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Autore: reggina    14/05/2018    3 recensioni
Si dice che i gemelli abbiano un legame misterioso, speciale e invidiabile.
James e Jason , forse incatenati allo stesso destino, imparano da subito di non essere il centro del mondo.
Si guardano le spalle, si proteggono e si difendono l'un l'altro. Sempre.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gemelli, Tachibana/Derrick
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La malattia di James è stata come una pietra precipitata al centro di un tranquillo lago di montagna. L’allentamento della tensione ha un effetto curioso: per circa due settimane lui e Jason non fanno altro che dormire; nessuno dei due riesce a star sveglio dopo le nove di sera e la cosa diverte i loro genitori.

Quella domenica mattina Jason si sveglia di soprassalto per un improvviso rumore in lontananza. Crede sia un tuono.

Al secondo tonfo i suoi sensi si amplificano e il buon profumo di caffè lo ridesta completamente. Non c’è niente che lo faccia sentire più coccolato di alzarsi dal proprio letto e seguire, quasi in uno stato di sonnambulismo, l’inebriante aroma che lo condurrà dritto in quell’angolo di casa dove qualcuno ha provveduto a preparare la moka e metterla sul fuoco al posto suo.

Jimon lo ha preceduto trascinandosi, sbadigliando con due occhi semichiusi che si sono spalancati per la sorpresa.

La cucina è un disastro, in barba alle regole non scritte di Sumire: detergenti sotto il lavello, pentole e padelle nel ripiano più vicino ai fornelli, zona grigia in cui accumulare senza cura particolare i contenitori che usa per conservare i cibi.

Stamattina il lavello è strabordante di piatti da lavare, c’è farina dappertutto e l’aria, calda e carica di profumi fino ad un momento fa, si sta trasformando in puzza di bruciato.

Ci sono due impronte di piedi nudi sulla farina sparsa sul pavimento.

James si stacca dal cellulare e gli sorride inclinando la testa con un cenno leggero.

“Ho trovato il quaderno con le ricette di Jason!”

Spiega quella che più che come una bella iniziativa suona come una minaccia.

“E hai deciso di cucinarci quello?”

La voce è proprio di Jason che entra, lancia un’occhiata scettica al piano cottura, addenta un biscotto e si appresta a versarsi il caffè nella sua tazza personalizzata.

Suo fratello però è più lesto ad afferrare la caffettiera.

“Accomodati! Vuoi un espresso? O forse è meglio una camomilla?”

Li raggiunge anche Sumire, avvolta nella sua morbida vestaglia colorata tutta svolazzante, e sorride raggiante.

“Buongiorno mammina!”

Cinguetta Jamie. È uno spettacolo vederlo con le maniche della camicia arrotolate sopra i gomiti e quel buffo grembiule blu e bianco annodato sui fianchi: sta disponendo su un vassoio fette biscottate spalmate di marmellata, il timer del forno elettrico ticchetta, sul fuoco sobbolle qualcosa di indefinito…

“Buongiorno piccolo!”

Risponde la mamma con voce assonnata baciandolo sulla fronte.

Jason ha sempre avuto la sensazione che se il buongiorno si vede dal mattino allora questa sarà una giornata da ricordare, una di quelle che si cerchiano di rosso sul calendario anche se non accadrà nulla di particolare.

Alla vista di suo fratello così dinamico, pieno di vita, avverte lo stomaco stringersi di piacere. James sembra essersi rimesso completamente in sesto: il suo corpo non è più smunto e la stanchezza, che gli ha segnato il viso per settimane, ha lasciato il posto ad uno sguardo placido.

“Non riuscivo a dormire così ho pensato che la colazione oggi ve la preparavo io!”

La sua energia è esplosiva, contagiosa e infonde bellezza ad ogni suo gesto, ad ogni piccola attenzione.

“Perché non riuscivi a dormire?”

Indaga Jimon con un velo di apprensione.

