Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Rivaille_02    15/05/2018    1 recensioni
«Senti. Quand'è il tuo turno?».
«Di pomeriggio dall'una alle quattro. Se devo fare gli straordinari resto fino alle cinque» lo informò il ragazzo confuso. Levi gli porse il bicchiere vuoto.
«Verrò qui a bere il tè quando sarà il tuo turno allora» gli disse mentre prendeva il portafoglio per pagare. Eren e Petra si guardarono straniti ma felici allo stesso tempo. Il ragazzo non riuscì a togliersi il rossore dal viso. «Qual è il tuo nome, ragazzo?» gli chiese Levi dandogli i soldi.
«Eren. Eren Jaeger» rispose lui prendendo il denaro. L'uomo guardò l'ora: le quattro e cinque.
«Scusami se ti ho trattenuto oltre il tuo turno. Ci vediamo domani, Eren» lo salutò andandosene.
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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«Levi, svegliati! Oggi bisogna partire!» avvertì una voce femminile scuotendo l’uomo, ancora sotto le coperte.
«Sì, sì...» rispose lui assonnato. «A che ora abbiamo il treno?» chiese alla donna alzandosi.
«Un quarto all’una» lo informò lei seguendolo fino al bagno. Arrivato lì, Levi chiuse la porta. Andò davanti allo specchio guardandosi. Aveva un viso assonnato con due occhiaie che facevano capire quanto avesse dormito quella notte. Era agitato. Era la prima volta che andavano a Shiganshina per un concerto.
“Ancora tre ore, eh? Shiganshina... chissà com’è?” si chiese l’uomo sciacquandosi il viso per svegliarsi.
«Levi, sei pronto? Bisogna iniziare ad uscire...» gli disse la donna bussando alla porta.
«Non si può nemmeno stare in bagno in pace ora? Aspetta che esco Hanji» sbuffò Levi. Una volta uscito, se la ritrovò davanti con le valigie pronte. Era emozionata all’idea di andare in una nuova città.
Dopo che l’uomo si era preparato, scesero entrambi con i rispettivi bagagli. Alla hall si ricongiunsero con Mike, il batterista della loro band che era rimasto ad aspettarli lì per più di un quarto d’ora. Una volta aver salutato la gente che c’era, salirono in macchina e si diressero alla stazione di Rose, dove presero il primo treno per Shiganshina. Si sistemarono in prima classe.
«Come sarà Shiganshina?» chiese tutto ad un tratto Levi, seduto di fronte ai suoi due compagni, con la testa appoggiata sul palmo della sua mano e lo sguardo perso rivolto verso la finestra.
«Non penso sarà grande come Trost, ma di sicuro sarà una bella città!» esclamò Hanji entusiasta. Essendo la prima volta lì, erano tutti e tre emozionati. Fortunatamente avevano qualcuno che li aspettava alla stazione: erano i due migliori amici di Levi, Isabel Magnolia e Furlan Church, che erano diventati i loro manager.
Il viaggio durò due ore e mezzo circa e, appena arrivarono, furono accompagnati dai loro manager nell’hotel in cui sarebbero stati per quel mese. Era un hotel a cinque stelle posizionato in periferia e giravano voci che il personale era uno dei migliori a Maria. Quando entrarono, furono accolti da una ragazza con i capelli arancioni, un po’ bassina ma carina abbastanza per dare il benvenuto alle persone. Li accompagnò nelle loro stanze, situate al terzo piano, in modo da farli sistemare le valigie.
«Quando avete finito, tornate giù. Ci sarà una persona che vi farà fare un giro dell’hotel!» disse la ragazza sorridendo. Appena la ringraziarono, scappò al piano di sotto. Andò prima alla reception per avvertire che erano arrivati i No Name, così si chiamava il loro gruppo, e poi al bar.
«Eren! Eren!» lo chiamò la ragazza emozionata. Il ragazzo, nel bel mezzo del lavoro, la guardò avvicinarsi per poi sorriderle.
«Che è successo, Petra? Per caso hanno comunicato i voti degli esami?» chiese lui. La ragazza andava all’università e aveva appena affrontato gli esami. Nonostante ciò scosse la testa.
«Magari!» disse appoggiando le mani al bancone. «Sono arrivati!» avvisò.
«Chi?» domandò confuso il ragazzo.
