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Autore: OpheliaBlack    16/05/2018    1 recensioni
Non gli era mai capitato di essere chiamato a quell'ora della notte.
A dire il vero, non gli era mai capitato di essere chiamato in generale. Draco Malfoy aveva una sua strana concezione di amicizia, di rapporti personali, di vita normale, senza guerre, Signori Oscuri, padri mediocri.
Ad essere sinceri, nemmeno Blaise Zabini si poteva definire un campione nel gestire la sfera sociale.
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One shot che può essere letta singolarmente, ma che segue il filone temporale delle mie precedenti one shot sulla coppia Draco/Hermione. Tutte fanno riferimento alla mia long "The dawn of a new beginnig", anche se sono tutte leggibili tranquillamente senza aver visionato questa storia
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Non gli era mai capitato di essere chiamato a quell’ora della notte. A dire il vero non gli era mai capitato di essere chiamato in generale. Draco Malfoy aveva una sua strana concezione di amicizia, di rapporti personali, di vita normale, senza guerre, Signori Oscuri, padri mediocri. Ad essere sinceri, nemmeno Blaise Zabini si poteva definire un campione nel gestire la sfera sociale. Disprezzava la quasi totalità dei suoi coetanei, l’affetto della sua famiglia gli era a dir poco relativo, le ragazze, il sesso, l’amore erano così privi di significato per lui da portalo spesso sul l’orlo di una crisi d’identità. Si era chiesto spesso se fosse davvero un essere umano o solo un insieme di ossa, pezzi di carne e pelle. Con gli anni si era ritrovato a condividere, volente o nolente, stralci di vita con il giovane Malfoy, così simile a lui sotto molti punti di vista, ma allo stesso tempo lontano anni luce da quella oscura nube che accompagnava Zabini sin dalla tenera età. Una nube fredda, umida, grigia, a tratti malinconica, ma più spesso indolente. Dopo la guerra si era trovato indeciso sul suo futuro. Proseguire la scuola e completare il ciclo di studi o dedicarsi agli interessi della famiglia? Se non fosse stato per Draco, Blaise avrebbe intrapreso quasi certamente la seconda strada, ritenendo Hogwarts fin troppo sopravvalutata e pressoché poco utile alla vita che lo avrebbe atteso da adulto. Malfoy gli scrisse una lettera, per così dire. Vista la lunghezza sarebbe stato corretto definirla una piccola nota. L’eloquio non era proprio una qualità propria di Draco.

“Io ci torno. Devo tornarci. Lei lo farà.
Tu fai come ti pare, ma mi renderesti tutto più sopportabile.”


Poche cose erano riuscite a stimolare l’interesse di Blaise Zabini nei suoi primi diciassette anni di vita. Una di quelle era l’amore di Draco Malfoy per Hermione Granger. Non sapeva se amore fosse la definizione appropriata. Quello che sembrava connettere il suo amico a quella Nata Babbana pareva andare oltre le comuni, stereotipate e inflazionate definizioni di amore romantico. Draco covava questa specie di risentimento nei confronti della Granger, trasformatosi a poco a poco in odio, repulsione, gelosia, curiosità, risentimento, desiderio, bisogno e possesso. In lei, Malfoy vedeva tutto ciò che sarebbe dovuto essere, coraggioso, impavido, brillante, arguto, sveglio, talentuoso, vittorioso. Allo stesso tempo vedeva tutto ciò che era obbligato ad odiare, la non purezza di sangue, la sfrontatezza, l’essere avventati, la povertà, la nobiltà d’animo che non porta ad alcun tipo di vantaggio. Hermione Granger era tutto il contrario di tutto e Draco non poté che ammettere con sé stesso di desiderarla più di ogni altra cosa. Blaise decise di intraprendere il suo ultimo anno spinto da un’unica curiosità: come sarebbe stata la vita della Granger senza una guerra da combattere, un cattivo da sconfiggere, amici da salvare? Cosa ne sarebbe stato dei suoi nobili intenti senza una battaglia morale per il bene assoluto? Chi sarebbe stata l’eroina del mondo magico? Si sarebbe accorta di ciò che aveva fatto a Draco Malfoy in quei sette anni, mentre lei era occupata ad inseguire Weasley come una scolaretta?
