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Autore: CaptainPenelope    09/05/2018    1 recensioni
In ogni lodolite si può osservare un paesaggio diverso e in ogni paesaggio, vite diverse.
Cosa troveranno una donna che fugge dal proprio passato, una ragazzina intrappolata in un eterno presente, due camerieri che cercano il loro futuro in questa Lodolite?
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le strade pullulavano di gente, di vita, di urla che provenivano dal mercato e risate di bambini che si divertivano a guardare le bizzarre movenze di un pagliaccio.
Gretchen aveva percorso diverse volte quelle strade, le conosceva come il palmo della sua mano. A dire il vero, conosceva tutta la città come il palmo della propria mano, la maggior parte delle volte. C'erano volte quando le strade sembravano tutte uguali, in quella città, tanti copia-incolla di una stessa immagine, e volte quando erano completamente diverse l'una dall'altra. In quei casi la città si trasformava in un vero e proprio labirinto.
Gretchen non aveva orologi con sé, ma sapeva esattamente che ore fossero, dove si trovasse e come tornare a casa. Con passi sicuri e svelti si fece strada tra la folla. Non poté fare a meno di fermarsi davanti una pasticceria, sebbene per solo un attimo, e guardare all'interno. Nella vetrina erano esposti tanti dolci di diverse taglie, diverse provenienze, colori e sapori, tutti che sembravano uno più appetitoso dell'altro. All'interno era anche possibile sedersi e consumare una di quelle dolcezze accompagnate da un té o un caffé. Gretchen alzò lo sguardo e lo incrociò con quello del cassiere che stava servendo un cliente. Per un attimo ghiaccio incontrò il colore indefinito degli occhi dell'uomo, ma poi nulla. Gretchen si girò e scomparve tra la folla. Sparire tra le folle sembrava qualcosa di terribilmente drammatico da dire, ma considerata l'altezza inesistente della donna, "sparire" per lei era facile.
Le squillò il cellulare in tasca, lo fece squillare un altro po', per poi rispondere. Ovviamente sapeva già chi fosse, era la polizia, per avvertirla che avevano trovato la sua cuginetta. Sebbene la aspettasse da giorni, la chiamata fu breve.
Sorrise, sarebbe arrivata giusto in tempo per accertarsi che fosse tutto in ordine e accogliere la ragazza. Le aspettava una bella responsabilità, adesso che era l'unico membro della famiglia rimasto in vita e si era presa la responsabilità di essere la sua tutrice legale. Prendersi cura di una persona disabile non era facile, ma i benefici della sua presenza nella casa di Cassiopea superavano ogni malus, quindi avrebbe sopportato la necessità di spiegarle la sua disabilità circa ogni sei ore.
Riuscì ad arrivare a casa in poco più di quindici minuti e subito si mise a lavorare al pranzo. Una semplice pasta col pomodoro, non che lei avesse molta fame, ma avere una tavolata pronta con un piatto "genuino" e "casereccio" dava una buona immagine. Voleva assolutamente che i servizi sociali le permettessero di tenere la custodia della minore. Mentre aspettava che l'acqua bollisse, osservò un attimo le mura della casa, così grandi e forti, decorate da foto di quello che ora non era nulla più di un ricordo. Era una splendida casa, grande, decorata con gusto, molto luminosa e situata in un'ottima zona.
Erano morti proprio in cucina, dopo aver spinto la ragazzina fuori dalla porta sul retro. Di solito la polizia non avrebbe lasciato che qualcuno abitasse in una scena del crimine dopo così poco tempo dal compimento dello stesso, ma la disabilità di Cassiopea rendeva questo un caso speciale. Gretchen sorrise, avrebbe abitato in una scena del crimine, ma almeno si era beccata una gran bella casa. Buttò la pasta ed iniziò a scaldare il sugo. Stando ben attenta di dare una girata ad entrambi una volta ogni tanto, apparecchiò il tavolo in cucina, dato che la sala da pranzo era troppo grande e avrebbe solo reso le cose più ambigue. La cucina sarebbe andata benissimo, avrebbe reso il tutto più "intimo". Quando la pasta fu finalmente pronta, Grectchen la scolò e, proprio quando spense il fuoco del sugo, sentì la porta di casa aprirsi. Fece un respiro profondo.
