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Autore: mar89giss93    19/05/2018    1 recensioni
Richard Smith, economista statunitense, torna a casa dopo aver passato una serata in un locale a luci rosse, "Elusive Seduction". Ossessionato da una donna di cui ha intravisto solo un tatuaggio, chiederà aiuto ad una psicologa che cercherà di distoglierlo da questa "seduzione sfuggente". Scoprirà chi si cela dietro il tatuaggio oppure continuerà a cadere nel peccato?
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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 Sono completamente in palla! Da giorni ormai, dopo quel sogno, che ho la testa altrove.
Sono distratto, è così, senza se e senza ma.
Mi sembra di stare perdendo il lume della ragione e tutto questo mi fa dire cose che non avrei mai immaginato che potessero uscire dalla mia bocca.
È come se stessi giocando una partita a carte e ogni mossa risultasse essere quella sbagliata.
Credo che tutto si possa spiegare solo con una semplice e piccola parolina: “ossessione”.
Ma forse ho, finalmente, trovato la cura a questa mia malattia e tra poco ne assaggerò i benefici.
Dopo tutti gli strani avvenimenti di questi mesi mi sento come un cocktail troppo alcolico: ho esagerato con le emozioni, ho mischiato i sentimenti ed ho shakerato la mia parte razionale che ormai è diventata solo bollicine.

Ed ora? Ora sono qui, ancora una volta, a contemplare questo gigantesco portone. A fissare la sua targa, con su scritto il suo nome: Eleanor!
Ho paura perfino a citofonare. Mi sento agitato ma eccitato.
Cosa mi hai fatto? Cosa mi è successo? Quali sensazioni mi provochi?
“Scusi che fa, entra? Dico a lei, sto per chiudere!” Cazzo, ci mancava solo il condomino che mi cogliesse a fissare il suo palazzo.
Mi avrà preso per uno stalker!
“No, no non chiuda! Ero distratto, mi scusi!”
“Questi giovani d’oggi! Che fa prende l’ascensore?”
“No, vado a piedi la ringrazio, buona giornata!”
“A lei!”
Tutto suona come un déjà vu!
Meglio salire a piedi, ora come ora non riuscirei mai a stare fermo in poco spazio, nell’attesa che l’ascensore mi porti a destinazione.
Fare qualche rampa di scale mi aiuterà a scaricare la tensione!

Eccomi arrivato.
Suono il campanello, ho un nodo alla gola, il battito cardiaco accelerato e sento come un’improvvisa sensazione di vuoto.
La porta si apre, entro e c’è lei: la bionda dei miei sogni!
Colei che, ormai, alberga nella mia mente e che fa esplodere tutta la mia virilità. La donna che mi fa sentire maschio!
“Buonasera!” Pronuncio suadente. Voglio guardarla negli occhi, non abbasserò lo sguardo. Sono qui per giocare Eleanor e non puoi sfuggirmi!
“Bentornato signor Smith! Si accomodi in stanza. Segno questo appuntamento e sono subito da lei.” Accenna un piccolo sorriso e torna a guardare le sue scartoffie.
Oggi Juliet “la strana” non c’è.
Meglio così! Preferisco essere qui solo, soletto, con lei. Voglio farla urlare di piacere e preferisco non avere pubblico.
Non oggi almeno, magari in futuro, chissà!
La mia dottoressa oggi è più sexy del solito e il suono della sua voce accende tutti i miei sensi.

Qui, chiuso nel suo studio, stordito dal suo inebriante profumo, non riesco a non chiudere gli occhi e a non far vagare la mente.
Sento il mio corpo accendersi.
Lo so, sono impazzito ma non riesco a frenare la mia mano che scende sul mio sesso, che lo massaggia attraverso la stoffa dei pantaloni.
Seduto sulla sua sedia, la immagino davanti a me, mentre le sue mani accarezzano i miei capelli, graffiando piano la mia nuca.
Fisso le sue labbra, come un affamato, e la vedo disfarsi della mia giacca e subito dopo della mia cravatta.
Dio, sembra così reale!
La vedo sbottonarmi la camicia e immergere la sua mano nei miei pantaloni.
Non posso resistere dal fare la stessa cosa.

