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Autore: Yle_Chan Love_anime    20/05/2018    0 recensioni
Piccola premessa: avevo già pubblicato questa storia anni fa. Dopo una rilettura mi sono accorta di vari problemi. Così ho deciso di riscriverla e di riproporvela. Spero che vi possa piacere.
La Battaglia di Hogwarts è ormai terminata. Tutto sembra ormai tornato alla normalità. Un nuovo anno scolastico è alle porte, ma non tutti ne sono felici.
Un ragazzo non riesce a perdonare i propri errori, cadendo in una spirale apparentemente senza fine.
Non tutto sembra perduto per lui, quando incontra una studentessa appena trasferita. Con i suoi modi così diversi da quelli delle ragazze a cui lui era abituato, cercherà di riportarlo a galla. Ma salvare lui non è l'unico dei suoi problemi. Lei stessa ha un segreto, così oscuro da dover essere gelosamente custodito. Un conto alla rovescia inevitabile, che la farà dubitare delle proprie scelte. E' giusto legarsi ad una persona, quando sai già che il tuo destino è segnato?
Genere: Malinconico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Nuovo personaggio, Theodore Nott, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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C'era una sorta di maestosità in quei corridoi. Ogni singola pietra, sembrava parlare. Ovunque si girasse trovava stralci della storia millenaria di quel luogo. Tutto era così diverso da quello a cui era abituata. Tutto era così diverso dalla sua vecchia vita. Quella scuola che adesso doveva chiamare casa, le era piaciuta fin dal primo momento in cui vi aveva messo piede.
Aveva passato tutto il pomeriggio con sua cugina e i suoi amici a visitare quei corridoi. Erano stati così felici di mostrarle quel luogo che per loro non aveva più segreti. La cosa che più l'aveva affascinata erano i quadri. Molti erano stati così gentili da salutarla e da darle il benvenuto. Questa era una cosa che nella sua vecchia scuola non c'era, ma che rendeva magico quel posto ai suoi occhi. Ok, magico non era il termine esatto, visto che magico lo era davvero.
Insieme alle sue guide aveva esplorato, per così dire, tutto il castello: dalla Sala Grande alla Guferia, dalle aule ai giardini e ai porticati. Ma i posti che le erano piaciuti di più erano senza dubbio la Sala Comune dei Grifondoro, dove la cugina era sicura che lei sarebbe finita, e la Biblioteca. Quest'ultimo luogo in particolare l'aveva affascinata, lei amava leggere e studiare e quello era il luogo perfetto per farlo. Quando l'aveva detto a voce alta gli amici di sua cugina si erano subito lamentati, dicendo che di So-Tutto-Io in quella scuola ne bastava e ne avanzava una.
A ripensarci era stato un pomeriggio molto divertente, ma lei amava anche la tranquillità.
Così alla prima occasione si era congedata dalla parente e si era messa a girovagare in quei corridoi da sola.
Aveva molto a cui pensare. Tra poco avrebbe cominciato veramente una nuova vita. Stava ripensato a tutto quello che era successo negli ultimi mesi, senti quando delle voci che la chiamavano in lontananza.
Accidenti.
Voleva stare un po' da sola. Si guardò intorno alla disperata ricerca di una via di fuga, quando vide una porta a pochi metri da lei.
Perfetto.
Ci si fiondò dentro, chiudendo gli occhi ed appoggiandosi alla porta. Quando senti i passi dei due ragazzi farsi lontani tirò un sospiro di sollievo e solo allora guardò il luogo in cui era finita.
Era un bagno. Un bagno non molto diverso da quelli che le avevano mostrato quel pomeriggio. Però non sembrava esserci anima viva, così decise di rinfrescarsi un po'. Il contatto con l'acqua fresca le diede subito sollievo dalla calura estiva.
Quando alzò la faccia nello specchio davanti a lei scorse una seconda figura. Sussultò per lo spavento. Non aveva sentito la porta aprirsi e non c'era nessuno prima. Si accorse poi che la figura che la guardava interessata, con una strana luce negli occhi, fosse evanescente.
Un fantasma.
Si rilassò all'istante. Di fantasmi ce n'erano in abbondanza anche nella sua vecchia scuola.
<< Ciao >> le disse, ora più tranquilla.
