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Autore: MonicaX1974    21/05/2018    1 recensioni
Harry e Chloe.
Lui deluso dalla vita, lei con un immenso dolore nel cuore.
Lui pensa solo a divertirsi, lei cerca di ritrovare la speranza.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La porta scura d'ingresso è davanti a me. Mi basterebbe alzare il braccio, chiudere il pugno, e dare qualche colpo per poter bussare o, molto più semplicemente, potrei prendere le chiavi di casa dalla mia borsa, infilarle nella serratura, aprire per poi ritrovarmi all'interno dell'abitazione dei miei genitori, ma invece sono qui ferma, con gli occhi piantati sul numero 458 affisso accanto allo stipite, in attesa di non so bene cosa.

«Qui a Montreal si usa fissare la porta per così tanto tempo prima di poter entrare in casa?» Rido per l'affermazione di Harry che sembra molto più tranquillo di quanto non lo sia io.

Sto per presentare un ragazzo ai miei genitori e mi sembra di non essere in grado di affrontarli, ma d'altra parte, mi sembra di non essere in grado di affrontare niente in questi giorni.

«Non mi sei d'aiuto così Styles» gli dico restando con lo sguardo fisso.

«Esattamente, per cosa dovrei esserti d'aiuto? Mi sembra che tu riesca benissimo a fissarla da sola la porta, o forse questa si apre con la forza del pensiero?» Continua a prendermi in giro, ma proprio quando sto per rispondergli, la porta si spalanca e resto ancora più immobile di poco fa.

«Chloe? Che ci fai qui?» Mio padre mi osserva stranito per avermi trovata lì, poi rivolge lo sguardo al ragazzo in piedi al mio fianco, aggrotta le sopracciglia e la sua espressione diventa ancora più confusa. «E tu chi sei?» gli domanda mentre sistema meglio lo scatolone che sta stringendo tra le braccia.

«Signor Stewart è un piacere conoscerla...» allunga la mano verso mio padre che tenta in qualche modo di incastrare la scatola sul fianco e afferra la sua mano. «... il mio nome è Harry Styles» dice con orgoglio e un gran sorriso che mette bene in evidenza le sue fossette. Crede di affascinare mio padre con le sue fossette? Probabilmente sì.

«Ciao Harry, sei un amico di Chloe?» gli domanda tenendo ben salda la sua mano.

Mi volto a guardarlo dopo qualche secondo di silenzio e mi accorgo che quel sorriso è ancora lì sul suo viso, ma è come se si fosse bloccato, sembra addirittura che sia sbiancato.

«Papà... in realtà Harry è...» intervengo io per toglierlo dall'imbarazzo nel quale sembra essere improvvisamente sprofondato.

«Oh aspetta...» dice ancora mio padre. «... ho capito...» papà tiene ancora la mano di Harry, e sulle sue labbra spunta un enorme sorriso, ma non di quelli divertiti, sembra più una sorta di... minaccia? Credo che mia madre abbia parlato con lui e gli abbia raccontato qualcosa. «Ciao ragazzo di Chloe e benvenuto. Vi andrebbe di darmi una mano con queste?» Chiede ad entrambi mostrandoci la scatola di decorazioni che ha ancora appoggiata al fianco. «Tua madre mi ha chiesto di addobbare l'albero qui fuori» si rivolge poi direttamente a me, ma ha ancora la mano di Harry nella sua e sembra non volerla lasciare andare.

In tutto questo Harry non ha più proferito parola, come se ne avesse perso l'uso. È rimasto fermo, con quel sorriso che adesso sembra più una smorfia e sembra riprendersi solo quando mio padre gli lascia la mano e ci supera, allontanandosi di qualche passo.

Vorrei alleviare il suo disagio, lo vorrei davvero fare, ma ho bisogno del nostro rapporto speciale - come credo ne abbia bisogno anche lui - quello fatto di battute e prese in giro, quindi non posso proprio evitare di dirglielo, proprio come ha fatto lui con me poco fa. «Chi sei tu? E che ne hai fatto dell'irriverente Styles?»