Arrivò nella stanza di Draco, vi entrò senza bussare, come al solito. “Eccomi qui. Cosa c’è di così urgente da non poter aspettare un orario più umano?”, disse fingendosi disinteressato. Draco era seduto ai piedi del grande letto a baldacchino, la camicia bianca mezza aperta e sgualcita, i gomiti appoggiati sulle ginocchia che reggevano tutto il peso della parte superiore del suo corpo. La testa era piegata verso il basso, in contemplazione del pavimento. Fra le mani reggeva un bicchiere d’acqua con molti cubetti di ghiaccio. “Draco”, lo richiamò leggermente allarmato, “tutto bene? Che succede?” Finalmente Malfoy rispose ad uno stimolo, non appena vide camminare l’amico verso di lui. Sollevò la testa, prese un profondo respiro e chiuse gli occhi. “Mi devi…devi aiutarmi a capire”, disse prima di bere un sorso d’acqua. “Devi aiutarmi a capire perché non so più cosa pensare.” Blaise si avvicinò al letto, prendendo posto a lato del suo amico.
“Ci potrei provare, se tu fossi più esaustivo…”
“Ho baciato Hermione Granger”, disse svelto, come se avesse tenuto inchiodate quelle parole nel suo cervello per ore. Blaise rimase in silenzio per qualche secondo. Di recente, i due si erano avvicinati. Parlavano, di tanto in tanto, si scambiavano opinioni, conversavano per i corridoi, a volte ridevano pure. Capitava spesso che si incontrassero la sera, alla Torre di Astronomia o in Guferia, come due amanti clandestini. Draco non aveva mai osato oltrepassare il limite, loro parlavano e basta. Blaise sapeva bene che questo non era sufficiente per Malfoy, ma lui sembrava accontentarsi di quello che la Granger gli offriva, con le dovute cautele e sempre mantenendo una certa distanza, senza mai abbassare la guardia. Dopotutto, per quanto tutto il mondo magico si impegnasse per far finta di niente, una guerra c’era stata, c’erano stati vincitori e vinti e lui, insieme a Draco, erano nel gruppo dei vinti mentre la Granger, non era solo un vincitore: lei era IL vincitore, così come lo erano i suoi due amichetti di scorribande.
“E lei era cosciente?”, chiese Blaise. La domanda doveva essere sembrata alquanto inadeguata al suo amico, che gli riservò uno sguardo di severo ammonimento. “Era solo una domanda”, rispose sbuffando Blaise. “Dove è successo? Posso immaginare che sia accaduto di recente, visto il tuo attuale stato…”
“Prima, in Guferia. Stavamo litigando e…”, disse chiudendo gli occhi. “Non so cosa mi sia preso. L’ho abbracciata e lei non mi ha respinto.”
“Quindi è colpa sua?”, disse ridendo Blaise cercando di stemperare la tensione. Draco si alzò dal letto, sempre sbuffando e camminando avanti e indietro come un animale in gabbia. Ad un certo punto scaraventò il bicchiere sul muro, frantumandolo in minuscoli pezzi di vetro che si sparsero sul pavimento.
“Sono un completo idiota!”, digrignò. “Ero euforico, fino a mezz’ora fa. Avevo fatto qualcosa che ho potuto solo immaginare in questi ultimi anni. Ed è andata bene, lei ha risposto al mio bacio, lei era lì, era vera, la potevo sentire…” “E poi? Cosa è cambiato?”, chiese Blaise nella speranza di calmarlo.
