Libri > Shadowhunters
Segui la storia  |       
Autore: _Giuls17_    23/05/2018    0 recensioni
E' il compleanno di Clary, ma tutto ciò che noi conosciamo tramite City of Bones, verrà sovvertito dall'arrivo di Valentine Morgenstern a casa di lei, proponendole una dolce e allettante proposta: conoscere il Mondo Invisibile, conoscere suo fratello, conoscere se stessa.
Cosa deciderà di fare Clary? Proseguire sulla retta via o deragliare assieme al padre?
C2: Lei mi ha mentito per tutta la mia vita, non mi ha mai raccontato la verità, né su mio padre né su mio fratello.
C3:Clary, tu sei mia sorella e io non ti posso solo volere bene, a modo mio io ti amo...
C10:-Clarissa!- Jonathan si girò e urlò il nome verso il lago, come se lei potesse sentirla e solo allora Jace decise di agire e con la spada colpì quel punto sulla schiena
C12: Si girò di lato ed osservò il suo Marchio del parabatai sbiadito, proprio vicino all’orecchio.
C14:-Io…Ho paura, c’è questo rumore, c’è qualcosa dentro la mia testa.-
C18:-Eri morta? Clary come hai potuto tenermelo nascosto ! E tu Jace, che hai da dire?- *
La verità è che mi manchi.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Jonathan, Valentine Morgenstern
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic Image and video hosting by TinyPic

Erchomai
 
Nella sua breve vita aveva dato per scontato che l’amore di sua madre fosse l’unica forma di amore che avrebbe mai conosciuto.
Si era stretta a lei e a Simon in quella che aveva sempre considerato la sua vita e se quel giorno Valentine non fosse spuntato dal nulla, ci avrebbe anche potuto credere, ci avrebbe costruito tutta la sua esistenza.
Solo che suo padre aveva pianificato in modo così diverso la sua stessa vita che alla fine ne era stata stravolta e a distanza di mesi, sapeva che non lo avrebbe mai rimpianto.
 
Clary Fray si era accontenta per lungo tempo, aveva deciso di seguire la corrente e di non correre rischi ma Clarissa Morgenstern era fatta di tutt’altra pasta: era coraggiosa, leale, instancabile, decisa ed era la figlia della Stella del Mattino, la più luminosa di tutte, la più crudele di tutte, la più agguerrita.
Forse suo padre non l’avrebbe amata abbastanza, non l’avrebbe amata neanche fra tutta una vita ma suo fratello sì.
Jonathan l’amava e anche se non nel mondo in cui un fratello amava la sorella, l’amava così tanto che per lei avrebbe smosso tutto l’Inferno e l’avrebbe anche portato sulla terra.
Per lei avrebbe smosso anche il Paradiso se avesse potuto.
E sapeva per certo che ci sarebbe riuscito in un modo o nell’altro.
Quello che però aveva imparato nel corso di quei mesi le aveva fatto capire che non si sarebbe arresa; come suo fratello aveva un obiettivo e lo avrebbe portato a termine in un modo o nell’altro.
Lo avrebbe salvato a qualsiasi costo.
Jonathan era una macchina da guerra, un demone ma il suo cuore le apparteneva, ed in fondo quell’amore che lui aveva condiviso con lei, quell’amore malato, insano, poteva essere la sua salvezza.
Lei poteva salvarlo.
Non avrebbe permesso che lo trascinasse negli Inferi, non avrebbe permesso che le scelte del padre ricadessero su di lui, ancora.
 
Clarissa Morgenstern sapeva che sarebbe stato difficile riuscire in quella missione, ma sapeva anche che Jace sarebbe stato accanto a lei, per tutto il tempo necessario.
Per tutta la vita, se gli Angeli glielo avessero concesso.
E se da quei mesi aveva imparato anche qualcosa altro lo doveva a Jace. La sua tenacia, la sua forza, la sua determinazione, la sua dedizione, l’avevano perseguitata notte e giorno, l’avevano convinta a credere che un mondo migliore esistesse e che lei ne avrebbe fatto parte, nonostante i suoi peccati.
Le aveva dato la possibilità di scegliere e lo avrebbe sempre scelto, fino alla fine dei suoi giorni.
In cuor suo sapeva però che senza Jace non sarebbe riuscita a concludere quella missione, senza il suo aiuto e senza il suo amore sarebbe rimasta sola e ne aveva un disperato bisogno, perché amare non voleva dire distruggere ed essere amati non voleva dire essere distrutti.
E loro lo avevano capito bene.
Lo avevano capito assieme.
Ed assieme sarebbero riusciti a riportare Jonathan dalla parte dei buoni.
 
-Non mi stanca mai questo spettacolo.- commentò Isabelle, alzando lo sguardo verso le Torri Antidemoni.
-La vista è sicuramente meravigliosa.- le fece eco Clary e cercò di scacciare i ricordi passati, le settimane trascorse in quella casa in mezzo al nulla con Jonathan e suo padre, doveva rimanere concentrata.
-Quanto tempo abbiamo prima che Jonathan ci attacchi con la sua armata?- domandò Alec.
-Non lo so, non ho idea di come farà ad entrare nuovamente ad Idris né se lo farà, ma dobbiamo fermarlo prima che tutto questo succeda.
Devo arrivare a lui prima che attacchi.-
-Per poi fare cosa?- domandò Magnus, -Come intendi fermarlo?-
 
-Voglio usare questa.- disse, mostrando la sua spada, l’ultimo regalo del fratello. Eosforos era l’arma più bella che avesse visto, sembrava fatta apposta per lei, peso, dimensioni, forma, era l’arma perfetta per Clarissa Morgenstern e lei l’avrebbe utilizzata a qualunque costo.
-Ma come?-
-Al momento giusto.- rispose, conservandola al suo posto.
Osservò Jace accanto a lei e lo vide annuire, dovevano muoversi in fretta, prima che la madre e gli altri li fermassero.
-Stasera firmeranno gli Accordi, ma dobbiamo andare via ora. Dobbiamo raggiungere un posto, penso che ci possa aiutare a farci trovare da Jonathan.- sussurrò, ai ragazzi.
-Quale posto?- chiese Izzy.
-La casa di Valentine, ci presenteremo lì.-
-Come farà a sapere che saremo lì? Cosa lo spingerà a venire da noi e non qui, a distruggere tutto?-
-Lasciate fare a me. Se saremo fortunati, andremo noi da lui.-
 
Clary osservò i suoi amici e sperò che si convincessero con le sue parole, in quei mesi aveva imparato così tanto su Jonathan che adesso e solo adesso sarebbe stata in grado di contrastarlo, in grado di salvarlo.
Non avrebbe mai dimenticato i suoi insegnamenti, le sue parole, la paura di perderla, l’amore che aveva letto così tante volte nei suoi occhi ma sapeva bene che suo fratello quello vero, quello da cui provenivano quei sentimenti era sepolto sotto quell’anima nera e solo lei sarebbe riuscito a salvarlo.
Non lo avrebbe abbandonato una seconda volta.
Non era sua madre.
Non avrebbe commesso lo stesso errore.
 
