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Autore: Justice Gundam    18/05/2018    1 recensioni
Quello che per un variegato gruppo di avventurieri comincia come un viaggio in incognito e una missione di recupero di poche pretese, si rivela essere invece soltanto una parte di un vasto intrigo che li porterà a confrontarsi con il lato oscuro del loro paese, e con antichi misteri che si credevano ormai dimenticati. Ispirato alle sessioni di Pathfinder che gioco assieme ai miei amici.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Pathfinder: L'Ascesa della Follia


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Capitolo 2 - Strade malfamate

Il pilota guidò l'imbarcazione accanto ad un piccolo molo, e l'equipaggio cominciò a lanciare delle corde agli uomini a terra, che procedettero a legarle attorno a dei grossi ceppi di legno. Con un leggero scricchiolio, l'imbarcazione venne tirata e bloccata al molo, il portellone venne aperto, e l'equipaggio cominciò a scaricare alcune casse del cargo. I passeggeri, uno alla volta, si alzarono dai loro posti, si sgranchirono gli arti rimasti un po' rattrappiti dalle ore di viaggio, e cominciarono a dirigersi verso lo sbarco. Sulla riva, sotto una tettoia in legno marcio, alcuni uomini vestiti con delle giacche di cuoio rozzamente lavorate stavano mettendo in ordine un banco e si apprestavano a fare in modo che i passeggeri sbrigassero tutte le formalità doganali. Dario e i tre viaggiatori con cui aveva fatto conoscenza erano tra i primi della fila, e videro che gli uomini sul molo erano armati di spade corte o di lance, e il loro modo di vestire - con delle casacche rosse che sicuramente avevano visto giorni migliori e degli elmetti semisferici di metallo - li identificava subito come membri della guardia cittadina.

Il giovane biondo guardò con la coda dell'occhio dietro di sè, verso la giovane donna dai capelli neri e il piccoletto incappucciato. Ancora una volta, quest'ultimo cercava di nascondere il suo volto il meglio possibile, aiutato in questo anche dall'oscurità. Dario sospettava che quel piccoletto avesse qualcosa di molto serio da nascondere. Probabilmente cercava di farsi passare per uno gnomo o un halfling, ma se fosse stato un membro di una di queste due razze, non avrebbe avuto nulla da nascondere. Entrambe le razze erano accettate a Grisoborgo, anche se gli halfling si erano fatti una nomea non esattamente immeritata come ladri e truffatori. Si disse che forse era il caso di prestare attenzione a quel misterioso personaggio.

Finalmente, uno degli uomini sul molo si voltò verso i passeggeri, e con un modo alquanto brusco fece loro cenno di scendere e mettersi in fila. "Okay, voialtri! Giù dalla barca! Adesso vi facciamo passare, se siete a posto! Nessuno cerchi di fare il furbo, okay? Avanti, qui tutti! Uno alla volta!"

"Va bene. Non c'è bisogno di dirlo con tanta veemenza..." rispose Nisa, infastidita. "Okay, ragazzi, ancora un po' e ci siamo. Spero che troveremo un posto abbastanza economico dove passare la notte."

"E in fretta, anche. Non mi fido molto delle strade di questa città durante la notte." continuò Pandora, reprimendo un brivido di freddo quando una brezza pungente cominciò a soffiare sul molo. Dario si strinse un po' di più nel suo mantello e seguì il resto della fila mentre passavano davanti allo scrutinio di quegli uomini minacciosi. Con un cenno della sua lancia, uno degli individui diede loro ordine di farsi avanti, e uno alla volta, i quattro si fecero ispezionare. Per fortuna, nessuno di loro si attirò dietro troppe curiosità... anche se Gunter dovette subire un esame un po' più attento, a causa di quello strano oggetto avvolto in una sacca che portava sulla schiena.

"E questo cosa sarebbe?" chiese uno dei soldati, picchiettando sul sacco di stoffa con una corta spada. "Stai cercando di portarti dietro qualche strana arma, nano?"

Gunter trattenne una risposta sgarbata. "Si tratta di un'arma, sì. Ma come potete vedere, è ben impacchettata, e non ho nessuna intenzone di usarla." affermò. "E comunque, non credo proprio di averne bisogno, non adesso almeno. Me la sono portata dietro perchè mi servirà più avanti."

