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Autore: Hypnotic Poison    12/05/2018    3 recensioni
A Thousand Worlds To Break Our Hearts: World Seven.
La guardò ridere, così vicina al palco del dj, gettando i lunghi capelli rossi all'indietro, prima di avvolgere le braccia intorno al collo del suo ragazzo e lasciarsi baciare con tutto il trasporto che una ventenne sicuramente alticcia e felice di rivederlo poteva avere.
Lui avrebbe potuto esserle a due centimetri di distanza, e lei in quel momento non se ne sarebbe mai accorta.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'A thousand worlds to break our hearts'
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Yeah I know it's stupid
But I gotta see it for myself
I’m in the corner, watching you kiss her
And I’m right over here, why can’t you see me?
And I’m giving it my all, but I’m not the guy you’re taking home
I keep dancing on my own




Aveva sempre odiato quei posti, da quando era ragazzino, quindi si meravigliava di esserci dovuto andare proprio in quel momento.
O forse era, nuovamente, l'ironia della sua vita.
Ryo vuotò in un sorso il contenuto del bicchiere di plastica, più ghiaccio sciolto che il drink per cui aveva sborsato parecchio, facendosi largo con calma tra i corpi sudati che si dimenavano – quasi – a ritmo di musica. Quel posto era più piccolo di quanto sembrasse, ma era così ricolmo di persone da farlo sentire claustrofobico, desideroso solo di andarsene senza pensarci due volte.
Ma aveva ancora un paio di cose da fare.
Aggirò un gruppo esagitato di ragazzine, probabilmente appena liberate dagli impegni scolastici per una manciata di settimane, e trovò rifugio in un angolo della pista da ballo, appoggiandosi ad una colonna anch'essa appiccicosa.
Non gli ci volle molto, anche tra la folla, le luci, il rumore assordante dei bassi nelle orecchie, a riconoscere la figura che stava cercando e che era la sola causa del suo trovarsi lì in quel momento. Dopotutto, ormai aveva gli occhi allenati.
Il pugno si chiuse quasi automaticamente, accartocciando la plastica e facendo scorrere gocce gelide sui suoi palmi sudati. Gliene fregò anche molto poco di far cadere quel bicchiere per terra, quasi uno scherno a chi i suoi occhi stavano fissando con rabbia.
E dire che aveva pensato di esserci andato così vicino.
Voltò le spalle per sfruttare il secondo bar di quel locale, convenientemente dietro di lui. Avrebbe avuto bisogno di molto più alcol di così per poter sopportare anche in quel momento. Fortunatamente, c'era una barista dietro al bancone, e lui non si fece molti scrupoli a sfoggiare il suo sorriso più scintillante per essere servito più velocemente. Avrebbe anche potuto passarle il numero su uno di quei tovagliolini triangolari completamente inutile, tanto non avrebbe avuto più nulla da perdere in quel momento. La sua voglia di stare da solo, però, era davvero più forte.
Meno tempo sarebbe rimasto, meglio sarebbe stato.
Ritornò veloce al suo angolo scuro, prendendo lunghe sorsate da quel drink troppo dolciastro per i suoi gusti, lo sguardo che saettò al suo punto di partenza.
Lei era lì, ovvio che ci sarebbe stata. Non era forse quello l'unico, ignobile, esecrabile motivo per cui si sarebbe ritrovato a dover fare le valigie alle cinque del mattino?
Già, le valigie.
Non aveva davvero creduto che alla fine l'avrebbe fatto. Nemmeno lei, nemmeno gli altri. Forse, se le cose fossero andate in maniera differente, come aveva sperato, creduto alla fine…
E invece.
Prese un altro sorso, gli occhi fissi sulla figura morbida di lei che si muoveva, sensuale e felice, cantando probabilmente a squarciagola le note di quella canzone. Era possibile che la stesse osservando in maniera quasi famelica, ma non poteva farci nulla. Non era colpa sua se l'aveva quasi avuta.
Nonostante fosse molto probabile se lo fosse anche immaginato. Lei era… così effimera, a volte. Così sicura di ciò che provava, ma così viva, così spensierata. Così bisognosa di certezze, e chi era lui per negargliele dopotutto, per privarsi della sua presenza?
Il fatto era che lei poteva benissimo farne a meno.
La guardò ridere, così vicina al palco del dj, gettando i lunghi capelli rossi all'indietro, prima di avvolgere le braccia intorno al collo del suo ragazzo e lasciarsi baciare con tutto il trasporto che una ventenne sicuramente alticcia e felice di rivederlo poteva avere.
Lui avrebbe potuto esserle a due centimetri di distanza, e lei in quel momento non se ne sarebbe mai accorta.
Poteva forse biasimarla? Il suo grande amore era tornato, finalmente, ed era tornato per restare. Non importavano i mesi di distanza, le litigate per telefono, i giorni senza videochiamate, quelli passati insieme a lui a chiacchierare, a studiare, a passeggiare senza una meta e rivelarsi parti dell'animo accessibili a pochi.
Forse, se si trovava lì in quel momento con il ghiaccio nel petto, la colpa era stata solo sua, per essersi permesso di lasciarsi andare in quel modo come un ragazzino. Ma non si sarebbe mai, mai pentito di averci provato fino in fondo.
Quel lato di lui votato al masochismo – sì, era l'unico modo per descriverlo – non aveva voluto altro che regalarle quanti più momenti perfetti avesse potuto, solo per vederla sorridere. Solo per sapere che, almeno, in quegli istanti era stata un po' sua.
Avrebbe solo voluto che lo vedesse, ora. Forse avrebbe avuto il coraggio di dirle qualcosa. Anche se non era certo che se lo meritasse così tanto.