“Il mio cervello è ripartito, ecco cosa. Il mio cervello ha ricominciato a funzionare ed improvvisamente io non avevo più baciato solo Hermione. Io avevo baciato Hermione GRANGER. Avevo oltrepassato i limiti. Ho oltrepassato i limiti.” Blaise capiva solo ora il motivo di una sua chiamata nel bel mezzo della notte. Draco Malfoy aveva passato la vita ad eseguire gli ordini, prima quelli di suo padre, poi quelli di Voldemort. Non sapeva cosa potesse significare prendere una decisione sulla base del proprio volere. A differenza di Blaise, Draco non era stato fortunato, non aveva scelta. Nessuna scelta. In quell’unico momento di libero arbitrio aveva totalmente buttato all’aria anni di indottrinamento Purosangue, anni di storia, anni di odio incondizionato. Si era lasciato guidare da quella specie di amore, quella connessione che lo legava alla Granger, una connessione composta di fili invisibili, destini segnati e vite stravolte. Blaise Zabini non aveva molti amici e forse nemmeno Draco Malfoy poteva essere definito con un tale appellativo. Forse lui e Draco erano più simili a dei fratelli di armi, a dei guerrieri indegni perché nobili solo di sangue ma non di spirito, a dei predoni a cui poco importa l’onore della vittoria e che cercano di accaparrarsi ricchezze. Lui e Draco Malfoy erano sbagliati, sotto ogni punto di vista, ma non per questo avrebbero dovuto rinunciare a qualche piccola vittoria.
“E quindi? Che importa?”, disse semplicemente, suscitando un certo stupore all’amico. “L’hai baciata. Lei non ti ha respinto. Non l’hai obbligata, né affatturata. Tu sei solo un ragazzo che ha seguito uno stimolo. Tu la volevi e, vista la sua reazione, anche lei ti voleva. Non avete fatto nulla di male.”
“Blaise…”, rispose Draco, “ma stai sentendo le sciocchezze che dici? Io ho baciato Hermione Granger! Io non posso averla.”
“Questo è quello che ti racconti ogni mattina per giustificare la tua codardia”, gli disse secco Zabini. Draco rimase attonito di fronte alla durezza delle parole dell’amico, quasi non sapendo come rispondere a tale accusa. “Che c’è? Nota dolente? Sei un codardo, Malfoy, come tutti noi Serpeverde, ma forse tu ancor di più. Non la puoi avere? Bugia. Puoi averla e questa sera ne hai avuto la prova. Che altra scusa inventerai ora? Perché mi pare chiaro che la storia della purezza di sangue sia quantomeno passata di moda.”
“Lei ha un ragazzo, te lo sei scordato?”, gli ripose meno alterato di prima, appoggiandosi all’armadio della sua stanza. “Weasley? Il tuo problema ora è Ron Weasley?”, gli disse canzonandolo. “Lui ora non è qui. Ha lasciato che la sua ragazza si curasse da sola le ferite della guerra dentro le mura di questa scuola, mentre lui piange i suoi martiri in un negozio di scherzi. Te l’ho già detto una volta, Draco: questa è la tua seconda occasione, non credere di non meritarla.” Draco si sedette su una sedia, meditabondo. Blaise aveva ragione, su tutto. Era un codardo, un rammollito impaurito da questa ondata di sentimenti, pervaso dagli eventi che avevano intrapreso una piega inaspettata.
“Non avremo mai un futuro, lo sai vero?”, disse forse più a sé stesso che a Blaise.
“Io non sono la persona adatta per rassicurarti sul futuro, a me non è mai interessato. Posso però dirti che il presente ti sta offrendo qualcosa, anche se non so esattamente come definire ciò che ti si propone. Tu la vuoi ora?” Draco rimase in silenzio. “Malfoy, rispondimi! Tu la vuoi o no?”, chiese più deciso Zabini. Draco non poté esimersi dal rispondere. Era un urlo che cercava di fuoriuscire da anni, qualcosa che crescendo si era intensificato a tal punto da non poter più essere soppresso.
“Io non voglio lei. Io voglio noi. Voglio lei ed io, finché ci sarà concesso.”
Blaise Zabini non nutriva particolare interesse per niente e per nessuno. Il fatto che Draco Malfoy fosse disposto a sovvertire l’ordine naturale delle cose per una donna fece scattare qualcosa. In quella nube grigia, due amanti sciagurati erano un piccolo, flebile, raggio di luce.
  
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