"Davvero?" chiese un altro dei birri. "E come facciamo a sapere che sei degno di fiducia? Per quanto ne sappiamo potresti essere un bandito che cerca di infiltrarsi qui in città per fare qualche colpo!"

Gunter sospirò e si tolse di tasca un foglio di carta spessa piegato a metà, mostrandolo poi, ben aperto, agli uomini che lo stavano ispezionando. "Se voleste dare un'occhiata a questo documento, signori... sarebbe tutta la prova di cui avete bisogno!" affermò. La guardia afferrò sgarbatamente il documento e lo guardò con espressione infastidita... ma qualche attimo dopo, quando si rese conto che il documento era autentico, la sua espressione si fece immediatamente contrita e stupefatta, e il suo tono cambiò di colpo.

"Ah... ma cosa... accidenti, non avevo idea che... In questo caso, non ho motivo di trattenerla oltre. Magari... la prossima volta, la pregherei gentilmente di parlare prima di questi dettagli." affermò la guardia, restituendo rapidamente il documento a Gunter, che alzò gli occhi al cielo e lo accettò. Pandora e Nisa si guardarono con l'aria di chi ha già visto una scena simile diverse volte, mentre Dario corrugò la fronte, non del tutto sicuro di cosa stesse accadendo.

"Va bene, ragazzo, me ne ricorderò." disse il nano, mentre si rimetteva a posto il documento e passava, facendo cenno alle sue compagne di viaggio di seguirlo. Per fortuna, le due ragazze e Dario non suscitarono altrettanti sospetti, e sembrava che l'ispezione si sarebbe conclusa presto e senza ulteriori complicazioni…

“Un… un momento, signori! Cosa state cercando di fare?” arrivò improvvisa la voce della giovane donna dai capelli neri che aveva viaggiato con loro. Due guardie si erano avvicinate a lei e al piccoletto incappucciato mentre le altre ispezionavano Gunter, e stavano guardando la piccola figura con espressioni minacciose. Il piccoletto teneva la testa bassa, in modo da non far vedere il suo volto… cosa che alle guardie della ronda cittadina non andava proprio giù.

“Chi sarebbe quel nanerottolo? Perché non fa vedere il suo viso?” chiese bruscamente uno dei due uomini. “Avete qualcosa da nascondere, per caso?”

La donna dai capelli neri di nome Maria strinse i denti in un'espressione di fastidio ed allarme. Effettivamente era vero… loro due avevano un bel po' di cose da nascondere, e non potevano permettersi di essere scoperti in quel momento. Aveva sperato che i controlli al porto fluviale sarebbero stati blandi, ma la sua speranza si era appena rivelata un'illusione… e adesso doveva inventarsi un modo per cavarsela.

“Il… il mio compagno ha il viso terribilmente sfregiato.” Si inventò Maria, ma lei stessa si rendeva conto che non era una scusa molto plausibile. “Lui… preferirebbe non far vedere il suo volto.”

Dario si era subito voltato per vedere di cosa si trattasse. Il goffo tentativo di raggiro da parte della ragazza gli fece storcere il naso – solo un credulone ci sarebbe cascato, e queste guardie non facevano parte della categoria.

“Non saranno un paio di cicatrici a spaventarci.” Tagliò corto una guardia. Con un movimento rapido ed inaspettato, raggiunse la piccola figura, prese il suo cappuccio e lo sfilò dalla testa della creatura, che emise un'esclamazione di disappunto quando il suo aspetto venne rivelato!

Dario restò stupefatto: aveva già fatto delle ipotesi su chi o cosa potesse essere quel piccoletto, ma non si era aspettato di trovarsi davanti un una creaturina umanoide alta appena un metro dalle fattezze rettiloidi, al punto da assomigliare ad una lucertola che aveva in qualche modo imparato a camminare sulle zampe posteriori! Il suo corpo era ricoperto da squame azzurre che diventavano bianche su quel poco che si riusciva a vedere del torace, e le sue braccia e gambe erano corte, ma abbastanza robuste rispetto alle dimensioni della creatura. La sua bocca tagliava quasi in due la testa, e dalle mascelle spuntavano dei piccoli ma acuminati denti che ricordavano quelli di un coccodrillo. Le mani e i piedi della creaturina erano armati di corti artigli bianchi, e dietro la sua schiena, ma il resto del suo corpo era ben celato dal mantello che indossava, e che fino a quel momento gli aveva evitato che la sua identità si scoprisse. Ora, privato della sua protezione, il rettile umanoide guardò con sgomento verso le guardie, cercando di pensare a cosa fare.