So far away, but still so near,
The lights come on, the music dies,
But you don’t see me standing here,
I just came to say goodbye




La musica cambiò in quel momento, sembrò quasi che lei si stesse per fermare, per girarsi del tutto verso di lui, ma ricominciò a saltellare incurante di tutto.
Con tutto l'amore che poteva, quello probabilmente era l'aggettivo migliore con cui potesse descriverla.
Il calore dell'alcol gli bruciò la gola mentre questa gli si stringeva un po' di più al pensiero dei pomeriggi ad osservare il Sole giocare con quel viso tondo, la testa che pulsò per il calore e il rumore troppo forte.
Lui odiava tutto ciò.
Non vedeva l'ora di andarsene. Che senso aveva rimanere lì, a cercare quegli occhioni color cioccolata che adesso meno che mai avrebbero potuto degnarlo della loro attenzione?
Era ora di andare avanti. O almeno, di provare a lasciarsi tutto alle spalle e riconquistare un briciolo di amor proprio.
Le avrebbe detto addio così. Come se fosse una piccola rivincita. Non poteva fare a meno di provare astio nei suoi confronti, nella marea di sentimenti che aveva per lei. Forse un giorno lei l'avrebbe capito. Forse, un giorno, avrebbe aperto gli occhi.
O forse, semplicemente, si sarebbero lasciati andare come niente. E le avrebbe augurato tutto il bene del mondo.
Finì quell'ennesimo drink e scosse la testa, odiando le occhiate che sapeva stava attirando – chi stava da solo in un angolo buio di una discoteca gremita di persone felici? - ma in fondo, non gliene importava niente.
Sobbalzò appena quando sentì una mano battergli amichevolmente sulla spalla, si voltò per incontrare il viso di Kisshu, fisso sulla stessa ragazza che lui aveva bramato per quella serata. Non seppe nemmeno il perché, ma Ryo fu attraversato da un moto di sollievo. Per quanto non riuscissero a sopportasi, in quell'istante fu paradossalmente tranquillizzante realizzare che c'era qualcun altro, in quella bolgia, che poteva percepire le stesse cose che provava lui.
Kisshu gli rivolse un sorriso che gli parve triste, e gli batté di nuovo la mano sulla spalla: « Dai, andiamocene. »
Ryo annuì, e lo seguì, senza voltarsi più indietro.






§§
Io non faccio in tempo a scrivere su FB che mi manca un'intera ff, che la suddetta viene partorita in un pomeriggio, tra una pentolona di ragù e una teglia di banana bread XD
Ciao fanciulle! :D Finalmente ce l'ho fatta, questa è l'ultima OS “viaggio tra i mondi” di A Thousand Worlds :D
Mi sembra un po' un ritorno alle fic che scrivevo un tempo, dove c'è solo il POV di un Ryo che la prende assai nel deretano xD Quindi perdono se sembra un po' astrusa (sarà il fumo delle cipolle che mi stordisce xD).
In realtà era una fic su una canzone che volevo scrivere da una vita, quindi diciamo che ho sfruttato questa serie per incastrarla! La canzone da cui ho preso il testo è Dancing on my own, nella versione cover di Calum Scott, mentre la canzone originale è di Robyn.
Prometto che non dovrete aspettare così tanto per l'epilogo, il primo capitolo è già scritto e gli altri sono sulla buona strada :3
Ovviamente non assicuro nulla sui lieto fini :3

Vado a infornare le mie lasagne, buon weekend a tutti e grazie in anticipo se vorrete lasciarmi un parere <3

Bacioni!
   
 
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