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Autore: Sistxh    08/05/2018    1 recensioni
Sequel "Invader of the light."
Quando si pensa al diamante il primo colore che viene in mente sicuramente non è il nero, ma il bianco.
Eppure, i diamanti neri sono tra le pietre più preziose per la loro particolarità che li rende unici.
Loro sono due diamanti, attratti dal Lato Oscuro della Forza. L'Oscurità è generosa, paziente e vince sempre. Ma nel cuore della sua forza sta la sua debolezza: una sola scintilla è sufficiente per sconfiggerla.
L'Amore è più di una scintilla... l'amore da fuoco alle stelle.
Genere: Romantico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Kylo Ren, Leader Supremo Snoke, Luke Skywalker, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Klelia and Kylo Trilogy.'
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 Note: Ecco qui il nuovo capitolo con un giorno di ritardo. Chiedo venia, purtroppo ho avuto degli impegni con la scuola e non ho avuto abbastanza tempo per riuscire a finirlo lunedì. Si cominciano man mano a delineare molte cose dal punto di vista della narrazione, stiamo discendendo capitolo per capitolo verso il finale di questa seconda parte. Spero che fin ora la storia sia stata di vostro gradimento, vi chiedo solo un po' di pazienza e comprensione se ci saranno dei ritardi con la pubblicazione in futuro, ipoteticamente potrei tardare di qualche giorno ma non sparirò di certo. Abbiate fiducia in me. Ora vi lascio al capitolo, fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione. Alla prossima xx
Sistxh

                                                                                                 VI.

"Non rallentate, siamo quasi arrivati!"
La tediosa voce del Maestro Skywalker ruppe il silenzio che si era venuto a creare da quando erano penetrati nel crinale Tythos, adiacente ad una lussureggiante montagna. Il sentiero che stavano percorrendo era cosparso di ossa e ceneri vegetali, rami spessi di un verde scuro si inarcavano da ogni lato, in competizione per la luce. Il territorio della zona dove si trovavano era stato reso inospitale dai predoni Flesh, ma era sfortunatamente l'unica via da percorrere per raggiungere la loro meta. Si erano mossi all'alba, subito dopo un discorso informativo intrapreso dal Maestro, il quale aveva rivelato che avrebbero visitato il villaggio Kalikori; un insediamento Twi'lek, una specie umanoide originaria del pianeta Ryloth, fondato poco dopo la colonizzazione del pianeta da parte dei Jedi, i quali avevano giurato di proteggerli. Il Maestro Skywalker aveva espresso l'urgente bisogno di incontrare la matriarca per una questione importante; nel mentre loro avrebbero potuto visitare il grande mercato del villaggio.

Avevano camminato tutta la mattinata ed ora Klelia avvertiva uno sgradevole dolore alle caviglie, eppure non si era lasciata sfuggire un singolo lamento. Il suo era un finto silenzio, non provocava onde sonore, ma nella sua mente i pensieri erano assordanti come un tuono. Tuttavia lasciò dissolvere le sue distrazioni come la spaccatura di nuvole nel cielo azzurro, che in quel momento stava scomparendo dalla sua vista a causa della rigogliosa vegetazione intrisa di rugiada, che ondeggiava nella leggera brezza del vento; si erano inoltrati in una foresta. Voltò il capo alla sua destra e vide Ben di fianco a lei. Le mancò il respiro e d'un tratto fu inebriata dall'idea di toccare la sua mano. Lui notò che lo stava guardando e le sorrise leggermente, poi eliminò la distanza fra di loro e intrecciò lentamente le dita di Klelia con le sue, come se avesse paura di romperla. Era divenuta nervosa quindi aveva i palmi delle mani sudati, il sorriso di Ben era stato in grado di sciogliere le solide calotte glaciali che si erano posate nell'abisso dell'anima di lei. 
Klelia si sentì ardere come quella notte che avevano passato sotto la luce radiosa dei diamanti che chiamiamo stelle.
Un soffitto di costellazioni sopra di loro, e un tappeto d'erba al di sotto, circondati dall'oscurità, mentre le loro anime annegavano in vividi colori. Null'altro importava davvero, non il loro passato, non le cicatrici che coprivano i loro corpi e neanche i mostri nelle loro teste.
Klelia si era sentita viva, come non lo era mai stata prima, Ben le aveva dato un nuovo scopo, un nuovo obiettivo.
Per questo lo avrebbe sempre apprezzato e non aveva intenzione di rinunciare a qualcosa di così prezioso.