«Tuo padre è grosso quanto un armadio, la mia mano è ancora sotto shock! Credo che l'irriverente Styles se ne starà buono a cuccia per un po'...» Rido, lui no, ma io non posso fermarmi quando lo vedo minacciarmi con lo sguardo.

«Oh... Ciao ragazzi...» la voce di mia madre fa cessare la mia risata.

Harry ha smesso di guardarmi per rivolgere la sua attenzione alla donna di fronte a sé con un'espressione decisamente preoccupata.

«Mamma ti presento Harry» le dico togliendo entrambi dall'imbarazzo.

I due si stringono la mano, poi, noto sul viso di mia madre, lo sguardo che ha nei momenti di crisi, quello da "panico da ospiti" e sto per dire qualcosa, ma lei mi precede.

«Oh tu sei Harry! Chloe perché non mi hai avvisato che sarebbe arrivato? Avrei preparato qualcosa in più... Adesso devo mandare tuo padre al supermercato e poi devo ancora...» mamma continua a parlare mentre Harry resta a guardarla incapace di intervenire e, se non fosse che il suo delirio lo sta spaventando, la lascerei continuare solo per il gusto di vederlo così a disagio.

«Mamma!» stranamente riesco a farla bloccare. «Non sapevo nemmeno io che sarebbe arrivato, è stata una sorpresa di Kurt. Se hai bisogno di qualcosa al supermercato possiamo andare io e lui.» Mi guarda per un attimo, poi si rende conto della situazione, lascia andare la mano di Harry e sorride.

«Assolutamente no. Harry è un ospite, fallo accomodare. Andrà tuo padre.» Mamma ci fa cenno di entrare in casa mentre sento Harry ringraziare gentilmente, poi, ancora la voce di mio padre.

«Abigail, quei due ragazzi mi servono!» Urla lui da vicino al piccolo abete.

«Robert, Harry è un ospite non lavorerà in alcun modo. Sbrigati a finire lì che devi andare al supermercato!» urla lei a sua volta mentre noi due saliamo le scale di corsa per sfuggire ai loro piccoli battibecchi.

Mi infilo dritta nella mia stanza, lui dietro di me, poi chiudo la porta con ancora il sorriso sulle labbra per quanto appena successo con la mia famiglia. «Scusa...» gli dico poggiandomi con la schiena al muro. «... mamma è sempre troppo agitata.»

Harry mi guarda sorridendo, poi, rivolge lo sguardo intorno a sé. «Non hai niente di cui scusarti...» mi parla con il naso all'insù, osservando ogni dettaglio che i suoi occhi riescono a carpire. «... hai una bella famiglia.» Sono certa di aver sentito un pizzico di amarezza nella sua voce. «Questa è la tua stanza?» dice camminando verso il mio letto per poi sedersi sul fondo.

«Sì» rispondo per poi raggiungerlo e sedermi accanto a lui. «Non è grande come la tua, ma ci sono sempre stata bene.» Lui resta in silenzio senza smettere di guardarsi intorno mentre io non posso smettere di continuare a guardare lui.

«Che c'è?» mi domanda quando si accorge della mia espressione letteralmente incantata.

«Niente... Sono felice che tu sia qui...» gli rivelo sincera.

La sua mano torna ad accarezzare i miei capelli, mentre mi osserva con attenzione. «Avevo già mezza intenzione di raggiungerti, ma quando Kurt mi ha chiamato non ho più avuto alcun dubbio.»

«Che ti ha detto Kurt?» Poggio la mia mano sul suo ginocchio perdendomi nel verde dei suoi occhi.

«Quello che avresti dovuto dirmi tu.» Non so a cosa si riferisca in particolare, ma il resto della spiegazione arriva subito dopo. «So del tuo incubo e di tutti i tuoi piccoli momenti di crisi... Non tagliarmi fuori Chloe.» Sento chiaramente la preoccupazione nella sua voce.

«Non volevo farti stare in pensiero.» Gli ho già dato un sacco di problemi, non voglio più essere un peso per nessuno.

