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Autore: CthulhuIsMyMuse    14/05/2018    0 recensioni
"Giovanni aveva compreso che il tempo non le aveva cambiate, almeno non fisicamente, ma riusciva a vedere chiaramente i solchi che aveva lasciato nell'anima di ognuna di loro. L'unica cosa che era rimasta identica era la loro dipendenza l'una dall'altra, erano nate insieme, continuavano a vivere insieme e molto probabilmente sarebbero morte insieme e questa immagine azionava la leva della tristezza che era posta accanto al suo cuore."
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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… 

12 agosto, ore 01.30 

La stanza non le era mai particolarmente piaciuta, era spoglia e arredata con quello stile moderno che non era mai stato di suo gradimento inoltre il mobilio aveva colori molto scuri che erano poco rischiarati dalla luce bianca proveniente dalla plafoniera appesa al centro del soffitto il che conferiva all'ambiente un aspetto lugubre. 

Non l'aveva mai vista durante il giorno, quindi non poteva sapere se alla luce del sole potesse avere un altro effetto.  

A volte si era domanda se non fosse il suo umore a far apparire quella stanza così cupa. 

Aveva finito di recuperare i suoi vestiti che erano disseminati disordinatamente all'interno della camera. Alcuni erano stati poggiati sulle poltroncine in pelle nera, altri erano disposti sul pavimento in parquet e qualcosa era riuscito a finire sotto il letto, nella foga di spogliarsi. 

Ora rimanevano solo quelli di lui come soldati reduci di una guerra che, nonostante tutto, avevano vinto e avrebbero continuato a vincere. 

Si rivestì. 

Indossò il perizoma in raso bianco e il bustino abbinato il cui ricamo che lo componeva sembrava un tatuaggio bianco sulla pelle olivastra della donna. 

Quando lo aveva provato si era sentita bella quasi come una di quelle modelle di intimo che svettavano sui cartelloni pubblicitari posti nei centri delle città. Le sollevava il seno verso l'alto e le stringeva i fianchi creando quella forma a clessidra che tanto invidiava nelle altre donne. Aveva passato più e più volte le sue mani sul corpo per paura che fosse solamente un inganno dello specchio. Ma non era così, quella era lei, lo era davvero. 

Ora invece la infastidiva, le bacchette le premevano sui fianchi e il raso le solleticava la pelle ancora umida del sudore dell'amplesso. 

Il filo delle mutande le tagliava la pelle delle natiche e la parte anteriore le irritava la parte più intima ancora infiammata per i rapporti avuti. 

Cercò di nascondere il tutto infilando il vestito a tubino azzurro il cui scollo profondo lasciava intravedere parte di quel complicato intimo che si era permessa di comprare dando fondo ad una cospicua somma di denaro che ancora gravava sul suo conto corrente. 

E pensare che nella sua vita non aveva mai comprato niente di più osé di un reggiseno rosso per capodanno e una maglia con il collo a barca. 

Volse lo sguardo verso la porta del bagno privato e si avvicinò, poggiò la testa sul mogano caldo e chiuse gli occhi. Oltre quella porta c'era la persona per cui aveva iniziato a cambiare. C'era l'uomo per il quale aveva iniziato a perdere un po' di sé stessa. 

Sentiva, ovattato, lo scroscio dell'acqua della doccia e non riuscì a trattenere l'immaginazione. 

Attraverso la condensa che ricopriva i vetri della doccia poteva vedere il suo possente corpo nudo con l'acqua che correva ricalcando le linee perfette della muscolatura allenata e ne fu gelosa.  

Voleva essere quell'acqua e toccare nuovamente quella pelle rovente. Voleva scendere lungo le sue spalle e scavalcarle per scivolare lungo l'ampio torace, magari passando a giocare un poco con i suoi capezzoli e poi ancora giù fino oltre gli addominali scolpiti sino a cingergli la vita sottile per poi sugellare tra le labbra il suo membro eretto. 

«Piccola insaziabile…» una voce profonda e voluttuosa fece capolino nella sua testa. 

Doveva essere stata la sua immaginazione, la cristallizzazione dei suoi stessi pensieri dietro la voce di quell'uomo, la causa primaria della sua disfatta. 

L'aveva sedotta e l'aveva condotta verso la via dell'autodistruzione facendole scoprire i piaceri della carne ai quali era totalmente assuefatta. Aveva così tradito tutte le promesse fatte e infranto tutti i suoi sogni da bambina. Cosa avrebbe pensato il suo fidanzato quando avesse scoperto che non era più illibata? E come avrebbero reagito i suoi genitori? L'avrebbero sicuramente disconosciuta e lei non sarebbe stata più in grado di perdonarsi. 

Chissà se Dio l'avrebbe perdonata, chissà se sarebbe riuscita a fare ammenda dei suoi peccati. 

Prima avrebbe dovuto smettere. Smettere di vederlo, smettere di desiderarlo. Smettere di farsi soggiogare da quel demone del piacere e tornare ad essere la donna di sempre. Quella devota alla famiglia e all'amore puro. 

Le lacrime le irrigarono il volto facendo sciogliere gli ultimi rimasugli di mascara che tracciarono righe nere lungo le guance arrossate di Sara. 

Recuperò le sue scarpe, erano delle open toe laccate di nero con un tacco di 8 centimetri, e la sua borsetta di finta pelle e scappò via certa che, questa volta, si stava lasciando alle spalle per sempre quel vortice peccaminoso entro il quale era stata risucchiata. 

Intanto l’acqua della doccia aveva smesso di scorrere. L’uomo recuperò l’asciugamano e lo strinse alla vita magra. 

Aveva un ghigno soddisfatto dipinto sulle labbra strette, questa ragazza gli stava dando parecchio piacere e non solo a livello fisico.  

Era divertente vederla lottare tra cosa pensava fosse giusto e i desideri della sua carne che si facevano sempre più intensi. Gli esseri umani gli avevano sempre portato grande divertimento, soprattutto quando cadevano nel baratro di ciò che loro consideravano licenzioso. Vederli lottare e fallire era la sua meta principale, ma anche vederli vincere e ritrovare la strada corretta era interessante.  

«Chissà cosa ne sarà di te piccola Sara...» proferì serafico mentre tornava nella stanza. 

Si sdraiò nell'ampio letto matrimoniale e pochi istanti dopo, soddisfatto, cadde in un sonno profondo. 
... 
   
 
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