"Heh. Non le vedo, tutte queste cicatrici." rispose sarcastica la guardia.

"Un coboldo, eh?" continuò l'altro individuo con palpabile disprezzo. "Stavi cercando di intrufolarti a Grisborgo per commettere qualche nefandezza, eh, schifoso rettile?"

L'espressione del coboldo passò dalla paura allo sdegno. "Tsk... anche se Iaco dice di no, voi non credete." affermò. "Io non qui per fare del male!"

"Io... io sono la sua accompagnatrice! Lui è sotto la mia custodia!" intervenne Maria dopo un istante di smarrimento. "Mi occupo io di fare in modo che non causi problemi!"

"Davvero, mora? E noi dovremmo crederti, dopo che hai cercato di raggirarci?" rispose la prima guardia, mentre la seconda le puntava contro la lancia. "E in maniera assai poco elegante, potrei aggiungere. Credevi di essere tanto furba?"

Maria e Iaco si guardarono come per chiedersi aiuto a vicenda. Non era andata bene per niente... e adesso tutte le guardie del molo e anche diversi dei passeggeri che avevano viaggiato con loro li fissavano con ostilità. Iaco alzò una piccola mano artigliata per non farsi colpire da un sasso scagliato da qualcuno dei passeggeri, e trattenne l'impulso di rispondere male. In fondo, si disse, non avevano tutti i torti ad essere prevenuti verso la sua razza...

"Aspettate un momento! Che sta succedendo..." chiese Dario, facendosi avanti assieme ai suoi nuovi amici. Il giovane biondo guardò Iaco, che gli restituì un'espressione ostile - negli occhi del coboldo si leggeva rabbia per la situazione in cui si erano venuti a trovare lui e la sua compagna di viaggio, unita alla rassegnazione per ciò che poteva aspettarsi uno come lui nelle terre degli umani.

"Questo, sta succedendo." esclamò una delle guardie. "Questo coboldo ha cercato di infiltrarsi in città, aiutato da questa signorina. Adesso noi li arrestiamo e li portiamo in cella! Prima di domattina, li faremo confessare!"

"Aspettate un momento! E con quali accuse li arrestate?" esclamò Pandora, la ragazza dagli occhi bicolore. I due accusati si voltarono verso la biondina che si stava esponendo in prima persona per loro... non si erano aspettati che qualcuno volesse difenderli, anche a costo di attirarsi dietro l'ostilità dei presenti.

"Non per essere impertinente, ma la mia compagna ha ragione." affermò Dario. "Avete delle prove che questa signorina e questo coboldo avessero veramente intenzione di fare qualcosa di male?"

"Se non ce le avete, non potete arrestarli. E' abuso di potere." continuò Gunter. Nisa non disse nulla, ma si era già schierata con i suoi due amici e sembrava pronta a dire la sua.

Le guardie, colte di sorpresa dalla loro reazione, esitarono per un momento a rispondere. "Che... che razza di domande sono queste?" esclamò la guardia che teneva Iaco sotto la minaccia della sua lancia. "Non avete visto che questo è un coboldo? Di che altre prove volete aver bisogno?"

"Beh, io so per certo che non c'è nessuna legge che autorizzi ad arrestare qualcuno solo perchè è un coboldo, un goblin, un orco... o qualsiasi altra cosa!" fu la volta di Nisa di intervenire, e Gunter annuì lentamente. "Dovete aver scoperto queste persone nell'atto di commettere un reato, altrimenti non potete arrestarli arbitrariamente."

"E che ci dite del fatto che hanno cercato di nascondere la loro identità?" rispose un'altra guardia.

Non aveva tutti i torti, pensò Dario. In effetti, cercare di ingannare delle guardie cittadine non era esattamente una sciocchezza. Tuttavia...

"Non credo che lo abbiano fatto per fare qualcosa di illegale." affermò il ragazzo biondo, cercando un modo per convincere le guardie che Maria e Iaco non erano un pericolo. "Immagino che il nostro ospite avesse paura di come sarebbe stato accolto."

"E' un coboldo, cosa si aspettava?" esclamò una delle guardie, fissando con astio il piccolo rettile umanoide, che rispose facendo un grugnito di rabbia. "Quelli della sua razza ci odiano - sono ladri, vandali e assassini!"