<< Ciao >> rispose il fantasma con una voce stridula e strascicata. << Non ti ho mai visto da queste parti >>.
<< OH! Si questo è il mio primo giorno… >> tentennò solo un attimo << Diciamo che mi sono trasferita >>.
Il fantasma, che ad una seconda occhiata capì di appartenere ad una ragazza, la guardava con uno sguardo interrogativo.
<< Ecco perché non indossi l'uniforme di una delle case >> disse squadrandola da capo a piedi.
Lei sorrise in risposta. Non sembrava poi così male quella ragazzina fantasma. A parte la vocetta stridula ovviamente.
<< Comunque io sono Mirtilla Malcontenta >> si presentò con un piccolo inchino a cui la ragazza rispose garbata.  << Se hai problemi di cuore o qualunque altro problema non esitare a venire da me >>.
<< Sei una specie di psicologa paranormale?  >> chiese divertita.
<< Una specie. Molte ragazzine con il cuore spezzato vengono qui a sfogarsi con me >> un sorrisetto furbo si disegnò sul volto del fantasma.
Questa deve sapere vita, morte e miracoli di tutti qui dentro.
<< Buona a sapersi >>.
<< Oh! Ma non mi sono ancora presenta >> si corresse subito << Che maleducata. Piacere io mi chiamo Ale… >>.
Il rumore della porta che veniva sbattuta con forza la interruppe. Rumore che poi fu seguito da quelli di passi frettolosi.
L'unica cosa che riuscì a notare fu la sagoma di un ragazzo, questa volta in carne ed ossa, che si barricava dentro uno dei gabinetti.
Accigliata la ragazza guardò la porta. Era sicura che quello fosse il bagno delle ragazze. E altrettanto sicuro era il fatto che quello fosse un ragazzo. Allora che diavolo ci era entrato a fare, che avesse sbagliato bagno?
Un sospiro la distrasse dai suoi pensieri. Si girò verso Mirtilla e la trovò con il viso triste.
<< Anche oggi >> disse solo. Anche se la ragazza era alquanto sicura che non si stesse riferendo a lei personalmente.
<< In che senso, anche oggi? >>.
<< Quel povero ragazzo viene qui ogni giorno da una settimana a piangere >> rispose in un sussurro, voltato a non farsi sentire dal diretto interessato.
<< Ha problemi di cuore?  >> chiese ricordandosi di quello che le aveva detto poco prima Mirtilla. Ma poi folgorata da un pensiero pose subito un'altra domanda << Ma come da una settimana? Ma non è oggi il primo giorno? >>.
<< Sì è oggi. Ma lui è arrivato una settimana fa, non so il perché >> le rispose 
<< Ma non penso che siano problemi di cuore i suoi >> nel pronunciare l'ultima frase il suo viso cambiò da triste a imbronciato. La giovane pensò subito che il ragazzo non avesse voluto condividere con lei nulla di quello che lo tormentava. In effetti quel fantasma auto proclamato psicologo amoroso della scuola, non gli ispirava granché fiducia nel frangete del manteniamo del segreto professionale.
Come a conferma delle parole del fantasma dei singhiozzi smorzati proruppero dalla cabina. Le si strinse il cuore.
Anche se non sapeva il motivo che lo spingeva a chiudersi in un bagno infestato a piangere, si sentiva in qualche modo come lui.
Anche lei aveva passato metà dell'estate chiusa a piangere da qualche parte. Per fortuna aveva la sua adorata cugina e i suoi strampalati amici e così era riuscita a superare la cosa.
Ma avrà qualcuno con cui parlarne? Si chiese. In effetti se si chiudeva nel bagno da solo voleva dire che non aveva molte persone con cui parlare.
Inconsciamente, come comandata da una forza più grande di lei, si incamminò sotto lo sguardo curioso di Mirtilla verso la cabina del giovane.
Ma che sto facendo?
Si piazzò davanti indecisa su cosa fare. In fondo non lo conosceva, come non conosceva la maggior parte degli studenti di quella scuola. Ma sentiva che fosse la cosa giusta da fare. Era certa, o almeno sperava, di sapere come si sentisse.
Prima che il coraggio le venisse a mancare bussò timidamente alla porta.
