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Autore: angelo_nero    22/05/2018    14 recensioni
[Attenzione! Possibilità di spoiler per chi non ha seguito/ segue DB Super]
Dal primo capitolo:
"Guerrieri, la maggior parte, con grande forza combattiva e dall’enorme potenziale, amministrati da un Lord potente quanto pazzo, astuto quanto sadico, che desiderava l’intero universo ai propri piedi pur non muovendo un dito. Un tiranno che non si faceva scrupoli ad eliminare chi gli era d’intralcio. Fu egli stesso a sterminare la razza a lui più fedele temendo una loro possibile rivolta, i Saiyan, spazzandola via assieme al pianeta che portava il nome del loro sovrano. Non ne rimaneva che una manciata di questi guerrieri, di cui ancora meno purosangue, e un buco buio lì dove risiedeva il pianeta. "
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Nappa, Radish, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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NOTA BENE: I dialoghi scritti in corsivo sono parlati nella lingua natia Saiyan




La navicella atterrò morbidamente sul suolo polveroso e rossastro del pianeta, Bulma era un’ottima pilota ed era riuscita farli arrivare senza troppi sballottamenti nonostante l’atmosfera avesse opposto resistenza.
Neanche il tempo di dire “siamo arrivati” che il Saiyan più grande slacciò le cinture e si avvicinò al portellone, seguito a ruota da Trunks, più curioso che mai di toccare con mano le proprie origini. Bulma, invece, con Bra appiccicata, si fermò un secondo per ricontrollare i livelli di ossigeno e la temperatura presenti sul pianeta. Non si era mai troppo prudenti, lei non aveva mica la resistenza fisica di quei tre.
Vegeta aprì il portellone e fu investito da un odore che credeva di aver dimenticato, dopo anni di lontananza forzata da quel posto. Un odore forte e primitivo, quasi di rabbia, sangue e dolore, qualcosa di sgradevole che presagiva nulla di buono. Eppure lui in quell’odore si rispecchiava, gli ricordava i tempi delle “scorribande” con Napa quando era ancora un bambino e si divertiva a scontrarsi, e il più delle volte a massacrare, con intere popolazioni aliene come se fosse un gioco.
Quei tempi erano lontani, ormai, e di quel bambino scorbutico ma felice non rimaneva altro che l’ombra, spazzato via da un’infanzia terminata troppo presto per mano di Freezer.
Nonostante la sensazione di quasi nostalgia che provava in quel momento, quando gli avevano comunicato che il pianeta era stato disintegrato e i suoi abitanti con esso non aveva fatto una piega, non gli interessava realmente di quel posto, non aveva alcun legame affettivo con la propria terra natia.
Poggiò i piedi sul terriccio arido con lentezza e fissò il circondario sovrappensiero. Incredibile ma ricordava ogni singolo dettaglio di quel posto, avrebbe potuto guidarli fino al palazzo in cui era nato se glielo avessero chiesto.
Trunks lo seguì dopo pochi secondi, rimanendo quasi sorpreso di avvertire sul proprio corpo una gravità differente da quella a cui era abituato. Non che fosse un problema, riusciva a sopportare una gravità fino a duecento volte superiore a quella terrestre, però gli ci volle qualche attimo per abituarsi al cambiamento.
Bra seguì il fratello quasi subito, fermandosi però qualche secondo sulla porta per osservare la desolazione che li circondava un po’ spaventata. Dopotutto lei non era mai uscita dal pianeta Terra, non aveva idea di cosa l’aspettava o di cosa avrebbe incontrato ma l’idea di quell’esplorazione dell’ignoto le dava una strana sensazione di entusiasmo. Posò i piedini sul terreno, abituandosi senza alcun problema alla gravità superiore nonostante non possedesse neanche le basi di un allenamento da guerriero.
- Che desolazione- commentò la donna dai capelli azzurri affacciandosi fuori.
- Meglio che rimani dentro con Bra. Qui la gravità è dieci volte superiore a quella terrestre, non credo tu possa resistere.- l’avvertì il marito muovendo qualche passo in avanti.
Bulma gli sorrise e, in barba alle sue raccomandazioni, scese dalla navicella con un balzo mentre il portellone si chiudeva alle sue spalle. Vegeta si aspettava di vederla stramazzare a terra nel giro di pochi secondi ma, stranamente, non accadde. A quel punto fissò la consorte con una specie di sorriso bieco, consapevole che l’azzurra aveva inventato qualche strano aggeggio per non risentirne.
- Bracciale antigravità.- annunciò orgogliosa la scienziata mostrando ai tre il gioiello che sembrava un comunissimo braccialetto d’oro. - Ho inserito all’interno un dispositivo che annulla la gravità quando è superiore a quella terrestre e l’aumenta quando è inferiore. Con questo non dovrei aver problemi a seguirvi.-
Vegeta la guardò con le braccia incrociate e un accenno di un sorriso sulle labbra, sapeva che si sarebbe inventata qualcosa pur di non dover rimanere indietro. Le voltò le spalle e iniziò a camminare, seguito a pochi passi dal figlio maggiore che si guardava attorno con l’aria di chi si aspettava di incontrare qualche pericolo da un secondo all’altro.
- Papà?- disse solamente il ragazzino.
- Lo so.- gli rispose l’adulto.
I due Saiyan lanciarono uno sguardo ai propri fianchi guardinghi, le auree che percepivano nei dintorni non era chissà quanto forti ma meglio tenere gli occhi aperti, le imboscate non piacevano neanche a loro. Trunks si chiese se avessero dovuto temere veramente quel popolo guerriero, del quale faceva parte anche lui se pur per metà, nonostante le loro forze, da ciò che poteva percepire, non erano minimamente all’altezza delle loro, soprattutto di quella paterna.
Bra camminava affianco al padre, tenendosi a una gamba dei suoi pantaloni, con in braccio il suo amatissimo coniglietto di peluche. Curiosa si guardava intorno, esplorando con lo sguardo quella landa desolata che li circondava. Quel posto non somigliava in nessun modo alla Terra, era tutto rosso! Persino il cielo che li sovrastava aveva quel colore rossastro poco invitante e non le dava molto l’idea di un posto sicuro. Però la piccola Saiyan dai capelli azzurri non ne sembrò spaventata, anzi finché poteva stare appiccicata ai genitori, specialmente al padre, non avrebbe avuto di che temere.
- Cosa?- chiese Bulma.
- Auree Saiyan, mamma. Il pianeta è abitato.- le spiegò Trunks voltandosi a guardarla.
Bulma non si scompose a quella rivelazione, dopotutto era più che probabile che i Saiyan fosse stati riportati in vita assieme al loro pianeta, anche se non aveva ancora la minima idea del perché ciò fosse accaduto. Sperò che, andando avanti con il loro viaggio e all’esplorazione del posto, avrebbero potuto cogliere qualche dettaglio che li aiutasse a capirci di più.
La famigliola camminò per almeno due ore buone in mezzo al nulla, entrando ed attraversando anche una specie di sottobosco, prima di raggiungere la civiltà.
Edifici più o meno grandi si stagliavano contro il cielo rosso, il suolo polveroso fu sostituito da una strada fatta di sampietrini e le voci degli abitanti riempivano l’aria attorno all’intera città. Il posto sembrava tranquillo, una comune cittadina come quelle che esistevano sulla terra, in cui tecnologia e tradizioni si scontravano e si completavano. Sembrava esserci una specie di mercato in quanto bancarelle e negozi erano più a caccia di clienti del solito, urlando a destra e manca sconti pazzeschi su prodotti che neanche conoscevano.
Attraversarono il posto cercando di non dare troppo nell’occhio, anche se erano sicuri che non sarebbero passati di certo inosservati: in un pianeta composto completamente da gente con occhi e capelli neri, con un fisico muscoloso e asciutto, muniti di lunga coda di scimmia, tre persone con occhi e capelli chiarissimi risaltavano come una macchia d’inchiostro su una maglietta bianca.
