Anime & Manga > Twin Princess
Segui la storia  |       
Autore: _BlueLady_    10/05/2018    2 recensioni
Fine e Rein: due ragazze come tante, un pò maldestre, esuberanti, con un pizzico di vitalità in più.
Due ragazze come tante, solo gemelle. Una fortuna per molti, una sfortuna per loro.
Soprattutto quando i ragazzi da loro amati dimostrano ogni volta di avere una preferenza per la gemella opposta, anche in estate, in occasione di una vacanza col loro gruppo di amiche.
La domanda sorge spontanea: "Perchè preferiscono sempre lei a me? Cos'ho io di sbagliato?"
Sorgono così gelosia, invidia, frustrazione, rammarico.
"Sarebbe bello, almeno per una volta, essere come lei"
Il desiderio nasce spontaneo, quando prima era soltanto semplice curiosità.
Grazie ad una singolare successione di eventi, che comporterà la realizzazione di un episodio a dir poco straordinario, Fine e Rein capiranno che non è sempre la bellezza fisica la carta vincente che ci rende amabili agli occhi di una persona, e che essere se stessi nell'anima e nel corpo, conservando la propria integrità, è il principio più importante.
Perchè essere amati per ciò che si è, è la cosa più bella che ci possa mai capitare.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bright, Fine, Rein, Shade
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
~ CAPITOLO 16: STRANA ABBASTANZA ~
 
Quel pomeriggio, Fine era sola a casa.
Rein ed Altezza erano uscite assieme a fare un po’ di shopping e di spesa in vista della settimana, mentre Mirlo e Lione avevano deciso di recarsi in spiaggia prima del previsto nonostante il forte vento che tirava quel giorno, per godersi la vista nostalgica e melodrammatica del mare in tempesta passeggiando sul bagnasciuga violentato dalle onde che si abbattevano con foga sulla sabbia.
Fine non era in vena di compagnia, troppo turbata dai suoi pensieri per potersi concedere la spensieratezza di una giornata in spiaggia o di shopping. Necessitava di un momento tutto suo, per stare sola con se stessa a riflettere.
Ripensava a lei, a sua sorella, al loro curioso scambio di corpi, ed inevitabilmente le scappò un amaro sorriso nel constatare di come aveva davvero finito per diventare sua sorella, dopo tanto tempo passato ad immaginarlo. Neanche riusciva a ricordare quante volte avesse passato a sperare che quel suo piccolo desiderio potesse divenire realtà: lo desiderava a scuola, quando risultava invisibile di fronte alla maggior parte dei ragazzi perché “troppo simile ad un maschiaccio”, lo desiderava quando uscivano con le amiche, sentendosi sempre inadeguata perché “mai all’altezza della loro eleganza”, lo voleva quando erano loro due da sole in camera, e Rein pettinava i suoi lunghi capelli allo specchio, così inconsapevolmente ricca di fascino e portamento, quello che lei non avrebbe mai avuto.
Nonostante i mille difetti della sorella, nonostante non le dispiacesse poi così tanto neanche essere se stessa – quando le sovvenivano alla mente certi pensieri, finiva col domandarsi poi come avrebbe mai potuto sopravvivere tutta la vita senza il suo amore per l’acqua e per lo sport, senza la comodità di un abbigliamento comodo, senza la sua aracnofobia, senza la libertà di godersi un buon dolce o qualche altra goloseria con il rischio di incappare nell’ossessione per la dieta – Fine ammirava Rein. La ammirava a tal punto, da desiderare di somigliarle. Nonostante l’esuberanza di Rein le facesse paura, lei che nella sua timidezza ci sguazzava; nonostante di moda gliene importasse meno di niente.
Inevitabilmente aveva provato ad immaginarsi nei panni della sorella, domandandosi come ci si potesse mai sentire ad essere ammirati da tutti, ad essere ammirate da Shade.
Lo aveva pensato così forte, che aveva finito per diventare Rein per davvero.
Com’era ironica quella piccola, straordinaria coincidenza: ora che era lei, la vecchia se stessa cominciava a mancarle. Le mancavano i suoi codini, così pratici e sbarazzini, le mancava il suo fisico asciutto, le mancavano i suoi vestiti, le sue abitudini, la sua spensieratezza, i suoi occhi, il suo sguardo, persino la sua aracnofobia.
Ora che era Rein, desiderava con tutta se stessa ritornare ad essere Fine. E non c’era modo di rimettere le cose a posto, per il momento, o almeno, non lo conosceva ancora.
“Non basta desiderare di tornare normali, serve volerlo” le aveva detto la strana vecchina dal foulard color ciliegio.
Cosa poteva fare ancora, a parte sentire terribilmente la nostalgia di se stessa, e compiangere le sue sembianze da lontano?
Avrebbe voluto dimostrare a Rein che sapeva cavarsela da sola per conquistare Shade. Avrebbe voluto dimostrare a lui di non essere così timida ed impacciata come sembrava in realtà. Avrebbe voluto dirgli “mi piaci, credo di essermi innamorata di te” con parole sue, con la sua bocca, mentre lo guardava con i suoi occhi, fuoco contro ghiaccio, luce e buio.
Avrebbe voluto smettere di mentire a Bright, troppo buono e sincero per meritarsi le sue bugie. Nemmeno lei riusciva a contare le volte che era stata sul punto di confessargli tutto.
