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Autore: RominaFortunato    16/05/2018    0 recensioni
Kathleen Lucky ha tutto ciò che una ragazza di sedici anni possa desiderare: è ricca, viziata, con delle amiche fidate, una servitù ai suoi piedi in un'immensa villa con ogni comfort e un autista personale che la porta ovunque voglia. L'unica cosa che non può avere è amare in libertà Samuel. Sua madre Elizabeth lo ha fatto sparire con la forza perché povero e inadatto. E quando Alexander, un rampollo di una famiglia importante, si trasferirà di fronte casa sua ed Elizabeth vorrà che si mettano insieme, Kathleen si opporrà determinata.
Tanti misteri si nascondono nell'identità stessa di Kathleen. E quando scoprirà che Samuel è solo la punta dell'iceberg, non potrà più fidarsi di nessuno e si renderà conto che ormai non si può più tornare indietro. (completa su Wattpad)
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 2 ida
Capitolo 2 "Ospiti a cena"

Mentre corro da una parte all'altra della stanza, per finire di vestirmi, Daniel si affaccia alla porta della mia camera.
《Sei in ritardo!》
《Ma tu guarda, non me ne ero ancora accorta!》 rispondo scocciata.
Cosa che non so ancora spiegare e che rimarrà un dilemma anche per i posteri, è come sia riuscita a scegliere cosa mettere così in fretta. Ma in fondo, vado solo da Jack, il parrucchiere!
《Dove sei andata prima?》 continua a parlarmi Daniel incuriosito.
Lo ha detto persino lui che sono in ritardo, perché mi parla se non ho tempo da perdere? Esiste soltanto per aumentare i miei ritardi e farmi venire il nervoso: è questa la verità.
《Ne parliamo dopo, okay?》 propongo uscendo dalla stanza dopo aver preso la borsetta.
《Solo un attimo, signorinella》 mi blocca Alicia in fondo alle scale.
Ecco un altro impiccio alla mia puntualità. Come faccio ad essere una ragazza che arriva sempre in orario quando ho attorno a me persone che fanno di tutto per impedirmelo?
《Non potresti rimandare la predica a un'altra volta? Ti prego! Sono in ritardo》.
《E quando mai non lo saresti, vorrei sapere!》
Non ha tutti i torti, ma non può negare che la colpa sia anche un po' sua.
《Ho trovato una vaschetta gelato nel congelatore》.
《E perché questa cosa dovrebbe interessarmi?》chiedo fingendomi ignara di tutto. Mi ha scoperta e non ho scampo.
《Forse perché ne è rimasta metà e l'avevo comprata ieri?》
Inizio a pensare che, prima di venire qui, lavorava per la CIA.
《Alicia, posso spiegarti. Questa notte ho avuto un improvviso calo di zuccheri e stavo malissimo. Cosa potevo fare? Quel gelato variegato al cioccolato e caramello era l'unica soluzione!》 spiego cercando in tutti i modi di sembrare una vittima di quella delizia.
In realtà stanotte mi sono proprio svegliata con la voglia di gelato, ma non posso dirglielo.
《Dovrei mettere un lucchetto a quel frigorifero》rispondo squadrandomi. 《Ma oggi sei fortunata. Ti risparmio. Tanto più tardi torna tua madre e ci penserà lei a rimetterti in riga》.
《Ora posso andare?》chiedo fremendo.
《D'accordo. Ma che non succeda mai più, intesi? Tua madre mi licenzierebbe, e come faresti senza di me?》
《Per questo non devi preoccuparti》. Mi diverto troppo a stuzzicarla. 《Vivrei sicuramente meglio, ma poi la mamma me ne troverebbe subito un'altra dall'elenco della CIA》 concludo fuggendo subito da casa per non rischiare di perforarmi le orecchie con le grida di Alicia.
Pericolo scampato, almeno fino a quel momento. Più tardi mia madre decreterà la mia condanna, la dieta, e poi sì che sarà la fine.
Salita finalmente in macchina faccio un lungo respiro di sollievo. Ora non avrò più contrattempi. Ma ho dimenticato per un attimo la mia ultima disgrazia: Christopher al volante della sua auto.
Trascorro tutto il tempo nella macchina ad arrabbiarmi con Christopher, ma non c'è il benché minimo miglioramento sull'acceleratore. E alla fine arrivo con un'ora di ritardo.
