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Autore: PentagramLily    07/05/2018    1 recensioni
{ Tratto dal capitolo } -- Ivan aveva varcato la soglia della stanza ospedaliera, aveva il cuore che gli tamburellava nel petto e ansimava come se fosse preda di un attacco d'asma. Si passò una mano tra i folti capelli scuri fradici di sudore per tirarli all'indietro, si asciugò la fronte con il polso e si avvicinò al lettino.
Le gambe tremavano in segno di cedimento, inciampò nei suoi stessi piedi e atterrò goffamente sul corpo dormiente dell'amato, attaccato a degli oggetti elettronici che non conosceva e che emanavano segnali sonori con una certa frequenza.
Ivan nella solitudine scoppiò. Abbracciò con forza il corpo gracile e pallido dell'amato, restò con il volto infossato nel suo ventre per lasciarsi andare in un pianto isterico. Non voleva vivere di nuovo l'esperienza di perdere la persona amata, di vedere l'ennesima famiglia distrutta da qualcosa di esterno e che non riusciva a controllare.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di cominciare...

 

 

Ehi ciao, sono di nuovo io: PentagramLily.
Dopo mesi di inattività sono riuscita ad aggiornare il mio profilo con qualcosa di nuovo ma, questa volta, ho preferito fare le cose...diciamo “in grande”.
Oggi voglio proporvi un testo che ho scritto insieme alla mia amica del profilo di Danail.
In origine era un “capitolo” collegato al gioco di ruolo a cui io e lei abbiamo partecipato, quindi non sorprendetevi se ci sono delle parti mancanti e prendetelo così com'è.
Mi dispiace per la confusione, ma ormai questo profilo è diventato una sorta di magazzino e – invece che tenere anni di scrittura a fare la muffa – preferisco pubblicarla qui per farla leggere ( e magari apprezzare ) da qualcuno.
Ciao e...Buona lettura!

 

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Karuna

 

[I] Quando aveva ricevuto la chiamata dall'ospedale Ivan aveva sentito il mondo crollargli addosso, una tremenda stretta allo stomaco che gli impediva di respirare. Ma non c'era tempo da perdere, doveva andare da lui. In un batter d'occhio aveva indossato qualcosa di pulito, aveva lasciato i bambini sotto lo sguardo vigile di una conoscenza fidata ed era uscito di casa.
I minuti scorrevano lenti mentre attraversava a corsa le strade, non si arrestava nemmeno per recuperare il fiato, la voglia di rivederlo l'aiutava a ignorare gli sforzi fisici per raggiungere la struttura pubblica.

[…]

Ivan aveva varcato la soglia della stanza ospedaliera, aveva il cuore che gli tamburellava nel petto e ansimava come se fosse preda di un attacco d'asma. Si passò una mano tra i folti capelli scuri fradici di sudore per tirarli all'indietro, si asciugò la fronte con il polso e si avvicinò al lettino.
Le gambe tremavano in segno di cedimento, inciampò nei suoi stessi piedi e atterrò goffamente sul corpo dormiente dell'amato, attaccato a degli oggetti elettronici che non conosceva e che emanavano segnali sonori con una certa frequenza.
Ivan nella solitudine scoppiò. Abbracciò con forza il corpo gracile e pallido dell'amato, restò con il volto infossato nel suo ventre per lasciarsi andare in un pianto isterico. Non voleva vivere di nuovo l'esperienza di perdere la persona amata, di vedere l'ennesima famiglia distrutta da qualcosa di esterno e che non riusciva a controllare.

«Perché Redden?...» esclamò con un filo di voce reso fioco dalle lacrime. «Avevi promesso di prestare attenzione, di tornare a casa le battute di caccia.
Perché hai preferito... Continuare... » singhiozzò, stringendo ancora la presa «Se non avevi le capacità di affrontare il tuo nemico? Dovevi chiedermi aiuto Redden, non lasciarmi solo ti prego... Svegliati...»



[R] In un primo momento si era trovato spaesato nel muoversi all'interno dell'ospedale come entità ultraterrena, e tutt'ora si muoveva con un certo timore. Da spirito ancora non trapassato non apparteneva né all'una né all'altra dimensione, per cui vedeva la dimensione invisibile sovrapposta a quella terrena, e quello lo turbava non poco. Ogni persona aveva una sorta di sottile aura, ognuna di un colore diverso, ma alcuni colori non potevano essere colti dall'occhio umano, ed erano talmente inusuali che Redden non poteva descriverli.
Poteva percepire piccoli spiritelli protettivi che andavano a zonzo senza degnarlo di uno sguardo, piccoli criptidi che sfrecciavano per i corridoi, simboli che aleggiavano nell'aria...
Era tutto così diverso. E ovviamente nessuno poteva sentirlo. Era una sensazione talmente strana che per la prima volta da tempo Red era disorientato.
Tuttavia, con la sua camminata spersa, finalmente raggiunse l'ampio ingresso dell'ospedale. E lì vide una figura familiare, ancor più spersa di lui, che tentava di chiamare una ragazza al suo fianco, senza alcun esito.

«Haniel! Han, possibile che ti perda per un secondo e subito ti metti a flirtare! Sei proprio un angelo disagiato, altro che purezza e castità!» gridò Redden, fiondandosi verso l'arcangelo. Haniel si girò di scatto e, vedendo il rosso, lo raggiunse in fretta, tutto felice, senza badare che le ali fossero d'intralcio.
Reddie, ma hai visto? Roba da non credere, non sentono più noi angeli come una volta! Ah, bei tempi... e su, non guardarmi così, anche io ho bisogno di distrarmi!”.
I due si fissarono torvi, per poi ridacchiare. Il rosso adorava quegli attimi di leggerezza e condividerli con qualcuno come Haniel. In fondo, cominciava ad affezionarsi a quel pennuto, così simile tanto da assumere alcuni tratti come lui. Redden si era sempre chiesto del perché Han aveva scelto proprio quei tratti duri e i capelli rossi come il suo ospite come forma terrena, e lo spirito gli aveva sempre risposto evasivamente.
In ogni caso, sentiva un certo bisogno di tornare vicino al suo corpo, quindi diede una leggera pacca all'angelo e entrambi si diressero verso la camera che ospitava il corpo del Cacciatore.
Tuttavia, appena l'angelo s'affacciò nella stanza allargò un'ala per non far passare Redden.

