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Autore: Anima1992    10/05/2018    0 recensioni
Annie un'aristocratica adolescente nell'antica Roma (452 d.c) è in fuga su una nave che scappa dalla furia di Attila. Il viaggio prosegue bene fino a quando dei nuvoloni neri oscurano il cielo, il mare diventa irrequieto, la tempesta si abbatte violenta sulla nave.
Quando Annie si risveglierà si ritroverà nel ventunesimo secolo.
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Annie era con la sua ancella sul ponte della nave onerarie diretta verso sud, il caldo le stava diventando sempre più insopportabile.

– Vuoi darti da fare con quel ventaglio stupida?! –

L'ancella aumentò il ritmo delle sventolate calmando così la sua padrona.

Nonostante fosse in viaggio da soli due giorni, le mancavano già la sua enorme casa dove passava le giornate a fare passeggiate in giardino, le piaceva cogliere i fiori, cucire o sognare ad occhi aperti di sposare il suo grande amore.

Avrebbe voluto rimanere con lui, ma i suoi genitori data la guerra in arrivo l'avevano messa sulla prima nave per salvarla.

Stufa di essere sventolata diede l'ordine all'ancella di smetterla.

– Portami dell'acqua piuttosto, tutto devo dire?! Non ci puoi arrivare da sola che ho sete?! Dovevo lasciarti in mezzo alla guerra talmente sei inutile. –

La ragazza si allontanò subito, passarono pochi minuti, l'atmosfera cambiò;

Il cielo sereno si stava oscurando, senza nuvole, le onde iniziarono a sbattere sulla nave, i marinai si guardavano attorno senza comprendere cosa stesse succedendo.

Tutte le donne e i bambini furono scortati sottocoperta.

Annie si mise in un angolo, sentiva freddo, deglutì guardando tutte le altre, la paura di morire in fondo alle acque, dimenticata da tutti, divenne più reale che mai.

Fuori si sentirono boati sempre più forti, le pareti della nave iniziarono a restringersi e tutte le presenti si fecero scappare un urlo.

Non c'era via di fuga, e quando un tentacolo ruppe una parete Annie svenne.

Bagnata e fradicia si risvegliò su una spiaggia deserta, tossì fuori l'acqua inghiottita e si guardò attorno.

In lontananza sentiva dei strani rumori e vedeva degli edifici altissimi.

– Ma cosa... –

Non riusciva a muoversi, non aveva mai visto e sentito nulla del genere, rimase immobile fino all'arrivo di un cane che curioso si avvicinò a lei.

Aveva un mastino a casa ma era molto diverso da quello che aveva di fronte.

Era di taglia media, il pelo sporco e grigiastro e denutrito.

Si alzò tremando, non riusciva più a formulare un pensiero razionale, si domandava dov'era la sua famiglia, dov'era la nave, le sarebbe bastata anche l'ancella in quel momento.

Camminò seguendo il sentiero e andando verso i rumori che ad ogni passo diventano più forti, attraversò la strada ma nel farlo, una macchina le suonò contrò andando a tutta velocità.

Annie urlò senza ritegno, le macchine continuavano a passarle affianco e le persone la guardavano stranite dal suo comportamento.

Si avvicinarono a lei cercando di toglierla dalla strada, ma scappò via correndo e andando più lontano possibile dal frastuono della città.

I giorni avvenire per Annie furono terribili, la fame, la sete, la puzza e lo stupro...

Dei barboni che vivevano nei vicoli l'avevano presa con violenza, il cane aveva fatto il possibile per difenderla ma non ebbe successo contro due uomini.

La sua meravigliosa vita perfetta era stata distrutta, viveva in uno scatolone da cui non usciva mai, aveva provato a comunicare ma nessuno riusciva a comprenderla, ormai era arrivata allo stremo delle forze.

Il cane aveva preso l'abitudine di abbaiare fuori dal vicolo.

Quel giorno sentiva che la sua amica era in fin di vita e ci mise ancora più impegno, riuscì così a fermare una ragazza.

