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Autore: Fuffy91    04/07/2009    13 recensioni
“ Hai freddo?” Gli chiesi, preoccupata. In risposta, lui rise leggero e roco. “ Nessie, io non ho mai freddo. Te ne sei dimenticata?” “ Ah, già.” Dissi, unendomi alla sua risata. “ Ma allora, perché stai tremando?” Gli domandai allora, continuando ad accarezzargli con le dita il petto, per poi risalire lungo il collo e ridiscendere per ricominciare daccapo. Lui chiuse gli occhi e serrò le mascelle ispirando a quelle carezze, e in quel momento avvertii i suoi muscoli guizzare sotto il mio tocco e il suo cuore battere come in preda a un morso di tarantola.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sussurri e sospiri d'amore

“ Secondo te, devo mettere questo…”

Dissi, sollevando la stampella che sorreggeva un vestitino azzurro con fantasie bianche e brillantinate, con stras a contornare i disegni e gli arabeschi.

“ …o questo?”

Dissi sollevando un’altra stampella con una camicia a maniche corte a sbuffo color acqua marina con abbinata una gonna verde  spaghettata con chiusura laterale a bottoni a forma di farfalla, un modello di Chanel che zia Alice mi aveva regalato la sera prima, di ritorno ad un pomeriggio di shopping sfrenato con zio Jasper.

Il lupo con il pelo ramato che sedeva comodamente sul mio letto a baldacchino, mi guardò scodinzolante come un cagnolino che aspetta che il suo padrone gli lanci il suo osso da un momento all’altro, inclinando la testa da un lato, con la lingua penzoloni e sbattendo gli occhi neri e profondi.

Poi, con un balzo agile e veloce, scese dal materasso ricoperto da un leggero lenzuolo rosa carne, facendo cigolare di poco le molle per il suo peso, e si avvicinò silenziosamente verso di me, tendendo il muso verso il completino camicia-gonna di Chanel.

Alzai un sopracciglio scettica, storcendo le labbra in una smorfia poco convinta, guardando prima il completo e poi il lupo sorridente dagli occhi dolci ai miei piedi.

“ Ti piace questo?”

Dissi, alzando di poco la sua stampella e osservando il grosso lupo annuire convinto, ancora sorridente.

Scrollai le spalle, ricambiando il sorriso:

“ Se lo dici tu, allora mi fido.”

Ululò contento della mia affermazione, stiracchiandosi la schiena sul pavimento.

Risi a quella scena, mentre rimettevo il completo prescelto nella cabina armadio, per poi correre sul letto e gettarmi contenta su di esso, chiudendo gli occhi sospirando, godendomi pienamente quel dolce momento di puro rilassamento della mente e dei sensi.

Nonostante il piacevole intorpidimento, avvertii le zampe del lupo arrampicarsi sul materasso con un altro balzo deciso, per poi girare su se stesso e distendersi accanto a me, a pancia in giù e con la testa a pochi centimetri dalla mia, tanto che potevo sentire il suo respiro caldo accarezzarmi i capelli come una folata di vento estivo, trascinata dal mare.

Sorrisi a fior di labbra e aprii gli occhi, rigirandomi verso di lui, sostenendo la mia testa con un braccio puntellato sul morbido materasso.

“ Vedrai, sarà una festa bellissima. Inviterò tutti i miei compagni di scuola, gli amici di La Push e, ovviamente, ci saranno anche tutti i membri della famiglia Cullen, nessun escluso.”

Lui alzò un angolo della larga bocca, in segno di comprensione e compiacimento, ma anche di una certa malinconia.

Sollevai una mano e gli accarezzai il pelo ispido del capo, grattandogli le orecchie appuntite e sempre vigili e contornandogli la lunga linea del muso gentile con le dita. Chiuse gli occhi in un moto di adorazione, mugugnando soddisfatto ad ogni mio più piccolo sfioramento.

“ Ci sarai anche tu, vero, Jacob?”

Lui aprì di scatto gli occhi scuri, facendo scivolare la mia mano davanti al suo naso, cominciando a leccarne il palmo frettoloso e contento, come dimostrava anche il movimento involontario della sua lunga coda.

Risi, presa da un formicolio improvviso alla mano. Solletico.

“ è un si?”

