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Autore: Nena Hyuga    09/05/2018    4 recensioni
In quel frangente gli era stato chiesto solo di essere più forte di Tetsurou, ma ancora una volta fu Kuroo a confortarlo e sorreggerlo.
“Mi porteresti di nuovo a guardare “Jurassik World” anche se ti annoia?”
“Solo per sentirti parlare di quanto siano affascinanti i velociraptor.”
Il moro portò la mano a sfiorare la guancia dell’altro, sorridendogli con dolcezza.
“Kei, ti direi altri mille “ti amo” con il terrore di essere rifiutato e di non vederti mai più se questo dovesse significare riaverti accanto a me. Anche se si tratta solo di un sogno.”
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kei Tsukishima, Tetsurou Kuroo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Morning will come once again


 
 
 
Si svegliò bruscamente, sbarrando le palpebre per sfuggire dall’incubo che l’aveva agguantato nel sonno e che gli aveva lasciato addosso un senso di angoscia e tristezza da cui non era riuscito a scappare.
Delle gocce gli imperlavano il torace, gli inumidivano il collo e la fronte fino ad inzuppare i cuscini e le lenzuola stropicciate.
“Grazie al cielo...” riuscì a dire, più per essere sicuro di non essere ancora preda dei suoi incubi.
Respirò lentamente per normalizzare il battito cardiaco per poter riprendere a dormire. Era stanco dal giorno precedente, dalla partita, l’appuntamento con il suo fidanzato: gli sarebbe bastato chiudere gli occhi, adattare il proprio respiro a quello di Tsukishima e sarebbe piombato nel sonno più profondo.
Si distese di nuovo addossandosi al muro alle proprie spalle alla ricerca di un punto di sollievo e frescura dacché la schiena nuda e madida di sudore sembrava scottare al contatto con le lenzuola umidicce e calde.
Solo a lui sembrava di fare la sauna in quella camera?
Kei dormiva pacifico nella stessa posizione in cui si era addormentato la sera precedente: per quanto fosse alto, occupava il minimo spazio vitale sul letto ad una piazza e mezza della camera di Tetsurou, un lusso che si potevano sognare a casa Tsukishima dove toccava loro dividere un lettino minuscolo o i futon. Per fortuna quella condizione sarebbe durata solo per un altro paio di mesi, qualora Kei si fosse trasferito a Tokyo per l’università.
Si toccò i capelli neri schiaffati sulla fronte e subito dopo carezzò quelli soffici del biondo, assicurandosi per l’ennesima volta della sua presenza.
Aveva un’espressione rilassata, rara da vedere quando gli era vicino, e mai come in quel momento era felice di osservalo steso accanto a lui.
Se avesse anche solo provato a mandare un messaggio a Kei nel cuore della notte chiedendogli cose assurde tipo “Ti ricordi di me?”, probabilmente Tetsurou sarebbe stato infamato e maledetto dallo stesso occhialuto per i giorni a venire.
Kuroo non trovava pace cercando una posizione consona, anche dopo aver constatato che Tsukki era lì, ed il sonno divenne una speranza sempre più vana.
Infine optò per avvicinarsi quanto più possibile a Tsukishima, posando delicatamente il braccio sul suo petto nudo ed avvertendo la pelle inumidita dall’afa notturna. Fece aderire la gamba contro quella più snella del biondo e con la fronte toccò la sua spalla.
Forse così poteva ignorare la malinconia di un illusorio “Chi sei?” pronunciato in sogno.
Il biondo emise un mugugno gutturale, alleggerendo il proprio respiro, segno che stava per svegliarsi. Se si fosse arrabbiato non poteva biasimarlo.
Non aveva il coraggio di spiegargli il motivo per cui si era aggrappato a lui come un koala alle 5 del mattino, si dava da solo del ridicolo e dell’infantile.
Percepì i muscoli di Kei contrarsi, pian piano corrucciò la fronte in un’espressione per lui adorabile, per poi vederlo schiudere gli occhi impastati e gonfi nella penombra della stanza.
Li serrò subito dopo come se la poca luce che filtrava dalla finestra gli desse fastidio.
“...Kuroo...” bofonchiò.
Era da tempo che non udiva il suo cognome con quel tono, omettendo l’onorifico per giunta, e ciò fece sfuggire un sorriso al moro.
“Fai caldo...” si lamentò in un rantolo, girando il viso verso Tetsurou.
Per loro che potevano trascorrere assieme un’unica notte ogni tre settimane, il dormire era diventato una sorta di rituale: si addormentavano abbracciati –Kuroo avvinghiato a Kei che rimaneva in posizione stesa a pancia all’aria-, si risvegliavano l’uno senza cuscino sotto alla testa ed un gran dolore al collo ed il colpevole con la faccia schiacciata al materasso, stretta tra i due guanciali.
“Scusami.”
Seguì una breve pausa durante la quale il più grande scivolò verso il proprio lato del letto, liberandolo dalla gabbia di braccia e gambe.