<< Ehm! Va tutto bene? >> chiese titubante. In risposta ottenne solo un tentativo di domare quei singhiozzi, certamente per non farsi sentire, ma nulla di più.
<< Ho sentito che piangevi >> riprovò.
<< Vattene via, nessuno ti ha chiesto niente >> berciò lui.
Interdetta da quel tono così brusco fu tentata di mandarlo al diavolo e lasciarlo lì da solo. Ovviamente non lo fece e rimase ferma pensando a qualcosa da dire, ma venne anticipata.
<< AH ho capito >> disse il ragazzo, anche se la voce era ancora rotta dal pianto si sentiva distintamente la nota di nervosismo che la contornava << Volevi solo vedermi crollare. Cos'è mi hai seguito nella speranza di beccarmi? Beh ci sei riuscita, spero che tu sia contenta. Anche se poi nessuno ti crederebbe >>.
Ok questo ragazzo aveva un ego gigantesco.
<< Mi spiace deluderti, ma hai sbagliato su un paio di punti >> gli disse calma 
<< Primo: quando sei entrato io ero già qui, sei tu che probabilmente non mi hai visto; punto secondo: io non so minimamente chi tu sia >>. Queste parole sconvolsero l'occupante del gabinetto. A quanto pare era veramente convinto che il mondo girasse intorno a lui.
<< Beh comunque non sono affari tuoi >>.
<< Lo so. Ma so anche come ci si sente quando si sta male e non si ha nessuno con cui parlarne >> adesso nella sua voce c'era un piccolo sprazzo di una tristezza che cercava di passare inosservata.
<< Chi ti dice che io sia solo? >>.
<< A parte il fatto che sei qui da solo a piangere? >> iniziò con un sorriso << Senti so che non sono affari miei, ma diciamo che è più forte di me. Perciò considerando il fatto che non so chi tu sia, puoi sempre parlarne con me >>. Una parte di lei sperava che quel ragazzo si aprisse.
Sinceramente ancora non capiva cosa la spingesse a voler a tutti i costi aiutare quel ragazzo sconosciuto. Ma la parte più irrazionale e istintiva, sapeva di star facendo la cosa giusta.
<< Anche se te lo dicessi non cambierebbe nulla >> il suo flusso di pensieri fu interrotto dalla voce del giovane. Lei non si aspettava che le rispondesse, ma fu felice di constatare quanto si fosse sbagliata.
<< Ma può sempre aiutarti a far pace con qualunque cosa ti stia tormentando >>.
<< Quello che ho fatto è troppo grande per essere perdonato >> ci fu una piccola pausa, come se stesse soppesando le parole da dire. Come se non volesse esporsi troppo. << Ero dalla parte sbagliata. Sono sempre stato dalla parte sbagliata >> l'ultima frase si spense in un sussurro appena udibile.
La ragazza capì subito a cosa si stesse riferendo. La guerra.
Sua cugina e i suoi amici le avevano raccontato l'accaduto. Senza tralasciare, su sua richiesta, nemmeno un particolare. Per fortuna lei abitando dall'altra parte del pianeta, quella guerra combattuta per ideali sbagliati, l'aveva a mala pena sfiorata durante il suo corso. A lei erano giunte appena delle voci. Peccato che la suddetta guerra le avesse stravolto la vita non appena finì.
Scosse la testa come per cancellare quei pensieri. Non era il momento per pensare a lei e alle sue beghe.
Stava per rispondere quando la porta si aprì nuovamente e una terza figura fece il suo ingresso nel bagno.
<< Signorina Herondale >> proruppe la voce con evidente sollievo << L'ho cercata dappertutto >> s'interruppe << Cosa ci fa lì per terra? >>.
A quella domanda sentì distintamente in risposta il respiro trattenuto del ragazzo. Capendo che non voleva essere trovato, inventò su due piedi una bugia.
<< Mi scusi Professoressa McGonagall. Ma avevo bisogno di una pausa e mi sono... ehm... nascosta un attimo...  >> ammise colpevole <>.
La professoressa sembrò credere alle parole e al visetto angelico della ragazza.
<< Va bene. Si dia una sistemata. Io l'aspetto fuori, la cena sta per essere servita >> detto questo si congedò chiudendo la porta alle sue spalle.
