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Autore: Francois79    26/05/2018    11 recensioni
Un altro capitolo introspettivo, stavolta visto dalla chiave personale di Alain.
Un esplicitazione di ciò che egli avrà forse pensato, quando un suo sfortunato commilitone era stato graziato, per merito della sua affascinante donna-soldato.
Un'interpretazione personale dei personaggi dell'Episodio n.32.
Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Soldati della guardia metropolitana di Parigi
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Con le gambe ancora molli e tremanti, più per l’emozione che per l’astinenza dal cibo, Gerard barcollava verso la porta della libertà; ciò che gli fu negato da quei pochi interminabili giorni di prigionia che lo avrebbero inesorabilmente portato alla pena capitale.
C’è chi entra in prigione per omicidio, chi per frode o tradimento allo Stato… ma lui, poveraccio, non sarebbe stato capace neanche di spintonare i suoi compagni con un dito.
Tra le sbarre vi era caduto per un motivo peggiore: la scarsa destrezza nel tirare a campare… era stato fregato dal codice di un numero di serie.
    

Esce dalla sgualcita casa circondariale, si volta le spalle e trova davanti a sé una sontuosa carrozza, con in cima un elegante stemma dorato, un leone che impugna due spade.
Il cocchiere apre la portiera rabescata, esce fuori un biondo ufficiale dall’uniforme blu oltremare… lo stesso colore dello sguardo amichevole che rivolge al nostro miracolato Gerard, il quale nel frattempo sgrana gli occhi perché gli pare di vedere un angelo – sarò forse già tumulato in paradiso? – pensava interrogativo, e stropicciandoseli ancor più forte riconosce il volto del suo liberatore.

“Bentornato Gerard… ti vedo molto stanco, spero tu stia bene… sali con me, torniamo in Caserma.”
“Comandante… come hanno fatto a farmi uscire da qua?”    
“Su, sediamoci, non posso parlartene adesso… ora sei assolto, puoi considerarti un uomo libero…”
…e Oscar non aveva ancora terminato la frase che Gerard, in preda alle lacrime, l’aveva già avvinghiata tra le sue braccia come un bimbo emozionato dal clemente perdono di una tenera madre.


In partenza per una missione in Provenza, a scortare il Principe Aldelos di Spagna, Gerard si era infatti presentato senza fucile, e facendosi scudo tra le spalle strette e il volto abbassato, aveva tentato penosamente di spiegare al suo Comandante che quel fucile lo aveva maldestramente perduto.

Ma le donne si sa, difficilmente si lasciano gabbare da un espediente di due soldi… specie se sono acute e perspicaci come lei.
E forse perché Oscar teneva molto alla vita della sua povera gente, come aveva fatto già in altre occasioni… e forse perché voleva anche dimostrare ai suoi soldati che l’etichetta di donna avida e corrotta non le era mai appartenuta… aveva ormai deciso di giocarsi l’ultima carta al Palazzo Reale con il Capo Supremo di Corpo d’Armata dell’Esercito Francese.


In caserma i soldati erano da giorni preoccupati per il loro commilitone, e nonostante avessero assistito giorni prima ad un’angosciante duello tra lei e il loro capobanda Alain, qualcosa li portava comunque a serbare in lei una sorta di fiducia.


Perché Alain aveva fatto proprio questo: sfidare la fiducia del loro Comandante.
“Chi è nobile non può certo capire queste cose!” le aveva urlato in faccia.
E a dispetto di quell’odiato lignaggio, e ora, anche della sua abilità di spadaccina, Alain le aveva ormai pure svelato tutti i loro scheletri sull’armadio: il traffico illegale di armi, delle loro uniformi, e di tutti quanti gli accessori necessari per tirarci su un quattrino per i loro familiari.