Vegeta però non diede peso alla cosa, procedendo a passo spedito tra il via vai di persone. Lanciò uno sguardo qua e là, cercando magari facce familiari senza soffermarsi su nessuno e niente in particolare.
I mercanti gridavano a pieni polmoni in lingua Saiyan, cercando di attirare l’attenzione di questo o quel passante. Bulma fu calamitata da alcuni oggetti esposti sulla vetrina in un negozio e si fermò spiaccicando la faccia contro il vetro. Decise di entrare e si trascinò dietro il figlio maggiore, tirandolo dalla maglietta, senza pensare che qualcuno avrebbe potuto reputarli “strani”.
L’azzurra osservò con gli occhi che le brillavano la vastità di elementi meccanici e informatici che il negozio metteva a disposizione, non aveva idea di cosa fossero la stragrande maggioranza degli oggetti ma doveva comprare qualcosa ad ogni costo. Era così concentrata a scegliere cosa prendere che non si accorse né dell’entrata del marito nell’esercizio commerciale, né del proprietario che silenzioso le si avvicinò alle spalle per darle una mano.
- Posso aiutarla in qualche modo?-
L’azzurra, accovacciata davanti a uno scaffale molto basso, alzò la testa di scatto quando la voce profonda del Saiyan la raggiunse in una lingua straniera.
Il proprietario sembrò accorgersi solo in quel momento dei colori non proprio convenzionali degli occhi della donna ma non disse nulla piuttosto le rivolse un sorriso cordiale, che stonava un po’ con i tratti marcati del giovane uomo.
Bulma battè le palpebre un po’ confusa: lei credeva che i Saiyan fossero tutti maniaci della guerra incazzati, che odiassero chiunque si rivolgesse loro con intenti diversi da quelli bellici. E invece quel tizio le stava rivolgendo un sorriso.
- Mi interessava questo pezzo.- disse con un accento un po’ stentato. - Però non ho denaro con me.-
In realtà non aveva proprio la minima idea della moneta che usassero su quel pianeta, Vegeta non le aveva detto nulla a riguardo. Maledì la sua mancata voglia di metterla al corrente di cose importanti tipo quella.
L’uomo la guardò stupito, probabilmente non si aspettava che potesse rispondergli nella sua lingua. Stava per dirle che, senza denaro, non poteva ovviamente darle niente ma fu interrotto dall’entrata in scena di una vecchietta che sbucò fuori dal retrobottega.
- Daglielo uguale, Okusan.- sentenziò la signora da dietro il bancone.
- Ma…!-
- Niente “ma”.- lo ribeccò la donna, avvicinandosi poi a Bulma che nel frattempo si era rimessa in piedi. - Siete viaggiatori immagino, da dove venite?-
Bulma conosceva ben poco di quella lingua tagliente che era quella Saiyan e ci mise un po’ per provare a formulare una risposta che prevedesse più di due parole. In suo soccorso arrivò Trunks, che sapeva la lingua Saiyan come se fosse quella terrestre, e rispose al posto suo.
- Dalla Terra, un pianeta nella galassia del Nord.-
La vecchina si illuminò all’udire il nome del pianeta azzurro. Voltò loro le spalle e, dopo aver detto qualcosa a quello che presumibilmente era il nipote, che né Bulma né Trunks compreso, sparì nuovamente oltre la tenda dalla quale era uscita prima.
Vegeta si stava visibilmente annoiando, appoggiato allo stirpe della porta d’entrata, con lo sguardo puntato su un punto non ben precisato al di fuori. Si sentì tirare i pantaloni ed abbassò lo sguardo sugli occhioni azzurri della sua pargoletta, che gli chiedeva di essere presa in braccio.
Il Saiyan senza una parola esaudì la sua richiesta, guadagnandosi un sorriso dalla piccola. Tornò a guardare il panorama al di fuori, in attesa che la consorte terminasse i suoi “acquisti”.
Il proprietario, dopo aver tentato di nuovo a opporsi alla decisione della nonna, sparì nel retro bottega borbottando ad alta voce qualche insulto alla vecchia signora gentile.
-Suo marito ha una faccia conosciuta…- disse la nonnina sporgendosi oltre l’azzurra per osservare Vegeta appoggiato indolentemente alla parete accanto alla porta. - Devo averlo visto da qualche parte.-
- Si sbaglia, non sono mai stato su questo pianeta prima d’ora.- la bloccò subito l’uomo dalla capigliatura a fiamma.
La signora anziana non sembrò molto convinta della sua risposta e rimase qualche secondo a guardarlo accigliata prima di sospirare e tornare verso al bancone.
-Ah la vecchiaia, quando ero giovane non sbagliavo un colpo. Se mi sembrava di aver già visto una faccia da qualche parte state sicuri che era così. Sto perdendo colpi.- si lamentò andandosi a sedere su una vecchia sedia in fondo al locale.
Bulma osservò in silenzio il marito che non aveva mosso un muscolo né prima né dopo aver pronunciato quelle poche parole. Notò solo in quel momento la figlioletta tra le sue braccia, che sembrava star crollando dal sonno. Probabilmente Bra aveva semplicemente steso le braccia verso il padre e lui l’aveva accontentata senza fiatare.
Riportò lo sguardo sul giovane proprietario che tornò con l’oggetto da lei richiesto inscatolato. Bulma lo prese e se lo mise nello zaino, pieno di cose di prima necessità, tra cui i senzu, e del kit di capsule basilari. Lei e Trunks salutarono e ringraziarono di cuore i due prima di uscire, preceduti da Vegeta con in braccio una Bra addormentata quasi del tutto.
Proseguirono il loro cammino, lanciando di tanto in tanto qualche occhiata alle vetrine e alle bancarelle che incontrarono lungo il percorso. Non ebbero però modo di fermarsi in nessuna di esse, nonostante i loro contenuti fossero più che allettanti sia per Bulma che per Trunks, dato che Vegeta aveva deciso che non avrebbero perso altro tempo a bazzicare per negozi. Voleva andare via da quel pianeta il prima possibile.
Bulma si ritrovò a pensare alla vecchietta di prima, la quale sembrava aver riconosciuto Vegeta per qualche motivo a lei sconosciuto.
-Perchè non le hai detto chi sei?-
Il Saiyan non le rispose continuando a camminare guardando dritto davanti a sé. Bulma aggrottò le sopracciglia e non si arrese, rincorrendolo per le vie di quell’enorme città.
-Vai sempre in giro a sbraitare che sei il Principe dei Saiyan, erede al trono e tutto il resto. Però quando ti si presenta l’occasione di farlo presente perché sei stato riconosciuto, te ne esci con “non ho mai messo piede su questo pianeta”?-
Bulma fu ignorata nuovamente dal marito che, imperterrito, non aveva alcuna intenzione di darle una risposta o quantomeno di fermarsi ad ascoltarla. Il discorso non gli interessava e non intendeva prenderne parte.
-Vegeta!- urlò la donna.
- Che diavolo vuoi!?-
Bulma si fermò ed incrociò le braccia al petto, infastidita dalla mancanza di rispetto che il compagno le stava riservando. Non aprì bocca, la donna, attendendo semplicemente che il Saiyan si decidesse a risponderle.
Vegeta sbuffò contrariato e volse lo sguardo altrove rifiutandosi ancora di proferir parola.
La scienziata si lasciò andare a un sospiro.
-Potresti riottenere il trono, la corona. Ciò che ti spetta di diritto! Non te ne frega niente?-
-No.- sentenziò riprendendo a camminare.
-Come no!?- esclamò la donna sorpresa rincorrendolo. - Non hai alcun interesse a recuperare ciò che hai perduto?-
Vegeta si fermò di botto, si voltò verso la donna e le si avvicinò quel tanto che bastava per far sfiorare i loro nasi.
