Capitolo 14 – The call of the soulmate
Relena era fuori sulla terrazza, e osservava gli alberi
di quercia del parco della Reggia, che erano diventati tutti rossi e dorati.
L’autunno era ormai arrivato e la giovane donna era in piedi, sul balcone,
esposta al vento dolce e ancora caldo, tipico del mese
di ottobre.
Dall’interno
della stanza, le giungevano le voci di Jeannemarie e
della madre, che stavano parlando animatamente riguardo a Daphne,
che dormiva placida nella culla, mentre Relena
guardava silenziosamente il parco, la veste bianca di pizzo sangallo, agitata
dal vento.
Relena non aveva voglia di tornare dentro, anche perché
quando c’erano sua madre e la sua balia, per lei era impossibile occuparsi
serenamente di Daphne. Parlavano in continuazione e,
con i loro ricordi e discorsi, che a loro sembravano assolutamente innocenti,
la facevano sentire male, come se fosse in trappola.
La
madre, soprattutto, era diventata paranoica riguardo
alla salute della figlia e, dato che la gravidanza era stata abbastanza
difficile, era sempre preoccupata per qualsiasi cosa che vedeva in Relena. Ora, per esempio, si era accorta che la ragazza
parecchie volte portava la mano destra al petto e si stringeva forte il punto,
dove c’era il cuore. Jeannemarie, che era una vecchia
amica della madre, le aveva detto di non preoccuparsi, anche perché Relena diceva sempre che era un atto inconscio e di non
avvertire dolore, ma anche lei ignorava, nella mente semplice di donna ormai
non più nel fiore degli anni, la causa del male, che Relena
provava.
Relena guardava un punto fisso, oltre l’orizzonte, e si
teneva sempre la mano sul petto. I suoi occhi indugiavano sempre su quel punto
e le sue labbra rimanevano socchiuse a guardare quel punto.
“Che
cosa stai guardando?” le chiese Heero, comparso alle
sue spalle, senza che lei se ne accorgesse.
“Niente”
replicò Relena con un sorriso e scuotendo il capo “E’
solo che cercavo di vedere se da qui si vedesse Seaflower…”.
Heero si era appoggiato, anche lui alla ringhiera,
illuminato dai raggi del sole, che stava tramontando. Guardò la ragazza, il cui
volto era ancora rivolto a quel punto, che sembrava vedere solo lei.
“E la
riesci a vedere?” chiese Heero, con un sussurro.
“No,
siamo troppo lontani… vedo a malapena il paesino… la mia casa è sulla
scogliera…” disse Relena, malinconicamente.
Heero, allora, le chiese: “Ti manca la tua casa?”.
Relena sorrise, poi, la mano sul petto, disse al ragazzo,
guardandolo negli occhi: “Sì, un po’… ma ormai le cose sono cambiate… non penso
che tornerò mai più a Seaflower…”.
“Perché?”
chiese Heero.
Relena non rispose, ma abbassò lo sguardo e si strinse
più forte il petto. Poi, sollevò il capo a guardare che cosa stavano facendo la
madre e Jeannemarie.
Le
due donne stavano guardando Daphne, che si era
svegliata e che ora era in braccio alla nonna. Entrambe stavano discutendo su
qualcosa, ma Relena non riusciva a cogliere di che
cosa stessero parlando.
“La
martirizzano quella povera bambina!” disse Relena,
con un sorriso.
Heero rise e seguì la ragazza, che rientrò nella stanza.
“Si
può sapere che cosa avete?!” chiese Relena, le mani sui fianchi.
“Niente”
disse la mamma di Relena alla figlia “E’ solo che io
sostengo che Daphne sia quasi una tua fotocopia, ma Jeannemarie dice
che…”.
Jeannemarie interruppe la
donna, dicendo: “Daphne è molto simile a Relena! E su questo non ci piove!”.
“Ma?!” chiese Relena, con un sorriso,
che si oscurò quando la donna rispose: “… non ha i vostri occhi, Relena! Gli occhi sono di Duo, lo si vede
lontano un miglio!”.