Lui, che più volte aveva dimostrato di saperle leggere dentro più di quanto ci riuscisse lei stessa. Lui, così dolce e premuroso nel suo starle vicino. Anche quando non erano assieme, percepiva i suoi occhi osservarla da lontano, accarezzandola con lo sguardo. Bastava quella consapevolezza ad accenderle in petto una debole certezza: la certezza di non essere una qualunque, dispersa nella massa. Bright aveva il potere di farla sentire davvero qualcuno. Mai nessuno era riuscito a farla sentire così, e la cosa, per quanto le riempisse il petto di un debole tepore che non riusciva ancora a definire, la destabilizzava alquanto.
A che pro continuare a fingere?
Fu con questi pensieri, con mille dubbi che le vorticavano in testa, che Bright la trovò non appena solcò la soglia del cancello. La vide da lontano crogiolarsi profondamente nel suo vortice di emozioni contrastanti, le gambe ciondoloni ed il viso schiacciato sul palmo della mano, ed inevitabilmente sorrise, trovandola a dir poco deliziosa nel suo arrovellarsi.
Era venuto lì apposta per lei: cominciava a sentire la necessità di un loro momento di intimità insieme, quasi le fosse mancata da troppo tempo.
Si avvicinò cauto, temendo di spaventarla, e la salutò timidamente, come solo un cuore imbarazzato sa salutare.
- Ciao – le disse con voce roca e tremula.
- Oh, ciao Bright – lo salutò lei, riscuotendosi dai suoi pensieri, trattenendo il fiato per un istante quasi temesse lui potesse leggerle dentro, sorpresa e allo stesso tempo felice che lui fosse lì – Sei qui di passaggio? Se cerchi Altezza è a fare compere con mia sorella, penso ne avrà ancora per un paio d’ore –
Bright si schiarì la voce, improvvisamente impacciato e goffo.
- Oh, no, non sono venuto qui per Altezza. Cioè… sì, immaginavo di trovarla in casa e fare quattro chiacchiere con lei nel caso, ma in realtà non sono venuto per questo – esclamò, logorroico come solo l’imbarazzo sa rendere qualcuno - Shade è a fare quattro passi con Auler, ed io ero da solo in casa… mi stavo annoiando, così ho pensato “chissà cosa sta facendo Rein in questo momento”… non che voglia farmi i fatti tuoi, sia chiaro, ma mi chiedevo se fossi assieme alle tue amiche, oppure da sola, e mi sono detto “perché non passare a salutarla?” sempre che ti faccia piacere, ovvio, altrimenti posso anche tornarmene a casa a leggere un libro, o a guardare la televisione, o magari fare un giro in spiaggia… sì, ora che ci penso, un giro in spiaggia potrei farlo davvero -
Fine lo osservò di sbieco, alzando un sopracciglio perplessa, senza capire quale fosse il punto della situazione.
- Mirlo e Lione sono andate a fare una passeggiata sul lungomare, se hai voglia di raggiungerle – rispose ingenuamente, senza intuire l’obiettivo di tutto quel farfugliare del biondo.
- Grande! – esclamò Bright, improvvisamente su di giri – Magari più tardi le raggiungo, o forse no… Diciamo che apprezzerei di più un altro tipo di compagnia, non che la loro mi dispiaccia, ovvio, ma in realtà speravo di andare sul lungomare con qualcun altro, tipo qualcuno che non ha niente da fare in questo momento, o magari ha da fare e sono io a non saperlo, e se in tal caso fosse così provvederò a non disturbarlo ulteriormente e a levarmi dai piedi il prima possibile, ma se non fosse così, ecco, mi piacerebbe molto poter approfittare della sua compagnia, sempre che a lui non dispiaccia, ecco…-
- Perché non provi a mandare un messaggio al tuo amico e a chiedergli di uscire, allora? – lo bloccò Fine, lasciandolo a bocca aperta per un istante.
- Eh?- fece Bright senza capire.
Fine gli regalò uno dei suoi più bei sorrisi.
- Non hai appena detto che non sai se il tuo amico è impegnato o meno? Chiamalo, e chiedigli se ha voglia di uscire con te – rispose lei, in tutta la sua genuinità.
- Quale amico? – domandò Bright spaesato, senza capire come erano arrivati a parlare di una persona inesistente – Io non ho nessun amico – si affrettò a rispondere per correggere il malinteso.
Fine inclinò la testa di lato, confusa.
- Non avevi detto che volevi uscire con qualcuno che non avesse niente da fare? E non sapevi se a lui dispiacesse o meno? –
Bright si ammutolì un istante, scoppiando poi a ridere sonoramente di tutta quella situazione bizzarra e paradossale in cui aveva finito per infilarcisi da solo.
- Ma io non intendevo…- cominciò poi, prima di soffocarsi con le sue stesse risa – Oh, beh, lasciamo stare – concluse poi, scuotendo la testa rassegnatamente divertito.
Fine sgranò gli occhioni azzurri, temendo di aver detto qualcosa di sbagliato.
- Facciamo così: Rein, hai da fare adesso, o vuoi farmi compagnia per una passeggiata? – le domandò Bright, osservandola negli occhi con una luce di speranza.