- Era davvero necessario raccontarle tutte queste cose…? – rifletteva Alain -  quella donna non restava comunque una sciocca aristocratica? …quale comprensione avrebbe mai potuto dare lei alle nostre disgrazie, se lei stessa era uscita dal più alto ordine militare al servizio dei Reali? -

Se lo stava ancora a chiedere, rimuginando nei suoi pensieri trascorsi, e masticando il suo inseparabile stuzzicadenti.
 - …una di quelle solite nobildonne salottiere, convinte di sottomettere tutti quanti al proprio piedistallo: il suo attendente, i suoi soldati… crede forse di conoscere meglio di noi la gente del popolo? – si chiedeva il nostro rude soldato – …eppure… porca miseria, rinunciare al suo lauto stipendio e agli onori di Corte, per correre appresso alle nostre magagne… bah! – continuava rimuginare pensieroso.

E in cuor suo, Alain non sapeva nemmeno come, ma provava una strana propensione di affidamento verso quella intrigante bionda, apparentemente distaccata.
Il suo pensiero si ferma e cade lo stecchino dalla sua bocca.
Era davvero convinto di conoscerla a fondo?


- E se fosse stata veramente una frivola contessa… - continuava a chiedersi - perché mai si sarà fermata ad ascoltarmi quando le ho detto di aver venduto pure io stesso il mio fucile…?
…Perché mai si sarà fermata poco dopo in infermeria, alla fine del duello, a controllare il mio stato di salute?
…Perché mai si era fermata a medicare il povero André, quando i più vigliacchi dei miei compagni lo pestarono a botte? …Perché mai avrà rinunciato a sposarsi con un nobile dell’alta società?
…Perché mai si sarà fermata a sorridere alla mia piccola sorellina, lo scorso sabato, quasi come fosse una dama alla sua pari?
…E perché mai, dopo le nostre combriccole, non ci ha mai fatto valicare la porta della cella di isolamento? – le sue meditazioni si moltiplicavano interrogative.

Avevano tentato di violentarla, una sera, ma in quel momento era arrivato André tempestivamente a salvarla.
Alain sapeva di André e di quella sua morbosa ossessione per lei, ma aveva osato ugualmente schiaffeggiarla selvaggiamente in piazza d’armi davanti a tutti i compagni, e si accorse solo dopo di aver fatto un vano tentativo di incuterle paura.
I giorni seguenti infatti, il suo Comandante Oscar continuava ancora a lavorare come nulla era accaduto, o meglio, consapevole delle colpe che gravavano, colpe che Alain intuiva le fossero sempre più estranee.

“Oscar non farebbe mai una cosa simile” ripeteva André.
Mah… e chi lo sa? Un paio di cose però, Alain di certo le vedeva.


Oscar da tempo mangiava accanto a loro gli stessi piatti della mensa di caserma, anziché accanto agli altri ufficiali… pensare che erano state anche ripulite le loro, un tempo sudice, adesso decorose, camerate… al punto che ormai non avrebbero dovuto più chiamarsi “baracche”.

Persino la ristrutturazione del tetto: l’arrivo dell'estate aveva portato con sé una squadra di operosi manovali… i soldati si svegliarono all’alba sotto i tonfi assordanti di un martello, aprono furiosi la finestra e trovano davanti a sé la curiosa vista di un alto ponteggio in legno.
“Mi sa tanto che il prossimo inverno, sarà meno freddo…” esclamò a bocca aperta uno dei compagni.
Nuovi coppi in terracotta e lunghi tavelloni di abete lamellare…
E se non lo ha fatto il Ministro… chi mai avrà pagato tutta quella manodopera di tasca propria???

“Forse perché ha quei meravigliosi capelli biondi e un sorriso convincente…” raccontava lui stesso in una sera di licenza alla sua dolce sorellina, talmente assorto da quell’immagine diafana e quasi celestiale, che nel frattempo non si era accorto dei cambiamenti che da un po’ di giorni a questa parte, si svolgevano anche a casa sua… il nuovo fidanzato di Diane… un matrimonio in arrivo… nuove speranze per la madre malata…
Cosa stava succedendo? Cosa gli era preso?