-Dividiamoci.- suggerì Jace, -Vi do le coordinate, così desteremo meno nell’occhio ed il Conclave non dovrà preoccuparsi di noi.-
-Ci vediamo ai confini.- concordò Alec, guardando Magnus e dando le spalle agli altri per poi allontanarsi.
-Andiamo.- Simon e Izzy seguirono il suo esempio e si allontanarono in silenzio.
-Clary.- la chiamò Jace.
-Clary?- domandò sua madre avvicinandosi.
 
-Non posso parlare adesso, Jace e io dobbiamo passare da un fabbricante d’armi e…-
-La spada che porti alla cinta appartiene ai Morgenstern da generazioni, come quella che possiede tuo fratello: erano il tesoro di vostro padre.
Siete le Stelle del Mattino, i più fieri e i più coraggiosi di tutti gli Shadowhunters, ma anche i più difficili da domare, da controllare.
Non ho abbandonato tuo fratello perché sono una cattiva madre, l’ho abbandonato perché Valentine aveva ucciso il mio bambino e lo aveva fatto diventare un mostro.
Ho nascosto a te la verità perché meritavi di meglio e ne sono ancora convinta, quindi non andare.
Non andare da tuo fratello, lascia che se ne occupi chi ne ha l’autorità.-
Clary si morse il labbro e scosse leggermente la testa e guardò sua madre con luce diversa, almeno ci provò, perché glielo doveva nonostante tutto.
-Se tu fossi rimasta, se tu avessi speso una minima parte del tuo tempo, e gli avessi donato una minima parte del tuo cuore, lo avresti salvato tanto tempo fa.
Mamma non ti odio, ma non commetterò il tuo stesso errore, non lascerò che il Demone prevalga.
Tuo figlio è ancora là dentro, sommerso da tutto quell’odio, da quella rabbia e dal potere ed io l’ho visto, ha fatto cose imperdonabili ma non le ha commesse veramente lui.
Lasciamelo fare.
Lasciamelo salvare, perché io posso salvarlo.-
-Dove trovi questa fede? Come puoi fidarti di lui?-
-Io mi fido delle mie capacità.- le rispose, prima di voltarle le spalle e raggiungere Jace.
 
***
 
Simon ed Isabelle guardarono in alto nel cielo, Alec e Magnus stavano parlando poco lontani quando Jace e Clary li raggiunsero di corsa in quella radura che per lungo tempo era stata la sua casa.
Fece qualche passo avanti e senza aggiungere altro varcò quella soglia.
L’odore che percepì era lo stesso che aveva trovato la prima volta: sapeva di sangue, ma sapeva anche di Jonathan e di Valentine.
Sapeva di quelle verità che sua madre le aveva nascosto per lungo tempo, sapeva di allenamento, di sudore e di fatica, sapeva di Clarissa e non le dispiacque più di tanto.
Rovistò tra i fogli e i libri che si trovavano sul tavolo, fregandosene di distruggere o di creare ancora più confusione.
-Cosa stai cercando?- le chiese Jace, facendole luce.
-Aspetta.-
Scosse la testa per la frustrazione ed aprì la porta della loro camera, ricordò se stessa stesa su quel letto a leggere il Codice, suo fratello sempre pronto a darle una spiegazione.
Represse tutti quei sentimenti e si diresse verso il letto di Jonathan, e senza pensarci due volte levò le lenzuola, il cuscino tutto, stava cercando qualcosa di cui ricordava poco e niente.
-Cosa sta facendo?- domandò Simon.
-Forse è impazzita.- gli fece eco Magnus.
-Sta cercando qualcosa.- aggiunge Iz, -Ma cosa?-
-Una volta ho sentito parlare mio fratello, credevo che stesse parlando con Valentine ma ero crollata per via di un allenamento e non c’ho fatto molto caso, ma ricordo le sue parole: “Se qualsiasi cosa dovesse andare male, se riuscissero a fermarci, se fallissimo, questo assicurerà a me e a Clarissa una via di fuga.”
Credevo che Valentine gli avesse suggerito un piano alternativo ma ricordo anche che stava tenendo un oggetto, qualcosa di sottile, qualcosa di magico.-
-Un regalo della Regina Seelie?-
-Forse!- esclamò sorpresa, -Forse si è assicurato un passaggio, una via di fuga…-
-E forse quel passaggio ci porterà da lui.- concluse Simon.
-Esatto.-
-Pensi che sia ancora qui?-
-Lo spero, il posto sembra conciato allo stesso modo dell’ultima volta che sono stata qui, quindi credo che avremmo buone possibilità.-
-Diamoci da fare.- Alec, entrò nella stanza e l’aiutò nella sua ricerca senza aggiungere altro.
-Magnus cosa dovremmo cercare secondo te?- chiese Izzy, rivolgendosi allo stregone.
-Si solito gli oggetti del popolo fatato sono cose insolite, come il campanello, sono oggetti su cui non scommetteresti niente e che per tale motivo il più delle volte sono difficili da trovare.
La Regina preferisce evitare che altri si impossessino dei suoi doni.-
-Ma conoscendo Jonathan, Clary cosa suggerisci?-
 
La ragazza in questione però non stava prestando la giusta attenzione, catturata da un semplice oggetto che per lei significava molto: un pennello.
Si ricordava ancora quella volta in cui sua madre, molto tempo fa, le aveva comprato un nuovo set di pennelli, aveva avuto sette o forse otto anni, ma li adorava, erano del colore dell’arcobaleno, tutti diversi, ma il suo preferito era quello verde, non se ne separava mai.
Fino al giorno in cui lo aveva perso.
Aveva pianto così tanto che gli occhi le avevano fatto male per giorni ma come tutto a quell’età era stato dimenticato, adesso però era di nuovo tra le sue mani, e un pezzo del suo cuore si incrinò a quella consapevolezza: Jonathan aveva preso quel pennello tanti anni fa, o forse era stato Valentine, ma a prescindere da chi, lo aveva trovato tra i suoi cassetti accuratamente conservato ed ebbe la strana e insistente idea che fosse quello l’oggetto misterioso.
Suo fratello aveva custodito un pezzo del suo passato e ne aveva fatto uno strumento per la fuga in caso di pericolo, e per lei aveva perfettamente senso.
-Pensi che sia questo?-
-C’è solo un modo per scoprirlo.- disse rispondendo a Jace, si alzò, ed asciugandosi velocemente una lacrima solitaria, uscì dalla casa ed osservò la pianura davanti a se.
-Deve funzionare.- sussurrò, strinse tra le mani quel pennello e seppe di stringere una parte dell’anima di suo fratello.
Quando lo lasciò cadere un po’ più avanti dei suoi piedi, credette di avere sbagliato tutto e il silenzio del bosco non le rendeva più facile l’attesa, Jace posò una mano sulla sua spalla, anche se solo per qualche secondo, prima che il Fuoco Celeste lo consumasse ma per lei fu abbastanza, e quando il portale si aprì davanti a loro, lo guardò estasiato.
Avevano trovato la via d’uscita.
Aveva trovato Jonathan.
-Clary ci sei riuscita!- esclamò Simon.
-Andiamo, non abbiamo tempo da perdere.-
-Ancora sicura di riuscirci, biscottino?-
-Sempre più convinta, Magnus.- dichiarò, facendo il primo passo verso suo fratello stretta nella morsa protettiva di Jace e dei suoi amici.
 