In quel momento Fine parve capire a cosa voleva condurre tutta quella bizzarra conversazione. E senza pensarci due volte, arrossendo un poco e con gli occhi che brillavano, rispose: - Sì, perché no? Mi stavo giusto annoiando a stare qui da sola a deprimermi –
Il volto di Bright si accese in un sorriso radioso, quasi Fine avesse appena accettato un invito ufficiale per un appuntamento galante, e con passo allegro e leggero si avviarono entrambi verso l’uscita della villa.
- Un po’ però mi dispiace, sai – esordì ad un tratto Fine, non appena furono lontani dal cancello di qualche metro.
Bright sollevò un sopracciglio senza capire.
- Per il tuo amico, intendo – si affrettò a concludere la frase la rossa – spero non si creino dei malintesi, è sempre brutto quando succede –
- Rein – la interruppe Bright, quasi imbarazzato nel farglielo notare – guarda che hai frainteso tutto: non avevo in programma di uscire con un amico oggi pomeriggio. O almeno, non con l’amico che pensavi tu –
- Oh – fece lei, abbassando lo sguardo dispiaciuta – scusami allora, non avevo capito – disse, e gli sorrise, riacquistando la tua spensieratezza.
Bright l’osservò raggiante, incredulo che ancora una volta lei avesse accettato di buon grado un suo invito ad uscire. Cominciava a sperare di interessarle davvero, mentre la piccola certezza di cominciare a piacerle almeno un poco si faceva timidamente largo tra i suoi pensieri, divenendo sempre più concreta mano a mano che andava a solleticargli la mente.
Riusciva quasi ad immaginarlo, il giorno in cui avrebbe potuto dirle con chiarezza ciò che pensava di lei. Che era divertente, sorprendente, straordinaria, imprevedibile, un vulcano in continua eruzione, una continua sorpresa, che desiderava continuare a conoscerla e che adorava stare in sua compagnia.
- Aspetta un attimo! Ho capito! – si accese improvvisamente una luce negli occhi di lei.
- Cosa?-
- Il tuo discorso senza senso… non era altro che un pretesto, vero? –
Bright si bloccò di botto, deglutendo a fatica un boccone di saliva amaro quasi temendo di essere stato colto in flagrante. Tentò con tutto se stesso di non incrociare i suoi occhi per non svelare la realtà dei fatti: - Beh, ecco… posso spiegare, non è come sembra…- farfugliò impacciato, con la gola secca.
- Non aggiungere altro. Ho capito benissimo – asserì lei vivacemente – e non posso che esserne sorpresa! Non avrei mai immaginato potesse accadere ad uno come te! –
Bright di nuovo l’osservò spaesato, senza capire.
Fine sorrise compassionevole, comprensiva, complice.
- Avanti, Bright, a me puoi dirlo: come si chiama la ragazza che ti ha dato buca oggi? –
Bright l’osservò un istante ammutolito, senza sapere cosa dire. Osservò Fine negli occhi, quasi tentando di capire se lei lo stesse prendendo in giro, o fosse seria, ma dall’occhiata spaesata che ricevette in cambio capì che la rossa davvero non aveva capito che tutto il suo farfugliare impacciato di poco fa, altro non era che per chiederle di uscire.
Ci pensò una volta, poi due. Ci pensò talmente tanto da darsi mentalmente dello stupido da solo.
E alla fine rise. Scoppiò a ridere talmente forte, la pancia dolente e le lacrime agli occhi, che quasi si dimenticò di prendere fiato.
Fine l’osservò imbarazzata, senza capire in che modo avesse potuto rendersi così ridicola di fronte a lui, da spingerlo a ridere di lei in quel modo.
E Bright continuava a ridere, ferito nell’orgoglio, ma pur sempre affascinato da quella ragazza così acqua e sapone, talmente semplice da risultare sorprendente; divertito, impressionato, incredulo, imbarazzato, folle. Folle d’ammirazione per quella ragazza che gli aveva fatto capire tutto, non capendo niente.
 
¤¤¤¤¤
 
Il giorno successivo, il maltempo era passato.
Il vento aveva cessato di soffiare con quella violenza capace di scacciare via le nuvole, ed il cielo riempiva del suo azzurro accecante quella magnifica giornata.
Altezza ed il suo gruppo di amiche si alzò presto quella mattina, per andare in spiaggia e godersi fin dalle prime ore il tepore dei raggi solari sulla pelle.
Il tempo di quella giornata pareva gridare a squarciagola, in tutte le lingue del mondo: “sono qui, approfittane adesso”.
Arrivate in spiaggia, furono presto raggiunte dai ragazzi, inclusa Sophie, desiderosi come loro di godersi la bellezza di quella mattinata perfetta, troppo bella per essere sprecata a letto a dormire.
Non appena Fine e Rein videro da lontano avvicinarsi Shade e Bright, avvertirono i loro cuori sobbalzare loro in petto, combattute tra emozioni contrastanti. La stranezza degli ultimi eventi aveva lasciato i loro animi in subbuglio, e con le idee confuse: entrambe per un istante non furono in grado di capire cosa volessero realmente, se l’affetto di Shade, o quello di Bright.
Rein tentò con tutta se stessa di cancellare dalla mente l’immagine di lei e Shade avvinghiati nell’acqua, e il desiderio impressole sulla pelle di sapere che sapore mai avessero le sue labbra. A stargli troppo vicino, aveva finito per avvelenarla del suo fascino, lei, che credeva di esserne immune.
