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Autore: Atenah    22/05/2018    1 recensioni
Flashfic post "Sherlock, Lupin e io - Trappola mortale per mr Holmes".
A Briony Lodge ci sono alcuni problemi e per risolverli serve un piano!
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Irene Adler, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Irene e Sherlock non si parlavano quasi più. E questo era un problema. Non solo per via del clima teso che c’era ogni volta a Briony Lodge anche solo per mangiare insieme, anche io e Billy ne avevamo sofferto: un pomeriggio eravamo andati ad un mercatino di antiquariato ed io avevo pregato Irene di avvertire Sherlock, dato che sarebbe stato l’unica persona a casa a quell’ora, di mandarci un taxi al mercatino se avesse iniziato a piovere. Fatto sta che il cielo si era veramente coperto di nuvoloni neri e grosse gocce d’acqua avevano iniziato a cadere, ma il taxi continuava a non arrivare. Quindi ci eravamo fatti tutto il ritorno sotto la pioggia scrosciante, portandone come conseguenza un gran raffreddore. E tutto questo perché? Perché mia madre non aveva scambiato neanche una sillaba con Holmes.
Dopo questo avvenimento io e Billy, avevamo deciso che era ora di cambiare qualcosa. Così era nato il piano “FCSI”, cioè “Fare Chiarire Sherlock e Irene”. Il nostro fedele maggiordomo lo aveva battezzato così mentre ne parlavamo a Lupin, nella speranza che ci aiutasse. L’ex ladro gentiluomo si era subito dichiarato pronto per la missione e poi ci eravamo infine rivolti all’unica persona che sia Sherlock, che Irene avrebbero ascoltato, quindi Mycroft.
Ci era voluta un’intera settimana per convincere il fratello maggiore degli Holmes, ma alla fine ce l’avevamo fatta.
E questo era il piano.
Mycroft avrebbe scritto sia ad Irene, che a Sherlock formulando la richiesta di incontrarsi con il suo segretario al Regent’s Park. Ovviamente il segretario non si sarebbe presentato e avrebbe lasciato un biglietto con scritto che si era dovuto recare a Liverpool per un faccenda urgente. Intanto però ci sarebbero stati sia Sherlock, che Irene e si sarebbero dovuti scambiare almeno due parole.
Poi si arrivava alla parte del piano “FCSI” di cui sapevamo solo io e Gutsby: ovviamente saremmo andati di nascosto per vedere tutto.
Ero tesissima quel pomeriggio, così tesa che anzi che mettermi il mio cappotto, mi misi quello di Billy. Sorridendo me lo sfilò dalle spalle e lo sostituì con il mio. Le sue mani rimasero un secondo in più del necessario sulle mie braccia e incontrai i suoi occhi azzurri, mi sembrò come una scossa elettrica.      
“Speriamo vada tutto bene.” sospirai mentre passavo, attaccata al braccio del mio accompagnatore, i graziosi giardinetti di Marylebone. Gutsby rise: “Certo che tua madre e il signor Holmes sono complicati… intendo: anch’io sono stato rapito e coinvolto in questa faccenda, ma non è cambiato nulla tra noi due.”.
Quella affermazione mi fece arrossire e sorridere allo stesso tempo. Poco dopo i fatti che erano accaduti ad Edimburgo e quegli occhi color miele, non ero più stata così sicura di quello che mi sembrava di provare per Billy. Ma alla fine era stata una questione di pochi giorni, giusto il tempo di risvegliarmi da quello strano sogno, per rendermi conto del fatto che gli occhi azzurri del nostro maggiordomo era comunque ancora i più belli che avessi mai visto.   
Arrivammo un po’ prima dell’ora prevista per l’incontro da Mycroft, così da avere il tempo di arrampicarci tra i rami di un albero vicino alla panchina su cui Holmes e mia madre avrebbero trovato il biglietto.
I due arrivarono in contemporanea, come due orologi svizzeri e io strinsi forte la mano di Billy.
Lessero entrambe il biglietto. “Lo sapevo!” disse Holmes rigirando gli occhi. Ci fu qualche minuto di silenzio, ma poi Irene, che si era seduta sulla panchina, parlò: “Se lo sapevi, perché sei venuto? ” chiese. Si sedette anche Sherlock: “Avevo un sospetto, ma non presentarsi da qualche parte dopo la richiesta di mio fratello e una cosa solita a creare problemi.” spiegò.     
“È il discorso più lungo che mi hai fatto da quando sono tornata da Edimburgo.” notò lei “Non ho fatto meno di te e non negarlo: hai passato giorni interi a guardarmi senza proferire parola, a fare osservazioni cariche di sottintesi con gli altri.”. Irene abbassò per la prima volta lo sguardo davanti a Sherlock.
“Non sono arrabbiato con te per quei giochetti che hai fatto ogni volta che le nostre strade si sono incrociate.” continuò poi: “Spiegami solo una volta per tutte perché.”.   
“Non sono arrabbiato con te per quei giochetti che hai fatto ogni volta che le nostre strade si sono incrociate.” continuò poi: “Spiegami solo una volta per tutte perché.”.  
Sembrò che a Irene costasse uno sforzo immenso parlare: "L'ho già raccontato a Mila e anche tu sei stato sincero con me quando tii ho chiesto di Godfrey, quindi farò lo stesso con te." disse e si passò una mano sul viso. Poi prese un respiro: "Godfrey era l'uomo perfetto, così come qualunque donna lo avrebbe voluto. Io pensavo veramente che fosse l'amore della mia vita. Ma poi venni involto tu in quella faccenda e se prima ero sicura al cento per cento di quello che provavo per il mio futuro marito, a quel punto iniziarono a sorgere i primi dubbi. E poi quel giorno... io... ecco... non me lo riesco a spiegare, ma volevo averti vicino. Feci in modo che ci seguissi nella chiesa e una parte di me sperò che mi portassi via prima del "sì" promettente. Non posso dire di esserci rimasta male, sapevo che non era da te." concluse il racconto, girando il capo dall'altra parte.
Mi ricordò la piccola Irene, la ragazzina.
Sherlock rimase a guardarla, poi le sfiorò per un frammento di secondo la mano per farla girare: "Grazie di avermi raccontato tutta la verità." le disse.
Poi si alzò: "Ora che lo spettacolo è finito, possono venir fuori anche gli spettatori." disse guardando l'albero su cui eravamo io e Gutsby. Scendemmo impacciatamente ed io ero rossa come un pomodoro.
Ma il grande detective non aveva ancora finito: "Anche tu Lupin!" aggiunse.
Arséne uscì con un grande sorriso stampato sulle labbra da dietro una siepe. "Anche tu!" si indispettì Irene, ma tutti sorridevamo e mi sembrò che il piano "FCSI" avesse funzionato.
Ciò mi fu confermato quando Sherlock porse a Irene il braccio per la via del ritorno.
   
 
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