Era ora di cominciare. Si girò e si diresse verso la porta con un sorriso smagliante stampato in faccia, con giusto un tocco di preoccupazione negli occhi per cercare di mitigare la falsità del sorriso. I suoi ospiti erano ancora nel fondo del corridoio. Gretchen con passo svelto gli diede l'incontro.
"Benvenuti! Oh Cassiopea ma quanto sei cresciuta!"
Subito fiondò le braccia al collo della ragazzina, che era un bel pezzo più alta di lei, non che vi fosse qualcuno che non lo fosse, in fin dei conti. Cassiopea guardò la propria cugina, perplessa ricambiando l'abbraccio timidamente.
"Ehm, scusami, ma non mi ricordo di te..."
"Oh ma certo che non ti ricordi di me! L'ultima volta che ci siamo viste eravamo tutte e due così piccole! Poi i nostri genitori hanno litigato, cavolo, mia mamma ha pure bruciato tutte le foto...E ora guarda dove siamo."
"Ma perché hanno litigato?"
"Se devo essere sincera, non ne ho la più pallida idea! Non le ho mai dato retta quando parlava male di voi, io sono dell'opinione che la famiglia è una cosa importante. Dobbiamo essere li per sostenerci a vicenda, non pensi? Ma vieni, ho preparato il pranzo, hai fame? Ti va?"
Grechen prese la cuginetta per il braccio, indicando la cucina, per poi rivolgersi a Nancy e a Marco.
"Volete unirvi a noi?"
"No, grazie Gretchen, noi abbiamo ancora un paio di cose da sbrigare, quindi penso proprio che vi raggiungeremo dopo. Vi diamo la possibilità di parlare, buon pranzo."
Disse Nancy, congedandosi insieme a Marco. Lo sguardo di Gretchen tornò allora su Cass.
"Allora, ti va?"
Cassiopea annuì timidamente e il sorriso di Gretchen si fece più grande. La bionda accompagnò la cugina in cucina e la fece accomodare, mentre iniziava a servire la pasta sui due piatti. Poggiò il piatto davanti a lei e Cassiopea subito affondò la forchetta nella pasta bollente. Gretchen si sedette davanti a lei e mangiò giusto qualche filo, concentrandosi sulle movenze della ragazza mentre mangiava. In poco tempo il piatto della ragazzina era finito, mentre quello della donna era ancora pieno. Sospirando, Gretchen allungò il proprio piatto pieno e lo poggiò su quello vuoto della ragazza. Cassiopea la guardò, confusa.
"Non hai fame?"
Era la prima volta che la ragazzina le avesse rivolto la parola da quando Nancy e Marco se n'erano andati, eppure non sembrava timida.
"No, non molta, a dire il vero."
"Sei magra."
Ah, ecco cos'era che la preoccupava. Gretchen sorrise, annuendo.
"Lo so."
"Molto magra."
"So anche questo."
Cassiopea esitò un poco, guardando il piatto pieno davanti a sé. Stava davvero mangiando troppo, una parte di sé lo sapeva, ma allo stesso tempo non riuscì a contenere il proprio appetito, iniziando a mangiare anche la porzione della cugina. Gretchen rimaneva in silenzio a guardarla, versando dell'acqua in entrambi i bicchieri.
"Scusa, ma quanti anni hai tu?"
Azzardò Cassiopea, tra una boccata e un'altra di cibo.
"24, perché?"
"Sembra che ne hai 14."
Gretchen rise un po', poi bevve un sorso d'acqua. Non era la prima volta che qualcuno le dicesse una cosa del genere, anche se di solito a chiedere la sua età erano i baristi.
"Lo so."
"Ma gli zii dove sono?"
"Morti."
"Oh, mi dispiace..."
"No, non dispiacerti cara."
Gretchen diede una pacca sulla mano di Cass, allungandole un tovagliolo così che potesse pulirsi la faccia sporca di sugo.
"Il ciclo della vita è questo e poi, è successo anni fa. Hanno avuto una buona vita."
Cassiopea accettò il tovagliolo e si pulì a faccia. Gretchen la scrutò attentamente e si accorse che nei suoi occhi albergava il dubbio. La ragazza non era stupida, capiva che le sue parole non erano del tutto veritiere, ma allo stesso tempo riusciva a capire istintivamente che poteva fidarsi. Le due si fissarono a lungo, Gretchen sorrise: sua cugina la fissava come un cerbiatto in mezzo alla strada.