***
 
Lo spettacolo che si aprì davanti ai suoi occhi non assomigliava a nessun posto che avesse mai visto, anzi le diede la sensazione di osservare un mondo fatto di distruzione, di rancore, di morte.
Un brivido le attraverso la schiena, e in cuor suo seppe che quel mondo era solo una proiezione dell’anima nera di suo fratello, quell’anima che lei avrebbe salvato.
Osservò il palazzo stagliarsi davanti a lei, immerso in quella malvagità e in quell’oscurità e si preparò ad affrontare la sua battaglia finale.
S’incamminarono in silenzio, e riuscì a percepire come tutti fossero pronti per un eventuale attacco, pronti a sconfiggere qualsiasi demone si frapponesse tra loro e il palazzo.
Quel posto sembrava essere una rappresentazione di cosa fossero ora i Morgenstern: nulla se non polvere, macerie e distruzione.
Clary immaginò quel posto pieno di luce, pieno di colori e immaginò se stessa mentre lo disegnava, pieno di vita, un po’ come le Stelle del Mattino ma sapeva altrettanto bene che la loro stella sarebbe risultata davvero luminosa solo con la caduta e quel pianeta ne era una chiara dimostrazione.
Un rumore lontano la fece bloccare e senza pensarci due volte brandì una spada angelica tra le mani, osservò tutti i suoi amici dotarsi di armi e prepararsi, magari chiunque li avrebbe attaccati si sarebbe fatto da parte una volta visto lei ma dovette ammettere a se stessa che il suo desiderio non era stato realizzato.
Alcuni guerrieri di Jonathan li accerchiarono velocemente ed immaginò che il fratello non la stesse aspettando, sapeva perfettamente che l’idea di vederla ferita l’avrebbe distrutto ma strinse i pugni, non sarebbe morta prima di salvarlo.
-Clary cerca di aprirti un varco.- le urlò Alec, -Noi ti copriamo le spalle.-
-Biscottino, veloce.- la incoraggiò Magnus.
Allora Clary invece di richiamare l’anima della spada, prese il suo stilo, velocemente com’era diventata nel corso dei mesi disegno una runa diversa dalle altre sulla mano e quando alcuni Ottenebrati provarono a colpirla finirono lontano da lei, scaraventati via come se fossero niente.
-Più efficace di così non si può.- commentò tra se e se.
-Ithuriel.- sussurrò animando la spada, come tributo a quell’angelo che le aveva donato quello straordinario potere.
Jace parò un colpo davanti a lei e solo in quel momento si fece avanti, parò e schivò e trafisse senza pensarci, doveva arrivare da suo fratello prima che quei pazzi del suo esercito, del loro esercito, arrivassero ad Alicante assieme ai Demoni.
Doveva fermare quella guerra prima ancora che iniziasse.
 
Del resto tutto è iniziato con Valentine e i suoi esperimenti.
“Tutto è iniziato con i Morgenstern e con noi finirà.”
 
Si lanciò a terra e percepì la roccia graffiarle le mani e le ginocchia, alzò la mano destra in tempo e fermò l’assalto del nemico.
Si alzò senza alcuna esitazione e con tutta la sua forza lo spinse via, non voleva uccidere persone che avrebbe potuto salvare ma quell’attimo di esitazione la distrasse abbastanza da essere ferita alla schiena da un altro Ottenebrato.
Non urlò, non gridò, era diventata brava a gestire il dolore e la paura in battaglia. Jonathan era stato un bravo insegnante ma ciò nonostante non riuscì a bloccare la sua spada e trafisse l’uomo che aveva davanti.
Forse non sarebbe riuscita a salvarli tutti.
In quell’attimo di consapevolezza iniziò a correre verso il palazzo mentre una morsa di rimpianto le trafisse il petto, stava lasciando i suoi amici a combattere, senza di lei, quando loro erano lì per lei, per sostenerla in quella missione, in quel salvataggio.
-Clary non ti fermare!- Isabelle urlò quando vide la sua esitazione.
Simon con la velocità di un vampiro la raggiunse, le pose le mani sulle spalle e strinse forte.
-Trova tuo fratello e fa quello per cui siamo venuti, salva tuo fratello. Non possiamo farlo né io né Jace né nessuno di loro ma solo tu, quindi vai, ti raggiungiamo tra cinque minuti.-
-Negli ultimi cinque minuti della mia vita sono stata fatta prigioniera da Lilith.-
-Sei più forte di prima Fray e non devo essere io a ricordartelo.-
-No, forse no ma è servito.- sussurrò, percependo la forza del suo amico e la forza di tutti gli altri.
Li guardò un’ultima volta e poi aprì il pesante portone del palazzo senza mai voltarsi indietro, avrebbe salvato anche loro.
 
Delle fiaccole illuminavo l’interno del palazzo e cercò di non farsi distrarre dalla sua magnificenza, da quella bellezza nascosto dal lato oscuro delle cose, dal lato che a suo fratello era sempre e tanto piaciuto.
Si avviò decisa per il corridoio principale, non aveva idea di dove l’avesse trovato ma sperava con tutta se stessa che la runa parabatai la portasse da lui, la portasse alla finte di tutto il suo dolore e allo scopo della sua vita.
Perché solo adesso aveva capito.
Era stata portata da Valentine nella vita di suo fratello non per assisterlo, non per aiutarlo in quella folle impresa contro il Conclave e il mondo ma per salvarlo.
Sua madre le aveva negato la verità per tutti quegli anni e suo padre l’aveva resa libera dalla sua prigione invisibile, donandole il dono più grande che quel tipo di genitore le avrebbe mai dato: la possibilità di fare la differenza; ed adesso avrebbe fatto la differenza, Valentine l’aveva addestrata per le ragioni sbagliate, per i motivi sbagliati e non l’aveva mai capito.
L’aveva resa solo più forte, più determinata a portare a termine il suo scopo.
A tutti i costi.
Percepì i suoi passi rimbombare per tutto il corridoio e per quelle pareti così alte che le avrebbe fatto male il collo ad osservarle ma non si fermò neanche a riprendere fiato e dopo aver svoltato a destra un ampio salone si aprì davanti a lei.
Osservò con attenzione due troni messi a poca distanza l’uno dall’altro, notò immediatamente le finestre alle loro spalle che davano all’esterno e la schiena di suo fratello contratta in una posa glaciale, piena di tensione e di rabbia.
 