Le mie amiche sono già tutte lì ed io ho mancato alla parola data. Mi sento in difetto.
《Scusate, sono in ritardo》 dico velocemente entrando con il fiatone nel locale.
Qualcosa però non quadra. Perchè stanno ancora ad aspettare il loro turno sul divano?
《Avevamo già programmato di posticipare di un'ora l'appuntamento》 mi spiega Nicole.
《Così per una volta non saresti arrivata in ritardo》aggiunge Melissa con la sua dolcezza.
Non posso crederci. Sono miracolosamente in orario. In realtà non per merito mio, ma mi commuovo lo stesso e corro ad abbracciarle tutte.
《Ragazze, questa volta, non potete immaginare perché sono arrivata in ritardo!》esclamo sedendomi vicino a loro.
《Sicuramente sei stata davanti la cabina armadio tutto il tempo》 risponde Jennifer.
《Sì, ma non proprio tutto il tempo》 ci tengo a precisare mettendo le mani avanti.
《E poi Daniel è entrato in camera e con le sue chiacchiere ti ha fatto perdere la cognizione del tempo》 tenta Sj pensando di avere ragione al cento per cento.
《Anche questo è vero. Ma l'ho cacciato subito》.
《Alicia ti ha bloccata prima di uscire e ti ha fatto una delle sue interminabili prediche》.
Sembra una specie di quiz televisivo in cui Sj e Jennifer continuano a rispondere come se ci sia un premio in palio! Magari un bel niente in oro bianco!
《Ma avete delle telecamere nascoste in casa mia?》
Come fanno a sapere tutto nei minimi dettagli?
《Allora, Kat, perché hai fatto ritardo, oltre a Chris che non voleva spingere come si deve l'acceleratore?》 chiede Nicole, già sospettando di lui.
Certo che sanno proprio tutto!
Anche se mi piacerebbe tenerle sulle spine ancora per un altro po', confido di aver incontrato un ragazzo.
I loro volti si illuminano e Jennifer e Sj cominciano a fare il loro solito casino mentre, assieme a Melissa e a Nicole, mi imbarazzo per loro.
《Ragazze, la volete smettere?》le riprende Nicole con la sua solita calma. 《Fatela almeno parlare!》
Jennifer e Sj si guardano arrendendosi alla determinazione della più saggia, e ascoltano con attenzione dello scontro con il facchino e dell'intervento tempestivo ed eroico del mio nuovo vicino di casa.
Appena dico il suo nome e cognome, Jennifer si attiva nella tipologia stalker iniziando a indagare su eventuali profili social, facebook, instagram, twitter, snapchat e chi più ne ha più ne metta.
《Eccolo qui! Alexander Hillman》 esclama tutta soddisfatta per il successo dela missione, mostrando a tutte con orgoglio la foto incriminante.
《Wow! Niente male!》esclama Sj, guardandolo rapita.
《Ora lo dico a Ivan》commenta Jennifer divertita.
《Dai, è un bel ragazzo. È solo una questione oggettiva. Il mio Ivan è mille volte meglio, ovviamente》.
《Sì, come no!》 esclama non convinta la più pettegola.《Comunque》aggiunge puntandomi il dito con determinazione. Le si legge in faccia che ha elaborato uno dei suoi folli piani. 《Stasera, alla nostra tradizionale uscita del venerdì, lo porterai con te》.
Non mi ha nemmeno chiesto se sono d'accordo! Ma come potrei rifiutare? L'idea di poter passare del tempo assieme con lui non mi dispiace affatto. Potrò rivederlo presto e conoscerlo di più. Ma chissà se accetterà l'invito!
《Bene, è deciso》, sentenzia Jennifer.
Ma cosa? Nessuno le ha dato l'okay. Fa sempre così. Propone e decide sempre da sola.
《Ci vediamo stasera al Liberty alle dieci per l'addio alla granita》.
《Ma l'estate non è ancora finita》 ragiona Melissa.
《Al suo posto potremo sempre mangiare il gelato fino al 21 settembre per l'addio all'estate》risponde Jennifer trovando una soluzione a tutto.
Jennifer è così. Ad ogni stagione crea una ricorrenza o una festa. Ha un'idea sempre diversa e la sua fantasia non ha confini.
