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Autore: valechan91    09/05/2018    0 recensioni
Iwaizumi e Oikawa. Insieme da sempre. Curiosi di sapere i retroscena della loro storia?
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccomi qui con un nuovo capitolo!
Finalmente riesco a riprendere in mano questa storia. Ne ho molte in cantiere, davvero moltissime ancora come bozza e in fase di produzione, e per concludere quelle che ho iniziato devo alternare.
Tengo molto a tutte le mie storie e mi fa piacere che vengano apprezzate.
Meglio pochi ma buoni, no?
Ringrazio sinceramente le persone che mi hanno recensito complimentandosi, e anche chi invece mi da consigli e critiche costruttive che mi spronano sempre a dare il meglio. è motivo di orgoglio per me. 
Piccolo avviso:  in questo capitolo ci saranno dei piccoli accenni a cose che avvengono nel manga, niente di particolarmente spoiler, giusto qualche nome e qualche speculazione.
Chiedo scusa in anticipo se non sono riuscita a rendere al meglio personaggi che non riesco molto bene a maneggiare, non concentrandomi mai su dli loro. Ho preferito dare spazio a tutti anche concentrandomi sul canon pairing principale. 
Da questo capitolo ci sarà un piccolo spaccato su personaggi secondari nella storia, a cui voglio comunque dare il giusto spazio e un giusto conto.
E ne vedremo delle belle… ma nessuno finirà male, almeno alla fine della storia…
Cercherò, come promesso e detto altrove, di pubblicare una IwaOi al giorno, impegni permettendo.
Buona lettura!

 

 
Capitolo 6- Le strade difficili


 
 
Quell’amichevole aveva dato una bella scossa a tutti. Bokuto si era esaltato più del solito, ma ad Oikawa non era di certo sfuggito quello strano luccichio negli occhi, quel brillio appena appannato, come se mancasse qualcosa per farlo rifulgere del tutto.
Dietro quei modi tanto esagerati, Bokuto celava la sensazione che fosse tutto diverso, senza il proprio alzatore.
Tooru non poteva dargli torto. Senza Hajime, sarebbe stato tutto molto diverso. Strinse i pugni a pensare all’università.
Era vero che dopo una cosa bella, ne accadeva sempre una brutta.
Ma sapeva come fare, non era tutto perduto. E se tutto andava come voleva, era solo un anno.
Inclinò inconsciamente gli angoli della bocca.
Kuroo non si era gasato, per quanto avesse fatto qualche battutina , ma Oikawa notò anche in lui qualcosa.
La sera, Oikawa li vide parlare, da soli, ma decise di non intromettersi.
Si era fatto una doccia, stava mangiando un panino con il latte e voleva passare la serata con il suo Hajime.
Nessuno di loro era così debole, ma ogni persona era diversa, e superare quel particolare problema era una questione personale. Lui non poteva dare alcun consiglio.
“Ehi, Bokuto, come ti sembra schiacciare sulle alzate di qualcuno che non sia Akaashi?”
“Mmmmh” Bokuto ci pensò, mano a tenersi il mento e sopracciglia aggrottate “ sono convinto che il mio Akaashi sia migliore, ma Oikawa non è poi da sottovalutare”
“è vero” Kuroo annuì “qualche volta gli chiederò di alzarmi la palla, anche se sarà più divertente bloccare una schiacciata servita da lui”
“A te non sembra strano? Tu non ti sei mai allontanato troppo da… quel tipo…come si chiama? Kazu? Kozu?”
Tetsurou inclinò gli angoli della bocca. “Kenma. Dovresti ricordare i nomi, stupido gufo.  Beh, lo sapevamo già. Lui ormai è al terzo anno, mi raggiungerà. E poi non siamo mai stati quel tipo di amici”
A Kuroo, inconsciamente, quelle parole facevano male.
C’era stato un momento preciso in cui aveva iniziato a vedere il suo piccolo alzatore con occhi diversi. Chissà, forse dopo che Kenma aveva tentato di andare via dalla squadra, o quando per colpa di Yamamoto si era tinto i capelli in quello strano modo che ora lo distingueva.
Il loro era stato un legame particolare. Erano amici d’infanzia, ma avevano sempre avuto motivazioni e interessi diversi.
Era stato lui a trascinare Kozume a giocare a pallavolo, per tirarlo via da vecchi videogiochi.  
Si era sorpreso nel notare che il suo amico, anche se non era poi così appassionato, si divertiva, anche se lo nascondeva. Ma a lui non sfuggiva quello sguardo eccitato che a volte brillava negli occhi del più piccolo. Soprattutto da quando quel numero 10 della karasuno era diventato suo amico.
Quella parola aveva un sapore strano in bocca… come se fosse sbagliata. Chissà da quando quel piccolo alzatore era diventato tanto importante.
Non erano appiccicati, ma ormai era diventato una parte importante della sua vita.
Gli era sempre venuto naturale guardarlo, osservarlo.
Prima, perché così minuto, così diverso da lui in tutto. Poi aveva iniziato a guardare oltre l’apparente diffidenza naturale di Kozume, e come vicino di casa aveva iniziato ad essere normale stare insieme a lui.
Era naturale in casa dell’altro vedere anche una testa crestata, nera, correre eccitata giù per le scale di prima mattina, mentre si spandeva l’odore delle frittelle, e sentire dal piano superiore “Kenma! Svegliati! Andiamo a scuola e poi a giocare con il pallone!”
Quando aveva provato con lui l’attacco differenziato… si era sentito elettrizzato. Ed era finito per diventare il loro attacco. La loro tecnica.
Non era nelle sue corde, però, costringere gli altri, così quando Kenma aveva manifestato la voglia di andare via dalla squadra, gli aveva solo parlato. Avrebbe rispettato la sua decisione.
Ma Kenma era rimasto.
La battaglia ai cassonetti c’era stata, e avevano perso con onore. E Kenma era cambiato almeno un po’ quando non si era lasciato scoraggiare, dopo che era stato preso di mira, nella partita precedente, per via della sua poca resistenza fisica.
Forse quei sentimenti erano qualcosa di più, chissà da quando. 
Quando quell’amicizia si era trasformata in amore?
Kenma era troppo concentrato sui videogiochi perché se ne accorgesse. Chissà come se la passava, senza di lui…
Quel ragazzino non era certo qualcuno che non provava nulla, e lui lo sapeva meglio di chiunque altro.
Ma l’amore era diverso, e ora erano anche lontani, anche se nella stessa città…
 