«Se non mi parli le cose non funzionano. Io voglio esserci per te.» Entrambe le sue mani adesso sono sul mio viso. «Puoi contare su di me, anzi, voglio che tu lo faccia.» L'intensità del suo sguardo, il modo con cui pronuncia quelle parole è talmente profondo, da farmi dimenticare dove mi trovo e per quale motivo lui me le stia dicendo. «Non voglio venire a sapere da Kurt quello che ti succede, voglio che sia tu a dirmelo, voglio che ti fidi di me.»

«Hai ragione, mi dispiace.» Non so che altro dire. Mi sento completamente nelle sue mani, letteralmente e non, e il contatto dei suoi palmi sul mio viso, non fa che amplificare la sensazione di benessere che provo quando lui è con me.

«Abbiamo già rischiato di perderci una volta perché non abbiamo parlato, non voglio nemmeno immaginare cosa sarebbe potuto succedere se Kurt non mi avesse chiamato...» Il ricordo del dolore che ho provato quella notte a Madrid, quando lui ha indossato di nuovo quella maschera di imperscrutabilità sul viso, torna con la stessa intensità, come un boomerang. 
Non voglio provarlo mai più.

Ed è per questo che non lo faccio finire di parlare. Lo bacio mentre mi tornano immediatamente le parole di quella canzone che abbiamo sentito poco fa in macchina, e mi aggrappo con ancora più forza alle sue spalle, per poi portare le mani tra i suoi capelli che stringo e sento le sue mani tenermi stretta, le sue labbra adattarsi perfettamente alle mie, le mie sottomettersi completamente alle sue, fino a rendermi conto cosa c'è davvero dietro a tutta questa passione, a tutto questo desiderio che non smette di far bruciare entrambi.

È un sentimento che si è fatto avanti lentamente, ma inesorabilmente e ora è chiaro nella mia mente, ha superato tutti gli ostacoli che io stessa gli ho posto davanti senza nemmeno accorgermene, ed ora è qui che reclama con forza la sua presenza ed io non posso più negarlo.

«Ragazzi? Siete qui?» Harry sorride sulle mie labbra quando il nostro bacio viene interrotto dalla voce di mia madre proveniente da dietro la porta.

«Rispondi prima che tua madre chiami l'armadio che porta il tuo cognome, altrimenti potrebbe far sparire le fossette dalla mia faccia» dice a bassa voce quando si rende conto che io non faccio altro che restare a guardarlo stregata da lui.

Mi allontano di controvoglia, mi alzo dal letto e vado ad aprire la porta. «Dimmi mamma.» Non so che cosa abbia letto nei miei occhi, ma sul suo viso si apre un enorme sorriso. Credo abbia capito quanto io sia felice in questo momento.

Lei allunga leggermente la testa all'interno della stanza e, dopo aver individuato Harry, inizia la sua raffica di domande. «Ecco... volevo chiederti Harry se hai qualche intolleranza alimentare, o qualche allergia... preferisci qualcosa in particolare? Perché ovviamente pranzerai con noi giusto? Io stavo preparando la rapee pie... spero ti piaccia...»

«Mamma!» Lei si ferma, poi si rende conto del suo solito modo di fare e gli sorride gentilmente.

«Signora Stewart andrà bene qualsiasi cosa lei stia preparando.» Mi volto a guardarlo per l'incertezza che gli sento nella voce e noto chiaramente il suo sguardo imbarazzato.

«Ok, allora... io... vado...» Sorrido ancora a mia madre, poi sono costretta a chiuderle praticamente la porta in faccia perché continuava a restare ferma sulla soglia invece di andarsene. Sembrava non essere in grado di staccare gli occhi di dosso a Harry.

«Non ti ho mai visto così a disagio come oggi» gli dico tornando a sedermi vicino a lui.

«Che cazzo è la rapae cosa?» Scoppio a ridere per la sua domanda.

«Adesso sì che ti riconosco...» gli dico cercando di smettere di ridere. «... è un pasticcio di carne tipico di queste parti. Il suo nome originale è pâte à la râpureNormalmente parleremmo francese, ma da quando Rebekah si è trasferita a Boston parliamo molto più l'inglese della nostra lingua madre...»