Sotto spazzola e phon, il club del gossip, formato da Jennifer e Sj, ci informa degli scoop che non hanno ancora fatto il giro dei corridoi scolastici, ma lo fanno con tanto di animo e realismo che i poveri parrucchieri non riescono a stare dietro ai loro capelli, per quanto si muovono. Un giorno di questi affiggeranno alla porta una foto di loro due con su scritto: noi non possiamo entrare!

Spero di non dovermene andare mai da lì, ma non per le mie amiche, che tanto rivedrò questa sera, ma per non dover entrare di nuovo in macchina con Christopher. Se non fosse per la mia pigrizia, tornerei a casa a piedi.
《Sicuro che arriviamo in tempo per la cena?》domando già con l'ansia, ma Christopher fa finta di non sentirmi, e l'andatura non tende a migliorare. 《Se ti aumento lo stipendio ci vai a sessanta?》 chiedo provando a corromperlo.
《Chi va piano...》.
《Lo so cosa dice il proverbio, Chris, ma non mi importa. Ho una vita da vivere e non vorrei trascorrerla per metà dentro una BMW!》 lo imploro non riuscendo lo stesso a smuoverlo più di tanto.
A questo punto sono costretta ad usare le maniere forti. A mali estremi, estremi rimedi.
《Ti licenzio》.
《Non lo faresti mai》ride non sentendosi affatto minacciato.
Ha ragione. Non riuscire mai a licenziarlo, ma il non averlo convinto mi costringe a rimanere in silenzio cercando di tollerare la sua lentezza a braccia conserte.
《Sono a casa!》esclamo con le lacrime agli occhi inginocchiandomi nell'atrio per la gioia di essere scesa da quel carro funebre.
Dietro di sé aveva creato una fila enorme che addirittura gli altri veicoli, sospettando fosse la processione di un morto, non hanno né sorpassato e né suonato per rispetto. È stato davvero un incubo. Non sono scesa da quella macchina solo per la vergogna che avrebbero potuto vedermi.
《Bentornata, signorina》 mi augura il maggiordomo, mentre mi sfila il cappotto dalle spalle.
《Grazie, Geoffrey. Papà e mamma sono arrivati?》chiedo guardandomi in giro.
《Sì. Il signor Jeremy è nel suo studio e la signora Elizabeth nella sua camera》.
Vado subito nello studio di papà per salutarlo.
Sono mesi che non lo vedo a motivo del suo lavoro. Grazie alla sua capacità di giostrarsi abilmente negli affari, è riuscito a raggiungere una carriera rispettabilissima e assai ambita, ma è sempre in viaggio, come la mamma del resto.
Con lei sono trascorsi tre mesi dall'ultima volta che l'ho vista. Ma è meglio così, considerando i nostri esasperanti litigi.
《Bentornato, papà》gli auguro una volta ottenuto il permesso di entrare.
Mio padre si alza da dietro la sua grande scrivania piena di scartoffie e viene a baciarmi la fronte per salutarmi.
《Grazie, piccola Kat》.
《Come è andato il viaggio?》chiedo contenta di rivederlo.
《Bene, come sempre. E a te il primo giorno di scuola?》
《Bene, come sempre》rispondo non sapendo cos'altro dire.
Papà torna alla sua scrivania. 《Sei già andata a salutare tua madre?》
《No. Adesso vado》.
Ora arriva il peggio.
Con mio padre mi sento piuttosto tranquilla, ma quando devo parlare con la mamma l'ansia comincia a salire e faccio davvero fatica a nasconderla.
Così, con il cuore in gola, salgo di sopra e busso alla sua stanza.
Da che posso ricordare, i miei genitori hanno sempre dormito in camere separate. Quando ero piccola credevo fosse normale, ma ora non riesco ad afferrarne il senso, anche se ormai ci ho fatto l'abitudine.
《Avanti》.
《Ciao...》saluto entrando con un po' di timore.
《Ah, sei tu》rispongo con un tono freddo.
A quanto pare in quei mesi non è cambiato nulla. Nemmeno la prossima vacanza alla beauty farm riuscirà a rilassare almeno un solo muscolo facciale di mia madre. Mi devo rassegnare: la sua freddezza rimarrà tale per sempre. È fatta così, non posso farci nulla.
È ancora una donna bellissima nonostante sia appena entrata negli 'anta. Sa muoversi e conversare con una disinvoltura che abbaglia e i suoi occhi verdi, tendenti al freddo, vengono risaltati dai capelli lisci di un biondo chiaro.
