Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: sara criso    17/05/2018    1 recensioni
Ognuno di noi ha una storia da raccontare e spesso la intrecciamo con altre persone.
Alcune importanti, altre insignificanti e in questa storia verrà raccontata la vita intrecciata fra Tom Riddle e Wiglaf Sigurdsson.
(Personaggi presenti all'interno del film Voldemort:
Origin of the heir.
Film italiano uscito su YouTube che, se non l'avete visto, vi consiglio di vederlo)
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il vento freddo londinese soffiava lento e con dolcezza muoveva le rimanenti foglie rimaste sugli alberi dei parchi, trascinandole lontano. L’autunno stava finendo e l’inverno bussava pronto ad entrare nella vita delle persone, pronto a portare con sé quella tranquillità così rilassante da sembrare innaturale.
L’inverno porta con sé anche il freddo, è quella stagione che solo alcune persone possono amare. È fredda, rude e lunga molto lunga.
Negli anni precedenti, quando tornava quella misteriosa stagione, fra gli studenti pronti a tornare a Hogwarts, spiccava fra loro, un giovane dagli occhi color pece.
Quel giovane spiccava fra gli altri per la sua bellezza, ma nessuno poteva sapere che quello stesso ragazzo, cosi normale a prima vista, in realtà, dentro di sé teneva una grande oscurità.
Tom Marvolo Riddle, questo era il suo nome e a Hogwarts tutti sapevano chi fosse, tutti sapevano quanto in realtà quel ragazzo fosse diverso, ma allo stesso tempo nessuno aveva il coraggio di indagare.
Fra gli studenti, tre in particolare conoscevano Tom; Grisha, studentessa di grifondoro, Lazarus di tassorosso e in fine, Wiglaf, di corvonero.
I tre erano stati abbastanza tempo con il corvino da accorgersi del suo strano comportamento; di come studiasse a fondo la magia oscura, di come scriveva ossessivamente i suoi pensieri sul suo diario e di come fosse diventato avverso, maggiormente da quanto già fosse prima, a chiunque non facesse come voleva o gli mancava di rispetto.
Da un innocuo ragazzo schietto e con una lingua velenosa, era diventato qualcosa di così diverso e spaventoso da far preoccupare Grisha e far stare in allerta Wiglaf, mentre Lazarus, semplicemente, non lo reputava cosi pericoloso.
Questo semplice pensiero, lo rese la prima vittima di Tom, mentre Grisha si fece sopraffare dall’amore che sentiva per lui.
E in quell’attuale e fatidico inverno, il mondo si era spaccato in due.
Tom era riuscito ad impadronirsi della coppa di tassorosso e ad uccidere il suo erede, Lazarus. L’aveva fatto senza pietà, aveva ucciso un ragazzino che cercava solo di sembrare forte per i suoi compagni, i suoi amici.
Wiglaf era esausto, non solo era stato sconfitto l’amico, ma ora aveva scoperto che pure Grisha, erede di grifondoro, era stata uccisa.
Doveva affrontare Tom una volta per tutte, da solo e fare in modo che mai più venisse versato sangue a causa sua. Non era quello il problema, non gli mancava il coraggio di farlo, il problema era trovarlo.
Era da anni che lo cercava, ma sembrava che il ragazzo fosse un fantasma che uccideva in modo talmente meccanico e preciso, da risultare invisibile.
Ma, in fondo, sapeva bene che se non l’avesse trovato lui, sarebbe stato lo stesso Tom ad andare da lui vista la crudeltà e la schiettezza con cui aveva ucciso i compagni. Ancora ricordava come, a Hogwarts, tutto sembrasse normale. Tom sembrava solo un ragazzo intelligente e schietto, un serpeverde che però man mano si era trasformato in un essere oscuro.
