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Autore: mughetto nella neve    15/05/2018    3 recensioni
"[...]Forse non dovrebbe trovarsi lì. Forse dovrebbe cercare gli altri ragazzi in giro per Asgard e sforzarsi di fare amicizia. Suo fratello insiste tanto su questo punto. Se si concentra abbastanza può quasi sentire la sua voce grossa e gentile ricordargli che non deve avere paura di avvicinarsi agli altri, che alla sua età fa bene giocare e che tutti quei libri sulla magia non spariscono se si allontana.
Potrebbe rispondere con un’obiezione ad ognuna di quelle affermazioni; ma, non ha mai la forza di contraddirlo. Ad onor del vero, un po’ si vergogna di confessargli del suo scarso successo tra i suoi coetanei.
[...]"
[ WhatIf!Endgame | future!fic | Thor & Kid!Loki ]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Loki, Thor
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Autore: mughetto nella neve
Fandom: The Avengers
Personaggi: Thor Odinson, Loki Laufeyson; [citati] Valchiria, Sif, Jane Foster
Generi: Generale, Introspettivo
Avvertimenti: future!fic, OOC, spoiler, what-if
Note: Se non avete visto Infinity War, fareste meglio ad andare a vederlo, tornare qui e lasciare un commento. La seguente storia presenta dei minimi spoiler circa la trama ed è ambientata dopo il seguente film. In questa Loki viene resuscitato da Thor; ma, a conti fatti, si può dire che sia semplicemente rinato poiché è un bambino e non ha alcun ricordo della vita precedente. Buona lettura!


 


 


 

Mio fratello sta lontano e gli manco
ma poi ritorna e lo stanco


 


 


 

Il primo pomeriggio è un’autentica maledizione ad Asgard.

Fa talmente caldo che gli risulta difficile perfino respirare. Il più delle volte sta sdraiato sul pavimento della sua stanza, ad osservare il soffitto e a rigirarsi pigro tra i cuscini; altrimenti sgattaiola per il palazzo alla ricerca di un posto più fresco in cui rintanarsi a leggere.

Recentemente ha trovato una stanza di suo gradimento e all’ozio ha cominciato a preferire una lunga lettura.

La camera in questione è situata nella zona ovest del palazzo ed è totalmente immersa nella penombra. È in marmo, come lo sono le altre stanze del palazzo; ma, a differenze di queste, dato che la luce calda del sole non la colpisce direttamente, gode di un pavimento fresco sul quale è solito ormai spargere i propri libri.

Ha ormai preso l’abitudine di recarvisi appena ha terminato il pranzo e vi esce solo quando il sole è ormai prossimo al tramonto.

Ha scoperto che gli piace il silenzio e che lo preferisce alla compagnia dei suoi coetanei. A molti di loro non garba leggere e, quando lo hanno sentito parlare di Seiðr, sono scoppiati a ridere e gli hanno dato della ‘femmina’. A ripensarci adesso forse avrebbe dovuto dare retta alla voce nella sua testa che lo consigliava di trasformarli in rospi; certamente sarebbe stato più divertente che malmenarsi nella sabbia fino all’arrivo di Valchiria.

Loki alza la testa dall’ennesimo manuale sulla trasfigurazione corporea e, con espressione cupa, si guarda attorno. Forse non dovrebbe trovarsi lì. Forse dovrebbe cercare gli altri ragazzi in giro per Asgard e sforzarsi di fare amicizia. Suo fratello insiste tanto su questo punto. Se si concentra abbastanza può quasi sentire la sua voce grossa e gentile ricordargli che non deve avere paura di avvicinarsi agli altri, che alla sua età fa bene giocare e che tutti quei libri sulla magia non spariscono se si allontana.

Potrebbe rispondere con un’obiezione ad ognuna di quelle affermazioni; ma, non ha mai la forza di contraddirlo. Ad onor del vero, un po’ si vergogna di confessargli del suo scarso successo tra i suoi coetanei.

Rispetto a loro è sempre troppo basso o troppo magro. Perfino le ragazze sono più muscolose di lui e sono capaci di disarmarlo dopo qualche lezione con Sif. Una volta ha provato a vincere la loro simpatia trasformando un sasso in un pallone da basket; ma, nel farlo, ha incontrato solo diffusa ignoranza sugli sport di Midgard e lo sguardo perplesso di qualche asgardiano più grande che pareva stordito dal suo cercare di integrarsi.