Gli chiesi, mentre mi saltava addosso, senza schiacciarmi, e mi leccava il viso e le mani con cui cercavo di allontanarlo o per lo meno difendermi, mentre le risate continuavano a fuoriuscire incontrollate dalla mia gola.

“ è un si?”

Ripetei ancora più forte, mentre lui continuavano a leccarmi, ora anche sulle orecchie. Lì decisi di scostarlo. Lo guardai mentre sorrideva con la lingua penzoloni. Si, era decisamente un si.

“ D’accordo…d’accordo, Jake, ora basta.”

Dissi, poco convinta e ancora ridente. Ma lui si distaccò, ululando felice e pretendendo le mie carezze, che subito gli concessi, facendogli il solletico sulla pancia e accarezzandogli il collo e la testa, riprendendomi la mia rivincita.

“ Però dovrai ballare con me, tutta la sera.”

Dissi perentoria, accarezzandogli il petto, il suo punto debole. Infatti socchiuse gli occhi e mugolò deliziato, alzando la testa e leccandomi la spalla in segno di gratitudine.

“ Oh, basta leccate, Jake!”

Gli intimai, riportandolo a distendersi sul letto.

Ma lui, quasi di mala voglia, decise di alzarsi e raggiungendo la porta socchiusa con tre balzi, mi guardò con uno sguardo luccicante e divertito, prima di ammiccare, scostare la porta con un gesto secco della zampa e correre giù per le scale.

Sorrisi. Mi aveva lanciato una sfida e ricambiando inconsciamente il suo sorriso, avevo deciso di accoglierla. Lo avrei preso, pensai mentre mi mettevo in una posizione simile ad un leone prima di scattare sulla preda, dimentica di indossare una gonnellina di seta rossa che mi ricopriva a mala pena metà coscia. Avrebbe ballato con me tutta la sera, era una promessa.

Così scattai decisa e mi ritrovai subito al piano di sotto, dove mia madre era abbracciata a mio padre, mentre lui leggeva un libro e, contemporaneamente, le accarezzava i capelli e le spalle scoperte da un leggero top blu elettrico, il colore che mio padre preferiva indosso a mia madre.

Alla mia vista, si voltarono a guardarmi: mia madre sorridente, mio padre imperturbabile.

“ Se cerchi Jake, è uscito di là.”

Mi informò lei, indicando una finestra spalancata con le tende dorate fluttuanti per il vento.

Tipico di Jacob uscire dalla finestra anziché usare la porta principale.

“ Grazie mamma.”

Le dissi, baciandole una guancia, mentre lei storceva il naso, disgustata.

“ Ah, Jacob e io abbiamo giocato un po’, di sopra.”

Spiegai, giustificandolo per le leccate che mi aveva lasciato un po’dappertutto.

“ Tranquilla. Vi abbiamo sentito.”

Disse mio padre, rigirando una pagina del libro che di sicuro sapeva a memoria.

Sorrisi incontrando lo sguardo divertito di mia madre, che gli accarezzò il viso, con l’intento di deconcentrarlo. Ci riuscì, visto che gliela catturò con la sua e gliela baciò, sorridendole amorevole.

Sbuffai. Ma perché Jacob non era come lui? Avrei preferito volentieri una carezza anziché morsi e leccate ovunque.

A proposito, nel contemplare le manifestazioni di affetto dei miei genitori, mi ero dimenticata della mia sfida con il mio licantropo preferito. Osservai assorta la finestra, calcolando la distanza che mi divideva da lui e in quanto tempo sarei riuscita a raggiungerlo. Se fossi partita in quel momento, lo avrei potuto benissimo raggiungere in circa dieci, quindici secondi massimo. Ne sentivo ancora la scia. Che volesse farmi vincere? Sorrisi. Ancora meglio.

Guardai i miei genitori che, immobili, mi osservavano tra il divertito e l’incredulo.

“ Vai. Ma non tornare tardi. Questa sera c’è la tua festa.”

“ Non me la perderei mai, tranquilla. Diciassette anni non si compiono tutti i giorni.”

Entrambi sghignazzarono. Mi avvicinai al davanzale della finestra, ma prima di andare, tornai indietro e baciai la guancia di mio padre, che si girò veloce per ricambiare. Lo adoravo quando mi regalava quel sorriso sghembo priorità di mia madre, che mi accarezzò i boccoli ramati dolcemente.

“ Torno presto.”

Gli dissi per poi rivolgermi a mia madre.

“ Promesso.”