Grisha aveva cercato di farlo tornare se stesso, ma già a quel tempo Wiglaf sapeva che era troppo tardi. Si era messo contro la scuola, contro di loro, contro di lui e si era isolato sparendo per giorni. Spariva e riappariva e ogni volta, Sigurdsson sentiva che la sua magia oscura aumentava e si impadroniva di lui.
L’avevano perso o forse, come Wiglaf credeva, non l’avevano mai avuto. Avevano solo avuto accanto una maschera di ciò che volevano vedere e non di quello che si nascondeva realmente dietro.
Ancora si ricordava come aveva incontrato Tom.

Wiglaf Sigurdsson quando entrò nella scuola di magia, Hogwarts, non avrebbe mai creduto che avrebbe fatto fatica ad andare d’accordo con i compagni. Non perché fosse timido o riservato, semplicemente li trovava noiosi, stupidi.
Ma non voleva giudicare un libro dalla copertina quindi cercava di non fare troppo lo stronzo e di non pensare che tutti fossero dei completi imbecilli.
Era il suo secondo anno nella scuola e ancora non aveva fatto amicizia con nessuno inizialmente. Se ne stava in biblioteca e come amava fare, ampliava la sua mente con informazioni e schemi.
Era bello quel posto, quel silenzio che veniva raramente interrotto dal posare di un libro o dai passi di uno studente. Faceva rilassare Wiglaf, lo faceva sentire bene e non gli interessava se lo chiamavano secchione. Anzi, era ancora più divertente perché poi, quando rispondeva a tono a chi lo chiamava così, dimostrando la sua intelligenza superiore, si sentiva bene.
Non perché si era dimostrato migliore, ma perché così non lo avrebbero più infastidito e lui sarebbe potuto tornare alla sua vita.
In quella fatidica sera di ottobre la biblioteca era immersa in un profondo silenzio che venne spezzato dall’arrivo di qualcuno. Inizialmente Wiglaf pensava fosse la bibliotecaria, che lo invitava ad andare a dormire, visto che era tardi, ma quando alzò il viso, i suoi occhi azzurri incontrarono quelli neri di un bambino di serpeverde. Egli lo guardava e il corvonero non capiva cosa volesse, ma dopo qualche minuto, realizzò.
“Lo sto leggendo io il libro ora, non te lo do” Non voleva sembrare maleducato, ma semplicemente odiava che qualcuno toccasse un libro che stava leggendo, soprattutto se non l’aveva finito.
Il bambino però non disse nulla e si sedette silenzioso al suo fianco, prendendo uno dei libri che erano vicini al corvonero e che egli aveva finito di leggere da qualche ora. Wiglaf lo guardò confuso, ma non disse nulla e riprese nella lettura.
“Sei stato bravo”
“Come?” Chiese confuso il giovane al serpeverde.
“Prima, ho visto come hai risposto a quei gorilla di grifondoro. Sei stato bravo, hai evitato il contatto diretto e li hai battuti con la parola” Il bambino sbatté le palpebre, era strano che avesse assistito alla cosa, ma che lui non lo avesse notato. Di solito non gli sfuggiva nulla.
Il serpeverde invece aveva subito notato Wiglaf, aveva notato come fosse diverso dagli altri. Speciale.
Sembrava come tutti, ma appena qualcuno lo guardava bene, per un lungo periodo, poteva immediatamente notare come in realtà fosse completamente diverso e soprattutto, superiore agli altri.
“Ti ringrazio” Avrebbe voluto chiudere lì la conversazione il giovane Wiglaf, ma in fondo, che c’era di male nel conoscere una persona? Seppur di casa opposta.
“Come ti chiami?” Chiese allora chiudendo delicatamente il libro, imitato dall’altro.
“Sono Tom, Tom Riddle” Il corvonero allungò la mano e anche lui si presentò.
“Mi chiamo Wiglaf Sigurdsson” I due si strinsero brevemente la mano poi nacque tra loro un nuovo silenzio.