"Sarai stanca, perché non sali in camera e ti riposi un po'?"
"Non vuoi aiuto a fare i piatti?"
"Ma no, tranquilla, alla fine sono qui proprio per dare una mano anche in queste faccende, no?"
"Se lo dici tu..."
"Ti accompagno in camera."
Con questo, Gretchen si alzò, Cassiopea fece lo stesso. Iniziarono ad incamminarsi verso la stanza da letto, situata al piano di sopra. Gretchen notò subito il sospiro di sollievo di Cass quando arrivarono alla stanza.
Era la solita camera di Cassiopea, esattamente come se la ricordava, niente fuori posto, tutto sistemato in un perfetto disordine ordinato, che avrebbe fatto svegliare la ragazza non nel panico, ma in una lieve confusione una volta persa la memoria. Certo, la confusione si trasformava in un brutto attacco d'ansia una volta spiegatale la sua condizione la maggior parte delle volte, ma era meglio di un attacco di panico per essersi "svegliata" in mezzo alla strada, in un posto a lei sconosciuto. Gretchen iniziò a pensare a come avrebbe spiegato alla ragazza, tra sole due ore, la sua condizione senza farla entrare troppo nel panico, finché non si ricordò gli ansiolitici prescritti dalla dottoressa. Iniziò a guardare tra i cassetti velocemente fino a trovarli, così veloce che Cassiopea non ebbe il tempo di lamentarsi per l'invasione della privacy. Aprì il tubetto e ne controllò il contenuto. Le sarebbero bastati per un paio di giorni, poi ne avrebbe dovuti prendere altri.
"Questi sono ansiolitici, te ne darò un paio se necessario quando avrai il prossimo "reset", sai, in caso ti venga un attacco d'ansia."
"Oh, certo, va bene. Allora io mi riposo per una mezz'oretta, ok? Sono davvero stanca."
"Fai pure, per qualunque cosa, sto dormendo nella stanza degli ospiti, oppure mi trovi in salotto o in cucina."
"Grazie Gretchen."
"Se non sei in piedi quando arriveranno i tuoi genitori, ti verrò a svegliare, ok?"
Cassiopea sorrise, un sorriso ampio, specchio della sua emozione all'idea di rivedere i propri genitori. Gretchen quasi si sentì in colpa per averle mentito. Quasi.
"Grazie, mi farebbe molto piacere."
Gretchen ricambiò il sorriso senza alcuna difficoltà o traccia di menzogna, come se ci credesse davvero anche lei. Abbracciò la ragazzina, stringendola forte e dandole due pacche sulle spalle. Cassiopea ricambiò contenta. La bionda fece allora un passo indietro.
"Non c'é problema, buon riposo."
Con questo, Gretchen si congedò con gli ansiolitici in mano, andando velocemente verso la propria stanza per assicurarsi che fosse tutto in ordine. La sua stanza era semplice, senza alcuna personalità.
Presto le cose sarebbero cambiate, quello era certo.
Iniziò a tirare fuori qualche poster dalla valigia, guardandoli uno ad uno, per poi appenderli alle mura. Una volta soddisfatta del suo lavoro, iniziò a svuotare il resto della valigia, osservando i propri vestiti e storcendo il naso. Appena possibile sarebbe andata a comprarne di nuovi, magari sarebbe andata con sua cugina e avrebbero fatto un rinnovo del guardaroba insieme. Nonostante il disgusto per il proprio guardaroba, appese con cura i suoi stracci nel guardaroba, sistemandoli per colore e materiale. Una volta finito anche quello, tirò fuori il proprio portatile e iniziò a controllare le proprie e-mail. Molte erano da parte di Nancy, altre erano da parte del Ferrigni.
Senza neanche leggerle, le cestinò tutte.
Dopo aver fatto ciò, si collegò al proprio account bancario e osservò compiaciuta le grosse somme di denaro che le erano recentemente entrate. Chiuse il computer, soddisfatta e tirò fuori dalla tasca il proprio cellulare e un pezzettino di carta con su scritto un numero, un indirizzo, e la descrizione di un tale Raffaele.