Non piace molto agli adulti. Appena fa un passo fuori dal palazzo, si crea attorno a lui un silenzio pesante e teso; la gente non smette di guardarlo, bisbiglia il suo nome e cerca di non avvicinarsi troppo. Inizialmente neanche Sif voleva avere a che fare con lui, ripetendo a suo fratello che era inutile e pericoloso insegnargli l’arte della guerra.

È possibile stare antipatici ad adulti e bambini? Sono due categorie così diverse e distanti. Se si sta simpatici ad una, non lo si è per l’altra. È raro farsi odiare da entrambi; così come lo è farsi amare. Loki, forse, è dotato in questo. Ha un super-potere, alla Spiderman maniera. Sa come attirarsi l’odio della gente e in questo non ha eguali. Ciò spiegherebbe anche perché è così portato negli scherzi e nelle burle. Suo fratello una volta ci ha scherzato su, dicendo a Sif che Loki “sarà pur il Dio dell’Inganno, ma sa come divertirsi e far divertire”.

Forse si riferiva a questo suo talento. Magari questo deve fare: invece che perdere tempo a fare a botte con ragazzi del volgo, dovrebbe cercare di affinare la sua arte per il bene di Asgard. Questo potrebbe essere il suo compito e dovrebbe cercare di svolgerlo al meglio, come tutti sono soliti fare all’interno delle mura della città.

Suo fratello, però, vuole che stringa amicizia e che giochi e si diverta come un qualsiasi ragazzo.

È per questo che vive, gli ha detto una volta. “Loki”, ha detto,“Tu non sei qui per portare discordia o malefatte. Sei qui perché sei il mio caro fratello e perché non potrei mai affrontare nulla di tutto questo senza di te”. Quindi … è lì per fare compagnia a suo fratello? È questo il suo compito?

Magari era la sua missione anche in passato e l’ha svolta così male che ha finito col morire. Loki sa ben poco del sé stesso passato. (Fa bene a chiamarlo così? Come dovrebbe chiamarlo? ‘Il Loki prima di me’? ‘Il Primo Loki’? Bah. Non ci capisce un granché). Suo fratello gli racconta qualche storia ogni tanto: di come hanno catturato capre, sconfitto giganti e viaggiato di pianeta in pianeta. Cose che Loki non ha mai fatto in questa vita e che probabilmente non farà mai perché le capre gli fanno schifo e non esistono giganti sulla Terra. A ben guardare si tratta di racconti di una gioventù che Loki sta ancora vivendo e che, invece, suo fratello ha già vissuto e non può riviverla con lui.

A che pro allora giocare a fare il bambino se è l’unico dei due ad esserlo? Non potrebbe fare l’adulto e seguirlo nelle sue avventure come invece fa spesso Valchiria? Sarebbe più divertente e certamente sarebbe più utile.

« Hai di nuovo colorato i capelli alla povera Lady Vár »

La voce di suo fratello lo coglie di sorpresa. Spalanca gli occhi, ma ha i nervi abbastanza saldi per fermare le sue spalle dall’alzarsi e forzare il suo corpo in una posizione falsamente rilassata. Le dita della mano destra restano all’angolo della pagina, ma si stringono appena di più.

È già tornato? Il suo primo impulso è quello di alzarsi e di correre da lui – come era solito fare fino a pochi anni prima – ma ormai è grande per simili smancerie; inoltre, suo fratello ha tirato fuori la faccenda di Vár, quindi farebbe bene a tenersi a distanza e preparare una scusa abbastanza credibile da propinargli.

A ben guardare ha diverse opzioni: può negare tutto e dire che lo hanno incastrato, può inventare che la donna ha parlato male di lui e che si è vendicato o addirittura dire che lo ha fatto per puro intento goliardico. Il che è un po’ vero.

« Può essere » borbotta girando la pagina. Cerca di fare il vago. Se si mantiene sul generico ed è abbastanza bravo, suo fratello può dubitare della versione datagli e può scappare ai suoi rimproveri.

Suo fratello gli si avvicina e Loki si tende un poco. Con la coda dell’occhio lo osserva piegarsi e raccogliere una copia del suo libro preferito. Emette un verso roco nel rialzarsi, come se facesse fatica. Forse è stanco. Sarà passato da Lady Eir per rimettere in sesto il suo corpo?

