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Autore: Nena Hyuga    24/05/2018    1 recensioni
“Ad ogni modo non preferivi le ragazze con i capelli corti?” continuò Kuroo che si beccò un’occhiataccia da Nobuyuki, tentato di mollargli un calcio sotto il tavolo.
“Uhm, sì. Perché dici?”
“...Yakkun.”
“Che c’è?”
“Ti sei reso conto che Alisa-chan e Lev sono l’uno la fotocopia dell’altra?”
“Beh, sono fratelli, si somigliano.”
“E Lev è Alisa-chan con i capelli corti?” la voce del moro divenne un flebile borbottio esasperato, mantenuto ad un tono di voce adeguatamente basso per non essere cacciato dalla biblioteca.
Seguì un momento di silenzio religioso, una pausa che durò fin troppo per le coronarie di Yaku che realizzò la gravità delle parole del capitano ed ebbe paura di incrociarne gli occhi felini –sicuramente divertiti e con un ghigno stampato in faccia da fargli venire voglia di prenderlo a schiaffi-.
“...ti prego, non lo dire in giro.”

Riesco finalmente a pubblicare la mia prima LevYaku ~ diamo più amore a questi micini della Nekoma!
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Lev Haiba, Morisuke Yaku, Nekoma, Tetsurou Kuroo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ossitocina: spiegazioni scientifiche e razionali all’amore


 
 
 
 
 
Parte uno – Biochimica, nerd ed esseri monocellulari
 
 
Kuroo bevve un lungo sorso dalla borraccia ed osservò la medesima scena che gli si presentava davanti da qualche mese.
Se avesse saputo che lasciar entrare in squadra un cucciolo troppo cresciuto avrebbe comportato un notevole aumento del chiasso ed il disturbo della loro vaga quieta pubblica, Tetsurou si sarebbe opposto più fermamente all’idea del loro coach.
Del resto avevano Inuoka come centrale, aveva anche più esperienza, non era un diamante grezzo da lavorare -o un “cucciolo da addestrare”, come preferiva definirlo qualcun altro-.
Come se non bastasse, oltre all’incremento del rumore inversamente proporzionale alla pazienza di Kenma, bisognava citare il problema più grave che scatenava l’esasperazione del capitano, ossia la totale perdita di controllo del loro libero.
Non che Yaku fosse famoso per il suo self-control, Yamamoto ne sapeva qualcosa, ma di fronte a Lev sragionava completamente.
Tetsurou non poteva nemmeno godersi la loro meritata pausa di cinque minuti in santa pace, che mentre sorseggiava dalla bottiglietta sentì in sottofondo le urla isteriche di Yaku che riprendeva per l’ennesima volta il novellino della Nekoma.
“Non dovresti andare a mitigare la situazione? Yaku è più furioso che mai e Lev non si regge in piedi.” Kai interruppe il suo flusso di pensieri.
“Oh, sarebbe un bel dilemma se il nostro spilungone non potesse più muoversi.” commentò atono il moro, guardando verso un punto non ben precisato della palestra che non incrociasse i due compagni di squadra incriminati.
“Seriamente...”
“Non c’è motivo per cui io debba mettermi in mezzo quando un senpai impartisce una lezione al proprio inesperto ed adorato kohai del primo anno. Yakkun è...”
Si udì un boato, il suono di qualcosa –o qualcuno- che cadeva accompagnato da un urlo di disperazione.
Kai scostò lo sguardo per rivolgergli un’occhiata veemente.
Kuroo sospirò e fece schioccare la lingua al palato in un suono secco.
“Forse è il caso che io intervenga, sì.” asserì prima che il buon Nobuyuki potesse apostrofarlo di nuovo.
Poggiò a lato della palestra la borraccia e batté forte le mani una singola volta, sufficiente per attirare su di sé l’attenzione di ogni giocatore, compresi i due litiganti.
“Quando si fa una pausa l’esonero dal toccare la palla è esteso a tutti. Riposatevi e recuperate quanto più potete, è un ordine.” asserì serio, mantenendo un tono autoritario.
Yaku smise subito di tormentare Lev sulle ricezioni e lo lasciò respirare.
Kuroo ghignò sardonico e Nobuyuki non fu abbastanza lesto da fermarlo prima che potesse scatenare di nuovo la furia del piccoletto del terzo anno.
“Per la cronaca, mi riferisco soprattutto a voi due che bisticciate come due sposini anche durante i cinque minuti di break.”
Kai si schiaffò entrambe le mani sul viso quando la palestra iniziarono a risuonare le imprecazioni del loro libero, ma fu sollevato alla vista di Lev che respirava e beveva dalla bottiglietta portatagli da Fukunaga, sicuramente mosso da compassione nel vedere il centrale sull’orlo del baratro.
Per lo meno le ire di Yaku avevano cambiato bersaglio e Kuroo poteva definirsi il salvatore di Haiba anche per quella sera.
 