-Ascoltami bene, non ho la minima intenzione di rimanere qui più del dovuto, non ho alcuna nostalgia o chissà che riguardo questo pianeta, per me stavano benissimo da morti. Non mi interessa riavere la corona e tutto ciò che ne comporta. Chiaro?-
-Perchè?- chiese l’azzurra mandando a quel paese il minimo di autocontrollo che il principe stava mantenendo.
-Perchè non me ne frega un cazzo di questo posto! Questa non è casa mia.-
L’azzurra assunse un’espressione tra il sorpreso e il compiaciuto di fronte a quella sincera, quanto velata, confessione nei riguardi del pianeta Terra, arrivando a definirla casa sua. E non era cosa da poco data la vita da mercenario che aveva fatto e la difficoltà che aveva avuto ad abituarsi a quel posto.
Contenta della risposta ricevuta, l’azzurra non tirò più fuori il discorso per il resto del viaggio attraverso la città Saiyan così tradizionale eppure avanzata tecnologicamente, con scorci di quelli che sembravano templi dedicati a dei, probabilmente della guerra, e edifici piuttosto simili a quelli edificati dalla Capsule Corporation, futuristici e con i più grandi optional tecnologici a disposizione.
Tutti i Saiyan presenti, che fossero commercianti, clienti o semplici passanti, indossavano una battle suit con tanto di armatura annessa. Non erano tutte uguali, erano diversificate probabilmente a seconda del grado di potenza dell’indossatore e rispetto se fossero donne, bambini, uomini o vecchi. La maggior parte erano nere, blu come quella che indossava solitamente Vegeta ne aveva viste forse due in tutto quel marasma di gente. Forse non era un colore che prediligevano o forse era riservato alle casate più prestigiose. Tipo quella reale.
A proposito di famiglia reale…
Trunks che si guardava più intorno che dove metteva i piedi, aveva notato il dettaglio dello stemma di famiglia, o meglio quello della famiglia reale di Vegeta-sei, impresso su ogni singolo banchetto, insegna di negozio e addirittura su alcune abitazioni private. Il tridente rosso su sfondo nero era riportato ovunque posasse gli occhi. Si chiese chi governasse in quel momento, dato che Re e Regina erano sicuramente morti e dei principi eredi probabilmente nessuno sapeva nulla, anche perché, se così non fosse, avrebbero riconosciuto il padre dopo mezzo secondo.
L’attenzione del mezzo Saiyan fu catturata da quello che sembrava un rilevatore, ne aveva visto uno nel laboratorio della madre, abbandonato dentro uno scatolone in mezzo a tante altre cianfrusaglie. Da ciò che ne sapeva lui, i Saiyan e gli uomini di Freezer, lo usavano per dare un valore numerico alla forza combattiva, dato che non sapevano percepire le auree. Ce n’erano di tre diversi colori: rosso, blu e verde. Ne prese in mano uno, fermandosi davanti al banchetto che li esponeva, e l’osservò incuriosito. Lo calzò con facilità e premette il pulsante a lato, puntando il vetrino colorato verso la madre, ferma davanti a lui, e attese che l’oggetto ne calcolasse la forza.
Rise di fronte al singolo numero che vide, scritto in caratteri alieni.
Provò nuovamente, stavolta puntandolo contro la figura paterna: si lasciò sfuggire un’espressione sorpresa quando il rilevatore gli mostrò la cifra a cinque zeri. Non che ne dubitasse ovviamente, ma Vegeta in quello stato di tranquillità aveva già un’enorme forza combattiva pur non essendo in stato di allerta.
Fu proprio il genitore a richiamarlo, irritato dal tempo che il figlio stava perdendo a bighellonare tra i vari aggeggi acquistabili.
Bra, nel frattempo, se la dormiva alla grande con la testa appoggiata sulla spalla del padre, ignara del suo malumore e delle frecciatine che moglie e figlio gli tiravano sottovoce.
D’improvviso si alzò una musica solenne, malinconica, quasi funerea e tutto attorno a loro si fermò. Le persone si spostarono di lato, lasciando un corridoio al centro per far passare quella che sembrava una processione o una parata. Non capirono cosa stesse succedendo: i guerrieri portavano alto il simbolo reale e qualcuno recitava alcune parole di speranza e dolore.
Bulma chiese al figlio se sapesse qualcosa di tutto ciò, se magari il padre gli aveva raccontato di qualche strana usanza loro, ma il bambino scosse la testa. Gli domandò quindi di chiedere alla ragazza di fianco a loro, che osservava rapita la lunga fila di guerrieri.
-È la cerimonia di commemorazione annuale della scomparsa dei due principi. Di loro non si sa niente da quando Freezer ha portato con sé il Principe Vegeta. C’è chi dice che siano morti o che si siano rifugiati da qualche parte cambiando identità. Molti credono che un giorno o l’altro torneranno e prenderanno il posto che spetta loro.- spiegò la giovane donna.
Trunks riportò le sue parole alla madre, traducendole in un modo a lei comprensibile.
L’azzurra si domandò perché avesse parlato di cerimonia annuale, se il pianeta era ricomparso dal nulla, dopo quarant’anni, da pochi giorni. Che gli abitanti avessero una concezione diversa del tempo rispetto alla loro?
Gli stendardi raffiguranti il tridente reale spiccavano sulla folla, rendendo ancora più ufficiale e solenne quella messa in scena assurda.
Riferirono il tutto anche a Vegeta, che li guardò come se fossero scesi dalla Luna. Lui ovviamente non sapeva niente di quella strana usanza, teoricamente se il principe legittimo veniva dichiarato scomparso se ne eleggeva un altro con degli scontri.
Ma se lui era lì, a girovagare come un comunissimo viaggiatore, e il fratello era sul suo pianeta, chi è che governava il tutto? Lo chiese alla donna che gli rispose di non sapere niente di tutto ciò.
- Forse la corona ha delegato qualcuno che sia il reggente finché i legittimi non tornano.- ipotizzò la donna Saiyan.
- La corona non ha fatto nulla di tutto ciò.- borbottò il principe con una smorfia.
La Saiyan lo guardò confusa e Bulma tentò di minimizzare dicendole di non dargli retta. La ringraziò e si affrettò a seguire il marito, che aveva già ripreso a camminare senza verificare che il resto della famiglia lo seguisse.
Riuscirono a raggiungere quella che era, a quanto diceva Vegeta, l’area residenziale e commerciale dei guerrieri con i livelli di combattimento più alti. Era visibilmente più ricca come area, nonostante i Saiyan non dessero un valore a quanti soldi si possedessero quanto più alla forza combattiva, dato che gli edifici erano molto più imponenti, alti e grandi. Alcuni muniti anche di quello che sembrava un campo d’allenamento esterno privato. Ne avevano visto uno simile, molto più grande, comunale al centro dell’area dedicata di guerrieri con forza combattiva intermedia. A quanto pare, su quel pianeta e in quella società, più forte sei più optional hai a disposizione. Probabilmente erano anche retribuiti meglio, i guerrieri con forza superiore, rispetto a tutti gli altri, con un margine di guadagno sulle missioni molto più ampio.
Anche lì indossavano tutti la caratteristica divisa da combattimento, nessuno di loro, che fossero uomini o donne, osteggiava gioielli o accessori costosi. Probabilmente, ad occhi esperto, la semplice battle suit e il colore del rilevatore bastavano per dare una classe sociale a chiunque incontrassero.
Una cosa che aveva notato però in entrambe le aree, sia quella di rango più basso che in quella più ricca, era la quasi totale mancanza di coppie che girassero. La stragrande maggioranza si muoveva in gruppo, probabilmente il proprio team di appartenenza, o in solitaria, ma di coppie, romanticamente parlando, Bulma ne aveva viste ben poche. I Saiyan non amavano ostentare i propri sentimenti come i terrestri e quindi, immaginò, non reputassero importante girare per le vie cittadine con il proprio consorte.