« Non era una domanda. So che sei stato tu. »

Loki ferma la sua lettura e lentamente chiude il volume. Aspetta che il fratello continui nel suo rimprovero, ma è solo silenzio ciò che si scopre ad ascoltare. Volge lo sguardo alla figura dell’uomo che continua a sfogliare distrattamente le pagine del suo volume sulla storia del Seiðr.

Gli rivolge un sorriso furbo e prende a muovere avanti ed indietro le gambe, quasi stesse giocando assieme a lui la solita partita ad Hnefatafl dopo cena: « E tu hai abbandonato i Vendicatori e sei venuto qui di corsa solo per sgridarmi? Semplicemente straordinario, fratello! Tu sì che sei un tutore diligente! »

Thor alza leggermente un sopracciglio e chiude il volume con il solo ausilio di una mano. Si è disfatto del suo mantello, ma porta ancora gli abiti con cui è partito. Non è passato dalle sue stanze, dunque.

« Ad onor del vero, mi è stata comunicata la tua ennesima malefatta appena varcate le mura » comunica passandosi la mano sulla barba. Loki la osserva con interesse, cercando di capire da quanti giorni non se la sia fatta. Probabilmente Valchiria ci farà umorismo sopra e Sif lo rimprovererà per l’aspetto trasandato. Dovrebbe dirgli di sistemarla prima che simile scenario si realizzi; ma, al momento, sta ragionando su come il fratello sia effettivamente appena tornato e di come le notizie delle sue quotidiane avventure lo abbiano raggiunto solo una volta entrato ad Asgard.

La cosa un po’ lo rattrista.

Quasi gli manca il breve periodo che ha passato a Londra con Jane Foster, dove bastava il minimo scherzo per far precipitare il fratello da lui. Perché lo aveva mandato lì, poi? Ah, si. Era stato per via di quello strano midgardiano che si era messo in testa che Asgard fosse una minaccia per lui e per il mercato del lavoro e, unitosi ad altri malati come lui, aveva deciso di servirsi di armi ricavate dal precedente conflitto ed usarla contro il suo popolo. Che brutti mesi. Jane lo costringeva a frequentare una scuola privata e a seguirla in noiosi congressi sull’astrofisica. L’unica gioia era la televisione e i dolciumi che Miðgard aveva da offrire.

« Ti sono mancato? »

La voce di Thor lo richiama da i suoi pensieri e gli fa alzare di nuovo il viso verso di lui. La sua bocca si storce in uno strano sorriso: « Come la lebbra »

« Loki » Le intenzioni di Thor vorrebbero essere quelle di rimprovero; ma il tono di voce è dolce, tanto da sembrare il tutto una sorta di preghiera. Loki si scopre a sospirare frustrato, come se l’altro lo avesse appena trovato nel suo nascondiglio; allunga le braccia e le gambe e si stende completamente sul pavimento, con la faccia rivolta verso il basso. Thor sta certamente sogghignando. « Non ci sarebbe nulla di male se ti fossi mancato »

Fa una leggera smorfia, fingendosi disgustato per simile frase. Suo fratello, però, non accenna a dissimulare la sua espressione di sincero interessamento. Rilassa, quindi, le spalle ed esita qualche istante in più nel rispondergli. Non gli va di parlare di come ha passato gli ultimi giorni, non gli va di dirgli dei rimproveri di Sif o dei sussurri della servitù quando lo vedono passare, di come abbia fatto a botte con quei ragazzi e di come Eir si sia lamentato dei suoi movimenti troppo sciatti nel controllare l’acqua.

Preferisce prendere la strada più facile e divertente, quella del sarcasmo.

Inizia, quindi, a contorcersi ed appoggia una mano sulla fronte con fare teatrale. Il suo torso si alza e la sua espressione si fa falsamente sofferta: « Oh, fratello mio! Mi sei mancato così tanto che, per colmare il dolore dato dalla tua assenza, ho fatto amicizia con miei coetanei discretamente più intelligenti di te e certamente più presenti! Potrai mai perdonarmi per questo gesto egoistico? »

Thor sbatte le ciglia un paio di volte come in attesa che il cervello rielabori quanto detto. Scoppia poi in una breve risata, così profonda e virile da mettere quasi in soggezione il più piccolo che presto toglie la mano dalla fronte e lo osserva in attesa di un verdetto.