 
A fine allenamento ecco che a Tetsurou si presentava di fronte il secondo ripetitivo scenario che rigorosamente prendeva vita.
Lev si avvicinò meno baldanzoso del solito a causa della stanchezza, ma in quanto capitano e senpai del terzo anno non poté fare a meno di notare il genuino entusiasmo con cui si atteggiava. Era giovane e volenteroso, glielo riconosceva.
“Kuroo-san, come sono stati i miei muri oggi?” domandò, attendendo impaziente.
Tetsurou se lo figurò come un cagnolone scodinzolante e dovette attingere ad ogni briciolo di serietà per non scoppiare a ridere.
Per quanto avrebbe voluto tormentarlo e fargli la sua solita ramanzina sull’impegnarsi a migliorare le sue ricezioni e non solo le schiacciate ed i muri, il moro era altrettanto fiacco ed aveva bisogno di andare a fare una doccia.
“Fai ancora fatica a leggere l’alzata dell’avversario, ma suppongo sia questione di allenamento e di esperienza.”
Lev sorrise, serrò il pugno e fece un gesto di vittoria piuttosto silenzioso per uno come lui. Subito dopo si guardò le spalle per constatare che gli altri membri della Nekoma si stessero dirigendo ai box doccia.
Tetsurou attese, era lampante che avesse ancora qualcosa da dirgli.
“Kuroo-san.”
“Che c’è, Lev? Sono stanco.”
“Pensi che Yaku-san sia ancora arrabbiato con me?”
Kuroo inarcò un sopracciglio.
Quella domanda lo colse alla sprovvista.
“Beh, Yaku è sempre arrabbiato. Forse con te più di chiunque altro.”
“Quindi sono un po’ speciale?” a Haiba si illuminò il viso.
Il capitano percepì la frenesia con cui il mezzo russo parlava, i suoi occhi si erano ravvivati in un lampo al nominare Morisuke ed il farlo sentire unico nel suo genere, anche se non propriamente in senso positivo, lo aveva fomentato.
“La tua ingenua stupidità è speciale, Lev. Sei quasi adorabile se non fosse per il tuo continuo blaterare.”
“Magari la prossima volta anche lui si accorgerà dei miei miglioramenti.” continuò imperterrito, ignorando le parole del moro che lo fissò spaesato.
Alzò le spalle e sospiro pesantemente prima di dare una pacca a Haiba per spingerlo verso le docce.
“Muoviti, Lev. Vai a cambiarti e torna a casa subito, capito? Oh, e saluta Alisa-chan~” concluse con un sorrisetto che l’argenteo non colse.
Una volta assicuratosi che tutti ebbero svuotato la baracca e nessuno fosse rimasto chiuso nel bagno, Kuroo si caricò in spalla il borsone e fece tintinnare le chiavi attendendo che i compagni fossero usciti dallo spogliatoio.
In quanto studenti più anziani, Kuroo, Yaku e Kai si assicuravano di essere sempre gli ultimi a lasciare la stanza del club così da sprangare le porte.
Il capitano si guardò intorno per assicurarsi che Kenma li seguisse e non fosse rimasto nello sgabuzzino a giocare, ma notò con sollievo che si trovava in disparte a pochi passi dal terzetto.
Portò le mani ad intrecciarsi dietro la nuca e rallentò l’andatura per poter avvicinarsi a Morisuke con finta nonchalance.
Yaku lo adocchiò immediatamente e Nobuyuki sospirò affranto avvertendo aria di bisticcio in arrivo.
"Sai, Yakkun, dovresti provare a fare qualcosa di più carino per Lev così che io mi levi di torno quel fastidio di sentirlo chiedere complimenti indiretti da parte tua.”
Tetsurou non aveva tempo per fare giri di parole e nascondere che Haiba domandava espressamente cosa pensasse il libero; se da una parte Lev era considerato un sempliciotto, la cocciutaggine di Morisuke non era da meno e l’unico modo per fargli capire i concetti era andare dritto al punto.
"Perché vuole dei complimenti? Non mi pare se li meriti."
Kenma divenne improvvisamente interessato al discorso, annuendo con un’insolita convinzione alle parole del piccoletto.
"Anche un semplice incoraggiamento andrebbe bene pur di togliermelo di torno.”