Raffaele...
Il nome non le era nuovo, anzi, lo conosceva bene: era uno dei tre che aveva trovato Cassiopea in mezzo alla strada, un cassonetto, dicevano. Gretchen lo guardò a lungo, ponderando attentamente sul cosa fare con il bigliettino che aveva rubato dalla tasca della cugina. Passarono quelle che sembrarono ore alla donna, che decise che ci avrebbe pensato su, magari dopo una bella dormita. Si appisolò un poco, chiudendo gli occhi e sognando camere buie, capelli rossi e dolci di tutti i colori.
Venne svegliata un'ora e quarantacinque minuti dopo da una sveglia che si era posta nel cellulare, affinché fosse all'erta 20 minuti prima del reset di Cassiopea.
Si alzò, strofinandosi gli occhi, di pessimo umore dopo il sogno che aveva appena fatto. Scese giù in cucina, portando con sé la carpettina piena di dati e foto per mostrare tutto a Cassiopea, fece i piatti e preparò un bicchiere d'acqua che poggiò sul tavolino accanto agli ansiolitici.
Adesso, le restava solo aspettare. Una seconda sveglia iniziò a vibrare dal suo cellulare. Iniziò a sentire rumori provenire dal piano di sopra. Fece un respiro profondo e sentì la voce di sua cugina mentre scendeva le scale.
"Mammà? Papà?"
"Non ci sono, vieni, sono in cucina!"
Esclamò Gretchen mentre finiva di asciugare i piatti. Cassiopea si fece strada nella cugina, guardando l'esile figura intenta a mettere via i piatti in casa propria.
"Tu chi sei? Che ci fai in casa mia e dove sono i miei genitori?"
"Sono tua cugina Gretchen, vieni, siediti, ti spiego tutto adesso."
Cassiopea, seppur incerta, si sedette al tavolino della cucina, aspettando pazientemente la cugina, che subito si sedette davanti a lei.
"Sono tua cugina Gretchen, non ti ricordi di me perché effettivamente ci siamo viste solo poche volte da piccole, poi nulla. I nostri genitori non erano nei migliori rapporti... Ascolta, quello che sto per dirti non è per niente facile e ti prego di avere pazienza."
Cassiopea annuì incerta, indicandole che potesse continuare. Gretchen aprì la carpetta davanti a lei.
"L'ultima cosa che ti ricordi prima di svegliarti nella tua stanza è di essere salita sulle montagne russe, giusto? Mi dispiace molto dirlo, ma quel giorno ci fu un incidente..."
Gretchen girò la pagina e mostrò l'articolo di giornale che parlava dell'incidente. Indicò le pagine che cominciavano ad ingiallirsi, senza però staccare lo sguardo dal viso incerto della cugina.
"Sei sopravvissuta, da piccola campionessa che sei, ma sfortunatamente hai iniziato a soffrire da una condizione chiamata "Amnesia Anterograda", dove perdi la memoria ogni sei ore..."
Cassiopea guardò i fogli, sconcertata, mentre lacrime iniziavano a scendere lungo il suo volto. Gretchen le allungò un fazzoletto, cercando di essere il più confortante possibile.
"Mi dispiace moltissimo."
"E i miei genitori, dove sono?"
"Sono dovuti uscire per un'emergenza lavorativa, saranno quì molto presto, io sono qui per dargli una mano."
Cassiopea annuì nuovamente, asciugandosi le lacrime dal viso con il fazzoletto cortesemente offerto dalla cugina.
"Quanti anni sono passati da quando è successo l'incidente?"
Chiese tra un singhiozzo e l'altro. Gretchen sospirò, rendendosi conto che quella sarebbe stata la parte più difficile di cui parlare. Decise che sarebbe stato meglio essere diretta ed evitare lunghi discorsi che le avrebbero fatto innervosire entrambe.
"Due anni."
"Oh mio dio."
Cassiopea iniziò ad iperventilare, portandosi le mani ai capelli e singhiozzando sempre più forte. Forse essere così diretta non era una buona idea. Gretchen lo tenne a mente per la prossima volta.
"Ho perso due anni della mia vita!"
Gretchen subito aprì il pacco di ansiolitici, tirò fuori due pillole e le porse alla ragazza con il bicchiere d'acqua. Cassiopea non li prese subito.