Lei annuii e entrambi mi seguirono con lo sguardo correre verso il mio Jacob, mentre l’eco delle loro risate e dei loro sussurri divertiti per i nostri giochi mi accompagnò fino al confine fra i Cullen e il branco, ormai quasi del tutto inesistente e privo d’importanza.

Lo raggiunsi in meno di dieci secondi e, quando mi vide di fianco a lui, mi sorrise beffardo e con la spinta delle zampe posteriori, corse più velocemente , sorpassandomi di mezzo metro.

Con tre balzi, lo raggiunsi di nuovo, saltando tre grandi rocce e sfiorando quattro abeti, per poi sbucare al di fuori della foresta, sulla sabbia della spiaggia di La Push.

Fu allora che alzai le braccia per afferrarlo, ma lui si scansò all’ultimo momento e finii per rotolare nella sabbia bagnata della riva, evitando di poco le onde del mare che cercavano vogliose le punte dei miei capelli sciolti.

Non avevo il fiatone, ma un eccesso di risate mi coinvolse interamente, tanto da superare lo scrosciare dell’andirivieni del mare sulle pietre del fondale e l’infrangersi sugli scogli muschiati e neri come il carbone.

Quando mi calmai, riaprii gli occhi verso il cielo, o per meglio dire, sul musino soddisfatto di un certo lupo di mia conoscenza, capovolto, visto che si trovava dietro di me e le sue zampe venivano bagnate dall’acqua marina.

Alzai le braccia lentamente e gli cinsi il collo dal pelo corto, bronzeo e profumato di aria, terra e vento del deserto.

Avvicinai il suo muso verso la mia bocca semidischiusa e socchiudendo gli occhi, quasi ad invitarlo a baciarmi. Sorrisi. Sarebbe stato davvero buffo: il primo bacio di Renesmee Cullen è stato con un lupo dall’aria birichina e giocherellona. Risi tra me e me, a quella scena paradossale, ma non mi mossi di un millimetro.

Finché non sentii l’alito caldo del mio lupo diminuire d’intensità, il pelo sotto le mie dita diventare meno folto e quello delle zampe anteriori scomparire a poco a poco per cedere il posto al calore di una pelle levigata ed abbronzata.

“ Nessie, credo che dovresti alzarti, adesso.”

Mi sussurrò una voce profonda e roca, bellissima nella sua intensità, mentre sorridevo beata nell’udirla, e facevo scivolare le dita della mia mano sui suoi capelli neri lungo tutto la loro lunghezza, come una lenta e meticolosa carezza.

“ No, perché?”

Dissi, senza aprire gli occhi, ma portandolo ancora più vicino a me, sentendolo espirare agitato da quella vicinanza improvvisa. Nascosi il mio viso nell’incavo del suo collo, mentre lui faceva lo stesso con me, sentendolo aspirare il profumo dei miei capelli selvaggi.

 “ Si sta così bene, così.”

Lo tentai, baciandogli fuggevolmente la mandibola, sentendolo tremare al contatto bruciante fra le mie labbra e la sua pelle bollente.

“ Però, tu non starai molto comodo, vero?”

Fu allora che decisi di considerare anche la sua posizione, e così decisi di sciogliere l’abbraccio, senza aprire ancora gli occhi, lasciando prevalere gli altri sensi e non quello della vista, per una volta, godendomi Jacob in tutto il suo calore, la sua morbidezza e la sua freschezza di giovane uomo. Il mio uomo. Si, perché Jacob era mio, lo era sempre stato e lo sarebbe stato per sempre. Non lo avrei ceduto facilmente alla prima venuta. Piuttosto mi sarei battuta, che rinunciare a lui.

Io ero nata per Jacob e questo nessun altro avrebbe potuto smentirlo.

“ Così va meglio.”

Dissi, abbracciandolo, seduta sulla sabbia, lontano dalla riva, trattenendo Jacob nella stessa posizione, circondato dalle mie braccia.

Appoggiai il capo sul suo petto scoperto, deliziandomi della sua muscolatura asciutta e tonica.

Lo sentii deglutire, nervoso, e gli accarezzai l’incavo del petto, per tranquillizzarlo.

Lo avvertii sospirare e baciarmi la guancia riconoscente, come faceva sempre dopo una mia attenzione. Fu allora che decisi di aprire gli occhi, per adorarlo pienamente, ma subito una mano non me lo permise.

