Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: SagaFrirry    26/05/2018    2 recensioni
"Tu credi che il mondo sia solo bianco e nero, tutto per te può essere solo bianco o nero. Ma io sono la prova che non è così. Io sono il grigio? No. Io sono l'intero spettro di colori dell'Universo!".
Keros è un demone, ma non del tutto. È figlio di due specie molto diverse, frutto di un'unione per molti sacrilega. Questo è il racconto del suo cammino, lungo i secoli dell'esistenza. Fra Inferi e Cielo, buio e luce, dannazione e santità, scoprirà come essere realmente se stesso.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Teologia

 

Negli anni successivi al termine della prima guerra mondiale, Keros aveva viaggiato molto. Il primo periodo in America era stato piuttosto divertente ma poi, con la caduta della borsa, pure quel luogo si era fatto deprimente. Si era allora mosso verso oriente, fra Cina, India e Giappone. Lì le religioni erano diverse, ci vivevano molti meno uomini da tentare, ma vi erano un sacco di cose da imparare. Grazie ai suoi poteri, per il mezzodemone era facile entrare in luoghi a molti proibiti. Palazzi imperiali, feste importanti, cerimonie spettacolari… Tutte le porte gli venivano aperte. Era una bella sensazione, amava sottomettere e deridere gli umani. Li aveva sempre trovati piuttosto stupidi ma, con lo scoppio della seconda guerra mondiale, li additò come assoluti deficienti.

Rientrò all'Inferno su ordine del re, questa volta senza obiettare troppo. Lo trovò intento a giudicare anime, con la sigaretta accesa di sbieco in bocca. Il fumo era un vizio che Lucifero aveva acquisito da relativamente poco e che il principe trovava leggermente fastidioso. Ma era inutile discutere con Satana. Capì che era molto più opportuno rendersi utile ed iniziò a trascrivere, assieme agli archivisti, il nome e la pena per ciascuna anima appena giudicata. Grazie ad alcune modifiche, gli inferi erano diventati più pratici. Ora vi erano collegamenti diretti, tramite telefono, fra i vari settori. E tutti potevano essere controllati dal re, che aveva modo di essere informato immediatamente in caso di emergenza. Anche se ci aveva messo un po' per non sobbalzare ad ogni squillo o allarme. Un grande padiglione mostrava tutto il territorio ed alcune luci indicavano se i diversi settori erano perfettamente funzionanti o con qualche intoppo. Keros amava quel nuovo sistema. Lucifero trovava carine le lucine rosse che si illuminavano in caso di emergenza.

In quel momento, tutto procedeva in modo piuttosto regolare, salvo l'alto numero di anime in arrivo per colpa della guerra. Così il principe si ritrovò con strani pensieri in testa.

“Posso farti una domanda?” chiese a Satana, continuando a scrivere su un grosso volume.

“Se questo non rallenta il tuo lavoro, certo!” rispose il diavolo, marcando un'anima ed affidandole la pena eterna.

“Dio esiste per davvero?”.

“Mi stai chiedendo se mi sono cacciato dal Paradiso da solo?” alzò un sopracciglio il re, perplesso.

“No. Cioè… Non so. Ho come l'impressione che non ci sia”.

“All'Inferno è normale che non lo percepisca. È impossibile".

“Lo so. Ma anche quando ero in cielo… o fra gli umani… Sembra più un concetto astratto, piuttosto che qualcosa di reale. Non è che per caso è morto?”.

“Sarebbe interessante… Come figlio maggiore, si aprirebbe un singolare dibattito sull'eredità…”.

“Dai…”.

“Manderei a zappare tutti i miei fratelli piumati ed il paradiso diventerebbe un enorme parco divertimenti per demoni annoiati. Poi potrei…”.

“Riesci a fare il serio?!”.

“Potrei mettere una fontana di cioccolata al centro della città, al posto del coretto degli angioletti, e sarebbe bello se…”.

“Io ti ho fatto una domanda!”.

