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Autore: Imperfectworld01    17/05/2018    0 recensioni
Amore [a-mò-re] s.m.
1. Forma di amnesia che colpisce una persona facendole dimenticare che al mondo ci sono altri 7 miliardi di individui.
"I hate you, I love you. I hate that I love you. Don't want to but I can't put nobody else above you"
Tratto dalla storia:
«Puoi avere tutte le ragazze che vuoi»
«Me ne frego di tutte. È te che voglio»
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Per i due giorni successivi, mamma e Giorgio si sono occupati del trasloco di Giorgio da noi e anche di preparare le valigie per la luna di miele. 

 

A cui ovviamente io non andrò. Non è giusto, me la merito anch'io una vacanza. 

 

«Nelle isole Seychelles non c'è la connessione alla rete wi-fi» dice mia madre.

 

«Cosa? Be', allora sai che ti dico? Preferisco restare qui»

 

«Tanto ci saresti rimasta lo stesso»

 

«Potresti almeno lasciarmi sognare!» 

 

Mia madre sorride. 

 

«Partiremo domani subito dopo che sarò tornata dal lavoro» dice e io annuisco.

 

«Ora devo andare a scuola» dico controllando l'orologio e andando verso la porta. 

 

«Ti stai dimenticando le chiavi!» esclama, dandomi il mazzo di chiavi in mano. 

«Possibile che te le dimentichi sempre? Se non te l'avessi ricordato, saresti rimasta chiusa fuori tutto il giorno»

 

«Grazie, mamma. Ora vado»

 

«Ciao, tesoro. Mi raccomando, quando torni inizia a portare alcune delle cose che ti servono da Anna!» urla mia mamma prima che io chiuda la porta di casa alle mie spalle. 

 

Per le due settimane che mamma sarà in viaggio di nozze, Anna mi ospiterà da lei, visto che non posso rimanere a casa da sola.

 

E penso che sarà grandioso. Come fare un pigiama party ogni sera. 

 

«Purtroppo ragazzi i lavori nel laboratorio di informatica stanno durando più del previsto» ci comunica la professoressa di geografia il giorno seguente. 

 

«Quindi?» incalza un mio compagno. 

 

«Quindi purtroppo anche per questa settimana dovrete organizzarvi da soli. Mentre dalla prossima settimana dovrete esporre il vostro lavoro. Interrogherò due coppie a lezione a partire dal fondo, questa volta» 

 

La classe scoppia in urla e commenti di disapprovazione. 

 

«Dai, fate i bravi! Se fate silenzio alla fine della lezione vi do delle caramelline!» dice la prof e l'unica domanda che mi sorge in questo momento è: sul serio? Quanti anni pensa che abbiamo?

 

Non che sia contraria a ricevere del cibo, ma detesto essere trattata come una bambina.

 

«Io non la sopporto» mi dice Rovati a bassa voce.

 

«Io non sopporto te invece» rispondo. 

 

«Ma se sei cotta di me!»

 

«Sai, una volta qualcuno di molto saggio disse una cosa che ora ripeterò a te: la convinzione fotte» 

 

«E questa dove l'hai letta? Sui Baci Perugina

 

«Perché sei così stupido?» chiedo sorridendo.

 

«Stupido è chi lo stupido fa» recita con voce da intellettuale. 

 

«Davvero, tu citi Forrest Gump? E comunque allora riformulo la domanda, perché fai lo stupido?»

 

«Intanto ti faccio ridere»

 

«Dai, stai zitto»

 

«Agli ordini, baby»

 

Un sorriso mi si forma sul viso senza che possa controllarlo.

 

Restiamo a fissarci per qualche secondo negli occhi e io ci metto ben poco a diventare nervosa. 

 

«Smettila di fare così!» esclamo. 

 

«Così come?»

 

«Lo sai benissimo»

 

«Se lo saprei non te lo chiederei»

 

Rabbrividisco. 

 

«Saprei? Quanto puoi essere ignorante? Ma ancora a 14 anni non sai quando usare il congiuntivo piuttosto che il condizionale? È sapessi»

 

«Guarda che lo sapevo» dice dopo qualche secondo di silenzio.