Con un sospiro, si alzò sistemandosi i vestiti sgualciti girandosi poi a parlare con la solita porta chiusa.
<< Non penso che tu abbia fatto cose così gravi da non essere perdonate. O non saresti qui. Prova a perdonare te stesso >>.
Detto questo si apprestò ad uscire dal bagno. Sperando che il ragazzo comprendesse a pieno le sue parole.
 
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Tutto si sarebbe aspettato da quel primo giorno di scuola. Tutto meno che quello. Quando aveva visto arrivare piano piano quel fiume di studenti, si era sentito oppresso. Quell'ultima settimana passata in solitario a zonzo per il castello, l'aveva aiutato relativamente poco a realizzare che da lì a qualche giorno avrebbe dovuto fare i conti con tutte le persone che avevano militato dalla parte giusta. Così quando aveva intravisto Potter e Weasley correre da una parte all'altra, l'aveva colto nuovamente uno dei suoi soliti attacchi. Prima che qualcuno potesse vederlo in quello stato si era infilato nel bagno di Mirtilla, suo rifugio in quell'ultima settimana. Nemmeno lui sapeva perché si rifugiasse lì. Forse è perché sapeva benissimo che li quasi nessuno ci avrebbe messo piede. E la solitudine era proprio quello che cercava. Da quando Voldemort era caduto per mano di Harry Potter, lui e la sua famiglia erano stati al centro dell'attenzione. Un'attenzione negativa ovviamente. Processi su processi. Volti che li guardavano con odio, dita che li indicavano e bocche che bisbigliavano al loro passaggio etichettandoli per quello che erano veramente: Mangiamorte. E poco importava che lui non lo fosse realmente mai stato. Che in quel giro di terrore e morte ci era finito per ricatti e minacce. A nessuno importava, solo Potter aveva salvato lui e molti altri ragazzi. E così molti studenti del settimo anno di Serpeverde dovevano essere grati al loro primitivo nemico.
L'essere stato scagionato da ogni accusa però non era bastato, e lui quotidianamente sprofondava nelle sue colpe. Colpe incise indelebilmente sul suo avambraccio. S'incolpava per molte cose. La prima tra tutte quella di non essere stato coraggioso abbastanza da prendere i suoi genitori e andare dai cosiddetti buoni, anche costringendoli se fosse servito. E invece no, era rimato tra i Mangiamorte, arrivando anche a sperare che qualcuno gli lanciasse un Anatema, così da liberarlo definitivamente da tutto quello. Ma anche adesso, con la pace, non ce la faceva proprio a perdonarsi.
Si aspettava che il primo dialogo che avrebbe avuto con qualcuno, che non fossero i suoi migliori amici, sarebbe stato una litigata o meglio una sequela giustificata di epiteti poco carini e veritieri sul suo conto. Di certo non si aspettava che una ragazza provasse a consolarlo.
Perché è quello che ha provato a fare, giusto?
Mentre parlava sentiva come un moto di tristezza nella sua voce, come se sapesse benissimo come si sentisse. Cosa assurda perché le uniche ragazze che si sarebbero potute sentire come lui, e che anche in quel caso non avrebbero di certo fatto come lei, erano le sue compagne Serpeverde, o meglio quelle marchiate. Molto poche comunque.
Si stupì non poco anche quando non disse di lui alla Preside. Anche se le aveva risposto così brutalmente, lei l'aveva comunque aiutato. E quell'ultima frase, detta quasi in un sussurro lo colpì, con la potenza di uno Schiantesimo.
Veramente si poteva perdonare a lui tutto quello che aveva combinato, tutte le scelte sbagliate che aveva fatto?
Una parte di lui sperava vivamente di sì.
Quando l'aveva sentita allontanarsi, aveva scostato di poco la porta. Le uniche cose che notò prima che lei salutasse il fantasma e uscisse dalla porta furono dei lunghi capelli neri raccolti in una coda che arrivava morbida fino a metà schiena e l'uniforme. Fu quel particolare ad attirare l'attenzione del ragazzo. Infatti la giovane anche se doveva avere più o meno la sua età, indossava l'uniforme che quelli del primo anno portavano prima della Cerimonia dello Smistamento.
Ma che cavolo?!?