“ No, non aprirli.”

Mi sussurrò, percependo una nota nervosa nella sua voce roca e profonda.

“ Perché?”

Sorrisi, inconsapevole.

“ Sei così ripugnante da volerti nascondere alla mia vista? Cercherò di sopravvivere, tranquillo.”

Lui sghignazzò sommesso, ma non tolse la mano.

“ No, non è questo.”

“ E allora cosa c’è?”

Non riuscivo a capire.

Lo sentii muoversi inquieto, quasi imbarazzato o indeciso.

“ Jacob, cosa succede?”

Ora iniziavo a preoccuparmi. Il divertimento sparì dalla mia voce per lasciare il posto all’ansia.

Lui non parlò, ma agì. Prese la mano che ancora era posata sul suo petto, e la condusse con la sua fino al suo ventre, per poi discendere di poco, ma abbastanza per farmi comprendere.

“ Oh, capisco.”

Dissi, mentre un leggero rossore si impadroniva, traditore, delle mie guance.

“ Sei…sei nudo, non è vero?”

Domanda retorica, ma preferì lo stesso darmi una risposta.

“ Si.”

Deglutii, ora nervosa anch’io.

“ Ok, non ne facciamo un dramma. Potresti trasformarti nuovamente in lupo, così non ci sarebbero problemi, no?”

Chiesi, cercando di risolvere quel momento saturo d’imbarazzo, anche se l’idea che si trasformasse in lupo, non mi allettava molto. Avrei preferito che fosse rimasto umano, così da parlare e scambiarci coccole a vicenda. Jacob sembrò leggermi nel pensiero, visto che lo sentii sospirare frustrato.

“ Aspetta. Non muoverti, mi sembra che…si…aspetta qui, Nessie., va bene?”

“ Cosa, ma, dove stai andando? Jacob!”

Lo sentii allontanarsi. Ma cosa gli era preso, ora?

Lo sentii tornare subito dopo, trepidante e contento.

“ Fatto. Ora puoi aprire gli occhi se vuoi.”

Disse, con una nota di tranquillità nella voce, che mi indusse ad assecondarlo.

Così riaprii, finalmente, gli occhi, e incontrai i suoi, dolci e luccicanti di stelle come quello di una notte di luna piena. Il suo sorriso era più abbagliante del sole di primavera, e per un momento mi accecò. Inconsapevolmente, scorsi lo sguardo lungo il suo corpo, superando il petto, ancora scoperto, per arrivare alla vita e alle gambe, fasciate in un blue jeans aderente e stracciato, che lasciava intravedere le ginocchia e, in alcuni punti, abbondanti lembi di pelle.

Con le dita della mano destra ne saggiai la ruvidezza, solcando le cuciture e sospirando sollevata.

Anche se mal ridotto, sembrava fatto a posta per lui.

“ Dove lo hai trovato?”

Gli chiesi curiosa.

“ A dire il vero, è mio. Diciamo che lo uso per le emergenze, nel caso durante la corsa o la trasformazione rovinassi quello che indosso. Lo nascondo nella cavità fra quelle due rocce, laggiù.”

Mi spiegò, indicandomele con l’indice della mano destra sollevata a mezz’aria, puntando un anfratto di scogli a circa dieci metri da dove ci trovavamo noi.

“ Ingegnoso.”

Commentai, affascinata.

Lui rise di gusto, per poi inondarmi con la sua dolcezza, attraverso uno dei suoi sorrisi più teneri.

“ è solo una precauzione. Non ci trovo nulla di tanto affascinante.”

“ Beh, io lo trovo comunque ingegnoso.”

Dissi, fingendomi offesa e sentendolo sghignazzare divertito, per poi trascinarmi inevitabilmente con sé, nel suo buon umore.

Restammo qualche minuto in silenzio, deliziandoci l’uno della presenza dell’altro e della brezza frizzante proveniente dall’orizzonte ricolmo di salsedine, che mi colpì il viso e mi scompigliò i capelli, inducendomi a chiudere gli occhi e ad aspirare a pieni polmoni quell’aria benefica, sorridendo a fior di lebbra. Adoravo il mare, anche se la spiaggia che bagnava non era poi delle più belle. Ma c’era Jacob al mio fianco, quindi anche quello scenario plumbeo poteva trasformarsi in uno dei più rosei.