Clarissa inghiottì il groppo e strinse la mano intorno ad Eosforos e fece un passo avanti e in quel momento Jonathan si girò per guardarla.
-Clarissa?- il suo tono meravigliato la colpì dritta al cuore ma s’impose di non fermarsi, nonostante il suo nome pronunciato da suo fratello le fece venire un brivido lungo la schiena e le fece ricordare la prima volta che si erano incontrati, fuori dalla casa di Valentine, lì dove suo fratello l’aveva amata già dal primo sguardo.
-Non mi aspettavi, fratello?- chiese, avvicinandosi.
-No, non credevo che saresti riuscita a trovarmi. Non credevo mi avresti cercato.-
-Il pennello è stato un grande indizio.- ammise, sorridendogli.
-Mi dispiace di avertelo portato via quella volta, mi ricordo di averti fatto piangere tanto per questo, ma volevo qualcosa che ti appartenesse, che mi ricordasse te, Valentine però non l’aveva vista allo stesso modo.-
-Ti ha punito per questo?- domandò, facendo un passo verso di lui.
-Sì, ma era mio padre e so che lo faceva per il mio bene.-
Clary osservò il viso del fratello e i suoi occhi neri persi in quel ricordo ed ancora una volta cercò di non perdere la concentrazione, poteva farcela nonostante l’odio che in quel momento le attraversava le vene al pensiero che i suoi genitori lo avessero abbandonato.
Entrambi.
 
Sono più simile a lui di quanto non abbia mai pensato.
 
-Jonathan no, quello non era per il tuo bene, era per i suoi scopi personali. Non era per te.-
-Cosa importa adesso?- le domandò, sfiorandole una guancia con la mano, -Qualsiasi cosa mi abbia fatto Valentine ormai è passata e mi ha reso quello che sono adesso.- concluse, guardandola come aveva sempre fatto.
-Non credevo che saresti arrivato fino in fondo.- sussurrò con un filo di voce.
-Ho sempre saputo che sarei arrivato alla fine ma l’unica incognita sei sempre stata tu.-
-Io?-
-Clarissa, secondo te perché ci sono due troni in questa sala?-
Lei lasciò vagare lo sguardo per qualche secondo su quelle sedie troppo grandi e si avvicinò nonostante tutto il corpo le urlasse di non farlo, vi passò sopra una mano e poi guardò suo fratello.
-Hai sempre sperato che mi unissi a te e governassi con te.- disse, semplicemente.
-Un uomo può sognare e sperare che la donna che ama lo seguirà fino in capo al mondo.-
Clary si morse il labbro ma non lasciò andare la spada, ancora stretta tra le sue mani.
 
-Credo che sia arrivato il momento della verità.- sussurrò cercando in se stessa la forza, cercando di non crollare e di non lasciarsi sopraffare dai sentimenti.
-Credo che tu sia stato la benedizione più grande che Valentine potesse darmi, un dono. Jonathan sei mio fratello e ti inseguire fino in capo al mondo, ed anche all’Inferno se fosse necessario, se fosse necessario per farti tornare da me, e ti amo ma non come tu ami me.
Lo sai.
Lo abbiamo sempre saputo ma questo non m’impedirà di fare quello che deve essere fatto.-
-Cosa deve essere fatto, Clarissa?-
-Salvarti, fratello mio, salvarti.- lasciò andare una singola lacrima ma non lasciò andare i suoi occhi neanche per un istante.
-Non puoi salvarmi, non posso più essere salvato e non devo essere salvato, Clarissa distruggerò Idris e non mi importa niente se distruggerò con essa tua madre o i tuoi amici, ma non lascerò che tu muoia, a prescindere dai tuoi desideri personali, dai tuoi sentimenti, non permetterò mai a nessuno di farti del male.-
-Lo so questo.-
Clary allungò una mano, la passò tra i suoi capelli quasi bianchi e poi sulla sua guancia spigolosa, percepì in lontananza le porte aprirsi ed immaginò che a breve i suoi amici l’avrebbero raggiunta, ma per questo non smise di guardarlo, non smise di sorridergli.
-Se più buono di quanto credi, Jonathan e non sei il mostro che ha creato Valentine, io riesco a vederti attraverso questi occhi neri e non ho paura di quello che vedo.-
-Dovresti averne.-
-Non ho paura di te, fratello.- sussurrò con decisione.
 
Strinse con ancora più sicurezza l’elsa della spada e si permise solo un momento per concentrarsi, per fare quello che andava fatto, per peparsi alle conseguenze, per prepararsi al fallimento.
Quando guardò suo fratello non vide il mostro, non vide l’aguzzino, ma vide un ragazzo con tutta la sua vita davanti agli occhi e lei lo avrebbe salvato a qualsiasi costo.
-Ti fidi di me?- gli sussurrò, così piano che per un secondo ebbe paura di non averlo detto.
-Ti fidi abbastanza da credere alle mie parole? Al mio amore per te? continuò, percependo il Fuoco Celeste fluire fuori dalla sua mano.
-Clarissa cosa stai cercando di dirmi?- le chiese, senza mai distogliere lo sguardo.
-Fidati di me.- concluse e in quel momento alzò Eosforos e con un semplice e veloce gesto lo trafisse all’altezza del cuore.
 
Vide immediatamente la sofferenza passare attraverso i suoi occhi, percepì quello stesso dolore attraverso la sua runa e crollò a terra con lui, in quel momento lasciò andare la spada e posò entrambe le sue mani alla base del suo collo e strinse forte, non l’avrebbe lasciato andare ora.
-Cosa hai fatto?-
-Voglio salvarti.- sussurrò tra le lacrime, -Posso salvarti.-
Percepì la presenza di Jace alle sue spalle e il suo sostegno fu di grandissimo aiuto in quel momento, doveva credere di avercela fatta, doveva sperare che ci fosse ancora la sua anima o il Fuoco Celeste lo avrebbe consumato.
Doveva credere che sotto il Demone c’era ancora suo fratello.
-Clarissa…-
-Sono qui Jonathan, io credo in te, non sei il mostro che Valentine ha creato, sei mio fratello e so che puoi vincere, non arrenderti, non farlo, combatti, combatti per me!- disse con più decisione.
Osservò gli occhi neri del fratello diventare lentamente del suo stesso colore, quel verde che le ricordava la collina vicino alla casa di Valentine, il verde di Idris, lo stesso verde dei suoi occhi.
-Potrai mai perdonarmi per tutto quello che ti ho fatto?-
Vide il suo petto alzarsi e abbassarsi sempre più velocemente, il respiro mozzarsi in gola e gli occhi cercare i suoi con tale disperazione e tale ardore che non riuscì a reprimere un singhiozzo.
-No no…-
 
Cos’ho fatto?! Non può morire, non può! Non posso perderlo di nuovo, non posso perdere mio fratello di nuovo, il mio parabatai.
“Hai fatto tutto il possibile.”
Non è vero, ho fallito.
“Provarci e fallire, non comporta il fallimento, tu non ti sei mai arresa con lui. Lo hai amato a prescindere.”
Ed adesso dovrò guardarlo morire.
 