Guarda guarda, Reddie, hai visite!

«Han, se non mi fai passare la visita può anche andare a farsi in-»

Ok ok, non c'è bisogno di essere scurrili, eh?

Quelle conversazioni piene di una sottile ironia erano sempre una delizia per l'umore di Redden, già abbastanza giù per tutti quegli eventi.
Chissà Ivan come aveva preso la notizia.
Non fece in tempo a pensare quella frase che si ritrovò lo squalotto davanti, e Redden inchiodò all'istante, agitato.
Ascoltare quelle parole mentre lui piangeva era una pugnalata al cuore.
Perché, perché l'aveva fatto tornare? Erano entrambi consapevoli del rischio che Red esercitava nella sua professione, anche con un angelo lui non era immortale. Aveva solo qualche abilità in più, ma era naturale che subisse perdite ingenti, qualche volta.
Forse era per quello che stava prendendo il tutto un tantino meglio degli altri, era già pronto. Ma non per questo non avrebbe lottato.
Si avvicinò malinconico al suo squalotto piangente, osservando prima lui e poi il suo corpo pieno di ferite ricucite. Visto dall'esterno sembrava più morto che vivo.
Haniel si era avvicinato a lui senza dire niente, osservava soltanto.

«...Han, non può sentirmi, vero?»

No. Non può. E non può sentire me, a meno che non m'infili nei suoi sogni


«Ok... ecco, potresti andare a chiamare Mitra? Per favore»


Chiese il rosso con un sussurro, senza spostare lo sguardo da Ivan. Percepì il cenno dell'angelo e della sua scomparsa, e mentre attendeva si accucciò vicino all'amato, provando comunque a comunicare con lui.
«...Ivan?» chiamò con la voce della mente, cercando di arrivare a lui.



[I] Senza riuscire a frenare il pianto isterico, Ivan restò nella solita posizione per continuare a lacrimare sopra al corpo morente del compagno. Non sapeva come doveva comportarsi per salvarlo dalla morte, il dolore era insopportabile, ancora una volta si sentiva imponente e incapace davanti alle scelte prese dal destino.
Almeno i macchinari gli regalavano un briciolo di speranza, erano in perfetta funzione e ciò significava che il compagno aveva la possibilità di svegliarsi.
Si asciugò le lacrime e sospirò per cacciare le sensazioni negative, si accomodò sul bordo del letto e portò la mano sulla testa del rosso. Gli accarezzò con garbo i morbidi capelli fluenti, anche se in quel contesto sembravano spenti e privi di luce.
«Abbiamo passato momenti difficili» sussurrò con un filo di voce, si mordicchiò il labbro. «Anche questa volta andrà tutto bene, vedrai»



[R] No, non sentiva.
Sconsolato, Redden si sedette vicino a lui, con l'angosciosa speranza che Mitra venisse il più presto possibile.
Non aveva idea di dove andasse il dio, visto che lui non parlava quasi mai al Cacciatore dei suoi progetti. È vero che ogni tanto lo aiutava con le rune e gli insegnava qualcosa su quelle orientali, ma l'unica cosa di cui il rosso era certo era che Mitra era lì per qualcosa legato a Ken.
Il Raiju si era macchiato di chissà quanti crimini, ma Redden non sapeva bene cosa aveva fatto di tanto grave per scomodare un'altra divinità, per giunta di un certo calibro, e costringerla a farsi conoscere sotto un altro nome.
A tal proposito, ecco che dopo una manciata di minuti ritornò Haniel con la risposta.

Red, dove lui è ora non gli consente di venire con i normali mezzi. Sta per entrare in un varco, dobbiamo aprirne l'uscita

A quelle parole Redden scattò subito in piedi -come può scattare in piedi uno spirito- e, lanciando un'ultima occhiata dispiaciuta a Ivan, si piazzò nell'angolo vicino alla finestra, il più largo della stanza, e più lontano dalle macchine. Per cui, si concentrò un poco e si chinò sul pavimento per tracciare con la mano il simbolo di Ansuz, che s'illuminò di luce dorata. Vicino Red tracciò due piccole Uruz per stabilizzare quell'uscita. Difatti, di lì a poco una massa di denso vapore bianco emerse dai tre simboli, proiettandosi in avanti e, con una paziente calma, si proiettò in avanti fino a prendere la vaga forma di un canide. Concentrandosi con costanza, il colore chiaro e luminoso divenne sempre più scuro, fino a condensarsi in un nero lucido. A eccezione del dorso, degli occhi e di leggere linee che continuavano a brillare d'energia, per poi spegnersi del tutto.
L'animale, con la sua consueta spensieratezza, s'avvicinò a Ivan e posò con delicatezza il muso sulle spalle, leccandogli con affetto la guancia per due o tre volte per consolarlo, poi si sedette vicino a lui. Ridendo, Redden li raggiunse e si sedette ai piedi del suo corpo, lasciando che Haniel facesse ciò che volesse -inseguire un Akh che, a detta sua, era di un'anima importante- e prender parte alla scena.
Come in risposta a quel gesto, il lupo prese lentamente forma umana, quella che era solito usare nel millennio più recente: un giovane biondo dall'espressione sempre stupita.

