La neve aveva iniziato a coprire i corpi senza vita di umani e
ghoul come fredde e candide lenzuola mortuarie; riversi a terra in un
lago di sangue, i caduti parevano fiori in un macabro giardino rosso
e nero sbocciati ma già appassiti, nemici in vita, tutti
uguali davanti agli occhi del Mietitore.
In lontananza la
battaglia imperversava senza tregua; non c'era tempo per piangere i
morti, erano tutti indaffarati a impedire che se ne aggiungessero
altri alla lista.
Silenziosa, la neve cadeva ancora, lacrime del
cielo il cui cuore si era ghiacciato davanti allo scempio della
natura.
L'odio e la rabbia si scontravano come il metallo delle
armi e delle kagune, producevano scintille, appiccavano il desiderio
di vedere gli occhi dell' avversario spegnersi.
Shinohara
manovrava con destrezza la sua Quinque, l'armatura non sembrava
impedirgli i movimenti ma, anzi, li rendeva quasi più fluidi e
letali. Continuava ad attaccare senza tregua ma senza smettere di
lanciare sguardi ai compagni per assicurarsi che stessero tutti bene.
Il Gufo avrebbe voluto approfittare della sua distrazione ma era
impossibile, Shinohara era instancabile e impeccabile, sia
fisicamente che mentalmente. Egli, dal canto suo, si era reso conto
dello stato di difficoltà in cui si trovava il ghoul, quindi
non esitava ad affondare l'arma o tranciargli gli arti mentre
l'euforia di star vincendo cresceva piano piano in lui, tuttavia
bloccata da una parte di se stesso. "Non illuderti Yukinori"
si ripeteva, "nessun gallo canta prima dell'alba".
Il
suo sguardo fu catturato da un lampo albino che come la morte in
persona, reggeva la falce e mieteva qualsiasi cosa si trovasse
davanti ma che, in quel momento, sembrava aver incanalato tutto il
suo sadico desiderio nel ghoul che tentava con le ultime forze di
contrattaccare.
Juuzou non si era mai sentito così carico
in vita sua: faceva capriole, salvata, rideva con il suo
caratteristico tono psicopatico. I suoi occhi erano due micce,
spalancati e bramosi di vedere il sangue scorrere. Non pensava,
attaccava e basta come gli era stato insegnato fin da piccolo, senza
ripensamenti, senza indugi. Attaccava e rideva, rideva e attaccava.
Un concentrato letale di mosse fatali.
Shinohara non aveva mai
pensato a Juuzou come una macchina, ma in quel momento era quasi
felice di vederlo in quello stato mentale di pura follia. Grazie a
lui il Gufo era quasi al tappeto.
Con un ultimo attacco, Shinohara
riuscì a distruggergli la maschera mentre un fiotto di sangue
fuoriusciva da tutte le ferite, rosso come quelli degli umani eppure
ritenuto così differente dal loro. Tutti i presenti si
immobilizzarono, i fiati sospesi e gli occhi puntati sul mostro.
Passarono i minuti e, con sommo stupore, il Gufo iniziò a
camminare dalla parte opposta del tetto zoppicando e ansimando come
un cane. Si stava ritirando dunque?
Juuzou impugnò la falce
con lo sguardo attento ma Shinohara lo fermò.
Il ghoul
continuò a trascinarsi finché non si fermò del
tutto. I soldati non riuscirono a udire nulla ma furono certi che
avesse mormorato qualcosa. Infine cadde a terra, stremato, ferito,
morente. L'aria era ferma, il tempo continuava a scorrere ma il
mostro non si rialzava. Gli agenti del CCG non si guardarono, non
sorrisero, le loro espressioni erano mute e serie ma i loro cuori
tremavano, ansiosi di udire le parole per cui avevano combattuto fino
a quel momento. Infine Shinohara premette l'auricolare per comunicare
con il quartier generale contro l'orecchio e mosse piano le labbra
mentre la neve continuava a cadere.
