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Autore: Eleonora_Vasile    13/05/2018    3 recensioni
Castiel ancora non sa che Dean Winchester, l'affascinante peccatore che il giovane ha il compito di strappare dalla perdizione, stravolgerà la sua esistenza e tutto ciò in cui ha fermamente creduto da quando è venuto al mondo. Cercando un ultimo appiglio a cui aggrapparsi, un senso alla sua missione, troverà Dean.
Dean è perso : la sua famiglia gli è stata strappata via con la forza e si trova intrappolato in una comunità di psicopatici religiosi, o almeno così li ritiene lui. Eppure una luce nel buio c'è. E' un ragazzo dagli occhi blu, appartenente a un mondo completamente diverso dal suo.
Nonostante le loro idee siano così differenti, a tratti addirittura contrastanti, ognuno imparerà a conoscere se stesso attraverso gli occhi dell'altro.
Attenzione: i personaggi esprimono opinioni, sebbene opposte , particolarmente controverse sulla religione e ci tengo a precisare che non rispecchiano per forza le mie idee e che non intendo offendere in nessun modo la sensibilità dei lettori. Ovviamente nulla di blasfemo o, a mio avviso, poco rispettoso è contenuto nella storia e sicuramente nulla che non si potrebbe trovare tranquillamente anche nella serie originale. Ogni critica è più che ben accetta. Buona lettura!
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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- Metatron, mi devi aiutare! – implora Castiel. –Io… ho bisogno di… lavorare, lavorare ancora con Dean. 
- Il ragazzo è malato, ha bisogno di qualcosa di più delle tue canzoncine, Cas. – il giovane prete gli appoggia una mano sulla spalla con un sorriso magnanimo. – Scusami, fratello, ma non c’è praticamente altra soluzione. 
- Praticamente? – gli domanda Castiel. Dopo un pomeriggio privo di progressi, passato col terrore di svegliarsi il giorno dopo senza trovare Dean nella sua stanza, finalmente gli sembra di aver trovato qualcosa a cui aggrapparsi. Almeno per non uscire fuori di testa. 
- Beh…. ovviamente se il ragazzo tornasse eterosessuale da solo, non ci sarebbe alcun motivo per non lasciarlo andare. Forse, se col permesso del padre sposasse una ragazza… ma entrambi dubitiamo che accadrà, non è vero? E comunque non sarebbe una prova della sua guarigione. –Castiel riesce a trattenere una smorfia, ma non lo sguardo nervoso. Per un attimo ci aveva sperato sul serio. - Vedi… - continua il frate. – Alcuni miscredenti perseverano così tanto nel peccato, che a volte non ci sono che certi metodi per riportarli sulla strada di Dio. E’ una cosa che ormai sei abbastanza maturo da poter capire, vero? – lo fissa con quegli occhietti odiosi e Castiel, forse per la paura, forse per la frustrazione, forse per l’ennesimo tentativo fallito si arrabbia, come quasi mai aveva fatto in vita sua. Non è solito a lasciare i sentimenti negativi infuocargli l’animo. Preferisce respirare, ragionare e poi rispondere. Eppure accade, gli occhi gli bruciano e la testa gli pulsa. S’impone d’immettere aria nei polmoni. Come se un vento cercasse di affievolire quel fuoco, nel petto gli rimane una nuova emozione, più secca e lucida. Un’emozione che lo fa sentire non debole come quella precedente, ma più potente. Non gli blocca la gola, non gli appanna la vista.
- Ma Gesù predica contro la violenza, predica l’amore. Questo comportamento non è cristiano. – protesta con voce calma. 
- Ma sai cosa predica Dio. 
- Chi non ha peccati, lanci la prima pietra. – Metatron lo guarda in silenzio per qualche secondo. 
- Già… - acconsente. 
- E comunque – riattacca Cas. – Dean è bisessuale. Potrebbe stare benissimo con una ragazza, potrebbe… anche… sposarne una… un giorno, ma questo non significa che non sia attratto dai ragazzi. 