-Allora Ivan. Vedo che qui la situazione non è proprio felice.
Perdonami se vengo a disturbarti proprio ora, ma... bhe, a chiamarmi è stato proprio il nostro Redden qua disteso.
O meglio: il suo spirito che ora sta seduto sul letto e fa lo scemo e che gli piacerebbe parlarti-
Detto ciò lanciò un'occhiataccia, sotto sotto divertita, a Redden che nel frattempo stava facendo certe smorfie da far paura, giusto per constatare un'ennesima volta che Ivan non lo potesse vedere.



[I] Ivan non era a conoscenza di ciò che stava succedendo nei dintorni, non gli era concesso il privilegio di spiare i fatti che accadevano nella dimensione degli spiriti.
Manteneva così tanto l'attenzione sul corpo addormentato del compagno, che non riuscì a intravedere l'arrivo del cane di grossa taglia dal manto nero come la pece. Sussultò appena si sentì leccare le guance, appena voltò la coda dell'occhio riuscì a identificare il nuovo personaggio e si calmò all'istante.
Era Falesius, una divinità che aveva stretto un rapporto d'amicizia con Redden.
Il ragazzo dai capelli biondi diceva di vedere e di comunicare con lo spirito del rosso, sospirò di sollievo nel sapere che esisteva ancora un collegamento. Forse non era perso per sempre.
«Se sei in grado di vederlo e di sentirlo» borbottò e cominciò a lisciarsi la barba incolta. «Potresti, gentilmente, dare un pugno su quella zucca vuota?» domandò con un comportamento alterato e quasi infastidito.
Sospirò e non riuscì a trattenere un sorriso, si passò il polso sulle lacrime per asciugarle.
«A parte gli scherzi...Posso sapere come mai Redden si trova in forma di spirito e non riesce a tornare nel suo corpo? La situazione è preoccupante Falesius, ancora una volta mi sento incapace di aiutare il mio compagno» confessò in quel momento e si passò una mano dietro la nuca, grattandola incerto. «A che serve essere una creatura sovrannaturale, quando non si ha la possibilità di fare del bene a ciò che si ama?»



[R] Alle parole tenere di Ivan Mitra rise piano, seguito da Redden. Ivan pareva proprio un tipo a posto, come il Cacciatore tramortito.


-Ivan, Redden ti sente in ogni momento. Proprio ora ha riso assieme a me. Adesso si è alzato e si è messo vicino a te, la testa sulla tua spalla, e mormora il tuo nome-


Il rosso infatti si era messo in quella posizione, e la sua serenità di stare vicino al suo tritone nonostante tutto era perfettamente percettibile. E intanto parlava, diceva alcune frasi da riportare al suo lui tramite il dio.

-Né lui né io lo sappiamo. O meglio: lui no, io non ne sono certo.
Lui percepisce la cosa come un muro tra lui e il corpo, ma vederla come la vedo io la situazione è un po' diversa.
Il trauma del combattimento e delle ferite profonde ha lacerato e spezzato piccoli lati dell'anima. Zone che non hanno molta influenza, ma che agganciano e fanno aderire due cose di mondi opposti e che si dissolvono al momento della morte.
Nel rosso qui presente, molte di queste giunture sono spezzate e divelte, altre ancora tengono legata l'anima, che è bloccata tra due dimensioni.
Hai presente in quei edifici vecchi e mai completati, dove ci stanno dei buchi tra il pavimento di un piano e il soffitto di quello sotto, dove sporgono i cavi d'acciaio che li sorreggono, tutti piegati e spezzati? Ecco, l'immagine che vedo io è qualcosa di simile.
È possibile ripararle e metterle in sesto, ma a volte è meglio recidere le ultime rimaste e lasciare l'anima volare via.
E dai, Red, non è questo il tuo caso!-

Di solito non era un tipo che s'infastidiva per poco, ma a quelle parole subito Redden era scattato in piedi e a urlare improperi e minacce in norvegese.
Ah, quell'ardore verso la vita... a volte anche quello aiutava, e non poco.

-Diciamo che si è salvato anche all'angelo che si porta dietro, quell'Haniel.
Non ho molta esperienza in questa riparazione, ma ho avuto a che fare con casi simili, cercherò in tutti i modi di aiutarvi. Red mi ha parlato di uno Shinigami suo amico. Mi ha detto che non ti va a genio, ma è uno dei pochi demoni che conosco bene e che non ha volontà distruttive, e potrebbe essere un grande aiuto.
Dopo che avviene la “riparazione”, bisogna che ci sia tu. È una fase parecchio delicata quella di riportare l'anima nel suo corpo. Serve una persona cara, riguarda una parte precisa-

Si schiarì la voce, più serio. Redden, nel sentire ciò, si lasciò scivolare in un angolo attonito, mormorando una parola.

-Ecco, in questo momento il nostro Red ha centrato la cosa.
Non so se lui ti ha mai spiegato la cosa, ma per noi spiriti e divinità nel mondo mortale l'anima si presenta con cinque lati. C'è la personalità, l'ombra, lo spirito illuminato, la centrale energetica e l'esperienza, il nome dell'anima in quella determinata vita.
E, ecco, è proprio di quel nome che servirà nell'ultima parte.
Il fatto è che accedere a un livello così intimo di uno spirito non è mai bello. Vedi tutti i suoi ricordi, senti le sue emozioni a riguardo, apprendi delle sue paure, delle sue gioie, dei suoi sensi di colpa, vengono alla luce le zone d'ombra che si tengono nascoste.
Ci si sente quasi violati, inizialmente è un'esperienza molto traumatica e dolorosa.
Per questo ci devi essere, sono certo che, ora come ora, sei l'unica persona che possa custodire qualcosa del genere.
...In questo momento, tra le risatine, Redden ti sta dicendo che forse sarà la più grande prova d'amore che possa farti, il più grande regalo che può farti.
Ecco, vedi? Alla fine anche l'essere più debole può fare qualcosa, se ama in maniera sincera e forte-



[I] Ivan aveva ascoltato con molta attenzione le spiegazioni della divinità, a quanto pare la situazione pareva più complicata del previsto.
Sospirò per poter riflettere sulle informazioni che aveva appena appreso, scrollò le spalle prima di grattarsi la barba e schioccò la lingua contro al palato. Il tritone aveva un'espressione incerta e non la nascondeva, ma era contento di potersi dimostrare utile e di assistere alla più grande prova d'amore.