Le loro mani erano ancora incastonate l’una nell’altra quando il paesaggio cominciò a mutare. Gli alberi della foresta si erano fatti man mano sempre più sottili, il terreno fangoso era ricoperto da rami caduti in seguito a delle tempeste. A Klelia sembrarono intrecciarsi, le ricordavano le onde del mare. Inclinò la testa verso l'alto, sentendo i capelli cadere all'indietro lungo la schiena. Un sorriso si dipinse sul suo viso rivolto alla luce screziata e prima di rendersene conto, si ritrovò a camminare su delle pietre solide. 
"Siamo arrivati." le sussurrò Ben all'orecchio.
Il villaggio era stato costruito al centro di una grande radura, circondata da alte e maestose montagne. Le sembrò più civilizzato di quanto si aspettasse; al centro vi era un’ampia struttura in metallo a pianta circolare , dove probabilmente venivano fatti i discorsi, dal quale si diramavano diversi sentieri che portavano alle varie strutture utilizzate dagli abitanti per la vita quotidiana. 
"Non ho mai visto così tanto verde." confessò Klelia.
Ben non poté fare a meno di chiedersi quanto avesse sofferto, e si accorse di essere pronto a scavare visceralmente nella sua anima, a scandagliarne ogni pensiero pur di scoprirlo. In quel momento era in allerta, il fatto che Luke avesse deciso di trasformare un incontro d'urgenza in un'escursione gli era sembrato abbastanza sospetto. 

Raggiunta la struttura, osservarono la matriarca arrivare di gran carriera, pronta ad incontrare i suoi visitatori.
"Skywalker, non ti aspettavo così presto."  disse la donna camminandogli incontro con le braccia aperte. 
Klelia aveva già incontrato dei Twi'lek in passato, durante il suo periodo di schiavitù su Mygeeto, ma il traffico di questa specie era incentrato unicamente sugli esemplari femminili. La loro grazia naturale e bellezza esotica era nota in tutta la galassia, e le aveva rese un bersaglio popolare tra i mercanti di schiavi, che le usavano come ballerine, arrivando in alcuni casi anche a farle prostituire.
Tutte le volte che le aveva viste camminare, indossando quei delicati veli di seta che si attaccavano ai loro corpi, aveva provato un forte sentimento di invidia. Se solo avesse saputo che stavano andando incontro alla più vile e volgare forma di umiliazione, magari non si sarebbe sentita inferiore di fronte alla loro pelle sgargiante, il cui pigmento poteva variare ed assumere tutte le sfumature a causa di una mutazione del codice genetico, o di fronte alle loro lekku, tentacoli lunghi sporgenti dal cranio, la caratteristica più suggestiva. 