Nonostante il sonno e la sveglia improvvisa, per quanto piacevole e caloroso potesse essere un abbraccio di Kuroo, Tsukishima impiegò pochi secondi ad intuire che qualcosa non andava.
Con fatica si girò di lato, trovandosi faccia a faccia con il compagno e strizzando di poco gli occhi a causa della penombra e della sua vista acciaccata, mise a fuoco il viso cupo ed il bagno di sudore in cui si trovava Tetsurou.
Per una persona razionale come Kei il motivo di quella sveglia e dell’anomala quantità di liquidi persi non poteva che essere una.
“Stai...stai bene? Hai la febbre?” chiese preoccupato, iniziando ad agitarsi vedendolo così sciupato.
Con difficoltà e lentezza si mise seduto sul materasso, posando una mano sulla fronte dell’altro che sentì ghiacciata ed umida, scartando l’opzione di una qualche malattia.
Tsukishima si domandò cosa avesse scatenato il panico di Tetsurou a quell’orario assurdo, quando la notte estiva era fin troppo breve e le prime luci dell’alba disturbavano in anticipo il riposo dell’afosa Tokyo.
“Non è nulla, solo un brutto sogno...”
Kei attese. Non era da Kuroo essere così agitato per un mero incubo.
“Mi dispiace averti fatto preoccupare, non era mia intenzione. Torna a dormire, uhm?”
Tsukishima rimase fermo al proprio posto, seduto accanto a Kuroo.
La preoccupazione aveva fatto ormai breccia nelle difese di Kei il quale, forse egoisticamente, pensò alla peggiore opzione plausibile.
“Hai sognato che ci lasciavamo?” chiese titubante, incapace anche solo di pensare ad un simile scenario.
Non c’erano ragioni per troncare con Kuroo, non vedeva la minima falla nella loro relazione che non fosse la mancanza di tempo dovuta alla distanza, ma avevano lottato contro quei 300km che li dividevano e mancava così poco al loro obiettivo che l’attesa di pochi mesi era irrilevante.
L’atmosfera surreale creatasi alle 5 del mattino svaniva minuto dopo minuto grazie all’incalzante sorgere del sole ed all’abilità dei loro occhi di abituarsi alla poca luce.
Il caldo soffocante era sempre più percepibile, l’aria viziata non aiutava a ragionare lucidamente ed il materasso pareva mordergli le gambe dacché non riusciva a rimanere fermo.
Kuroo per un attimo sbarrò gli occhi ambrati, aggrottando la fronte in un’espressione incredula e spaesata; rilassò i tratti spigolosi del viso ed allungò una mano per fare una carezza sulla testa di Kei. Si intenerì a pensare che la rottura del loro rapporto fosse la visione più pessimistica che Tsukishima era riuscito a realizzare.
Non aveva idea di quanto lo facesse sentire amato.
A quel pensiero il suo sogno prese forma dinnanzi ai suoi occhi una seconda volta, più acceso e definito proprio a causa delle parole del biondo.
Si sforzò di sorridere, ma ciò che esternò non fu altro che una smorfia triste.
“Hai mai sognato qualcosa di così angosciante da non riuscire a reagire?”
A Tsukishima balenò  in mente solo l’estinzione dei dinosauri, ma forse perché il suo cervello non era ancora del tutto connesso e presente.
Tacque e scosse la testa.
“Kei, cosa faresti se un giorno ti svegliassi e ti dimenticassi di me?” chiese atono.
Fu la volta di Tsukishima di rimanere privo di risposta ed incredulo, per passare poi dalla confusione all’irritazione.
“Ridicolo. Come potrei dimenticarti? Ho il tuo numero salvato nella rubrica, i tuoi regali, le foto nel cellulare e quella incorniciata sulla scrivania.” affermò convinto, come se le prove tangibili dell’esistenza di Kuroo fossero fin troppo evidenti da nascondere.
Kuroo socchiuse gli occhi felini per poi fare un cenno di diniego.
“No, non intendo un’amnesia.”
“E allora cosa?”
“Come se ogni traccia della mia esistenza nella tua vita sparisse.”
Kei ancora non comprendeva.
Era tutto così illogico ed astratto. Poteva concederglielo solo perché si trattava di un sogno, ma  se fosse stato un discorso ragionato e pensato di certo non gliel’avrebbe fatta passare liscia.
Sbirciò l’orario su uno dei due cellulari poggiati sulla testiera del letto e constatò che erano solo le 5:11, non era in grado di affrontare un argomento del genere, anche se ormai dubitava sarebbe riuscito a dormire ancora.
“Sono sicuro che una persona rompiscatole ed insistente come te troverebbe il modo di farmi ricordare, ed in ogni caso-...Tetsurou?” il biondo si interruppe notando come il suo sorriso greve stesse svanendo.
Le mani grandi e callose del middle blocker si trascinarono al viso dai tratti affilati, sfregandosi gli occhi e le guance come a voler rinsavire da solo, svegliarsi e tornare ad essere sé stesso. Magari si sarebbe concluso tutto con un bacio, del lento e piacevole sesso e di nuovo a poltrire fino a mezzogiorno.
Era sicuro sarebbe andata in quel modo, ma l’angoscia che l’aveva destato durante la notte tornò a far presa sul suo petto, stringendogli la gola, pizzicandogli gli occhi.