 
 
 
Erchomai
 
Nella sua breve vita aveva dato per scontato che l’amore di sua madre fosse l’unica forma di amore che avrebbe mai conosciuto.
Si era stretta a lei e a Simon in quella che aveva sempre considerato la sua vita e se quel giorno Valentine non fosse spuntato dal nulla, ci avrebbe anche potuto credere, ci avrebbe costruito tutta la sua esistenza.
Solo che suo padre aveva pianificato in modo così diverso la sua stessa vita che alla fine ne era stata stravolta e a distanza di mesi, sapeva che non lo avrebbe mai rimpianto.
 
Clary Fray si era accontenta per lungo tempo, aveva deciso di seguire la corrente e di non correre rischi ma Clarissa Morgenstern era fatta di tutt’altra pasta: era coraggiosa, leale, instancabile, decisa ed era la figlia della Stella del Mattino, la più luminosa di tutte, la più crudele di tutte, la più agguerrita.
Forse suo padre non l’avrebbe amata abbastanza, non l’avrebbe amata neanche fra tutta una vita ma suo fratello sì.
Jonathan l’amava e anche se non nel mondo in cui un fratello amava la sorella, l’amava così tanto che per lei avrebbe smosso tutto l’Inferno e l’avrebbe anche portato sulla terra.
Per lei avrebbe smosso anche il Paradiso se avesse potuto.
E sapeva per certo che ci sarebbe riuscito in un modo o nell’altro.
Quello che però aveva imparato nel corso di quei mesi le aveva fatto capire che non si sarebbe arresa; come suo fratello aveva un obiettivo e lo avrebbe portato a termine in un modo o nell’altro.
Lo avrebbe salvato a qualsiasi costo.
Jonathan era una macchina da guerra, un demone ma il suo cuore le apparteneva, ed in fondo quell’amore che lui aveva condiviso con lei, quell’amore malato, insano, poteva essere la sua salvezza.
Lei poteva salvarlo.
Non avrebbe permesso che lo trascinasse negli Inferi, non avrebbe permesso che le scelte del padre ricadessero su di lui, ancora.
 
Clarissa Morgenstern sapeva che sarebbe stato difficile riuscire in quella missione, ma sapeva anche che Jace sarebbe stato accanto a lei, per tutto il tempo necessario.
Per tutta la vita, se gli Angeli glielo avessero concesso.
E se da quei mesi aveva imparato anche qualcosa altro lo doveva a Jace. La sua tenacia, la sua forza, la sua determinazione, la sua dedizione, l’avevano perseguitata notte e giorno, l’avevano convinta a credere che un mondo migliore esistesse e che lei ne avrebbe fatto parte, nonostante i suoi peccati.
Le aveva dato la possibilità di scegliere e lo avrebbe sempre scelto, fino alla fine dei suoi giorni.
In cuor suo sapeva però che senza Jace non sarebbe riuscita a concludere quella missione, senza il suo aiuto e senza il suo amore sarebbe rimasta sola e ne aveva un disperato bisogno, perché amare non voleva dire distruggere ed essere amati non voleva dire essere distrutti.
E loro lo avevano capito bene.
Lo avevano capito assieme.
Ed assieme sarebbero riusciti a riportare Jonathan dalla parte dei buoni.
 
-Non mi stanca mai questo spettacolo.- commentò Isabelle, alzando lo sguardo verso le Torri Antidemoni.
-La vista è sicuramente meravigliosa.- le fece eco Clary e cercò di scacciare i ricordi passati, le settimane trascorse in quella casa in mezzo al nulla con Jonathan e suo padre, doveva rimanere concentrata.
-Quanto tempo abbiamo prima che Jonathan ci attacchi con la sua armata?- domandò Alec.
-Non lo so, non ho idea di come farà ad entrare nuovamente ad Idris né se lo farà, ma dobbiamo fermarlo prima che tutto questo succeda.
Devo arrivare a lui prima che attacchi.-
-Per poi fare cosa?- domandò Magnus, -Come intendi fermarlo?-
 
-Voglio usare questa.- disse, mostrando la sua spada, l’ultimo regalo del fratello. Eosforos era l’arma più bella che avesse visto, sembrava fatta apposta per lei, peso, dimensioni, forma, era l’arma perfetta per Clarissa Morgenstern e lei l’avrebbe utilizzata a qualunque costo.
-Ma come?-
-Al momento giusto.- rispose, conservandola al suo posto.
Osservò Jace accanto a lei e lo vide annuire, dovevano muoversi in fretta, prima che la madre e gli altri li fermassero.
-Stasera firmeranno gli Accordi, ma dobbiamo andare via ora. Dobbiamo raggiungere un posto, penso che ci possa aiutare a farci trovare da Jonathan.- sussurrò, ai ragazzi.
-Quale posto?- chiese Izzy.
-La casa di Valentine, ci presenteremo lì.-
-Come farà a sapere che saremo lì? Cosa lo spingerà a venire da noi e non qui, a distruggere tutto?-
-Lasciate fare a me. Se saremo fortunati, andremo noi da lui.-
 
Clary osservò i suoi amici e sperò che si convincessero con le sue parole, in quei mesi aveva imparato così tanto su Jonathan che adesso e solo adesso sarebbe stata in grado di contrastarlo, in grado di salvarlo.
Non avrebbe mai dimenticato i suoi insegnamenti, le sue parole, la paura di perderla, l’amore che aveva letto così tante volte nei suoi occhi ma sapeva bene che suo fratello quello vero, quello da cui provenivano quei sentimenti era sepolto sotto quell’anima nera e solo lei sarebbe riuscito a salvarlo.
Non lo avrebbe abbandonato una seconda volta.
Non era sua madre.
Non avrebbe commesso lo stesso errore.
 
-Dividiamoci.- suggerì Jace, -Vi do le coordinate, così desteremo meno nell’occhio ed il Conclave non dovrà preoccuparsi di noi.-
-Ci vediamo ai confini.- concordò Alec, guardando Magnus e dando le spalle agli altri per poi allontanarsi.
-Andiamo.- Simon e Izzy seguirono il suo esempio e si allontanarono in silenzio.
-Clary.- la chiamò Jace.
-Clary?- domandò sua madre avvicinandosi.
 