Cominciò ad odiarlo profondamente, osservandolo da lontano mentre quello ricambiava con espressione strafottente il suo sguardo di stizza. Nulla era cambiato tra loro, provava a convincersi, nemmeno ciò che si erano detti nel silenzio della spiaggia deserta alle sei del mattino. Shade restava sempre e comunque un insopportabile idiota, e ne avrebbe avuto la prova a breve.
Fine, d’altro canto, tentava in tutti i modi di reprimere il sorriso che sentiva accendersi in volto non appena le tornava alla mente il pomeriggio precedente passato in compagnia di Bright. Nonostante un primo momento di imbarazzo dovuto alla sua crisi di nervi improvvisa – ancora doveva capire cosa l’avesse spinto a ridere fino allo sfinimento – il loro pomeriggio era proceduto nel migliore dei modi: gelato, spiaggia, passeggiata fino alla Torre Est, a circa dieci bagni di distanza dalla spiaggia libera, chiacchierata sugli scogli, ritorno, altro gelato – almeno per lei – e rotta verso casa. Il tutto era stato terribilmente, dannatamente perfetto: le pareva quasi di essere ad un primo appuntamento e, si ritrovò a pensare in fondo in fondo non senza vergogna nei confronti di Rein, quando era tornata a casa ed era sola nel letto a riflettere, un po’ aveva sperato che lo fosse stato anche per lui.
Si continuava a ripetere che ciò che la faceva sentire così terribilmente in sintonia con Bright, fosse l’inspiegabile sentimento di amicizia che la univa a lui, e che a poco a poco cominciava a prendere forma tra di loro. Avrebbe potuto essere così. Doveva essere così, perché il solo pensare che potesse esserci qualcosa di più che cominciava ad evolversi in lei, le metteva una gran paura.
Fine e Rein percepivano in se stesse cambiamenti fortemente contrastanti, ma ancora non osavano confessarli l’uno all’altra, troppo incerte, troppo spaventate, troppo accecate dai loro problemi per condividerli. Ognuna di loro riteneva di dover combattere la propria battaglia da sola.
Il gruppo decise che quella mattina avrebbero passato il tempo ad intrattenersi in una partita di pallavolo, per la gioia di Fine ed il terrore di Rein. Il tempo era ideale per accaldarsi quel tanto che bastava con un po’ di sano movimento, prima di buttarsi a capofitto nel mare gelido e cristallino.
- Questa volta però giochiamo sulla spiaggia – asserì Altezza, lanciando un’occhiata fulminante in direzione delle gemelle, come a rimproverarle dell’ultima volta in cui avevano preso in mano una palla, rischiando quasi di morire affogate. Nessuno ebbe nulla da obiettare.
Le squadre furono così composte: da un lato del campo stavano Bright, Rein, Altezza ed Auler, dall’altro lato del campo stavano Shade, Fine, Mirlo e Sophie. Lione arbitrava.
Rein, consapevole della sua scarsa dimestichezza con gli sport, si era spontaneamente offerta di arbitrare, ma Altezza aveva insistito dicendo che “la giocatrice migliore tra tutti non poteva di certo starsene in panchina a guardare”.
Le due gemelle erano state divise contro la loro volontà: tutti ormai erano a conoscenza del fatto che da sole la loro forza era dimezzata, avrebbero giocato tutti ad armi pari.
- Perché proprio a noi è toccata la schiappa? Non potevate prendervela voi? – mugugnò Shade in direzione di Fine, la quale si limitò ad osservarlo senza capire.
- Schiappa a chi?! Fine, volevo dire, Rein è più forte di quello che credi, sbruffone!- strillò Rein dall’altro lato del campo, inviperita con il moro. Istintivamente, provò un velo di sollievo nel constatare quanto l’indelicata osservazione di Shade circa il fatto di essere una schiappa avesse riacceso in lei tutta l’antipatia che provava per lui. Le cose stavano tornando alla normalità, si disse.
“Evito di seppellirlo vivo in questo mare di sabbia solo perché altrimenti Fine mi disconosce come sorella” pensò adirata la turchina, mentre osservava il ragazzo ridacchiare di lei, divertito dal suo continuo abboccare alle sue provocazioni.
C’era qualcosa di diverso nelle gemelle, Shade se lo sentiva.
- La prossima partita cambiamo squadre – asserì Altezza risoluta – Sì, intanto questa la vincete voi – mugugnò il moro di rimando.
- Non ne sarei così sicura, se fossi in voi…- mormorò Fine tra sé e sé, osservando preoccupata la sorella alla postazione di battuta maneggiare la palla con estrema imbranataggine.
“Coraggio Rein, puoi farcela. Deve soltanto superare la rete” si ripeteva la turchina tra sé e sé, rigirandosi la palla tra le mani quasi fosse un oggetto volante non identificato.
- Non c’è niente di meglio che cominciare il torneo con una bella vittoria – mormorò Altezza elettrizzata sottovoce al fratello, consapevole di avere fatto la scelta più furba dell’anno – Dacci dentro, Fine!- aveva strillato poi, in attesa che la rossa battesse.
- Non metterle tutta questa pressione, la deconcentri – la rimproverò Bright, leggermente seccato della competitività della sorella.
Rein, da fondo campo, rivolse ai due fratelli un sorriso tirato a trentadue denti tipico di quando si sentiva sotto pressione.
“Forza sorellina, reggi il gioco finché puoi” la incoraggiò mentalmente Fine dall’altro lato della rete, fiduciosa nelle capacità della gemella.