“E’ stato solo un sogno...” puntualizzò di nuovo Tsukishima prima di bloccarsi e vedere il viso del moro rigato dalle lacrime.
Kei si pietrificò.
Non riusciva a deglutire, si era congelato a sedere di fronte al moro, inerme ed incapace di muoversi, mentre il cervello continuava ad elaborare teorie su cosa stesse accadendo.
Non erano le stesse lacrime che gli aveva visto versare di fronte al film “Io e Marley”, né quelle di terrore alla vista dell’ago per i prelievi del sangue.
Era la prima volta che vedeva il fidanzato privo di difese, svuotato di ogni frecciatina ambigua, del suo carisma che lo contraddistingueva.
“Tetsurou-san?”
Tsukishima rimembrò di aver provato una sorta di panico durante la loro prima esperienza a letto, ma in quell’occasione, come in tutte le altre, era sempre stato Kuroo a prenderlo per mano e fargli scoprire che non vi era nulla di cui avere timore.
Nemmeno quando si erano detti che una relazione a distanza era una follia Kuroo si era tirato indietro, lo aveva rassicurato e gli aveva rivolto quel sorriso che segretamente amava.
Kei avrebbe tanto voluto essere un po’ più come lui e non avere paura di esporsi, di dire delle parole di conforto che da pronunciare gli suonavano così stupide ed insignificanti.
“Deve essere stata dura. Intendo riuscire ad avermi... Sì, insomma, se il solo sognare il vanificarsi dei tuoi sforzi ti ha così distrutto. Devo averti reso le cose parecchio difficili in passato.”
Si diede dello stupido, aveva sbagliato approccio.
Non era biasimandosi che avrebbe risollevato il morale a Kuroo, ma il senso di colpa attanagliò Tsukishima che si sentì impotente di fronte al moro che nascondeva il proprio viso tra le mani senza emettere alcun suono udibile se non un respiro più profondo e forzato.
Allungò una mano per raggiungere la zazzera nera arruffata per scombinarla ancora di più, ne avvertì le ciocche  bagnate e deglutì tristemente; gli occhi nocciola si erano abituati alla penombra, scorse le spalle nude del compagno che andò a sfiorare subito dopo avergli scostato i ciuffi troppo lunghi da davanti al naso.
“Mi dispiace...”
“Kei, forse non hai capito che rifarei tutto da capo una seconda ed anche una terza volta se fosse necessario a riconquistarti.”
“Tetsurou-san...”
Sollevò il viso verso Tsukishima, abbandonò la testa contro di lui ed appoggiò la fronte sul suo torace nudo, auscultandone il respiro per tranquillizzarsi a sua volta, mentre Kei avvolse timidamente le braccia attorno al suo collo.
“Ti trascinerei per le orecchie per partecipare ancora agli allenamenti extra contro il tuo volere, ti offrirei di nuovo tutti i pezzi di torta alle fragole per corromperti a giocare con me e Bo.”
Tsukishima sorrise, sbuffando e fingendosi infastidito.
“Affronterei Akiteru-san una seconda volta, ma mi assicurerei di fargli capire che i rumori che sentiva non erano dovuti a nessun incontro di wrestling improvvisato in camera.”
“Per l’amor del cielo, no.” biascicò uno Tsukishima in preda ad una risata isterica.
Kuroo si asciugò le lacrime con il dorso della mano, sollevato di vedere di nuovo il sorriso del compagno, compiacendosi di essere riuscito nell’intento di smorzare la tensione.
Kei deglutì la saliva che gli occludeva la gola quand’ecco che i rimorsi per non essere stato all’altezza della situazione lo travolsero.
In quel frangente gli era stato chiesto solo di essere più forte di Tetsurou, ma ancora una volta fu Kuroo a confortarlo e sorreggerlo.
“Mi porteresti di nuovo a guardare “Jurassik World” anche se ti annoia?”
“Solo per sentirti parlare di quanto siano affascinanti i velociraptor.”
Il moro portò la mano a sfiorare la guancia dell’altro, sorridendogli con dolcezza.
“Kei, ti direi altri mille “ti amo” con il terrore di essere rifiutato e di non vederti mai più se questo dovesse significare riaverti accanto a me. Anche se si tratta solo di un sogno.”
Tsukishima si morse le labbra per soffocare qualsiasi tipo di verso imbarazzante.
“Dopo due anni e mezzo le tue dichiarazioni sono sempre le più imbarazzanti.” commentò sorridendo appena, rispolverando in tempo il proprio lato più piccato.
L’atmosfera cupa ed asfissiante di pochi minuti prima prese un retrogusto dolceamaro dal momento in cui Kuroo iniziò ad elencare piccoli accorgimenti dei loro appuntamenti trascorsi, sottigliezze che non gli erano mai sembrate così gradevoli e speciali.
Scivolarono giù dal materasso per raggiungere il pavimento fresco, ignorando il contatto bollente dei loro corpi che cozzavano per l’eccessiva mole ed il ristretto spazio disponibile.
L’idea di dormire li abbandonò man mano che i due ricostruivano i tasselli della loro storia per imprimerla nelle proprie memorie, mentre si crogiolavano alla luce del nuovo mattino che spazzò via le tracce di un incubo ormai lasciato alle spalle.
 