"Beh, è vero, non si può dire che la maggior parte dei coboldi siano gente con cui si sta volentieri..." affermò Pandora. "Ma... magari lui non è così. Magari lui ha davvero intenzioni pacifiche."

"Io penso che sarebbe anche giusto dargli una possibilità di dimostrare che è in buona fede." continuò Dario. "Se lui e la sua accompagnatrice viaggiassero con noi... sempre se sono d'accordo, si intende... allora potremmo tenerli d'occhio in caso ci fossero problemi, e a voi non costerebbe nulla... dico bene?"

La guardia storse il naso, ma doveva ammettere che il ragionamento di Dario non era del tutto insensato. In fondo, pensò tra sè, era un modo per togliersi quell'incombenza di torno e rifilarla a quel gruppetto di dilettanti. Così, dopo averci pensato su per qualche istante, fece cenno ai suoi compagni di lasciar andare Maria e Iaco. "E va bene, diciamo che per adesso ci avete convinti." affermò. "Ma adesso questi due sono una vostra responsabilità. Se succede qualsiasi cosa in cui questi due sono coinvolti, sarete anche voi tenuti responsabili. E non pensate di sgattaiolare via. Ci siamo capiti?"

“Certamente. Non potevate essere più chiari!” rispose prontamente Nisa. L'elfa guardò verso Maria e Iaco, strizzando un occhio in segno di intesa, e la ragazza dai capelli neri, pur non essendo sicura del perché avessero voluto aiutarli, ringraziò con un sorriso accennato. L'impressione di Nisa fu che Maria non fosse abituata a sorridere, ma mise da parte queste considerazioni.

“Farò in modo che non succeda niente durante il nostro soggiorno a Grisborgo. Di questo potete essere sicuri.” Continuò Gunter, che poi fece un cenno a Maria e Iaco per dire loro di seguirli. “Sentito, voi due? Da questo momento siete sotto la nostra tutela, e siete una nostra responsabilità, quindi… niente colpi di testa, okay?”

“Grazie di vostro aiuto, nano.” Rispose Iaco, ancora non del tutto sicuro di cosa pensare di quel quartetto. Sembravano affiatati, su questo non ci pioveva… ma la loro offerta era sincera? Che cosa avevano da guadagnare nel dare una mano? “Dopo però tu spiegare a Iaco come mai voi aiutato!”

“Hey, non essere troppo baldanzoso.” Rispose rapidamente Nisa mentre il gruppo ora composto da sei persone passava oltre i banchi dei controllori, e si incamminava lungo le strade buie e silenziose di Grisborgo, lasciandosi dietro il piccolo porto fluviale. “Se proprio volete saperlo, non ci è piaciuto molto il modo di quegli sbirri di trattarti come se avessi già fatto qualcosa di male soltanto perché non sei un umano, un elfo o un nano. Ognuno merita una possibilità dico io. Se le creature viventi hanno tante forme e tanta varietà, un motivo ci dovrà pur essere.”

"Parli già come una druida di alto rango, Nisa..." commentò Pandora alzando gli occhi al cielo.

Questo stuzzicò l'interesse di Maria e Iaco, che cercarono di iniziare un po' di conversazione mentre il gruppo si incamminava. "Una druida? E... come mai un membro di un circolo di druidi dovrebbe trovarsi in una città come questa?" chiese la giovane donna. "In effetti, voi chi siete? Come mai quegli sbirri vi hanno fatto passare senza tante discussioni?"

"Io e le mie compagne veniamo dalla Carnia, ragazza mia. Una regione montuosa, piena di boschi selvaggi e natura incontaminata." rispose prontamente Gunter. "Per farla breve, io sono un guardiaboschi della piccola comunità da cui veniamo, Livizei. Nisa, qui presente, fa parte del circolo di druidi del villaggio elfico vicino... e per quanto riguarda Pandora, lei è nata e cresciuta a Livizei, e ci conosciamo fin da quando era bambina. Ci accompagna perchè vuole darci una mano, e perchè anche lei sta cercando qualcosa."

"Un guardiaboschi? Strana occupazione per un nano... Ecco perchè quella guardia ti ha lasciato andare." commentò Dario. Gunteralzò le spalle, come per dire che non era niente di eccezionale.