Lo osserva sogghignare, con le guance improvvisamente rosse. Sembra sinceramente divertito da quella affermazione e Loki quasi non può credere che qualcosa di così stupido e recitato male diverta il PadreTutto.

Forse l’altro è così stanco da non capire più cosa sia divertente e cosa no. Si ripromette di spiegarglielo una di quelle sere, quando sarà certo che il fratello si sarà riposato abbastanza.

« Sono contento ti sia fatto finalmente degli amici qui! » racconta l’uomo sedendosi sul pavimento proprio davanti a lui. I suoi movimenti sono grossolani vittime di una stanchezza accumulata durante quei giorni. « Ammetto di essere stato preoccupato: temevo rimanessi solo in mia assenza; ma, a quanto pare, le mie paure si sono rivelate infondate. Meglio così. E, dunque, con chi altri avresti fatto amicizia oltre a quella ragazza – come si chiama? Lahela? No! Lara? Líf? »

Loki sbuffa ed osserva il fratello con improvvisa stanchezza, quasi quella conversazione lo avesse già stancato: « Leah »

Thor gli rivolge un sorriso così luminoso che a Loki risulta difficile tenergli il broncio. Vorrebbe arrabbiarsi con lui, alle volte, e magari urlargli che non lo sta mai a sentire e che non serve a niente raccontargli qualcosa se poi se le scorda; ma è praticamente impossibile portargli rancore. Suo fratello è gentile e affettuoso, forse è l’unico ad Asgard ad amarlo realmente. Quando lo ha riportato in vita, in molti gli si sono schierati contro; ma lui non ha mai ponderato l’idea di abbandonarlo o tenerlo relegato da qualche parte.

Ma non è questo il momento giusto per pensarci, al momento deve di inventare la giusta storia da propinare al fratello. Dire che ha stretto amicizia con gli altri ragazzi è stata una pessima idea. Oltre che essere poco credibile, lo ha esposto ad ulteriori attenzioni e a chiacchiere su un argomento che non maneggia con bravura. Loki è bravo a mentire ma, a parere del fratello, ne ha molta di strada da fare prima di tornare ad essere un grande bugiardo.

« Non vuoi raccontarmi? » domanda, d’improvviso, Thor facendo tornare vivo il discorso. È dannatamente interessato. Loki ha paura che, nel cercare di cambiare argomento, questi possa rendersi conto della sua bugia e che possa tornare a ripetere quanto sia sbagliata la solitudine e questa auto-imposta reclusione nel palazzo. Preferisce stare in silenzio, a capo chino, vagamente innervosito da questo essere finito all’angolo. Suo fratello si lascia andare ad un lungo sospiro e prende poi ad accarezzargli la testa. « Perché non mi dici come hai passato questi ultimi giorni? Lady Eir è andata avanti con le sue lezioni? Cosa ti ha insegnato di interessante? »

In precedenza, ha risposto di buon grado a quelle domande. Quando Thor torna dalle sue avventure, è stanco e porta nuovi cicatrici, ma – invece che recarsi dalla sua insegnante per farsi curare – lo raggiunge ed insiste a recuperare il tempo passato separati. Solitamente sono nella sua stanza, Thor si appropria del suo letto e ignora le lamentele del più piccolo che reclama offeso la sua proprietà. Giocano, quasi fossero due cuccioli intenti a contendersi la tana, e parlano per ore di ciò che hanno fatto nei giorni precedenti. Suo fratello è sempre interessato ai suoi progressi nel padroneggiare il Seiðr e liquida in poche parole le sue imprese, scherzandoci su, ricostruendo i combattimenti con lui.

Il più delle volte gli piace passare il tempo in quella maniera; sta così bene che riesce quasi a dimenticarsi di quanto abbia sentito la sua mancanza e quanto gli sia pesato non vederlo in giro per il palazzo.

Continua a sentire la mano dell’uomo accarezzargli la testa e la trova improvvisamente fastidiosa. Non è dell’umore giusto per scherzare, è ancora nervoso per il suo fallimento nel circuire il più grande. Non sa neanche mentire, si dice, almeno quello prima di lui sapeva farlo e gli veniva anche abbastanza bene. Forse Thor si ostina a non volerlo con sé perché sa di quanto scarso sia diventato.

Si ritrae, improvvisamente nervoso.

