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Autore: Leeyra    24/05/2018    1 recensioni
✎⠀( missing moments, erika/ezarel )
❛⠀Allucinazioni uditive.
Come prima cosa, Erika aveva pensato a delle allucinazioni uditive.
Come seconda, a quanto l’aria di quel mondo la stesse facendo diventare folle.
Come terza, al fatto che storpiare Shakespeare fosse uno dei più grandi oltraggi possibili da fare alla letteratura mondiale.
Come quarta, ad Ezarel. Ed alle lingue di fiamma che stavano salendo a lambirle le gote.⠀❜
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erika, Ezarel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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 Odi et amo. ˮ
 

Noia. Sonnolenza. Sempre minor voglia di vivere. Puro desiderio d’evadere da quella stanza per fiondarsi in una qualunque altra situazione — e con “qualunque” intendeva davvero qualunque, in quanto anche il lucidare gli zoccoli di Karuto le si poneva ora innanzi come una migliore alternativa. Totale rimpianto per ciò che si era proposta di fare poche ore addietro.
Questi erano solo alcuni dei pensieri che frullavano nella mente dell’umana in quel pomeriggio d’inizio estate.

 

‘ Kero, ti serve una mano in biblioteca?
Ma certo, ti aiuto volentieri. ’

 

Ah, sciocca! Sciocca, tonta e poco previdente!
Se solo avesse potuto sarebbe tornata volentieri nel passato per annientare i suoi istinti compassionevoli. Altro che “ti aiuto volentieri”. 
Nel momento fatale la giovane aveva immaginato di dover giusto spostare un paio di scartoffie, o al massimo di spolverare qualche scaffale; la copiatura integrale degli ultimi quattro registri delle uscite non rientrava certamente nei suoi piani, né tantomeno nelle sue sfrenate fantasie.

Dannazione. / Dannazione /.
Si era fatta incastrare.
Lei, spietato membro della Guardia d’Ombra, letale e silenziosa, s’era fatta incastrare dal buono e candido Keroshane, questo era quanto.
… Dio, dopo quel giorno non sarebbe più riuscita a guardare Nevra negli occhi.

Come se non bastasse, tra l’altro, non l’era concessa neppure un po’ di sana autocommiserazione ad alta voce, in quanto un certo individuo dai crini bluastri sedeva comodamente in poltrona a qualche metro da lei, immerso nella lettura d’un volumetto dalle fribabil pagine. Materializzatosi per farsi beffe della povera sventurata, Ezarel teneva le lunghe gambe in una posizione morbida, pregna di rilassatezza, frattanto che con un palmo si reggeva pigramente il volto e con l’ausilio dell’altro sosteneva il piccolo tomo davanti ai suoi occhi, intento a far scorrere lo sguardo vivace lungo le parole inchiostrate, in un completo ed inquietante silenzio. Inquietante, sì; egli non aveva fiatato neppure una volta da quando era lì, e pareva esser entrato in uno status di trance statica, o di star sottostando all’effetto di qualche incanto. Erika, ovviamente, non aveva il benché minimo desiderio di riportarlo alla vita terrena, e cercava così d’essere il più silente possibile. Veder la sua boccaccia duramente serrata, di tanto in tanto, non le dispiaceva affatto.
I due svolgevano dunque i loro compiti senza parlare, solitari nell’ampia biblioteca, con il solo ticchettio dell’orologio in legno a rompere il silenzio. Giusto qualche occhiata fugace per controllare le mosse dell’altro andava ad interporsi tra i due, di rado e alla svelta.
Ed in una simile maniera le cose s’erano svolte e continuavano a svolgersi, almeno sino ad allora.
 

« Oh, ma quale luce irrompe da quel tavolo laggiù?
Esso è l'Oriente, ed Erika è il sole. »



« Guarda come appoggia la guancia alla sua mano:
oh, potessi essere io il guanto di quella mano e poter
così sfiorare quella guancia! »
 

Allucinazioni uditive.
Come prima cosa, Erika aveva pensato a delle allucinazioni uditive.
Come seconda, a quanto l’aria di quel mondo la stesse facendo diventare folle.
Come terza, al fatto che storpiare Shakespeare fosse uno dei più grandi oltraggi possibili da fare alla letteratura mondiale.
Come quarta, ad Ezarel. Ed alle lingue di fiamma che stavano salendo a lambirle le gote.
Alla pari d’una serpe la quale solleva piano il capo per osservar meglio la preda che desidera stringere tra le proprie spire, la fanciulla volse il viso in direzione dell’elfo, da cui chiaramente erano giunte quelle parole a lei così familiari. E lo trovò sghignazzante, com’era facile pensare. 
 