Relena si mise meccanicamente la mano sul cuore, come
quando sentiva parlare di Duo o pensava a lui. Sebbene fosse passato ormai un
mese, la sua mente era ancora totalmente presa da lui. Le mancava immensamente,
ogni giorno di più. E anche lei aveva notato che Daphne
aveva preso gli occhi di suo padre. Lei aveva gli occhi di un celeste chiaro,
mentre gli occhi di Duo erano blu, un meraviglioso blu, pieno di luce, che era
incastonato nei suoi ricordi, come la più bella e preziosa delle gemme.
Heero fissò la ragazza per qualche istante, non
riuscendo a capire come
Relena, la mano ancora sul petto, disse alla madre e a Jeannemarie: “Era abbastanza normale che prendesse qualcosa
da suo padre, no?”. Aveva cercato di parlare con la massima freddezza,
ma parte dell’intenso legame, che ancora la incatenava a Duo, le uscì
involontariamente dalle labbra, provocando al suono di quelle parole al suo
orecchio, un’altra fitta al cuore.
Heero, a quel punto, interruppe il corso dei suoi
pensieri e disse: “Scusami, Relena, ma avrei bisogno
di parlarti…”.
“Dimmi”.
“Intendo
dire da solo” replicò il ragazzo, con decisione. Jeannemarie
diede una gomitata alla madre di Relena e disse che
loro sarebbero tornate più tardi.
Quando
le due donne lasciarono la stanza, Relena chiese:
“Allora?”.
Heero le chiese, come se la vedesse solo allora dopo
tanti anni: “Come stai, Relena?”.
Relena rispose, leggermente incuriosita dalla domanda di Heero, di cui non capiva il senso: “Sto bene, sono ancora
un po’ stanca, ma il dottore dice che è normale… ho avuto una gravidanza molto
difficile…”.
Heero scosse la testa e replicò: “Voglio dire
psicologicamente… come stai?!”.
Relena sorrise, poi disse: “Sono diventata la madre di
una splendida bambina, credi che potrei essere più contenta di quello che
sono?”.
Heero sospirò. Relena non voleva
cogliere quello che lui stava cercando di chiederle. Voleva sapere se pensava
ancora a Duo, ma ancora una volta, la ragazza di fronte a quell’argomento, si
barricava dietro un muro di ostinata e testarda incomunicabilità.
Heero, a quel punto, pensò che era
arrivato il momento. Doveva chiedere a Relena
quello che voleva chiederle da quando l’aveva ritrovata. Doveva, in quel
momento, altrimenti l’avrebbe assalito di nuovo la paura di perderla.
Le si
avvicinò e lentamente le strinse le mani, nelle sue. Poi, le disse: “Relena, mi vuoi sposare?”.
Relena rimase immobile, come se le avessero dato uno
schiaffo. Certo, sapeva che quel momento sarebbe arrivato, lo sapeva da quel
giorno, che aveva accettato nel suo cuore e nella sua mente, che doveva
scordare Duo e che doveva tornare da Heero. Ma, non
pensava che sarebbe accaduto così presto. Poi, la sua mente ancora una volta,
perse la connessione con la realtà di quell’attimo e tornò indietro….
“Ti sposerei
anche in verde acido per quel che mi importa!”
Relena avvertì il respiro fermarsi tra i
polmoni. Diventò rossa, e la solita consueta fitta, che le trafiggeva il cuore,
si rifece sentire, anche se stavolta ancora più forte. Si liberò della stretta
di Heero e si mise la mano sul petto, respirando a
fatica.
“Che hai, Relena? Ti
senti male?” le chiese Heero, preoccupato.
“No, non è niente”
disse lei, con un filo di voce, poi, cercando di riprendersi: “E’ solo che mi
hai sorpreso, tutto qui…”.
