#16. Coccole, carezze, strofinamenti
Persi in noi stessi
La schiena della ragazza adagiata contro il muro, che, benché freddo al tatto, le offre una comoda posizione, e lui che sicuramente non ha di che lamentarsi, con il corpo rannicchiato di fianco a quello di Marinette e la nuca pigramente abbandonata sul suo busto – se mai gli chiedessero che forma abbia per lui il paradiso, Chat Noir potrebbe rispondere descrivendo quello scenario. Un mondo in cui coesistono fatti e persone i cui destini si intrecciano tra loro in modo imprevedibile, un mondo che però a loro non interessa, perché il loro, di mondo, si concretizza nella sola esistenza dell’altro – nel suo volto, nella sua voce, nel suo tocco. Potrebbero passare l’eternità in quello stato e neanche se ne renderebbero conto.
Ciò che Marinette ama di più di Adrien nella sua metamorfosi in Chat Noir è il desiderio di essere toccato, di essere accarezzato con gentilezza nei punti che più preferisce, come se l’influenza di Plagg generasse in lui la comparsa un vero e proprio istinto felino – e forse è davvero così, non lo sa con certezza. Sa solo che le piace quanto piace a lui, che la rilassa quanto rilassa lui.
È rasserenante far correre le dita lungo le sue ciocche bionde ed esaminarne la morbidezza, come fossero le piume di un cuscino vergine di fabbricazione. Di tanto in tanto, poi, l’altro strofina la nuca contro di lei in un invito a silenzioso a proseguire, e ogni volta lei trova quel gesto talmente invitante che non può fare a meno di obbedire.
Ciò che Marinette ama di più di Adrien nella sua metamorfosi in Chat Noir è il desiderio di essere toccato, di essere accarezzato con gentilezza nei punti che più preferisce, come se l’influenza di Plagg generasse in lui la comparsa un vero e proprio istinto felino – e forse è davvero così, non lo sa con certezza. Sa solo che le piace quanto piace a lui, che la rilassa quanto rilassa lui.
È rasserenante far correre le dita lungo le sue ciocche bionde ed esaminarne la morbidezza, come fossero le piume di un cuscino vergine di fabbricazione. Di tanto in tanto, poi, l’altro strofina la nuca contro di lei in un invito a silenzioso a proseguire, e ogni volta lei trova quel gesto talmente invitante che non può fare a meno di obbedire.