"Ho perso due anni della mia vita! La mia vita non esiste più, è come se fossi morta!"
"Non dire così, prendi questi, su, ti faranno sentire meglio."
"E perché i miei genitori non sono qui? Come hanno potuto lasciarmi da sola in un momento come questo!?"
"Cass, i tuoi genitori hanno molto da fare, io mi chiedo invece perché la tua dannata psichiatra non sia ancora arrivata."
"P-Psichiatra?"
"Sì, adesso ti prego, prendi questi."
Cassiopea, riluttante, dopo l'ennesima implorazione da parte della cugina, finalmente prese gli ansiolitici e dopo un po', iniziò a calmarsi.
"Da quanto tempo sei qui?"
"Poco, molto poco."
"E i miei genitori...per che tipo di emergenza sono andati via?"
"Non hanno specificato, però sono dovuti andare alla Capitale, torneranno tra qualche ora."
"Possiamo chiamarli?"
"No, saranno sull'aereo a quest'ora, se ti va possiamo mandargli un messaggio però, così appena atterrano ti chiamano."
"Va bene, scriviamogli un messaggio."
Gretchen tirò fuori il proprio cellulare e velocemente compose il numero del suo defunto zio. Forse era riuscita a salvarsi in calcio d'angolo.
"Cosa vuoi scrivergli?"
"Che mi mancano tanto e che mi chiamino appena atterrino."
Gretchen annuì, per poi mandare un messaggio velocemente al numero oramai inesistente. Sospirò, mettendo il telefono di nuovo in tasca.
"Ti senti megli adesso?"
"Un po', grazie."
Gretchen si alzò da tavola e andò a prendere un quaderno per colorare per adulti e dei colori a matita. Li pose davanti alla ragazzina e si sedette di nuovo davanti a lei.
"Cos'è questa roba?"
Chiese perplessa Cassiopea mentre sfogliava le pagine del libro.
"Non ho sei anni, non ho bisogno di colorare per passare il tempo."
Sbuffò offesa.
"Non è per bambini, è un libro per adulti, ho letto da qualche parte che serve a ridurre lo stress e ho pensato che mentre aspettiamo la Dottoressa Nancy avremmo potuto colorarne qualche pagina insieme. Sarebbe dovuta essere qui per aiutare con la spiegazione, ma per qualche strano motivo sta tardando."
Disse Gretchen, prendendo un colore e strappando una pagina dal libro, iniziando a colorare senza farsi troppi problemi e senza imbarazzo. Cassiopea arrossì un po', annuendo, per poi iniziare lei stessa a colorare. Le due passarono un po' di tempo così, colorando in silenzio, ma l'atmosfera non era carica o pesante, era leggera, rilassata. Le due sembravano già essere in sintonia e Cassiopea si era calmata, concentrando invece la propria attenzione non sul proprio problema ma sui colori vivaci dell'immagine che stava colorando. Gretchen ringraziò la pubblicità su Amazon che le consigliò di comprare quel libro. Le due vennero disturbate proprio mentre stavano finendo la propria pagina da un lieve bussare alla porta sul retro e poi una donna che entrò sorridendo e scusandosi.
"Chiedo davvero scusa per essere così in ritardo, ma ho davvero avuto un sacco di cose da fare."
La donna, con dei graziosi occhi a mandorla, si sedette davanti a Cassiopea e accanto a Gretchen.
"Ciao Cass, io sono Nancy, la dottoressa che si occupa di te, ti trovo molto calma, colorare ti sta aiutando?"
"Piacere di conoscerla, sì, mi sta rilassando molto devo dire."
"Mi fa piacere, possiamo lasciarti un attimo da sola? Vorrei fare giusto due chiacchere con tua cugina, torniamo subito, va bene?"
Cassiopea annuì, facendo tornare la propria attenzione su ciò che stava colorando. Gretchen e Nancy, nel frattempo, uscirono in girardino per scambiare due chiacchere. Gretchen ne approfittò per accendersi una sigaretta.
"Scusa ancora se non sono potuta esserci, ma la polizia mi ha davvero trattenuta troppo."
"Non c'è problema, immaginavo."
"Com'è andata?"
"Abbastanza bene devo dire, all'inizio non voleva prendere gli ansiolitici, ma dopo un po' si è convinta."