«Certo, lo capisco»
affermò e portò le dita sull'anello che gli era stato regalato da Redden, giocherellò con il diamante che racchiudeva un frammento dell'anima del rosso. Era di un colore grigio opaco, con un leggero chiarore che scintillava appena gli si avvicinava la forma spirituale del compagno.
«Non sono molto contento di far intervenire quel pazzo di uno Shinigami e, ti faccio presente, che non si tratta di un demone ma di una divinità minore» confessò e puntò Falesius negli occhi. Doveva fare del suo meglio se voleva mantenere la calma, in quella situazione era difficile trattenere l'istinto da selvaggio. «Ma non posso fare diversamente se voglio indietro il mio pesciolino, quindi ti consento di convocarlo. È l'unico in grado di aiutarci»
Si mordicchiò il labbro e si leccò velocemente i denti affilati, poi tirò in causa l'anello che aveva al dito.
Lo alzò per mostrarlo a Falesius. «Questo anello contiene un frammento dell'anima di Redden, è possibile che quel nome sia rinchiuso qui?»



[R] Sì, tra le altre creature c'erano confusioni del genere. Dal canto suo, Mitra non si poneva questo problema, non lo riteneva di vitale importanza. Ma i suoi fratelli... bhe, non erano proprio d'accordo.

-So cos'è, o almeno cos'era la sua razza tanto tempo prima. Sono avvenuti fatti dolorosi in cui parte degli Shinigami sono stati coinvolti in maniera negativa, e non tutti gli dei li apprezzano...
Beh, in suo favore posso dire che, a confronto, Adrian è un tipo tranquillo e relativamente innocuo. E poi abbiamo entrambi a che fare con la morte, dovremo capirci!-

Ridacchiò, osservando anche il diamante dell'anello di Ivan. -Sì, dentro quell'anello c'è la maggior parte del ren del rosso. Credo che lo avesse fatto sì per te, ma anche come contromisura per situazioni del genere e garantire un ancoraggio per queste situazioni.
In ogni caso... non perdiamo tempo, lo richiamo subito!-

E senza aspettare risposta, Mitra si sedette lontano dal letto e fece cenno a Redden -anche se potrebbe sembrare un gesto rivolto al nulla- di allontanarsi. Appena sentì che il rosso si piazzò a distanza di sicurezza, Mitra si concentrò per andare in stato meditativo, in modo da dissociarsi dal corpo per breve tempo e raggiungere Adrian per via eterea.
In quei momenti accadevano cose strane, il dispendio di energia era tale che attorno a lui o comparivano creature del mondo invisibile o l'ambiente intorno si sbruciacchiava. O altri fenomeni poco piacevoli.
Ma senza pensarci troppo, si proiettò come spirito nel suo mondo, perdendo forma e navigando ad alta velocità sulle correnti non visibili, fece presto a raggiungere la mente del becchino e ad entrare quel poco per stabilire una comunicazione.

“Adrian! Sono Falesius, il dio persiano! Credo che tu sappia cosa sia successo al nostro rosso, potresti raggiungermi all'ospedale? Mi piacerebbe parlare con te e ottenere un aiuto per questo lavoro. Anche perché ho certi progetti per lui, un aiuto da parte tua sarebbe più che gradito!
A tra poco!”

E rapido com'era venuto, Mitra si dissociò dalla mente dello Shinigami, ritornando subito nel suo corpo.
Come al solito, il rientro lo stravolse un pochino: appena spirito e corpo si riallinearono, per poco non soffocò. Si rialzò a fatica e col fiato corto. Sentendo anche odore di bruciato.
Ignorando le risate dall'altra parte della stanza di Redden, si guardò attorno mesto: aveva annerito tutta l'area attorno a sé. Chissà cosa Ivan avesse visto... forse dei fasci di luce intensa.

-Credo che dovrò ripagare la tinteggiatura...-

Mormorò dispiaciuto, a volte quegli incidenti gli procuravano sempre dei guai non indifferenti.



[Adrian]



