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Teologia
Negli
anni successivi al termine della prima guerra mondiale, Keros aveva
viaggiato
molto. Il primo periodo in America era stato piuttosto divertente ma
poi, con
la caduta della borsa, pure quel luogo si era fatto deprimente. Si era
allora
mosso verso oriente, fra Cina, India e Giappone. Lì le
religioni erano diverse,
ci vivevano molti meno uomini da tentare, ma vi erano un sacco di cose
da
imparare. Grazie ai suoi poteri, per il mezzodemone era facile entrare
in
luoghi a molti proibiti. Palazzi imperiali, feste importanti, cerimonie
spettacolari… Tutte le porte gli venivano aperte. Era una
bella sensazione,
amava sottomettere e deridere gli umani. Li aveva sempre trovati
piuttosto
stupidi ma, con lo scoppio della seconda guerra mondiale, li
additò come
assoluti deficienti.
Rientrò
all'Inferno su ordine del re, questa volta senza obiettare troppo. Lo
trovò
intento a giudicare anime, con la sigaretta accesa di sbieco in bocca.
Il fumo
era un vizio che Lucifero aveva acquisito da relativamente poco e che
il
principe trovava leggermente fastidioso. Ma era inutile discutere con
Satana.
Capì che era molto più opportuno rendersi utile
ed iniziò a trascrivere,
assieme agli archivisti, il nome e la pena per ciascuna anima appena
giudicata.
Grazie ad alcune modifiche, gli inferi erano diventati più
pratici. Ora vi erano
collegamenti diretti, tramite telefono, fra i vari settori. E tutti
potevano
essere controllati dal re, che aveva modo di essere informato
immediatamente in
caso di emergenza. Anche se ci aveva messo un po' per non sobbalzare ad
ogni
squillo o allarme. Un grande padiglione mostrava tutto il territorio ed
alcune
luci indicavano se i diversi settori erano perfettamente funzionanti o
con
qualche intoppo. Keros amava quel nuovo sistema. Lucifero trovava
carine le
lucine rosse che si illuminavano in caso di emergenza.
In
quel
momento, tutto procedeva in modo piuttosto regolare, salvo l'alto
numero di
anime in arrivo per colpa della guerra. Così il principe si
ritrovò con strani
pensieri in testa.
“Posso
farti una domanda?” chiese a Satana, continuando a scrivere
su un grosso
volume.
“Se
questo non rallenta il tuo lavoro, certo!” rispose il
diavolo, marcando
un'anima ed affidandole la pena eterna.
“Dio
esiste per davvero?”.
“Mi
stai
chiedendo se mi sono cacciato dal Paradiso da solo?”
alzò un sopracciglio il
re, perplesso.
“No.
Cioè… Non so. Ho come l'impressione che non ci
sia”.
“All'Inferno
è normale che non lo percepisca. È impossibile".
“Lo
so.
Ma anche quando ero in cielo… o fra gli
umani… Sembra più un concetto astratto,
piuttosto che qualcosa di reale. Non è che per caso
è morto?”.
“Sarebbe
interessante… Come figlio maggiore, si aprirebbe un singolare
dibattito
sull'eredità…”.
“Dai…”.
“Manderei
a zappare tutti i miei fratelli piumati ed il paradiso diventerebbe un
enorme
parco divertimenti per demoni annoiati. Poi
potrei…”.
“Riesci
a
fare il serio?!”.
“Potrei
mettere una fontana di cioccolata al centro della città, al
posto del coretto
degli angioletti, e sarebbe bello se…”.
“Io
ti ho
fatto una domanda!”.
“Va
bene… scusa… Cercavo di alleggerire il discorso.
Come sei musone! E poi come ti
vengono certe idee?!”.
“Non
capisco il suo atteggiamento. Tutto qui".
“L'atteggiamento
di chi? Di Dio?”.
“Sì.
Un'altra guerra mondiale. Tutti che si ammazzano fra loro e non fa
nulla. Non
potrebbe farsi sentire? Stile una voce fuori campo che tuona
‘finitela di
litigare per queste cazzate, stronzi!’. Ovviamente detto in
modo più divino.