- Che la partita inizi!- esclamò Lione, dando il via all’incubo peggiore nel quale le due gemelle si erano mai ritrovate.
La prima battuta di Rein andò completamente a vuoto. Alla turchina tremavano le mani, e proprio non riusciva a reggere il peso delle emozioni.
- Fine, che razza di servizio era? Non ne hai mai sbagliata una di battuta!- soffiò Altezza indispettita – Scusate!- esclamò la rossa di rimando, mettendosi in posizione per ricevere la palla proveniente dal campo opposto.
“Sempre se riesco a prenderla…” si disse la turchina con il sudore che già le colava dalle tempie.
- Hai visto, l’hai messa sotto pressione e adesso è più tesa di una corda di violino – rimproverò Bright la sorella, la quale alzò gli occhi al cielo seccata.
Dall’altra parte, Mirlo attuò un servizio impeccabile, che subito Altezza si preparò a ricevere – Bright!- strillò al fratello, che con prontezza palleggiò la palla in direzione di Rein, creandole l’occasione per una schiacciata perfetta: - Coraggio, Fine, fammi sognare!- le disse il biondo energico, e Rein, determinata ma rigida come un palo, un po’ per il panico generale un po’ per l’emozione di aver ricevuto un incoraggiamento così esplicito da Bright, pur saltando al massimo delle sue capacità, si ritrovò a sfiorare la palla con la punta delle dita, producendo un tiro alquanto scarso che comunque riuscì a sorpassare la rete.
- E la chiami schiacciata quella, Fine? Ma che ti prende oggi?- brontolò Altezza, delusa dei risultati che la sua campionessa le riservava quel giorno – Oh, beh, almeno è punto sicuro – affermò tranquilla, notando che a ricevere dall’altro lato del campo non v’era altri che Rein.
La stessa Rein che, con una prontezza di riflessi a dir poco stupefacente, almeno per ciò che ci si aspettava da lei, ricevette la palla con una precisione tale da fornire a Shade l’occasione perfetta per contrattaccare.
- Shade, tua!- strillò in direzione del moro, che subito approfittò del servizio per incassare un punto da maestro che Auler non riuscì a salvare.
- Allora sai giocare anche tu! Niente male, Rein- disse il moro divertito a Fine, che subito arrossì per il complimento, tornando poi a concentrarsi sulla partita.
- Punto!- strillò Lione da bordo campo - Palla a Mirlo!-
Il primo set fu un susseguirsi di salvataggi deludenti e di inciampi sui suoi stessi piedi per Rein, mentre Fine si sforzava con tutta se stessa di non giocare al massimo delle sue possibilità per non destare sospetti tra gli amici. Entrambe le gemelle si sentivano messe a dura prova. Erano più concentrate a non tradire loro stesse, che sulla partita.
In un momento di pausa, nel quale Altezza se n’era anta a sbraitare in un angolo per conto suo sopportata dal povero Auler, le due gemelle si riunirono, entrambe sfinite, ansimando per la fatica.
- Impegnati a giocare male, Fine, cominciano a insospettirsi – la pregò Rein col fiatone, completamente imbrattata di sabbia.
- La fai facile tu, i miei riflessi rispondono da soli: mi sto già impegnando al massimo per sembrare una giocatrice discreta!- brontolò la rossa, stanca e sudata – Tu, piuttosto, cerca di impegnarti un minimo se non vuoi che Altezza mi seppellisca viva! Ci terrei a riavere indietro il mio corpo integro!–
- Credi che non lo stia già facendo? Sono completamente fradicia di sudore da quanto impegno ci metto! – ansimò la sorella in preda a una crisi respiratoria – Non pensavo che essere te potesse risultare così impegnativo! –
- Rein, Fine, volete un sorso d’acqua prima di riprendere a giocare?- si avvicinò loro Bright premuroso – Complimenti, Rein, giochi davvero bene! Non sembrava, dall’ultima volta… invece sei una vera bomba! -
Fine, nel ricevere quel complimento, arrossì leggermente, profondamente compiaciuta. A Rein per poco non venne un infarto nel realizzare che il biondo l’aveva appena definita una bomba.
Beh, tecnicamente parlando, il complimento era rivolto alla sorella, ma siccome lui credeva di stare parlando con lei, era come riceverlo di persona.
- G-grazie…- mormorò imbarazzata Fine, abbassando lo sguardo – Dove ti eri nascosta fino ad adesso? – esclamò il biondo, facendole l’occhiolino.
- Probabilmente nel mio vero corpo – si lasciò sfuggire Fine dalle labbra, ridacchiando impacciatamente, completamente in tilt per le troppe attenzioni.
- Come hai detto?- domandò il biondo sconcertato al suono di quelle ultime parole – Aehm, Fi… Rein voleva dire che in questi ultimi giorni si è allenata duramente per sorprenderti, Bright! – intervenne Rein ancora una volta rimediando alle gaffe della sorella.
- Che pensiero carino – sorrise Bright, mandando completamente su di giri la finta rossa – Beh, anche tu, Fine sei… aehm… eri… insomma, non sei male – disse poi, rivolto a Rein, la quale esplose in una risata carica di imbarazzo.
- Diciamo che oggi non è proprio la mia giornata fortunata…-
L’attenzione dei tre fu catturata dal resto del gruppo, che li richiamava a giocare assieme.