Lei invece si considerava banale, e dubitava di tutte le attenzioni che Ben le recava.
Ma la Forza li aveva considerati degni di un qualcosa che andava oltre la semplice percezione. 
Il loro legame era indistruttibile.
Non sarebbero riusciti a troncarlo anche se l'avessero voluto. In principio era stato un legame disincarnato, ma era come se Ben volesse entrare in contatto con lei in tutti i modi possibili. Anche Klelia avrebbe voluto, ma non si sentiva degna.
Eppure, tutte le volte che incontrava il suo sguardo, le sue considerazioni crollavano, assieme a tutti i limiti che si era imposta.
Lo aveva guardato negli occhi con la speranza di trovare le stelle della galassia, aveva memorizzato le costellazioni di lentiggini sul suo viso, eppure non aveva intravisto altro che buchi neri. Aveva meditato a lungo, considerando l'atto non come evasione, ma come un incontro sereno con la realtà. Aveva finalmente compreso, attraverso il processo di alleggerimento della meditazione, che la Forza le aveva affidato un compito; quello di prendersi cura di Ben, e Klelia lo avrebbe fatto con zelo.
"Kolovish, non sarei qui se la questione non fosse urgente." disse Luke salutando la donna con un breve abbraccio. Aveva la carnagione azzurra, i tratti del viso erano marcati da leggere rughe che assieme alla lunghezza delle lekku lasciavano intendere che fosse ormai adulta. Era stata la fondatrice dei Pellegrini, e viveva da ormai due decenni nel villaggio, assieme ai suoi discepoli, ai quali tramandava i suoi insegnamenti.
"Ne sono consapevole, vecchio amico, abbiamo recuperato il cadavere dello Jurgoran."
Ben si irrigidì di colpo.
Dolcemente si sollevò un profondo ronzio, tutti gli allievi si erano messi a bisbigliare, suoni che andavano oltre le semplici vocali e consonanti respirate. 
Klelia strinse forte la sua mano, il sangue si era gelato nelle vene di entrambi. 
"Tranquillo, loro non possono saperlo." sussurrò Klelia.
Ed ecco la morbidezza del corpo, il calore della pelle, il vibrante battito del cuore agitato.
Interlacciamento.
L'agitazione gorgogliante che ondeggiava inarrestabilmente in tutto il corpo; uno scoppio indomabile. 
"La mia gente, i Twi'lek, hanno un'antica e ricca storia di non violenza. Noi preferiamo l'intelletto e l'abilità che alla totale brutalità." annunciò la matriarca.
Klelia incrociò il suo sguardo, i suoi occhi le ricordavano due ametiste e le trasmisero un preoccupante senso di disperazione.
"Kolovish, dovremmo parlarne in un luogo privato." disse Luke alla donna, quest'ultima annuì leggermente, poi si rivolse agli allievi.
"Nel mentre, voi visiterete il mercato del villaggio, ci rincontreremo in questo punto al vespro."
"Sì, Maestro!" gridarono tutti all'unisono.
"Skywalker, seguimi." Kolovish intimò Luke e i due si allontanarono assieme.
 
Klelia si mosse e si posizionò di fronte a Ben, poggiandogli le mani sulle spalle. Notò che aveva gli occhi chiusi, così lo scosse freneticamente cercando di risvegliarlo.
"Ben, dobbiamo andare."
Vide che non reagiva e decise di sondare la sua mente; gli poggiò una mano sulla guancia ed espanse il suo campo sensoriale, ritrovandosi nel misterioso mare di demoni che viveva in lui. Colse la sua essenza muoversi ad ondate, come l'oceano durante l'alta marea, che respinge tutto ciò che tenta di toccarla. 
Percepì le sue convinzioni, forti come una tempesta, sorgere nelle acque torbide delle sue intenzioni ma sfocate nel momento della rivelazione. Ben era enigmatico ma trasparente.
Un paradosso.
Spaventato dalla propria incomprensibilità, temeva ciò che sarebbe potuto divenire. 
Klelia non riusciva a trattenerlo, le stava scivolando fra le dita, più si tuffava per scoprire le sue parti più buie, più lui la respingeva.
Non voleva farle vedere quello di cui era capace.
Ma Klelia non si aspettava niente, già era a conoscenza del fatto che per quanto Ben fosse bello quando brillava al sole, la luce non avrebbe mai raggiunto il suo centro. Lei non voleva affogare cercando inutilmente di illuminare, così si ritrasse. 
Ben riaprì gli occhi boccheggiando, delicatamente toccò la mano di Klelia ancora ferma sulla sua guancia.
"Che cosa è successo?"
Lei gli rivolse uno sguardo truce, aveva il fiato corto e gocce di sudore le imperlavano la fronte. 
"Ti eri perso."
Klelia non pensava che sondare la mente di qualcuno potesse essere così sfiancante, si era esercitata con il Maestro Skywalker.
Forse Ben era davvero troppo potente... persino per lei.

