OCCHI
D'EBANO
La porta si
richiuse con un sibilo, rendendo l'ufficio un'oasi di pace nel caos
delle
camerate.
Il
Luogotenente Comandante N7 James Vega godette dei suoni ovattati che
giungevano
dal corridoio, soddisfatto di essere finalmente riuscito a svicolare
dalla folla.
L'omni-tool
infranse la bolla di quiete, pigolando insistentemente. L'uomo
maledisse la
necessità di essere sempre reperibile per i propri superiori.
Con brevi
movimenti meccanici, James digitò i codici di accesso alla
messaggistica
privata. L'ologramma di una mail civile gli venne proiettato sul muro
antistante.
"«Sono
stata benissimo ieri. Ci vediamo anche
stasera?
P.S.
Tu si che sai come soddisfare una donna.
J.D.»"
Sospirando,
l'ispanico richiuse la schermata dei messaggi.
"Chissà
se lo pensava anche…"
Un
senso di malinconia lo pervase e sentì
l'irrefrenabile bisogno di sgranchirsi i muscoli.
Si stiracchiò, alzando prima una spalla e poi
l’altra, maledicendo la rigidità dell'uniforme da
cerimonie. La medaglia degli
Eroi della Resistenza rimbalzò contro le ali dell'Emblema
dei Sette,
tintinnando debolmente.
James afferrò l'alata onorificenza tra pollice e
indice. Un raggio di luce, riflessa dalla piccola superficie dorata,
danzò sui
suoi occhi tracciando un flebile negativo sul campo visivo. L'uomo
sbatté più volte
le palpebre, cercando di scacciare il lieve offuscamento ch gli
impediva di
ammirare le incisioni sulla medaglia.
"«Il
numero sette ripetuto sette volte, tante quante sono le specie che
hanno
partecipato alla Battaglia per la Galassia. Ogni volta inciso in una
lingua
galattica differente. Un’onorificenza dedicata a colei che,
per la salvezza dei
molti, ha sacrificato sé stessa, giungendo lassù
dove solo cadaveri potevano
accumularsi. All’equipaggio della Normandy, nave del
Comandante Shepard, in nome
dell’incommensurabile servigio che avete prestato alla nostra
gallassia, consegniamo
ora l'alta onorificenza dell’Emblema dei Sette...»"
Le
altisonanti parole del nuovo Consiglio risuonarono
nella memoria di Vega, sul cui volto nacque un sorriso amaro. Detestava
quella
medaglia, a cui non avrebbe esitato a rinunciare pur di tornare sotto i
comandi
di Shepard.
Una serie di colpi secchi contro la porta gli ferì
l'udito, ormai abituato alla tranquillità dell'ufficio.
«Comandante!»
Era
la voce nasale di James Montana. Vega sospirò,
esasperato. Quel cadetto, giunto solo da qualche mese in accademia,
aveva già
avuto l’ardire di infrangere il protocollo di ricevimento
della caserma.
"Vediamo
se non rispondendo se ne va..."
Le
speranze morirono sul nascere. Pochi istanti e una
nuova sequenza di pugni piombò sulla porta, tanto violenta
da far vibrare il
pannello d’acciaio.
«Comandante!»
«Fai
richiesta di appuntamento, James. Ora sono
impegnato!» sbraitò Vega, grattandosi, annoiato,
la corta barba.
«È
importante!» sentì urlare.
Il
luogotenente alzò gli occhi al cielo, esasperato.
«Sarà meglio per te che lo sia
davvero…» borbottò tra sé e
sé, divorando a
grandi falcate la distanza che lo separava dalla porta.
«Allora?»
gracchiò mentre il pannello scorrevole si
ritraeva lateralmente, «Che diavolo
succ…» un pugno lo colpì al petto nel
punto
in cui le medaglie erano fissate all’uniforme. Vega
alzò gli occhi al cielo, la
frase mozzata dal dolore delle spille premute sulla carne.