«L'ho detto apposta per farti arrabbiare»

 

«Ci credo ben poco»

 

«E comunque ora mi spieghi che cos'è che stavo facendo?»

 

«Tu... lo sai! Mi guardavi in quel modo... con quegli occhi!»

 

«Se vuoi la prossima volta ti guardo con il sedere»

 

«Non cambierebbe molto, visto che il sedere ce l'hai in faccia» dico e gli faccio una linguaccia. 

 

«Aspetta che tra mezz'ora mi metto a ridere per la tua battuta»

 

«Ammetti che questa era carina»

 

«Un sacco di cose sono carine, tranne la tua battuta. Un cucciolo di cane, un neonato, io... Anna è carina» dice come incantato. 

 

Alzo gli occhi al cielo. 

 

Possibile che non faccia che pensare a lei? Mi dà fastidio. Insomma, Anna è mia amica, e lui è... un idiota. 

 

«Tanto non ti vuole»

 

«Lo dici solo perché vorresti avermi tutto per te»

 

«Che cosa? Io con te non ci starei mai!» esclamo. 

 

«Ah sì? Quante volte ti sei esercitata allo specchio prima di riuscire a dire questa frase con così tanta convinzione?»

 

«Quando la frase ti viene dal profondo del cuore, non hai bisogno di esercitarti»

 

«Anch'io ho una frase che viene dal profondo del cuore, apposta per te»

 

«E sarebbe?» chiedo alzando un sopracciglio. 

 

«Avvicinati»

 

Mi avvicino leggermente a lui. 

 

«Più vicina» dice e io mi avvicino ancora, con un po' di timore.

 

«Ancora un pochino»

 

Questa volta però è lui ad avvicinarsi a me. Apre la bocca e mi rutta in faccia. 

 

«Mi sa che mi sono sbagliato. Non veniva dal profondo del cuore, ma dal profondo dello stomaco»

 

«Tu mi fai schifo!»

 

«La cosa è reciproca»

 

«Bene»

 

«Benissimo»

 

«Grandioso»

 

«Fantastico»

 

«Splendido»

 

«Stupendo»

 

«Meraviglioso»

 

«Strabiliante»

 

«Stai zitto»

 

«Stai zitta»

 

«Hai finito sì o no?»

 

«Sì»

 

«Bene»

 

«Benissimo»

 

«Basta!»

 

«Nevrotica»

 

«Stupido» dico e poi decido di cambiare discorso.

«E comunque, che cosa facciamo per il lavoro?»

 

«Possiamo andare ancora da te? Così magari c'è Anna»

 

«Va bene» mi rassegno. 

 

Tanto Anna esce un'ora prima rispetto a noi e quindi neanche la beccheremo sull'autobus.

 

Una volta arrivati al cancello di casa mia, mi tolgo lo zaino dalle spalle e apro il taschino davanti e cerco le chiavi per aprire. 

 

«Si può sapere quanto ci metti?» chiede Rovati infastidito.

 

«Ci sono quasi... credo»

 

«Spero per te che tu non le abbia dimenticate»

 

«Non le ho dimenticate! Secondo te sono così stupida? Saranno qui da qualche parte... ok, forse le ho dimenticate. Ma mia mamma dovrebbe essere a casa per pranzo, citofono a lei...» dico cliccando il pulsante sul citofono. 

 

Aspettiamo qualche secondo che venga ad aprirci. 

 

«Quindi?»

 

«Ci mette sempre un po' ad arrivare al citofono...»

 

Rovati alza gli occhi al cielo. 

 

«Che ore sono?» gli chiedo. 

 

«14:23» risponde. 

 

«Merda. È già partita» 

 

«Partita per dove? Spero che tu stia scherzando! Siamo rimasti chiusi fuori?» domanda alzando il tono della voce. 

 

«Probabilmente...»

 

«Probabilmente ora fai una brutta fine! Mi spieghi come fai a dimenticare le chiavi di casa? Soprattutto sapendo che tua madre è partita per chissà dove!»

 

«Credi che l'abbia fatto apposta?»

 

«No, credo soltanto che tu sia una cretina»

 

«Fai silenzio!»