Riddle lo guardava, intensamente, come se lo studiasse, come se cercasse qualcosa in lui e la cosa lo faceva sentire a disagio, quindi decise di instaurare un nuovo discorso.
“Dov’eri? Quando hai assistito alla scena. Io non ti ho visto” Tom sorrise, si era nascosto bene o meglio, si era messo in un buon punto per osservare la scena.
Era rimasto veramente sorpreso, dubitava che potessero esserci altri studenti, non di serpeverde, a cui poteva rivolgere la parola, ma quando vide quella scena, capì che Wiglaf aveva qualcosa che lo attirava.
Forse era la sua intelligenza, ma ne dubitava. Non poteva essere solo quella. Aveva qualcos’altro, qualcosa che lo attirava e gli faceva venire voglia di conoscerlo, di sapere chi fosse e cosa avesse esattamente di così speciale.
Era il primo, nei due anni in cui era lì, a cui aveva, volontariamente, rivolto la parola per conoscerlo.
E pian piano incominciò a farlo, a conoscete Sigurdsson e nonostante tutto, creò un legame con lui. Non era amicizia, non uscivano sempre insieme e soprattutto, avevano sempre dei battibecchi.
Eppure non erano litigi seri, Tom amava stuzzicarlo, prenderlo in giro e sorprendentemente Wiglaf glielo lasciava fare. Fino ad un certo punto, fino a che non perdeva la pazienza.
Gli anni passavano e al loro duo si aggiunsero Grisha e Lazarus, due ragazzi, una di grifondoro e l’altro di tassorosso. Tom non andava d’accordo con i due, ma se voleva parlare un poco con Wiglaf, doveva averci a che fare.
Con la ragazza nacque un finto legame, mentre con Lazarus Tom non ci provava nemmeno. Lo ignorava e il giovane non lo sopportava.
Ben presto, dopo qualche anno, nel loro gruppetto, ci fu una novità. Non solo scoprirono di essere gli eredi delle case, ma Wiglaf fece qualcosa che sorprese i tre ragazzi.
Un giorno, senza nessun preavviso, li raggiunse e sul suo viso c’era del trucco.
Per lui era stato normale, semplicemente aveva pensato che sarebbe stato bene e quindi l’aveva fatto. Senza paura di essere giudicato, voleva solo essere se stesso e nonostante i giudizi, lui si accettava e quindi ignorava semplicemente chi lo avrebbe preso in giro o già lo faceva per diversi motivi.
Il giovane non si era truccato tutto il viso.
No, precisamente, a circondare gli occhi chiari, vi era della semplice matita nera che scendeva a fare una riga fino a metà guance, come se fossero lacrime. O qualcosa del genere. Era una cosa artistica quindi non aveva deciso cosa fossero esattamente le due righe.
La reazione dei tre amici fu diversa per ognuno visto che lo incontrarono tutti nello stesso momento, ma gliene parlarono privatamente, probabilmente per trovare il coraggio di chiederglielo. Trovava la cosa stupida, ma non poteva farci nulla.
Grisha fu la prima a parlargliene e era confusa dal trucco inizialmente, ma le piaceva, lo rendeva misterioso a suo dire e non voleva offendere in qualche modo l’amico.
Lazarus gli fece invece una marea di domande sul perché l’avesse fatto per poi però dire che gli piaceva e che ci stava bene. Era stato come avere a che fare come un bambino che chiedeva sempre il motivo di ogni azione che vedeva.
Frustrante, ma divertente e dolce in un certo senso. In fine, Tom, reagì in modo totalmente differente.
Mentre Wiglaf leggeva in biblioteca, gli aveva preso il libro e si era messo davanti a lui, chiedendogli “Spiegami. Perché? Il trucco”
Sigurdsson alzò un sopracciglio perplesso “Perché mi piace”
“Perché ti piace?” Insistette Tom non accorgendosi di aver alzato leggermente la voce.