-Qui Shinohara. Oggi il Gufo è
stato abbattuto-.
Grida di giubilo si innalzarono dal campo di
battaglia mentre, nell'ombra, qualcuno piangeva.
Qualche ora prima.
Akane non riusciva a distinguere il suo sangue e quello dell'uomo
che aveva davanti. Entrambi coprivano il pavimento di pietra grigia,
le macchiavano i vestiti e il viso come schizzi di inchiostro
vermiglio.
La sua maglietta era tutta squarciata, come le sue
spalle dalle quali due ali rosse che ricordavano quelle di una
fenice, sovrastavano imponenti il corpo di Kanou, il quale sorrideva
come se stesse assistendo ad una commedia teatrale.
-Uccidimi
pure- proferì, -questo non cambierà cosa sei, e
non salverà nemmeno la tua amica colomba-.
Akane rizzò
le orecchie e il busto quasi inconsciamente. Vedendo la sua reazione,
il sorriso di Kanou si allargó.
-Già, in questo
momento gli investigatori staranno combattendo contro il Gufo, ma...
mi domando quale dei due. Probabilmente avranno sconfitto il primo
con successo e staranno esultando vittoriosi. Peccato, mi sarebbe
piaciuto essere lì a vedere le loro teste venir mozzate dal
secondo-.
Una lunga coda da volpe, ma affilata come una lancia
spuntò dal fondo della schiena della ragazza e terminò
conficcata a qualche centimetro dalla testa dell'uomo.
Gli occhi
di Akane erano spalancati, ma non lasciavano trasparire alcuna
emozione; il loro colore caratteristico li aveva abbandonati venendo
sostituito dal nero e dal rosso.
Il viso dello scienziato non
aveva mutato la sua espressione. Lei non lo avrebbe ucciso, per
quanto odio provasse nei suoi confronti lui era l'unico a poterle
procurare quelle pillole grazie alle quali le sarebbe stato possibile
sopravvivere senza dover mangiare umani come i suoi simili.
Stava
per dar voce a quella realtà, ma tutto ciò che uscì
dalla sua gola fu un rantolo spezzato dal kagune di Akane che gli si
conficcò proprio nel cuore.
Il petto della ragazza si
alzava e abbassava velocemente, la sua testa si sforzava
disperatamente di dare un senso a quello che era accaduto, voleva
giustificarsi, ma l'omertà aveva preso posto in lei
impedendole di dar voce all'ovvietà. Eppure solo una frase
affollava la sua mente in quell'istante.
Juuzou era in
pericolo.
Red non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. Per un
momento si chiese se quella fosse davvero Akane o una copia
impassibile della sua amica. Fece per aprire la bocca, voleva
chiamare il suo nome perché sapeva che si sarebbe girata,
perché, infondo, non aveva dubbi che fosse lei. Voleva
guardarla negli occhi nella speranza di vedere il nero e il rosso
dissolversi, ma allo stesso tempo la paura di sbagliarsi gli gravava
sulle spalle facendo abbattere il suo putrido fiato sul suo piccolo
collo.
Quasi avesse accolto il suo pensiero, Akane si voltò
come un automa, le ali infuocate e la coda improvvisamente puntate
verso di lui. Red raggelò.
-Akane...?- sussurrò con
un fil di voce. Era ancora legato mani e piedi a quello scomodo
tavolo di metallo ed era troppo debole per potersi liberare con la
kagune; la sostanza sonnifera che gli scagnozzi di Kanou gli avevano
iniettato, a quanto pareva, non serviva solo a farlo addormentare. Si
dimenò con forza sentendo una sensazione di impotenza e panico
annebbiargli la mente mentre Akane si avvicinava a lui con passi
cadenzati. Era quasi come se il suo cervello avesse staccato la spina
lasciando che la parte animalesca prendesse il sopravvento, bastava
lanciare un'occhiata al corpo martoriato di Kanou e degli altri ghoul
che erano accorsi per combattere poco dopo che la ragazza si era
liberata. Una volta che l'ebbe raggiunto Akane fissò gli occhi
in quelli di Red, il quale avvertì un brivido percorrergli la
spina dorsale come mille formiche.