"Di recente sono spariti molti animali dai boschi di Livizei." affermò Pandora, aggiustandosi la coda di capelli che pendeva dietro la sua nuca. "Nisa e Guntersono preoccupati... e anche tutti i miei compaesani, del resto. Non sappiamo da cosa dipenda, e gli anziani del villaggio di Nisa hanno avuto dei presentimenti nefasti. A quanto pare, qualcuno ruba gli animali e li spaccia a gente di pochi scrupoli in cambio di molto denaro, questo è quanto ipotizziamo almeno."

"Hmm..." Il coboldo azzurro di nome Iaco si grattò la guardia, stringendosi un po' nella tunica per il freddo che gli entrava nelle ossa. "Questo è strano. Iaco non sa cosa può essere. Perchè gente vuole comprare animali rari? Cosa fare loro?"

"E' quello che i miei compagni vorrebbero scoprire. Io sono qui a Grisborgo perchè sto cercando qualche indizio sul mio passato... ma non significa che non possa dare una mano a Gunter e alle ragazze. Chi può dirlo, magari scoprirò qualcosa." continuò Dario, per poi dare una rapida occhiata ai vicoli intorno a loro. Le città era immersa nella notte e in unsilenzio quasi assoluto, ma si vedeva ancora qualche ombra sgattaiolare tra gli edifici, e Dario aveva vissuto troppo a lungo in mezzo alla strada per fidarsi di un'apparente calma. Da un momento all'altro avrebbe potuto saltare fuori qualche malintenzionato armato di coltello o bastone...

"Capisco..." rispose Maria. Lei e Iaco si guardarono per un istante, forse per assicurarsi delle rispettive intenzioni, e quando il coboldo fece un cenno affermativo con la testa, Maria prese un bel respiro e fece la sua proposta. "Beh, sembra proprio che abbiate già i vostri problemi, come noi abbiamo i nostri. Dal momento che io e Iaco non abbiamo particolari cose da fare qui a Grisborgo... che ne dite se vi accompagnamo, almeno per un po'?"

Iaco disse di sì con la testa, e fece un sorriso arguto. Nonostante le piccole dimensioni, Dario ebbe la strana sensazione che il coboldo riuscisse ad essere minaccioso senza volerlo. "Iaco crede che noi potere dare una mano." disse con la sua vocetta acuta. "Maria forte, e Iaco conosce magia. Sangue di drago scorre in coboldi!"

Dario resistette alla tentazione di sghignazzare delle vanterie del coboldo. Era una diceria abbastanza diffusa che i coboldi discendessero in qualche modo dai draghi, ma era un'idea talmente inverosimile che quasi nessuno orma ci faceva caso. Detto questo, se quel coboldo era davvero un mago o uno stregone, poteva essere un valido compagno d'avventura.

"Io non ho niente in contrario... se Gunter e le ragazze sono d'accordo, allora benvenuti in squadra." disse Dario, dando un'occhiata attenta a Maria e Iaco, giusto per assicurarsi che non avessero cattive intenzioni - ancora una volta, si faceva sentire la paranoia che gli aveva permesso a lui e a diversi suoi amici di sopravvivere nelle spietate strade di Tilea. Se non altro, nessuno dei due sembrava avere secondi fini, almeno per adesso, tuttavia aveva il presentimento che entrambi nascondessero qualcosa di loro.

"Ottima idea! Più siamo, meglio si lavora, no?" affermò Pandora con un sorriso smagliante e le mani congiunte davanti al viso. "E così, Iaco sa usare la magia? Interessante! Sai, anch'io mi diletto un po'..."

"Sssssh! Non è il caso di rivelarlo proprio in questo momento..." la rimbeccò Gunter. Pandora si mise una mano sulla bocca e strizzò un occhio imbarazzata, mentre Nisa rideva tra sè e Dario si sfregava la nuca. Aveva come l'impressione che sarebbe stato un viaggio ben particolare...

"Buonasera, viandanti." esordì una voce chiara, appartenente ad un uomo di circa una trentina d'anni, alto e ben piantato, dai corti capelli biondi scuri e il volto solcato da una cicatrice che gli attraversava il setto nasale. Era vestito in maniera abbastanza semplice, con una giacca verde scura e un paio di pantaloni neri, e si faceva luce con una candela tenuta nella mano sinistra. "Cosa ci fate per le strade di Grisborgo a quest'ora? E' un posto davvero pericoloso... per un paio di fiorini vi posso portare in una locanda che conosco, dove starete al caldo. Le stanze non saranno bellissime, ma almeno sono pulite e asciutte."