“Signor Smith! Che sta facendo?”
Oh è arrivata la mia bella! Bene, la nostra danza sta per iniziare!
“Dottoressa! Oh perdonami, ora posso chiamarti Eleanor, finalmente!” Mi guarda scioccata e in imbarazzo. Così rossa è ancora più desiderabile.
“Ma come si permette! Si abbottoni subito i pantaloni! Si è drogato, per caso?”
Rido e le rispondo: “Su sciocchina, adesso non fare la timida!”
“Le è forse saltata qualche rotella?”
“Quella sera non la pensavi così! Anzi, la mia intraprendenza sembrava essere di tuo gradimento!”
Mi alzo dalla sua sedia e togliendomi la giacca le chiedo: “Che c’è? Ora ti vergogni, dolcezza?”
“Ma cosa dice? La smetta immediatamente o la denuncio!”
“Ho capito, ti inibisce guardarmi negli occhi! Rimediamo subito: ho portato la benda!”
Mi avvicino con passo lento e felpato mentre lei, al contrario, indietreggia spaventata.
“Non osi avvicinarsi neanche di un millimetro!”
“Ma come Eleanor! Sono sorpreso! Ti piaceva così tanto stare attaccata a me quella notte e ora non vuoi? Eppure gridavi come una matta!”
A queste mie parole ha uno scatto d’ira, si avvicina a me con occhi di fuoco e mi dice: “Io a letto con lei? Ha le allucinazioni, signor Smith. Io non verrei mai a letto con lei. È completamente impazzito!”
“Probabilmente è vero: sono impazzito. Ma solo grazie a te! È inutile fare l’ingenua, so che vuoi cavalcarmi ancora.”
Mi avvicino ancora di più a lei, sono ad un soffio dalle sue labbra.
Questo suo fare la ritrosa mi eccita da morire, non può non avvertirlo.
Voglio provocarla, voglio scoprire le sue carte, una volta per tutte: ”Che c’è Eleanor? Non dirmi che la nostra performance all’Elusive ti è bastata? Ti ho sbattuta così forte che hai perso la memoria?” È furiosa, bene! Non potrà reggere, ancora, per molto.
“Ma come si permette? È un idiota! È talmente imbecille che non sa nemmeno chi si porta a letto! Ammetta che ha perso la ragione ed io non la denuncerò per diffamazione!” Conclude incrociando le braccia al petto.
Non ci siamo proprio dolcezza, non mi freghi! “Non mi incanti Eleanor! Quel tatuaggio è impresso nella mia mente! Dopo che tu stessa mi hai rivelato l’intera frase ti ho sognata. Ti ho sognata vogliosa e pronta per me e con la tua schiena in bella vista.”
Un sorriso sghembo affiora dalle mie labbra e concludo dicendo: “A proposito: in lingerie sei sexy da morire!” concludo mordendomi le labbra.
“Adesso basta! Chiamo la polizia!” Non fa in tempo a pronunciare questa frase che, come una lepre, fugge verso il telefono.
Appena impugna la cornetta afferro, energicamente, le sue braccia e spingo il suo corpo verso il muro.
Mi appoggio completamente a lei e sfioro il suo collo con la punta del mio naso.
In un primo momento la sento rilassarsi e gemere piano ma, subito, sembra riprendersi e torna ad essere la gattina battagliera di qualche istante prima.
“Mi lasci! Sono stufa di lei e di questo stupido gioco!”.
La guardo negli occhi, le mie labbra sono a pochi millimetri dalle sue e le sussurro: ”Nessun gioco Eleanor. Solo ti voglio!” Lei a queste mie parole gira la testa, regalandomi la visione del profilo del suo naso, e cerca di divincolarsi dalla mia presa.
Quando capisce che è tutto inutile mi dice:“Signor Smith, mi tolga subito le mani di dosso!”
Sembra che abbia davvero paura. Possibile che finga fino a questo punto, che voglia portare avanti questa commedia?
“Calmati Eleanor! Non voglio farti del male! Lo sai!”
“La smetta di chiamarmi Eleanor! Io la rovino!” È proprio una stronza testarda!
“Le minacce non mi fanno paura e  non uscirò da questa stanza finché non avrò la mia conferma!”