-Akane, sono Red!- gridò
nella speranza di farsi riconoscere, ma in tutta risposta la rossa
sollevò la kagune inferiore ancora macchiata di sangue sopra
la testa. Non riusciva a capacitarsi di ciò che stava per fare
e la guardò ancora con occhi imploranti, tentando in tutti i
modi di far uscire la kagune, ma essa non rispondeva al comando.
Con
un gesto fulmineo, la ragazza abbassò la coda verso Red, ma
invece che avvertire le carni dilaniarsi e il dolore esplodergli nel
corpo, il piccolo sentì il rumore delle cinghie che venivano
spezzate con un colpo secco.
Cadde a terra con un tonfo alzando la
testa quasi immediatamente, confuso e disorientato. Incontrò
gli occhi di Akane, ancora sottoforma di ghoul, ma sta volta la
ragazza sorrideva.
-Che sciocco, pensavi davvero che ti avrei
ucciso?- biascicò prima di cadere in ginocchio davanti a lui
improvvisamente priva di forze.
Red le si catapultó
affianco posandole una mano sulla schiena mentre tossiva sangue. Dopo
essersi accertato che stesse bene, un sorriso che riassumeva tutta la
gioia e il sollievo che stava provando in quel momento gli piegò
le labbra all'insù. Quando Akane lo vide non riuscì a
credere ai suoi occhi.
-Stai davvero sorridendo?-
-Risparmia
il fiato per camminare-
-Ecco, mi sembrava strano...-
Red si
alzò in piedi aiutando anche la ragazza e in quel momento le
porte del laboratorio si spalancarono di botto. Red si mise
sull'attenti e Akane alzò lo sguardo piano, completamente
svuotata da tutte le energie. Quando, però, i volti di Touka,
Hikari, Yomo e Nishiki comparvero davanti a loro, entrambi tirarono
un sospiro di sollievo.
Touka si guardò intorno con occhi
sbarrati mentre Hikari non perse tempo e scese dalla schiena di Yomo
per buttarsi tra le braccia del fratello. Red la strinse a sé
per rassicurarla, felice di rivederla e contento che stesse bene,
incurante che le sue lacrime avevano iniziato a inzuppargli la
spalla.
-Akane stai bene?-
Akane annuì alla domanda di
Nishiki, il quale la aiutò ad alzarsi e le avvolse un braccio
attorno al fianco per sorreggerla mentre Touka e Yomo ispezionavano
la stanza scavalcando i corpi senza vita degli altri ghoul come se
non fossero stati altro che sporcizia.
Akane non riuscì a
reprimere un gemito di dolore quando il ragazzo le toccò una
ferita.
-Sanguini ancora- notò aggiustandosi gli
occhiali.
-Guarirà- tagliò corto lei, poi si voltò
verso gli altri due ghoul.
-Ragazzi, Juuzou è in pericolo e
anche Kaneki!-
-Lo sappiamo- mormorò Touka con lo sguardo
basso, quasi arrabbiato, ma Akane sapeva che la sua non era altro che
rabbia dovuta all'impotenza.
-Dobbiamo andare da loro!-
-Sei
troppo ferita per poterti muovere- intervenne Yomo guardandola con i
suoi occhi miti.
-Non mi importa, posso camminare- insistette.
Touka la guardò.
-Verrò con te, Yomo e Nishiki
invece porteranno i bambini in salvo-
Akane si girò verso
di lei con la gratitudine negli occhi. Yomo e Nishiki non seppero più
cosa dire, sarebbe stato inutile insistere, Touka e Akane avevano la
testa dura...
