Ambientazione: Canonverse, Post Thor Dark World, Missing Moment
Rating: verde
Personaggi: Thor; Loki; Frigga
Genere: Introspettivo, Angst
Un'altra illusione nella menzogna
Asgard.
Il sole caldo, il verde florido, il
cuore pulsante della terra di Odino, Dio tra gli dei.
Era bella, Asgard: era casa,
nonostante non
lo fosse mai
davvero stata.
Loki ne era stato convinto un tempo, anche quando credeva di sentirsi fuori posto, sbagliato, diverso.
Lo era, rispetto a Thor: biondo, occhi azzurri, possente, sprezzante del pericolo e caparbio.
Attraverso la sua arroganza, si intravedeva il riflesso di Odino: così simili, così uniti... l'orgoglio di un padre verso il proprio figlio.
Loki, invece, non aveva mai conosciuto qualcosa come l'aspettativa: in disparte, isolato in quello stesso luogo che era casa, sole, foreste e rigoglio.
E così, pian piano, aveva iniziato a chiudersi in se stesso, a cercare un senso alla sua esistenza, mentre la schiena di Thor si faceva sempre più distante: tra gli amici, a caccia, entusiasta nel vivere in quel mondo che sembrava appartenergli naturalmente.
L'erede al trono di Asgard, il Figlio prediletto di Odino.
Mentre lui...cos'era lui, se non il piccolo fratello minuto e smarrito, senza un talento particolare?
E così, pian piano, Loki aveva iniziato a difendersi attraverso il silenzio: si era immerso nei libri, rifugiandosi nella penombra di un albero sotto il cielo soleggiato, nelle sue stanze dalle tende tirate anche nei giorni più luminosi.
Ma non era stato infelice, Loki: nonostante tutto, nonostante quei sentimenti che iniziavano a pesare gravosi, non lo era stato mai davvero. Non fin tanto che c'era una mano pronta a carezzargli la nuca, un sorriso gentile sul volto, parole di fulgido incoraggiamento sussurrate con estrema consapevolezza:
“Sei intelligente. Impari in fretta. Il Seiɠr è un'arte molto potente. Sono sicura che lo riuscirai a padroneggiare con maestria”
Ma tra queste, Loki ne ricordava due molto più importanti: “Figlio mio.” - E i suoi occhi placidi che lo osservavano teneramente.
*
Loki carezzò il vetro dello specchio che aveva davanti: i contorni erano sfumati, tremolanti.
L'immagine di Frigga oscillò, seguendo i suoi stessi movimenti riflessi.
Ogni tanto sentiva il bisogno di perdersi in quell'illusione fugace, solo per rivederla ancora una volta, per un istante, anche se non era vero.
Allungò le labbra tese, lo sguardo che tradiva un dolore profondo e disilluso, i polpastrelli che scivolavano verso il basso, lacrime intrappolate tra le ciglia corvine.
“Mi guarderesti così, adesso?” sussurrò a se stesso “Madre...” chiamò, la voce spezzata.
Nella mente, riecheggiò l'ira di Thor:
“Tu potevi anche avere il suo amore,” il tormento, la colpa “Ma io avevo la sua fiducia!”
Loki chiuse gli occhi, il viso inclinato, la fronte che poggiava adesso sul freddo vetro: l'illusione svanita. Mentre i ricordi tuonavano imponenti.
“Non è mio padre!”
“Ah” un sospiro ferito “Allora io non sono tua madre...”
Un sorriso amaro tra le labbra:
“No,” mormorò, stringendo i pugni; una lacrima ribelle tra le gote “non lo eri”
Figlio mio.
Solo
un'altra illusione nella menzogna.
*
sbam.
Vi era piaciuta la demenziale, vero?
Bene, oggi vi beccate il dolore.
Avevo bisogno di scrivere di Frigga e Loki, e credo che lo rifarò ancora: li ho amati insieme. Ho amato il loro rapporto. E ho pianto come una dannata fontana nella scena della sua morte.
Necessito che questi due siano valorizzati: Frigga era più di una madre per Loki, era il suo sostegno, la sua colonna. Se ha conosciuto l'amore lo deve a lei. Perchè Frigga lo amava per quello che era, incondizionatamente.
E ora vado a piangere di nuovo. Il loro rapporto mi distrugge.
Grazie per aver recensito e letto fin qui.
Davvero, grazie infinitamente.
Un bacio e alla prossima
Iky