«Oh,
merda! Cioè, mi scusi Comandante, io non…
pensavo che non avrebbe… non era mia
intenzione…»
L’ispanico
scrutò in cagnesco il ragazzo, un biondino
riccioluto che sembrava rimpicciolire ogni volta che finiva per
incrociarlo
lungo i corridoi della caserma. Era famosa la sua smisurata ammirazione
per gli
eroi della resistenza: passione che, unita alla sua scarsa attitudine
alla
discrezione e a una goffaggine superiore alla media, aveva contribuito
più di
una volta a mettere Vega in imbarazzo di fronte alle truppe.
«Spero
che tu abbia un valido, validissimo motivo per
disturbarmi» ringhiò di rimando.
«Assolutamente!»
affermò il cadetto con convinzione,
sbirciando all'interno dell'ufficio.
James
attese qualche secondo che il proprio omonimo
sottoposto si decidesse a parlare. Un'attesa che si rivelò
vana.
«Allora?»
«Sì,
ecco, dovrei… mostrarglielo sul
monitor…»
azzardò. Il braccio si alzò timidamente ad
indicare lo schermo a parete che
spiccava sul lato sinistro della stanza.
Vega
alzò nuovamente gli occhi al cielo e si fece da
parte.
«James,
ti avverto…»
«Un
secondo!» si lamentò il biondino, accendendo il
videoterminale e impostando il ricevitore su un canale d'informazioni.
La
voce di un cronista diramò nell'ufficio. Il
sopracciglio destro dell'ispanico schizzò verso l'alto.
«Sei
entrato per farmi vedere il telegiornale?»
«Sì!
Cioè, no! Insomma!»
«Va
bene, va bene, calmati. Adesso fammi ascoltare.»
Vega
si sedette a braccia conserte contro la sua
scrivania. Dovette ammettere a sé stesso, controvoglia, che
la curiosità era
salita, giacché che dalle immagini che aveva intravisto sul
monitor sembrava
fosse accaduto qualcosa di grosso.
«…una folla di
giornalisti e ammiratori si è riunita di fronte ai palazzi
amministrativi
dell'Alleanza. Il flusso di individui, appartenenti alla più
ampia varietà di
specie della Galassia, è in continuo aumento. La richiesta
è una sola: conferme
sulla veridicità del video e sulle implicazioni che questa
notizia avrà sulla
politica galattica. Dall'Alto Ammiragliato dell'Alleanza non
è ancora giunta
nessuna dichiarazione e in molti considerano questo silenzio come la
conferma
che il Comandante Shepard, eroina della Galassia, è ancora
viva…»
Un'ondata
di calore gli invase il petto. Risalì,
prepotente, fino a una testa divenuta troppo leggera. Il cuore
rallentò per un
istante, lasciandogli la sgradevole sensazione di fame d'aria. Infine,
dopo un
tempo che gli sembrò eterno, Vega tornò a
respirare. Gli sembrava che il nome
Shepard rimbombasse ancora per la stanza, tanto forte da assordarlo.
«Ha
sentito che roba, Comandante? Le avevo detto che
era importante!» gongolò Montana, sogghignando
soddisfatto.
«Ma
come…» balbettò James, la cui voce gli
sembrò
uscire dall'oltretomba.
Le
parole del cronista, divenute improvvisamente
un'accozzaglia di suoni confusi, accompagnavano le immagini della folla
che
assediava i palazzi dell'Alleanza. Nella lunga processione di specie e
individui, spiccava l'assenza dei nerboruti profili dei krogan.
Né un portavoce
ufficiale aveva ancora preso parola, stando alle informazioni che
scorrevano
copiose in sottoimpressione. Quell'assenza risuonò nella
mente di Vega come una
nota stonata: ricordava perfettamente i tentativi che Shepard aveva
compiuto
per salvare i krogan. Gli impalpabili fiocchi di cui era composta la
cura per
la genofagia si erano deposti anche sulla sua armatura, quel famoso
giorno su
Tuchanka. I Salarian avevano confermato che la mancanza di efficacia
dell'antidoto era da imputarsi ai danni strutturali del Velo e ai
problemi di
salute che affliggevano Urdnot Eva al momento del prelievo dei
campioni, e che
il Comandante Shepard aveva agito nel migliore dei modi per garantire
il
rispetto degli accordi con Urdnot Wreav. Shepard sarebbe dovuta essere
considerata, se non un'eroina, almeno un'alleata del popolo krogan.
