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Autore: tixit    19/05/2018    0 recensioni
April Kepner ha avuto un incidente e si sveglia nel letto di un ospedale. Qualcuno è accanto a lei. Storia breve su un finale possibile e sicuramente alternativo per la stagione 14
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: April Kepner
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Secondo giorno

Il sogno era stato tremendo, aveva rivissuto il suo matrimonio. Del matrimonio che non era stato.

Ogni attimo. Fino al momento in cui Jackson si era alzato per reclamarla, sapendo di aver già vissuto quell'esperienza. Al quel punto si era svegliata, con il cuore nella gola e gli occhi pieni di lacrime.

Da Matthew non era stata scelta dalle circostanze, o da un impulso indisciplinato del cuore, ma dal combaciare dei loro pezzi, dalla semplicità anche un po' scontata del loro possibile futuro insieme - lui non era un seduttore o un ragazzo abituato ad interessare una donna.
Era bello, Matthew era davvero bello, bello in un modo in cui lei non sarebbe mai stata. Ma i suoi primi approcci erano stati un vero disastro - le scappò un sorriso - non l'aveva conquistata, non c'erano stati trucchi o effetti speciali, semplicemente erano stati giusti insieme. Ridicoli, forse, agli occhi degli altri, con quella loro fede ingombrante, quel desiderio di fare la cosa giusta anche nei dettagli che agli altri sembravano da poco - ah il sesso! - ma giusti l'uno per l'altra.

Le sembrò un bene, in prospettiva, non averlo sposato - se il destino del suo primo figlio era dipeso da qualcosa che portava dentro di sé, sarebbe successo anche con Matthew e sarebbe stato terribile. La perdita di un figlio devasta la fede, lo aveva sperimentato - non era una cosa che avrebbe voluto per Matthew, quello mai. 

Non esiste la possibilità per un credente di accettare in un modo semplice che nei piani di Dio ci sia la morte di tuo figlio - un angelo scese a fermare la mano di Abramo con Isacco, non te lo insegnavano da bambini a catechismo? non deve succedere, non sul serio, non è nell'ordine naturale delle cose. Soprattutto non c'è un bene maggiore che lo giustifichi, e non c'è riparazione che compensi. Né fine.

Meglio a lei che a Matthew, in fondo era stata lei quella che aveva fatto sesso in un bagno con un uomo che non sapeva di amare. Era lei che era scappata da un altare, e aveva perso un bambino e tentato e tentato e tentato e poi aveva firmato i documenti di un divorzio.
Era lei che era abituata a rimettere insieme i cocci, con tanta pazienza.

Forse lui sarebbe venuto in Siria con lei. Matthew aveva una vita semplice, non era un Avery, non aveva responsabilità verso una fondazione, degli ospedali, della gente che lavorava. E non era abituato anche al lato piacevole di essere una persona speciale - non era il montarsi la testa, Jackson era un bravo ragazzo, era il dare per scontate certe attenzioni, certe possibilità ed amarle. Il sentirsi importante.

La Siria l'aveva cambiata, aveva smesso di considerare il suo lavoro qualcosa in cui avrebbe dovuto dimostrare il proprio valore, era diventato solo un mezzo per permettere agli altri di crescere e per crescere assieme a loro. 

Owen aveva ragione, non le importava più di brillare, non più di tanto, lei non era Amelia, non era Maggie, non era Jackson.
Lei era solo un vaso che si era rotto e che bisognava rimettere assieme.

La prima responsabilità di Matthew sarebbe stata verso loro due, come coppia, pensò con un sospiro, forse lui sarebbe venuto con lei, forse avrebbero pregato assieme esausti, tenendosi per mano, alla sera, per poi confortarsi come un uomo ed una donna che si appartenevano.
A volte aveva guardato con ansia le jeep con i medici nuovi in arrivo, sperando di vedere il volto di Jackson. Ma non era lei la cosa più importante della sua vita.

O forse sarebbe successo qualcosa di terribile - un giorno l'ospedale da campo era stato colpito da un missile. Della gente come lei - come Matthew - era morta.

Rabbrividì.

Un'ora dopo arrivò sua madre, scortata da Owen, la madre di Jane Doe, una donna che ad un certo punto credeva di aver perso tutti i suoi legami con il mondo.

Lei non le chiese niente, si limitò a sederle accanto e a tirare fuori un libro.
Owen invece le aveva portato dei cioccolatini ed era scappato via intimidito. Le scappò un sorriso, mentre ne scartava uno - era la prima volta che un uomo le faceva un regalo del genere. Non era successo nemmeno con Jackson. Le parve ironico che il classico gesto d'amore fosse venuto dal suo mentore, un po' padre, un po' fratello maggiore, un po' angelo custode, pronto a riacciuffarla e rimetterla in carreggiata.  

Chiuse gli occhi e si lasciò cullare dalla voce di sua madre, sentendosi al sicuro, come quando era bambina, nella fattoria in cui era cresciuta.   
   
 
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