Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: sara criso    23/05/2018    3 recensioni
Wiglaf e Tom stavano insieme ogni notte, non erano fidanzati, erano unicamente amanti, ma ogni giorno quella loro passione diventava sempre più grande e non potevano sapere quanto sarebbe stato difficile affrontare la fine.
(Personaggi del film italiano, uscito su YouTube, Voldemort: origin of the heir. Se non l’avete fatto, vi consiglio di vederlo)
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Stavano ormai da parecchio tempo insieme, o meglio, ogni notte si vedevano e consumavano la loro crescente passione.
Sembrava impossibile da soddisfare, bruciava nel loro corpo e li consumava dall’interno, trasformandosi presto in un pericoloso incendio di distruzione e di sentimenti.
Emozioni pericolose, emozioni che li rendevano schiavi e che Tom non sapeva come affrontare, mentre Wiglaf non voleva farlo.
I giorni passavano e Riddle ogni pomeriggio scriveva numerose pagine nel suo diario.
Pagine dove presto i suoi pensieri prendevano forma trasformandosi in piani accurati.
Nel buio la sua stanza era unicamente illuminata da una candela e lui scriveva interrottamente, in modo ossessivo, sempre quando era solo e non importava perché lo facesse, se per dominare veramente il mondo o per punirlo della sua sofferenza, lui scriveva appena era solo.
Gli anni passavano e ormai aveva preparato, senza rendersene conto, tutto ciò che aveva bisogno per la riuscita del suo piano.
Il tempo era scaduto e avrebbe davvero voluto che non finisse, ma non poteva fermare l’inevitabile. Doveva affrontare la situazione e mettere fine a quel rapporto.
Eppure non ci riusciva, ogni sera, da circa un mese, la lingua di Riddle sembrava sparire e la sua voce sembrava svanire come se fosse stata spazzata via da un vento invisibile.
Non era la passione che lo fermava, non era colpa del suo corpo, era colpa della sua coscienza.
Quando arrivava nella stanza delle necessità, sempre dopo Wiglaf perché non era un tipo puntuale, il suo cuore improvvisamente si fermava e la sua mente si svuotava per una cosa che il giovane faceva senza rendersene conto; sorrideva.
Sigurdsson non era un ragazzo molto portato a mostrare le emozioni, preferiva farlo il meno possibile perché non si fidava, ma quando erano in quella fatidica stanza, sorrideva. E quel sorriso provocava un devastante effetto su Tom.
Quel sorriso era un’arma talmente affilata, da riuscire a demolire ogni suo tentativo di parlare e di chiudere tutto.
Ma perché?
Perché non voleva che quel sorriso svanisse?
Perché si era attaccato ad una persona in quel modo?
Perché, per lui, Wiglaf era diverso da tutti gli altri?
Perché lo considerava in quel modo?

Sospirò quella sera, una sera come le altre, una sera dove, per la millesima volta, cercava di mettere fine a tutto.
Entrò nella stanza delle necessità e lo vide; Wiglaf era seduto sul letto e la luce della stanza si posava delicatamente sul suo corpo facendolo risplendere, mentre i suoi occhi, azzurri come le pietre più preziose, guardavano un punto imprecisato nella stanza. Era meraviglioso e a prima vista Tom si chiese se si fosse sbagliato, se quello fosse davvero un essere umano e non una divinità.
Come poteva lasciarlo?