Il becchino non faceva niente di particolare nella bottega, la morte agiva in modo misterioso e tetro, capitava spesso di avere giorni pieni di tempo libero.
E Adrian cercava di dilettarsi con qualche attività casalinga per non rischiare di annoiarsi, proprio come quel pomeriggio. Si trovava nella cucina posta sul retro e si godeva il tè delle cinque, era accomodato sulla sedia a dondolo e le mani erano impegnate a ricamare l'abito nero di un ospite, il tessuto non era molto resistente e necessitava di una sistemata veloce prima del funerale vero e proprio.
Quel momento di pace e tranquillità terminò in un lampo, senza rendersene conto il becchino fu colpito con un messaggio mentale. Preso alla sprovvista lasciò cadere la tazza, la quale si si frantumò sul pavimento lavato da pochi minuti.
Ascoltò ogni parola sussurrata, ma per una buona manciata di minuti Adrian si massaggiò le tempie per alleviare il dolore, come se qualcuno l'avesse colpito forte in testa.
«Hehe, guarda che guaio… Adesso il mio servizio da tè preferito è incompleto. Dopo io e quella divinità faremo i conti»
Sussurrò allegro come al suo solito e si alzò dalla sedia, agguantò un panno pulito per chinarsi sulla macchia che asciugò alla svelta.
Non poteva rifiutare la richiesta di aiuto che attendeva da giorni ma, anche se il becchino era già a conoscenza dei fatti, le regole scritte dai suoi colleghi Shinigami gli impedivano di fare un passo prima del tempo.
«Vediamo… Dove ho messo la mia falce questa mattina?».
Domandò tra sé e sé e senza trattenere una risatina, si punzecchiò il labbro inferiore con l'artiglio laccato di nero, cominciò a riflettere sulle azioni che aveva compiuto durante le pulizie mattiniere. Colpito da un lampo di genio si recò di corsa nel ripostiglio, agguantò il manico della Death Scythe insieme a un sacchetto logoro che conteneva una polvere molto speciale.
L'invito era per uno Shinigami e non per il becchino strambo conosciuto da chiunque, la situazione era abbastanza seria e non poteva permettersi di prenderla alla leggera. Si levò il cappello dalla testa per arruffarsi il ciuffo bianco, con quel gesto mostrò gli occhi giallastri che da millenni nascondeva al mondo. Dalla tasca della tunica agguantò un paio di occhiali dalla montatura argentata e li inforcò con rapidità, accarezzò il teschio che decorava la falce e slegò il laccio che teneva chiuso il sacchettino.
Cominciò a spargere la polvere sul pavimento della cucina, in quel modo disegnò un simbolo esoterico talmente antico da essere dimenticato anche dalle streghe millenarie. Adrian entrò nel mezzo e picchiettò il bastone della falce, iniziò a sussurrare una formula antica per avviare il teletrasporto.
Un lampo di luce, poi sparì in una nuvola di fumo.

[***]

[I] Ivan non riusciva a descrivere ciò che era successo in quel lasso di tempo, in men che non si dica la divinità era sprofondata nella meditazione, negli istanti successivi la stanza dell'ospedale si era riempita di un fascio di luce talmente potente da simulare un vero e proprio scoppio.
Il tritone, preso dallo spavento, con un balzo si era riparato sotto al letto per evitare di stare a stretto contatto con Falesius, quindi non era nelle condizioni adatte per raccontare ogni evento dell'accaduto. Sperava di non aver attirato l'attenzione delle persone fuori dalla camera, già si immaginava un'equipe di medici e infermiere che correvano a controllare la situazione.
Quando l'atmosfera tornò calma uscì allo scoperto, occupò di nuovo la sedia e si guardò intorno. Si inorridì nel vedere che le pareti erano diventate nere ed emanavano un'orribile puzza di bruciato, puntò gli occhi color nocciola in quelli della divinità e digrignò i denti dalla rabbia.
«Falesius! Potevi fare un po' di attenzione?!» sbraitò, per niente contento. «Adesso daranno la colpa a me, cosa racconto alle infermiere quand—»
Era sul punto di continuare il discorso, ma qualcosa glielo impedì. Una nube oscura e orbitante si materializzò ai piedi del lettino, da questa comparì la figura di Adrian.
Ma non era il becchino allegro che era abituato a vedere, era diverso.
Era la prima volta che riusciva a vedere ogni dettaglio di un viso martoriato da profonde cicatrici, Adrian non sorrideva e sembrava abbastanza irritato. Gli occhi giallastri dello Shinigami emanavano un'aura oscura, la falce che si portava appresso era un reale presagio di morte e sofferenza. Ora capiva come mai mettevano quella razza a confronto con i demoni.

- Falesius, figlio di un cane, sono millenni che ho isolato la mia mente dagli attacchi esterni. Hai interrotto un ciclo molto importante e adesso mi tocca ricominciare da capo, non potevi trovare un metodo più efficace?- Adrian parlò con una voce calma e melodiosa, si vedeva che era irritato ma non aveva scomposto l'espressione iniziale. Puntò la punta di legno del bastone contro al petto della divinità, Ivan era pietrificato dallo spavento, perciò lo lasciò fare e si limitò a guardare. -Inoltre il mio servizio da tè preferito è incompleto grazie al tuo intervento, devi ripagare ogni danno-



[R] Negli attimi di silenzio che seguirono la comparsa dello Shinigami si sentì solo il fischio ammirato di Redden dal lato opposto della stanza.

«Dai Andy, vai così!»

Si permise di gridare prima di sbottare a ridere all'occhiataccia di Mitra. Forse la morte gli stava dando alla testa.
Con un sospiro il dio si rialzò in piedi e si tolse la polvere dai vestiti semplici. Adrian era riuscito ad arrivare velocemente e senza molti danni. Fortunato lui.

-Figlio di un cane? Uhm, non mi pare di aver avuto un padre...- scherzò con una certa leggerezza, abbassando con un gesto calmo il bastone dello Shinigami senza mostrare timore. -Ciclo importante? Oh, perdonami amico mio. Ma non potevo fare altrimenti. Qui tutti i simboli che creo vengono amplificati in modo strano, non volevo che sfuggissero al mio controllo. Non è una cosa piacevole...-

Tentò di scusarsi così, ma forse non era il modo giusto. Per la tazza, non aveva idea di come rimediare. E se era di una collezione pressoché introvabile? Come poteva fare?
...Ah, sì, poteva chiedere a un suo conoscente!

-Per quanto riguarda la tazza, forse qualcuno potrebbe aiutarti meglio di me. Lui sa plasmare le cose, ma non è una creatura molto socievole, devo dire.-
Continuò, pensoso. Beh, c'era tempo per tutto. In quel momento avevano ben altre cose a cui pensare. Come allo spettro sghignazzante di Redden che svolazzava in giro per la stanza.

-Adrian, lo sai che non ti avrei chiamato se non avessi avuto bisogno di te. Già sai della situazione di questo testone rosso. Ho parlato a Ivan del metodo che conosco, ma credo che ci saranno comunque lievi conseguenze. Se hai qualche idea migliore, non vedo l'ora di sentirla!
...Se no, possiamo procedere assieme per preparare la fase iniziale. Allora, ci stai?-
Propose con il suo solito brio, tendendo la mano allo Shinigami. Se lo avesse visto Shiva lo avrebbe disintegrato, come minimo.
...Ma dettagli.



