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Autore: Il corsaro nero    11/05/2018    3 recensioni
La festa della mamma è una festa molto speciale per i bambini, i quali creano con le proprie mani e con emozione i loro piccoli gesti d'affetto... almeno finché non viene chiesto loro di fare una poesia.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bardack, Gine, Re Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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LA POESIA


Pronto, Gine. Sono Bardack. Ho dei problemi con la poesia per la mamma.”

Era un venerdì pomeriggio e, in occasione della festa della mamma, tutti i bambini della 4^B dovevano preparare una poesia per la propria mamma.

L'unico problema era che il termine massimo di consegna era il giorno dopo, ovvero sabato, e Bardack non aveva nemmeno scritto una riga.

La maestra aveva dato questo compito ben due settimane prima ma Bardack, come al solito, aveva preferito giocare e fare qualsiasi altra cosa che non fosse una stupida poesia e così si era ritrovato, come al solito, a farla all'ultimo minuto, in modo non perdersi un'altra stella sul diario.

Nel suo diario, infatti, c'erano così poche stelle che potevi tranquillamente contarle sulle dita.

Fortunatamente, sua madre era andata a fare la spesa assieme a papà, lasciando quell'adorabile piccola peste del suo gemello in casa, così poteva cominciare a farla.

Tuttavia, fin dall'inizio aveva riscontrato dei seri problemi con essa e, perciò, si era ridotto a chiedere aiuto.

Di sicuro non a Vegeta, non era ancora così disperato, e l'unica persona che prendeva sempre ottimi voti e che non l'avrebbe mai preso in giro era la piccola Gine.

Il problema è che non trovo una parola che faccia rima con -mamma-.” spiegò il bambino.

Dopo qualche minuto, Bardack sorrise ed esclamò: “Come? Cosa? Oh, ma guarda. E fa anche rima. Grazie, Gine. Sei un'amica.”


Oh mamma, oh mamma, oh mamma.

E' arrivato un telegramma.”

Vegeta guardò divertito Bardack.

Quello scemo si era dimenticato di fare il regalo per la mamma.

Lui, invece, il suo regalo lo aveva fatto e finito il giorno stesso in cui la maestra aveva dato il compito.

Era una bella soddisfazione essere avanti a Bardack in qualcosa...

In più, quella era la poesia più stupida che avesse mai sentito.

Fosse stato la mamma, avrebbe buttato nel camino quella gigantesca stupidata!

Ehi, la faccenda si complica.” lo schernì Vegeta prima di ritornare a leggere il suo amato libro.

Bardack, ritornò al tavolo della cucina pronto a scrivere la successiva strofa, però, dopo pochi minuti, un grave problema tornò a manifestarsi.

Sigh, va sempre peggio...” si lamentò, prima di prendere la cornetta del telefono e, dopo aver digitato un numero, dire: “Sono ancora io, Gine. Quale parola fa rima con telegramma?”


Oh mamma, oh mamma, oh mamma.

E' arrivato un telegramma.

C'è su scritto un anagramma.”

Bardack, dopo aver letto la sua poesia a Vegeta, rimase in silenzio, con la speranza di aver scritto una stupenda poesia.

Suo fratello rimase zitto un secondo poi commentò: “Più che una poesia, sembra una storia di spionaggio.”


Mi dispiace, Bardack, ma non mi viene in mente nessun'altra parola.” si scusò, profondamente dispiaciuta, Gine.

Proprio in quel momento, si sentì il campanello suonare e sua cugina entrò in casa, con in mano il borsone da ginnastica.

Però, aspetta. C'è qui Echalotte. Te la passo, magari lei ne trova una.” propose Gine mentre Bardack, dall'altra parte della cornetta, l'avvisò: “Deve far rima con mamma, telegramma e anagramma.”

Per un po', nella cucina non si sentì volare una mosca, finché un urlo di Bardack non ruppe quel silenzio: “COME RAGGI GAMMA?! E' una poesia sulla mamma, Echalotte, non un racconto di fantascienza!”