Oppure, se non vuole farlo lui, non può mandare qualche
angelo? Non sarebbe
compito di un padre intervenire quando i figli litigano? Se no a che
serve?!”.
“Keros… Mi
fai domande complicate. Sinceramente io non penso a Dio, mi fa troppo
girare i
coglioni. Di teologia dovresti discutere con l'altra parte della
famiglia, quella
dotata di penne e piumini…”.
“E
perché? Mi direbbero solo che Dio è un grande e
sono io che non lo capisco…”.
“Tu
prova. Magari quando c'è un po' meno ressa di anime. Sia mai
che fai cadere
qualche angioletto…”.
Curioso,
Keros non attese molto prima di andare a cercare risposte.
Riuscì a contattare
Gabriel. Aveva immaginato che Mihael sarebbe stato troppo impegnato con
il
giudizio delle anime. L'Arcangelo non poteva allontanarsi molto dai
suoi
doveri, perciò invitò il sanguemisto a
raggiungerlo agli archivi. Keros, con la
semplice tunica d'angelo, sapeva che in Paradiso avevano altro a cui
pensare e
non avrebbe dato troppo nell'occhio. Sedette di fronte alla scrivania
di
Gabriel ed attese pazientemente che finisse di scrivere su un volume
bianco.
“Bene…”
esordì l'Arcangelo, chiudendo il libro
“Innanzitutto sono lieto di vedere che
le tue ali sono ancora argentee ed angeliche. Significa che il tuo
animo è
buono”.
“Sarà… Ho
commesso ogni tipo di peccato, eppure son ancora
qua…”.
“Anche
alcuni santi, prima di divenire tali, hanno commesso ogni genere di
nefandezza”.
“Non
sono
qui per discutere di questo…”.
“Lo
so.
Tu sei qui perché ti fai domande su Dio. Ebbene io
più di tanto non posso
dirti. Dio deve parlare al tuo cuore, alla tua anima".
“Non
ho
un'anima. Ed il cuore è solo un
muscolo…”.
“Ok… Cambiamo
strategia. Mai sentito il libero arbitrio?”.
“Certo".
“Gli
esseri umani hanno il libero arbitrio. Non possiamo intervenire
più di tanto, e
tu lo sai”.
“Ma
nella
Bibbia Dio è intervenuto per molto meno!”.
“Erano
altri tempi…”.
“E
che
cosa è cambiato?”.
“Siamo
invecchiati, suppongo. Hai presente l'entusiasmo che ti prende l'inizio
di un
progetto? Quando sei pieno di energia e speranze? Ecco… Quel
tempo è passato”.
“Intendi
dire che Dio si è stufato del ‘progetto
umanità’?”.
“Non
dico
questo. Dico solo che ci mette meno entusiasmo, ecco. O almeno credo
sia
così…”.
“Non
ha
senso".
Gabriel
sorrise leggermente, reggendosi la testa con una mano.
“Per
lui
non è così?” domandò poi.
“Per
Lucifero, dici? No…” alzò le spalle
Keros “…che io sappia, prova sempre lo
stesso quantitativo di schifo per l'umanità. Nulla di
più o di meno".
“Lui
era
quello, fra noi, con più fervore ed enfasi... La superbia lo
ha rovinato".
“Dio
lo
ha creato così. Deve aver sbagliato qualche cosa
nell'assemblaggio”.
Gabriel
sorrise di nuovo, trattenendo una risata.
“Dio
non
sbaglia" mormorò l'Arcangelo “Ma ci si mette un
po' a capirlo. Appena
terminata la guerra avvenuta qui in Paradiso, avevo dubbi. Ma poi si
sono
dissipati. Ogni cosa avviene per un disegno divino. Se Lucifero non
fosse
caduto, dove andrebbero le anime malvagie? Chi le punirebbe? Il peccato
originale era necessario, l'uomo doveva bramare il frutto della
conoscenza. Hai
visto anche tu quali meraviglie è in grado di
creare…”.