[ Adrian]



« In realtà quella tazza aveva un valore molto più affettivo che altro, quindi dubito che riuscirai ad accontentare la mia richiesta.
Era quella che utilizzavo per imparare le arti divinatorie, sono sicuro che darà delle informazioni sbagliate se verrà manomessa, era un buon modo per spillare qualche spicciolo agli umani creduloni. Non posso vivere di sole risate, il fondo che ho comprato quando mi sono stabilito in città non mi appartiene, almeno non ancora. »

Esclamò Adrian nello stesso istante in cui si passò la mano tra i lunghi capelli argentati, si voltò in direzione dello spirito di Redden per rivolgergli un sorriso, lo stesso che mostrava in veste da becchino con qualche rotella fuori posto.
Era eccitante tornare all'opera dopo secoli di riposo, si sentiva utile per una giusta causa e non poteva chiedere di meglio. Sospirò soddisfatto e cominciò a giocherellare con le punte della folta chioma, pronto a continuare il discorso.

« Noi Shinigami esistiamo per occuparci di coloro che hanno finito i loro giorni sulla terra, la Falce di cui disponiamo può tagliare qualsiasi cosa, la lama dei nostri attrezzi ha la capacità di separare l'anima dalla persona che viene colpita.
Tuttavia sono sicuro che il mio intervento sarà abbastanza utile per scoprire il Ren del nostro amico, eppure dobbiamo affrettarci e cominciare con la preparazione, il corpo di Redden è come un guscio vuoto e qualsiasi spirito o demone potrebbe approfittarne per prendere il posto del rosso.
Non so cosa succederebbe in quel caso, ma sarebbe un pasticcio che voglio evitare. »

Adrian parlò con una scioltezza unica, senza perdersi in troppe risate. « Tuttavia Ivan… ti chiedo di aprire la tua mente per prepararti a qualsiasi eventualità, dopo che saprai il Ren del tuo futuro sposo molte cose cambieranno.
Forse… Al risveglio potrebbe essere diverso dal Redden che hai conosciuto in passato, tutto può succedere quando l'anima viene corrotta da mani esterne. »

[***]



[I] Quel momento era abbastanza critico, questo Ivan l'aveva capito da quando aveva ricevuto la chiamata dall'ospedale, eppure le parole dettate dallo Shinigami non erano capaci di tranquillizzarlo.
Cosa poteva fare? L'unica soluzione era quella di ingoiare il rospo, anche se fosse stato amaro e poco digeribile.
Aveva creato una famiglia con quel ragazzo, l'unico che aveva amato veramente dopo la scomparsa dell'ex compagna, quindi era disposto ad accettare ogni cambiamento e di rimanere accanto all'unico essere vivente per cui provava uno straccio di sentimento.
Sospirò con calma e si apprestò a stringere la mano del compagno, posò il pollice sul dorso di quest'ultima per accarezzarlo con estrema calma, chissà se lo spirito avvertiva quella sensazione.

« Lo farò, ma solo perché rivoglio il mio Redden.
Siete le uniche persone in grado di aiutarmi, quindi non posso fare altro che affidarmi alle vostre capacità. Eppure…
Sento che manca qualcosa… »

Sbuffò spazientito per scrollarsi di dosso il malessere interiore, si lisciò la barba incolta con la mano libera. Restò in riflessione per diversi minuti prima di farsi venire il lampo di genio.
« Non abbiamo bisogno della… vita? Insomma, siete due creature legate alla morte, come potete sperare di riuscire a donare l'esistenza se i vostri poteri vi costringono a toglierla? »



[R] -Capisco...-

Sconsolato, Mitra reclinò leggermente la testa di lato con espressione mogia. Non aveva idea se Sogno poteva creare qualcosa riguardo alla divinazione. E non era neanche nel campo del dio.
Bhe, ci avrebbe pensato dopo, ora avevano qualcosa di più importante da fare.
Adrian portò a galla la questione del corpo vuoto di Redden, occupabile da chicchessia. Però in quel momento fu Redden a intervenire.

«C'è Haniel che controlla la situazione! Non vuole occupare il corpo senza di me perché non sa portarmi assieme a lui, e non sa neanche come tirarsene fuori...
Però sì. Non è molto bello starsene qui come spirito. Se ci affrettiamo meglio è...
»

Haniel. Ah, l'Arcangelo del Fuoco. Bhe, non era male come difesa, anche se pure lui aveva i suoi limiti.
Per un momento osservò intenerito il piccolo gesto di Ivan che aveva attirato Redden dalla sua parte, una leggera stretta di mano accompagnata da una carezza.
Nel momento seguente Ivan espresse però un dubbio legittimo: come potevano due esseri collegati a Morte attuare il processo inverso?

-In realtà io non sono una divinità della morte... di certo non simboleggio la vita, ma il massimo che posso fare è trasportare le anime in quello che potrebbe essere definito “Paradiso”. Però posso farlo solo con anime già morte.
In realtà, simili guarigioni possono essere attuate da divinità esperte e da streghe, fate e sacerdoti con la giusta esperienza-

In effetti, si ricordava ancora tutto il rituale? Mitra credeva di sì, ma è da secoli che non lo metteva in atto. Adrian poteva rendersi utile per possibili risvolti estremi, ma... poi?

-Se ti senti più sicuro posso chiedere consiglio a Dominik. Credo che te ne abbia parlato Redden: è una fata molto carina e di buon cuore, sono sicuro che se le chiedessi qualcosa in merito risponderebbe di certo di sì.
Allora? Cosa preferite?-
Chiese a tutti i presenti, compreso Redden, che rispose subito di sì. Voleva rivedere la fata, chissà da quanto i due non si parlavano.