«Mi mancava sentirti parlare un'altra lingua...» si avvicina di nuovo, infilando ancora la sua mano tra i miei capelli. «... non mi dispiace quando parli francese...» appoggia per un attimo le sue labbra sulle mie, poi mi guarda allontanandosi di pochi millimetri. «... mi ripeti il nome di quella cosa? In francese però...» e non posso negarglielo.

«Pâte à la râpure» dico con un filo di voce.

«Posso accontentarmi in mancanza dello spagnolo.» Poi, mi bacia ancora, e ancora, mentre io penso solo che vorrei essere un'altra volta a casa sua, perché mantenere il controllo in questo momento è una tortura.

************
Ho sempre pensato a Harry come un ragazzo sicuro di sé stesso, praticamente ormai un uomo che sa esattamente come comportarsi per ottenere ciò che vuole, scaltro e che non si fa mettere i piedi in testa dal primo che capita, ma oggi, dopo il primo apparente momento di sicurezza, l'ho visto perdere tutte le sue certezze in un attimo, come se la presenza di mio padre prima, e quella di mia madre poi, abbiano avuto il potere di renderlo insicuro.

È strano vederlo così a disagio, come se fosse un pesce fuor d'acqua, mentre siamo in cucina con mia madre pronta a dirigermi come un soldatino per organizzare un degno pranzo della vigilia di Natale. Eppure è lì, in piedi, in un angolo, che non sa nemmeno se tenere le mani in tasca o dedicarsi al suo cellulare, ma credo abbia paura di risultare maleducato, così lo ripone e torna a guardarmi mentre aiuto mia madre a sistemare la tovaglia.

«Siamo arrivati!» Aggrotto le sopracciglia nel sentire la voce di mia sorella, arrivare dall'ingresso, che parla al plurale. Istintivamente mi volto verso Harry, sul cui viso vedo aprirsi un sorriso mentre gli compare una chiara espressione di sollievo, ma non faccio in tempo a chiedere spiegazioni che due figure fanno capolino dalla porta della cucina e subito capisco.

«Anche tu qui?» dico ad alta voce per poi lasciare perdere ogni cosa che stavo facendo e andargli incontro per abbracciarlo sotto lo sguardo stranito di mia madre.

Lui mi stringe, poi lo sento sussurrare al mio orecchio. «È stato il tuo ragazzo a volermi qui, ha detto che si cagava sotto di conoscere i tuoi» rido di gusto alle sue parole, poi mi allontano per permettere anche a mamma di conoscerlo.

«Mamma, lui è Zayn» afferma orgogliosa mia sorella avvicinandosi al ragazzo che con un gran sorriso afferra la mano che lei gli sta porgendo.

«È un vero piacere conoscerla signora Stewart.» Lui le sorride, e mamma sembra sconvolta, ma non ho ancora capito se la turbi di più il fatto di avere entrambi i ragazzi delle sue figlie a casa - e di farne la conoscenza contemporaneamente - o di avere ospiti improvvisi a pranzo.

«Oh... ciao Zayn...» dice dopo qualche secondo. «... devo aggiungere un posto, Reb aiutami con i piatti, ma vostro padre che fine ha fatto?» Poi, tutti restiamo immobili nel sentire una voce maschile provenire dall'ingresso della stanza, lenta e quasi infastidita.

«Ma questo è un incubo!» Ci sta osservando uno per uno, soprattutto i due nuovi arrivati, e credo di notare nei suoi occhi, la gelosia di un papà che vede entrambe le sue figlie che non hanno più occhi solo per lui.

«Robert non è il momento! Hai preso quello che ti ho chiesto?» Interviene mamma a rompere il silenzio che si era appena creato. Si avvicina a lui e recupera le sue borse che ha in mano, nel frattempo anche Zayn gli si avvicina.

«Signor Stewart, io sono Zayn Malik.» Con un enorme sorriso sulle labbra, allunga una mano in direzione di mio padre che, rassegnato, la stringe a sua volta, borbottando cose tipo 'ecco il risultato di avere figlie femmine'.