“Potrebbe funzionare per spronarlo a fare del suo meglio, Kuroo non ha tutti i torti.” si intromise Kai, guadagnandosi un’occhiata commossa da parte del capitano.
L’intervento di Nobuyuki fu fondamentale per invitare Yaku a riflettervi seriamente.
"Cosa dovrei fare allora?"
"Perché non provi a fare come con Inuoka e gli dai un buffetto sulla testa? Con lui e Shibayama funziona." suggerì Kuroo con disinteresse.
“Come con i cani.” bofonchiò Kozume dalle retrovie, frase che Tetsurou sapeva non voler essere una battuta, ma che scatenò in lui una risata sgraziata.
"Non ci arrivo. Lev è troppo alto." incrociò le braccia al petto come se fosse un caso perso ed archiviato.
"Anche Inuoka è parecchio più alto di te..." gli fece notare Kai, rimarcando che il suo tentativo di eludere il problema era stato sventato in un attimo.
"E che devo farci se è uno spilungone senza cervello che non sa chinarsi?!"
"Probabilmente è il suo istinto di sopravvivenza e ha paura che tu lo prenda a calci se cercasse di chiedere un tuo incoraggiamento mentre si abbassa." commentò Tetsurou il quale aggrottò la fronte e sbuffò dinnanzi alla dimostrazione di testardaggine di Morisuke.
Camminavano lenti verso la stazione, Kuroo prese gusto nel constatare quanto quell’argomento lo impensierisse e si lasciò sfuggire un ghigno divertito alla sua espressione corrucciata.
"Non pensavo che Lev potesse essere così complesso."
"Sei tu ad essere complicato, non quell'essere monocellulare.”
"Bada a come parli, Mister capelli arruffati!”
"Ohi, Demone-senpai, ti stavamo dando dei consigli utili!”
“Ci risiamo, lo sapevo.”
Kai si premurò di inserirsi fra di loro per poi spingere con gentilezza Yaku qualche passo più avanti per dividerli fisicamente.
“Perché non gli dai un calcio sugli stinchi così si piega e la testa arriva alla tua altezza?”
La voce greve e piatta di Kenma spiazzò i tre titolari i quali si ammutolirono per alcuni secondi e l’unico suono udibile divenne la sinistra musichetta metallica della psp.
“Ti prego, chiedigli semplicemente di abbassarsi.” lo implorò Nobuyuki.
“Kenma, sei un po’ troppo brutale con Lev. Non sarà colpa di quei videogiochi?” Kuroo tentò di rubargli la console, ma l’occhiata seccata del biondo lo fece desistere ed alzò le mani in segno di resa istantanea.
“Bene, per oggi abbiamo finito! Buona serata, ragazzi!” li salutò Kai che deviò dalla stazione assieme a Yaku, nella direzione opposta a quella di Kuroo e Kenma diretti a prendere il loro treno per tornare a casa.
Nonostante per il moro sarebbe valsa la pena fare un tentativo, per una volta seguì i principi morali della sua posizione di capitano sentendosi fiero di sé e di non aver infierito su Haiba –o su Yaku-.
“Smettila di fare quella faccia, sei inquietante.” asserì il biondo al quale non occorse nemmeno distogliere lo sguardo dalla psp dato che poté figurarsi perfettamente il ghigno risoluto ed orgoglioso stampato sul viso del moro.
“Che faccia avrei fatto!?” domandò colto alla sprovvista, non sapendo se sentirsi offeso o meno.
“Quella di chi è orgoglioso di essere riuscito a non farsi sfuggire una sciocchezza di bocca.”
“Ma non ho fiatato! E non stavo facendo nessuna faccia strana!”
“Sì, l’hai fatta.”
“Non è vero.”
“Sì. Ti ho visto.”
“No, è impossibile! Stavi guardando la psp!”
“Ti ho visto dal riflesso dello schermo.” Kenma picchiettò il dito sul vetro principale.
“Oh.”
Vi fu un momento durante il quale Kuroo elaborò come Kozume fosse stato davvero in grado di beccarlo ad atteggiarsi nel mentre in cui salivano sul mezzo.
“Kenma, non puoi avermi visto sul monitor della console nemmeno fossi un basilisco! Era buio per strada!”
Il biondo arricciò di poco le labbra, ma non alzò gli occhi nocciola dallo schermo.
“Eh...”
 