[Adrian]


La situazione aveva preso una piega molto diversa da quella iniziale, Adrian era impossibilitato e non poteva mandare avanti una causa che avrebbe perso in partenza. Ci teneva nel salvare la vita all'unico essere vivente che non lo etichettava come una minaccia gratuita, ma doveva rispettare un rigido regolamento e questo gli impediva di prendere una decisione favorevole.
Redden doveva dimostrare di essere un beneficio per l’intera umanità, ma era un episodio che accadeva molto raramente, quindi non se ne parlava di chiudere un occhio e rincorrere dei rischi solo per accontentare il capriccio di un pesciolino innamorato.

« Questo ragionamento non fa una piega, purtroppo il regolamento di noi Shinigami è più rigido di quel che pensate, posso riportare Redden in questa dimensione solo se dimostra di essere un beneficio per l’intera umanità. Ma è una circostanza molto rara e che non capita spesso, quindi dovremo agire presso la via più lunga e tortuosa »

Annunciò con un tono di voce abbastanza pacato e professionale, quel che bastava per non scoraggiare quel tritone cieco d’amore. In un secondo momento acchiappò una ciocca di capelli per giocherellarci, quello che stava per dire non sarebbe piaciuto a nessuno, ma era pronto ad accettare le conseguenze.

« Tuttavia niente mi impedirà di svelare il Ren del nostro amico, appena lo scoveremo dovrete chiamare questa fata e farla intervenire. Ma ogni elemento è contro di noi.
La data della morte di Redden è prevista tra qualche settimana, se non riuscirete a salvarlo prima dello scadere del tempo sarò costretto a portarlo via con me.
Mi dispiace dovervi mettere al corrente di una notizia così triste e logorante, ma questo fa parte del mio lavoro. Prometto di trattarlo con il rispetto che si merita. »

Cominciò a stringere il bastone della falce e soffocò qualsiasi sensazione, nessuno dei presenti doveva capire i sentimenti che lo attanagliavano.
Redden non si trattava di un semplice essere umano, era diventato una figura amichevole che l’aiutava a non affondare in una gabbia piena di matti. Era sempre stato presente nonostante gli impegni del lavoro e della famiglia, Adrian non aveva mai dimenticato le occasioni in cui il rosso si era presentato nella propria bottega senza preavviso, solo per chiacchierare davanti a una tazza di tè e per consegnargli dei doni veramente speciali.
Dei giocattoli con cui passare il tempo… Almeno… Era così che li chiamava.
Si passò una mano tra i folti capelli argentati per non badare al silenzio, senza rendersene conto puntò le iridi giallastre contro la sagoma spettrale di Redden. Era stato lì per la maggior parte del tempo e aveva ascoltato la conversazione senza battere ciglio, ma non godeva di una buona cera, forse era stato troppo tempestivo con quell'informazione.
Era meglio agire in fretta prima di vedere il tritone esplodere a causa della rabbia e dello stress, episodio a cui Adrian non voleva assistere.

« Redden… Sei pronto? Posso procedere per svelare il tuo Ren? »



[***]



[I] Era incredibile, Ivan non voleva crederci.
L’accenno di speranza che aveva provato era andata in frantumi, quel pazzo dagli occhi giallastri aveva intenzione di portarsi via Redden in caso di fallimento. Non poteva… Non doveva accadere.
Quell'ammasso di informazioni gli avevano ridotto in poltiglia il cervello, si sentiva talmente impotente da non riuscire a prendere la giusta decisione. Non voleva piangere davanti al problema e rifugiarsi in sé stesso come aveva fatto l’ultima volta, ma se perdeva il controllo delle proprie facoltà poteva andare in contro a guai molto più grossi.
Eppure l’idea di rimanere da solo gli provocava un vuoto incolmabile, il pensiero di andare avanti senza la figura del rosso lo mandava nel panico più totale, non se la sentiva di affrontare le ostilità del mondo senza una spalla da cui trarre sostegno e protezione. Grazie al cielo esistevano delle possibilità che non potevano essere ignorate, Ivan era pronto a lottare.

« Possiamo andare avanti? » esclamò innervosito e schioccò la lingua contro al palato. « Redden sta male e io devo tornare a casa per pensare ai miei bambini, così mi state facendo perdere tempo.
Smettetela di cincischiarvi e trovate questo benedetto Ren, poi mi occuperò del resto. »

Non voleva essere cattivo e tirare il lato peggiore del proprio carattere, non con due creature divine.
Ma il tempo stringeva ed era troppo prezioso per essere sprecato, ignorò la figura scura dello Shinigami per focalizzarsi sul biondo. « Falesius dimmi solo dove posso trovare questa Dominik e come posso fare per raggiungerla, sarò io a chiederle aiuto.
Redden è il mio compagno ed è giusto che sia io a fare il primo passo, non posso permettere che siano gli altri a parlare per me, anche se apprezzo molto il tuo aiuto. »


[R] Mitra poggiò il viso fra le mani, frastornato. Era diventato tutto maledettamente difficile... le variazioni nel corpo di Redden cominciavano a farsi sentire, seppur in modo impercettibile. Il cuore in primis stava perdendo colpi.
Adrian aveva ragione. Sebbene Mitra percepisse la cosa in maniera diversa, tra poco tempo Redden avrebbe intrapreso il percorso che lo avrebbe portato in un'altra dimensione, lasciandosi indietro il proprio corpo.
Sentiva già la presenza flebile di Morte in avvicinamento, era certo che lei sarebbe venuta personalmente a guidare il Cacciatore verso i suoi regni. Lei era da tempo in città, restia a prendere corpo e a palesarsi, come avevano fatto due suoi fratelli tempo fa. In fondo, ancora non era il periodo del giorno in cui, per solo ventiquattro ore, avrebbe preso spoglie mortali. O forse sì... ?
Ma non valeva la pena giocarsela su una probabilità tanto remota: tanto Redden, se quel giorno fosse saltato, sarebbe morto in quello seguente.
Per un momento Mitra sentì il triste desiderio di vederla ancora, ma se ciò significava la morte di un innocente no, non voleva. Avrebbe aspettato ancora millenni. Per quelli come lui il tempo era parecchio relativo.
D'altro canto, Redden stava prendendo il tutto con una forza non indifferente. Era triste e preoccupato pure lui, ma non come il resto delle creature mortali.