Eppure,
sembrava l'avessero dimenticata.
«Ecco!
Guardi, Comandante, è quello il video!»
La
voce di Montana riportò James al presente. Con uno
sforzo, l'ispanico focalizzò la propria attenzione sullo
schermo.
In un'asettica stanza, inquadrata da un'angolatura
troppo insolita per provenire da altro che da una videocamera nascosta,
spiccava una figura femminile intenta a osservare qualcosa di
indefinito oltre
un'imponente vetrata. Il suo corpo era fasciato da abiti civili e sul
braccio
si intravedeva una fascia dai colori vivaci, che il luogotenente
identificò
nell'emblema del Corpo Sanitario dell'Alleanza. Le labbra lievemente
increspate
verso il basso contribuivano a indurire i lineamenti della donna,
illuminati
dalla luce solare e incorniciati da una riccioluta zazzera corvina.
Il cuore di Vega mancò l'ennesimo battito. Malgrado
fossero trascorsi oltre due anni dal giorno della Battaglia per la
Terra,
riconobbe senza esitazione il profilo severo del Comandante Shepard.
"Come
cazzo…?"
Si
concesse di sperare solo per un istante, il tempo
che nella sua mente sorgesse l'atroce dubbio di stare osservando un
clone. Se
Cerberus era stato in grado di crearne uno non v'era motivo di dubitare
che
avrebbe potuto crearne altri. Invece, pensare che Shepard fosse
sopravvissuta al
cataclisma, a quella dannata esplosione della Cittadella, era quanto di
più
assurdo potesse esistere.
Trattenne il fiato di fronte alla logica di tali
ragionamenti. Soffocò la gioia per quell'apparizione quasi
spettrale. Temeva di
precipitare di nuovo nell'abisso da cui faticosamente era riuscito a
uscire.
All'improvviso, con la gestualità marziale che James
aveva tanto amato, Shepard si voltò.
Attraverso lo schermo, in una fugace carezza
fantasma, lo sguardo di Vega incrociò gli occhi d'ebano
della donna. Una nuova
ondata di calore gli inondò il volto.
La ragione gli urlava di non illudersi, eppure
l'ispanico non poté impedire a sé stesso di
assaporare quel flebile contatto.
La fronte del Comandante appariva corrucciata, le folte sopracciglia a
scurirle
il volto, mentre le sue labbra si muovevano freneticamente, impegnate
in ciò
che sembrava una cruda discussione con l'inserviente di un ospedale.
«È
lei… riconoscerei ovunque quello sguardo. Deve
essere lei!»
«Gliel'avevo
detto!»
Vega
si accorse in quel momento che il cadetto era ancora
al suo fianco, gongolante al limite della saccenteria. Un atteggiamento
che non
esitò a ritenere provocante.
«Sì,
mi hai già detto di avermelo detto. Hai
infierito abbastanza. Ora torna tra i tuoi camerati»
sbottò bruscamente,
indicandogli la porta.
Alla
veemente protesta del biondino, James rispose
con un secondo ordine perentorio.
Si ritrovò a constatare con fastidio, e una
scrocchiata di nocche, che la testardaggine del giovane era
paragonabile a
quella di un krogan.
«Por
Diòs, Montana, vayas a tomar por culo de
aquí!»
ringhiò, afferrandogli il bavero della divisa e
trascinandolo di peso fuori
dall'ufficio. Rimpianse le porte della casa in cui era nato, quando
ancora si
aprivano verso l'interno e non lateralmente: avrebbe apprezzato la
possibilità
di sbattergli in faccia il pannello di metallo.
Quando i sensi tornarono a focalizzarsi sull'ambiente
circostante si accorse che la voce dello speaker ancora rimbombava
nell'ufficio. Il filmato con Shepard era stato interrotto e sullo
schermo
transitavano le immagini di enormi folle riunitesi nelle piazze delle
maggiori città
terrestri.
James afferrò il telecomando appoggiato sulla
scrivania e il monitor si spense con un ronzio. Aveva ben altro in
mente che
rimanere a fissare quel dannato aggeggio.