 
Quel giorno avrebbero avuto doppia sessione di allenamenti: un’ora alla mattina prima di iniziare le lezioni e dopo pranzo.
Kuroo non vedeva la fine di quella giornata interminabile, ed aveva delle occhiaie spaventose per aver studiato fino a tardi e per essersi dilungato al telefono.
Sbadigliò e si stiracchiò prima di affondare i denti sulla brioche al cioccolato.
Si era appoggiato con la schiena al corrimano del lungo corridoio che collegava le classi del terzo anno, Kai si era fermato accanto a lui per sorseggiare un succo alla pera e Kenma li aveva raggiunti per evitare di essere reperibile a Lev che lo tartassava costantemente, ma soprattutto per sfuggire al chiasso che Yamamoto sembrava non potesse fare a meno di causare mentre chattava con il numero 5 della Karasuno.
Tetsurou era consapevole che Kozume si sforzava di salire ben due rampe di scale per stare con loro solo perché se Lev l’avesse tampinato e si fosse trovato di fronte a Yaku di certo avrebbe cambiato obiettivo lasciandolo in pace.
Kuroo si stupiva ogni volta nel constatare quanto fosse furbo il loro “cervello”, di quanto minuziosi e ben calibrati fossero i suoi piani per sfuggire alle seccature quotidiane. Se solo avesse messo nella pallavolo lo stesso fervore che sfruttava per evadere dalle responsabilità, sarebbe di certo diventato un giocatore d’elite.
In vista dei test finali ed a causa degli allenamenti sfiancanti, nessuno aveva il cuore di interagire in alcun modo e si godettero in sacrosanto silenzio i loro spuntini di metà mattinata, altro punto a favore della presenza di Kenma.
Quiete che però turbata dall’arrivo di Yaku che li raggiunse sbucando di fretta e furia dalla propria classe.
Si poggiò vicino a Tetsurou, occupando il suo fianco sinistro, e puntò gli occhi verso un punto imprecisato della parete dopo aver conficcato la cannuccia nel succo con la stessa intensità con cui avrebbe potuto stilettare un essere umano. I presenti sospettarono che un buon candidato potesse essere il loro centrale novellino.
“Stamane ho provato a fare come mi hai suggerito. Ho chiesto a Lev di abbassarsi per dirgli che si era impegnato parecchio durante l’allenamento mattutino.” iniziò convinto senza nemmeno salutare.
“Oh?” mugugnò Kuroo in risposta ed anche gli altri si misero in ascolto.
“Lui si è accovacciato di fronte a me.”
“Yaku, no.”
“E’ stato più forte di me e gli ho mollato un calcio sul sedere! Come osa quell’idiota inginocchiarsi? Come se fossi così basso poi!”
Con la coda dell’occhio vide una parvenza di ghigno spuntare sulle labbra dell’alzatore.
“Kenma, non gongolare!” lo riprese il moro.
Un solidale Nobuyuki diede una pacca sulla spalla a Yaku prima di accorgersi che il viso del loro libero aveva assunto una curiosa sfumatura rosea.
“Si è piegato e mi è arrivato a tanto così dalla faccia! Ma che voleva fare quel disgraziato?!” tuonò imbarazzato ed indicando con le dita una manciata di centimetri, quelli che Lev doveva aver sfidato nell’essersi avvicinato troppo.
Kuroo ormai era rassegnato all’idea che un tipo cocciuto come Morisuke non avrebbe mai collegato quel genere di atteggiamento da parte di Haiba a dei sentimenti che, a quanto pareva, erano condivisi per quanto non recepiti.
Ma non poteva di certo spiegare al piccoletto che l’imbarazzarsi per un simile gesto significava che c’era del tenero e doveva solo fare chiarezza con sé stesso: quel genere di discorsi melensi sui sentimenti non erano nelle corde di uno il cui motto era “Non indorare la pillola: quando una persona fa schifo in qualcosa allora devi dire che fa schifo!”.
“Yakkun, cosa provi quando stai vicino a Lev?” domandò diretto.
Da qualche parte doveva pur cominciare a farlo ragionare.
“Uhm...all’inizio vorrei essere gentile, ci provo! Vorrei dirgli che è stato bravo e sostenerlo, ma poi lui si avvicina e...”
“Continua.”
“E sento la faccia andare a fuoco, soprattutto quando supera un certo limite. Perché diavolo deve avvicinarsi così, eh? Non sono sordo!”
“Sospetto non lo faccia perché pensa tu sia sordo...” lo corresse Nobuyuki per puntualizzare in caso Morisuke non avesse colto il suggerimento.