“Se ti fa schifo, basta che me lo dici, ma sappi che non me lo toglierò per te” Rispose schietto il corvonero, sospirando e sperando che la conversazione finisse il prima possibile. Tom osservò i suoi occhi, insistente.
Non trovata, stranamente, che quel trucco gli stesse male. Quel nero attorno ai suoi occhi mostrava ancora di poi il colore di essi.
L’azzurro si mostrava più intenso, profondo. Un azzurro simile a quello del cielo oppure del mare, ma con una sfumatura misteriosa data dalla riga che scendeva lungo la guancia.
Come se mostrassero qualcosa di criptico. Quella “lacrima” in realtà poteva essere qualsiasi cosa e ciò era davvero misterioso e particolare, unico.
Ma ovviamente Riddle non avrebbe mai detto cose del genere. Chiuse la conversazione con un silenzio semplice e si alzò, andandosene dalla biblioteca.
Mentre percorreva i corridoi ancora ripensava ai suoi occhi. A come fossero particolarmente interessanti.
Eppure non li aveva mai notati.
Wiglaf, solo in biblioteca, rimase sorpreso dal comportamento di Tom, ma visto che non l’aveva schernito come al solito, presuppose che doveva solo abituarsi al cambiamento. Era stranamente difficile per quel ragazzo farlo.
Era un ricordo particolare e Wiglaf spesso ci ripensava, visto che non aveva mai avuto un vero giudizio da parte di Tom e nemmeno uno scherno, quindi proprio non capiva cosa ne pensasse.
C’era anche un altro ricordo in cui Riddle si mostrava dolce. Stranamente dolce.

Qualche giorno dopo che si era messo il trucco anche lui notò un particolare in Tom che però lui, al contrario, non mostrava a tutti, ma anzi, lo teneva nascosto, per sé.
L’aveva visto uscire dal dormitorio di serpeverde e mettere via nella borsa un diario. Era una cosa comune averlo fra i ragazzi, ma quando glielo chiese, per esserne sicuro, egli mentì.
Perché avrebbe dovuto? Era solo un diario.
Decise di lasciar perdere, a differenza di Grisha che quasi rubò la sua borsa per averlo in mano. Anzi, non quasi, lo fece proprio. Era molto istintiva e fu Wiglaf quello che, come sempre, dovette rimediare al danno di lei.
Prese la borsa del ragazzo e semplicemente, mentre studiava in biblioteca, decise di riportargliela. Poco prima di arrivare a destinazione però un ragazzo si scontrò contro di lui facendogli cadere le cose a terra.
Ripresa in mano la borsa, osservò il diario che si era aperto sull’ultima pagina che Tom aveva scritto. Peccato che non ci fossero scritte, ma c’era un disegno. Precisamente un ritratto suo.
Lo prese e osservò il disegno ben fatto del ragazzo. In cima vi era una scritta “Una piacevole novità” E quando Wiglaf notò il trucco che si era messo, disegnato pure nel ritratto, non poté evitare di sorridere.
Era un gesto carino, particolare, ma dolce in un certo senso. Che quello fosse effettivamente un giudizio sul suo trucco?
Ma era comunque un segreto, realizzò il corvonero che in quel momento capì perché Riddle fosse così spinto a tener nascosto loro il diario.
Era una cosa sua e se voleva tenerci i suoi segreti, doveva potersi fidare di loro. Però era strano che non ci fossero incantesimi a proteggere il diario, davvero molto strano.
Lo chiuse e lo mise nella borsa, riportandola a Tom che, stranamente, quando gli spiegò la situazione, non si arrabbiò anzi, sorrise. O meglio, ghignò.
Wiglaf appena tornò al proprio dormitorio realizzò che l’ultima pagina che Tom aveva scritto, era la prima allo stesso tempo. Ed era impossibile visto che l’aveva visto molte volte scrivere di nascosto numerose pagine.