Dario e gli altri si voltarono verso il misterioso individuo che era apparso da un vicoletto laterale, salutando con la mano libera. "Allora, che ne dite? Non vi sembra una buona idea?" continuò, mostrandosi gentile e disponibile.

Maria guardò l'individuo per qualche istante, corrugando la fronte... poi guardò verso i suoi nuovi compagni, storse il naso e scosse la testa, per nulla convinta della sua buona fede. Tra sè, Dario approvò la prudenza della loro nuova compagna di viaggio. Era altamente probabile che quell'individuo fosse un malvivente in cerca di facili prede, e cercasse di condurli in qualche agguato.

"Ehm... grazie, signore, ma credo che dobbiamo rifiutare rispettosamente." affermò Pandora, dimostrando di aver letto la situazione. "Ha ragione, sa? Questo è un posto pericoloso... e credo che saremo molto più sicuri per conto nostro!"

"Chi ci dice che non è lei uno dei banditi che infestano queste strade? Non ci prenda per degli sprovveduti, per favore." concluse Dario. "Tanti saluti."

Lo sconosciuto restò senza parole di fronte a quel netto rifiuto, talmente sorpreso che non riuscì a fare nulla mentre il gruppetto di avventurieri neofiti si allontanava lungo la strada principale, alla ricerca di un luogo dove fermarsi. Capendo che non era il caso di insistere, l'uomo mormorò un'imprecazione tra sè e tornò nella calle da cui era uscito, per poi infilarsi in alcuni vicoletti stretti e sporchi, e raggiungere una piazzetta in mezzo ad un gruppo di edifici.

"Allora, com'è andata?" chiese una voce appartenente ad un gruppo di persone dall'aspetto minaccioso.

"Niente da fare, questi non erano degli sciocchi. Meglio cambiare zona, qui siamo un po' troppo esposti." rispose il malvivente, prima che lui e i suoi complici si dileguassero nelle strade di Grisborgo...

 

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Il tempo si era guastato rapidamente. Oltre all'oscurità della notte, ora si mettevano anche delle folte nubi grigie che nascondevano la luna e le stelle, rendendo la strada ancora più infida ed inquietante. Il gruppo di avventurieri aveva vagato perdiverso tempo nelle strade principali di Grisborgo alla ricerca di un posto dove fermarsi per la notte, ma tutte le locande che avevano incrociato erano sembrate loro troppo pericolose, oppure erano ormai complete. Con un brivido per il vento freddo che cominciava a soffiare, Pandora pensò che quello non era esattamente il modo più glorioso per cominciare una carriera da avventurieri.

"Ragazzi, io non so voi..." affermò la biondina. "Ma credo che dovremo per forza fermarci al prossimo locale che incrociamo. Credo che stia arrivando la pioggia, e non mi va di restare un istante di più in queste strade."

"Credimi, Pandora, non sei l'unica..." affermò Gunter, guardando con un misto di orrore e compassione una scena pietosa che si svolgeva ad un angolo non troppo lontano - due accattoni si stavano litigando una coperta piena di pulci. Anche Dario si era accorto della scena, che gli riportava alla mente fin troppi ricordi della sua difficile infanzia.

"Aspettate, prima di proseguire... c'è una cosa che vorrei fare." disse il ragazzo biondo, per poi avvicinarsi ai due straccioni che cercavano ognuno di tenere per sè una parte di quel misero straccio che avevano. Si mise una mano in tasca e ne tirò fuori alcuni fiorini, per poi offrirli a quei due sfortunati.

Immediatamente, la questione della coperta fu dimenticata, e i mendicanti si gettarono avidamente sulle monete, con tale foga che Dario fu costretto a trattenerli e a guardarli con espressione intimidatoria per imporre loro di dividere in parti uguali. Con riluttanza, i vagabondi accettarono... ma il loro umore si risollevò quando anche Nisa, Pandora e gli altri si avvicinarono, ognuno offrendo loro un po' di soldi. "Ecco... un'offerta anche da parte nostra." disse Maria. "In parti uguali, mi raccomando."