“A volte mi irrita così tanto che ho mal di pancia, specie durante gli allenamenti quando so che dovrò vederlo prima di iniziare le lezioni o dopo pranzo. Anche quando lo becco aggirarsi con la sua grazia di un elefante lungo i corridoi mi assale un senso di nausea e mi si chiude lo stomaco.”
“...deve essere grave. Forse serve un medico, magari uno psichiatra per Lev...”
“Kenma, non fare dell’ironia spiccia che con degli idioti come Lev e Yakkun nessuno dei due ti capirebbe!”
“Allora spiegaglielo tu con i tuoi chiari discorsi sul sangue che circola nelle vene per arrivare al cervello.”
Ma per quanto quella volesse essere una presa in giro, Kenma diede a Kuroo l’input che cercava.
Tetsurou schioccò le dita come se fosse giunto all’illuminazione improvvisa ed ammiccò all’amico d’infanzia che si volle mordere la lingua per non essere rimasto zitto come suo solito.
"Yakkun, hai mai sentito parlare dell'ossitocina?"
“Se partivi dall’ape ed i fiori era uguale.”
“Kenma, non mi aiuti!” perché tirava fuori tanta acidità solo quando si trattava di Lev? Kuroo avrebbe giurato di vederlo cambiare persino espressione.
"Sembra una brutta parola inventata da te per prendere in giro qualcuno."
"Nah, non oserei mai." replicò offeso, una mano all’altezza del cuore in un gesto melodrammatico.
Nobuyuki inarcò scettico un sopracciglio, malafede condivisa dal libero.
"Kuroo, non è che il tuo sedere sia ad un'altezza diversa da quella di Lev per prenderti a calci..."
"Oh, beh, dato che il nostro Demone-senpai non ha la più pallida idea di cosa gli stia accadendo, glielo spiegherò con il potere della scienza. L'ossitocina è un peptide composto da nove amminoacidi, in sostanza è una molecola all'interno del nostro corpo, un ormone che si dice essere responsabile della felicità di quando si è innamorati. Lo chiamano anche l'ormone dell'amore o della felicità."
Kuroo si fermò per  una pausa ad effetto studiata, meritandosi una smorfia di disapprovazione da parte di Kozume.
"Quindi se provo mal di pancia quando sto vicino a Lev è colpa dell'ossitocina? Ed io che pensavo fosse dovuto all'irritazione e la voglia di prenderlo a schiaffi perché qualsiasi cosa faccia o è troppo chiassoso o non si dà da fare su ciò in cui è carente..."
“Mi chiedo perché non ho optato per la vecchia metafora delle farfalle nello stomaco, ma mi sembrava troppo cliché.” brontolò un Tetsurou sulla crisi di nervi.
"E questo cosa c'entra con me? Ti sembro forse contento di dover badare tutto il tempo a quel mentecatto?" rimbrottò il castano che incrociò le braccia al petto con un’espressione ancora più pensierosa in volto.
Per quanto Kuroo conoscesse il lato manesco di Yaku, quell’affermazione lo lasciò spiazzato e privo di altre risposte colte e forbite da dare che avrebbero fatto chiarezza sui sentimenti di Morisuke, anche a rischio della sua stessa vita e dei suoi stinchi ad altezza calcio.
Ignorò il flebile “Te lo avevo detto” di Kenma e si schiaffò le mani sulla fronte, guadagnandosi una pacca amichevole da Kai, ormai promosso a dispensatore di conforto.
"Nel mio contratto di capitano non c'era scritto che sarei stato anche terapeuta di coppia. Perché mi stai facendo questo, Yakkun?"
"Non mi serve un consulente di coppia, stupido nerd.”
"No, a te serve mangiare più pesce. Più acido docosaesaenoico."
"Mi stai dando dello stupido?"
"No, peggio. Ti sto mettendo al pari di Lev.”
Kenma si defilò non appena il tono di voce dei due iniziò ad incrementare, costringendo così Nobuyuki a compiere tutto il lavoro sporco da solo.
Batté le mani per attirare l’attenzione dei due e si frappose tirando per un braccio Kuroo.
“Oh, è un peccato che sia finita la ricreazione e dobbiamo tutti tornare nelle nostre aule. Ci vediamo dopo, Yaku!” li bloccò senza il minimo sforzo dal momento che Tetsurou aveva esaurito le energie nel discutere con il libero. Non fu difficile spingerlo dentro la loro classe mentre ancora si domandava cosa non avesse funzionato nella sua lampante spiegazione sull’ossitocina e l’amore per un certo grattacielo.
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice
 