“Sì… E
quali
crudeltà compiere".
“Sono
creature imperfette…”.
“Sono
creature stupide!”.
“A
volte
sì… Però, vedi, dipende tutto da quel
che vuoi considerare. C'è chi, come il
Caduto, intende scorgere in loro solo i difetti e chi, come noi angeli,
ne
riusciamo a comprenderne le potenzialità. Sono artisti,
poeti, credenti dal
buon cuore. Non nego vi siano umani corrotti, crudeli e idioti. Ma
confido che
quelle categorie siano in minoranza".
“Mi
sa
tanto di no…”.
“Sei
libero di credere in quel che vuoi. Anche tu hai libero arbitrio. E
anche a te
Dio può parlare, se ti fermi ad ascoltare. Se credi
veramente".
Keros
storse il naso, poco convinto. Poi un rumore di passi lo distrasse.
Voltandosi,
subito riconobbe la figura di Mihael, che si avvicinava lentamente.
Raggiunse la
scrivania di Gabriel e vi poggiò un grosso libro. I due
Arcangeli si fissarono.
Mihael era visibilmente stanco, con i capelli in disordine e lo sguardo
spento.
“Sono
bambini…” mormorò.
“Bambini?”
ripeté Gabriel.
“In
questo libro…” parlò di nuovo Mihael,
sempre a mezza voce “…ci sono bambini.
Sono tutti nomi di bambini. Bambini che sono morti. Spetta a te
archiviarli".
Gabriel
fisso il volume, sospirando.
“Tutti
bambini…” ripeté Mihael, con una
lacrima che gli rigava il volto.
Il
principe trattenne un ringhio di rabbia. L'Arcangelo guerriero
però, come
intuendo i suoi pensieri, lo
invitò a
seguirlo.
Camminarono
fra scaffali e nomi archiviati, fermandosi di tanto in tanto. Ad ogni
sosta,
Mihael spiegava perché quel nome compariva fra gli elenchi
del paradiso. C'era
chi era morto per salvare delle vite, chi si era sacrificato per un
bene
superiore, chi era stato ucciso perché si rifiutava di
portare a termine un
ordine ingiusto…
“Come
vedi…” commentò Mihael
“…non sono tutti crudeli mostri".
Keros
annuì, colpito da certe storie e rattristato.
“Non
farti influenzare da ciò che vedi all'Inferno" riprese
l'Arcangelo “Non
tutti gli uomini meritano la condanna eterna. Chi la merita, ovviamente
l'avrà.
Ma non sono tutti così. Pensi forse che tua madre si sarebbe
messa a curare
creature tanto ignobili? Pensi che avrebbe rinunciato alla sua vita al
palazzo
reale ed alla sua essenza di demone per aiutare degli
stronzi?”.
“Mi
fa
sempre strano sentirti dire delle parolacce…”.
“Il
comandamento dice di non nominare Dio invano. ‘Stronzo' non
rientra fra i nomi
di Dio. O forse per qualcuno sì, ma non certo per
me…”.
“Non
riesco a capire se sei serio oppure sarcastico,
perdonami…”.
“Immagino… Ho
sempre la stessa espressione. Ma non stiamo discutendo di
questo”.
“Però…”.
“So
che è
complesso. So che, soprattutto ora che c'è una guerra
mondiale, sia facile
pensare che gli uomini meritino tutti la morte e che la colpa sia di
Dio…”.
“Non
mi
verrai mica a dire che la colpa è del diavolo,
no?”.
“No.
So
bene che spesso l'uomo più credente e religioso si rivela il
più malvagio”.
“E
allora
perché Dio non fa nulla?”.
“Se
i
tuoi cuccioli litigano, li vai a separare?”.
“No!”.
“E
perché?”.
“Perché
sono demoni. E poi perché non mi
interessa…”.
Dopo
quella frase, Keros rimase in silenzio.
“Non
è
vero che non ti interessa” riprese Mihael “Non
avresti portato la piccola
Sophia qui, se fosse così. Tu vuoi bene ai tuoi figli, ma li
lasci fare. Sai che
hanno una lezione da imparare. Sai che, una volta feriti, eviteranno di
rifare
le stesse cose".