Non era certo saggio lasciarle andare con la rossa
in quelle condizioni, dopotutto la battaglia non era ancora
cessata... se si fossero trovate in mezzo al caos cosa avrebbero
fatto? Akane non poteva combattere e Touka, per quanto forte, non
avrebbe avuto scampo contro tutti quei soldati.
Prima che uno dei
due potesse aprire bocca, Touka e Akane si stavano già recando
verso l'uscio.
-Staremo attente, promesso-.
Hikari si alzò
in piedi e corse ad abbracciare Akane, la quale le posò una
mano sulla testa.
-Aka-chan, torna presto- disse alzando gli occhi
sui suoi. La ragazza sorrise dolcemente e l'abbracciò ancora,
poi si staccò da lei e insieme a Touka si incamminò
verso il centro della città.
Presente.
Juuzou non sentiva il freddo vento invernale abbattersi sul suo
viso e scompigliargli i capelli dello stesso colore di quei fiocchi
candidi, non sentiva le urla dei soldati che venivano feriti da quel
mostruoso ghoul da un occhio solo. Era come se non riuscisse più
a pensare in modo sobrio, il suo corpo era immobile, inginocchiato in
mezzo a quei tubi di metallo contro i quali lo aveva scaraventato il
Gufo.
Non sentiva il dolore alla gamba attorcigliata in modo
innaturale -non aveva mai accusato alcun dolore ma sapeva che una
persona normale avrebbe già gridato in preda agli spasmi. In
quel momento, però, non gli poteva importare di meno. Tutto
ciò che i suoi occhi riuscivano a registrare in quel maledetto
istante era il corpo del signor Shinohara riverso al suolo in una
pozza di sangue, l'Arata distrutta e il Gufo che lo fissava
compiaciuto con il suo unico occhio, quasi fosse stato un bambino che
aveva appena giocato un dispetto a un coetaneo. Continuò a
sorridere mostrando la lingua aguzza che si agitava come una bandiera
mossa dal vento. In un aggressivo impeto di realizzazione Juuzou si
alzò in piedi aiutandosi con la sua Quinque fiondandosi verso
il ghoul, chiamando il nome del suo mentore, pregando nessuno in
particolare; non gli importava del Gufo che rideva di lui, voleva
solo raggiungere Shinohara. Avrebbe dovuto aspettarselo che la sua
gamba non avrebbe retto facendolo cadere rovinosamene al suolo,
tuttavia non si diede per vinto alzando il capo pronto a tornare
all'attacco. Il Gufo continuò a guardarlo con scherno,
beandosi della sua angoscia deidendo, quindi, di prolungarla
ulteriormente: sollevò la kagune al cielo quasi solennemente
e, senza staccare lo sguardo dal giovane investigatore, la fece
ripiombare dritta nella schiena di Shinohara. La testa dell'albino si
riempì del macabro scricchiolio della spina dorsale di
Shinohara che si spezzava. Il respiro gli si accorciò, il
corpo iniziò a tremargli in preda a brividi indefiniti, e
finalmente gli occhi gli si riempirono di lacrime mentre alzava il
viso al cielo. La quiete improvvisamente creatasi venne distrutta da
un grido di immane disperazione. La gola di Juuzou bruciava, i suoi
polmoni si stavano svuotando velocemente ma lui continuò a
gridare in preda a quello che mai avrebbe pensato di poter
provare.
Quella notte che parve non finire mai, Juuzou ricominciò
a provare dolore.
* * *
Touka e Akane si divisero per andare a cercare rispettivamente
Kaneki e Juuzou. La rossa, sebbene ancora ferita e dolorante, iniziò
a correre in direzione dei camion del CCG che sostavano in mezzo alla
strada. Lungo il percorso incrociò più volte corpi
coperti dalla neve, altri da sacchi neri, soldati che soccorrevano i
compagni, chi era seduto contro il muro tenendosi la testa tra le
mani in preda alla disperazione. Il cuore di Akane si strinse in una
morsa di dolore mentre assisteva a quello spettacolo. Tra i cadaveri
riconobbe perfino i genitori di alcuni suoi compagni di scuola e non
poté far altro che ricacciare le lacrime indietro.