James si siede vicino a suo fratello, afferra la forchetta e inizia a spezzettare il muffin che ha nel piatto.

“Sono stato felice di svegliarmi all’alba. Ho notato che c’era sole e non tirava vento: si preannunciava una mite giornata d’autunno. Niente di più incantevole, una mattina da manuale. Non riuscivo proprio a restarmene fermo a letto…”


È un caos ma è bellissimo. Le famiglie perfette non esistono ma i Derrick si sono saputi migliorare giorno dopo giorno.

Questi gesti d’affetto aggiunti sono il modo in cui James cerca di ringraziarli senza parole ma sa che non è abbastanza.

Quando all’improvviso il movimento della sua vita ha ricevuto uno stop, come il fermo immagine di un film, è stato proprio quell’alone di amore e sostegno intorno a lui a dargli la forza di accettare quello che gli è caduto addosso, stordendolo.

Tiene tra le mani il suo dolcetto, incide la calotta semisferica e inizia a sbocconcellarlo.

Dice sempre quello che gli passa per la testa ma certi discorsi gli vengono difficili e gli ci vuole un po’ per dar via libera alle emozioni.

“Mi sembra incredibile! Appena un mese fa ero in ospedale a rischiare la pelle e adesso…”

“E adesso la fai rischiare a noi?”

È Jason a venirgli in soccorso, impegnato com’è a dividere con la forchetta un pancake mezzo abbrustolito: uno sgorbietto poco cotto da una parte e troppo dall’altra.

È quella complicità fraterna a dargli il coraggio di proseguire fino in fondo in un discorso che, da quando è uscito dall’ospedale, ha sempre evitato come un tabù.

Respira a fondo e muove lentamente le mani come per accompagnare quelle parole che non può più tenere solo per sé.

“Sono un ragazzo fortunato, nonostante tutto. Fortunato perché ho avuto vicino a me persone che mi hanno dato la forza, fortunato per aver scoperto la malattia in tempo. So che, anche se non c’è più, sono sempre considerato a rischio.

All’inizio sottoporsi a tutti questi controlli sarà pesante ma mi ci abituerò e, in ogni caso, è positivo perché ho la possibilità di sapere subito se c’è qualcosa che non va. Affronterò i prossimi cinque anni, questa fase di follow up , con qualcosa di buono che mi ha lasciato la malattia: adesso sono molto più forte!”

Sono parole così belle, così profonde, che è impossibile anche pensare ad una replica. Vale anche il silenzio di quegli attimi.

L’ottimismo di Jamie è incontenibile, contagioso: non vede il bicchiere mezzo pieno, lui vede il bicchiere pieno anche quando è vuoto e poi finisce per riempirlo.

Jason deve dissimulare la sua grande felicità dietro un attacco di tosse adesso che si intravede un luccichio negli occhi di tutti.

E in quel coinvolgimento emotivo l’ironia è, ancora una volta, la sua arma in più.

“Mi commuovi sai, fratellino? Non è da te usare parole difficili come follow up !”


Felpa con cappuccio, lettore mp3 e in mano quelle scarpe da ginnastica che si è comprato almeno due anni fa senza mai calzarle: è il tardo pomeriggio quando James decide di dedicarsi a quello che sta rimandando da almeno due settimane.

Apre la porta che dà sul giardino e trova Jason a giocare con Kin: non gli ha dato molte attenzioni ultimamente e il cucciolo impazzisce, in una sorta di nascondino, a fiutare e scovare i suoi giochi e il peluche che il ragazzo gli ha nascosto tra le siepi.

“Io vado a fare jogging! Devi scaricare definitivamente tutto lo stress e la tensione negativa accumulati. Venite con me?”

Sumire li osserva dalla finestra della cucina: l’impulsivo e impaziente James litiga con uno dei lacci; il saggio e riflessivo Jason, canottiera, pantaloncini e occhiali da sole tradizionali, è chinato e lentamente, con cura, si annoda la stringa.