《Ancora non sei pronta?》chiede squadrandomi dalla testa ai piedi. Lei è seduta davanti alla sua specchiera in vestaglia e si sta truccando il viso. 《Alicia non ti ha detto che abbiamo ospiti stasera?》
《No...》rispondo interdetta.
Questa sera devo andare con Nicole e le altre. Non posso saltare la nostra tradizionale uscita del venerdì! Ma non posso nemmeno dire alla mamma che non mi presenterò alla cena. Mi ucciderebbe con il solo sguardo!
《Cosa fai ancora qui? Vai a prepararti》.
《Sì, certo. Comunque ero venuta a dirti bentornata》.
《Sì, sì, ma adesso vai. E mi raccomando: non farmi fare brutte figure. Con te non sto mai tranquilla》.
《Promesso》rispondo imbarazzata.
《Ah e un'ultima cosa》aggiunge bloccandomi dall'uscire 《Da domani starai a dieta》.
Dovevo aspettarmelo. Adesso capisco come le zone artiche riescono a mantenere così basse le temperature. C'è mia madre a tenerle congelate!
Non potendo fare a meno di ubbidire al suo comando, mi rifugio immediatamente in camera, prendo il cordless posizionato sul mio comodino e compongo il numero di Nicole. Devo disdire l'appuntamento.
In realtà l'organizzatrice è Jennifer, ma non riuscirei a dirle facilmente quello che è successo. In un modo o nell'altro mi confonderebbe la testa e mi convincerebbe a confermare l'uscita con loro quando so benissimo che dalle grinfie della mamma non posso scappare. Fortunatamente Nicole è totalmente il contrario.
《Mi dispiace, Kat. Allora lo rimandiamo a domani, non c'è problema. Se una di noi non può venire, non è lo stesso》risponde comprensiva.
《Mi dispiace》.
《Non dirlo nemmeno per scherzo. Ci teniamo tutte ad essere al completo, lo sai. Lo riferirò io alle altre. Tu non preoccuparti》.
Nicole è sempre buona e non si è fatta problemi a rimandare un'uscita così tanto rigida. Usciamo tutti i venerdì, senza rimandarlo mai, e adesso mia madre scombina tutto.
Ma un altro problema sorge all'orizzonte inevitabilmente. Torna di nuovo il dilemma esistenziale su cosa scegliere per l'occasione.
Se mia madre si fosse degnata di specificare chi sarebbero stati gli ospiti, naturalmente la mia scelta si sarebbe ridotta. Ma ho il terribile sospetto che verrà mia zia Isabel, la cugina di mia madre, con il suo nuovo marito e quella smorfiosa e insopportabile monella di figlia, Ashley. Quella bambina va oltre i limiti della ragione e per sopportarla ci vogliono dei tappi alle orecchie e dei prosciutti agli occhi.

《Ciao》mi saluta Daniel entrando nella mia stanza.
《Anche tu hai dovuto rimandare i tuoi soliti impegni del venerdì per questa cena improvvisa?》chiedo cercando disperatamente qualcosa da mettere.
《Già. Niente partita a calcetto》 risponde sbuffando, sedendosi sul mio letto.
《Mamma e papà hanno trovato proprio il giorno meno ideale per invitare qualcuno. Meno male che l'addio alla granita è stata spostata a domani》.
《Beata te. Ci guadagnerai su tutti i fronti stasera, allora》.
《Non direi. Quella peste di Ash ne combinerà una delle sue. Ci scommetto》dico quasi rassegnata.
《Allora non lo sai!》esclama sorpreso.
《Sapere cosa?》domando al limite dell'incredulità voltandomi verso di lui. 《Si sono avverate le mie preghiere e Ash sta all'ospedale?》
《Kat!》mi riprende, anche se ha capito scherzassi. 《A cena non abbiamo la zia Isabel. Verranno i nuovi vicini di casa》.
《Non stai scherzando, vero?》chiedo allibita.
《No》risponde non capendo la mia reazione.
《E perché hanno invitato proprio loro?》
《Pare che il signor Hillman sia un vecchio amico di papà》.
《Davvero?》
《Sì, ma avevano perso i contatti quando si è dovuto trasferire a Monk》.