« Se ti interessa così tanto la mia giornata perché non te ne resti qui e la osservi tu stesso? » commenta con voce improvvisamente tagliante, mentre cerca di imporre un minimo di distanza tra i due. « Non credo la tua presenza sia indispensabile ai Vendicatori. Se la cavano benissimo da soli! Morgan mi ha detto che suo padre ha in programma un nuovo upgrade per la sua armatura e che Scarlett Witch è praticamente invincibile. Esattamente tu cosa vai a fare lì? A inneggiare alla rissa e applaudire a impresa finita? »

Le braccia di Thor lo circondano e lo sollevano dal proprio posto, portandolo contro il suo petto e stringendolo con forza a sé. Loki si irrigidisce, alzando le spalle e stringendo le braccia al petto, quasi avesse paura di finire stritolato in quella stretta.

Un po’ è sorpreso da questo slancio d’affetto. Si scopre a trattenere in attesa che il più grande lo rilasci. Solo che passa un minuto, poi due, poi tre e tutto quello Loki avverte è il calore del corpo di Thor e la voce di una ancella che chiama una certa Móða nel cortile interno del palazzo.

« Togliti. Mi fai caldo. » si lamenta, cominciando a contorcersi nella presa. L’uomo è così caldo da ricordare la stufa che Jane era solita piazzare al centro del salotto durante l’inverno. Solo che è estate ad Asgard ed il suo situarsi nello stato dell’Oklahoma rende ancora più fastidiosa quella stretta agli occhi di Loki.

Si lascia andare ad un gemito strozzato, sperando che questo possa convincere l’altro a lasciarlo andare. Thor, però, gli si stringe: « Mi dispiace se ti ho fatto stare male »

« Non sono stato male » si affretta a negare, sempre più a disagio in quella stretta così affettuosa. Vorrebbe forzare la situazione, trasformandosi in una serpe e sgusciando via; ma così facendo lascerebbe a se stesso il fratello ed ha paura che questo lo possa far soffrire più del dovuto.

Thor ci soffre un sacco quando lo tratta male. Solitamente mette su una faccia talmente sofferente e dispiaciuta che Loki è costretto a fare marcia indietro e scusarsi, sebbene sia ancora stizzito.

Sente la mano del più grande accarezzargli la testa: « Mi dispiace se ti ho fatto sentire solo »

« Non mi sono sentito solo » gli risponde con voce vagamente più calma. Prende un lungo sospiro. Deve farlo davvero stare molto male se si scusa per cose del genere. A Loki piace stare in una posizione di potere: gli piace quando vince, quando riesce a rispondere per le rime, quando riesce nelle sue magie e riesce a farla franca nei suoi scherzi. Non gli piace, però, quando Thor sta così male. « Forse un po’, ma c’era Leah con me. E Sif. E Valchiria. Non te ne devi fare una colpa. »

Torna il silenzio.

Accosta la sua testa contro il petto del più grande. Il suo cuore pulsa a battiti regolari, ma è leggermente più veloce rispetto al suo. Loki chiude gli occhi e ragiona sul fatto che quello sia stato probabilmente il primo suono che gli è arrivato all’orecchio, dato la prima cosa che ha fatto Thor quando lo ha riavuto con sé è stato stringerlo a sé.

Ha un ché di poetico.

« Io non voglio mai andarmene, Loki. Passerei con te le mie intere giornate. Ti ascolterei leggere, ti allenerei nella spada personalmente e ti racconterei di nostra madre e di nostro padre … non vorrei mai lasciarti qui, da solo »

La mancanza di genitori non gli è mai pesata troppo. È cresciuto con Thor, il primo viso che ha visto è stato lui, così come il primo nome pronunciato. Thor è padre, madre, fratello. Ha tutto in sé e, forse, è anche per questo che lo chiamano PadreTutto. Certo, gli piace quando l’uomo racconta di Frigga e di Odino, di com’era prima Asgard, dei Tre Guerrieri e di tutte le loro grandi imprese; ma questi sono tempi che Loki non ha mai vissuto e che mai gli apparterranno. La sua vita è lì, su Asgard, un pezzo di terra che lievita sopra lo stato dell’Oklahoma.

Non c’è il Bifrost, non c’è una cripta piena di tesori né una biblioteca millenaria da cui attingere – di quest’ultima cosa un po’ se ne dispiace – solo gente che ama forgiare asce, donne dalle brillanti armature e mele dorate che crescono nel rigoglioso giardino di Iðunn.