- E’ la stessa cosa. – Metatron allontana l’affermazione con un gesto. - Sai qual è la mia impressione, Castiel? Che tu ti sia affezionato al ragazzo, troppo… 
- Dean… 
- Il ragazzo – lo interrompe. – farà ciò che decidiamo noi. Anche se Dio non lo dicesse, mi fa così schifo l’idea che lui… Cielo, mi vien da vomitare solo a pensarci. Finirà all’Inferno… non fartici trascinare, Castiel. – Metatron stringe la mano attorno alla spalla del ragazzo. – Ricorda che tra di noi non c’è alcuna pietà per i peccatori… - Al ragazzo dagli occhi blu si gela il sangue nelle vene. Stava parlando di Dean oppure di…? 
- C-c-cosa intendi? – Balbetta, e per un attimo la rabbia o qualsiasi cosa fosse quell’emozione scompare, congelata nel petto. Congelata dal panico. Un blocco di ghiaccio a livello dello sterno che scende verso lo stomaco. 
- Ci si può curare, Castiel. Io ti voglio davvero bene, fratello, e se… Dio non voglia… ne avessi bisogno… ti aiuterei a guarire, va bene? – Castiel tira all’indietro la spalla, spingendolo lontano. 
- Sto benissimo, grazie. – gli ringhia. Metatron fa un viso impassibile. 
- Ti consiglio di fare attenzione, fratello. Ti ricordo che una volta il Diavolo era il più bello degli angeli…Castiel cerca padre Zachariah in mezzo alla folla per diversi minuti, prima di individuarlo tra alcuni monaci in visita che si avviano cantando verso il cortile esterno. La testa gli pulsa ancora e come il giorno in cui aveva avuto il coraggio di affrontare padre Metatron riguardo le ferite di Dean si sente annegare in mezzo alla gente, in mezzo ai visi che dovrebbero trasmettergli sicurezza. Zachariah indossa una tunica bianca con intrecci dorati e la sua espressione pacata lo riporta nella realtà, quel che basta a impedire a Castiel di piombargli addosso urlando.
- Padre! Padre! – lo chiama. Zachariah si volta e gli sorride.
- Castiel, è sempre un piacere vederti… così giovane e devoto…
- La prego, padre. –gli risponde il ragazzo. – Ho bisogno di parlarle. In privato.Zachariah saluta i monaci con un cenno del capo prima di allontanarsi con Castiel.
- Dimmi, hai forse bisogno di confessarti?
- No… no… - Si difende subito, memore delle affermazioni di Metatron. – Sono solo preoccupato riguardo la sorte del mio allievo, Dean Winchester. - Zachariah annuisce.
- Ti riferisci al campo di cura.
- Esattamente.
- Castiel, tu sei un bravo ragazzo, puro di cuore. Per questo per molto tempo siamo stati restii ad affidarti casi difficili come quello di Dean Winchester. Capisco che per te sia difficile sentirti impotente di fronte al suo peccato e che soffra per le prove che in futuro dovrà affrontare. – Zachariah gli parla sicuro. – Ma devi comprendere e accettare che il peccato è una sua decisione e tu non hai i mezzi per cambiarlo. Anche se so che hai fatto tanto. Ho notato che ha preso a passare molto tempo con una giovane fanciulla dell’oratorio, Anna…
- C-cosa? Q-quella… la ragazza con i capelli rossi? – Il cuore di Castiel comincia a battere più forte, troppo forte, che quasi ha paura che padre Zachariah oda quei battiti veloci e malati. In pochi, lunghissimi secondi, si sente piccolo piccolo, con una gran voglia di lasciar perdere tutto e tutti e chiudersi in camera sua, mentre padre Zachariah, inconscio, continua.
- Sì. Ragazza straordinaria, sempre pronta a eseguire gli ordini. In realtà ha precisato che nel caso di Dean Winchester sarebbe stato addirittura un piacere… - ammicca il prete con un sorriso. Il cuore smette il suo ritmo incalzante e, come se stesse esalando un ultimo respiro, si ferma. O almeno, Castiel non lo sente più mentre lacrime calde gli salgono agli occhi.
- L’ha mandata lei padre? Da Dean?
- Certo. E non è neanche l’unica. – sorride Zachariah. – Hai fatto un buon lavoro.
- Grazie. – riesce solo a sussurrare. Soffoca un singhiozzo e gli si stringe lo stomaco
- Purtroppo… temo non sia sufficiente per attestare la sua guarigione. – Termina Zachariah. Castiel non avrebbe pianto, mai, si ripete. Non deve piangere.
- Era… previsto fin dall’inizio? Che Dea… che il ragazzo andasse al campo di cura?