                                                   
                                    ☾❄   

I negozianti urlavano le offerte al vertice delle loro voci per attirare clienti e i clienti cercavano disperatamente di contrattare per ottenere i migliori prezzi possibili. 
Questo era il mercato di Kalikori. 
Ben alzò una mano per proteggersi dai raggi del sole che splendevano senza pietà, la sua faccia era divenuta rossa a causa del caldo soffocante. L'odore salmastro del sudore si mescolava al profumo di spezie in polvere che giacevano in pile di color ruggine e giallo polveroso e dai fiori che provenivano dalle varie bancarelle. Profumi ricchi e sconosciuti, così pregiati  da poterli gustare in bocca.
 Ben non era mai stato in un mercato, abituato a pregustare pasti pregiati, preparati dalla servitù del castello di Alderaan, quindi tutto era una novità per lui. Con la concatenazione degli eventi aveva quasi dimenticato di essere un ipotetico principe, ma non aveva di certo perso la postura e quella regalità che gli era stata trasmessa in giovane età, e Klelia lo aveva notato.
Ben era riconoscibile fra la folla, forse per il candore della sua pelle o per il suo portamento. Appariva sempre composto e profumato, mai in disordine. Era come un Dio, così avvenente da sembrare surreale. 

Klelia deambulava al suo fianco, non abituata a temperature del genere. Se non fosse stato per l'ombra che lui le faceva con la sua stazza, si sarebbe ritrovata grondante di sudore. Entrambi si erano intrufolati poco prima tra la folla, come creature spettrali che quasi si confondevano nel denso flusso di persone. Ma dentro di loro vi era un intero universo, ed erano in grado di piegarlo alla loro volontà, era il loro strumento e Klelia era riuscita ad usarlo.
Ben era nervoso, l'ansia gli premeva sul petto; aveva ucciso lo Jurgoran, era stato impulsivo, preso dall'istinto di proteggere Klelia. Quando invece avrebbe dovuto ascoltare le parole del leader Supremo "A volte, la resa può essere selvaggia come qualsiasi attacco."
E ora si guardava intorno mentre camminavano, con la paura che potesse comparirgli di fronte da un momento all'altro, per punirlo per la sua inettitudine. Se avessero scoperto che era stato lui ad uccidere quella cosa, l'intero piano di Snoke sarebbe sfumato.
"Ben, ti sento agitato..." disse Klelia mentre gli accarezzava il braccio. 
Ben le prese la mano e le lasciò un bacio delicato sul dorso "Non preoccuparti, Klelia, niente di inusuale."
Provava tanta angoscia, la stessa che aveva provato quando era stato portato all'Accademia, come una vittima sacrificale col peso sulle spalle di un'eredità troppo complicata per essere compresa. Lui era stato rifiutato e scacciato come un semplice insetto, pronto ad essere schiacciato perché al fondo di una catena che prima o poi lo avrebbe divorato vivo. 
L'effetto della sofferenza lo aveva cambiato, anche se la sua trasformazione era stata la semplice intensificazione di elementi già presenti, che amplificati gli avevano dato una prospettiva completamente nuova sulla vita.
Attraverso il dolore aveva compreso il senso del suo destino e acquisito  una sorta di strano entusiasmo per la sua missione. Sulle alture della più terrificante disperazione, aveva provato gioia nel trasformare ogni momento in un crocevia, e la strada che aveva scelto di percorrere era decisamente tumultuosa.
 