Mio fratello ha saputo da papà che lui e il signor Hillman hanno frequentato il liceo insieme a Rose-Garden e che sono molto amici. Dopo gli studi però il signor Hillman si è dovuto trasferire a Monk per frequentare l'università tecnica della città e hanno perso i contatti. Il caso però ha voluto che in quest'ultimo periodo è stato interessato a comprare la villa di fronte alla nostra con l'intenzione di trasferircisi definitivamente; e in un modo o nell'altro è venuto a sapere che papà abita proprio di fronte alla sua futura residenza. Ha cercato subito di rintracciarlo e cosi ha colto l'occasione per invitarlo a cena.
Non posso crederci. Adesso sì che il mio umore ha ogni buon motivo per tornare ad essere dei migliori. Finalmente potrò scambiare quattro parole con questo nuovo ragazzo.
《Conviene che ti faccia bella》mi suggerisce scaltro mio fratello. 《Ho saputo che il signor Hillman ha un figlio maschio!》mi riferisce più per prendermi in giro che per altro.
《Aiutami a scegliere il vestito》.
《Non ci penso nemmeno!》
《Ti prego!》 lo supplico a mani congiunte imitando gli occhi del gatto con gli stivali.
《E va bene, ma facciamo presto》.
Inizio a tirare fuori i migliori abiti del mio guardaroba in preda all'ansia.
《Troppo eccentrico》risponde Daniel guardando un abito da sera sbrilluccicante al grado estremo.
《Troppo elegante》commenta il secondo vestito che gli ho mostrato.
《Troppo corto》dice al terzo.
《Troppo lungo... troppo attillato... troppo scollato...》.
《Ma è possibile che non te ne vada bene uno?》
A questo punto, ormai scoraggiata, gli mostro un abito stile anni '50 nero fumo, con lo scollo a barca, la cintina rossa e le decolletè dello stesso colore della cinta in vernice.
Adesso che cosa dirà? Troppo accollato?
《Questo è okay》.
《Dici davvero?》
《Sinceramente mi sono già annoiato. E comunque, se non te ne fossi accorta, hanno appena suonato al campanello》.
Non posso essere di nuovo così in ritardo. È assurdo! Perché devo ridurmi sempre a correre dietro al tempo? Uno di questi giorni ne uscirò pazza, di sicuro.
Dopo aver buttato immediatamente fuori dalla stanza mio fratello, cerco di sbrigarmi il prima possibile.
Un vantaggio è che le donne di una certa importanza si fanno sempre aspettare e per educazione non dovrebbero iniziare a mangiare senza la sottoscritta, o almeno lo spero. Ma non essendone sicura al cento per cento, e anche per non dare una cattiva impressione - tanto è bastata la situazione del pomeriggio a fare tutto - inizio a correre da una parte all'altra della stanza, come al solito.

Finalmente pronta, mi guardo allo specchio e tutto sembra essere in ordine.
Quando la missione risulta inesplorata, bisogna mostrare previdenza ed anche una buona dose di coraggio. Così, prima di dare inizio alle danze, faccio un lungo respiro.
《Ciao Kat》mi saluta Daniel, seduto sul divano, mentre sorseggia l'aperitivo.
Sembra tutto perfetto, a parte un minuzioso ma particolare dettaglio: come mai in salotto c'è soltanto lui?
《Gli ospiti?》chiedo sorpresa avvicinandomi al divano.
《Vedi forse qualcun altro oltre me?》
《Danny, non aveva suonato nessuno al campanello, vero?》domando sospettando già tutto.
《Cosa te lo fa credere?》replica prendendomi in giro. 《Dovresti esserne contenta. Sei pronta e per giunta stranamente in orario》.
Cos'hanno tutti oggi che vogliono farmi arrivare per forza in orario?
Non mi farò abbindolare dalle sue chiacchiere. Questa volta me la pagherà, eccome! Se solo riuscisse a intercettare il mio sguardo fulmineo, comincerebbe a correre con le gambe in spalla in quel medesimo istante. Solo che è troppo tranquillo per potersene accorgere, così gli lancio un primo avvertimento.
《Conterò fino a tre》.
《Sei arrabbiata?》mi chiede sorpreso.
《Uno》inizio a contare con decisione.
《Perché te la prendi per così poco? Certo che sei davvero permalosa!》
《Due》.
《Fai sul serio?》
《Tu inizia a correre!》lo avverto estremamente seria.