- A quanto pare la pacchia è finita. Si torna avversari – esclamò Bright allegramente, rivolto a Fine – Buona fortuna per il secondo set – e le rivolse un occhiolino che alla finta turchina fece perdere un battito di cuore.
Come volevasi dimostrare, le due gemelle che già erano sfinite, si rivelarono ancora più impacciate di prima.
Rein, ormai su una crisi di identità, era entrata in confusione totale: ad ogni “Rein, tua!” si voltava d’istinto verso il campo avversario, ricordandosi solo in un secondo istante di non rispondere più a quel nome temporaneamente, e nel tempo che impiegava a realizzarlo già la sua squadra la richiamava all’azione con un “Fine, a te!”, e lei prontamente sbagliava mancando di un soffio la palla e regalando punti su punti.
Fine, dall’altra parte, non era messa meglio in fatto di nomi, ma la sua concentrazione l’aiutava a non perdere di vista la palla, che tentava con tutta se stessa di mancare, nonostante il suo istinto le dicesse continuamente il contrario, per simulare al meglio l’imbranataggine sul campo della sorella.
Per quanto comico risultasse il tutto, tutti si erano accorti che qualcosa nelle gemelle non andava quel giorno.
- Fine, cazzo, questa proprio non la potevi sbagliare! – si alzò a gran voce l’ennesimo rimprovero di Altezza in direzione della finta rossa, ormai stremata.
- Scusami Altezza, non ce la faccio più! – asserì quella mortificata, piena di sabbia ovunque, perfino nelle mutande del costume, desiderosa solo che quell’incubo finisse al più presto.
A quanto pare, qualcuno dall’alto doveva volerle davvero molto bene – o molto male, dipendeva dai punti di vista – perché non appena pronunciate quelle parole, dall’altra parte del campo, Fine si preparò a schiacciare un servizio che proprio non riuscì a dosare di forza, e appena lanciata la palla Rein non fece nemmeno in tempo ad accorgersi della chiamata di battuta – un sonoro “Palla!” pronunciato dalla gemella – che si ritrovò distesa a terra tramortita, la faccia completamente indolenzita, mezza incosciente, la vista annebbiata e le orecchie che fischiavano, senza capire che diavolo fosse successo.
- Oh, santo cielo, Fine! – strillarono le amiche in coro precipitandosi da lei – Stai bene?-
- Mmmhhh…- fece quella ancora in trance, la palla poco distante dal suo volto colpevole di quel misfatto.
- Accidenti, Rein, ma quanta forza ci hai messo in quella battuta?!- esclamò Sophie sinceramente preoccupata, mentre Lione e Mirlo tentavano di fare rinvenire la gemella a suon di scossoni.
- Sc-scusate! Non volevo! – strillò quella sentendosi terribilmente in colpa, le lacrime agli occhi e la voce rotta dai singhiozzi – Reeiiinnn!- la chiamava, sperando che la sorella la sentisse. Nessuno fece caso al nome con cui la rossa venne nominata, troppo impegnati a soccorrerla per pensare ad altro
- Eeeehh?- fece quella, dando un minimo cenno di vita.
- Se non altro almeno questa l’ha presa – asserì Altezza in un sospiro – Portatemi una bottiglia d’acqua, vediamo se così rinviene. Se è necessario la buttiamo nell’oceano –
- Poverina, che botta! – esclamò Bright sinceramente dispiaciuto – Devi imparare a dosare la forza, Rein! – disse poi rivolto a Fine – Lo sooooo!- pianse quella su di lui, desiderandosi sotterrare tra la sabbia – Forse ti sei allenata decisamente troppo – rigirò ancora il coltello nella piaga il biondo.
- Accidenti, Fine, possibile che non ti riprendi??- esclamò stizzita la bionda, cominciando a colpirla con leggeri schiaffetti sul viso.
- Non statele addosso e lasciatela respirare, ha bisogno di spazio e di ombra. Portate qui qualche asciugamani per farle aria. Auler, tu sollevale leggermente le gambe in modo che il sangue fluisca alla testa. Non picchiarla così, Altezza, le fai male. Spostati, ci penso io a farla rinvenire – intervenne Shade a un tratto, perfettamente padrone della situazione.
Gli amici si allontanarono dalla rossa stesa a terra, lasciando che il moro si sedesse accanto a lei, poggiandole la testa sulle sue ginocchia. Dopodiché afferrò una bottiglia d’acqua, e le tamponò leggermente la fronte, massaggiandole le tempie, chiamandola a bassa voce.
Fine rimase al fianco di Bright poco distante, ancora stretta a lui che le carezzava premuroso la testa, mentre si asciugava le ultime lacrime dagli occhi. Nonostante il contatto così intimo, non provò alcun imbarazzo a stargli così vicino.
- Fine? Fine mi senti?- la chiamò il moro.
- Mmmhh…- mugugnò la ragazza a terra, riaprendo piano piano gli occhi.
- Si sta riprendendo!- esclamò Mirlo sollevata – Per fortuna! – le fece coro Lione – Chissà se la botta che ha preso le ha provocato danni permanenti al cervello – si domandò Altezza curiosa, ricevendo dalle due un’occhiata severa di rimprovero.
- Cosa… cosa è successo?- domandò infine Rein, riprendendo coscienza e ritrovandosi il volto del moro osservarla dall’alto con il suo paio di occhi bui come la notte.