 
Disclaimer: nessun Lev è stato –troppo- maltrattato nella stesura di questa fic.
Nonostante la LevYaku sia la mia seconda otp di Haikyuu, è la prima volta che scrivo su di loro ;; me ne rammarico tantissimo perché meritano così tanto amore.
Questa fanfic doveva essere un mini-mini-progetto (sì, davvero, doveva essere brevissima), originariamente una One Shot, vista e scritta solo sotto un punto di vista esterno come quello di Kuroo.
Invece, dato che sono un’autrice coerente con le mie idee iniziali, ho optato per una long di tre brevi capitoli (che grazie al cielo ho già scritto e quindi mi sento salva per una volta), con tre p.o.v. diversi (Kuroo, Yaku e Lev).
Ho cercato appunto di suddividere il tutto in tre porzioni, che non li chiamerei nemmeno capitoli dato che non c’è una cronologia, non c’è una sequenza precisa degli avvenimenti e me la sono fatta andare bene così. Rip Nena.
Amo la Lev x Yaku, ma penso si sia capito che ADORO il rapporto che c’è anche tra Kuroo e Yaku sotto ogni aspetto, che siano semplici amici o come pairing li trovo adorabili, si bisticciano come dei mocciosi. E voglio bene a Nobuyuki perché se non ci fosse lui sarebbero tutti persi. O morti. Forse più morti, in effetti, e Kai merita amore e comprensione, e magari una statua in oro per sopportare quei due cretini.
Il mio sentimento di BOH cosmico profondo verso Kenma svanisce quando si rapporta a Lev e diventa un salty infame che mi fa gongolare. Nel manga ci sono state parecchie scene in cui Kozume prende parte a discussioni con frasi piccate quando ne va di mezzo Haiba, e mi fa schiattare dal ridere perché mette a dura prova la sua perenne mancanza di vitalità. E’ un lato di Kenma che non mi dispiace e che si espone specialmente con Lev, quindi ne ho approfittato.
Spero vi piaccia come mi sono divertita io a scriverla ;; e spero di non essere andata troppo out-of-character, soprattutto per quanto riguarda Kenma.
Al prossimo capitolo ~
 
Nena ~
 
 
 
   
 
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