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Autore: Laura Taibi    21/05/2018    0 recensioni
Può il dolore oscurare un cuore?
Cosa rende una persona malvagia?
Chi si nasconde dietro la maschera della vendetta?
In un mondo diviso, un amore distrutto dall'odio decreterà la nascita della più grande minaccia che sia mai esistita.
Perché l'oscurita si cela in ognuno di noi.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era appena passata qualche settimana quando Selene iniziò a pensare che iscriversi alla Greenhouse era stato il più grande errore della sua vita.

Aveva seguito tutte le lezioni, si era impegnata più di chiunque altro, sapeva tutto sulla teoria, ma i suoi poteri non ne volevano sapere di palesarsi e, quel che era peggio, i suoi compagni di classe stavano iniziando a rendersene conto.

«Sicura che sia tutto a posto?» le chiese Afelia, mentre faceva crescere rigogliosa una piantina di rose gialle dal vaso che aveva davanti, senza mostrare apparente sforzo.

Selene, al contrario, tentava da ore di far crescere qualcosa - qualsiasi cosa - da quel mucchetto di terra, senza riuscirci.

«Sì, sono solo... stanca... davvero» rispose, sentendo la frustrazione crescere dentro di lei.

Afelia la guardò con crescente preoccupazione. «Anche ieri, alla lezione di guarigione, mi sei sembrata spossata. Sei certa di sta...?»

Selene si alzò di scatto e, dicendo di aver bisogno d'aria, uscì dall'aula. Era stanca di tutto. Non riusciva più a reggere quello sguardo, preoccupato e stranito, della sua migliore amica, mentre con una facilità sfacciata le sbatteva in faccia la sua superiorità. Non voleva più saperne di quegli sguardi dubbiosi che i maestri le rifilavano ad ogni lezione d'incantesimi o di quelli dei suoi compagni, che la osservavano di nascosto, ridacchiando della sua incapacità.

Allungò il passo, sentendo gli occhi pizzicarle e dandosi della stupida per questo. Piangere era da deboli e immaturi. Se suo padre lo avesse saputo le avrebbe come minimo dato della stupida, dopodiché le avrebbe detto di smetterla immediatamente, che la loro famiglia non era piena di smidollati... quel pensiero le fece venire un groppo in gola.

Si chiuse in uno dei bagni femminili del loro piano, poggiò la schiena contro la parete e di lasciò scivolare sul pavimento candido, ricacciando indietro le lacrime. Piangersi addosso, si disse, non l'avrebbe condotta da nessuna parte e di certo non le avrebbe fatto fare progressi con la magia.

non appena si fu calmata era ora di pranzo, ma la sua voglia di confrontarsi con gli sguardi di tutti era pari a zero.

Si diresse in biblioteca.

L'edificio si trovava al terzo ed ultimo piano, in una grande sala circolare posta esattamente al centro della Greenhouse. Il tetto era a forma di cupola, completamente trasparente, il che permetteva di godere di una fantastica luce naturale per la maggior parte del tempo. Lungo le pareti erano disposti scaffali pieni zeppi di libri e pergamene e i tavoli, disposti in cerchi concetrici, convergevano fino alla scrivania della bibliotecaria, un'ari magra come un chiodo, con un lunghissimo naso appuntito, che in quel momento era affondato all'interno di un libro.

Selene prese quanti più libri possibili, ben decisa a non andarsene fino a quando non avesse trovato un qualche voume sull'argomento che ancora non aveva letto e che potesse aiutarla, ma dopo diverse ore si rese conto che era fatica sprecata: non vi era nulla che non sapesse già.

Si sentiva completamente a terra. Ora che la rabbia era passata e aveva la mente lucida si rese conto di aver trattato Afelia malissimo. In fondo che colpa ne aveva la sua amica se lei non riusciva a compiere magie? E forse, se solo gliene avesse parlato, Afelia avrebbe saputo aiutarla... dopotutto era una delle migliori, a detta di tutti.

Prese carta e penna e iniziò a scrivere. All'inizio sembrava difficile trovare le parole, ma a poco a poco divenne più semplice e, in men che non si dica, aveva buttato fuori tutto: aveva scritto del suo problema, di come si sentisse inutile e di quanto bisogno di aiuto avesse.