L’azzurra, che si guardava in giro cercando di cogliere le sfumature di quella società così lontana eppure così vicina a lei, non si accorse del fatto che Vegeta e Trunks si fossero fermati a pochi passi e quasi gli andò addosso.
I due guerrieri guardavano dritti davanti a loro, trovando qualche evento che si stava svolgendo particolarmente interessante. Bulma si sporse oltre le spalle del compagno per capire cosa attirasse la sua attenzione a tal punto da fermare la marcia: una lunga fila di persone, che arrivava poco più avanti di loro, ferme ad attendere il proprio turno di arrivare davanti a un Saiyan, il quale sogghignava e faceva pressioni affinché la fila scorresse con più velocità con parole anche piuttosto volgari e, se necessario, spintonando i cittadini.
- Cosa sta succedendo? Chi è quell’uomo? E perché sono tutti i fila?- chiese Trunks a un giovanissimo Saiyan che gli stava passando di fianco.ì
- Quello è Rollo, uno dei guerrieri delle armate più forti. È qui per riscuotere la cifra giornaliera che il regno richiede a tutti i guerrieri d'élite.-
- Cifra giornaliera? E perché?-
- Perchè quei due idioti di Radish e Napa non sanno cosa sia la parsimonia dei soldi altrui e quindi vengono a chiederne altri a noi. - intervenì quello che molto probabilmente era il padre del ragazzino con cui stavano parlando.- Dannazione, da quando hanno posato il culo su quel trono con la scusa di essere stati gli ultimi ad avere contatti con il Principe Vegeta sono diventati più avidi che mai! -
Vegeta sussultò a quelle parole ma nessuno ci fece molto caso, soprattutto Trunks che era impegnato a tradurre alla madre ciò che il guerriero più grande aveva detto.
- E in quanto consiste la cifra giornaliera?- chiese Bulma.
Trunks tradusse.
- Diecimila ek*-
- Circa un milione e trecento yen.- le disse il bambino dai capelli glicine.
- Cosa! E questo tutti i giorni!? Sono impazziti!?- esclamò la donna. - Aspetta, Radish e Napa hai detto? Non sono il fratello di Goku e l’energumeno con cui tuo padre è arrivato sulla Terra la prima volta?-
Il ragazzino alzò le spalle: non sapeva di cosa stesse parlando. O meglio lo sapeva ma per sentito dire, gli avevano accennato qualcosa il padre e Goku in occasione di un allenamento fuori porta insieme ai Son -per la gioia di Vegeta aggiungerei. Erano tutte lì le informazioni che possedeva riguardo ai due Saiyan nominati dalla madre, oltre al fatto che erano morti uno per mano di Junior e uno per mano di Vegeta stesso.
Un secondo uomo, munito di rilevatore blu, si avvicinò loro, seguito da un terzo che sembrava di qualche anno più grande -dannati i Saiyan e la loro eterna, o quasi, giovinezza che li rende tutti uguali a qualsiasi età! - che con un sorrisetto compiaciuto sussurrò all’amico di fianco parole che lo fecero sghignazzare.
- Chissà quante puttane si saranno già scopati con tutti quei soldi! Di sicuro almeno un centinaio!- esclamò.
- Ci credo! Graciline come se le scelgono non durano manco il tempo di una scopata che schiattano prima ancora che riescano ad arrivare alla fine!- ribattè l’altro.
I due uomini più giovani continuarono a sghignazzare e fare supposizioni sulla vita sessuale degli altri due Saiyan, infilando in mezzo racconti delle loro esperienze in maniera piuttosto esplicita e dettagliata, facendo salire lo schifo in Bulma che, pur capendo una parola su dieci, non ci teneva a sentire quel tipo di cose da gente del genere.
Il terzo uomo, che stranamente non si era unito alla conversazione a luci rosse degli altri due, si avvicinò a Bulma di sottecchi, con passo felpato. Le arrivò a mezzo centimetro di distanza, tanto che l’azzurra potè sentire senza problemi il forte odore di sudore e la puzza d’alito di chi non si lava i denti da giorni. Reprimendo un conato di vomito fece un passo indietro, tentando inutilmente di non pensare alla puzza che il guerriero emanava, piuttosto concentrandosi sul suo viso martoriato da parecchie cicatrici più o meno profonde. E ciò non lo rendeva attraente, anzi le dava l’idea di un tizio che amava fare casini e non uscirne mai vincitore.
L’uomo dal volto sfregiato le sorrise lascivo e Bulma lo fissò con sgomento, temendo cosa sarebbe uscito dalla sua bocca fetida.
- Anche tu sembri gracilina, chissà se resisteresti all’eccitazione di un Saiyan.- le disse prendendole il mento fra le mani e avvicinandosi di nuovo al suo viso. - Da dove vieni, angelo azzurro?-
Bulma con uno scatto furioso riuscì a liberarsi dalla presa del Saiyan e tentò di allontanarsi, ma l’uomo fu più veloce e le afferrò un polso stringendolo a tal punto da farle male.
- Non sono cazzi tuoi.- gli rispose stizzita reprimendo una smorfia di dolore.
L’uomo non si scoraggiò davanti a tanta sfrontatezza, né si arrabbiò, anzi sembrò che la cosa lo eccitasse ancor di più. Quindi le piegò il braccio dietro la schiena, in modo tale da tenerla ferma.
Bulma tentò di tirargli un ceffone, non tanto per fargli male ma per provare ad allontanarlo, però fu intercettata e anche il braccio libero finì tra le grinfie del tizio davanti a sé. Gli lanciò un’occhiata di fuoco e strinse i denti: non aveva intenzione di dargli a vedere la propria sofferenza.
- Sfrontata. La cosa mi eccita. Sai potresti diventare un ottimo passatempo...-
- Lasciala andare.- ordinò Vegeta.
Finalmente il principe decideva di intervenire! Pensò l’azzurra mandando maledizioni in ogni lingua conosciuta al marito che sembrava volesse vedere fino a che punto l’altro si sarebbe spinto.
- Bada ai fatti tuoi, tu.-
Il Saiyan reale non proferì parola, si avvicinò piuttosto all’energumeno a passo lento ma inesorabile. Lo fissò negli occhi semplicemente e lui fece un passo indietro, spaventato da quello sguardo freddo e carico di odio, lasciando andare finalmente l’azzurra.
Vegeta fece ancora un passo e l’altro indietreggiò. Poi si fermò e inclinò la testa di lato, sfoderando uno sguardo omicida e un sorriso sadico che non sfoderava da decenni.
L’omone sussultò ed emise un gemito strozzato, gli occhi spalancati e tremava di paura. A Trunks venne da ridere: più di cento kg di cristiano e tremava come una foglia di fronte a un semplice sguardo.
Il principe lo fissò a lungo senza proferir parola finché non lo vide cadere a terra con le gambe che non lo reggevano più. A quel punto gli si avvicinò e, tenendo puntato lo sguardo penetrante in quello terrorizzato del Saiyan, parlò.
- Se ti vedo ancora una volta metterle le mani addosso o farle delle proposte simili, rimpiangerai di non essere morto su qualche pianeta ai confini dell’universo.- sibilò, poi gli voltò le spalle.
Mentre il Saiyan alto quasi due metri se la stava facendo sotto, terrorizzato, incollato con il culo sul terreno, Vegeta prese per mano la moglie e proseguì il loro viaggio. Ignorò le proteste di lei, che gli urlava contro di dover intervenire prima e che adesso le avrebbero fatto male i polsi per due giorni.
