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Autore: lmpaoli94    23/05/2018    2 recensioni
Correva l’anno 1917.
Mario aveva appena compiuto 21 anni.
Un compleanno destinato a trascorrerlo sulle pendici del Carso.
Il freddo pungente gli oltrepassava i capelli.
I ricordi di una famiglia destinata a rimanere tali.
Doveva combattere una guerra.
Doveva combattere per la patria.
Ma quella sera era diversa.
Diversa perché quella sera avrebbe trovato il suo “angelo caduto dal cielo”.
Ma cosa sarebbe successo se il suo angelo l’avesse portato a limiti che credeva di non oltrepassare mai?
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
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L’autunno stava facendo spazio all’inverno.
Le giornate e le notti erano sempre più fredde.
Rimanere a combattere in quei posti superava ogni legge della sopravvivenza.
Molti di loro non riuscivano a passare la notte a causa della fame e delle malattie.
Ma non Mario.
Lui era un giovane molto diverso dagli altri.
Era colui che dava quel vento di speranza che mancava ai suoi compagni.
Compagni che non credevano più in un’Italia unita e fuori dalla guerra.
«Mario, sei ancora sveglio?» gli domandò il suo amico Germano.
«Germano, mi hai fatto prendere un colpo…» rispose Mario insonnolito.
«Avanti, svegliati.»
«Perché? Che succede? Sta forse arrivando il nemico?»
«Il nemico qui non centra… Lo sai che giorno è oggi?»
Mario non riusciva a capire dove il suo amico volesse andare a parare.
«Allora? Mi rispondi?»
«Ho troppo sonno per riuscire a darti una risposta. Perché non te ne torni a letto? L’alba sta per giungere.»
«Ma se è appena mezzanotte! Oggi è il tuo compleanno Mario. Compi 21 anni.»
Ma questo a Mario non gli interessava.
Voleva solo dormire.
Per lui questo era un giorno come gli altri.
«Te lo chiedo per favore, Germano: lasciami dormire in pace.»
«Come posso lasciarti dormire in pace sapendo che domani non potremmo essere vivi? Dobbiamo andare subito a festeggiare.»
Per riuscire ad attirare la sua attenzione, Germano scaraventò via le coperte del suo amico.
«Mi hai stancato Germano. Io…»
«C’è una festa qui nelle vicinanze… Una festa in cui partecipano le persone più influenti di questa maledetta guerra.»
«E a me cosa me ne importa?»
«Che ne dici se ci imbuchiamo? Ho sentito dire che ci sono anche delle belle ragazze. Ragazze che cercano un buon partito.»
«Sono troppo giovane per rimanere legato a qualcuna…»
«Ma non sei troppo giovane per spassartela con una di loro. Dico bene?»
Quando Germano voleva, era la persona più insistente del mondo.
Era impossibile fargli cambiare idea.
Quando aveva in mente una cosa, era obbligato a portarla a termine.
«Allora? Ci vieni?»
«Se servirà a tapparti quella boccaccia che ti ritrovi, allora sì vengo.»
«Benissimo» rispose Germano trattenendo a stento la sua felicità «Mettiti questi vestiti.»
«Ma questi non sono miei» protestò Mario.
«Lo so. È la divisa del nostro comandante. Essendo un uomo alto quasi quanto te, non dovresti avere problemi.»
«Perché non posso mettermi la mia divisa?»
«Sei proprio uno sciocco, lo sai? Se gli altri generali o comandanti vedranno che siamo dei semplici soldati, non perderanno tempo a buttarci fuori a calci e a chiamare il nostro responsabile, finendo così in guai seri.»
«Le persone non sono così stupide come pensi tu. Se ne accorgeranno.»
«Tentar non nuoce. Allora, andiamo?»
Mario era profondamente contrariato.
Ma sotto sotto, anche lui non vedeva l’ora di fare qualche pazzia.
«Se dovesse andare storto qualcosa, sarai l’unico e diretto responsabile. Chiaro?»
«Vedrai… Più tardi mi ringrazierai.»
 
 
Come Germano aveva predetto, le divise di generale che i due ragazzi avevano rubato, gli erano serviti per entrare in quel circolo privato.