“Va bene… scusa… Cercavo di alleggerire il discorso. Come sei musone! E poi come ti vengono certe idee?!”.

“Non capisco il suo atteggiamento. Tutto qui".

“L'atteggiamento di chi? Di Dio?”.

“Sì. Un'altra guerra mondiale. Tutti che si ammazzano fra loro e non fa nulla. Non potrebbe farsi sentire? Stile una voce fuori campo che tuona ‘finitela di litigare per queste cazzate, stronzi!’. Ovviamente detto in modo più divino. Oppure, se non vuole farlo lui, non può mandare qualche angelo? Non sarebbe compito di un padre intervenire quando i figli litigano? Se no a che serve?!”.

“Keros… Mi fai domande complicate. Sinceramente io non penso a Dio, mi fa troppo girare i coglioni. Di teologia dovresti discutere con l'altra parte della famiglia, quella dotata di penne e piumini…”.

“E perché? Mi direbbero solo che Dio è un grande e sono io che non lo capisco…”.

“Tu prova. Magari quando c'è un po' meno ressa di anime. Sia mai che fai cadere qualche angioletto…”.

 

Curioso, Keros non attese molto prima di andare a cercare risposte. Riuscì a contattare Gabriel. Aveva immaginato che Mihael sarebbe stato troppo impegnato con il giudizio delle anime. L'Arcangelo non poteva allontanarsi molto dai suoi doveri, perciò invitò il sanguemisto a raggiungerlo agli archivi. Keros, con la semplice tunica d'angelo, sapeva che in Paradiso avevano altro a cui pensare e non avrebbe dato troppo nell'occhio. Sedette di fronte alla scrivania di Gabriel ed attese pazientemente che finisse di scrivere su un volume bianco.

“Bene…” esordì l'Arcangelo, chiudendo il libro “Innanzitutto sono lieto di vedere che le tue ali sono ancora argentee ed angeliche. Significa che il tuo animo è buono”.

“Sarà… Ho commesso ogni tipo di peccato, eppure son ancora qua…”.

“Anche alcuni santi, prima di divenire tali, hanno commesso ogni genere di nefandezza”.

“Non sono qui per discutere di questo…”.

“Lo so. Tu sei qui perché ti fai domande su Dio. Ebbene io più di tanto non posso dirti. Dio deve parlare al tuo cuore, alla tua anima".

“Non ho un'anima. Ed il cuore è solo un muscolo…”.

“Ok… Cambiamo strategia. Mai sentito il libero arbitrio?”.

“Certo".

“Gli esseri umani hanno il libero arbitrio. Non possiamo intervenire più di tanto, e tu lo sai”.

“Ma nella Bibbia Dio è intervenuto per molto meno!”.

“Erano altri tempi…”.

“E che cosa è cambiato?”.

“Siamo invecchiati, suppongo. Hai presente l'entusiasmo che ti prende l'inizio di un progetto? Quando sei pieno di energia e speranze? Ecco… Quel tempo è passato”.

“Intendi dire che Dio si è stufato del ‘progetto umanità’?”.

“Non dico questo. Dico solo che ci mette meno entusiasmo, ecco. O almeno credo sia così…”.

“Non ha senso".

Gabriel sorrise leggermente, reggendosi la testa con una mano.

“Per lui non è così?” domandò poi.

“Per Lucifero, dici? No…” alzò le spalle Keros “…che io sappia, prova sempre lo stesso quantitativo di schifo per l'umanità. Nulla di più o di meno".

“Lui era quello, fra noi, con più fervore ed enfasi... La superbia lo ha rovinato".

“Dio lo ha creato così. Deve aver sbagliato qualche cosa nell'assemblaggio”.

Gabriel sorrise di nuovo, trattenendo una risata.