Di colpo si sentì attratto da qualcosa e smise di camminare. Vagò con lo sguardo e notò che un venditore gli stava sorridendo in modo ambiguo. I suoi piedi si mossero istintivamente verso la bancarella, sulla quale erano esposti vari tipi di scudi e pezzi d'armatura. 
"Sei interessato ad un elmo?" chiese l'uomo.
"Non ne hai bisogno." gli disse Klelia.
Lo aveva seguito con una certa diffidenza e scetticismo, dopo essere stata testimone del ghigno del venditore, aveva notato che gli mancava qualche dente.
"Un elmo potrebbe aiutarmi nei combattimenti," spiegò Ben "Di che elmi parliamo?"
L'uomo si alzò in piedi e si avvicinò alla sua merce; era molto basso ma estremamente magro.
"Di quelli al miglior prezzo sul mercato, ovviamente." disse facendo l'occhiolino.
D'un tratto Ben udì un suono simile ad uno sbuffo, anzi un respiro.
"L'hai sentito?" chiese a Klelia, lei gli rivolse uno sguardo stranito.
Ben voltò il capo a destra ed un elmo in particolare catturò la sua attenzione.
Il venditore ridacchiò leggermente "Prevedibile... quello è in fibre di carbonio e lega d'argento."
Ben si avvicinò, prese l'oggetto fra le mani e cominciò a studiarlo; era un elmo da combattimento progettato per nascondere il viso, con un inserto argentato che si irradiava dalla visiera come simbolo di potere. Aveva un vocoder incorporato in grado di modulare la voce, mentre un meccanismo a cerniera sigillava la parte frontale al casco tramite micro-leve azionate da servo-motori.
Il tempo passava e più lo guardava, più gli dava l'idea di una maschera.
"Non ho abbastanza crediti per permettermelo." 
"Oh, tu puoi averlo senza pagare... Ben Solo."
"Come fai a sapere il suo nome?" scattò Klelia.
Il venditore la ignorò "Hai fatto la scelta giusta, non te ne pentirai."
Ben gli si avvicinò pericolosamente "Come fai a sapere il mio nome?" la sua voce risultò profonda ed intimidatoria.
"C'è malvagità nelle tue ossa, oscurità nel tuo sangue... segreti nelle tue vene."
"Quali segreti?"
"Questo, non mi è dato saperlo."
Ben restò a guardarlo interdetto, poi sentì Klelia tirarlo per il braccio. "Ben, andiamo via." 
Lui annuì leggermente e si lasciò trascinare via, con ancora l'elmo fra le mani, ritrovandosi a far parte ancora una volta del flusso della folla. 
                                                                                           
                                                                                 
 ☾❄   

L'elmo lo aveva chiamato.
Ben si era sentito attratto dalla sua energia. 
Klelia constatò che era estremamente silenzioso, più del solito. Per la prima volta gli era sembrato fragile, proprio per quello voleva aggrapparsi a lui e non lasciarlo andare. Ma non poteva, non mentre la sua mente ondeggiava nel tumulto. Klelia aveva percepito delle vibrazioni negative provenire dall'elmo ed aveva avvertito un cambiamento in Ben, il suo aspetto ad esempio risultava più imponente. 
Le balenarono nella mente le notti insonni che aveva passato a chiedersi lui chi fosse, ossessionata dai ricordi, quando l'insonnia era divenuta la sua peggior nemica, quando suo fratello era ancora vivo.
Kyle.
Ed ecco che si ritrovava a pensare a lui per la prima volta dopo mesi. Il nome le sembrò strano nella mente, come un lontano ricordo o il retrogusto di qualcosa che conosceva.  Ogni notte aveva vegliato su di lei, sforzandosi di liberarle il cuore dal peso di una disgrazia troppo precoce. Lei e Ben erano molto simili, per molti versi si erano ritrovati.
Il caos vacillava nella testa di Ben e Klelia si ripromise di avere la stessa pazienza che lui aveva avuto con lei.
Ma quando vide un vicolo stretto non seppe resistere; prese Ben per il braccio e lo tirò via dal chiasso della strada.
Erano nascosti dietro un muro.
"Klelia, cosa st-" lei lo interruppe con un bacio.
Indifeso.
Lungo e liquefatto all'inizio. 
Le onde si evolsero in fiamme. Un parossismo di stelle esplose in un milione di scintille. Tutta questa energia che si agitava e correva e urtava dentro e contro i confini del ventre in una frenesia esasperante. 
Ben lasciò cadere l'elmo a terra.
Un tonfo sordo si propagò nello spazio.
Le mani afferrarono le facce ed i lembi di tessuto.
Poi i baci senza fiato divennero duri, ruvidi e sempre più veloci. Fino a quando i polmoni urlarono per l'ossigeno e l'estasi eterea dell'anima iniziava a lottare con il dolore delle labbra corporee; la riaffermazione di essere due esseri tangibili separati.
Tutto ciò che rimase fu l'allentamento della tensione... il rilascio.
Le loro narici si riempirono del profumo della segreta appartenenza.
Credevano di essere nascosti agli occhi altrui, erano ignari di essere osservati da Kaspar, che in quel momento stava avendo la chiara visione della verità, senza le sfocature, la crudeltà e le evasioni della parola.
   
 
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