Ad essere sinceri sarebbe voluto intervenire, in maniera poco ortodossa, ossia spaccandogli la testa con un pugno, molto prima, non appena aveva visto il Saiyan posare gli occhi su di lei. Ma era rimasto a guadare quasi affascinato la faccia tosta con la quale la moglie, terrestre dall’esigua forza combattiva a cui bastava un soffio di vento in più per ammalarsi, tenere testa all’energumeno di due metri pieno di muscoli e con una forza venti volte superiore alla sua.
Alla fine però capito che il tizio non aveva intenzione di arrendersi facilmente, gli era salito un istinto omicida come non lo provava da tempo: che qualcuno mettesse le mani addosso alla moglie non gli andava proprio giù, se poi lo si faceva con l’intento di farle male allora diventava una belva.
Per fortuna gli era bastato cambiare atteggiamento che il Saiyan era crollato con il culo per terra in mezzo secondo.
- Mi vuoi dire, almeno, dove stiamo andando così di corsa?- borbottò l’azzurra faticando a stargli dietro. - E rallenta! Non sono un Saiyan io!-
Vegeta rallentò il passo quasi all’istante, poi si fermò. Si voltò verso di lei e le prese entrambe le mani, studiando a sopracciglia aggrottate i segni rossi che le manone del colosso le avevano lasciato addosso. Non gli piacevano affatto. Non poteva permettere che una cosa del genere si ripetesse, la prossima volta, faccia tosta o meno, sarebbe intervenuto all’istante. Nessuno poteva farle del male.
Bulma lo guardò addolcendo lo sguardo, capendo alla perfezione ciò che gli passava per la testa: pentimento, rabbia, sensazioni di impotenza, rimpianto e voglia di uccidere quel tizio all’istante per aver osato toccarla. Gli sollevò il mento, con la sua mano ancora attorno al proprio polso, e gli sorrise.
- Non preoccuparti, scompariranno nel giro di un paio di giorni.- gli disse accarezzandogli una guancia con delicatezza.
Lui non le rispose, preferendo godersi il calore della sua pelle in silenzio.
- Però che ti sia di lezione. La prossima volta ci penserai due volte prima di rimanere imbambolato come un deficiente a guardarmi “combattere” contro qualcuno immensamente più forte di me. - aggiunse poi cambiando tono e trasformando il sorriso in una smorfia incattivita.
Vegeta si risentì di quell’epiteto che lei aveva usato per descriverlo e iniziò a pentirsi di non averla lasciata in mano al tizio di prima.
Bulma gli tolse Bra, ancora dormiente, dalle braccia e lo superò muovendosi sinuosamente senza che lui le disse nulla.
- Ehi, donna! Ti ho salvato le chiappe dovresti essermene riconoscente non rinfacciarmi le cose!- le sbraitò dietro rimanendo fermo sul posto.
- Ascoltami, scimmione, è tuo preciso dovere salvarmi “le chiappe” ogni qual volta che ce n’è bisogno. - gli rispose fermandosi. - In caso contrario, e nel caso in cui io dovessi salvarmi con le mie sole forze, sarò io stessa a farti pentire di non essere morto su qualche pianeta. Chiaro?-
Il Saiyan ringhiò infastidito dalla minaccia non proprio velata ma non protestò, limitandosi a seguire i tre componenti della propria famiglia con la faccia di chi è stato colto con le mani nel sacco. Odiava ed amava quel suo modo di riprenderlo senza alcun timore. Lo aveva sempre fatto, fin dagli esordi della loro relazione, o prima ancora addirittura.
Passarono le seguenti ore a camminare senza meta, semplicemente attraversavano le lunghe strade che si allungavano in modo quasi sconfinato per tutta la superficie del pianeta.
Bulma si rese conto, guardandosi attorno con più attenzione, che i tre ambienti di vita ben divisi -guerrieri di basso e infimo livello, guerrieri di medio livello e guerrieri di alto livello – erano disposti in modo concentrico. Più ci si avvicinava al centro più erano ovviamente forti.
Tra i vari settori, e ciò spiegava il motivo per il quale non fossero passati per le classi più basse ma direttamente a quella intermedia, si estendevano chilometri e chilometri di terra vergine e ettari di vegetazione intatta. Sembrava una barriera naturale che divideva in più parti il pianeta, dividendo anche le città e i loro abitanti.
Le divisioni erano nette, senza margini di dubbio. Se appartenevi alla classe più bassa, quello era il tuo posto punto e basta. Anche se, da quello che aveva potuto vedere, i Saiyan si muovevano tranquillamente tutti quanti attraverso tutte le classi, senza che nessuno dicesse niente. Probabilmente il semplice passaggio o sosta breve era consentito a chiunque.
Trunks le aveva detto, a proposito dello “smistamento” per livello di combattimento, il quale era stato informato a sua volta dal padre, che tale atto veniva eseguito al momento della nascita e i neonati venivano categorizzati fin da subito. Era assai raro che un bambino, proveniente da genitori con livello di combattivo esiguo, fosse munito di uno più alto. In quel caso il pargolo restava con la madre fino a che non diventava abbastanza autonomo da vivere nella sezione a lui più consona.
Però, al contrario, era più facile che un adulto potesse cambiare classe sociale nel corso della propria vita a seguito di estenuanti allenamenti o di uno zenkai power. Anche se, ovviamente, la percentuale di guerrieri che passava da un livello infimo a uno di classe élite era nettamente più bassa di quella che raggiungeva, invece, la classe media da un livello basso o una superiore da una media. Certo che per essere scimmioni con poco cervello erano abbastanza ben organizzati.
- Non ce la faccio più! Sono ore che camminiamo!- si lamentò l’azzurra lasciandosi cadere a terra esausta.
Bra si sedette a fianco della madre, ormai sveglia e per niente stanca dato che aveva dormito per tutto il tempo in braccio al padre.
Trunks, che seppur non lo dava a vedere, cominciava a sentire la stanchezza pervaderlo e lanciò uno sguardo indagatore verso il padre, fermo pochi passi più avanti.
- Possiamo permetterci una breve pausa. Tanto il pianeta non scappa.- affermò il ragazzino sperando che il genitore gli desse corda.
Vegeta, che dava loro le spalle fino a quel momento, si voltò a guardarli con il solito cipiglio serio. Aprì la bocca per parlare ma poi la richiuse, indeciso. Alla fine, senza una parola, si andò a sedere accanto alla figlioleta, facendo tirare un sospiro di sollievo anche a Trunks che non attese altro tempo e si sedette anche lui.
- Papà, ho fame.- disse la più piccola del gruppo arrampicandosi addosso la genitore. - Voglio mangiare.-
Bulma guardò il suo orologio da polso, impostato ovviamente sull’orario terrestre -anche perché non aveva idea di come scorresse il tempo in quel posto. Sospirò capendo che l’origine dell’appetito della bambina fosse l’orario di cena appena passato.
Si guardò intorno alla ricerca di un qualche modo per recuperare del cibo ma, a parte le bancarelle riservate alla vendita di esso, non trovò niente. Peccato che loro non avessero soldi, o meglio li avevano ma erano soldi terrestri e non sapevano se esisteva un metodo per fare il cambio di valuta da un pianeta a un altro.
La donna si lasciò cadere sul terreno sconfortata: dove avrebbero potuto trovare del cibo o dei soldi con cui comprarlo? E proprio in quel momento passò alle loro spalle una coppia di giovani viandanti, probabilmente sprovveduti ma ricchi a giudicare dalle quantità di gioielli preziosi che avevano addosso. A quel punto le venne un’idea che, fossero stati sulla Terra, non avrebbe mai preso minimamente in considerazione. Ma era una situazione disperata e non avevano altre scelte.