All’improvviso, avvertii il palmo caldo della sua mano sfiorarmi delicatamente la guancia sinistra che gli porgevo inconsapevole, accarezzandone la pelle come il più fragile dei petali di un fiore.

Sempre con gli occhi serrati, reclinai il capo attratta dal suo calore intenso, e sospirando beata.

“ Come sei bella, Nessie.”

Sorrisi a quel complimento, avvertendo il sangue affluirmi alle guance, e non solamente per il fuoco della sua pelle.

Aprii gli occhi, portandoli ad incontrare i suoi, avvertendo un brivido lungo la schiena per la loro oscura intensità.

Imprigionai la sua mano, ancora sulla mia guancia, fra le mie, più piccole rispetto alle sue, grandi ed affusolate, e lattee in contrasto con la loro pelle bronzea.

Portai le mie labbra sul suo palmo, baciandoglielo con un leggero contatto, ma che bastò a farlo tremare leggermente. Mi piaceva il modo in cui reagiva alle mie carezze e, in un certo qual modo, ero orgogliosa del fatto di esserne solamente io la causa scatenante.

“ Anche tu.”

Gli sussurrai emozionata, accarezzandogli la mano e intrecciandone le dita con le mie. Ora il contrasto era ancora più marcato.

Mi avvicinai a lui, tenendo sempre le nostre dita intrecciate, e con un nuovo sospiro beato, accostai l’orecchio al suo cuore martellante, assaporando il profumo resinoso e muschiato emanato dal suo petto.

Lo sentii rabbrividire, e questa volta mi chiesi se avesse freddo. Portai le mie mani a circondargli il volto, accarezzandone i contorni marcati: il naso, le labbra carnose, le mandibole squadrate e la linea dura del collo, dal quale pendeva una collanina di perline nere, intervallate a pezzetti di legno di faggio. Gliela avevo regalata il giorno di San Valentino, scoprendo con stupore che lui aveva fatto lo stesso, regalandomi il braccialetto abbinato, che ora pendeva dal mio polso sinistro.

“ Hai freddo?”

Gli chiesi, preoccupata. In risposta, lui rise leggero e roco.

“ Nessie, io non ho mai freddo. Te ne sei dimenticata?”

“ Ah, già.”

Dissi, unendomi alla sua risata.

“ Ma allora, perché stai tremando?”

Gli domandai allora, continuando ad accarezzargli con le dita il petto, per poi risalire lungo il collo e ridiscendere per ricominciare daccapo.

Lui chiuse gli occhi e serrò le mascelle ispirando a quelle carezze, e in quel momento avvertii i suoi muscoli guizzare sotto il mio tocco e il suo cuore battere come in preda a un morso di tarantola.

Improvvisamente, afferrò i miei polsi a metà di una mia ennesima carezza che avrebbe dovuto tranquillizzarlo, e che invece ebbe l’effetto contrario.

Per un po’ rimanemmo così, a guardarci negli occhi e trattenendo il respiro, fino a quando, lentamente, Jacob non ruppe la magia e portò le mie mani dietro la su schiena muscolosa, a cui mi aggrappai saldamente, e a quel gesto semplice, mi portai inevitabilmente più vicino a lui, scontrando i nostri due petti palpitanti.

Senza staccare lo sguardo, divenuto ancora più scuro, dal mio, allungò la mano destra, che andò ad accarezzarmi la guancia delicatamente, mentre con l’altra lisciava i miei capelli dalla radice fino alle punte, scorrendone le ciocche boccolate fra le dita lunghe, dalla radice fino alle punte.

Socchiusi gli occhi e sorrisi arrossendo a tutta quella dolcezza, appoggiando il capo nell’incavo tra la spalla e il mento, sospirando deliziata e in pace.

Lo sentii avvicinare il viso al mio, espirando sul mio orecchio sinistro in una folata di vento caldo, e portando la mano destra che, instancabile, accarezzava ancora la mia guancia, sulla mia schiena, coperta  da un mono-spalla nero e leggermente scollato, in un movimento continuo ed incantatore, degno di mio padre nei confronti della mamma.

“ Renesmee.”

Pronunciò il mio nome completo in un sussurro roco che si smorzò sulla mia tempia, sfiorandola leggermente ma abbastanza da farmi rabbrividire.

“ Jacob.”

Lo chiamai anch’io, chiedendomi cosa stesse cercando di dirmi o trasmettermi.