Non appena incontrò il suo sguardo penetrante accompagnato dal suo sorriso sghembo, la ragazza trasalì.
- Shade…- mugugnò – Fine…- disse lui, sorridendole sinceramente per la prima volta.
- Ti sei ripresa, finalmente!- esclamarono tutti in coro sollevati – Sorellina!- pianse Fine, sinceramente felice che sua sorella stesse bene. Shade fece cenno agli amici di lasciarle ancora spazio per respirare, mentre Auler le ri-posava le gambe a terra, allontanandosi di pochi passi.
- Tutto a posto?- le chiese, mentre lei si rimetteva pian piano a sedere, massaggiandosi la testa.
- S-sì, credo…- biascicò Rein ancora leggermente rintontita – Ma che diamine è successo? –
- Tua sorella ha pensato bene di tirarti una pallonata in faccia – asserì Altezza con una nota di severità nella voce.
- Ah si?- domandò confusa – Scusamiiiii!- strillò Fine ancora in lacrime, mentre Bright tentava di calmarla nuovamente.
- Dev’essere per questo motivo che mi gira la testa e mi pulsano terribilmente la fronte e le guance – esclamò Rein, massaggiandosi delicatamente la faccia e tentando di rialzarsi in piedi.
- Aspetta, ti aiuto – la prese sottobraccio Shade, aiutandola a reggersi in piedi.
- Come stai?- domandarono Lione, Mirlo e Sophie sgranando gli occhi preoccupate.
- Bene, direi – rispose quella, riprendendo finalmente coscienza di sé – Grazie…- mormorò poi in risposta al moro, che subito distolse lo sguardo disinteressato.
- Posso farti una confessione, Fine?- le chiese poi, tornando a puntare i suoi occhi blu notte su di lei.
– Dimmi –
Shade deglutì, con espressione seria, quasi stesse per rivelarle qualcosa di estremamente personale: - Ecco, quando ti ho vista distesa a terra, completamente priva di sensi, mi sono preso davvero un gran spavento, e ho subito temuto ti fossi fatta veramente male. Poi ti ho osservata da lontano, immersa nella sabbia, e soltanto un pensiero ha attraversato la mia mente –
- Ah, si? Quale?- gli domandò lei, col cuore che rimbombava in petto, sorpresa di averci messo così poco a catturare l’interesse di Shade sulla sorella. Un tempo da record, si ritrovò a pensare, davvero bastava una pallonata in faccia per spingere un ragazzo a confessare il proprio amore?
Il moro deglutì ancora, con fare quasi funereo.
- Ho pensato…- mormorò tetro -… che così distesa sulla sabbia, completamente immobile, tu…-
- Io…?-
Il cuore perse un altro battito, mentre i suoi occhi si perdevano completamente in quelli di Shade. Non si sentiva pronta per una dichiarazione così improvvisa, necessitava ancora di tempo per prepararsi psicologicamente a reagire nel modo giusto.
Ma, tutto sommato, cosa le importava, dato che tecnicamente parlando, Shade stava per fare la sua confessione a Fine?
Il cuore le si strinse impercettibilmente, sotto il peso di una sottilissima fitta di gelosia. Gelosia?  Perché poi?
Shade, impassibile, non cessava di guardarla negli occhi, completamente ignaro dell’uragano di emozioni che le si stava scatenando nel petto. Poi finalmente parlò.
- Tu – disse - assomigliassi sorprendentemente ad una stella marina essiccata al sole
-…-
-…-
- RAZZA DI IDIOTA! – esplose in uno strillo inviperito lei, mentre quello correva per la spiaggia ridendo come un matto, troppo divertito di vederla rispondere alle sue provocazioni per rinunciare a stuzzicarla – SE TI PRENDO SEI UN UOMO MORTO!-
La sensazione idilliaca di poco prima lasciò spazio ad una profonda indignazione ed un’accesa stizza nei confronti di quel maleducato che sfruttava ogni occasione buona per tormentarla con i suoi giochetti poco divertenti. Non aveva cuore, constatò Rein, a provocarla così dopo che aveva seriamente rischiato di morire – le pallonate di Fine erano micidiali.
Si slanciò al suo inseguimento, mossa da un’inspiegabile istinto omicida nei confronti del moro. Se solo l’avesse agguantato, Dio solo sapeva cosa gli avrebbe fatto.
Vedendo Shade sorriderle di rimando, tuttavia, con quell’odiosissimo ghigno sghembo e provocatorio al quale ormai si era abituata e quegli occhi scuri e profondi che sembravano parlarle e volerle a tutti i costi dire qualcosa, in cuor suo Rein si sentì profondamente sollevata dal fatto che il moro non si fosse abbandonato in quell’istante ad una confessione nei confronti della sorella che non era preparata a ricevere. Non in quel momento.
- Shade, ti pare il caso di farla agitare tanto dopo la botta che ha preso? E tu Fine ancora gli dai retta? – cominciò a rimproverarli Altezza da lontano, mentre quelli ancora si inseguivano per la spiaggia sotto lo sguardo divertito di tuti i presenti – Oh, beh, se non altro abbiamo verificato che sta bene – concluse la bionda con un’alzata di spalle, constatando che Rein aveva raggiunto Shade avvinghiandosi alla sua schiena per tirargli i capelli con fare vendicativo.