« Perché te ne vai, allora? » si scopre a domandare mentre mantiene gli occhi chiusi contro il petto.

La stretta di Thor si fa più stretta e disperata, come se stesse cercando di trasmettere le proprie emozioni e pensieri tramite essa: « Perché, fratello mio, ho dei doveri verso Midgard ed i suoi abitanti. Nel momento del bisogno loro ci hanno offerto ospitalità e aiuto, ci sono stati per noi ed io voglio esserci per loro »

Ha senso. Lui non c’era quando il Presidente degli Stati Uniti ha acconsentito per Asgard – o meglio, c’era, ma era un neonato che piangeva di continuo quindi la sua esperienza non conta un granché – quindi non può sapere quanto sia potuto essere difficile costruire una città dal nulla e rimettere insieme un popolo ancora temprato dalla guerra e dalla perdita della precedente casa. Suppone che sia stato faticoso ed avvilente ricominciare da zero e si sente quasi in colpa per non aver potuto fare niente per suo fratello.

Potrebbe essergli utile adesso, però: « Perché non posso venire con te? Ti potrei aiutare, lo sai »

Thor scuote il capo. Loki lo avverte e questo un poco lo fa indispettire. Apre gli occhi e osserva le forti braccia dell’uomo che continuano a tenerlo a sé. Le cicatrici alle braccia sembrano essere aumentate dall’ultima volta, dovrebbe tornare a contarle ed appuntare il nuovo numero.

La voce di Thor riecheggia nel proprio sterno: « Sei così giovane, Loki. È ancora presto. »

« Ma Spiderman c’era quando avete preso a calci in culo Thanos! E lui aveva quindici anni! » grida improvvisamente, liberandosi dalla presa e balzando in piedi davanti al fratello. Thor non sembra troppo sconvolto da simile iniziativa, resta un attimo con le braccia aperte ma poi torna a tenerle sul gomito.

« Tu ne hai undici » lo sente correggere. Loki assume un’espressione stufa: come se non sapesse quanti ha. Thor incrocia le braccia al petto sforzandosi ad assumere un’espressione più dura ed autoritaria: « E queste parole non ti si addicano. Chi te le ha insegnate? Il giovane Stark? »

« Scherzi? Se a Morgan scappa una parolaccia, sua madre è capace di richiamare le bestie del Ragnarok » chiarisce con voce ferma, salvo poi scrollare le spalle con un’espressione vagamente imbarazzata nel citare la madre dell’unico amico midgardiano riuscitosi a fare. La Signora Stark sarebbe senza dubbio capace di iniziare una Apocalisse nel nome di suo figlio. « È stata Valchiria »

Thor si prende qualche istante per riflettere, salvo poi sorridere e lasciarsi andare ad una breve risata. Loki lo osserva vuole credere che basti quello per far tornare il buonumore al fratello.

Si guarda intorno. Che ore saranno? Fa ancora troppo caldo per uscire in giardino e la sua stanza sarà ancora immersa nella luce solare. Forse dovrebbe rifugiarsi negli appartamenti del fratello, dovrebbero essere più freschi e sicuramente saranno stati già sistemati per il suo ritorno. Può aspettarlo lì mentre Thor va a controllare le sue ferite da Eir.

Suona tremendamente noioso come programma, però.

« Stavo pensando » si scopre a ragionare ad alta voce, attirando immediatamente l’attenzione del più grande. Thor smette di massaggiarsi il polso ed alza lo sguardo su di lui. « Perché non andiamo in cucina e prendiamo i dolci della vecchia Rinda? So per certo che li ha sfornati qualche ora fa. Saranno ancora caldi. »

Suo fratello alza un sopracciglio, scettico: « Mi stai proponendo di rubare alla cuoca di palazzo? »

Loki scuote le spalle con sufficienza, fingendo di aver messo in conto il rifiuto. La sua espressione si storce in una di vaga sufficienza, quasi fosse deluso da simile risposta ma non se ne facesse una colpa. Gli piace esagerare le sue espressioni facciali, fingersi più teatrale del solito; sa di essere divertente e gli piace l’effetto che sortisce sul fratello. Ma, ancora di più, gli piace stuzzicarlo.