Mi allontano da lei.
La lascio libera dalla mia presa.
Sono stanco, voglio solo la verità.
So che è lei.
Deve esserlo!
E se non lo è allora deve darmene prova!
“Ma di quale conferma blatera? Ha dimenticato a chi si sta rivolgendo? Dove si trova? Lei non può pretendere alcunché!”
Rido piano e nel mentre mi appoggio cautamente alla sua scrivania, incrociando le braccia al petto.
Ostentando una calma che non sento affatto, le dico: “Mi sorprende che cerchi, ancora, di farmi cambiare idea. So che sei tu la donna dell’Elusive. Ci sono troppe coincidenza e io non credo alle coincidenze!” Lei tra i denti mi risponde “Peggio per lei!” Cerca di avvicinarsi alla porta ma con un rapido scatto afferro la sua mano e la porto sul mio petto, sussurrandole: “Cara Eleanor, non puoi scappare. Sei in trappola!”
Mettendo la mia mano sul suo fianco, massaggiandolo delicatamente, esclamo: “Voglio solo poter rivivere quei momenti. Rivelati a me. Lo vuoi anche tu. Non aver paura. Lo sai che ti desidero da impazzire!”
Vedo i suoi occhi intingersi di passione.
Mi guarda languida e mi sfiora una guancia, con la sua unghia laccata di rosso, delicatamente.
Si libera dalle mie mani e prende la parola: “È una conferma che vuole? Bene l’avrà! Ma dopo dovrà sparire. La incontrerò solo in presenza di un giudice!”
Si gira, lentamente, mi dà le spalle.
Sposta i suoi capelli dal collo e la sua giacca Calvin Klein rossa si posa, delicatamente, sul pavimento, accanto ai suoi piedi imprigionati da dei tacchi vertiginosi. Alza il capo, il suo sguardo incrocia il mio, affamato di vederla, affamato di lei. Mi dice: “Su venga! Come pensa che possa abbassare da sola una zip del genere?”

Mi avvicino emozionato. Il suo corpo è snello ma morbido nei punti giusti e le mie mani tremano, al solo pensiero di svestirla.
La sua longuette è, ora, completamente sbottonata e scivola, con l’aiuto delle mie mani, sui suoi fianchi, come seta.
Io non riesco ad allontanarmi dalla sua siluette e le mie mani risalgono lentamente sul suo corpo, come una dolce carezza.
Voglio condurla verso la pazzia, insieme a me.
Lei gira il viso verso di me, sorride, alza un sopracciglio, e mi dice: “Ci ha preso gusto, vedo. Si allontani, il suo compito è terminato!”
Io non ho più parole!
Sono un robottino, palesemente, eccitato nelle sue mani.
La mia spavalderia si è dissolta.
La mia gola è arida mentre la vedo piano, piano, sbottonare la sua camicetta nera in modo aggraziato.
Ammicca verso di me e dopo, come una timida educanda, abbassa le palpebre.
Vuole provocarmi la mia dottoressa.
Non ne ha certo bisogno!
Basta solo il flebile rumore delle sue unghia che battono contro i bottoni mentre, uno a uno, li stacca dalle asole, per mandarmi fuori di testa.
Intanto scopre lentamente le spalle, con fare lento e sensuale.
Va più giù, intravedo le bretelle del suo push-up in pizzo e le prime vertebre sotto il collo.
Del tatuaggio, ancora, neanche l’ombra!
Continua a sbottonare, e il suo scollo a V è diventato uno scollo a barca.

Mio Dio! Non può essere!
Allora non è lei!
Non stava mentendo!
Cazzo!
Il tatuaggio non c’è, non posso crederci!
La sua schiena è completamente scoperta e io arrossisco dalla vergogna!
Ma se non è lei, allora chi diavolo è la donna di quella notte?
Sono incazzato con me stesso!
Sono incazzato con quell’idiota di Finn!
Maledetto lui e le sue supposizioni da idiota del cazzo!
Cazzo!
Maledizione!
Ho fatto la figura del maniaco!
Mi sento un fallito, un emerito buono a nulla!
Ho del tutto umiliato questa donna!

“Adesso è contento? Le basta tutto questo come conferma?” Pronuncia queste parole guardandomi negli occhi.
È adirata, ed ha ragione!
Me lo merito.
Sono proprio un bastardo!
Non posso fare altro che tacere.
Non ho intenzione di complicare, ulteriormente, le cose.
“Tutto questo è disgustoso! Lei è riprovevole! Far spogliare una donna solo per il gusto di vederla nuda! La mia analisi su di lei è stata giusta fin dall’inizio! Lei è un bambino viziato che gioca a fare l’uomo ma con me casca male, signor Smith!”
La sua voce, mentre pronuncia il mio nome, è carica di disprezzo.
È come un fiume in piena mentre continua a riempirmi del suo sdegno: “Lei dovrebbe finire dietro le sbarre. Non creda di comprare il mio silenzio con i suoi soldi. Questo vostro vizio di famiglia ve lo faccio passare io! La rovino! Che c’è? Adesso non mi risponde? La sua spavalderia si è disintegrata? O la imbarazza vedermi in intimo dopo aver capito che lei è semplicemente un idiota? Fa tanto il grande uomo e ora non parla. Lei è patetico!”
Le sue urla rimbombano in tutto lo studio!
Mio Dio… Mi sento annientato.
Che cazzo ho combinato?

