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Autore: Laura Taibi    25/05/2018    3 recensioni
"Questa è una storia che parla di coraggio, d'amore e di sacrificio. Una storia che nessuno ha mai raccontato.
La storia di come Parigi fu salvata e, con essa, il mondo intero.
La storia di come un gatto uccise una coccinella."
Questa fanfiction è disponibile anche in audiolibro sul canale youtube degli ambrogisti anonimi, che ne detengono i diritti di pubblicazione.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Adrien rimase in ginocchio, fissando il vuoto. Non poteva credere di aver perso sua madre un'altra volta e la voragine che avvertiva nel petto minacciava di trascinarlo sempre più a fondo in quel mare di dolore che provava.

 

Dal lato della stanza Gabriel Agreste mugugnò parole sconnesse, come se stesse sognando e Adrien sperò che, almeno nel suo subconscio, le cose fossero andate meglio. Vide maestro Fu avvicinarsi a lui per assicurarsi che stesse bene, poi raccolse il miraculous della farfalla.

 

Marinette, in un gesto improvviso, avvolse Adrien in un abbraccio.

 

Fu quel calore inaspettato a riscuoterlo, a farlo tornare in sé. Il dolore e la rabbia che provava ruppero gli argini del suo cuore e lui li lasciò scorrere via, riversandoli fuori. Si aggrappò a Marinette, affondò il viso sulla sua spalla e, per la prima volta da tantissimo tempo, sentì che non era solo.

 

«Tua madre ci ha salvati tutti» disse la ragazza «devi essere fiero di lei.»

 

Adrien annuì. Controvoglia si sciolse dall'abbraccio ma continuò a stringere le mani di Marinette tra le sue. «Se non ci fossi stata tu al mio fianco non ce l'avrei fatta.»

 

«Non ti avrei mai lasciato solo. Noi siamo una squadra, ricordi?»

 

Si sorrisero.

 

Adrien aiutò Marinette ad alzarsi e il suo piede sfiorò il miraculous del pavone. Lo raccolse e se lo rigirò tra le dita, guardandolo con aria grave. «Devo distruggerlo» disse.

 

«Ah beh, buona fortuna» disse Plagg, uscendo dall'anello.

 

Adrien lo guardò con aria interrogativa.

 

«Distruggere i miraculous è praticamente impossibile!» rispose Tikki, spuntando dagli orecchini.

 

«Che vuoi dire? Come può essere?» chiese Adrien.

 

«I kwami all'interno rendono i miraculous super resistenti grazie alla loro magia» rispose maestro Fu, avvicinandosi. Aveva raccolto la scatola da terra e ora la teneva con cura tra le braccia. Il miraculous della farfalla era tornato al suo posto. «È per questo che, nonostante i secoli di utilizzo, non hanno il minimo graffio.»

 

In effetti, quando Adrien provò a spezzare il fermaglio, si rese conto che era duro come il diamante e, nonostante fosse sottilissimo, impossibile da spezzare. Imprecò. Non era in grado di esaudire neppure l'ultimo desiderio di sua madre.

 

Marinette incrociò le braccia, pensierosa. «E se si provasse a distruggere il miraculous utilizzandone un'altro?»

 

Adrien si voltò a guardarla, inizialmente confuso, poi capì. Si voltò verso Plagg. «Pensi di potercela fare?» chiese.

 

«Mah, chi lo sa, magari se avessi un po' di camembert...»

 

Il ragazzo sbuffò. Si frugò nelle tasche e, fortunatamente, trovò un ultimo, piccolo pezzetto di formaggio, avvolto con cura in diversi strati di carta per mascherarne l'odore.

 

Plagg lo afferrò e lo divorò in un secondo. «Si, credo che potrebbe funzionare» esclamò.

 

Adrien riconsegnò gli orecchini a Marinette, indossò l'anello e in un attimo si trasformò in Chat Noir. Guardò il fermaglio che reggeva tra le mani e si preparò a distruggerlo.

 

«Aspetta!» esclamò Marinette. Aveva un'espressione tirata e incerta e stringeva gli orecchini tra le mani.

 

Chat Noir, maestro Fu e Tikki si voltarono a guardarla.

 

«Che succede?» le chiese Chat Noir.