Wiglaf si girò ed i loro occhi si incontrarono, ma per la prima volta, sul viso del corvonero non c’era un sorriso. La sua pelle delicata era tesa, il suo sguardo fermo sul suo e le sue labbra rosee tirate in una riga dritta.
Avrebbe voluto dire qualcosa, ma non ci riuscì. Si avvicinò e si sedette sul letto accanto a lui poggiando la mano sulla sua.
Il corvonero osservò le loro mani e lentamente poggiò il capo sulla sua spalla. Avrebbe voluto essere tranquillo, avrebbe davvero voluto che potesse ignorare quella situazione, ma non ci riusciva.
Come poteva?
Erano un passo dal perdersi e lui non voleva che accadesse. Avevano sprecato troppe sere per una passione insoddisfacente per i loro sentimenti.
E ora erano lì, in silenzio, consapevoli che presto tutto sarebbe finito e non avrebbero potuto fare nulla.
La mano di Tom si posò sulla guancia del compagno ed egli si avvicinò piano facendo unire le loro labbra in un bacio delicato e talmente lento, dolce da sembrare irreale; un bacio magico, unico.
Non dissero ancora nulla, non ci riuscivano.
Entrambi chiusero gli occhi e si ritrovarono uniti in un altro bacio, sdraiati sul letto, sempre delicato, sempre fragile.
Si stringevano, ma non si toccavano, si baciavano, ma non si graffiarono.
Si amavano e non erano dominati dalla passione.
Wiglaf non ce la faceva più a trattenersi, aprì gli occhi e lasciò che, lungo le guance, le lacrime cadessero delicate sulla sua pelle.
Non poteva continuare a mentire a se stesso, non poteva continuare a fingere che stesse solamente male. No, stava morendo dentro.
Non voleva credere che, davvero, non potessero fermare quella fine, non poteva credere che i loro sentimenti fossero inutili; peccato che entrambi lo pensassero.
Il serpeverde troppo dominato dal senso di potere, Wiglaf dalla realtà, infatti la sua mente sapeva che avrebbe dovuto mettere sul secondo piano i sentimenti, se voleva ucciderlo. Solo questo poteva fare visto che, ormai, il giovane aveva già deciso.
Tom sospirò e lo strinse lasciando che le lacrime di Sigurdsson lasciassero spazio alla paura, ai singhiozzi, dove si strinse con forza a lui.
E mai avrebbe potuto immaginare che quella potesse essere la giornata peggiore della sua vita.
Ne aveva affrontate veramente tante, ma si era sempre rialzato in piedi a testa alta. Nessuno doveva permettersi di buttarlo giù, di annientarlo, ma Wiglaf era riuscito a farlo senza nemmeno saperlo e volerlo soprattutto.
Forse per quello ci era riuscito, perché non voleva.

“Ti prego, non farlo” E quelle parole distrussero definitivamente il suo cuore. Sapeva che era colpa sua, ma non voleva ammetterlo.
Doveva farlo, ormai aveva preparato tutto.
“Per favore Tom, per favore” Mordendosi le labbra, cercò di staccarselo di dosso, ma il ragazzo rimaneva aggrappato a lui e nonostante tutti i tentativi, non riuscì ad allontanarlo. Forse perché non voleva farlo.
“Devo, è quello che voglio” Rispose, Wiglaf si distanziò un poco e i loro sguardi si incontrarono. Si studiarono, Tom capì che Wiglaf poteva distruggerlo, Sigurdsson comprese che lui avrebbe potuto fare lo stesso.
Ma la sua mente e soprattutto il suo cuore, non voleva farlo. Non voleva, non poteva farlo.
Prese un profondo respiro e lo strinse delicatamente a sé.
“Rimani con me sta notte, non facciamo nulla. Questa sarà l’ultima volta qui” Riddle annuì ed i due si rilassarono in un delicato abbraccio che li fece addormentare qualche minuto dopo.
Restarono così per tutta la notte, abbracciati ed uniti fino al mattino seguente dove si prepararono, per andare a lezione, in silenzio.
Nella notte non avevano fatto sogni, ne incubi, semplicemente la loro mente si era svuotata a tal punto da lasciare solo che le loro anime soffrissero in silenzio.
Un silenzio freddo e duro, come quello che vi era mentre si vestivano, che venne però interrotto da Tom, che disse “Devo andare, ci vediamo questo pomeriggio in biblioteca per studiare”
Wiglaf annuì, ma non lo lasciò andare subito, gli prese il polso, facendolo fermare e si alzò, sussurrandogli all’orecchio “Qualunque cosa farai, ti perdonerò. Te lo prometto Tom, qualunque cosa farai, io ti perdonerò”
E dette quelle parole, uscì prima di lui dalla stanza delle necessità, lasciandolo solo. Sapeva che in realtà non ci sarebbe riuscito, ma sapeva che erano le parole che lui voleva sentirsi dire e gliele aveva dette.
Perché teneva a lui, perché sperava di rassicurarlo e di dargli una possibilità di cambiare, anche se non l’avrebbe mai colta.