– Ehi bel cagnone, cosa c'è? – La ragazza lo accarezzò, ma il cane scappò subito dentro il vicolo guardandosi indietro.

– Vuoi che ti seguo? – Lo seguì sperando di aver indovinato, quando gli mostrò Annie svenuta dentro uno scatolone, spalancò gli occhi.

Con sé aveva una borsa della spesa appena fatta, e non perse tempo a chinarsi cercando di svegliarla, la prese tra le braccia sentendo subito che era denutrita e molto fredda.

Le versò un po' di acqua sul viso, Annie riprese leggermente i sensi prendendo tra le mani la bottiglietta e bevendo.

La ragazza gliene diede ancora fino a dissetarla totalmente.

Annie appena fu consenziente guardò la ragazza e si tolse dalle sue braccia guardandola spaventata.

– Calma ti prego non voglio farti del male. – Le porse la bottiglietta. – Io sono Anna e tu? –

Annie guardò stranita la ragazza, le ricordava dannatamente una persona a lei famigliare.

– Capisci quello che dico? – Chiese Anna vedendola spaesata, ma senza ancora ricevere risposta.

Notò i suoi vestiti logori, ma stranamente sembravano essere fatti di un tessuto prezioso, la sua tunica era di uno antico.

Non sapeva e tanto meno riusciva a capire chi era quella povera ragazza, ma non perse tempo e prese fuori il cibo dalle borse, riuscì a farle un panino con un po' di insalata e pomodori e glielo porse.

– Tieni... è tuo te lo regalo. – Le sorrise dolcemente e Annie si sentì rincuorata da quel semplice gesto, nessuno le aveva più mostrato gentilezza da quand'era arrivata in quell'orribile posto.

Prese tremando il panino e lentamente lo addentò, all'inizio i suoi morsi erano piccoli, gustandosi il boccone, ma durò poco, sentendo la bontà di quel pasto mandò al diavolo tutte le sue buone maniere e se lo mangiò in fretta e furia.

Anna ridacchiò iniziando a farle un altro panino. – Ancora? –

– Gratias ago... – Sussurrò Annie.

Anna non ne se ne intendeva molto di latino, ma suppose che avesse detto grazie e le sorrise ancora.

– Si sta facendo buio, vuoi venire da me? –

Non ebbe nessuna risposta, così provò a farle capire con i gesti, Annie osservava curiosa i riccioli neri di quella ragazza cercando di ricordare dove gli aveva visti.

Vedendo l'impegno di Anna nel comunicare con lei, annuì alla sua richiesta e le afferrò la mano che le porgeva.

– Viene anche il cane ovviamente, anche tu hai bisogno di un bagno! – Fece gesto al cane di seguirla.

– Riesci a dirmi il tuo nome? Come ti chiami? – La indicò per farle capire.

– Annie... –

Anna sorrise soddisfatta. – Piacere Annie, io sono Anna! – Continuò a comunicare a gesti sperando di farsi capire.

– Sai, se non fosse stato per questo piccolino probabilmente saresti morta. È stata davvero astuta la sua idea di fermare le persone! –

Annie la guardava senza capire una parola ma più parlava più si sentiva rassicurata, i rumori che la circondavano e le strane macchine che correvano le incutevano ancora timore, Anna lo capì e prese la strada più tranquilla che c'era.

L'idea di chiamare un'ambulanza era quella più logica, la ragazza aveva bisogno di un'assistenza medica, eppure qualcosa dentro di lei le diceva di non farlo, si vedeva che Annie era strana e poi le stessa era un dottore di professione, se c'era qualcosa che non andava se ne sarebbe accorta.

Quando arrivarono a casa Annie iniziò a guardare con curiosità le cose più banali, l'interruttore della luce, un orologio digitale, la bottiglia di acqua sopra un mobiletto.

– Annie... vuoi lavarti? – Le indicò l'acqua e dopo il corpo e le fece segno di seguirla.

Le riempì la vasca e la lasciò da sola.

Non era di quest'epoca, era chiaro come il sole.