Attivato il proprio omni-tool, aprì la casella
personale dei messaggi.
"«Hai saputo?»"
Nella
casella del mittente, digitò una breve sequenza
di lettere.
V. A. K. A. R. I. A. N.
La risposta non si fece attendere che pochi secondi.
"«Sì.»"
Le labbra gli si incurvarono in un sorriso.
Aveva avviato la macchina ed era solo questione di
tempo prima che la verità venisse a galla. Sapeva che
Garrus, come ambasciatore
onorario Turian in sede alla Cittadella, sarebbe stato in grado di
ottenere il
permesso per incontrare il presunto, redivivo Comandante Shepard.
Toccava a
James, a quel punto, fare la propria mossa.
Si lasciò sfuggire un grugnito quando il comunicatore
vocale ottenne solo un cupo ronzio dalla richiesta di contatto con
l'Alto
Ammiragliato.
«Quegli
stronzi hanno interrotto le comunicazioni
ufficiali!» sbottò, cercando furiosamente la
frequenza di trasmissione diretta
con l'ufficio dell'Ammiraglio Hackett, nella remota speranza che almeno
i
collegamenti interni fossero ancora attivi.
Il
volto rubicondo della segretaria di Hackett che
apparve sul visore dell'omni-tool, accompagnato dalla sua voce
stridula, lo
rincuorò.
«Ufficio
dell'Ammiraglio Hackett, in cosa posso esserle utile?»
«Sono
il Comandante Vega, di stanza alla caserma
degli ufficiali di Vancouver. Ho estrema necessità di
parlare con
l'Ammiraglio.»
«Mi spiace ma
l'Ammiraglio è attualmente impegnato, può
riferire eventuali stati di massima
necessità al Generale Turner.»
«Non
voglio parlare con il Generale Turner, voglio
parlare con l'Ammiraglio Hackett» ringhiò,
«e por Diòs, o me lo passa lei o
giuro che scateno un incidente diplomatico con i turian!»
La
vide alzare gli occhi al cielo, le guance
gonfiarsi in uno sbuffo infastidito, e rimpianse di non poter
utilizzare i modi
poco diplomatici ma altamente efficaci che aveva appreso da Shepard.
«Purtroppo la
sua attuale richiesta è impossibile, le suggerisco di nuovo
di rivolgersi al
Gen…»
«Ho
detto che non voglio parlare con Turner ma con il
fottuto Ammiraglio Hackett!»
«E io le ripeto
che… oh.»
«Signorina
Smith, si può sapere cos'è questa confusione? Le
voci arrivano sin dentro
l'ufficio.»
«Ammiraglio
Hackett! Signore! Sono il Comandante
Vega! Ho bisogno di parlare!» urlò James,
approfittando dell'inaspettata
apparizione del suo superiore per soverchiare il dispotismo del mastino
che si
ritrovava come segretaria.
«Comandante
Vega?»
«Mi spiace,
Ammiraglio. Ho provato a dirgli che era impegnato ma continua a non
collaborare. Se glielo vuole spiegare di persona forse si
deciderà a rivolgersi
al Generale Turner.»
L'ispanico
dovette giocoforza ignorare la donna, non
senza desiderare mentalmente di poterle spiegare dove avrebbe voluto
mandare
con malagrazia sia lei che il Generale Turner.
«Ammiraglio,
la prego, mi ascolti. Ho visto il video,
è su tutti i notiziari. Se il Comandante Shepard
è vivo ritengo di avere il
diritto di saperlo.»
«Vede,
Ammiraglio? È insistente e oltremodo fastidioso. Se
potesse…»
«Sierra
la boca, pendeja!»
L'urlo
risuonò nell'anticamera della segretaria come
un eco lontano. James batté più volte le
palpebre, risvegliandosi dal blackout
mentale in cui la collera l'aveva scagliato, e vide il volto della
donna
violaceo, gonfio d'indignazione da sembrare sul punto di esplodere.
"Oh,
mierda."
«Comandante…»
La
voce di Hackett spezzo la cappa di silenzio che lo
stava soffocando.