"Mhhh, cerca di non darglieli troppo spesso, va bene?"
"Va bene. Da parte della polizia ci sono novità? Hanno trovato i colpevoli?"
Nancy sospirò, spostando una ciocca corvina dietro l'orecchio e guardando verso la casa, attraverso la finestra, dove la ragazzina stava colorando.
"No, ancora nulla, è come se non fosse mai successo niente in realtà, è strano, non hanno lasciato alcuna traccia se non i cadaveri dei genitori."
"E allora come fa la polizia che sono stati tre uomini?"
"Il padre ha scritto "tre uomini hanno portato il caos, salvate mia figlia" per terra con il proprio sangue e da ciò la polizia ha intuito che si trattasse del numero di persone che si erano introdotte in casa quella notte. Ma è strano, non hanno rubato nulla..."
"Forse sono scappati dopo averli uccisi, forse non era loro intenzione... Però strano che un uomo morente abbia scritto un messaggio così lungo, non trova?"
"Questo non lo so, comunque sia, mi fido del tuo giudizio, è andato bene il primo episodio."
"Ho solo fatto quello che mi è stato detto di fare."
"E l'hai fatto egregiamente, mi complimento con te."
Disse, iniziando a girarsi verso verso la casa, per salutare Cassiopea prima di andare.
"Perdonami, ma ho ancora molte cose da fare, per qualunque emergenza, hai il mio numero."
Gretchen annuì spegendo la sigaretta a terra. Nancy, molto allegra, andò a salutare Cass, dandole un bacio in testa e rassicurandola per quanto riguardava i suoi genitori. Poi, uscì dalla porta sul retro, salutando Gretchen.
"In bocca al lupo."
"Grazie."
"Non si dice "crepi il lupo"?"
"Errore facile, ma in realtà le fauci di un lupo sono il posto più sicuro per uno dei suoi cuccioli."
"Oh, non ci avevo mai pensato. Arrivederci."
"Arrivederci, Dottoressa."
E con questo, Nancy si congedò. Gretchen tornò a sedersi a tavolo e riprese a colorare da dove aveva interrotto.
"Colorare mi piace, è stata una buona idea, scusa se ti ho insultata prima."
Cassiopea disse all'improvviao. Gretchen non riuscì a trattenere un sorriso. La ragazzina era proprio un pezzo di zucchero.
"Nessun problema piccoletta. Cosa ti andrebbe di mangiare sta sera a cena?"
Mentre Cassiopea iniziava ad elencare quella che sembrava sarebbe stata una lunga lista di cibi, i pensieri di Gretchen iniziarono a vagare. Pensò alla scritta fatta dal padre di Cassiopea, al fatto che ancora gli assassini non erano stati catturati, alla condizione della ragazzina. Per un attimo, si chiese se quello che stesse facendo fosse davvero una buona idea. Alzò lo sguardo e vide Cassiopea, seduta in mezzo alla grande cucina, in una casa così bella, con un'espressione serena. Avevano soldi, avevano agevolazioni. Stava facendo la cosa migliore, ne era certa.
"Mi dispiace deluderti ma non abbiamo neanche la metà di tutti gli ingrendienti per le cose che vorresti, che dici, ti fai bastare una bella insalata di riso?"
"Mhhh, affare fatto dai."
"Come la preferisci, col tonno o con i wustel?"
"Wustel, non mi piace l'odore del tonno."
Gretchen rise e si alzò da tavola, iniziando a dirigersi verso la sua stanza.
"Metto il telefono a caricare e torno subito, ok?"
"Va bene!"
Gretchen salì rapidamente le scale per salire al piano di sopra, entrò nella sua stanza e mise il proprio cellulare a caricare. Osservò il bigliettino di prima, con quelle ridicole faccine sorridenti a fine frase. Lo guardò un'ultima volta, con un'espressione disgustata, e lo strappò in mille pezzi
.




Nota dell'autrice:
Grazie mille per aver letto fin qui! Viene introdotto in questo capitolo un nuovo misterioso personaggio: Gretchen!
Essendo questo il mio primo scritto, mi farebbero molto piacere commenti, opinioni, sia sullo scritto che sul nuovo personaggio appena introdotto
Grazie ancora,
Mag.

 

   
 
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