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Autore: Laura Taibi    08/05/2018    3 recensioni
"Questa è una storia che parla di coraggio, d'amore e di sacrificio. Una storia che nessuno ha mai raccontato.
La storia di come Parigi fu salvata e, con essa, il mondo intero.
La storia di come un gatto uccise una coccinella."
Questa fanfiction è disponibile anche in audiolibro sul canale youtube degli ambrogisti anonimi, che ne detengono i diritti di pubblicazione.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non voleva che Chat Noir la vedesse. Non voleva che nessuno la vedesse. Mentre la magia svaniva e i suoi abiti da Ladybug venivano sostituiti, si rese conto che la sua paura più grande non era che qualcuno scoprisse la sua identità, ma che si rendessero conto che sotto quella maschera non c'era altri che Marinette, una ragazzina qualunque senza nessuna qualità.

 

Papillon strinse gli orecchini nella mano, sorridendo a metà tra lo stupito e il soddisfatto. «Ma... sei tu! Che ironia!» esclamò.

 

Marinette spostò lo sguardo su Chat Noir, che intanto aveva smesso di tentare di liberarsi e la fissava.

 

"Non guardarmi" pensava lei, chiedendosi cosa stesse pensando. Era deluso? Arrabbiato?

 

«Incredibili le coincidenze della vita, non trovi?» disse Papillon, avvicinandosi a Chat Noir. Sfiorò l'anello avidamente.

 

Un bagliore verde illuminò il covo.

 

Papillon si voltò giusto in tempo per schivare uno strano oggetto che schizzava a folle velocità verso di lui.

 

«Non ho ancora smesso di lottare» esclamò maestro Fu, o almeno colui che senza ombra di dubbio vi era sotto la maschera di Carapace. Il guscio-scudo che aveva lanciato ritornò tra le sue mani, come un boomerang.

 

«Maledetto, credevo fossi fuori gioco!» sibilò Papillon tra i denti.

 

«Ci vuole ben altro per mettermi al tappeto» rispose l'altro, anche se aveva già il fiatone per gli sforzi compiuti. Lanciò nuovamente il guscio, stavolta verso i due ragazzi, dandogli una forza incredibile. Lo scudo volteggiò intorno a loro, dissolvendo la polvere dell'akuma e liberando i due dalla paralisi.

 

Chat Noir corse da Marinette. La guardava come se la vedesse per la prima volta.

 

«Stai... bene?» chiese incerto.

 

La ragazza non rispose. Teneva lo sguardo basso e sentiva gli occhi pizzicarle.

 

«No, non vi lascerò rovinare tutto proprio adesso!» sbraitò Papillon.

 

Chat Noir sfoderò il bastone. «Resta dietro di me milady. Non permetterò che qualcuno ti faccia del male.»

 

«Chat, io...»

 

«Sono contento che sia tu» disse lui senza voltarsi, dopodiché si lanciò all'attacco, puntando dritto a Papillon. «Smettila, è una follia. Tu non sai quello che stai facendo!» urlò.

 

Papillon spazzò un fendente di Chat Noir con aria sprezzante. «Sei tu che non sai ciò che fai! Ti stai schierando dalla parte sbagliata... io voglio solo riportare indietro Emilie!»

 

«Non così. Non ti lascerò distruggere la città!»

 

«Cosa vorresti fare? Sfidarmi?» chiese l'uomo, parando i colpi dell'altro, bastone contro bastone.

 

«Siamo in maggioranza, non vincerai.»

 

«Credi?» chiese Papillon con un mezzo sorriso.

 

Chat si guardò intorno giusto in tempo per vedere maestro Fu volare attraverso la stanza mentre i suoi poteri svanivano. "Marinette!" pensò immediatamente. Si voltò e la vide tra le braccia di Lady Butterfly, con gli artigli di quest'ultima puntati alla gola. L'akuma volò al fianco di Papillon, noncurante del continuo dimenarsi di Marinette nel vano tentativo di liberarsi.

 

«Lasciala andare» disse il ragazzo.

 

Papillon aprì la mano sinistra, mostrando gli orecchini della coccinella. «Sai quello che voglio.»

 

«Non darglielo Chat! Distruggerà la città!» urlò Marinette con voce strozzata.

 

Lady Butterfly serrò la presa.

 

«Non costringermi» lo esortò Papillon. «Sai che potrei farlo.»

 

Chat Noir spostò lo sguardo dall'anello, a Marinette e infine a suo padre. Ricacciò indietro la rabbia e afferrò il suo miraculous.

 

«Non farlo! Non...» iniziò la ragazza ma, non appena Chat Noir sfilò l'anello le parole le morirono in gola.

 

«Adrien...»

 

Il ragazzo consegnò l'anello al padre, guardandolo con assoluto disprezzo. «Adesso lasciala andare.»

 

L'uomo fece segno all'akuma e quella spinse via Marinette.

 

Adrien l'afferrò per le spalle, impedendole di cadere. «Sei ferita?» chiese.

 

Lei tentò di parlare ma non riusciva ad emettere alcun suono. Ad un tratto tutto divenne un quadro perfetto: gli equivoci, i silenzi, i misteri, quelle cose che non era mai riuscita a spiegarsi ad un tratto acquisivano un senso. Alzò gli occhi e, per la prima volta, i loro sguardi s'incrociarono senza timori o imbarazzo. «Sei sempre stato tu, tutto questo tempo» disse lei, mentre mille emozioni le vorticavano nel petto.

 

Adrien le sorrise.

 

«Finalmente sono miei» disse Papillon.

 

I due ragazzi si voltarono.

 

Papillon si era avvicinato alla finestra, tirando fuori dalla giacca il miraculous del pavone, reggendolo con la mano destra mentre, nella sinistra, stringeva quelli del gatto e della coccinella. «Finalmente ti riporterò a casa!»

   
 
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