Quindi, se non c’erano pagine scritte, quello significava che non era il suo diario, voleva dire anche che Tom voleva che vedesse il disegno.
Voleva fargli un apprezzamento e fregarli allo stesso tempo.
Sorrise scuotendo il capo “Non lo capirò mai quel ragazzo” Si disse quel giorno non consapevole che, presto, tutto quello sarebbe finito. Ed ora era lì, da solo e circondato solo da numerosi fogli.
Guardò i propri appunti sul tavolo e scosse il capo, non ce la faceva più. Era davvero stanco di inseguire un fantasma, un assassino che non voleva farsi trovare.
Non al momento, non da lui.
E più il tempo passava più si stancava, meno dormiva e più sembrava uno straccio e la sua felicità e la sua speranza cadevano nell’abisso di quella solitudine.

I giorni passavano e le ricerche del corvonero sembravano cadere sempre di più nell’inutilità, fin quando, una sera, Wiglaf non scorse una figura a lui familiare poco fuori Londra. Poteva essere chiunque, ma quando il mago si girò, rivelando la sua identità, Sigurdsson capì di non aver sbagliato; era Tom.
Il ragazzo era coperto da un cappuccio scuro e i suoi occhi neri incontrarono quelli chiari di Wiglaf.
“Ti stavo aspettando” Mormorò con voce roca il corvino con la bacchetta stretta nella mano. La alzò e il corvonero fece lo stesso.
Wiglaf non disse nulla, sapeva che qualunque cosa avesse detto, Tom non avrebbe cambiato idea, non era come Grisha, non credeva più che il serpeverde potesse cambiare. Ormai il lato oscuro si era impossessato di lui e non si poteva fare nulla.
“Stupeficium” Lanciò l’incantesimo il corvonero, senza aspettare troppo tempo, era stanco. Doveva finire quella storia, una volta per tutte.
Riddle però era abile e con riflessi eccezionali si protesse con un protego che gli impedì di ricevere l’incanto.
Ben presto i due ricominciarono a lanciarsi incanti, fra loro luci di vario colore si scontrarono, ma nessuno sembrava avere la meglio e ciò fece infuriare il corvino. I suoi occhi si trasformarono e da neri divennero di un profondo rosso rubino.
Quando Wiglaf se ne accorse però era troppo tardi. Una luce rossa lo colpì facendogli perdere la bacchetta e facendolo cadere malamente a terra.
Subito cercò di riprenderla, ma un secondo incantesimo lo scagliò in aria facendolo cadere violentemente per terra. Tremò, sicuro di essersi rotto qualcosa e di non riuscire a muoversi.
“Finalmente, preparati, non ci andrò leggero con te” Disse Tom, ghignando per poi leccarsi le labbra, mormorando “Dolohoferio”
Dalla bacchetta del ragazzo uscì una frusta infuocata che egli iniziò a scagliare contro Sigurdsson che non riusciva nemmeno a difendersi. Urlava, urlava e basta sentendo delle forti lacerazioni interne.
Stringeva i pugni e cercava di resistere, ma ogni colpo lo immobilizzava e lo feriva così violentemente da farlo rimanere per terra, inerme.
Le ferite squarciavano il suo corpo facendolo sanguinare e soffocare allo stesso tempo.
Sentiva i suoi organi lacerarsi, sanguinare nel suo corpo facendogli sentire la sensazione di annegare per il sangue che riempiva i suoi polmoni.
Era una sensazione orrenda, una sensazione che gli mostrava quanto Tom ormai non fosse più quel bambino che aveva incontrato quel giorno in biblioteca, ma un mago oscuro. Un mago così potente da usare magie di livello avanzato per ferirne un altro.
Socchiuse gli occhi, distrutto, non riusciva nemmeno a muoversi.
