno successivo.

"E se fosse andata avanti? E se dopo due anni…"

Con gli occhi offuscati dalle folte sopracciglia corrucciate, l'ispanico riaprì la casella di posta elettronica.

 

"«Sono stata benissimo ieri. Ci vediamo anche stasera?"

 

Aveva provato ad andare avanti. Prima il programma N7, poi l'addestramento dei cadetti e infine la giovane Diaz erano stati il modo in cui aveva riempito le sue giornate in quei due anni, il modo in cui aveva tentato di combattere il suo dolore. Aveva tentato di ignorare il fatto che non riusciva a chiamare la ragazza che per cognome, evitando di pronunciarne il nome: Jane. Tuttavia, non poteva ignorare che, da quando aveva visto quel filmato, gli sembrava di respirare ossigeno puro.
Si decise a rispondere.

 

"«Mi spiace, sono impegnato.»"

  
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