«Chloe...» mia sorella mi si avvicina tenendo in mano un piccolo sacchetto. «Ti ho preso delle lucine nuove da appendere in camera tua» mi dice mostrandomi il contenuto. Al che mi viene un'idea per togliere Harry dalla graticola in cui sembra trovarsi - mentre il suo migliore amico sembra essere decisamente rilassato.

«Se ti chiedessi di appendere queste in camera mia facendoti aiutare da Zayn mentre noi sistemiamo la cucina?» Lui mi guarda come se gli avessi appena salvato la vita.

«Se solo l'armadio non mi stesse fulminando da lontano, ti starei già baciando» dice lui a bassa voce ed io non posso fare altro che sorridere.

«Mamma, accompagno loro due di sopra poi torno ad aiutarvi» le dico facendomi seguire dai due ragazzi che sento borbottare tra di loro per tutto il tragitto fino alla mia stanza. «Spero di trovarla ancora intera» dico loro lasciandoli soli e tornando al piano di sotto.

Potrei essere più felice di così? Non lo so, ma di certo devo chiamare Kurt per ringraziarlo.

********************

Harry's POV

Pessima, pessima, pessima idea!

Non immaginavo che sarebbe stato così imbarazzante conoscere i suoi genitori. Anche lei si è sentita così quando ha conosciuto mio padre? Non credo. L'idea che a quell'armadio basti uno schiaffo per mettermi ko, non mi entusiasma per niente. Mi odia, di sicuro, è evidente.

«Harry puoi aiutarmi?» La voce provocatoria di Zayn mi distoglie dalle mie paranoie.

«Che c'è?!» gli rispondo seccamente e so che non dovrei, ma mi sento troppo nervoso per fare diversamente.

«Tutto questo filo del cazzo mi si è attorcigliato e non riesco a liberarmi.» Lo osservo con più attenzione e mi accorgo che ha il polso destro completamente avvolto dal filo elettrico e non posso non ridere.

«Sei un incapace» gli dico per poi avvicinarmi ed aiutarlo a liberarsi.

Quando Kurt ieri mi ha chiamato e mi ha detto che Chloe non stava affatto bene, che ha avuto di nuovo quell'incubo – che non aveva più da giorni ormai – non ci ho pensato due volte a correre qui, da lei, ma non volevo ritrovarmi da solo con i suoi genitori, così, approfittando del fatto che anche Zayn volesse vedere Rebekah, gli ho chiesto di accompagnarmi. Ero sicuro che non mi avrebbe detto di no.

È la prima volta che mi trovo in questa situazione e non credevo sarebbe stato tanto complicato rapportarmi con i genitori della ragazza che frequento, anzi, non che semplicemente frequento, è ormai chiaro da giorni quello che provo per lei, ma non riesco a dirglielo. Non posso farlo fino a che tutto non verrà a galla.

Mentre poco fa le chiedevo di parlare con me, di non tagliarmi fuori, mi rendevo conto di quanto risultassi ipocrita ad ogni parola, ma non voglio che lei ripiombi in quel buio senza fondo dal quale è uscita a fatica. Tuttavia, fino a che non sarò del tutto sincero con lei, non posso dirle ciò che provo, perché, quando lo farò, non voglio che ci siano ombre sul nostro rapporto.

Dopo diversi tentativi, riesco a liberare il polso del mio amico e ci guardiamo intorno per guardare dove appendere le lucine che tanto ama. Non mi piace particolarmente farlo, perché ripenso al racconto che lei mi ha fatto di quella notte, in cui loro due erano proprio qui, su questo tetto, e non posso negare che la cosa mi faccia restringere la bocca dello stomaco.

«Styles puoi smettere di fare la bella statuina e aiutarmi?» Ruoto gli occhi alle parole del mio amico che è in piedi su una sedia con le braccia verso l'alto mentre tiene sospeso quel filo di luci.

«Che devo fare?» mi avvicino e lo guardo dal basso.

«Intanto smettila di guardarmi, poi prendi quei ganci che vedi lì...» mi indica un punto sulla scrivania alla quale mi avvicino e vedo il sacchetto dei gancini che mi ha appena indicato, ma lo sguardo mi cade sulla foto incorniciata di una piccola bambina con addosso un cappottino bianco, dello stesso colore del cappellino che abbraccia un'altra bimba, di poco più grande, entrambe con un enorme sorriso. Devono essere Chloe e sua sorella. È la prima volta che vedo una sua foto da bambina, e la cosa mi è piaciuta.