Nella stanza Tom rimase immobilizzato da quelle parole che fecero tremare il suo cuore.
Parole semplici, delicate e dolci che rimasero sempre nella sua mente, fino alla fine; una luce rossa di un expelliarmus si diresse verso il suo corpo e prima che esso lo colpisse, la voce di Wiglaf risuonò nella sua mente.

“Qualunque cosa farai, ti perdonerò. Te lo prometto Tom, qualunque cosa farai, io ti perdonerò”

Gli occhi dell’uomo si chiusero e il suo corpo si lasciò cadere a terra in un suono così flebile da sembrare irreale.
“È da tempo che ti aspetto” Riddle aprì gli occhi e si guardò attorno. Non era circondato dai suoi alleati che combattevano, davanti non aveva Potter e soprattutto il suo corpo era tornato giovane come quando era solamente Tom e non Voldemort.
Alzò il viso e solo in quel momento si accorse che quelle parole erano state appena pronunciate da Wiglaf.
Sgranò gli occhi, sentendosi fragile. Era da parecchio che non lo vedeva e temeva di essersi dimenticato come fosse, ma non era così.
Non poteva dimenticarsi di lui, del suo viso, del suo profumo e del suo sorriso. E quello gli era mancato, veramente troppo, più di tutto.

“Wiglaf?” Chiese insicuro, il giovane sorrise ed annuì. Quel sorriso venne ricambiato dal serpeverde che si alzò in piedi. Non sapeva dove fosse, non sapeva perché era lì, sapeva solo che non se ne voleva andare.
“Mi sei mancato” Disse semplicemente il corvonero, allungando la mano, ma Tom inizialmente non si avvicinò a lui.
Intorno al suo corpo era tutto bianco, era tornato giovane e con lui c’era Wiglaf; era morto.
Eppure non credeva che quella sarebbe stata la sua morte. La credeva violenta, spaventosa e soprattutto, non avrebbe creduto che lo avrebbe davvero rivisto.
Pensava di non meritarselo.
“Sono morto, non è vero?” Wiglaf sospirò e annuì rimanendo con la mano tesa verso di lui.
“Tom, vieni da me, per favore”
Il giovane rimase in silenzio. Era da anni che aveva rimandato quel momento e probabilmente era arrivata la fine, ma questa volta non avrebbe sofferto anzi, sarebbe finalmente stato felice.
Chiuse gli occhi lucidi, aveva paura, ma non poteva continuare a combattere una battaglia persa in partenza.
Si era illuso di poter sconfiggere la morte e non l’aveva fatto come credeva.
Aveva combattuto inutilmente una cosa inevitabile e ci aveva davvero messo troppo tempo a capirlo.
Velocemente corse verso Wiglaf e lo strinse a sé.
“Davvero mi hai perdonato per tutto come mi avevi promesso? Non mi odi?”
Il corvonero, sorrise e lo strinse delicatamente, annuendo.
“Si, ti ho perdonato”
Rispose per poi avvicinarsi al suo orecchio, per sussurrargli “Non ti odio, io ti amo Tom”
Il ragazzo sorrise e mentre le lacrime scendevano lungo il suo viso, flebilmente, disse “Anch’io ti amo, Wiglaf”


Harry lentamente si avvicinò al corpo di Voldemort, quel mostro che aveva distrutto così tante vite, ora era lì, morto a terra come un comune mago; non era più niente, solo un corpo.
Lo osservò attentamente e rimase stupito quando vide, sul suo viso, un sorriso.
Chissà per cosa stava sorridendo.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: sara criso