«S…
sì, Ammiraglio?» balbettò, terrorizzato
dall'idea
che sfruttassero lo scatto d'ira per impedirgli di incontrare la
presunta
Shepard.
«Ti invio il
codice di accesso al comunicatore privato. Tempo di tornare in ufficio
e risponderò
alle tue domande. Nel frattempo gradirei che evitassi di dire o fare
qualsiasi
cosa che potrebbe causare un colpo apoplettico alla signorina
Smith.»
James
scattò sull'attenti. «Sì, Ammiraglio.
Ai suoi
ordini.»
Lanciando
un ultimo sguardo all'ammutolita e sempre
più indignata segretaria, che non perse l'occasione per
cercare di incenerirlo
con uno sguardo esaustivo, trasferì la chiamata alla linea
privata di Hackett.
Non riuscì a mascherare l'espressione sorpresa quando
accanto al suo diretto
superiore vide apparire, in condivisione video, il muso da rettile di
Garrus.
«James, ho
saputo che non hai perso la tua grazia. Sempre il solito krogan
mancato.»
«E
come potrei? Ho imparato dalla migliore» ribatté,
scoppiando in una risata.
«Ed è proprio
per quella migliore che ci si trova in questa situazione, vero,
Ammiraglio?
Quella donna nel video è davvero Shepard?»
Il
momento della verità. L'Ammiraglio tirò un lungo
sospiro e James percepì il proprio cuore accelerare.
«Sì, è lei. Ma
è molto più complicato di quanto
sembri.»
«Più
complicato di quanto sembri? Ma scherziamo?
Porca puttana, Hackett, da quanto tempo ce lo tenevate nascosto? Quando
avete
saputo che era viva?» ribatté, conscio di
rischiare un'ammonizione o peggio nel
rivolgersi al proprio superiore con violenza.
«Da… pochi
giorni dopo la fine della guerra. È stata ritrovata da una
sonda inviata sulla
Cittadella per scoprire cosa fosse successo.»
«Pensavo che
tutta la tecnologia fosse stata danneggiata.»
«Il bisogno di
sapere cosa fosse accaduto era impellente. Era una sonda di fortuna,
riparata
in qualche ora scarsa, ma funzionale, se è riuscita a
rintracciare il corpo del
Comandante. Precipitato in una zona della Cittadella dove l'atmosfera
artificiale ancora esisteva, in fin di vita ma, appunto,
viva.»
«E
perché non ce l'avete mai detto? Perché
continuare
questa farsa? Eravamo il suo equipaggio, il suo nome è sul
memoriale della
Normandy perché non sapevamo che lei fosse viva. Avevamo il
diritto di saperlo!»
«Hai ragione
Comandante, ma inizialmente risultavate dispersi come la maggior parte
della
flotta e dopo qualche mese, quando finalmente siamo riusciti a
contattarvi di
nuovo… beh, diciamo che le cose si erano
complicate.»
«Complicate?»
Fu
in quel momento che Garrus prese parola, e la sua
voce bitonale sembrò uscire dall'oltretomba.
«Shepard ha
ingannato i krogan. Ha sabotato la cura, volontariamente.»
James
sbatté le palpebre, ammutolito, e il turian lo
interpretò come un invito a proseguire.
«I salarian
avrebbero negato le proprie flotte nel caso la genofagia fosse stata
curata
definitivamente. Shepard aveva un solo modo per ottenere l'alleanza di
entrambe.»
«Perciò…
tu sapevi che Shepard era viva?»
«No, ma sapevo
del problema coi krogan. Era stata lei stessa a confessarmelo. Aveva
ingannato
Wreav, che non ha tardato poi così tanto ad accorgersene.
Non quanto ci saremmo
aspettati, almeno.»
«Ma
i salarian hanno mostrato le prove scientifiche
che dimostrano come la cura fosse inefficace già dal
principio. Perché i krogan
avrebbero dovuto sospettare di essere stati ingannati?»
«Se gli umani
fossero stati quasi sterminati da un'altra specie ostile, tu ti
fideresti mai
davvero di quella specie?»
«Giusto…»
dovette ammettere a malincuore, «ma tutto
questo cosa c'entra con Shepard?»