Vegeta entrò nella cucina per prendersi un bicchiere d'acqua e sgranò gli occhi allo spettacolo che gli apparve di fronte.

Suo fratello gemello aveva la testa sul tavolo e le braccia allungate su di esso.

Certo che quella poesia era proprio una spina nel fianco per Bardack...

Ci siamo. Domattina la maestra leggerà le nostre poesie... E LA MIA NON E' ANCORA PRONTA!” si lamentò il bambino alzando la testa e poi, fissandolo, aggiunse: “Manca ancora una parola. Una parola che dia il senso a tutta la poesia...” “Che ne dici di -dramma-?” propose Vegeta, ridacchiando, e mentre si girava per allontanarsi, Bardack lo fissò in malo modo e rispose: “E questa che cos'è?! Una parola o il pronostico di domani?!”


Ci siamo, Toma. Oggi dobbiamo leggere le nostre poesie...” sussurrò Bardack al suo migliore amico mentre s'incamminava, come un condannato al patibolo, verso la scuola.

Ad un tratto, cominciò a lamentarsi: “Mi domando perché la maestra ci ha fatto fare una poesia per la festa della mamma, quest'anno. Potevamo fare un disegno, un gioiello fatto con la plastica, una casetta di cartone, un sasso colorato o persino una recita, e invece no! Una poesia, tze!” “Non capisco, qual'è il problema?” gli domandò, incredulo, Toma e Bardack rispose: “Raggi gamma. Ecco qual'è il problema.”


...E appare in cielo una luminosa stella

ma tu per me, mamma, sei ancora più bella.”

Vegeta aveva appena finito di leggere la sua poesia.

Bardack si sentì ancora più male.

La poesia di suo fratello era un autentico capolavoro mentre la sua... meglio non parlare.

Alla domanda della maestra, che aveva già fatto a coloro che avevano già letto le loro poesie, anche quelle molto belle in confronto alla sua, cosa significava quella poesia per lui, il bambino rispose: “Con questa poesia, ho voluto dire che voglio tanto bene alla mia mamma e che per me è bellissima.”

Bardack sobbalzò.

Era il momento.

Era il suo turno.

Ma la maestra non poteva leggersele a casa, quelle poesie?!

Non solo l'aveva fatta da chiodi, ma, peggio ancora, ora doveva leggere davanti a tutti il suo obbrobrio.

Si alzò in piedi e lesse la sua, penosa, poesia davanti a tutti.

Oh mamma, oh mamma, oh mamma.

E' arrivato un telegramma.

C'è su scritto un anagramma.

Ma sta' attenta ai raggi gamma,

o è un dramma!”

Raggi gamma?!” gli domandò, incredula, Gine, che era seduta di fianco a lui, guardandolo come se fosse pazzo, e Bardack, voltandosi verso di lei, confermò: “Già.”

Poi, si voltò verso la maestra e dichiarò: “Qualsiasi cosa io abbia voluto dire, mi appello alla clemenza della corte.”


In fondo non è andata male come pensavi.” lo rassicurò Gine mentre tornavano a casa e Bardack, per tutta risposta, fece un mugugno seccato.

E' vero.” aggiunse Toma “La maestra ha detto che anche una filastrocca, è una cosa originale.” “E chi riesce a scriverla, merita grande rispetto e stima.” annuì Gine ma Bardack continuava a tenere il muso.

Ciò che i suoi amici non avevano notato era stata l'espressione della maestra quando aveva detto quelle parole.

Era identica a quella che veniva a sua madre quando andava a comprare i merluzzi al mercato e quelli freschi non c'erano più.

E io, intanto, per lunedì devo trovare il significato nel dizionario delle parole telegramma, anagramma e dramma!” ribatté Bardack, ricordando lo sgradevole compito che la maestra gli aveva dato, e Toma domandò: “E i raggi gamma che cosa sono?” “Toma, non rigirare il coltello nella piaga!” brontolò Bardack e Gine propose: “Forse, però, Echalotte...” “Gine, non peggiorare la situazione!” la interruppe, seccato, Bardack.

   
 
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