-Non posso parlare adesso, Jace e io dobbiamo passare da un fabbricante d’armi e…-
-La spada che porti alla cinta appartiene ai Morgenstern da generazioni, come quella che possiede tuo fratello: erano il tesoro di vostro padre.
Siete le Stelle del Mattino, i più fieri e i più coraggiosi di tutti gli Shadowhunters, ma anche i più difficili da domare, da controllare.
Non ho abbandonato tuo fratello perché sono una cattiva madre, l’ho abbandonato perché Valentine aveva ucciso il mio bambino e lo aveva fatto diventare un mostro.
Ho nascosto a te la verità perché meritavi di meglio e ne sono ancora convinta, quindi non andare.
Non andare da tuo fratello, lascia che se ne occupi chi ne ha l’autorità.-
Clary si morse il labbro e scosse leggermente la testa e guardò sua madre con luce diversa, almeno ci provò, perché glielo doveva nonostante tutto.
-Se tu fossi rimasta, se tu avessi speso una minima parte del tuo tempo, e gli avessi donato una minima parte del tuo cuore, lo avresti salvato tanto tempo fa.
Mamma non ti odio, ma non commetterò il tuo stesso errore, non lascerò che il Demone prevalga.
Tuo figlio è ancora là dentro, sommerso da tutto quell’odio, da quella rabbia e dal potere ed io l’ho visto, ha fatto cose imperdonabili ma non le ha commesse veramente lui.
Lasciamelo fare.
Lasciamelo salvare, perché io posso salvarlo.-
-Dove trovi questa fede? Come puoi fidarti di lui?-
-Io mi fido delle mie capacità.- le rispose, prima di voltarle le spalle e raggiungere Jace.
 
***
 
Simon ed Isabelle guardarono in alto nel cielo, Alec e Magnus stavano parlando poco lontani quando Jace e Clary li raggiunsero di corsa in quella radura che per lungo tempo era stata la sua casa.
Fece qualche passo avanti e senza aggiungere altro varcò quella soglia.
L’odore che percepì era lo stesso che aveva trovato la prima volta: sapeva di sangue, ma sapeva anche di Jonathan e di Valentine.
Sapeva di quelle verità che sua madre le aveva nascosto per lungo tempo, sapeva di allenamento, di sudore e di fatica, sapeva di Clarissa e non le dispiacque più di tanto.
Rovistò tra i fogli e i libri che si trovavano sul tavolo, fregandosene di distruggere o di creare ancora più confusione.
-Cosa stai cercando?- le chiese Jace, facendole luce.
-Aspetta.-
Scosse la testa per la frustrazione ed aprì la porta della loro camera, ricordò se stessa stesa su quel letto a leggere il Codice, suo fratello sempre pronto a darle una spiegazione.
Represse tutti quei sentimenti e si diresse verso il letto di Jonathan, e senza pensarci due volte levò le lenzuola, il cuscino tutto, stava cercando qualcosa di cui ricordava poco e niente.
-Cosa sta facendo?- domandò Simon.
-Forse è impazzita.- gli fece eco Magnus.
-Sta cercando qualcosa.- aggiunge Iz, -Ma cosa?-
-Una volta ho sentito parlare mio fratello, credevo che stesse parlando con Valentine ma ero crollata per via di un allenamento e non c’ho fatto molto caso, ma ricordo le sue parole: “Se qualsiasi cosa dovesse andare male, se riuscissero a fermarci, se fallissimo, questo assicurerà a me e a Clarissa una via di fuga.”
Credevo che Valentine gli avesse suggerito un piano alternativo ma ricordo anche che stava tenendo un oggetto, qualcosa di sottile, qualcosa di magico.-
-Un regalo della Regina Seelie?-
-Forse!- esclamò sorpresa, -Forse si è assicurato un passaggio, una via di fuga…-
-E forse quel passaggio ci porterà da lui.- concluse Simon.
-Esatto.-
-Pensi che sia ancora qui?-
-Lo spero, il posto sembra conciato allo stesso modo dell’ultima volta che sono stata qui, quindi credo che avremmo buone possibilità.-
-Diamoci da fare.- Alec, entrò nella stanza e l’aiutò nella sua ricerca senza aggiungere altro.
-Magnus cosa dovremmo cercare secondo te?- chiese Izzy, rivolgendosi allo stregone.
-Si solito gli oggetti del popolo fatato sono cose insolite, come il campanello, sono oggetti su cui non scommetteresti niente e che per tale motivo il più delle volte sono difficili da trovare.
La Regina preferisce evitare che altri si impossessino dei suoi doni.-
-Ma conoscendo Jonathan, Clary cosa suggerisci?-
 
La ragazza in questione però non stava prestando la giusta attenzione, catturata da un semplice oggetto che per lei significava molto: un pennello.
Si ricordava ancora quella volta in cui sua madre, molto tempo fa, le aveva comprato un nuovo set di pennelli, aveva avuto sette o forse otto anni, ma li adorava, erano del colore dell’arcobaleno, tutti diversi, ma il suo preferito era quello verde, non se ne separava mai.
Fino al giorno in cui lo aveva perso.
Aveva pianto così tanto che gli occhi le avevano fatto male per giorni ma come tutto a quell’età era stato dimenticato, adesso però era di nuovo tra le sue mani, e un pezzo del suo cuore si incrinò a quella consapevolezza: Jonathan aveva preso quel pennello tanti anni fa, o forse era stato Valentine, ma a prescindere da chi, lo aveva trovato tra i suoi cassetti accuratamente conservato ed ebbe la strana e insistente idea che fosse quello l’oggetto misterioso.
Suo fratello aveva custodito un pezzo del suo passato e ne aveva fatto uno strumento per la fuga in caso di pericolo, e per lei aveva perfettamente senso.
-Pensi che sia questo?-
-C’è solo un modo per scoprirlo.- disse rispondendo a Jace, si alzò, ed asciugandosi velocemente una lacrima solitaria, uscì dalla casa ed osservò la pianura davanti a se.
-Deve funzionare.- sussurrò, strinse tra le mani quel pennello e seppe di stringere una parte dell’anima di suo fratello.
Quando lo lasciò cadere un po’ più avanti dei suoi piedi, credette di avere sbagliato tutto e il silenzio del bosco non le rendeva più facile l’attesa, Jace posò una mano sulla sua spalla, anche se solo per qualche secondo, prima che il Fuoco Celeste lo consumasse ma per lei fu abbastanza, e quando il portale si aprì davanti a loro, lo guardò estasiato.
Avevano trovato la via d’uscita.
Aveva trovato Jonathan.
-Clary ci sei riuscita!- esclamò Simon.
-Andiamo, non abbiamo tempo da perdere.-
-Ancora sicura di riuscirci, biscottino?-
-Sempre più convinta, Magnus.- dichiarò, facendo il primo passo verso suo fratello stretta nella morsa protettiva di Jace e dei suoi amici.
 