Daniel posa subito il bicchiere, si alza dal divano e inizia a correre per il salotto più in fretta che può per non essere preso da me che lo inseguo furiosa. Sembriamo due bambini dell'asilo che giocano ad acchiapparello per il salotto di casa.
Finalmente riesco ad afferrarlo per il colletto della maglietta, ma un colpo di tosse cattura la mia attenzione, e nel voltarmi verso l'ingresso, un attacco di panico mi immobilizza terribilmente.
Sono tutti lì, con i loro occhi su di me, piuttosto perplessi. Di certo non avrei desiderato incontro peggiore.
Mia madre mi gela con i suoi occhi. Non ho mantenuto la parola data e ancora una volta ne ho combinata una delle mie.
Tolgo la presa da mio fratello e cerco di ricompormi con la stessa fretta. Papà e mamma non sono mai stati così furiosi e mi rendo conto di averli imbarazzati tantissimo.
Poi iniziano le presentazioni e l'impaccio cresce a dismisura. Alexander mi guarda stranamente e certe volte sorride malizioso. Quanto vorrei scavarmi una fossa subito!
Prendiamo l'aperitivo in salotto, prima della cena, e comodi sul divano, gli adulti iniziano a conversare del più e del meno.
Papà e il signor Robert non fanno altro che parlare dei vecchi ricordi del liceo, mentre la mamma e la signora Sarah cominciano a discutere sul mobilio della nuova casa. In pratica, un vero mortorio per una sedicenne come me.
Non me ne può importare di meno della gioventù di mio padre, che tra l'altro non mi ha mai raccontato, né del mobilio di una casa che non ho mai visto.
Mi giro continuamente i pollici sperando che Geoffrey entri e ci informi che possiamo accomodarci in sala da pranzo, almeno mi svagherei mangiando. Ma adesso, dopo il secondo aperitivo che prendo non so più cosa fare per non addormentarmi. Vorrei prendere il cellulare e scrivere sul gruppo delle mie amiche, ma mia madre vieta i cellulari quando siamo in compagnia. Così provo a distrarmi guardandomi attorno.
Il signor Robert sembra andare molto d'accordo con papà e si sta divertendo a rivangare vecchie bravate scolastiche. Sembra un tipo simpatico e amicone.
La signora Sarah è molto accomodante e gentile. Pare una persona amichevole e disponibile alle confidenze. Trasmette molta sicurezza. Sono contenta siano persone buone e cordiali. Almeno la mia figuraccia verrà scusata con qualche frase gentile e forse mamma ci metterà miracolosamente una pietra sopra.
Loro figlio, invece, è quasi impercettibile. Finora non ha proferito parola e se ne sta in silenzio ascoltando la conversazione dei nostri padri. Spero tanto abbia ripreso dai suoi genitori, perché un carattere così espansivo e gentile mi piacerebbe tanto in un ragazzo.
《Che classe frequenti, Kathleen?》mi chiede inaspettatamente Sarah, ma la mia attenzione è altrove.
Sono troppo concentrata a scrutare Alexander, senza riuscirci, e per colpa della mia sbadataggine, disgraziatamente incasso un'altra delle mie solite figuracce: non le rispondo. 《Kathleen!》 mi richiama mia madre con tono deciso, sconvolta dalla mia maleducazione.
《Sì, sono d'accordo》rispondo d'istinto.
Ecco, ho sbagliato pure la risposta. Ma di solito non si viene interpellati per avere l'appoggio di quello che si sta dicendo? O accade solo nelle conversazioni con gli amici dei miei genitori?
In una sola serata sto totalizzando più situazioni imbarazzanti di quante ne ho fatte in tutta la mia vita.
Non voglio nemmeno immaginare cosa stia pensando Alexander di tutto questo. Ma più di ogni altra cosa, mi rifiuto categoricamente di guardare negli occhi mia madre. Sono convinta che nel solo istante in cui lo facessi, diventerei un mucchio di cenere.
《E suo figlio quanti anni ha?》domanda mia madre riprendendo in mano la situazione.
《Alex ha diciassette anni, ma per il motivo del trasferimento da un'altra nazione, dovrà frequentare il terzo anno, invece del quarto》.
Mentre conversano, vedo mia madre che ogni tanto mi fulmina con gli occhi. Le sto facendo fare una vera e propria figuraccia.
《Da grande vorresti diventare un'attrice come tua madre?》 mi chiede Sarah curiosa.