“ Sei tu.”

Continuò a bisbigliare inconsapevolmente ammaliatore, facendomi sospirare sulla sua pelle che sapeva di sole e muschio.

“ A…a fare cosa?”

La mia mente era annebbiata. Non riuscivo a comprendere il significato delle sue parole, e mi chiesi se mi ero persa un suo discorso iniziale, distratta da quel vortice di emozioni indimenticabili.

“ A farmi tremare.”

Mi disse, sorridendo tra i miei capelli, per poi annusarne il profumo quasi come un intenditore di vini rapito dal suo bouquet preferito.

“ E come ci riuscirei?”

Chiesi tra l’ironico e il malizioso, risalendo le mani lungo la linea perfetta delle spalle per poi raggiungere il collo teso e affondare entrambe nei suoi capelli corti e neri come un cielo notturno senza stelle.

Lui reclinò la testa verso le mie dita, per poi baciarmi caldo il centro della testa e la tempia con più decisione di poco prima.

“ Così.”

In effetti, lo sentii nuovamente tremare al mio tocco e di nuovo mi permisi di sorridere soddisfatta. Proprio in quel preciso istante mi venne alla mente una richiesta da fargli.

“ Jake…”

Iniziai e come risposta ebbi un mugolio sommesso che mi fece sghignazzare contenta.

“ Sai, oggi è il mio compleanno…” come se non lo sapesse, ma volevo tenerlo sulle spine per un po’:

“ Uhm, uhm.”

Disse lui, rapito ma pensieroso.

“ E, volevo chiederti…”

Dissi, accarezzandogli il collo e la nuca.

“ Si?”

Mi alitò lui, baciandomi la guancia ripetutamente. Ad ogni bacio, era un brivido e un sospiro.

“ Vorresti farmi un regalo?”

Si distaccò a guardarmi negli occhi, trovando il mio disappunto. Non volevo che si allontanasse.

“ Che genere di regalo?”

Mi chiese, sempre pensieroso ma ancora stravolto dalla scarica di emozioni che ci stavano spossando tanto era la loro intensità.

“ Io…”

Cominciai, ora titubante. Una cosa era pensare di volerglielo chiedere, un’altra era formularla la domanda a voce alta.

“ Io vorrei…”

Per tranquillizzarmi lui mi accarezzò con entrambi le mani il viso, ora abbassato sulle pieghe della mia gonna rossa, mentre le mie erano ancora ancorate alle sue spalle.

“ Vorrei che mi baciassi.”

Gli dissi tutto in un fiato, ad occhi chiusi, per riaprirli coraggiosamente e scrutare nei suoi sgomento ed indecisione, ma se non sbaglio anche un’ombra di piacere. Solo questo mi rincuorò.

Seguirono vari moment di silenzio, riempiti solo dai nostri respiri- il suo leggermente più agitato-

e dal fragore del vento che ci scompigliò i capelli, i fili bianchi che spuntavano dai suoi jeans stracciati, l’orlo della mia gonna e quello della mia maglietta che si gonfiò per poi sgonfiarsi con il cessare dei soffi dispettosi.

“ Io…non so cosa dire.”

Disse lui, ancora sorpreso, e facendo scivolare le mani lungo le mie spalle per poi fermarsi lì, senza abbandonare la mia pelle surriscaldata, e questa volta non dalla sua, ma dall’attesa.

“ Beh, capisco. Forse…forse sarebbe meglio dimenticare tutto.”

Cominciai, cercando di ricucire la lacerazione che l’imbarazzo sceso tra di noi stava creando, anche se la delusione stava prendendo il posto alla spavalderia.

“ No!”

Esclamò subito lui, facendomi mancare il cuore di un battito e alzare gli occhi speranzosi.

“ No.”

Disse ora con tono più calmo e rilassato, accompagnando la negazione con un risolino e una carezza delicata che partiva dalla tempia per poi fermarsi sulla mandibola e accarezzare con l’indice le labbra dischiuse per la sorpresa.

“ Allora…allora, tu…”

Non sapevo come continuare, visto che il battito frenetico del mio organo cardiaco mi impediva di ascoltare la mia voce flebile, rimbombandomi nelle orecchie.

“ Si.”

Rispose Jacob alla mia muta domanda, incorniciando di nuovo il mio viso con le sue grandi mani dal colore simile alla terra rossa del deserto, e rovente come quest’ultimo, per poi avvicinarsi di poco al mio viso, ora ipnotizzato dal suo.