Continuò
a correre per alcuni minuti, poi finalmente individuò i
capelli bianchi di Juuzou e il suo cuore iniziò a battere
all'impazzata. Quando fu più vicina notò che era
isolato dal resto dei soldati; seduto con le spalle al muro e
circondato da resti, il capo chino e la falce stretta tra le mani
come se fosse stata un'ancora, sembrava non percepire la presenza
degli investigatori che correvano avanti e indietro per soccorrere i
feriti ma, cosa più importante, Shinohara non era con
lui.
Avrebbe voluto chiamarlo ma tremava troppo per il freddo, il
dolore e la preoccupazione che una minuscola vocina all'interno della
sua testa le stava infondendo. Si avvicinò al furgone
ignorando alcuni uomini che, notando le sue ferite, le chiedevano
cosa le fosse successo e vi sbirciò dentro con il timore per
quello che avrebbe visto. E infatti quando il corpo del signor
Shinohara le si parò davanti allo sguardo, steso su una
barella e avvolto da una miriade di fili, le si mozzò il
fiato, il groppo che le si era formato in gola precedentemente
premette maggiormente per uscire sottoforma di un pianto dirompente a
cui, sapeva, non avrebbe dato sfogo, non in quel momento.
Akane si
morse il labbro voltandosi verso Juuzou. Si avvicinò piano, le
mani lungo i fianchi, gli occhi nocciola puntati sulle sue forcine
rosse. Il ragazzo non si mosse.
-Juuzou- chiamò piano la
ragazza, ma non ricevette risposta. Pareva quasi morto.
Si
inginocchiò davanti a lui ignorando la neve che le entrava
nelle ferite e le congelava il respiro. Rimase ferma in attesa che
l'albino alzasse lo sguardo su di lei, ma non accadde, quindi allungò
una mano verso la sua guancia fredda e pallida coperta dai capelli
come una tenda. Il contatto parve scuotere il corpo di Juuzou che
finalmente la guardò.
I suoi occhi rossi la colpirono
peggio di uno schiaffo; non li aveva mai visti così vuoti e
tristi.
Strinse a pungo la mano libera e, senza preavviso, attirò
Juuzou a sé abbracciandolo forte. L'albino, dal canto suo, fu
preso alla sprovvista da quel gesto tanto insolito e in parte
sconosciuto, ma gli venne quasi d'istinto avvolgere le braccia
attorno al corpo dell'amica. Lasciò andare la Quinque che
cadde a terra con un tonfo metallico per stringere tra le dita la
maglietta strappata di Akane. Appoggiò la fronte contro la sua
spalla e digrignò i denti iniziando a tremare. La rossa gli
premette una mano sulla testa appoggiando il capo sul suo senza dire
una parola. Entrambi iniziarono a piangere in silenzio sotto lo
sguardo compassionevole di un cielo di vetro.
Angolo autrice
Ci ho messo letteralmente anni, ma
alla fine sono riuscita (anche se a malincuore) a concludere questa
storia. Che dire? Ringrazio infinitamente tutte le persone che sono
arrivate fino a qui e che ora stanno leggendo queste parole di
un'umile giovane come me. Dovete perdonarmi per la poca continuità,
ma spero che questa storia vi abbia lasciato qualcosa a discapito
dell'attesa.
Sto già preparando un sequel, ma a dirla tutta
non sono sicura di pubblicarlo qui su EFP. Lo troverete sicuramente
su Wattpad comunque :)
Grazie ancora a tutti, ci leggiamo in
giro!
-Cherry