«I No Name!» esclamò entusiasta. Ad Eren quasi cadde la bottiglia dalle mani. Loro due amavano quella band, era la loro preferita. Avevano tutti i loro dischi e tantissima merce, dalle maglie ai portachiavi e le fasce per i concerti.
«Sei seria?!» le chiese mettendo la bottiglia sul bancone.
«Sì! Li ho accompagnati prima nelle loro camere!» lo informò. Si guardarono negli occhi per qualche secondo senza dire niente, poi scoppiarono a ridere. Erano felicissimi di ospitare i loro idoli nell’hotel dove lavoravano. Questo voleva dire che potevano vederli tutti i giorni.
«Dopo andiamo a chiedere gli autografi!» esclamarono in coro. Quando si parlava dei No Name, la loro mente era come collegata. Sembrava sapessero cosa pensassero. Proprio in quel momento arrivò Levi, il leader della band. Eren e Petra erano come immobilizzati. Non sapevano cosa dire, come comportarsi. L’uomo si mise accanto alla ragazza per poi guardare il ragazzo. Arrossirono entrambi.
«Potrei avere una tazza di tè nero, per favore?» chiese ad Eren, che andò subito a prepararglielo. Quando tornò, Petra era ancora lì. La ragazza gli fece notare l’ora: era finito il suo turno. Le fece segno con la mano di aspettare. Non poteva andarsene quando Levi era lì di fronte a lui.
«N-non vuole altro...?» gli domandò Eren imbarazzato. L’uomo lo guardò.
«No, sono apposto per ora» rispose lui continuando a bere il tè. «A proposito, come hai fatto a farlo? Il tè intendo». Il ragazzo andò in panico.
«P-per caso non è di suo gradimento...?». Era agitatissimo. Petra si fece il segno della croce. Pregarono entrambi che non fosse così.
«No. Anzi, è il tè nero più buono che abbia mai bevuto in tutti gli hotel in cui sono stato» dichiarò Levi stupito. Tutti i baristi che gliene avevano preparato uno non erano così bravi. Eren arrossì di brutto.
«N-ne sono grato!» esclamò felice. L’uomo lo guardò: aveva i classici occhi che avevano i bambini quando gli si faceva un complimento.
«Senti. Quand’è il tuo turno?».
«Di pomeriggio dall’una alle quattro. Se devo fare gli straordinari resto fino alle cinque» lo informò il ragazzo confuso. Levi gli porse il bicchiere vuoto.
«Verrò qui a bere il tè quando sarà il tuo turno allora» gli disse mentre prendeva il portafoglio per pagare. Eren e Petra si guardarono straniti ma felici allo stesso tempo. Il ragazzo non riuscì a togliersi il rossore dal viso. «Qual è il tuo nome, ragazzo?» gli chiese Levi dandogli i soldi.
«Eren. Eren Jaeger» rispose lui prendendo il denaro. L’uomo guardò l’ora: le quattro e cinque.
«Scusami se ti ho trattenuto oltre il tuo turno. Ci vediamo domani, Eren» lo salutò andandosene. I due ragazzi non sapevano cosa dire. Petra gli disse di andarsi subito a cambiare così che potessero sclerare insieme a casa sua e così fece. Una volta cambiato, i due si diressero a casa della ragazza. Decisero che per quella notte avrebbero dormito da lei, almeno sarebbero andati insieme a lavoro e avrebbero potuto chiedere foto e autografi durante le pause.
Levi, nel frattempo, era tornato in camera sua e si stava facendo una doccia. Stava ripensando a quel giovane barista che gli aveva preparato il tè. Capì che sia lui che la ragazza erano suoi fan dal modo in cui lo guardavano e da come si comportavano
“Certo che qui lavorano ragazzini... quanti anni avranno avuto quei due? Quindici?” si chiese. Appena uscì dalla doccia, si mise l’accappatoio e tornò nella sua camera dove trovò Hanji sul suo letto. La guardò male.
«Che ci fai qui? Non dovresti essere nella tua stanza, quattrocchi?» le domandò mettendosi a sedere lontano da lei. La donna si avvicinò.
«Stavo solo pensando... che ne dici di fare amicizia con qualcuno in questo hotel?» propose sorridendo.
«Scherzi? Dobbiamo rimanerci per un mese, che senso avrebbe?» l’uomo proprio non capiva.
«Oggi esiste internet! Si può rimanere in contatto tramite telefono. E prima che tu me lo chieda, possiamo parlare quando abbiamo tempo libero!» spiegò lei.