Lo sentii deglutire nervoso, e cercai di tranquillizzarlo con una languida carezza sul petto, leggera ma efficace. Al suo ennesimo brivido, che anche le dita della mia mano sinistra, affondate nell’incavo della sua spina dorsale, avvertirono pienamente giungere fino alla sua base, lo vidi tra le ciglia socchiuse avvicinare il mio volto ulteriormente al suo, e il suo respiro caldo sollecitare il mio tiepido.

Chiusi definitivamente gli occhi, attendendo con il cuore impazzito, chiudendo, allo stesso tempo, definitivamente fuori il mondo dalla nostra intima vicinanza.

“ Io…io lo vorrei tanto, Nessie. Non sai quanto lo vorrei. L’ho atteso da una vita, questo momento.”

Mi sussurrò lui, ad un centimetro dalle mie labbra.

“ E allora fallo.”

Gli dissi, attirandolo d’istinto ancora di più a me.

“ Oh, Nessie.”

Mi sussurrò, baciandomi l’angolo destro della bocca, incapace di resistere e facendomi tremare di trepidazione e piacere, unito ad un amore sconfinato. Si, io amavo Jacob Black, con tutta me stessa e sapevo che anche lui mi amava, indipendentemente dall’imprinting dei lupi. Sapevo che anche senza la sua esistenza, Jake mi avrebbe amato ugualmente con la stessa intensità e arrendevole abbandono, fiducia e comprensione. Lui era il mio mondo e tutto quello che girava intorno a noi risultava effimero e privo di importanza.

“ Ti amo Jacob.”

Mi sentii in dovere di rivelargli. Mi resi conto di non averglielo mai detto e il piacere e la liberazione che sembravano pervaderlo mi permise di sperare.

“ Anch’io, anch’o Nessie. Oh, non sai quanto ti ami.”

Riaprii gli occhi solo un attimo per dirgli imperturbabile.

“ Hai ragione, non lo so.”

Jake mi guardò sconcertato, timoroso e titubante al tempo stesso. Era adorabile. Sorrisi raggiante e maliziosa, sussurrandogli dolcemente sulle labbra che si sfioravano sensualmente.

“ Dimostramelo.”

Lui sospirò rassicurato e sorridendomi di rimando luminoso e felice, sia negli occhi che nello spirito, colmò la poca distanza rimasta, donandomi il mio, anzi, il nostro primo vero bacio.

Fu indimenticabile ed indescrivibile ciò che provai nell’avvertire fin ogni mia piccola terminazione nervosa il calore rovente delle sue labbra, che si muovevano sensualmente sulle mie, ora  ammaliatrici e tentatrici, ora dolci e delicate come petali di rosa. Passione, ossessione, amore, tenerezza si contendevano il mio animo dilaniato da lui, da tutto ciò che lo caratterizzava.

Lo adoravo, lo amavo e quella sera, ne ero sicura mentre lo abbracciavo delicatamente e sospirando felice ed appagata, con indosso il mio completo di Chanel, accanto ai miei compagni, ai miei zii, ai miei nonni e ai miei genitori che si sarebbero consumati in un lento carico di ricordi e di emozioni vissute e rivissute, illuminate da candele colorate e profumate di lavanda e cannella, con i festoni bianchi dondolanti sopra le nostre teste, le note di una musica dolcissima e struggente a cullarci, avrei ballato petto a petto, cuore a cuore con il mio Jacob.

Mi sarei deliziata ancora una volta del suo profumo, del suo corpo allacciato al mio e del suo calore accogliente e dolce come la pioggia che ora bagna i nostri volti sereni e le nostre membra febbricitanti di un amore indissolubile e delicato come lo sbocciare di una rosa rossa accanto ad una bianca, in un giardino di orchidee.

 

 

 

 

 

Spero vi sia piaciuta questa one-shot dedicata alla coppia Jacob/ Renesmee!!!

Dedico questa fanfiction  a mia sorella Alessandra, che tanto ama Jacob!!! Aspetto con trepidazione i vostri commenti, sperando di avervi regalato le stesse emozioni che la nostra Nessie ha provato tra le braccia muscolose del nostro lupacchiotto preferito!!!

Baci baci dalla sempre vostra Fuffy91!!!

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