***
 
Lo spettacolo che si aprì davanti ai suoi occhi non assomigliava a nessun posto che avesse mai visto, anzi le diede la sensazione di osservare un mondo fatto di distruzione, di rancore, di morte.
Un brivido le attraverso la schiena, e in cuor suo seppe che quel mondo era solo una proiezione dell’anima nera di suo fratello, quell’anima che lei avrebbe salvato.
Osservò il palazzo stagliarsi davanti a lei, immerso in quella malvagità e in quell’oscurità e si preparò ad affrontare la sua battaglia finale.
S’incamminarono in silenzio, e riuscì a percepire come tutti fossero pronti per un eventuale attacco, pronti a sconfiggere qualsiasi demone si frapponesse tra loro e il palazzo.
Quel posto sembrava essere una rappresentazione di cosa fossero ora i Morgenstern: nulla se non polvere, macerie e distruzione.
Clary immaginò quel posto pieno di luce, pieno di colori e immaginò se stessa mentre lo disegnava, pieno di vita, un po’ come le Stelle del Mattino ma sapeva altrettanto bene che la loro stella sarebbe risultata davvero luminosa solo con la caduta e quel pianeta ne era una chiara dimostrazione.
Un rumore lontano la fece bloccare e senza pensarci due volte brandì una spada angelica tra le mani, osservò tutti i suoi amici dotarsi di armi e prepararsi, magari chiunque li avrebbe attaccati si sarebbe fatto da parte una volta visto lei ma dovette ammettere a se stessa che il suo desiderio non era stato realizzato.
Alcuni guerrieri di Jonathan li accerchiarono velocemente ed immaginò che il fratello non la stesse aspettando, sapeva perfettamente che l’idea di vederla ferita l’avrebbe distrutto ma strinse i pugni, non sarebbe morta prima di salvarlo.
-Clary cerca di aprirti un varco.- le urlò Alec, -Noi ti copriamo le spalle.-
-Biscottino, veloce.- la incoraggiò Magnus.
Allora Clary invece di richiamare l’anima della spada, prese il suo stilo, velocemente com’era diventata nel corso dei mesi disegno una runa diversa dalle altre sulla mano e quando alcuni Ottenebrati provarono a colpirla finirono lontano da lei, scaraventati via come se fossero niente.
-Più efficace di così non si può.- commentò tra se e se.
-Ithuriel.- sussurrò animando la spada, come tributo a quell’angelo che le aveva donato quello straordinario potere.
Jace parò un colpo davanti a lei e solo in quel momento si fece avanti, parò e schivò e trafisse senza pensarci, doveva arrivare da suo fratello prima che quei pazzi del suo esercito, del loro esercito, arrivassero ad Alicante assieme ai Demoni.
Doveva fermare quella guerra prima ancora che iniziasse.
 
Del resto tutto è iniziato con Valentine e i suoi esperimenti.
“Tutto è iniziato con i Morgenstern e con noi finirà.”
 
Si lanciò a terra e percepì la roccia graffiarle le mani e le ginocchia, alzò la mano destra in tempo e fermò l’assalto del nemico.
Si alzò senza alcuna esitazione e con tutta la sua forza lo spinse via, non voleva uccidere persone che avrebbe potuto salvare ma quell’attimo di esitazione la distrasse abbastanza da essere ferita alla schiena da un altro Ottenebrato.
Non urlò, non gridò, era diventata brava a gestire il dolore e la paura in battaglia. Jonathan era stato un bravo insegnante ma ciò nonostante non riuscì a bloccare la sua spada e trafisse l’uomo che aveva davanti.
Forse non sarebbe riuscita a salvarli tutti.
In quell’attimo di consapevolezza iniziò a correre verso il palazzo mentre una morsa di rimpianto le trafisse il petto, stava lasciando i suoi amici a combattere, senza di lei, quando loro erano lì per lei, per sostenerla in quella missione, in quel salvataggio.
-Clary non ti fermare!- Isabelle urlò quando vide la sua esitazione.
Simon con la velocità di un vampiro la raggiunse, le pose le mani sulle spalle e strinse forte.
-Trova tuo fratello e fa quello per cui siamo venuti, salva tuo fratello. Non possiamo farlo né io né Jace né nessuno di loro ma solo tu, quindi vai, ti raggiungiamo tra cinque minuti.-
-Negli ultimi cinque minuti della mia vita sono stata fatta prigioniera da Lilith.-
-Sei più forte di prima Fray e non devo essere io a ricordartelo.-
-No, forse no ma è servito.- sussurrò, percependo la forza del suo amico e la forza di tutti gli altri.
Li guardò un’ultima volta e poi aprì il pesante portone del palazzo senza mai voltarsi indietro, avrebbe salvato anche loro.
 
Delle fiaccole illuminavo l’interno del palazzo e cercò di non farsi distrarre dalla sua magnificenza, da quella bellezza nascosto dal lato oscuro delle cose, dal lato che a suo fratello era sempre e tanto piaciuto.
Si avviò decisa per il corridoio principale, non aveva idea di dove l’avesse trovato ma sperava con tutta se stessa che la runa parabatai la portasse da lui, la portasse alla finte di tutto il suo dolore e allo scopo della sua vita.
Perché solo adesso aveva capito.
Era stata portata da Valentine nella vita di suo fratello non per assisterlo, non per aiutarlo in quella folle impresa contro il Conclave e il mondo ma per salvarlo.
Sua madre le aveva negato la verità per tutti quegli anni e suo padre l’aveva resa libera dalla sua prigione invisibile, donandole il dono più grande che quel tipo di genitore le avrebbe mai dato: la possibilità di fare la differenza; ed adesso avrebbe fatto la differenza, Valentine l’aveva addestrata per le ragioni sbagliate, per i motivi sbagliati e non l’aveva mai capito.
L’aveva resa solo più forte, più determinata a portare a termine il suo scopo.
A tutti i costi.
Percepì i suoi passi rimbombare per tutto il corridoio e per quelle pareti così alte che le avrebbe fatto male il collo ad osservarle ma non si fermò neanche a riprendere fiato e dopo aver svoltato a destra un ampio salone si aprì davanti a lei.
Osservò con attenzione due troni messi a poca distanza l’uno dall’altro, notò immediatamente le finestre alle loro spalle che davano all’esterno e la schiena di suo fratello contratta in una posa glaciale, piena di tensione e di rabbia.
 
Clarissa inghiottì il groppo e strinse la mano intorno ad Eosforos e fece un passo avanti e in quel momento Jonathan si girò per guardarla.
-Clarissa?- il suo tono meravigliato la colpì dritta al cuore ma s’impose di non fermarsi, nonostante il suo nome pronunciato da suo fratello le fece venire un brivido lungo la schiena e le fece ricordare la prima volta che si erano incontrati, fuori dalla casa di Valentine, lì dove suo fratello l’aveva amata già dal primo sguardo.
-Non mi aspettavi, fratello?- chiese, avvicinandosi.
-No, non credevo che saresti riuscita a trovarmi. Non credevo mi avresti cercato.-
-Il pennello è stato un grande indizio.- ammise, sorridendogli.
-Mi dispiace di avertelo portato via quella volta, mi ricordo di averti fatto piangere tanto per questo, ma volevo qualcosa che ti appartenesse, che mi ricordasse te, Valentine però non l’aveva vista allo stesso modo.-
-Ti ha punito per questo?- domandò, facendo un passo verso di lui.
-Sì, ma era mio padre e so che lo faceva per il mio bene.-
Clary osservò il viso del fratello e i suoi occhi neri persi in quel ricordo ed ancora una volta cercò di non perdere la concentrazione, poteva farcela nonostante l’odio che in quel momento le attraversava le vene al pensiero che i suoi genitori lo avessero abbandonato.
Entrambi.
 