Rilesse la lettere varie volte, poi, dopo averla firmata, la piegò e la infilò in tasca. Sapeva che era la cosa giusta da fare e che quello era l'unico modo. Non sarebbe mai riuscita a dirle tutto a voce, ne era certa.

Ritornò in classe giusto in tempo per seguire l'ultima lezione. Fu tentata di dare la lettera ad Afelia ma non voleva rischiare che altri la vedessero, decise quindi di attendere fino all'uscita e di consegnargliela quando fossero state sole.

Quando finalmente le lezioni terminarono, Nergal si affiancò ad Afelia e iniziò ad attaccare bottone, costringendo Selene ad attendere finché, finalmente, lui non si allontanò con Zefir, lungo la strada che costeggiava la Greenhouse.

«Afelia, possiamo parlare un secondo?» chiese Selene, che già sentiva le mani tremarle e la sicurezza venirle meno.

L'amica si voltò verso di lei. Era stata silenziosa per tutta la lezione. «Vuoi parlare davvero? perché oggi non mi sembrava lo volessi.»

Selene si morse il labbro, a disagio. «Lo so, sono stata terribile, ma voglio spiegarti tutto.»

Afelia la guardò senza dire nulla per un lungo, interminabile minuto, poi incrociò le braccia, sospirando. «Ok, ti ascolto» disse.

Selene fece un respiro profondo. Era il momento della verità, da quel momento in poi Afelia avrebbe saputo tutto. L'avrebbe guardata con occhi diversi? Le avrebbe voltato le spalle? Era tardi per quelle domande, pensò Selene mentre infilava la mano in tasca.

Ma la lettera non c'era.

Presa dal panico prese a controllare ovunque. Nella borsa, in tutte le tasche, ovunque.

«Allora? Hai intenzione di dirmi che hai o no?» la incalzò l'amica.

«Io non... devo andare» esclamò Selene agitata «ma ti prometto che ti dirò tutto, davvero!»

Non aspettò la risposta dell'amica, ma le bastò osservare per un secondo la sua espressione a metà tra il confuso e il risentito per capire che non era andata bene e che il suo comportamento aveva peggiorato le cose, quel giorno.

Avrebbe voluto rimediare, davvero, ma in quel momento aveva cose decisamente più urgenti a cui pensare: se qualcuno avesse trovato la lettera e l'avesse letta avrebbe scoperto il suo segreto e non poteva permettere che ciò accadesse.

Fece il percorso inverso, dal cancello fino all'aula, con il cuore che le batteva forte nel petto. I corridoi e le aule erano deserte e , se qualcuno l'aveva trovata, probabilmente l'aveva portata con se e lei non avrebbe potuto fare nulla.

Salì le scale a due a due e raggiunse la sua aula al secondo piano con il fiatone e le gambe tremanti per lo sforzo e la paura. Si avvicinò al suo posto e la vide: era lì, poggiata sul legno lucido del banco, ancora piegata.

Non ricordava minimamente di averla tirata fuori dalla tasca ma, al momento, non le importava. Averla ritrovata era tutto ciò che contava.

Era appena uscita dall'aula, quando un suono la fece sobbalzare. Era come se qualcosa di metallico si fosse schiantato a terra. Sbirciò oltre l'angolo del corridoio e vide Shade, il kai, intento a sbuffare, scuotendo la testa, mentre osservava la pozza d'acqua sudicia che si allargava per tutto il pavimento. A pochi centimetri dal suo piede un secchio - lo stesso da cui probabilmente proveniva l'acqua - era riverso a terra, abbandonato insieme ad uno straccio.

La ragazza stava quasi per andare, ma quello Shade assunse un'espressione strana e prese a guardarsi intorno con fare furtivo.

"Che diavolo ha in mente?" si ritrovò a pensare Selene, sbirciandolo senza farsi vedere.

Quello, convintosi di essere solo, alzò un braccio sopra la pozzanghera e, con immenso sgomento da parte della ragazza, racchiuse l'acqua in una bolla di energia, facendola poi fluire nuovamente all'interno del secchio... come per magia.