 

«Almeno non puoi farti aprire il cancello da Anna?»

 

«No»

 

«E perché mai?»

 

«Perché andava a pranzo fuori per il compleanno di sua nonna»

 

«Io ti odio» dice cercando di mantenere il tono di voce più calmo possibile. 

 

«Senti, può succedere a tutti! Tu non hai mai dimenticato le chiavi a casa?»

 

«No! Almeno potrei sapere quanto dovremo aspettare tua madre?»

 

«Te l'ho detto. È partita. Per una vacanza. Torna fra due settimane»

 

«Va bene. Ora ci penso io. Spostati» dice spingendomi lontano dal cancello. 

 

Comincia a schiacciare tutti i pulsanti del citofono e poi a nascondersi visto che ci sono le telecamere. 

 

«Sono più di venti, qualcuno ci aprirà di sicuro» sussurra. 

 

Annuisco. 

 

Dopo qualche secondo un sacco di «chi è?» rispondono al nostro richiamo e, per fortuna, qualcuno apre lo stesso. 

 

Quindi entriamo e prendiamo l'ascensore fino ad arrivare nel pianerottolo di casa mia. 

Poggiamo a terra le cartelle e poi ci sediamo anche noi a terra, distante l'uno dall'altra. Appoggio la testa e la schiena contro la porta.

 

Dopo qualche secondo, Rovati si alza in piedi per poi sdraiarsi di nuovo, ma questa volta più vicino a me.

Appoggia la testa sulle mie cosce. 

 

«Che stai facendo?» chiedo disgustata. 

 

«Dormo» dice e chiude gli occhi. 

 

«Sì ma spostati di qui»

 

Solleva il busto e si avvicina al mio viso. 

 

«Ti ricordo che è colpa tua se siamo bloccati qui» 

 

«E stare con te sarebbe la mia punizione per aver dimenticato le chiavi?»

 

«Stare con me non è mai una punizione! Dovresti ritenerti fortunata»

 

«Oh mio Dio! Davvero io, Elisa Moretti, ho la fortuna di essere qui da sola con Federico Rovati? Posso avere un tuo autografo?»

 

«Certo che sì» dice prendendo il suo zaino e tirando fuori una penna. 

«Dammi il braccio» aggiunge. 

 

«Io a dire il vero stavo scherzando... non sono una tua fan»

 

«Ma ti piacerebbe esserlo»

 

«Credi che mi piacerebbe essere una di quelle stupide ragazze che va dietro ad un egocentrico presuntuoso come te? Io davvero non capisco che cosa ci trovino tutte in te!»

 

«Non lo so, prova a chiederglielo e poi riferiscimi» dice facendomi un occhiolino. 

 

«Me lo fai questo autografo sì o no?» dico appoggiando il mio braccio sulla sua gamba. 

 

«Chiudi gli occhi, potrai vedere solo alla fine»

 

«Sei serio?»

 

«Serissimo»

 

Chiudo gli occhi mentre lui scrive e li riapro quando esclama soddisfatto «Finito».

 

Tutto quello che vedo è che mi ha disegnato un pene. 

 

«Fai davvero schifo»

 

«Ti ringrazio. Dai, ora faccio il serio. Ma chiudi ancora gli occhi»

 

«Se disegni un altro pene, giuro che...»

 

«Fidati» mi interrompe, appoggiando la penna sulla mia pelle e io chiudo gli occhi. 

 

«Fatto» dice subito dopo.

 

Do un occhio alla mia mano, sulla quale ha scritto, e vedo una piccola "F" con un cuoricino di fianco. 

 

Guardo Rovati sorpresa, il quale abbozza un sorriso. 

 

Poi gli prendo la penna dalla mano e scrivo una "E" con un cuoricino accanto sul suo polso. 

 

«Ti ho forse detto che potevi?» chiede con quel solito tono arrogante che ormai conosco bene. 

 

«Tu volevi che lo facessi»

 

«Da quando sei così sicura di te?»

 

«Non so, mi starà influenzando il mio compagno di banco»

 

Sorride e poi appoggia ancora la testa sulle mie gambe. 