«Styles mi cadranno le braccia se non ti muovi!» Sbuffo, poi torno da lui con quei gancini. «Questa è la stanza della tua ragazza e sono io a dover lavorare?» mi sgrida mentre gli passo quei cosi.

«Nessuno ti ha chiesto di farlo, sei stato tu a...» Non mi fa finire la frase che subito scende dalla sedia lasciandomi il posto.

«Prego...» mi dice passandomi il filo e rubandomi dalle mani il sacchetto dei gancini.

«Che stronzo» bofonchio mentre salgo sulla sedia portandomi dietro il filo.

«Sei stato tu a volermi qui...» ribadisce il concetto con tono ironico. «... quindi lavora!»

«Non mi sembravi così dispiaciuto quando ti ho proposto di accompagnarmi.» Attacco il primo e appendo il filo.

Continuiamo a lavorare così, fra battute stupide e risate, felice di averlo con me anche in questa occasione. In realtà non ho dovuto faticare per convincerlo. Tra il fatto che casa sua in questo periodo si riempie di parenti, e che avrebbe potuto stare di nuovo con Rebekah, non ha avuto molto su cui riflettere per scegliere. Sua madre non è stata proprio contenta, ma le ha promesso che sarà a casa domani sera, cosa che dovrò fare anch'io.

Non l'ho ancora detto a Chloe, ma sto dando a me e mio padre una possibilità e gli ho promesso che sarei stato a cena con lui e Jordan domani sera se mi fossi assicurato che lei non ha più bisogno di me. Papà mi ha detto di prendermi cura di Chloe, ma che spera con tutto il cuore che io ci sarò. Sto cercando di accontentare tutti, spero di riuscirci.

«Ma che cazzo Styles?» L'imprecazione di Zayn attira la mia attenzione, così lo guardo, ma non mi accorgo di niente, però, quando guardo meglio, mi rendo conto di aver combinato un pasticcio assurdo. In un modo a me incomprensibile, ho fatto un groviglio che sembra indistricabile e il mio amico sembra alquanto contrariato.

«Che diamine è successo?» gli chiedo decisamente confuso.

«Lo stai davvero chiedendo a me? Eri tu a piazzare il dannato filo!» Zayn si abbassa per cercare l'inizio, ma anche lui ha qualche difficoltà.

«Sì, ma eri tu a tenerlo, me lo stavi passando tu!» Cerco anch'io qualcosa che assomigli ad un inizio, ma con scarsi risultati.

«Se tu non stessi continuamente pensando ai fatti tuoi, forse avresti fatto attenzione a quello che stavi facendo!» Si lamenta ancora il mio amico restando inginocchiato per terra.

«Faremo la figura degli incapaci quando l'armadio si accorgerà che non siamo stati in grado di appendere uno stupido filo elettrico.» Mi affanno alla ricerca di quel maledetto inizio, ma più lo cerco, e più quel groviglio si complica.

D'un tratto la porta della stanza viene aperta ed entrambi ci voltiamo in quella direzione reggendo tra le mani quella che è ormai diventata una palla di fili e lucine.

«Avete fatto?» chiede Chloe entrando per prima, subito dietro di lei c'è sua sorella.

«Praticamente finito» risponde Zayn alzandosi in piedi.

Lo guardo assottigliando gli occhi a due fessure, poi Chloe si china di fronte a me e sorride divertita. «Sembra che stiate facendo un ottimo lavoro» afferma palesemente ironica.

«Non è colpa mia, lui ha...»

«Harry...» m'interrompe pronunciando il mio nome in un modo che non le ho mai sentito usare.

Mi concentro sul suo viso mentre distrattamente mi accorgo che Rebekah e Zayn escono dalla stanza.

È felice. Lo vedo dalla piega del suo sorriso, dai suoi occhi scuri e profondi illuminati da una luce brillante che li rendono più luminosi, da quelle piccole rughette intorno agli occhi e da come inclina leggermente la testa.