"E buona fortuna." continuò Nisa, mentre Iaco strizzava un occhio in segno di intesa e dava a sua volta un po' dei suoi soldi. I due mendicanti guardarono il coboldo con sospetto, ma decisero che alla fine non importava da dove venissero i soldi, e li accettarono di buon grado, lasciando che il gruppetto di avventurieri si allontanasse verso la loro destinazione.

"Se non altro, quei due se la passeranno meglio almeno per un po'..." affermò Maria, pensando tra sè che era stata fortunata, in fondo, a non finire come quei due poveracci, anche se ci era andata pericolosamente vicino. "Adesso, tornando al nostro scopo... cercare un posto dove passare la notte..."

"Che ne dite di quello? Non sembra un posto tanto male..." rispose Dario indicando un'insegna di legno un po' malridotta che ondeggiava nel vento, e sulla quale si vedeva a fatica una rappresentazione di un uomo seduto ai piedi di un albero. Dario dovette aguzzare la vista per leggere ciò che c'era scritto. "Aspettate un momento... mi sembra che ci sia scritto... ehm... Il... Riposo... Del Viandante."

Maria si avvicinò alla porta d'ingresso. Non sentiva suoni provenire dall'interno, ma vedeva una fioca luce provenire dai vetri di una finestra sporca al piano terra. "A questo punto, direi che uno vale l'altro... e questo posto non mi sembra tanto peggio di altri." disse la giovane, per poi appoggiarsi alla porta e spingerla verso l'interno. Con suo disappunto, nonostante i suoi tentativi, la porta non si mosse di un millimetro...

"Più forte!" arrivò una voce roca dall'interno della locanda. Maria si allontanò di un passo, e la voce proseguì: "La porta! Dovete spingerla forte, o non si apre!"

La giovane donna sbattè gli occhi stupita, e si apprestò a prendere un po' più di rincorsa... ma il suo piccolo compagno di viaggio sospirò e le fece cenno di restare dov'era. Iaco si piazzò davanti alla porta e fece un gesto con le piccole mani artigliate... poi, puntò l'indice verso la serratura, che brillò per un secondo prima di scattare e far aprire la porta di legno usurato!

"Visto?" affermò Iaco, mentre Dario e Gunter osservavano con un misto di stupore e approvazione la scena. Non era la prima volta che vedevano lanciare un incantesimo, per quanto basilare, ma la conferma che Iaco fosse effettivamente in grado di usare la magia era un punto a favore del piccolo coboldo. "Prego, entrare. Tra poco piovere."

"Grazie, Iaco." ringraziò Maria con un po' di imbarazzo, conducendo il gruppo all'interno di un locale caldo e ben illuminato, dove ancora qualche avventore era seduto ad un tavolo a bere o a giocare a dadi. Accanto al banco principale, era in piedi un uomo anziano, magro, con qualche dente mancante e il volto rugoso, che accolse i sei compagni di viaggio con un ghigno, fumando una pipa di legno scuro.

"Benvenuti al Riposo Del Viandante. Siete nuovi di qui." notò il vecchio, mentre il gruppo entrava nella locanda sotto gli sguardi sospettosi dei clienti - fissati in particolare su Iaco. "Bene, bene... quand'è così, benvenuti a Grisborgo."

 

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CONTINUA...

 

Note dell'autore: Per ora i capitoli non sono esattamente eccitanti, me ne rendo conto - più che altro, è perchè sto cercando di partire lentamente, in modo che l'azione, più avanti, sia ancora più entusiasmante. Del resto, anche la campagna a cui questa storia è ispirata è partita un po' lentamente, con una certa enfasi sul roleplaying. Prevedo comunque che ci sarà un po' di azione già nel prossimo capitolo.

Per chi avesse un po' di conoscenza di Pathfinder... Sì, era un party di sei avventurieri quello che il mio gruppo ha usato. Per quanto riguarda le loro razze e classi... Dario è un umano Ladro (versione Unchained), Maria è una umana Vendicatrice (una variante del Paladino di allineamento Caotico Buono); Pandora è una Fattucchiera umana (?), Gunter è un nano Pistolero, Nisa un'elfa Druida... e infine abbiamo Iaco, il coboldo Stregone. Non saranno i soli a vivere questa avventura, ve lo dico subito; a loro si unirà qualcun altro, e lascerò a voi il piacere di scoprire di chi si tratti.

Questo è quanto per questo capitolo... alla prossima!

  
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