- Comprendo cosa cerchi di dirmi. – Zachariah si fa affettuoso. – Non è che non avessimo fiducia in te e nelle tue lezioni, Castiel, ma fin da quando ce l’hanno affidato sapevamo che era destinato ad un altro tipo di comunità. Vedi, noi ci occupiamo di ragazzi con vari tipi di problemi. Siamo le ultime barriere prima che finiscano in un riformatorio, un carcere minorile o in altri posti sicuramente meno piacevoli di questo. Ma i ragazzi che hanno il tipo di problema di Dean… difficilmente riusciamo a riportarli sulla buona strada. E di questo la famiglia di Dean era consapevole.
- Quindi non c’è mai stata speranza. Non… esiste altra soluzione. – pronuncia lentamente.
- No, mi dispiace.  
- Mi scusi padre, devo andare. – si congeda frettolosamente. Forse Zachariah lo sta richiamando, ma non riesce a fermarsi. Di che si stupisce? Aveva visto Anna. Poteva immaginare che ce ne fossero altre. Non cambiava niente. Lui e Dean non hanno quel tipo di legame, ora. Ma nonostante tutto, non può fare a meno di chiedersi se lui l’abbia baciata. O peggio. Che cosa abbia provato nel farlo. Se una parte del suo cervello, anche minuscola, si fosse ricordata di lui. Di quando baciava Castiel. Si appoggia a una parete fredda, che lo aiuta a raccogliere le lacrime. E’ inutile, non deve pensarci. Non deve, per il momento. Ha problemi più urgenti. Ha giurato a Dean che lo avrebbe aiutato e c’è solo un’ultima cosa che può fare. Scuote la testa, inspira. Ripensa a padre Metatron. Quanto potrebbe metterci a condividere i suoi sospetti con altri? Quante scelte ha veramente? Una, solo una. La rabbia, quella accesa e terribile e incontrollabile, torna a scorrergli calda nelle vene del corpo.  Improvvisamente si sente manipolato, dalle minacce di Metatron, dai complimenti di Zachariah, da mille altre situazioni, e come se avesse passato l’intera vita a reprimere ciò che provava, buono o cattivo che fosse, per essere il ragazzo diligente che pensava di dover dimostrare di essere. Improvvisamente è stufo. E comprende Dean. Comprende il suo continuo bisogno di tagliare i legami, di ribellarsi a un ruolo che non gli si addice. E capisce perché lo fa. Per essere libero. E prova un amore infinito per Dean, per quella libertà di cui da sempre si è fatto voce. Ma quello è Dean. Lui è Castiel. Il ragazzo diligente. Quello del coro. Quello del suo sogno. Se decidesse di comportarsi da Dean non sarebbe più Castiel, ma un’altra persona, impulsiva, non prevedibile. Qualcuno che non ha mai immaginato o previsto e che lo spaventa. Scuote di nuovo la testa. No. No, si sbaglia. Non è quello il suo sogno. Non è chiudere gli occhi davanti alla violenza, zittirsi quando non è d’accordo. Non è fare del male alle persone nel nome di Dio. E’ l’esatto contrario. Realizzarlo lo sconvolge. Come se tanti tasselli, tanti piccoli dettagli che da tempo non sembravano quadrare, finalmente andassero al loro posto. Ogni volta che si era sentito confuso, ogni volta che si era sentito smarrito, ogni volta che aveva perso il controllo delle sue emozioni. Ogni volta che una voce gli diceva che era sbagliato, che qualcosa non tornava, che non era quello che sembrava, che non era quello che voleva. Ogni volta che aveva amato e pensato che il suo cuore fosse rotto. Tutto prende un senso, in un puzzle che rappresenta bene chi è e chi vuole essere. E non si sorprende che le due persone non coincidano.  Prima di andare all’ingresso, si ferma davanti alla cappella. Lui è lì e lo guarda. E’ nella fiamma della candela, nei visi scolpiti nel legno. Sceglie accuratamente un posto – sempre l’ultimo della terza fila, sulla sinistra - e si siede, attento a non fare rumore. Sono gli unici nella stanza e Castiel è felice così.
- Perdonami. – sussurra. Sa che gli si sta spezzando la voce, ancora. Comincia ad esserne stanco, di cedere alle emozioni. – Perdonami, Padre, perdonami. Se è giusta, proteggi la mia scelta e le persone a cui voglio bene.
   
 
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