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Autore: Spoocky    11/05/2018    2 recensioni
[Parte della Hurt Comfort Christmas Challenge del gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart: https://www.facebook.com/groups/534054389951425/]
[Bookverse] Coda a "Duello nel Mar Ionio" NON è però necessario averlo letto per capire!
In seguito allo scontro con i Turchi, Tom Pullings è rimasto gravemente ferito e Stephen fa del suo meglio per prestargli conforto ma soprattutto per salvargli la vita.
Nel frattempo Jack cerca di tenere insieme il piccolo mondo della Surprise, senza l'aiuto del suo prezioso Primo Ufficiale ma soprattutto senza il suo migliore amico accanto.
Dedicata a James_T_Kirk
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Missing moments in Patrick O'Brian'
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Disclaimer al Capitolo 1!

Scusate se ci ho messo un'eternità per pubblicare questo capitolo ma il Kharma, o chi per esso, ha voluto punirmi con una bronchite che non voleva andarsene.
Passata quella, ho avuto un esame.
Ora che sono sopravvissuta ad entrambi, possiamo continuare ^.^

Quella sera, poco prima del tramonto, il povero Pullings cominciò ad agitarsi e lamentarsi pietosamente nella propria branda mentre la temperatura corporea cresceva inesorabile fino a stabilizzarsi in un orrendo 103,1° Fahrenheit[1].
Tutto ciò fu accompagnato da brividi violenti e da conati di vomito che riportarono alla luce i resti del misero pasto di Tom, indebolendolo ulteriormente.
All’inizio al ferito era rimasta sufficiente coerenza per scusarsi con Stephen – ormai avvezzo a scene di gran lunga più turpi – per l’orribile spettacolo ma, nel giro di poche ore, precipitò in uno stato di semi incoscienza intervallato da brividi e conati così violenti che solo l’intervento di Nostra Signora – prontamente evocata da un Maturin sconvolto dalla preoccupazione – preservò i punti dallo strapparsi e le costole dal fratturarsi di nuovo.

Fu una notte infernale.
Tom aveva iniziato a vomitare almeno ogni mezz’ora – non tratteneva nemmeno l’acqua che il medico gli somministrava pazientemente a piccoli sorsi tra un attacco e l’altro - e ogni volta Stephen doveva alzarsi per tenergli la testa ed evitare che si sporcasse i lunghi capelli castani. Quando finiva, ed i conati lo lasciavano ansante e sofferente sui cuscini, il dottore gli asciugava il sudore dalla fronte con un panno umido che poi gli passava sul collo e sul petto nel tentativo di alleviare almeno in parte il suo malessere.
Era palese che il giovane soffrisse molto. La nausea ed il dolore, esacerbati dalla febbre alta, lo facevano gemere quasi senza sosta nonostante le premurose somministrazioni di spugnature e rassicurazioni, gentilmente sussurrate al suo orecchio dal medico.

I suoi lamenti giungevano dalla finestrella aperta fino al castello di prua dove Jack montava di guardia, sostituendo proprio l’invalido Pullings, e straziandogli il cuore. Si sentiva dannatamente in colpa per quanto accaduto: se solo avesse avuto i riflessi pronti, se solo fosse intervenuto più rapidamente, il giovane non avrebbe sofferto tanto orribilmente per di più con la prospettiva di rimanere sfigurato a vita nel caso in cui fosse sopravvissuto.
In un momento di abietto egoismo quasi rimpianse di aver mandato il giovane Mowett sottocoperta ma poi realizzò quanto peggio avrebbe potuto sentirsi nell’essere costretto ad ascoltare i mugolii disperati dell’amico di una via.

Ricordò i giorni e le notti trascorsi al capezzale di uno Stephen delirante dopo essersi estratto una pallottola dal petto con le proprie mani.
Ricordò l’angoscia di quei giorni, le cui ore scorrevano centellinate tra un rantolo affannoso e l’altro, il timore che ciascuno di essi potesse essere l’ultimo che lo feriva più profondamente degli insulti - mormorati a bassa voce o gridati con tutta la misera forza di cui disponeva – che si levavano da quel corpicino dilaniato e stravolto dalla febbre.
Ricordò il dolore che lui stesso aveva provato di fronte a quella sofferenza così cruda e abominevole, arrivata solo pochi mesi dopo che il povero Stephen era sopravvissuto per miracolo alle atroci torture dei Francesi. Osservando le sue mani scheletriche artigliare spasmodicamente il lenzuolo gli era sembrato di vederle ancora contorte e sanguinanti come a Port Mahòn, ferito in modo troppo grave per reggersi in piedi, tanto debole che Jack aveva dovuto trasportarlo in braccio fino alla barella, cullandolo sul petto come un bambino. I ricordi di quel momento orribile si erano fusi al tormento di quella veglia infinita, rendendola intollerabile se non per l’affetto infinito che provava per quell’esserino moribondo: una forza irresistibile che lo teneva inchiodato accanto a quella branda maledetta.   
Ricordò la propria impotenza nell’alleviare le sofferenze dell’amico.
Ricordò gli sguardi comprensivi degli uomini ed i loro gesti impacciati che volevano essere un tentativo di consolazione: nessuno parlava apertamente ma tutti erano consapevoli del profondo attaccamento che legava il loro capitano al medico di bordo, per il quale anche loro nutrivano affetto e genuina preoccupazione.
Ricordò come il giovane Pullings, allora Terzo Ufficiale, si era sobbarcato di doppi e tripli turni per settimane, restando alzato una guardia dopo l’altra per permettere al comandante di vegliare sul malato. Com’era pallido quando Jack lo aveva informato di come la febbre del dottore si era finalmente abbassata! Il poveretto era talmente provato che riuscì appena ad evocare un sorriso timido sul volto stanco; a furia di urlare ordini non gli restava che un filo di voce e non si reggeva in piedi quando lo aveva congedato. Non si sarebbe sorpreso se di lì a poco qualcuno fosse corso in cabina per comunicargli che aveva avuto un collasso.
Cosa che in effetti successe, ma diversi giorni dopo per una ‘malaugurata quanto inspiegabile combinazione tra caldo equatoriale e sovraffaticamento’ come l’aveva definita uno Stephen dall’umore più inverso del solito a causa della convalescenza forzata. Ma si era trattato di un episodio isolato ed entrambi si erano ripresi bene.

Restava il fatto che non poteva sottoporre il povero Mowett alla stessa tribolazione che aveva attraversato egli stesso pochi anni prima. Sarebbe stato ingiusto, anche perché Dio solo sapeva quanto lavoro gli avesse risparmiato a suo tempo il suo zelante Primo Ufficiale che ora meritava almeno qualche guardia notturna come riconoscimento.

Fu una notte infernale per tutti ma poi arrivò il mattino.


[1] 39,5° Celsius

Note:
Le parti in corsivo sono un Missing Moment da "Buon Vento dall'Ovest" perché un po' di Hurt!Stephen in più non fa mai male.

Grazie a tutti i pochi coraggiosi che stanno leggendo questa storia! Tenete alto l'amore per O'Brian!

Sarebbe che per tutti gli altri il caffè è finito!

  
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