«E dimmi...» iniziò Levi asciugandosi i capelli con l’asciugamano. «Hai già fatto amicizia con qualcuno?».
«Hai presente il ragazzo che ha detto ci porterà la colazione in stanza?».
«Non mi sembrava un ragazzo...» la interruppe guardandola.
«Domani gli chiedo quanti anni ha. Comunque!» esclamò buttandosi sul letto. «Hai conosciuto qualcuno al bar?» gli chiese incrociando le braccia dietro la testa.
«Solo due nostri fan, niente di che» rispose lui abbassando la testa.
«Com’è il tè nero qui?».
«Buono». Hanji rimase sorpresa.
«Buono? Chi te lo ha fatto?» gli domandò stupita rimettendosi a sedere.
«Un ragazzo che lavora al bar. Avrà avuto quindici anni» rispose secco prendendo il pigiama dall’armadio. La donna iniziò allora a fargli il quarto grado.
I due passarono la serata a parlare di Eren, del personale in generale e di come Levi avrebbe potuto fare amicizia con qualcuno. Era un tipo serio, di poche parole, non gli piaceva parlare tanto. Per questo non aveva tanti amici. Proprio per questo Hanji voleva provare a farlo avvicinare a quel ragazzo. Pensava che, siccome è un suo grande fan, poteva riuscire a sopportare i suoi aspetti negativi. E poi sapeva preparare un tè nero che a Levi piaceva. Secondo la donna, Eren era la persona perfetta con cui iniziare a farsi amici.
La mattina seguente, dopo aver fatto colazione, Hanji portò Levi nella hall dove avrebbero aspettato l’arrivo di Eren.
«Dimmi che intenzioni hai, quattrocchi» le disse lui con le bracca incrociate.
«Voglio che diventiate amici, mi sembra ovvio!» esclamò lei felice. «Mentre io passo del tempo con Moblit, tu starai con Eren» spiegò sicura delle sue azioni. Levi non era tanto convinto.
«Non so se fa gli straordinari oggi. Ma anche se fosse, di cosa dovremmo parlare? Avremmo sì e no dieci anni di differenza». Per la prima volta da quando l’aveva conosciuto, Hanji era accanto un Levi preoccupato che esponeva i suoi dubbi. Ne rimase sorpresa. Non ebbe neanche il tempo di rispondere che subito arrivò Eren insieme a Petra. L’uomo, appena vide il suo obiettivo, gli andò incontro. «Eren» lo chiamò. Il ragazzo, vedendolo, arrossì.
«B-buongiorno...! Ha dormito bene?» gli chiese più imbarazzato del giorno prima. «Vuole che le prepari un altro tè nero?» continuò togliendosi il giubbotto.
«Passerò più tardi, ho appena mangiato e non voglio niente» rispose guardandolo. «Oggi fai gli straordinari?» gli domandò. Non doveva far vedere la sua preoccupazione nell’uscire con un ragazzino.
«No, finisco alle quattro come sempre. Come mai? Le serve qualcosa?» chiese Eren confuso.
«Fatti trovare qui quando finisci, okay?». Il ragazzo arrossì pensando ad un improbabile appuntamento.
«S-sì...» rispose imbarazzato. Guardò poi Petra. «Mi scusi ma devo iniziare il turno. C-ci vediamo dopo allora...!» gli disse correndo dall’amica che subito iniziò a tirare fuori teorie su quel suo comportamento.
Levi tornò da Hanji che si era messa le mani davanti alla bocca per non ridere. L’uomo gli lanciò un’occhiata.
«Che hai da ridere? Ho detto qualcosa di sbagliato?» chiese irritato per la reazione della compagna.
«No, è la maniera in cui lo hai detto! Sembrava gli stessi chiedendo di uscire!» sussurrò la donna soffocando le risate.
«Non è la stessa cosa?» domandò confuso. Hanji, allora, non poté più trattenersi.
«Niente affatto! Ora quel povero ragazzo penserà chissà cosa insieme alla sua amica!» rispose sotto voce lei ridendo.
«Non gli ho mica chiesto di uscire» disse Levi tornando nella sua stanza accompagnato dalle risate dell’amica che continuava ad avvertirlo del comportamento che avrebbe avuto Eren quando sarebbero usciti qualche ora dopo.
   
 
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