《Ma certo!》risponde prontamente la mamma prima che possa rovinarla per l'ennesima volta, anche se non basta per non farmi intervenire.
《Beh, in realtà, non so ancora cosa farò. Ho solo sedici anni》.
Non sono proprio riuscita a trattenermi dal dirlo. In casa Lucky contraddire mia madre pubblicamente è punibile con la morte.
Ma Geoffrey fa il suo ingresso in salotto salvandomi la vita.
《I signori possono accomodarsi in sala da pranzo. La cena sarà servita》.
Finalmente la mia liberazione.
Non voglio più ritrovarmi in altre situazioni sfavorevoli, così mi riprometto di impegnarmi con tutta me stessa per essere una ragazza a posto e come si deve. Porterò alto il mio buon nome. E spero soprattutto di risparmiarmi a fine serata la predica con punizione di mia madre.
Secondo la tradizione, la posizione degli invitati al tavolo viene alternata tra uomini e donne, e a casa mia tutto questo non è mai stato infranto. Così Alexander si è seduto alla mia sinistra e mio fratello alla mia destra.
A quanto pare il vero piacere della serata è ancora tutto da scoprire.
Parlando con Alexander durante la cena scopro la sua vera identità, che purtroppo non è tra le migliori. L'impressione affascinata della prima volta scompare lentamente come una vera delusione.
È carino, non posso negarlo, ma forse è troppo montato. Ogni discorso che introduciamo io e Daniel, lui riesce in un modo o nell'altro a portarlo verso la sua direzione parlando delle sue imprese, dei suoi viaggi e delle sue virtù. Una persona davvero noiosa ed egocentrica.
《E così quest'estate per le vacanze, sono stato per tre mesi in giro per il mondo. Sono andato a Pechino, Sumatra, Darwin, San Paolo, New Orleans, Ottawa, Londra e Vienna. Avrò fatto stampare almeno duemila foto. Ma il viaggio in Corea è stato quello che mi rimarrà per sempre. Ho cercato di imparare la lingua, ma continuamente facevo errori. La gente capiva fischio per fiasco e alla fine ho dovuto pagare un traduttore simultaneo, affinché venisse in giro per la nazione con me. Il mio sogno sarebbe di entrare in un'università di lingue. Per adesso ho ottimi voti in inglese, francese, tedesco e spagnolo, ma ho intenzione di fare corsi di arabo e russo》.
《Interessante》commenta mio fratello assonnato e in preda ad idee suicida.
《L'anno scorso sono uscito con il massimo dei voti e quest'anno vorrei fare il bis. Anche se è una scuola diversa, sono sicuro che posso farcela》.
《E che sport hai praticato?》chiedo sperando di avere la meglio vantandomi almeno di qualcosa. Da piccola avevo fatto pattinaggio e tennis.
《In pratica quasi tutti. Sono andato in Canada a imparare l'hockey sul ghiaccio, in America ho giocato a rugby e a football. Sono andato a lezione di tennis, pallavolo e basket. Cavalco benissimo sia i cavalli che i cammelli. Gioco a calcio, a golf, biliardo e a hockey sul prato. Ho la cintura nera di Judo e marrone di Karate》.
Mi sta prendendo in giro o cosa?
I suoi giochetti sono arrivati al termine. Non lo ascolterei un minuto di più. Ora mi diverto io. E quel suo prezioso e soprattutto lindo gilet di cotone celeste fa proprio al caso mio.
《E come vi siete conosciuti?》domanda Sarah tutta curiosa a mamma e papà, senza avere una risposta.
Tutti si voltano verso Alexander che si è sporcato 'accidentalmente' con la salsa di soia caduta 'intenzionalmente', - non posso negarlo -, dalle mie mani.
《Oh, cielo! Che sbadata! Mi dispiace. Non so proprio come sia potuto accadere》 recito fingendo di essere mortificata, avendo anche il pieno appoggio di mio fratello che inventa qualche scusa per non rendere la mia colpa ovvia.
Mia madre indignata chiama immediatamente la cameriera e le ordina di portare del talco per asciugare e pretrattare la macchia.
Credevo che dopo questa avrei toccato il fondo, ma noto con mia sorpresa e conforto, che mamma sembra quasi sollevata da tutto ciò.