“Dio non sbaglia" mormorò l'Arcangelo “Ma ci si mette un po' a capirlo. Appena terminata la guerra avvenuta qui in Paradiso, avevo dubbi. Ma poi si sono dissipati. Ogni cosa avviene per un disegno divino. Se Lucifero non fosse caduto, dove andrebbero le anime malvagie? Chi le punirebbe? Il peccato originale era necessario, l'uomo doveva bramare il frutto della conoscenza. Hai visto anche tu quali meraviglie è in grado di creare…”.

“Sì… E quali crudeltà compiere".

“Sono creature imperfette…”.

“Sono creature stupide!”.

“A volte sì… Però, vedi, dipende tutto da quel che vuoi considerare. C'è chi, come il Caduto, intende scorgere in loro solo i difetti e chi, come noi angeli, ne riusciamo a comprenderne le potenzialità. Sono artisti, poeti, credenti dal buon cuore. Non nego vi siano umani corrotti, crudeli e idioti. Ma confido che quelle categorie siano in minoranza".

“Mi sa tanto di no…”.

“Sei libero di credere in quel che vuoi. Anche tu hai libero arbitrio. E anche a te Dio può parlare, se ti fermi ad ascoltare. Se credi veramente".

Keros storse il naso, poco convinto. Poi un rumore di passi lo distrasse. Voltandosi, subito riconobbe la figura di Mihael, che si avvicinava lentamente. Raggiunse la scrivania di Gabriel e vi poggiò un grosso libro. I due Arcangeli si fissarono. Mihael era visibilmente stanco, con i capelli in disordine e lo sguardo spento.

“Sono bambini…” mormorò.

“Bambini?” ripeté Gabriel.

“In questo libro…” parlò di nuovo Mihael, sempre a mezza voce “…ci sono bambini. Sono tutti nomi di bambini. Bambini che sono morti. Spetta a te archiviarli".

Gabriel fisso il volume, sospirando.

“Tutti bambini…” ripeté Mihael, con una lacrima che gli rigava il volto.

Il principe trattenne un ringhio di rabbia. L'Arcangelo guerriero però, come intuendo i suoi pensieri,  lo invitò a seguirlo.

 

Camminarono fra scaffali e nomi archiviati, fermandosi di tanto in tanto. Ad ogni sosta, Mihael spiegava perché quel nome compariva fra gli elenchi del paradiso. C'era chi era morto per salvare delle vite, chi si era sacrificato per un bene superiore, chi era stato ucciso perché si rifiutava di portare a termine un ordine ingiusto…

“Come vedi…” commentò Mihael “…non sono tutti crudeli mostri".

Keros annuì, colpito da certe storie e rattristato.

“Non farti influenzare da ciò che vedi all'Inferno" riprese l'Arcangelo “Non tutti gli uomini meritano la condanna eterna. Chi la merita, ovviamente l'avrà. Ma non sono tutti così. Pensi forse che tua madre si sarebbe messa a curare creature tanto ignobili? Pensi che avrebbe rinunciato alla sua vita al palazzo reale ed alla sua essenza di demone per aiutare degli stronzi?”.

“Mi fa sempre strano sentirti dire delle parolacce…”.

“Il comandamento dice di non nominare Dio invano. ‘Stronzo' non rientra fra i nomi di Dio. O forse per qualcuno sì, ma non certo per me…”.

“Non riesco a capire se sei serio oppure sarcastico, perdonami…”.

“Immagino… Ho sempre la stessa espressione. Ma non stiamo discutendo di questo”.

“Però…”.

“So che è complesso. So che, soprattutto ora che c'è una guerra mondiale, sia facile pensare che gli uomini meritino tutti la morte e che la colpa sia di Dio…”.

“Non mi verrai mica a dire che la colpa è del diavolo, no?”.

“No. So bene che spesso l'uomo più credente e religioso si rivela il più malvagio”.

“E allora perché Dio non fa nulla?”.

“Se i tuoi cuccioli litigano, li vai a separare?”.

“No!”.

“E perché?”.

“Perché sono demoni. E poi perché non mi interessa…”.

Dopo quella frase, Keros rimase in silenzio.