Bokuto, intanto, sorprendemente, stava rimuginando. 
Ripensò ad Akaashi, a tutte le volte che aveva schiacciato per lui. Quando si deprimeva, sapeva sempre come prenderlo per il verso giusto.
Non lo aveva detto a nessuno, nemmeno ai suoi compagni di squadra o a quel gattaccio di Kuroo.
Una notte, durante il campo di allenamento, aveva svegliato Keiji nel cuore della notte per una corsa in notturna.  Dio, ricordarlo gli faceva stranamente… correre un brivido lungo la schiena.
L’alzatore, mal volentieri, assecondò le richieste strambe del proprio capitano, ormai abituato alle uscite particolari di Kotarou.
Fu in quell’occasione che Bokuto vide davvero, per la prima volta, Akaashi. 
Certo, lo sapeva, che almeno nella loro scuola era considerato tra i più belli (forse solo meno bello di lui che era anche il quinto schiacciatore più forte del Giappone).
Ma sotto i raggi lunari, lo aveva visto in modo diverso.
Il cuore gli era balzato in gola e si era sentito felice come se avesse fatto una schiacciata contro quel maledetto Sakusa.
Aveva provato qualcosa di nuovo.
Da quel giorno, una volta tornati a scuola, Akaashi evitava accuratamente di essere in giro quando Bokuto veniva fermato da alcune ragazze, e non c’era verso di trovarlo da nessuna parte.
Non ne aveva capito il motivo, visto che le altre volte era sempre lì accanto a lui.
Gli piaceva la pallavolo e gli piaceva anche Akaashi.  Che gli piacesse come più di un amico?
Anche quando aveva trovato quel cagnolino, davanti la porta di casa sua, era stato istintivo portarlo da Akaashi, e solo da lui, e farglielo vedere perché voleva tenerlo. Ma non aveva capito il perché dei sospiri sconsolati dell’alzatore…
“Problemi, amico?” chiese Kuroo, che nel frattempo si era steso sul divano della saletta comune del dormitorio
“Devo parlare con Akaashi appena torno alla Fukurodani, a trovarli intendo. AAAAAAARGH Akaashi!”
E iniziò a sbraitare
“Io tornerò a casa e andrò anche a parlare con Kenma. Avranno momenti difficili, tra Yamamoto, Lev e Yaku” ridacchiò Kuroo, malefico. Già immaginava il suo povero amico, sfinito a causa di quei tre, se non ci si metteva pure Inuoka.
 
Ognuno aveva dei propri pensieri, erano dei ragazzi che stavano crescendo e facendo esperienze. E dopotutto, era anche piacevole impegnarsi e lottare, nella pallavolo così nella vita.
Con alti e bassi, ma sempre senza rimpianti.
 
 
Tooru aveva l’occhio lungo. Non li conosceva ancora bene, quei due, ma sapeva che c’era qualcosa.
Chissà se avevano il cervello necessario per farcela.
Kuroo era sin troppo bravo come centrale, sapeva quando essere serio e anche quando essere sciocco e divertente, in senso buono.
Bokuto era stata una sorpresa. Sembra sempre così esagitato, così iper attivo e senza un cervello funzionante. Invece, una volta in campo, a meno che non crolli emotivamente, è degno del titolo di quinto asso della nazione.  E la sua concentrazione è quasi invidiabile.
Ghignò leggermente. Quella squadra nazionale sarebbe stata una sorpresa, era contento di vivere quell’esperienza insieme ad Hajime. Non sarebbe stato lo stesso senza di lui.
Il giorno dopo sarebbero tornati a Miyagi, ancora una volta.
Mancava poco alla loro nuova vita.
Avrebbero vissuto insieme, a metà strada tra le due università.
Ma Tooru Oikawa non si era mai arreso, e non lo avrebbe certo fatto in quel momento.
Avrebbe proposto una sua idea ad Hajime, una volta iniziata la nuova fase della loro vita…
 
 
Intanto, Ushijima e Tendou si stavano dirigendo alla stazione per prendere lo Shinkansen per Miyagi.
Tendou ricevette un messaggio da Yamagata, e distrattosi, si fermò al bordo del marciapiede, senza prestare attenzione al semaforo.
Fu lì che accadde.
Il conducente di un camion, che camminava dal loro lato della strada, non notò un gatto che si era lanciato per attraversare la strada. Frenò bruscamente, perdendo il controllo della vetture, che si andò a schiantare contro un palo.
Fu un attimo.
Tendou si accorse solo dopo che era finito a terra, sul marciapiede, avvolto dalle braccia forti del compagno.
All’improvviso, sentì qualcosa di liquido scorrergli lentamente sul corpo. Poi notò quel colore.
E dire che poco prima si era sorpreso, a sentire quelle parole, sorpreso che Ushijima riuscisse anche a guardare intorno a sé senza essere egoista.
“Wakatoshi-kun?”
Fu un mormorio.
   
 
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