 
 
Angolo dell’autrice
 
Ma perché mi metto a scrivere cose se devo ancora finirne altre?
Perché cado sempre sulla stessa ship di meDda?
Perché sono nata stronza?
Il fatto è che ultimamente mi sono girata tutto il fandom di Haikyuu alla ricerca di KuroTsuki, le ho lette pressoché tutte apprezzandole ed amandole (alcune devo ancora recensirle), ed ogni giorno spero di vederne di nuove ;; So che è una speranza vana e che la ship non è poi così quotata, quindi sono così disperata da scrivermele da sola.
Se non si fosse capito è un invito rivolto a tutti di scrivere più KuroTsuki. Please. Fatemi felice.
Purtroppo vengono fuori questi aborti angst (l’angst non è il mio genere, non so scriverlo! Io sono per il fluff dolcioso!! Dovrei lasciare l’angst a chi lo sa sfruttare, ecco), soprattutto quando ci si appassiona a canzoni tristi di gruppi di coreani (rip Nena). Da qui il titolo della canzone che è un piccolo estratto da Spring Days dei BTS
In generale la shot non è nulla di pretenzioso, mi sono solo chiesta “Come reagirebbe Tsukki a vedere Kuroo piangere seriamente per qualcosa di inaspettato ed angst?”, e da qui è partito il viaggione per cui alla fine mi sono detta che la debolezza #1 di Kuroo poteva essere Kei stesso (un po’ un parallelismo con le debolezze di Bokuto e per cui sono sicura al 100% che la #1 anche nel suo caso sia Akaashi).
That’s all ~

Nena~
 
 
 
   
 
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