“Non è vero che non ti interessa” riprese Mihael “Non avresti portato la piccola Sophia qui, se fosse così. Tu vuoi bene ai tuoi figli, ma li lasci fare. Sai che hanno una lezione da imparare. Sai che, una volta feriti, eviteranno di rifare le stesse cose".

“Ma non è vero. E la stessa cosa vale per gli uomini. Non imparano. Con la differenza che i miei figli sono solo dei cuccioli. Con una madre psicopatica!”.

“Chi vuole ascoltare la voce di Dio, la voce della propria coscienza, agirà in modo da giungere in paradiso. Gli altri… Sai già che fine fanno. Tu puoi parlare ai tuoi figli ma questi non è detto che ti stiano ad ascoltare".

“Allora io alzo la voce e tiro un paio di ceffoni. Vedi poi come ascoltano…”.

“Ma questo li obbligherebbe ad ascoltare. Violerebbe il libero arbitrio".

“Ma…”.

“Keros… Tutti stiamo male per questa situazione. A me sinceramente fa venir da piangere. Altri saranno furiosi, dubbiosi, spaventati… Ma passerà anche questo. Come è passata la peste, l’inquisizione, le varie rivoluzioni… Tutto passa. Se l'umanità vorrà, imparerà. Altrimenti non farà che accelerare il cammino verso il giudizio finale. Non spetta a noi cambiare le cose".

Il mezzosangue era perplesso, ma decise di non fare altre domande. La voce di Dio non riusciva proprio ad udirla. Lasciò il Paradiso, intravedendo sua figlia Sophia fra i molti bimbi appena giunti in cielo. Giocava con loro, sorridendo felice. Rientrò all'Inferno con ancora molte domande, che capì non avrebbero mai avuto risposta. Lucifero urlava contro qualcuno, lo si udiva per tutto il palazzo. Lui di certo rientrava nel gruppo dei furiosi. Altri demoni invece covavano dubbi e paure. Keros camminò lungo il corridoio, raggiungendo il giardino, fra le rose nere. Il re urlava ancora ed i piccoli litigavano, assieme ad altri cuccioli. Il principe si avvicinò al gruppo di bambini osservandoli. Erano molto piccini, come bimbi d’asilo, eppure la loro ferocia era terribile.

“Adesso basta" tuonò il sanguemisto, facendo sobbalzare i presenti.

Alcuni adulti presenti si stupirono, non abituati a vedere l'erede al trono da quelle parti.

“Basta!” ripeté Keros, dividendo con la forza due piccoli demoni “Finitela! Vi state facendo male".

Alcuni di loro sanguinavano e si lamentavano, in preda al dolore ed alla paura.

“Nasfer!” lo sgridò il principe “Tu sei più forte, non dovresti agire così! Il tuo compito è proteggere chi è più debole".

“E perché?” chiese il bambino, perplesso.

“Perché così fa un re. Siamo demoni. Comportiamoci da demoni, e non da stupidi umani".

Il cucciolo rimase in silenzio. Poi si voltò verso un altro bimbo rimasto a terra. Gli porse la mano, aiutandolo a rialzarsi e mormorando delle scuse.

“Saper combattere è necessario” continuò Keros “Ma non lo è assolutamente attaccare chi non è in grado di difendersi. D'ora in poi voglio vederti lottare solo con tuoi pari, in allenamento".

“Sì, papà…”.

“E la stessa cosa deve valere per tutti gli altri".

Gli adulti annuirono, invitando i bambini ad obbedire. Era sceso il silenzio, neppure Lucifero urlava più.

 

Gli anni passarono. La guerra finì e ne iniziarono altre. Keros gironzolò per il mondo umano senza troppa convinzione. Prendeva qualche anima, osservava lo scorrere del tempo. Iniziò un nuovo millennio. Poi un giorno udì una frase che attendeva da tempo: “Keros, ho l'anima finale per te!”.

 

Ci siamo! I giorni nostri sono giunti… e tante cose devono ancora accadere!

   
 
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