« Ma parla… Oh, dì ancora qualcosa, angelo ottuso! »
 

Imperterrito nella sua arte, l’alchimista continuava a trarre ispirazione dal libricino dietro cui si celava per stuzzicare la giovane, ignaro di come quest’ultima conoscesse ad un livello quasi maniacale le opere di colui ch’ella considerava un vero e proprio “maestro”. Si divertiva a punzecchiarla con parole di burlesco amore, abbeverandosi beato al di lei imbarazzo. Era come un novello Puck – si chiamava così quello strano folletto di cui aveva letto poco prima, no? – alle prese con un povero avventuriero privo di difese; e apprezzava non poco l’improvviso ruolo in cui si trovava a recitare.
Ma egli, proprio quando stava per compiere un’ulterior stoccata verbale, si sentì replicare in maniera totalmente inaspettata da colei che fino ad ora aveva solo mutamente incassato, con un tono argentino, pulito, mordace nella sua chiarezza.
 

« Ahimè, non riesco a sollevare il cuore
all’altezza delle labbra… »

 

Le iridi pervinchee della pugile appena rialzatasi guizzavano luminose, soddisfatte e bramanti la sfida cui ella aveva appena dato inizio, mentre le rosee labbra a lei appartenenti si muovevano saggiando con delizia le proprie parole
 

« … ma del resto non è un problema, ti piace
sentirti parlare;
 parli più in un'ora di
quanto ascolti in un mese. »

Uno ad uno, palla al centro.
 

L’elfo sollevò stupito le sopracciglia verso l’alto, nel mentre la sua avversaria riprendeva il proprio compito come se nulla fosse accaduto, ignorandolo senza ritegno. Diamine, forse quell’umana non era così sciocca com’egli aveva sempre pensato.
O forse sulla Terra insegnavano ad apprendere le opere di quel simpatico signore a memoria.
Ad ogni modo, passarono una manciata d'istanti prima che potesse riprendersi dallo sbalordimento e rispondere a sua volta, con l’ultima citazione che i suoi occhi erano riusciti ad imprigionare, certo ora di stringer per la collottola la vittoria di quell’assurdo duello verbale nato per caso. Oh no, lei non avrebbe resistito ancora. Non a quella frase.
 

« È inutile, mia cara.
Amami od odiami, entrambi sono a mio favore.
Se mi ami, sarò sempre nel tuo cuore,
se mi odi, sarò sempre nella tua mente. »
 

E purtroppo aveva ragione.
Erika, la sagace Erika, colei ch'era riuscita a trovare più frammenti di cristallo di tutti i membri della Guardia Scintillante messi insieme, era appena stata colpita e affondata, lasciata senza parole, difese e salvagente tra i flutti dello sconvolgimento che le si poteva facilmente leggere sul volto.
Cento ad uno, partita vinta.



 

☾  Angolino autrice  ☽
Ma salve miei baldi giovani,
e grazie per esser giunti fin qui!

Torno nel mondo di EFP dopo un’assenza lunga
più di quattro anni,
 vittoriosa ( mica tanto ) e
piena di nuove idee ( questo sì ).

Che dire di questa piccola one-shot… Ezarel è un
personaggio che
 mi ha colpita sin da subito,
probabilmente anche poiché molto
 simile
 a me, ed ho voluto intrecciar un mini momento
di
 svago tra lui e la nostra Erika alle sacre parole di
Mastro Shakespeare,
 cercando di non cader troppo
nel demenziale — per me prova a
 dir poco
impossibile.

Ad ogni modo, e dando bando alle ciance, qualsiasi
critica, parere o suggerimento
 da parte vostra è più che
ben accetto, in quanto desidero davvero affinare la mia

tecnica e “tornare in carreggiata”; bramo dunque le
opinioni altrui come pane!

Vi aspetto così tra le recensioni ( no, non prendetela
come una minaccia, non ancora almeno… ). ♥︎

Un bacino ed un buffetto affettuoso a tutti, nella
speranza di rivedervi presto

vostra, 
Leeyra

 

Nota:
le semi-citazioni presenti in alcuni dialoghi sono
rispettivamente ispirate a  “Romeo e Giulietta”, 
“Re Lear” e “Sogno di una notte di mezza estate”.

 
  
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