Davanti
allo sguardo di Heero, che esprimeva ancora
perplessità, Relena replicò, ora serissima in volto:
“Ascolta, Heero…voglio essere sincera con te. Sposarmi oggi, non
è come sposare la me stessa di quattro anni fa… sono accadute molte cose, e
certamente quella più importante è che ora sono la madre di Daphne…”.
“E allora che cosa
c’entra?” chiese Heero, dolcemente “Io potrei essere
benissimo il padre di Daphne…”:
Relena, evitando di guardarlo e trattenendo
ancora la fitta, che sgorgava impetuosa già nel suo torace, disse: “Heero, saprai accettare che Daphne
è figlia di Duo, e non tua?”.
Heero la guardò in viso. Erano mesi, che non
pronunciava il nome di Duo.
“E poi, data la
nascita di una figlia, prima di regolari nozze, ma che provvederò ovviamente a
riconoscere come mia, io devo fare promessa di sposare qualcuno, entro l’anno
di vita della bambina. E, a quel punto, Heero, io
diventerò Regina… cosa che io non volevo certamente… e mio marito, al quale mi
sarò legata con
Heero, che era rimasto stordito davanti al
parlare stringato e quasi formale della ragazza, chiese: “Relena,
a me di queste questioni importa poco… io ti voglio sposare perché ti amo, il
resto non mi importa, e da te voglio solo questa risposta”.
Relena abbassò lo sguardo, incapace di
proseguire a guardarlo. Lo sapeva, sapeva che lui voleva sposarla per questo,
ma lei aveva cercato di cambiare ossessivamente oggetto della questione.
Perché, se avesse spostato la sua attenzione su quei cavilli così sterili e
freddi, avrebbe potuto ottenere un certo ordine nella sua testa, ma se pensava
a quella, che era la reale motivazione, che spingeva due persone ad unirsi in
matrimonio, si sentiva lacerata. Poi, ancora la sua mente le riportò un
frammento di ricordo estremamente doloroso…
… non sarebbe mai
finita e invece, adesso lo è…
La lettera di Duo… la sua
lettera, l’avevo scordata. Lui mi ha detto che, per me e per lui, non c’è più
futuro… ma io dovrò sposare qualcuno, per il mio Regno, perché devo diventare
Regina, per la nascita di Daphne… se non sarà Heero, dovrà essere qualcun’altro… almeno a lui voglio un
mondo di bene…
Relena sollevò lo sguardo e guardò Heero,
in faccia. Era così bello, e forse lo era più di Duo; la missione di quattro
anni prima, quella maledetta missione, gli aveva lasciato, oltre che una
cicatrice sul sopracciglio destro, uno sguardo sempre più attento, sempre più
malinconico e triste. Le venne da piangere… e pensare che solo quattro anni
prima, avrebbe desiderato con tutta sé stessa che lui l’amasse e che
diventassero marito e moglie. E ora, invece, non gliene importava più niente:
gli voleva molto bene, molto di più di quanto se ne volesse ad un amico, ma…
poi, fermò all’improvviso, il corso dei suoi pensieri, che trovava estremamente
inutili e anche masochistici, e si avvicinò a lui. Era lui, che doveva
diventare suo marito, perché era giusto così… le venne da ridere, pensando che,
seppur odiasse quello che le aveva detto Duo in quella dannata lettera, doveva
ammettere che lui aveva ragione.
Gli
disse: “Ok, Heero, voglio diventare tua moglie”. Il
ragazzo sorrise radioso e la baciò, poi la strinse tra le braccia.
Relena, stretta nel suo abbraccio, guardò la culla di Daphne. Poi, le lacrime, che le cadevano dagli occhi,
disse, in silenzio alla sua bambina: “Se solo avessi saputo che sarebbe finita
così, piccolina mia…”.
Chiedo perdono per
non riuscire mai ad aggiornare in tempi brevi, purtroppo sono presa da mille
storie… e quindi tralascio un po’ questa, ma oramai siamo quasi alla fine…
Grazie a tutti coloro che ancora la leggono, specie Pao
87 che mi ha anche recensito!!
Un bacio!
Cassie