Anna cominciò a sfogliare libri sull'antica Roma, cercando qualsiasi indizio che potesse aiutarla con quella giovane ragazza.

Annie invece avvolta nella schiuma si rilassò, divertendosi a fare delle piccole bolle, e si ricordò della sua ancella che le massaggiava le spalle quando faceva il bagno.

A quel pensiero si sorprese, la ragazza che la stava aiutando era molto simile alla sua ancella.

Senza un motivo preciso si fece assalire dai sensi di colpa, aveva passato la vita a mal trattare quella povera ragazza, non offrendole mai nulla di più che ordini e insulti.

Si alzò dalla vasca e si avvolse con l'asciugamano che le aveva dato Anna, andò da lei osservandola leggere e mettendosi accanto.

Indicò il libro sorpresa vedendo le immagini di quella che era casa sua.

– Tu vieni da qui? –

Annie annuì all'indicazione di Anna, e lentamente fece capire di voler il libro, quando l'afferrò iniziò a sfogliarlo accarezzando le pagine e cercando di capire quello che c'era scritto.

Anna le lesse qualche frase e grazie a internet si studiò anche un po' di latino, cercando di comunicare con Annie.

Con l'andare dei giorni le due ragazze diventarono sempre più affiatate e Annie stava imparando lentamente l'italiano, anche la televisione l'aiutò molto, e quando Anna era fuori al lavoro, lei passava le giornate a prendersi cura della casa e del cane.

Quei primi giorni terribili divennero un lontano ricordo.

Ma non riusciva a smettere di pensare alla sua ancella, tutto il dolore che le aveva causato l'aveva sentito sulla propria pelle.

Un giorno mentre Anna faceva sciogliere del burro nella padella, Annie provò a parlarle di quella ragazza.

– Avevo...un'amica... –

– Mh? – Anna smise di cucinare per concentrare tutta la sua attenzione su Annie.

– Io trattavo male... uguale a te. –

– Avevi un'amica che trattavi male e che era uguale a me? – Annie annuì.

– Ascolta Annie, da quando ti ho incontrata mi sono fatta mille domande, ma qualsiasi cosa tu abbia fatto a questa ragazza purtroppo è passato. – Le poggiò una mano sulla spalla. – Ti ho trovata che eri praticamente morta, e in queste settimane davanti al tuo stupore per ogni minima cosa mi hai fatto sorridere. –

Parlava lentamente e facendo alle volte i gesti per farsi capire.

– Annie tu mi hai salvata quel giorno, sai vivo da sempre da sola, sono tutta casa e lavoro, non amo frequentare le altre persone e stavo iniziando ad odiare anche la mia professione, ma tu mi hai fatto riscoprire il piacere di aiutare qualcuno. Hai pagato per i tuoi mali e sono certa che se tornassi indietro, quella ragazza sarebbe molto fortunata ad averti. Io sicuramente lo sono. – Le sorrise dolcemente e l'abbracciò forte a sé.

– Comunque domani ti porto a conoscere il piacere di fare shopping! –

– Sho...pping? –

– Si! Comprare vestiti, scarpe, cose di questo genere. –

– Ancella...Cuciva per me. –

– La ragazza di cui mi parlavi? – Annie Annuì.

– Non posso cucirti abiti ma posso certamente comprarteli! –

Giorno per giorno, le insegnò sempre più cose, senza farle mai dimenticare il suo passato, anzi sfruttò il latino per diventarne una professoressa delle scuole superiori.

La loro amicizia continuò anche dopo che Annie decise di abitare da sola, difficilmente passava giorno senza che si sentissero.

Nessuno seppe mai come Annie era finita nel ventunesimo secolo, forse una strega l'aveva punita per i suoi vizi?

Quel che contava era che aveva avuto la possibilità di ricominciare, non fu più altezzosa e ogni volta che aveva a che fare con una persona nuova si informava con interesse su di essa.

Nonostante i piaceri della sua vita precedente, lavorare e aiutare non le dispiaceva affatto, inoltre considerava Anna il suo tesoro più grande...

 

 

 

   
 
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