Alexander, a questo punto, si toglie il gilet e rimane con la camicetta a quadri celestina. Spero tanto che non ricominci a parlare o questa volta arriverò al punto di sporcargli i pantaloni. Sono sicura che non avrà il coraggio di togliersi anche questi, e, con il disagio di avere una macchia sulla gamba, dubito altamente avrebbe riaperto ancora bocca.
Così per la gioia delle mie orecchie, si limita semplicemente ad ascoltare le conversazioni dei grandi fino alla fine della cena. Dopo di che, papà e il signor Robert si appartartano nella sala da biliardo a fare una partita e a bere qualche bicchiere di scotch, continuando ad aggiornare gli anni trascorsi lontano.
Mamma e la signora Sarah si fermano a conversare in veranda, mentre noi ragazzi andiamo nella sala hobby per colpa di mio fratello che non può stare un minuto lontano dalla sua Play Station. Se solo mi azzardassi a mettere un solo piede fuori la stanza, mia madre mi farebbe esplodere una bomba al primo passo.
Sentendomi una reclusa, mi siedo sul divano a guardare mio fratello e Alexander sfidarsi ad una partita di Need For Speed. E non andrebbe poi così male se l'ospite continuasse a starsene incollato verso lo schermo. Ma quel disgraziato di mio fratello, alla fine della prima partita, si assenta per andare un attimo in bagno e così il momento culminante della serata sta per riversarsi contro di me.
Ho il cuore che batte sempre più forte quasi fino a scoppiare.
Si vendicherà, non ci sono dubbi, e non posso scappare da nessuna parte. La mia fine è arrivata! Cosa potrei fare? Daniel non è nemmeno qui per salvarmi.
《Sai...》esordisce voltandosi verso di me, lasciando il joystick dalle mani.
Lo fisso spaventata seduta sulla poltrona non molto lontano da lui e sinceramente preferirei che le distanze si allungassero così da rendergli impossibile la vendetta.
《Ho trovato davvero divertente da parte tua rovesciarmi la salsa di soia sul gilet con tutte le dovute intenzioni》.
《E' stato un incidente》mi difendo sentendo il panico sopraggiungere.
Ma quando torna Daniel?
《E vorresti davvero che ci creda?》 domanda divertito.
A quel punto se voglio avere salva la vita, devo reagire. Devo riuscire a prendere il coltello dalla parte del manico.
《Perché, tu vorresti dirmi che hai imparato davvero tutti quegli sport e viaggiato in quei paesi in soli tre mesi? Non ti ho riso in faccia solo per compassione》ribatto sperando di avere la meglio.
Scacco.
《Non farmi ridere. Come avresti potuto prendermi in giro tu dopo tutte le figuracce che hai realizzato in una sola ora dal mio arrivo?》.
Scacco matto.
Non ho più parole. Ha vinto lui. Sono stata sconfitta.

A fine serata, mia madre mi chiama per parlarmi. Gli ospiti erano andati via già da un po'.
Mi aspetta un'altra umiliazione.
Infatti mi rimprovera senza mezzi termini per tutte le figuracce che le ho creato durante la serata, ho disonorato la famiglia e l'ho messa in ridicolo davanti agli ospiti.
《E che non accada più, chiaro?》
《Sì...》rispondo vulnerabile.
Altre volte avrei reagito ma questaa sera mi sento così umiliata e sconfitta da Alexander, che mi rimane impossibile ribellarmi.
《Un'ultima cosa》aggiunge tagliente, 《Alexander è un ottimo partito. Con lui avresti la nostra approvazione》.
Adesso ha toccato il fondo. Non solo mi ha impedito con ogni mezzo due anni prima di vedere il ragazzo di cui sono innamorata perché un perfetto poveraccio, ma adesso ci mette pure il carico da dodici per farmelo pesare ancora di più!
Non le darò questa soddisfazione, questo è poco ma sicuro. Alexander sarà l'ultimo ragazzo al mondo di cui mi innamorerò.
Sono stata così sciocca a pensare che un ragazzo del genere potesse essere il mio principe azzurro, la mia dolce metà, la mia anima gemella, ma lui è l'antagonista delle fiabe, la mela marcia, l'anima opposta, quella che non ha nulla in comune con l'altra.
Mi sono illusa inutilmente. Ho creato sciocchi castelli in aria e, dopotutto quello che è successo, ne sono uscita fuori solo che sconfitta.
   
 
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