Lo sento nella sua mano che arriva sulla mia, da come le sue dita s'intrecciano con le mie, o nell'altra che arriva sulla mia guancia, nel contatto delle sue dita sul mio zigomo che mi porta a chiudere gli occhi ed assimilare ogni più piccola sensazione di questo momento.

«Grazie per essere qui» mi dice poi, portandomi a riaprire gli occhi.

«Non vorrei essere da nessun'altra parte» le rispondo di getto, perché è davvero quello che penso, perché è con lei che voglio stare.    

«Per quanto resterai?» La sua voce appena sussurrata mi fa venire in mente cose a cui non dovrei affatto pensare con l'armadio al piano di sotto, ma proprio non riesco ad evitarlo.

«Per tutto il tempo di cui hai bisogno» le dico concentrandomi solo sul contatto delle sue dita sul mio viso.

«Potrebbe essere un tempo molto lungo» risponde lei con un sorriso incredibilmente dolce.

«Potrebbe non dispiacermi... Magari senza l'armadio a controllarmi» le dico facendola ridere. Mi piace vederla ridere. Ricordo che la prima volta che è successo mi sono sentito potente, come se avessi avuto un incredibile super potere.

«Domani è Natale, e non immagini nemmeno quanto vorrei che restassi qui, ma dovresti passare la giornata con la tua famiglia...» Sento la malinconia nelle sue parole e, per quanto anch'io vorrei restare, in questo periodo della mia vita, sento di dover migliorare i rapporti con le persone a cui tengo particolarmente.

«Passerò la notte qui, voglio passare l'intera giornata a tenerti sotto controllo, e se vedrò che noi due non correremo alcun rischio, domani mattina tornerò a Boston.» Non saprei dire esattamente cosa le stia passando per la testa in questo momento - di solito mi riesce particolarmente bene - ma una cosa mi è assolutamente chiara: Chloe Eveleen Stewart è felice, è un po' è anche merito mio.

«Harry...» Il suo è a malapena un sussurro che ho persino fatto fatica a sentire ed io non riesco a dire niente perché sembra che ciò che sta per dirmi sia qualcosa di particolarmente importante. «Harry...» e resto a guardarla, con il fiato sospeso come se lei ne avesse preso il totale controllo. «... io...»

«Ragazzi è pronto!» L'armadio è lì, sulla soglia della porta, ed io riesco perfettamente ad immaginarlo con un forcone in una mano e una saetta pronta da lanciare nell'altra.

«Ok...» pronuncia lei, così distolgo la mia attenzione da quell'uomo che inizia a farmi seriamente paura, e posso vedere un pizzico di delusione nei suoi occhi.

Chloe si alza in piedi ed io faccio la stessa cosa. Non so cosa stesse per dirmi, ma sembrava qualcosa a cui lei teneva molto ed io non posso nemmeno insultare suo padre se voglio continuare a mantenere la mia faccia al suo posto.

Seguo entrambi al piano di sotto, ma man mano che ci avviciniamo alla cucina, sento salire velocemente il panico per il pranzo al quale sto per partecipare.

L'armadio mi farà a pezzi ed io non potrò evitarlo.



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SPAZIO ME

E salve a tutti!
Capitolo tranquillo (non dite che non vi do mai una gioia).

Harry credeva di essere in grado di gestire i genitori di Chloe, ma si è dovuto ricredere quando il padre di lei gli ha sorriso in uno strano modo e la madre l'ha praticamente investito con un fiume di parole.

Chloe si sta divertendo a vederlo in difficoltà perché non le capita mai di vederlo così. Finora ha visto una versione di Harry sempre perfettamente in grado di affrontare tutto, ma ora ha visto un'altro Harry che le piace molto - come se già non le piacesse abbastanza.

Nel prossimo capitolo vedremo Harry, Zayn e tutta la famiglia Stewart allo stesso tavolo. Ci sarà anche un incontro inaspettato che li metterà nuovamente alla prova e...

Eeeeee niente, buona lettura 😍

 
   
 
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