- Vegeta, Trunks.- li richiamò pur rimanendo sdraiata. - Vi ordino di derubare quei due e prendere eventuali provviste in loro possesso.-
I due Saiyan guardarono la donna, sdraiata sul terreno polveroso con un braccio teso ad indicare i due viandanti, stralunati manco avesse chiesto loro di aiutarla con qualche piccolo lavoretto di casa. Attesero qualche secondo in silenzio, senza essere in grado di esprimere qualcosa di diverso dalla confusione davanti a quelle parole.
- Oh andiamo! Vegeta hai saccheggiato per anni! E tu Trunks, so che muori dalla voglia di prendertela con qualcuno! Non fate i bravi samaritani adesso, sono solo due stupidissimi viaggiatori! Non dovete mica ucciderli!- disse loro mettendosi a sedere.
- Secondo te è impazzita di botto?- chiese quasi sussurrando Trunks.
Vegeta alzò le spalle: - Probabile.-
Bulma non fu molto contenta di essere etichettata come “pazza”, decise quindi di fulminare padre e figlio con lo sguardo. Possibile mai che quei due distruggessero tutto senza farsi alcun tipo di problema e quanto invece la loro forza bruta risultava utile la fissavano straniti, manco gli avesse chiesto di ucciderli. Andiamo, gli sarebbe bastato un misero colpetto e quei due sarebbero caduti a terra svenuti, non avevano mica bisogno di chissà quale dispendio energetico.
La donna con un gemito esasperato tornò a sdraiarsi, incurante della polvere che le si appiccicava sui capelli e sui vestiti. Osservò quasi con malinconia i due viaggiatori proseguire dritti per la loro strada, allontanandosi sempre più da loro.
- Dite “ciao” alla nostra unica possibilità di mangiare qualcosa. Ciao.- borbottò la donna con un tono quasi canzonatorio.
Bra la prese in parola e, dopo essersi voltata verso di loro, fece “ciao ciao” con la manina in un modo che Vegeta avrebbe potuto definire tenero e stupido.
Mentre la donna sdraiata a terra continuava a salutare con la mano quei due che neanche sapevano della sua esistenza, Vegeta mise a terra la figlia e si alzò, sotto lo sguardo dei due figli.
- Andiamo Trunks, prima che tua madre impazzisca del tutto.- disse il Saiyan maggiore richiamando l’attenzione del ragazzino.
Trunks si alzò al volo e seguì il padre senza fiatare. Lanciò uno sguardo incuriosito alla madre quando le passò accanto ma non disse nulla.
Il punto in cui si erano fermati era poco popolato, la maggior parte delle persone si concentrava al centro della città, e ricco di viuzze interne strette e buie, alcune erano un vicolo cieco. Vegeta disse a Trunks di sfruttare quell’ingarbugliato labirinto di vie e spingere i due con le spalle al muro chiudendo loro ogni via di uscita. Così fecero: non si fecero mai vedere da loro, usarono la velocità sovrumana in loro possesso per spaventarli e spingerli ad addentrarsi ancor più nei vicoletti. Un fruscio, un sasso che cade, un’ombra appena accennata, un rumore più forte e nel giro di qualche secondo la coppia di ignari viaggiatori si ritrovò davanti a un muro, senza alcuna via di uscita. Non diedero loro neanche il tempo di pensare che, arrivando alle spalle, li tramortirono con un semplice colpo alla nuca.
- Scusate, non abbiamo cattive intenzioni ma ci servono soldi.- disse Trunks quasi per scagionarsi, si sentiva un po’ in colpa per il gesto vile di averli presi alle spalle.
Presero tutti i soldi che possedevano ed ogni tipo di provvista che si portavano dietro, non si posero affatto il problema di come avrebbero fatto quei poveretti a sopravvivere da lì in avanti, né prima né dopo averli saccheggiati.
Lasciarono i due, svenuti e senza un soldo, nel vicolo, tornando il più in fretta possibile al punto in cui Bulma era ancora sdraiata a terra. Quando però li vide arrivare la donna si alzò di scatto con gli occhi che le brillavano.
- Toh, abbiamo preso tutto ciò che avevano.- le disse il Saiyan dai capelli neri lanciandole uno dei due zaini che avevano rubato.
Bulma lo prese al volo e lo svuotò sul terreno, scansò tutte le cianfrusaglie che non le interessavano preferendo di gran lunga il sacchetto marrone che sembrava pesare parecchio. Lo aprì e vi guardò all’interno, strabuzzò gli occhi: erano pieno zeppo di monete di vario taglio, non sapeva come fosse strutturata la moneta Saiyan ma di certo quelli erano un mucchio di soldi.
Gongolante di gioia per l’improvvisa ricchezza, rimise tutto ciò che aveva trovato a posto, tranne il sacchetto con il denaro, e prese il kit di capsule che si portava dietro.
- Mh… Vediamo, dovrebbe essere la numero 6...- disse fra sé e sé.
Prese la capsula che riportava il numero sei sull’etichetta e la fece esplodere davanti a sé. Essa rivelò un contenitore abbastanza capiente da farci entrare comodamente metà del suo armadio. Prese i due zaini e ce li mise dentro, premette il pulsante sul lato e il contenitore tornò in forma di capsula, che lei rimise assieme alle altre nello zaino che si portava dietro. Si alzò poi da terra e, con rinnovata carica si diresse a passo svelto verso il centro della città alla ricerca di un buon posto dove mangiare, seguita ovviamente dal resto della famiglia.
Non dovettero girare gran che, gli stomaci Saiyan vuoti avevano iniziato a farsi sentire, rendendo irrequieti i piccoli -e grandi- guerrieri affamati. Si fiondarono nel primo locale che trovarono, sedendosi a un tavolo abbastanza grande in attesa dell’arrivo di qualcuno che prendesse loro le ordinazioni.
Bulma potè giurarlo, quella fu l’unica volta in cui nessuno li guardò strano per l’enorme quantità di cibo ordinato e trangugiato dall’intera famiglia. Anzi la cameriera, se così poteva chiamarsi una ragazza dallo sguardo incazzoso, l’armatura addosso e la faccia da schiaffi munita di una specie di palmare, passò più e più volte per chiedere loro se volessero ordinare altro. L’azzurra si sentiva parecchio fuori luogo in quel contesto in cui era l’unica a fare un pasto “normale”, così pregò che la sua famiglia terminasse in fretta di mangiare per poter andare via di lì.
Ovviamente il prezzo del pasto fu esageratamente alto ma l’azzurra tirò fuori l’esatta quantità di denaro dal sacchetto che si portava dietro senza battere ciglio.
- Dobbiamo proseguire ancora a piedi? Ma voi sapete volare, perché non proseguiamo in volo?- si lamentò Bulma quando vide il marito appropinquarsi per riprendere il viaggio dal punto in cui lo avevano interrotto.
A lei facevano male i piedi a forza di camminare e la temperatura stava iniziando a calare con il sopraggiungere della sera. Non aveva la minima voglia di continuare a camminare per tutto il resto del tempo, lei non aveva mica la loro resistenza fisica era pur sempre un’umana.
I due Saiyan si guardarono e Trunks alzò le spalle come per dire che per lui andava bene. Vegeta invece rimase titubante, non voleva attirare l’attenzione su di loro, per questo aveva mantenuto un livello di combattimento quasi nullo per evitare che i rilevatori captassero la sua presenza. Si guardò intorno, come alla ricerca di un’altra soluzione che non comprendesse il proseguire a piedi né il librarsi in volo.
- Ehi, voi! Avete per caso bisogno di un passaggio?-
La voce di un giovane guerriero attirò l’attenzione della famiglia su di sé, che spostarono lo sguardo sull’enorme carro corazzato dal quale il ragazzo sbucava fuori.
- Ovunque siate diretti vi ci possiamo portare. Forza non abbiate paura, non mangiamo mica.- insistette.
Prima che Vegeta potesse aprire bocca in alcun modo per rifiutare l’offerta, Bulma si avvicinò trascinandosi dietro Trunks.