« Se non hai fegato puoi restare qui. In fondo, sei appena tornato ed hai una certa età. Non posso pretendere troppo! » commenta con voce pregna di sarcasmo, stringendo lo sguardo in direzione del fratello in attesa di una reazione. Thor sbatte semplicemente le sopracciglia. Loki rotea gli occhi, deluso. « Ma non aspettarti che, a furto finito, te ne dia uno! »

Si piega sul pavimento e si affretta a recuperare i propri libri. Prima trasfigurazione, poi storia del Seiðr, si sporge sulla destra per recuperare l’altro; ma Thor glielo sta già porgendo con un sorriso leggero in volto. Prende il volume e li sistema uno sopra l’altro.

« Sarebbe crudele da parte tua lasciarmi solo ed affamato » riprende il discorso l’adulto, alzandosi dal pavimento con velocità.

Loki mostra un sorriso storto: « Sarebbe da me? »

« Non penso » commenta Thor, passando ancora la mano tra i suoi capelli. « Non più, almeno »

Nel giardino interno, l’ancella ha smesso di chiamare la certa Móða. Forse l’ha trovata. Forse è andata a cercarla altrove. Loki spera che non venga a curiosare lì perché quella stanza è ormai il suo nascondiglio e solo Thor ha il permesso di entrarvi.

Mostra un sorriso: « Allora, te ne offrirei uno. Forse due. »

« Oppure potrei darti una mano a prenderli e avere diritto alla metà »

« Oppure potresti darmi una mano a prenderli e avere diritto alla metà, si »

Si guardano e si allontanano, chiudendo la stanza vuota alle loro spalle.


 


 


 

~Il Mughetto dice~

Che parto ‘sta shot. Speravo di liquidare il tutto in 500 parole ed invece no. Non è neanche un lavoro troppo lungo per i miei standard, ma – Dio! Che fatica.

Si vede che non sono più abituata. O forse dipende dal fatto che questa è la prima volta che scrivo di Thor e Loki. Vallo a capire. Fatto sta che mi sono presa un sacco di libertà nel ritrarli, ma spero vivamente non me ne farete una colpa. Anche perché, l’avvertimento OOC sta lì apposta. Credo che il mio più grande dubbio sia Thor, perché almeno Loki può giocarsi la carta dell’avere undici anni ed avere tutto il diritto di essere lo stereotipo del bambino rompicazzo. Fatto sta che mi farebbe un sacco piacere sapere cosa ne pensate.

Detto questo, due parole sul contesto di questa shot.

Allora, anzitutto va detto che è ambientata molto in avanti rispetto agli eventi di Infinity War. Ho voluto lasciare la vicenda volutamente fumosa perché, non avendo idea di come i fratelli Russo risolveranno questo genocidio, non volevo lasciarmi andare a teorie. Fatto sta che in questa shot, Thor ha avuto la brillante idea di riportare in vita il fratello e ora se lo cresce felice e lieto ad Asgard. Assieme a lui, ci sono Valchiria (che penso sia canonicamente sopravvissuta allo *snap!* di Thanos), Sif (di cui non mi frega un cazzo di ciò che dicE IL CANON! LEI VIVRÁ!) e un sacco di divinità minori di cui non mi sono fatta problemi ad accennare.

Il personaggio di Leah esiste nei fumetti, ma ho preferito renderla una semplice asgardiana. Qui è, per l’appunto, una bambina con cui Loki riesce a fare amicizia nonostante abbia un carattere paragonabile ad una dinamite accesa nel culo di qualcuno.

Il situarsi di Asgard sopra lo stato dell’Oklahoma è una citazione ai fumetti di Straczynski.

Morgan Stark non esiste ancora nell’MCU; ma, ammetto che quando Tony ha parlato di desiderare un figlio durante Infinity War, la mia mente ha cominciato a vagare e ad immaginare una possibile prole della Pepperony. Non ho molti headcanon su di lui, ma tra questi spicca Steve Rogers che non vedeva l’ora di essere lo zio di qualcuno e l’amicizia della suddetta creatura con un redivivo Loki.

Ho citato anche Jane Foster perché quel pg è rimasto nel mio cuore e mi piace troppo l’idea che anche lei cresce Loki per un breve periodo. Non ho citato Korg e gli altri gladiatori perché, ad onor del vero, non sapevo davvero come piazzarli quindi – almeno per me – se ne sono tornati ognuno a casetta propria.

Detto questo, grazie per la lettura e lasciate una recensione!

  
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