Quando, dopo una decina di minuti, Tom si fermò, egli si avvicinò a Wiglaf e lo girò a pancia in su per guardare il suo viso. Le guance del corvonero erano rigate dalle lacrime e dalle sue labbra usciva del sangue.
Il ragazzo non disse nulla ed i due si guardarono, i loro sguardi dicevano molto.
Entrambi sapevano che uno dei due avrebbe sofferto; se Wiglaf voleva salvare Tom, doveva ucciderlo e se Tom voleva raggiungere il suo obbiettivo, doveva uccidere Wiglaf.
La mano del corvonero, tremante, provò ad accarezzare la guancia dell’altro, ma egli si scostò e il ragazzo sospirò.
“Non posso” Mormorò Tom mordendosi le labbra “Non posso lasciartelo fare, devo ucciderti”
Sigurdsson non disse nulla, sapeva che sarebbe finita, ma non credeva che sarebbe finita in quel modo.
Anche volendo, non poteva fare nulla, il suo corpo tremava e non sarebbe mai riuscito a combattere quindi o sarebbe morto dissanguato per le ferite interne o per un altro incantesimo di Tom; un Avada kedavra.
“Facciamola finita” Sussurrò flebilmente “So bene che non sarò di certo io a convincerti a non farlo”
Tom gli dette ragione scuotendo il capo, prendendo la bacchetta. La puntò sul suo busto e disse quelle fatidiche due parole “Avada kedavra”
La vita lasciò il corpo di Wiglaf e Riddle prese un grosso respiro, non si era nemmeno accorto di star trattenendo il fiato.
Osservò un’ultima volta gli occhi azzurri di Wiglaf, ora privi di vita, privi di quella presunzione che tanto amava in quel ragazzo.
Ora che aveva eliminato pure lui, poteva finalmente riuscire nel suo piano. Eppure non si sentiva bene, le sue gambe tremavano, il suo stomaco sembrava contorcersi e gli veniva da vomitare.
La cosa più sorprendente quindi era che non si sentiva nemmeno indifferente com’era stato per Lazarus e Grisha. Loro erano pedine e anche il corvonero lo era, eppure si sentiva uno schifo.

Perché provava ancora quel tipo di sentimento per lui?
Perché ogni volta era diverso?
Un fiocco di neve cadde sul viso di Tom e solo quando si toccò la guancia per toglierselo, seccato, si rese conto che stava piangendo.
Sgranò gli occhi. Stava piangendo?
Perché stava piangendo?
Perché proprio lui lo stava facendo?

Strinse i pugni e gridò infuriato sotto i fiocchi di neve che in poco tempo coprirono il terreno e soprattutto, i due ragazzi.
Wiglaf era circondato da una coperta di neve mentre Tom, frustrato, era riuscito a calmarsi e ora lo osservava. Osservava il corpo del ragazzo e si chiedeva se era veramente morto.
Non sembrava cosi, sembrava solo che stesse riposando, soprattutto dopo che gli aveva chiuso gli occhi. La sua pelle bianca coperta leggermente di neve, risplendeva, magnifica e unica, quasi magica.
Tom si avvicinò e poggiò le labbra su quelle fredde di Wiglaf, mormorando “Mi dispiace, mi dispiace davvero che sia dovuta andare in questo modo”
Si alzò e con i guanti, coprì il corpo del corvonero con la neve in una tomba di ghiaccio.
Si girò di spalle e prima di smaterializzarsi, osservò un’ultima volta il corpo del giovane.
Forse, quel sentimento che per lui era tanto misterioso, era il motivo per la quale ci aveva messo anni ad affrontare Wiglaf.
Avrebbe voluto davvero che fosse finita in modo diverso, ma non poteva lasciare da parte i suoi obbiettivi.
Le persone morivano, soffrivano sempre e nonostante lui avrebbe sofferto per la morte di Wiglaf, a differenza degli altri, semplici pedine come Lazarus e Grisha, sperava di non dimenticarlo mai.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: sara criso