- Curioso come quei due si siano improvvisamente trovati, vero? – asserì Bright divertito, osservando la coppia da lontano che ancora non la smetteva di litigare – Fino a qualche settimana fa, eri tu quella con cui Shade aveva da ridire. Invece, da un po’ di tempo a questa parte, Shade sembra aver acquisito un particolare interesse nei confronti di tua sorella. Si vede che trova in tua sorella un’avversaria più tosta di te – disse rivolto alla turchina che si era appena sciolta dalla sua presa sospirando sollevata nel constatare che sua sorella era decisamente in forma.
- Più tosta, dici?- mormorò sgranando gli occhioni, rigirandosi quella parola nella mente. Una fitta impercettibile al cuore la fece sobbalzare interiormente, mentre i suoi pensieri correvano ad analizzare veloci le parole di Bright, facendola sentire inspiegabilmente inadeguata.
Fine si perse un attimo nelle iridi del biondo che le stava restituendo un sorriso sincero e comprensivo, senza accorgersi che qualcosa di estremamente piccolo ed innocuo le stava leggermente salendo sul piede.
Quando volse lo sguardo in basso, attirata da un curioso formicolio, e vide cosa se ne stava appollaiato tranquillamente sul suo piede prendendosi gioco di lei, quasi non le venne un infarto.
- R…-
Tentò con tutta se stessa di trattenersi da urlare e mantenere la calma, ma la sua tremenda fobia ebbe la meglio ancora una volta su di lei.
Fu così che, non appena l’esserino accennò a un altro movimento sistemandosi più comodamente su di lei, si lasciò sfuggire un urlo di terrore.
- R… RAGNOOOOOO! – strillò con quanto fiato aveva in gola, saltando in braccio a Bright ed avvinghiandosi strettamente a lui con entrambe le braccia, stringendogli il petto fino a farlo quasi soffocare.
Lo strillo fu talmente acuto, che inevitabilmente attirò tutta l’attenzione su di sé.
Il gruppo di amici, Rein e Shade compresi tornati ormai distrutti dalla loro battaglia, osservarono i due basiti per un istante, senza capire il motivo dell’isteria di Fine.
Quando Bright volse lo sguardo in basso per comprendere la ragione del panico della turchina, scoppiò a ridere sinceramente di gusto, realizzando che quello che la ragazza aveva scambiato per un ragno altri non era che un minuscolissimo granchietto, leggermente tramortito per essere stato scrollato via in maniera così brusca e indelicata.
- Rein, non mi dirai che hai paura dei ragni anche tu come Fine, vero?- esclamò il biondo, ancora ridendo – Come hai fatto a scambiare un innocuo granchietto per un ragno?- disse, poggiandola delicatamente a terra mentre Fine, rossa come un peperone, voleva semplicemente sprofondare negli abissi dell’oceano e non riemergere più.
- S-sì, c-cioè n-no, io… - balbettò quella in cerca di una scusa plausibile – Ho detto granchio, s-solo c-che, i-io… io, ecco… sono… sono crostaceofobica, ecco – affermò infine, ancora irrigidita per l’imbarazzo e la presenza della bestiola a pochi centimetri da lei.
- Crostaceofobica… – biascicò Rein, schiaffandosi una mano in fronte disperata per la cazzata che la gemella aveva appena detto.
Bright, d’altro canto, osservò Fine negli occhi con una serietà mai vista prima, ripensando attentamente a ciò che la finta turchina gli aveva appena detto.
- Crostaceofobica?- ripeté poi dopo un minuto di riflessione, scoppiando poi in una risata che sapeva di puro divertimento.
La risata fu talmente contagiosa, che perfino Fine, consapevole dell’idiozia che le era appena uscita dalle labbra, scoppiò a ridere di gusto assieme a lui, regalando ai presenti un tenero quadretto che lasciò tutti di stucco, Rein compresa.
Possibile che Bright avesse preso in simpatia quell’uscita, invece di giudicarla una perfetta idiozia?
- Ah, Rein – esclamò il biondo in un sospiro quando ebbe finito di ridere, completamente senza fiato – Sei strana, sai? –
- Strana?- ripeté Fine allarmata, temendo di avere appena combinato un danno irreparabile.
Il biondo annuì, sorridendole mentre gli occhi gli brillavano: - Sei abbastanza strana da interessarmi – le confessò sottovoce, facendola rabbrividire.

Angolo Autrice:

Chi non muore si rivede eh?
Lo so, lo so, sono stata assente troppo a lungo, e non è una novità. Purtroppo questo non è stato un bel periodo per me, tante difficoltà, e ancora una volta ho dovuto lasciare da parte la scrittura, con mio grande malincuore. Ritrovare l'ispirazione mi sembrava impossibile.
Non so nemmeno se ci sia ancora qualcuno che segue la storia, ma nel dubbio pubblico lo stesso finché ho ancora idee, sia mai che me le lasci scappare.
Ho voluto creare un capitolo divertente, ma in parte rivelatore e... beh... non so se ci sono riuscita. Ancora tante altre cose devono succedere, spero abbiate la pazienza di scoprirle pian piano.
Non mi resta che ringraziare chi c'è stato, chi c'è e chi ci sarà, con la speranza che la storia continui a piacervi e che i miei aggiornamenti si facciano più frequenti.

Baci sparsi

_BlueLady_

 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Twin Princess / Vai alla pagina dell'autore: _BlueLady_