È convinta che questa sia stata la medicina più efficace per Jamie, quella in cui si mettono tutto il cuore e l’amore, quella che solo la sua famiglia ha potuto somministrargli.


È autunno ma si sta ancora bene. I due corridori marciano a ritmo sostenuto, in prossimità del parco il fiato diventa nuvolette di vapore fuori dalla bocca.

Sono fuori allenamento e, dopo un po’, i loro muscoli freddi iniziano a tirare. Meglio spostarsi dal vialetto d’asfalto sulla terra: è più morbida e fa meno male!

Nei giorni scorsi ha piovuto e perciò i due fratelli scivolano un po’ sulle foglie e sul fango mentre Kin ci sguazza tutto contento.

Il parco di Akita è una bell’area con alberi, panchine, un curato prato all’inglese e uno specchio d’acqua: c’è chi prende il sole, chi passeggia con il cane al guinzaglio, chi legge comodamente un libro, chi usa impropriamente in fontanile come una piscina…

I gemelli imboccano il vialetto che porta al lago e si fermano alla fontana verde per bere.

“Correre è un assurdo passatempo con cui sfinirsi!”

Ansima Jason, asciugandosi l’acqua e il sudore dalla faccia. James da il via libera a Kin: trascorrerebbe ore a giocare ininterrottamente al parco e ha già fatto amicizia con un bassotto. Probabilmente ha bisogno di sfogarsi anche lui.


“La prossima settimana me ne torno all’università!”

Butta lì come una nota discordante accompagnata da un mezzo sorriso. È tempo di rialzarsi, di riprendere in mano la propria vita e Jason è immensamente fiero di suo fratello.

“Credevo che i tuoi corsi non iniziassero prima di metà ottobre!”

Si appoggia ad una ringhiera e inizia gli esercizi di stretching, simulando disinteresse.

“Anticipo la partenza. C’è l’appartamento da risistemare, la concentrazione nello studio da migliorare…Insomma, voglio imparare ad organizzare il mio tempo!”

L’incubo è finito. È uscito bene dalla malattia perché sono stati bravi i dottori e dal canto suo è cresciuto molto e adesso ha un atteggiamento più consapevole.

Si mette accanto a Jason e lo imita, allungandosi fino a toccarsi la punta dei piedi.

“Non è facile pensare che tutto sia finito e tornare a vivere senza paura!”

Ogni tempesta ha una fine. E ci sono le ultime nuvole da scacciare, gli ultimi effetti collaterali, anche per Jason.

“È stata un’esperienza troppo forte e potente per poter essere dimenticata! Il futuro però non mi spaventa, anzi non vedo l’ora che arrivi per viverlo!”

Con questa mentalità non fallirà qualsiasi cosa gli riservi il futuro perché la sua forza non è stata nel vincere ma nel non arrendersi.

Il cuore di Jason si gonfia di gratitudine, immerge la testa nell’aria e avverte una sensazione particolare: ad un tratto si sente leggero, colmo di uno straordinario entusiasmo.

Scompiglia i capelli a Jamie con una risata.

“Facciamo una gara a chi arriva per primo a casa?”

Testa dritta, braccia ad angolo retto, James lo brucia sul tempo e scatta in avanti.

“Correre Jay! Muoviti schiappa!”

Quella gioia per lo sport che condividono da sempre è risvegliata. Anche Kin percepisce che è tempo di tornare a casa e si avvicina a fiutare il padrone per la loro corsa insieme a sei zampe.

“Ehi non dobbiamo mica correre la maratona di New York!”

Jason è esausto: stare dietro a suo fratello oggi è sfiancante. Se continua così gli ci vorrà la rianimazione!

Poi decide di rallentare, senza badare alla distanza, alla velocità, al terreno: correre oggi è libertà, pura e semplice.

È un po’ come ripartire. Riannodare il filo da dove il destino lo aveva interrotto.

   
 
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