«Comunque vada, io sarò pronto. Sapevo fin da bambino che non avrei visto mai la vecchiaia. Allora potevo morire di stenti, di fatica, di malattie e di freddo o caldo. Ora temo ancora questi fattori, ma sono sicuro che morirò sotto al colpo di una spada o di un pugnale nel cuore, decapitato o sgozzato, a causa di ustioni, di avvelenamento, di congelamento o di stenti in una spedizione disastrosa. Morirò di morte violenta, e a me andrà bene.
Finora ho vissuto una vita dignitosa, ho tentato di fare del mio meglio e ho dato conforto a qualcuno nonostante le differenze. Andy, Ivan, Falesius... grazie! In qualsiasi modo questa vita finirà, grazie per questi momenti. E ringraziate le persone che non sono qui ma che stanno come voi, nel caso il sottoscritto non possa onorarle con la sua magnifica presenza
»

Redden con quel piccolo discorso sereno rincuorò in parte il dio, facendolo ridacchiare anche un poco. Big Red non si smentiva mai, neanche in momenti simili.
Mitra sussurrò tutte quelle parole al tritone, spiegandogli che era il suo rosso a parlare. Poi prese lui a parlare.

-Red, quindi... sei pronto? Sai cosa devi fare? Se accetterai non ci sarà più un punto di ritorno. Appena Adrian svelerà il Ren dovrai proiettarlo verso Ivan in modo che non si perda.-

Redden annuì debolmente, di colpo una traccia d'ansia attraversò il suo viso da spettro. Ma fu solo un momento, perché si lasciò subito andare, reclinando leggermente la testa all'indietro e sollevandosi un poco dal terreno, come se levitasse.
Mitra acchiappò il braccio forte di Ivan per passargli un po' della sua vista, in modo che capisse come la situazione s'evolveva. Adrian cominciò il suo rituale di separazione, una breve scissione delle cinque parti dello spirito del rosso atta soltanto a far uscire allo scoperto il Ren.
E così comparvero quattro creature eteree: un bambino di pochi anni, una fonte di luce, un mostro simile a un demone con coda e ali di fenice e un essere umanoide né maschio né femmina, con piume rosse al posto di peli e capelli.
Quest'ultima poté solo lanciare che un'occhiata di cupidigia verso il tritone prima che il Ren cominciasse a premere sui presenti, ansioso di essere ascoltato e chiamato.
E appena trovò la strada verso il cuore dell'unica persona di cui potesse fidarsi cominciò a riversarsi nella sua mente.
Mitra strinse il braccio di Ivan, sperando di infondergli forza e tenendo lontani gli altri frammenti che sciamavano attorno a lui, bramosi di riappropriarsi della parte mancante.
Era questione di secondi.

Karuna”.



Ci fu solo una frazione di secondo dopo la pronuncia di quell'unica parola, un momento di sospensione. E poi con verso dolce il Ren lasciò la pietra dell'anello e il corpo di
Ivan, prendendo forma di fenice e, cantando una melodia quasi divina, volò con leggerezza fino al soffitto battendo solo un paio di volte le grandi ali purpuree, accogliendo in sé gli altri quattro aspetti dell'anima, unendosi a loro in un unico bagliore candido.
Adrian dalla sua postazione e Mitra con Ivan, insieme avviarono l'ultima parte del rituale: mentre lo Shinigami teneva aperto il “varco” vuoto dove l'anima doveva tornare, Mitra sussurrò con gentilezza, senza forzature, nella mente di Ivan gesti e parole ormai dimenticati da tutti, tranne che da lui e dagli Antichi come lui. Lasciò solo che Ivan, dopo aver appreso il nome, lo pronunciasse nel momento giusto in cui il rito lo richiedeva.
L'anima, sotto l'effetto del rituale, s'agitò, cambiò di forma, urlò per gli effetti che stava subendo. Si contorse come un serpente, cercando di guadagnare tempo e richiamare l'angelo che stava per essere tagliato fuori.
A quelle chiamate agonizzanti l'essere celeste subito li raggiunse, precipitandosi senza badare troppo a persone e oggetti del mondo terreno, trapassandoli e lasciandoli senza fiato senza rimorso.
In un ultimo bagliore bluastro Haniel si riunì all'anima del suo protetto, rientrando nel corpo inerme di Redden.
Le voci dei tre tacquero, si avvicinarono un poco soltanto tra di loro per vedere meglio il lavoro finito, stanchi come non mai, mentre poco a poco l'anima e l'angelo si ricongiungevano con il loro corpo terreno.
Dominik sarebbe venuta per aiutare il risveglio, ma ormai il grosso era fatto.
E Redden... Redden avrebbe evitato per un bel po' quella compagnia. Ormai aveva affidato il suo nome a qualcun altro. Mitra sapeva come poteva sentirsi.
Nudo e inerme. Anche se Ivan era la persona attualmente più fidata, Redden nel periodo successivo al coma ne avrebbe risentito.
Ma ormai, ciò che era fatto era fatto... Mitra sarebbe tornato dalla sua cara fata.
Dominik, ne era sicuro, avrebbe dato comunque una mano ai due per andare avanti.
O almeno, così sperava il dio mentre lasciava la stanza con Adrian. Destino sapeva come muoversi, Mitra confidava in lui.

 

 

Lily&Danail

 

 

 

  
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