- Sì! Stavamo giusto cercando un passaggio.- asserì l’azzurra costringendo il figlio a tradurre le sue parole.
Il guerriero all’inizio si stupì del fatto che il ragazzino parlasse la loro lingua mentre la donna accanto a lui no, però non si fece troppe domande e lanciò loro un mezzo ghigno.
- Saltate su allora!- disse aprendo del tutto le pesanti porte blindate dalle quali, fino a quel momento usciva soltanto a metà e porse loro un mano.
Bulma, più felice che mai di aver trovato qualcuno che li scarrozzasse il giro senza dover più camminare, afferrò la mano che il giovane le porgeva e salì sul furgone facendo leva con un piedi poggiato sul bordo. Trunks la seguì a ruota, balzando dentro con facilità, e si fece passare la sorella dal padre che, nonostante fosse piuttosto titubante verso quella scelta, non potè fare a meno di imitarli.
Il giovane guerriero diede due colpi alle pareti e il mezzo ripartì.
Nello spazio ristretto del retro del mezzo di trasporto, oltre al giovane che li aveva invitati, c’erano altri quattro guerrieri, di cui una sola donna. Tutti e cinque avevano il rilevatore verde, sinonimo di una bassa categoria sociale.
- Allora, io mi chiamo Shu. Da dove venite? Dove siete diretti?-
Prima che Trunks potesse aprir bocca il padre intervenì, prendendo la parola e azzittendolo.
- Veniamo da un pianeta nella Galassia del Nord.-
- Wow! La Galassia del Nord è piuttosto lontana da qui, avrete fatto un bel viaggio!-
- Abbastanza.- tagliò corto il principe.
- E da che pianeta, della Galassia del Nord?- chiese un secondo giovane guerriero seduto accanto a Shu.
- Dalla Terra.- rispose Trunks.
- Mai sentita nominare, deve essere un pianeta di poca importanza.- rispose Shu.
- La Galassia del Nord non rientra nella nostra giurisdizione, idiota.- lo sgridò l’unica donna del gruppo, seduta alla sua destra.
- Già, è proprietà della squadra Alfa.- borbottò.
- Dove siete diretti?- chiese la giovane guerriera. - Io sono Mega, comunque.-
Il ragazzino dai capelli glicine stava per rispondere che non avevano una vera e propria meta, si stavano limitando ad esplorare i dintorni senza soffermarsi a lungo in alcun posto, ma Vegeta lo anticipò ancora una volta.
- Al kujitsu.-
I cinque guerrieri ammutolirono di botto, rimasero immobili ai loro posti e non fiatarono per diversi secondi.
- Non penso che vi faranno entrare tanto facilmente. È pieno di guardie e sensori di movimento.- disse Shu fissandoli serio.
- Ho i miei metodi.- sentenziò il principe fissando un angolo del camion.
I cinque Saiyan si guardarono dubbiosi ma non dissero niente, non erano affari loro di come sarebbero entrati, sempre se sarebbero entrati.
Ector, il Saiyan seduto alla sinistra di Shu, premette il tasto laterale del proprio rilevatore e lo puntò su ognuno dei componenti della famigliola davanti a sé.
- Avete dei livelli piuttosto bassi per dire di voler entrare al kujitsu.- disse soffermandosi a guardare la piccola Bra attraverso il vetrino colorato. - Persino più bassi di un guerriero di basso rango.-
- Io non farei grande affidamento su quei cosi, esistono persone che sanno manipolare il proprio ki a piacimento.- gli disse quasi come un consiglio Vegeta, pur continuando a non guardarli in faccia.
Bulma, che quella conversazione aveva compreso si e no una ventina di parole, diede una gomitata al figlio, che ascoltava le loro parole rapito.
Il bambino si riprese e, dopo che la madre gli ebbe scoccato un’occhiata di rimprovero per averla lasciata fuori dalla discussione, tradusse tutta la conversazione senza saperle però saper dire cosa fosse il fantomatico kujitsu di cui stavano parlando.
- Cos’è il kujitsu?- chiese la donna ai presenti.
- Il palazzo reale, la reggia del re. Chiamalo come ti pare.- le disse Vegeta.
- Oh. E perché siamo diretti lì? Avevi detto che non ti importa nulla della corona.-
Vegeta non le rispose, chiudendosi nel suo solito mutismo di quando non voleva dare spiegazioni né a se stesso né agli altri. Aveva chiuso gli occhi e sembrava essersi circondato da barriere alte centinaia di metri, invalicabili.
L’azzurra sospirò ma lo lasciò stare, concentrandosi piuttosto sui guerrieri che stavano dando loro un passaggio. Pensò di usarli per migliorare la sua conoscenza della loro lingua.
- Voi siete mercenari?- chiese.
I cinque la guardarono curiosi, non pensavano sapesse la loro lingua.
- Una specie.- disse Shu.
- Andiamo da chi paga di più ma rimanendo fedeli alla corona.- spiegò Ector con parole semplici e pulite.
- Siete una squadra?- chiese l’azzurra nuovamente.
I guerrieri annuirono, poi Shu si sporse in avanti fino a lasciare meno di un metro tra lui e Bulma e studiò la donna dai colori a lui sconosciuti.
- Sulla Terra avete tutti questi colori o tu sei speciale?- domandò curioso. - Perchè a me piacciono parecchio le cose “speciali”, non convenzionali.-
Bulma fu percorsa da un brivido quando il doppio senso della frase del giovane guerriero le arrivò alle orecchie tradotta bene o male da Trunks, che non aveva afferrato il vero significato.
Mega tirò un pugno al compagno, così forte che il rumore che produsse quando si scontrò con la sua testa rimbombò nell’abitacolo. Shu stramazzò a terra per qualche istante, poi si rialzò di botto andando a fissare in cagnesco la compagna di squadra.
- Ti ha dato di volta il cervello eh!? Come cazzo ti salta in mente di picchiarmi!- sbraitò il ragazzo adirato.
Mega rimase imperturbabile, quasi Shu non avesse emesso un suono.
- Perchè, brutto testa di cazzo che non sei altro, devi smetterla di pensare con il cazzo ogni qual volta una femmina ti rivolge la parola! Poi, cazzo!, ti sembrano cose da dirle con affianco il marito!?-
- Ma se ha una potenza che è la metà della mia! Sti cazzi di ciò che pensa!-
- Non dare completa fiducia a quel fottuto aggeggio che hai sull’orecchio, le cose possono cambiare velocemente.- lo ammonì la donna, fissandolo di sottecchi con uno sguardo che non ammetteva repliche.
Shu, che non trovava più nulla da dire di intelligente, che non fossero insulti vari, si sedette ammutolito e con il broncio, quasi fosse un bambino capriccioso a cui era stato tolto il giocattolo preferito. Né Mega né gli altri guerrieri fecero caso a tutto ciò, probabilmente erano abituati a quel genere di comportamento da parte dell’amico.
Il viaggio proseguì in silenzio, la notte scese velocemente e l’unica fonte di illuminazione fu la lampadina fioca posta sul tetto dell’abitacolo.
I guerrieri parlottarono un po’ tra loro di quella che sarebbe stata la missione a cui stavano andando incontro ma non fecero più domande né parlarono con Trunks o con Vegeta.
Il tempo sembrò non passare mai, Bra si addormentò non molto dopo che gli occupanti smisero di parlare, nonostante avesse dormito per gran parte del tempo, e Bulma si ritrovò a fissare il soffitto annoiata sperando che il sonno arrivasse presto anche per lei.
Trunks si intratteneva giochicchiando con il portachiavi, anche lui piuttosto annoiato dal silenzio forzato e dalla mancanza di qualcosa da fare. Non era abituato a starsene con le mani in mano tutto quel tempo, se non si allenava o non doveva fare i compiti, giocava con Goten o alla play, insomma qualcosa da fare lo trovava sempre. Ma in quel camion di metallo, con nient’altro che quel mazzo di chiavi con cui intrattenersi nel silenzio più totale, il suo cervello se n’era andato in stand by a forza di noia. Non riusciva neanche a pensare.