“Ma
non è
vero. E la stessa cosa vale per gli uomini. Non imparano. Con la
differenza che
i miei figli sono solo dei cuccioli. Con una madre
psicopatica!”.
“Chi
vuole ascoltare la voce di Dio, la voce della propria coscienza,
agirà in modo
da giungere in paradiso. Gli altri… Sai già che
fine fanno. Tu puoi parlare ai
tuoi figli ma questi non è detto che ti stiano ad ascoltare".
“Allora
io alzo la voce e tiro un paio di ceffoni. Vedi poi come
ascoltano…”.
“Ma
questo li obbligherebbe ad ascoltare. Violerebbe il libero arbitrio".
“Ma…”.
“Keros… Tutti
stiamo male per questa situazione. A me sinceramente fa venir da
piangere.
Altri saranno furiosi, dubbiosi, spaventati… Ma
passerà anche questo. Come è
passata la peste, l’inquisizione, le varie
rivoluzioni… Tutto passa. Se
l'umanità vorrà, imparerà. Altrimenti
non farà che accelerare il cammino verso
il giudizio finale. Non spetta a noi cambiare le cose".
Il
mezzosangue era perplesso, ma decise di non fare altre domande. La voce
di Dio
non riusciva proprio ad udirla. Lasciò il Paradiso,
intravedendo sua figlia
Sophia fra i molti bimbi appena giunti in cielo. Giocava con loro,
sorridendo
felice. Rientrò all'Inferno con ancora molte domande, che
capì non avrebbero
mai avuto risposta. Lucifero urlava contro qualcuno, lo si udiva per
tutto il
palazzo. Lui di certo rientrava nel gruppo dei furiosi. Altri demoni
invece
covavano dubbi e paure. Keros camminò lungo il corridoio,
raggiungendo il
giardino, fra le rose nere. Il re urlava ancora ed i piccoli
litigavano, assieme
ad altri cuccioli. Il principe si avvicinò al gruppo di
bambini osservandoli.
Erano molto piccini, come bimbi d’asilo, eppure la loro
ferocia era terribile.
“Adesso
basta" tuonò il sanguemisto, facendo sobbalzare i presenti.
Alcuni
adulti presenti si stupirono, non abituati a vedere l'erede al trono da
quelle
parti.
“Basta!”
ripeté Keros, dividendo con la forza due piccoli demoni
“Finitela! Vi state
facendo male".
Alcuni
di
loro sanguinavano e si lamentavano, in preda al dolore ed alla paura.
“Nasfer!”
lo sgridò il principe “Tu sei più
forte, non dovresti agire così! Il tuo
compito è proteggere chi è più debole".
“E
perché?” chiese il bambino, perplesso.
“Perché
così fa un re. Siamo demoni. Comportiamoci da demoni, e non
da stupidi
umani".
Il
cucciolo
rimase in silenzio. Poi si voltò verso un altro bimbo
rimasto a terra. Gli
porse la mano, aiutandolo a rialzarsi e mormorando delle scuse.
“Saper
combattere è necessario” continuò Keros
“Ma non lo è assolutamente attaccare
chi non è in grado di difendersi. D'ora in poi voglio
vederti lottare solo con
tuoi pari, in allenamento".
“Sì,
papà…”.
“E
la
stessa cosa deve valere per tutti gli altri".
Gli
adulti annuirono, invitando i bambini ad obbedire. Era sceso il
silenzio,
neppure Lucifero urlava più.
Gli
anni
passarono. La guerra finì e ne iniziarono altre. Keros
gironzolò per il mondo
umano senza troppa convinzione. Prendeva qualche anima, osservava lo
scorrere
del tempo. Iniziò un nuovo millennio. Poi un giorno
udì una frase che attendeva
da tempo: “Keros, ho l'anima finale per te!”.
Ci
siamo! I giorni nostri sono giunti… e tante
cose devono ancora accadere!