Selene sentì il fiato mancarle, mentre il cuore nel petto rischiava di scoppiarle. Quel kai aveva appena fatto un incantesimo, su questo non vi erano dubbi, ma come? Nessun kai era dotato di poteri, era una cosa che sapevano tutti! Eppure lei lo aveva visto con i suoi occhi.

Era sconvolta ma sopratutto arrabbiata. Era furiosa perché quello sciocco e inutile kai aveva fatto con estrema facilità qualcosa che per lei era praticamente impossibile e la cosa era inaccettabile.

Era così accecata dalla rabbia che non si accorse che il kai si era avvicinato. Fece per svoltare l'angolo e la vide.

I loro sguardi s'incrociarono, dapprima stupiti, poi Shade assunse un'espressione di puro terrore, aprendo e chiudendo la bocca senza sapere cosa dire mentre Selene scuoteva la testa, ancora incredula.

«Come hai fatto?» chiese la ragazza con tono accusatorio.

Il kai sembrava una pallida statua di cera. Scosse impercettibilmente la testa, cercando le parole giuste con scarsi risultati.

«Non osare mentirmi, ti ho visto. Quella era una magia!»

Ancora silenzio.

Selense indietreggiò di qualche passo ma, non appena fece per voltarsi e correre via, quello la fermò. Prendendola per un polso.

«Non toccarmi, kai!» esclamò la ragazza, sconvolta da quel gesto tanto ardito.

Il ragazzo si affrettò a staccare la mano, alzando i palmi a mo' di resa. «Scusam... c-cioè mi... mi scusi» si corresse immediatamente, tentando di evitare di farla alterare ulteriormente.

Selene inspirò profondamente un paio di volte, guardandolo con sguardo duro.

«Per favore, non dica nulla di quello che ha visto» la pregò il ragazzo.

Selene sarebbe scoppiata a ridere, se non fosse stato per la rabbia che ancora provava. «Perché non dovrei?» chiese.

«Perché se lo fa, finirò in guai seri.»

«Non è un mio problema.» disse Selene e fece per andarsene. Era quasi a metà corridoio quando sentì il ragazzo parlare di nuovo.

«Posso insegnarti!» esclamò.

La ragazza si voltò a guardarlo con aria dubbiosa. «Cosa vorresti insegnarmi?»

Shade si morse il labbro. Quello che stava per dire avrebbe potuto salvarlo o distruggerlo definitivamente, ma non aveva altra scelta se non rischiare. Alzò il braccio ed indicò il foglio ripiegato che la ragazza aveva ancora stretto in mano. «L'ho letta» disse.

Selene avverti l'aria abbandonarle i polmoni. «T-tu, cosa... come hai osato?!»

«Non era mia intenzione!» si scusò prontamente Shade. «Era per terra, sotto un banco. Ho solo dato un'occhiata per capire cosa fosse.»

Selene strinse la lettera tra le dita. Sentiva la testa girarle e tremava per la vergogna.

«Sentite, io posso aiutarvi» disse Shade «venite domani dopo le lezioni, nel capanno degli attrezzi sul retro, e vi aiuterò... in cambio voglio solo che manteniate il mio segreto.»

La ragazza rimase silenziosa a lungo, chiedendosi se fosse il caso o meno di accettare. «Come faccio a sapere che non mi stai dicendo questo per evitare che io spifferi tutto?» chiese infine.

«E io come faccio a sapere che non lo farete dopo che vi avrò aiutato?»

Selene sospirò. «E va bene kai, ti concedo un giorno» disse. Si voltò e s'incamminò lungo il corridoio.

«Shade» disse il ragazzo.

Selene si voltò. «Come scusa?»

«Shade» ripetè quello «mi chiamo Shade, non kai.»

«Come ti pare...» fu la risposta di Selene, prima svoltare l'angolo e sparire.

 

————————————-
Nuovo capitolo, molto importante!
Abbiamo visto il primo incontro tra Selene e Shade che, a quanto pare, è in grado di utilizzare la magia... povera Selene, non dev'essere facile per lei accettare uno smacco simile!

Spero che la storia vi stia piacendo. Fatemi sapere che ne pensate!
Baciii!!!

Laura

   
 
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