Bulma osservò il figlio intento ad osservare il mazzo di chiavi come se non lo avesse mai visto e si disse quanto ancora avrebbero potuto resistere a quella noia mortale.
- Ci vorrà ancora un bel po’, vi consiglio di farvi una dormita fino all’arrivo che non è previsto prima di domattina. Il tempo passerà più in fretta.- suggerì loro Ector, unico rimasto sveglio tra i suoi compagni.
Bulma osservò il guerriero senza comprendere le sue parole. - Cos’ha detto?-
- Ha detto che ci vorrà ancora parecchio prima di arrivare e che ci conviene dormire e riposare.- tradusse Trunks.-
- Vi sveglieremo quando saremo aggiunti a destinazione.- continuò l’altro.
- E che ci sveglieranno quando saremmo arrivati.-
L’azzurra riflettè su quelle parole constatando che non avevano molto di meglio da fare, probabilmente dormire era la scelta migliore, sia per riprendere le forze sia per far passare il tempo più velocemente. Lanciò uno sguardo a Trunks, per dirgli di fare come gli avevano suggerito, ma il ragazzino si era già sdraiato sul sedile di metallo, cercando una posizione più comoda possibile per dormire, e aveva chiuso gli occhi.
A quel punto anche Bulma decise di provare a riposare, si sistemò meglio Bra in braccio, che emise un lamento di protesta ma non si svegliò, e poggiò la testa sulla spalla del marito sperando che lui non la scacciasse. La luce fioca creava un gioco di ombre sul pavimento, catturando la sua attenzione. Si concentrò per dare una sorta di forma a quelle figure nere ma il sonno e la stanchezza prevalsero facendola scivolare tra le braccia di Morfeo in pochi minuti.
Tra i suoi sogni si fece largo il metallico rumore di una porta d’acciaio che veniva spalancata, il vociare delle persone e il suono dei passi non esattamente leggeri sul pavimento.
La luce proveniente dall’esterno la colpì direttamente in viso, facendole fare una smorfia di fastidio e sollevare una mano nel tentativo di deviarlo.
- Ehi! In piedi siamo arrivati!- urlò una voce da un punto non ben identificato.
Bulma aprì gli occhi con fatica, la mente ancora appannata dal sonno ci mise un po’ a riconoscere il posto in cui aveva scomodamente dormito. Il collo le faceva male, così come la schiena e le braccia.
Aveva dormito appoggiata a Vegeta, tenendo in braccio Bra per tutto il tempo, quindi si sentiva parecchio indolenzita e dolorante.
Si stropicciò un occhio cercando di fare mente locale sul dove si trovasse e perché. Ci mise un po’ a metabolizzare e a svegliarsi, tanto che non si quasi accorse del marito che le toglieva la bambina, ancora semi dormiente, dalle braccia e la tirava verso di sé per aiutarla a scendere.
Sbadigliò appena mise piede sul terreno ricoperto da uno strato di quello che sembrava cemento. Diamine aveva dormito malissimo, rimpiangeva lo scomodo letto dell’astronave di cui si era lamentata tutto il viaggio
- Dormito bene?- li prese in giro Shu.
Bulma si limitò a borbottare qualcosa di poco comprensibile anche a lei mentre un Trunks parecchio assonnato le si affiancava massaggiandosi il collo.
Vegeta, che sembrava l’unico ad essere abbastanza sveglio da comprendere la situazione, stava dando un’occhiata al circondario analizzando con attenzione la situazione. Non sapeva in che punto preciso del pianeta erano rispetto al loro atterraggio però di certo non erano vicini. Corrucciò lo sguardo di fronte alla vastità di edifici che si stagliavano all’orizzonte: era rimasto come se lo ricordava.
Bulma si avvicinò a lui con ancora un occhio chiuso e uno aperto.
- È quello?- chiese
- Già.-
La piccola Bra, che nel frattempo era stata posata a terra da padre, stropicciandosi gli occhietti afferrò un lembo dei pantaloni di Vegeta per non rischiare di perderlo di vista. Non sapeva dove si trovavano né perché ed aveva tanto sonno, perché l’avevano svegliata così presto?
- Papà… siamo a casa?- disse con la voce impastata. - È presto. Ho sonno, posso dormire?-
- Non ancora.- rispose semplicemente il Saiyan più grande accarezzandole i capelli azzurri.
- E ora che facciamo?- chiese Trunks ancora mezzo addormentato.
- Entriamo.-
Bulma sollevò lo sguardo sull’imponente, enorme e altissimo edificio che si stagliava contro il cielo. Era bianco, sulle torri laterali vi erano appesi gli stendardi raffiguranti il tridente reale. L’immenso portone era sorvegliato da due guardie, che sembravano disposte a tutto pur di non far varcare la soglia. Si chiese come avrebbero potuto fare ad entrare, probabilmente Vegeta avrebbe usato la forza bruta.
Quando riabbassò lo sguardo, gli altri tre si erano già incamminati senza dirle niente alla volta del palazzo. Si affrettò a seguirli dato che non aveva alcuna intenzione di essere lasciata indietro.
- Ehi! Potevate quantomeno avvertirmi!- urlò loro dietro rincorrendoli.
Davanti all’imponente portone d’acciaio vi erano due Saiyan ben piazzati che sbarrarono loro la strada semplicemente facendo un passo l’uno verso l’altro, a quel tipo di guerrieri non servivano lance, spade, fucili o qualsiasi altra arma per impedire l’accesso agli indesiderati.
Le guardie guardarono dall’alto del loro metro e novanta con aria saccente la famiglia che gli si parava davanti, il loro volto era immobile ma i loro occhi emanavano derisione.
- Identificatevi.- disse uno dei due andando a premere il pulsante laterale sul rilevatore. - I guerrieri di basso rango e gli estranei al pianeta non sono ammessi all’interno del kujitsu.-
Vegeta ghignò e alzò un sopracciglio, divertito dal modo in cui li avevano gentilmente etichettati le due guardie. Quasi scoppiò a ridere nel sentire le parole “basso rango” accostate alla propria persona, mai nessuno in vita sua si era azzardato a fargli un simile affronto.
- Basso rango? Non direi proprio.- sghignazzò Vegeta osservandoli divertito.
- Ehi, la sua faccia non mi è nuova.- disse l’altro al compare tirandogli una gomitata per attirare la sua attenzione.
A quel punto il primo dei due Saiyan si fermò un attimo a pensare studiando il volto del principe. Poi s’illuminò e cambiò espressione tutto d’un botto.
- No, non può essere! È il principe Vegeta! - esclamò.
Il principe sogghignò: - Allora non siete così stupidi come pensavo.-
I due guerrieri a guardia del portone principale non ebbero il tempo di formulare un singolo suono che Vegeta, allungando un braccio davanti a sé, li spazzò via assieme all’entrata. Quando abbassò l’arto dei due non vi rimaneva altro che una coltre di polvere e fumo, il principe, tornato serio, non fece una piega davanti al brusco gesto appena compiuto.
- Andiamo.-


* diecimila euro, moneta inventata da me


Angolo Autrice:
Buonasalve baldi giovani! Ecco il secondo capitolo di questa entusiasmante avventura :D Per ora niente guai in vista, anzi sono stati piuttosto cauti nel muoversi.
Oh e perchè non ci sono ancora i tanto amati guai? Perchè siamo ancora all'inizio, non preoccupatevi i casini arriveranno presto :3
Spero vi sia piaciuto, lasciatemi una recensione se ne avete voglia e ci si legge al prossimo capitolo!
angelo_nero

  
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