 

Lei non rispose. Si guardò intorno a disagio, come se fosse combattuta con se stessa per qualcosa. «Io... io...» balbettò. Si avvicinò a maestro Fu. «Devo chiederle una cosa di vitale importanza» iniziò. Continuava a rigirarsi gli orecchini tra le mani, nervosamente. «La vita dei kwami è legata a quella dei miraculous?»

 

Il vecchio scosse la testa. «I kwami esistono indipendentemente dagli oggetti a cui sono legati. I miraculous sono soltanto gli involucri a cui sono legati, finché essi esistono.»

 

Marinette annuì, si fece consegnare la scatola contenente i miraculous, adagiandoci dentro gli orecchini, poi si avvicinò al ragazzo. Sembrava sul punto di piangere.

 

«Devi distruggerli tutti» disse infine.

 

Chat la guardò confuso.

 

«Il mondo intero non sarà mai al sicuro finché ci saranno i miraculous. Qualcuno potrebbe usarli nuovamente per scopi malvagi... sono troppo potenti.»

 

Il ragazzo le sorrise. «Non preoccuparti, noi due proteggeremo tutti, come abbiamo sempre fatto. Siamo supereroi dopotutto, no?»

 

«No, Adrien» disse lei scuotendo la testa «non possiamo rischiare. Tenerli servirebbe solo ad appagare il nostro egoismo. Siamo supereroi, lo hai detto tu, ed è per questo che dobbiamo distruggerli: perché un eroe fa sempre la scelta giusta, anche quando non è quella più semplice.»

 

Chat Noir guardò gli occhi lucidi di Marinette, allungò le mani e prese la scatola, ma maestro Fu si avvicinò a loro, zoppicando sulle gambe malferme. «Marinette, prima che tu decida, devi sapere una cosa» iniziò.

 

I ragazzi si voltarono a guardarlo.

 

«I ricordi di un portatore sono legati al miraculous» disse «se lascerai che questo venga distrutto dimenticherai tutto ciò che è legato ad esso.»

 

Marinette trattenne il respiro. «Vuol dire che non ricorderò più nulla? La mia famiglia, Adrien, i miei amici...»

 

Maestro Fu scosse la testa. «No, non perderai i tuoi ricordi in quanto Marinette, ma tutto ciò che hai fatto come Ladybug, le avventure... sarà come se non le avessi mai vissute.»

 

La ragazza si voltò verso Tikki, che la guardava con aria triste. «Dimenticherò anche te?» chiese, temendo la risposta.

 

Il piccolo kwami annuì.

 

«No Marinette!» s'intromise Chat Noir «Non puoi rinunciare a questo!»

 

Lei rimase in silenzio, con lo sguardo basso. Le pizzicavano gli occhi ma sembrava non avere più lacrime. Quel giorno aveva vissuto più emozioni che nel resto della sua vita e aveva visto tanti battersi per la salvezza del mondo, rinunciando addirittura alla vita. Come avrebbe potuto guardarsi allo specchio senza vergognarsi di se stessa se avesse ceduto al suo egoismo?

 

Si voltò verso Tikki. «Scusami amica mia, ma devo farlo. N-non posso tirarmi indietro proprio adesso.»

 

«Lo so Marinette» disse il kwami tentando di sorridere «ho sempre saputo che tra le Ladybug tu eri la più coraggiosa.»

 

La ragazza avvolse il kwami tra le mani e se la portò al viso, stringendola a sé. «Non importa ciò che accadrà... nel profondo del cuore non ti dimenticherò mai!»

 

Tikki le accarezzò la guancia. «E io resterò sempre con te, anche se tu non mi vedrai!»

 

Restarono in silenzio qualche minuto, poi Marinette si asciugò il viso dalle poche lacrime che le erano rimaste, si voltò verso Chat Noir e annuì.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Non mi odiate, non mi odiate, non mi odiate...

 

Si, lo so, mi odiate.

 

Dai, pochi giorni e avrete il finale. (Se mi gira forse ancora prima di quanto immaginate xD). Non dimenticate che il prossimo aggiornamento prevede due capitoli: il ventesimo e l'epilogo. Doppio aggiornamento per farmi perdonare di questo colpo al cuore... e poi non potrei lasciarvi senza l'epilogo per giorni, credetemi!

 

Beh, ragazzi, alla prossima! Vi voglio bene (anche se non sembra visto i pianti che vi faccio fare).

 

Baci!!!

 

Laura

   
 
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