Sono più simile a lui di quanto non abbia mai pensato.
 
-Jonathan no, quello non era per il tuo bene, era per i suoi scopi personali. Non era per te.-
-Cosa importa adesso?- le domandò, sfiorandole una guancia con la mano, -Qualsiasi cosa mi abbia fatto Valentine ormai è passata e mi ha reso quello che sono adesso.- concluse, guardandola come aveva sempre fatto.
-Non credevo che saresti arrivato fino in fondo.- sussurrò con un filo di voce.
-Ho sempre saputo che sarei arrivato alla fine ma l’unica incognita sei sempre stata tu.-
-Io?-
-Clarissa, secondo te perché ci sono due troni in questa sala?-
Lei lasciò vagare lo sguardo per qualche secondo su quelle sedie troppo grandi e si avvicinò nonostante tutto il corpo le urlasse di non farlo, vi passò sopra una mano e poi guardò suo fratello.
-Hai sempre sperato che mi unissi a te e governassi con te.- disse, semplicemente.
-Un uomo può sognare e sperare che la donna che ama lo seguirà fino in capo al mondo.-
Clary si morse il labbro ma non lasciò andare la spada, ancora stretta tra le sue mani.
 
-Credo che sia arrivato il momento della verità.- sussurrò cercando in se stessa la forza, cercando di non crollare e di non lasciarsi sopraffare dai sentimenti.
-Credo che tu sia stato la benedizione più grande che Valentine potesse darmi, un dono. Jonathan sei mio fratello e ti inseguire fino in capo al mondo, ed anche all’Inferno se fosse necessario, se fosse necessario per farti tornare da me, e ti amo ma non come tu ami me.
Lo sai.
Lo abbiamo sempre saputo ma questo non m’impedirà di fare quello che deve essere fatto.-
-Cosa deve essere fatto, Clarissa?-
-Salvarti, fratello mio, salvarti.- lasciò andare una singola lacrima ma non lasciò andare i suoi occhi neanche per un istante.
-Non puoi salvarmi, non posso più essere salvato e non devo essere salvato, Clarissa distruggerò Idris e non mi importa niente se distruggerò con essa tua madre o i tuoi amici, ma non lascerò che tu muoia, a prescindere dai tuoi desideri personali, dai tuoi sentimenti, non permetterò mai a nessuno di farti del male.-
-Lo so questo.-
Clary allungò una mano, la passò tra i suoi capelli quasi bianchi e poi sulla sua guancia spigolosa, percepì in lontananza le porte aprirsi ed immaginò che a breve i suoi amici l’avrebbero raggiunta, ma per questo non smise di guardarlo, non smise di sorridergli.
-Se più buono di quanto credi, Jonathan e non sei il mostro che ha creato Valentine, io riesco a vederti attraverso questi occhi neri e non ho paura di quello che vedo.-
-Dovresti averne.-
-Non ho paura di te, fratello.- sussurrò con decisione.
 
Strinse con ancora più sicurezza l’elsa della spada e si permise solo un momento per concentrarsi, per fare quello che andava fatto, per peparsi alle conseguenze, per prepararsi al fallimento.
Quando guardò suo fratello non vide il mostro, non vide l’aguzzino, ma vide un ragazzo con tutta la sua vita davanti agli occhi e lei lo avrebbe salvato a qualsiasi costo.
-Ti fidi di me?- gli sussurrò, così piano che per un secondo ebbe paura di non averlo detto.
-Ti fidi abbastanza da credere alle mie parole? Al mio amore per te? continuò, percependo il Fuoco Celeste fluire fuori dalla sua mano.
-Clarissa cosa stai cercando di dirmi?- le chiese, senza mai distogliere lo sguardo.
-Fidati di me.- concluse e in quel momento alzò Eosforos e con un semplice e veloce gesto lo trafisse all’altezza del cuore.
 
Vide immediatamente la sofferenza passare attraverso i suoi occhi, percepì quello stesso dolore attraverso la sua runa e crollò a terra con lui, in quel momento lasciò andare la spada e posò entrambe le sue mani alla base del suo collo e strinse forte, non l’avrebbe lasciato andare ora.
-Cosa hai fatto?-
-Voglio salvarti.- sussurrò tra le lacrime, -Posso salvarti.-
Percepì la presenza di Jace alle sue spalle e il suo sostegno fu di grandissimo aiuto in quel momento, doveva credere di avercela fatta, doveva sperare che ci fosse ancora la sua anima o il Fuoco Celeste lo avrebbe consumato.
Doveva credere che sotto il Demone c’era ancora suo fratello.
-Clarissa…-
-Sono qui Jonathan, io credo in te, non sei il mostro che Valentine ha creato, sei mio fratello e so che puoi vincere, non arrenderti, non farlo, combatti, combatti per me!- disse con più decisione.
Osservò gli occhi neri del fratello diventare lentamente del suo stesso colore, quel verde che le ricordava la collina vicino alla casa di Valentine, il verde di Idris, lo stesso verde dei suoi occhi.
-Potrai mai perdonarmi per tutto quello che ti ho fatto?-
Vide il suo petto alzarsi e abbassarsi sempre più velocemente, il respiro mozzarsi in gola e gli occhi cercare i suoi con tale disperazione e tale ardore che non riuscì a reprimere un singhiozzo.
-No no…-
 
Cos’ho fatto?! Non può morire, non può! Non posso perderlo di nuovo, non posso perdere mio fratello di nuovo, il mio parabatai.
“Hai fatto tutto il possibile.”
Non è vero, ho fallito.
“Provarci e fallire, non comporta il fallimento, tu non ti sei mai arresa con lui. Lo hai amato a prescindere.”
Ed adesso dovrò guardarlo morire.
 
 
 
 

∞Angolo autrice: Ciao a tutti!! ^^
Dopo tempo immemore torno a completare questo lavoro, purtroppo dopo tutto questo tempo le aspettative avute all'inizio tendono sempre a svanire o diminuire drasticamente e mi dispiace veramente di non essere stata così costante come mi ero ripromessa.
Però è anche vero che poter completare questa storia nonostante tutto il tempo trascorso mi permette di fare pace con la coscienza, quindi venendo a noi, questo sarà il penultimo capitolo!
Vi ho stupiti?!
Bé io mi sono meravigliata di me stessa ma spero che vi piaccia.
Spero che questa storia nel suo piccolo e nel lungo tempo vi abbia permesso di conoscere un'altra Clary, più Morgenstern che Fray, e spero vivamente che un pò l'abbiate amata.
Vi lascio senza spoiler, ma con una chicca: sto per pubblicare una mini-long molto Clabastian/Clastian (non sono molto sicura di come si scriva, sono onesta), la prima che scrivo da questo punto di vista e insomma mi piacerebbe la vostra opinione <3
XOXO
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: _Giuls17_