Uomini di ogni rango importante parlavano sulle prossime strategie da adottare in guerra.
«Se ci spostiamo verso questo fronte, avremo più possibilità di superare il fronte austriaco.»
«Questo è impossibile, Tiberi. Gli austriaci sono molto più forti di noi. Hanno più uomini e più armi all’avanguardia.»
«E tu come fai a saperlo?»
«Ho i miei informatori.»
Germano e Mario non si unirono ai discorsi degli altri generali.
«Meno male doveva essere divertente» fece Mario sbuffando.
«Ti stai annoiando?» domandò il suo amico.
«Perché? Non si vede?»
«Stai calmo, Mario. Siamo appena arrivati.»
«E con questo? Io non vedo nessuna donna qua attorno. Vedo solo degli stupidi uomini in divisa che si danno un sacco di arie e che cercano in maniera fallimentare di sfondare il fronte austriaco… Che branca di sciocchi.»
«Abbassa la voce! Vuoi che ci scoprano?»
«Non me ne frega più niente. In questo momento preferirei finire di fronte alla corte marziale, piuttosto di continuare a rischiare la mia vita.»
«Moriresti lo stesso perché ti fucilerebbero, stupido!»
Germano aveva ragione.
Finire di fronte alla corte marziale era come firmare la propria condanna a morte.
«Adesso basta. Ne ho abbastanza di rimanere in mezzo a questa gentaglia. Me ne vado.»
Continuando di questo passo, Mario avrebbe fatto saltare la sua copertura e quella del suo amico.
«Aspetta! Mario!»
Ma era inutile.
Stava per andarsene da quella festa
Finché non vide un raggio di luce illuminargli il volto.
Una donna dai capelli castani chiari e gli occhi azzurri gli si presentò davanti accompagnata da un generale di alto rango.
Mario non riusciva a dire nemmeno una parola.
Era completamente allibito.
«Buonasera» fece la donna guardandolo con un sorriso «Potrei passare?»
«Cosa?»
Mario non aveva capito.
Era come se fosse su di un altro pianeta.
«La mia donna le ha chiesto gentilmente di farla passare visto che è proprio in mezzo al passo.>
L’irascibilità dell’uomo era snervante.
Vedere con che aria si pavoneggiava con la sua amata lo mandava in bestia.
«Oh certo. Prego.»
«Grazie» rispose gentilmente la donna.
Mario non riusciva ancora a crederci.
In tutta la sua vita non aveva assistito a niente di simile.
«Mario, che cosa fai?» domandò Germano riscuotendolo dai suoi pensieri «Non te ne volevi andare?»
«Io… non lo so… Forse dovrei rimanere.»
«Ma cosa ti è successo? Sembri completamente brillo.»
«No, Germano. Sto benissimo…»
«No tu non stai bene. Non ti ho mai visto in quelle condizioni. È a causa di quella donna, non è vero?»
«Quale donna?»
«Non fare lo sciocco con me. Ho visto come la guardavi… Spero solo che non se ne sia accorto anche il suo fidanzato, altrimenti sono guai.»
«Chi? Quel pallone gonfiato?» fece Mario con voce alterata.
«Zitto! Vuoi farti sentire proprio da lui?»
«Non m’interessa… Germano, devo rivederla. Devo fare qualsiasi cosa per rimanere anche un solo minuto con lei.»
«Non ce la faresti in nessun modo. Lei è fidanzata con uno dei generali più potenti della guerra. Mentre tu sei solo un semplice soldato.»
«Sì ma io posso dargli tutto quello che quell’uomo non gli dà…»
«E sarebbe?»
«Attenzione e amore. Vedi come quell’uomo non la guarda nemmeno in viso? Preferisce parlare con gli altri uomini come lui invece che rimanere con quella donna. Se solo potessi…»
«Non avrei mai creduto di pentirmi di averti portato qui… Devi dimenticarti immediatamente di quella donna, Mario. E alla svelta. Altrimenti, passerai dei guai seri.»
Ma a Mario non gli importava.
Il suo era stato un colpo di fulmine.
Un colpo di fulmine che, per quanto poteva credere Germano, gli avrebbe causato solo dolore e sofferenza.
Ma sarebbe davvero stato così?
   
 
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