«Wreav
considera Shepard la mano sinistra dei salarian, colei che ha
condannato a
morte il popolo krogan» rivelò Hackett,
riprendendo parola, «ha inviato un
videomessaggio in cui giurava
di ucciderla, e l'unico modo che l'Alleanza aveva per tenerla al sicuro
durante
la sua convalescenza era convincere l'intera galassia che fosse
già morta. Ecco
perché non l'abbiamo rivelato a nessuno. Nemmeno a
voi.»
«Merda…
e adesso dove si trova?»
«Non
è sicuro parlare via omni-tool. Per quanto
barbari, i krogan hanno dei simpatizzanti che potrebbero spiare le
comunicazioni.»
«Dunque
non potremo incontrarla?» domandò col cuore
in gola, scambiando un lungo sguardo con Garrus.
Hackett
si concesse un secondo sospiro. «Visto
e considerato che oramai il segreto è
decaduto, vi condurrò da lei. Fatevi trovare entrambi,
domani mattina, presso
l'edificio C dell'Alto Ammiragliato. Dovremo gestire due trasporti
differenti
per sviare possibili spie krogan. Ora scusatemi ma la giornata
è ancora lunga,
e non si preannuncia più facile di quanto sia stata fino ad
adesso.»
«Sissignore.
A domani, signore.»
«Arrivederci,
Ammiraglio Hackett.»
«Comandante.
Vakarian.» accennò un saluto col capo, «Hackett,
chiudo.»
James
vide il volto di Garrus riempire il vuoto
lasciato dall'anziano comandante sul proiettore dell'omni-tool.
«Ce
l'abbiamo fatta.»
«Non che ne
avessi dubbi. Temo invece che il difficile inizi adesso.»
L'ispanico
corrugò la fronte. «Che vorresti dire?»
«Hai presente
Shepard, no?»
«Certo,
e allora?»
«Come pensi che
reagirà vedendoci comparire dal nulla dopo più di
due anni di totale assenza?»
«Diòs,
non sapevamo nemmeno che fosse viva!»
«Per quanto ne
sappiamo, potrebbero averle riferito che eravamo troppo impegnati per
poterla vedere.»
«Cazzate,
Shepard sa benissimo che non l'avremmo mai
fatto. E poi perché avrebbero dovuto raccontarle una cazzata
simile?»
«Per impedirle
di mettere in atto piani ingegnosi ed estremamente violenti nel
tentativo di
scappare dal luogo in cui si trova e raggiungerci.»
«Beh,
se anche fosse le racconteremo la verità.»
«E secondo te
ci darà il tempo di spiegare?»
«Certo.»
«Tempo? Shepard?»
«…merda.»
«Appunto.
Domani dobbiamo discuterne con Hackett prima di incontrarla. Almeno per
evitare
di sentire un vaffanculo molto umano come benvenuto, o di ritrovarci
con un
braccio spezzato.»
«Sì,
hai ragione…»
«Bene, allora
rimaniamo d'accordo così. A domani, James.»
«A
domani.»
L'apatico
saluto concluse la conversazione. La mente
di Vega era già impegnata altrove per poter notare lo
schermo spegnersi, i suoi
pensieri concentrati sull'incontro del giorno successivo.
"E se
fosse andata avanti? E se dopo due anni…"
Con
gli occhi offuscati dalle folte sopracciglia
corrucciate, l'ispanico riaprì la casella di posta
elettronica.
"«Sono
stata benissimo ieri. Ci vediamo anche
stasera?"
Aveva
provato ad andare avanti. Prima il programma
N7, poi l'addestramento dei cadetti e infine la giovane Diaz erano
stati il
modo in cui aveva riempito le sue giornate in quei due anni, il modo in
cui aveva
tentato di combattere il suo dolore. Aveva tentato di ignorare il fatto
che non
riusciva a chiamare la ragazza che per cognome, evitando di
pronunciarne il
nome: Jane. Tuttavia, non poteva ignorare che, da quando aveva visto
quel filmato,
gli sembrava di respirare ossigeno puro.
Si decise a rispondere.
"«Mi
spiace, sono impegnato.»"