 

«Massaggiami i capelli» dice. 

 

«No» 

 

«Perché no?»

 

«Perché non voglio»

 

«Dai, facciamo un po' per uno. Poi puoi sdraiarti tu»

 

«E va bene»

 

Appoggio le mani sui suoi capelli e comincio a giocarci arrotolandoli come per formare dei boccoli. 

 

Cavolo se sono soffici! 

 

Continuo così per qualche minuto e poi mi fermo. 

 

«Perché hai smesso?»

 

«Sono stanca»

 

«Allora facciamo cambio»

 

«No, va bene così. L'unica cosa che vorrei fare adesso è... mangiare. Sto morendo di fame»

 

«Andiamo a prenderci un trancio di pizza qui vicino» propone. 

 

Non so perché non ci abbiamo pensato prima.

 

«Ok» accetto.

 

Dopo aver mangiato, andiamo alla cassa per pagare. 

 

«Sono 10,50» dice il cassiere. 

 

«No, paghiamo separati» dico, ma vedo Rovati allungare una banconota e consegnarla al signore. 

 

Quest'ultimo, gli da uno scontrino e il resto e poi ci saluta. 

 

«Andiamo» dice Rovati. 

 

«Perché hai pagato al posto mio?»

 

«Non posso?»

 

«No. Potevo pagare benissimo da sola»

 

«Aspetta che ti do i soldi...»dico frugando nello zaino per cercare il portafoglio.

 

«Moretti, va bene così. Non ce n'è bisogno»

 

«Sì, invece» dico uscendo dal ristorante. 

 

«Aspetta, a dire il vero c'è qualcosa che potresti fare per sdebitarti...» dice uscendo anche lui.

 

«Cosa?»

 

«Mi dai un bacio?»

 

«Stai scherzando?»

 

«No» dice scrollando le spalle.

 

«No!»

 

«Perché?»

 

«Perché non voglio!» 

 

«Davvero?» chiede disorientato. 

Immagino che nessuna ragazza l'abbia mai rifiutato. 

 

«Sì, davvero»

 

«Ma lo vogliono tutte!»

 

«Io no. Credimi, posso farne a meno»

 

«Ma... Non capisco... io ti piaccio!» esclama convinto di quello che dice. 

 

Rimango a bocca aperta, incredula. 

 

«Quanto sei presuntuoso! E poi ti sorprendi perché non voglio baciarti?»

 

«Ovviamente! Be', come vuoi. Sappi che sei tu a perderci» dice alzando le spalle. 

 

«Ah sì? Io invece penso che baciandoti...» mi fermo. 

 

«Sì? Continua» 

 

Mi avvicino a lui, il quale, convinto che voglia baciarlo, avvicina ancora un po' il suo viso al mio e chiude i suoi bellissimi occhi azzurri. 

 

Il cuore mi batte a mille. Ma solo perché non sono mai stata così vicino ad un ragazzo... Probabilmente succederebbe lo stesso con qualsiasi altro ragazzo.

 

I miei occhi si posano un attimo sulle sue labbra, ma distolgo subito lo sguardo. 

 

«Penso proprio che potrei vomitare» dico allontanandomi. 

 

Riapre gli occhi e io comincio a camminare verso casa, ignorando le sue imprecazioni.

 

«Moretti!» urla, cominciando a correre fino a raggiungermi. 

 

Mi sbarra la strada, mettendosi davanti a me. 

 

«Mi dispiace, stavo soltanto scherzando»

 

«Sei un idiota» 

 

«Come se fosse una novità...»

 

In questo momento vorrei ridere, ma non posso perché sono arrabbiata con lui. 

 

Perché deve sempre rovinare tutto facendo lo stupido?

 

«Non meriti una come Anna» 

 

«Ora Anna che cosa c'entra?»

 

«C'entra. Ti piace lei ma cerchi di baciare me!»

 

«Dai, ti prego non dirglielo...»

 

«E perché non dovrei?»

 

«Perché io non ho detto a Stefano che ti piace»

 

Ecco il diciottesimo capitolo! Colpo di scena, secondo voi come andrà a finire?

   
 
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