Com'era possibile che la indossasse? Non pensava di essersi sbagliato a indicare l'età. Era anche troppo matura per avere solo undici anni, e il corpo che aveva intravisto era sicuramente quello di una ragazza molto più grande.
Decidendo che fosse pressoché inutile cercare una spiegazione, anche perché non era da lui interessarsi così a nessuno, men che meno una sconosciuta, e sentendo distintamente le campane che indicavano l'inizio della cena decise di uscire.
Prima di andare a cena si guardò un attimo allo specchio, constatando che il suo aspetto non fosse così terrificante come si era immaginato. Si diede solo una sciacquata veloce e senza degnare di una parola la ragazza fantasma che lo fissava imbronciata, si incamminò all'uscita.
Trovò i corridoi vuoti, così non ci mise molto ad arrivare davanti al portone della Sala Grande, giusto in tempo per sentire la fine del discorso della nuova Preside. Discorso dove ovviamente chiedeva agli studenti di mettere da parte l'odio che aveva già portato troppo dolore, e di cercare una collaborazione tra le case. Ovviamente questo sarebbe valso fintanto che la collaborazione avesse riguardato solo Grifondoro, Corvonero e Tassorosso uniti contro i Serpeverde. O meglio contro i Serpeverde che si erano schierati dalla parte sbagliata.
Sospirando si avviò al suo tavolo, aspettandosi ondate di odio che però non arrivarono.
O sono troppo occupati a seguire lo smistamento o il discorso della vecchia ha avuto l'effetto sperato.
Pensò, mentre si sedeva tra i suoi migliori amici.
<< Ma ecco qui il nostro figliol prodigo >> iniziò uno.
<< Dov'eri finito? >> ed ecco la mammina.
<< Blaise, Theo sono felice anche io di vedervi >> berciò lui.
I suoi amici risero in coro e si proruppero in pacche sulle spalle. << Dovere amico, dovere >>.
<< Allora cosa mi sono perso? >> chiese con finto interesse.
<< Un bellissimo discorso sul non continuare ad odiare, sulla pace ecc. >> Non che a Blaise non importassero queste cose, anzi lui era il primo ad accogliere con molto piacere la nuova pace. Ok che lui fosse sempre stato un Serpeverde sopra le righe, ma adesso sentiva di poter veramente essere sé stesso: una Serpe senza pregiudizi sui cosiddetti SangueSporco e con un'amicizia con l'eroina Hermione Granger.
<< Non mi sono perso nulla allora >> ghignò in risposta.
Un'altra cosa che Blaise sapeva su Draco era che il suo menefreghismo, se così si poteva definire, fosse solo una maschera per impedire ad altri di vedere come si sentisse dentro.
Però sia lui che Theo sapevano bene come si sentiva, perciò fecero finta di nulla ed annuirono con un sorriso.
<< Un attimo di attenzione prego >> disse la voce della Preside. << Per prima cosa complimenti ai nuovi studenti per l'assegnazione alla propria casa >> qui quasi l'intera Sala applaudì << Quest'anno ci sarà una piccola eccezione, verrà smistata ancora un’alunna >> qui iniziò a sentirsi un leggero mormorio << Questa nuova alunna viene da molto lontano, dal Giappone e dalla Scuola di Magia e Stregoneria di Mahoutokoro. Verrà smistata e completerà con noi il settimo anno. In quanto per problemi di famiglia non ha potuto completare la sua istruzione nella sua scuola di provenienza >> finì.
Ma non è che è lei?
Si chiese Draco.
<< Diamo il benvenuto alla Signorina Alexandra Herondale >> dalla porta dietro il tavolo dei professori ne uscì una ragazza. Una ragazza con la divisa dei primini. Una ragazza con dei lunghi capelli neri.
Draco si irrigidì all'istante, era lei! Era la ragazza del bagno. Non c'erano dubbi in proposito.
Theo si accorse del cambiamento dell'amico, dal momento in cui era entrata quella ragazza. Ok era oggettivamente una bella ragazza, ma conoscendo l'amico sicuramente non era quello il motivo per cui si fosse irrigidito.
<< Ehi Draco, va tutto bene? >> chiese scuotendolo appena, attirando l'attenzione di Zabini.
<< È lei >> disse solamente.
 
   
 
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