Ad un tratto la porta della stanza si apre: Juliet, con un tono di voce un po’ allarmato, entra con dei fogli in mano.
In quello stesso istante la Banks cerca di coprirsi, il più in fretta possibile.
“Dottoressa, l’ho sentita urlare tutto bene?” Alzando gli occhi dalle carte che ha tra le mani, continua: “Ci sono questi appuntamenti da conferma…”
I fogli che aveva tra le mani, ormai, sono tutti spalmati sul pavimento.
Sembra scioccata, e di questo non posso certo meravigliarmi.
Merda, che cazzo di situazione!
La vedo abbassarsi lentamente, verso il pavimento, per raccogliere i fogli che le sono appena sfuggiti.
Ad un tratto, solleva leggermente la testa e dice: “Oh Dio… Io… Chiedo scusa! Non volevo essere invadente!”
Il suo sguardo, dopo queste sue poche parole, poggia immediatamente sul mio.
Mi fulmina con i suoi occhi chiari mentre i miei sono carichi di vergogna.
Che cazzo di figura di merda!
Il suo volto non sembra più quello della brava ragazza che ho imparato a conoscere.
Appena finisce di raccogliere i fogli, si alza, e si dirige verso l’uscita.
Ad un tratto si blocca tra l’entrata dello studio e il corridoio.
Mostrandoci le spalle, con la mano sulla maniglia, esclama: “Mi scusi ancora dottoressa, non intendevo disturbarla. L’ho sentita urlare e visto che non aveva nessun appuntamento mi sono permessa di entrare senza bussare. Ho agito d’istinto. Non accadrà più. La prego di scusarmi.”
La Banks è visibilmente imbarazzata. Balbettando le risponde: “Juliet, grazie. Ne riparliamo più tardi.”

Dopo queste parole, Juliet chiude la porta dietro di sé.
Il rumore dello scatto della serratura riecheggia forte nella stanza.
Di nuovo soli, la Banks si gira verso di me, sconvolta e paonazza: “Si rende conto che mi ha fatto perdere di credibilità davanti alla mia segretaria?”
Io non riesco a proferire parola.
Sono come annientato.
Non posso fare altro che abbassare lo sguardo.
Lei, con tono forte e deciso, continua: “Lei è un uomo squallido! Si presenta nel mio studio, approfitta dell’assenza di Juliet per non farmi sapere che non aveva alcun appuntamento. Ed io come una cretina mi sono fidata! E cosa ho ottenuto? Una figuraccia del genere! Lei mi ha umiliata, e quel che è peggio mi ha umiliata davanti ad una mia dipendente!”
Sono davvero imbarazzato e non, ho davvero, parole.
Semplicemente non le trovo.
Nulla potrebbe rimediare a ciò che ho fatto.
Raccolgo la mia giacca e, a passo svelto, scappo letteralmente da questa stanza.
Sento la Banks urlare e sbattere la porta del suo ufficio. Lungo tutto il corridoio la sento imprecare contro di me.

Appena arrivo alla porta principale, per uscire finalmente da questo cazzo di studio che ha contribuito a rovinarmi la vita, sento una voce carica di risentimento dirmi: “Questa sua seduta le costerà cara!”
Juliet è a pochi centimetri dalla sua scrivania.
Ed io riesco a pronunciare solo alcune stupide parole: “Non è come pensi. Io posso spiegarti! La dottoressa ed io non…”
Lei mi interrompe immediatamente con fare nervoso: “Signor Smith, la prego, non deve certo spiegare a me cosa fa con la dottoressa, nel suo studio. Io mi occupo di altro in questo ufficio. Spero di essere stata chiara. Le auguro una buona giornata.”
Non l’ho mai vista così! Cosa le prende?
Abbassa lo sguardo e continua a compilare il prestampato che ha d’avanti.

Cosa cazzo mi è saltato in mente di giustificarmi con lei?
La bimbetta sembra essere diventata parecchio isterica!
Donne, tutte uguali. Infondo che le importa se mi scopo la Banks, nel suo studio?
Avrà sicuramente le sue cose! Si sa che le donne una settimana al mese sono intoccabili!
Darmi, di nuovo, del lei, poi… Pazzesco! Chi si crede di essere? Ci mancava solo lei!

Chiudo la porta dietro di me e scendo le scale del palazzo, alla velocità della luce.
Ho mille pensieri per la testa che scalciano per uscire fuori!
Oltre ad un senso di vergogna, mai provato prima, che invade il mio corpo e la mia anima.
Tuttavia sono, di nuovo, al punto di partenza: chi diavolo è la donna dell’Elusive?
Non riesco a darmi pace.
Non riesco a rassegnarmi!
Dopo oggi dovrei arrendermi ma, forse, ho ancora una carta da giocare. Infondo, anche se il New Jersey è grande, io ti troverò!
Dovessi perdere tutto , non mi importa.
Io ti troverò!
 
 
   
 
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