Alain si trovava nuovamente soggiogato dalle donne, e non quelle sguaiate di taverna… erano se non altro, le donne vere, quelle di casa sua, le uniche capaci di spronarlo alla retta via.


Alle donne di famiglia si stava aggiungendo anche questa figura estranea e misteriosa, chiamata Oscar François de Jarjayes, la quale non si presentava né come sorella, né come figura materna, né tantomeno come sgualdrina…
La sua visione di Oscar stava pian piano innalzando uno strano pilastro nella mente di Alain, e non ne capiva il perché, dato che egli stesso negli anni era stato da sempre al servizio di ufficiali spavaldi e viziosi…

Forse la differenza fra loro ed Oscar era più semplice: Oscar era un Comandante che non si comportava mai da vero comandante.
Non aveva infatti mai conosciuto un altro ufficiale  superiore che mostrasse dolcezza e al tempo stesso apprensione per i suoi uomini, nel curare ad esempio, la loro scarsa alimentazione, dopo le visite preoccupanti del medico militare.
Oppure nel radunare tutti quanti in piazza d’armi, come una maestra con la sua scolaresca, insegnando a loro “sofisticate” tecniche di esercitazione al bersaglio mobile, tra bottiglie vuote lanciate verso l’alto da un intraprendente André, come entrambi solevano fare tra le colline in campagna.
I commilitoni si chiedevano dove mai lei avesse potuto trovare tutti quei cognac ormai bevuti.
“Diciamo che ne ho avvistate parecchie dietro l’armadio del mio ufficio…” chiosava Oscar con un certo imbarazzo… “eh certo – si sbilanciava uno dei commilitoni - …quel vecchio depravato si sborniava tutte le sere…” alludendo a un amaro ricordo tra il precedente comandante e la piccola Diane.
E in quella spassosa giornata di allenamento, i ragazzi si gettarono uno spiacevole passato alle spalle.  


Nel ricordo di quel recente pomeriggio, un soldato stordisce Alain da quei pensieri.
“Alain! Alain! Presto, vieni in baracca… Lasalle è tornato, è di nuovo fra noi!”



Gerard, ancora piangente, stava per essere festosamente accolto dai suoi amici, increduli di trovarlo ancora vivo.
“E’ incredibile, devi ritenerti molto fortunato… stavolta la sorte ti è andata bene…”
E Gerard immediatamente sgancia - “E’ stato il nostro Comandante… ragazzi, quella donna ha parlato con il Generale Bouillé, il quale è intervenuto attraverso il Tribunale Militare, così mi sono salvato!”
Un lampo di stupore cala sui volti sorpresi di quegli omaccioni.
“Davvero?” – incalza basito un altro soldato – “…il nostro Comandante ha davvero fatto questo?” – un altro ancora – “...ma allora non è stata lei a tradirci?” - dichiarava interrogativo assieme agli altri stupefatti.

Santi numi! Che miracolo era avvenuto? Quale santo si celebrava oggi?


Alain non credeva alle sue orecchie… quella donna, che fino ad allora egli reputava superficiale e pericolosa, aveva nel frattempo audacemente risolto una faccenda che neanche la riguardasse, sfidando le più alte autorità militari e giudiziarie… e tutto questo al solo scopo di salvare una vita che nulla contava in questa meschina società monarchica.

Si accorgeva improvvisamente di aver avuto al comando un’altra persona, e che ancora non l’aveva conosciuta veramente.

Lo sguardo di scatto si gira verso André che, all’unisono, lo scruta con l’espressione di chi è consapevole della propria coscienza pulita:
- Visto? Cosa ti dicevo? Non era stata lei a vendere Gerard. – rispondeva trionfante l’unico occhio smeraldo del suo moro amico.


E nella mente di Alain, una serie di macabre scene di cui ora provava solo profonda vergogna: il tentato stupro di gruppo, uno schiaffo animalesco sul volto di lei, e poi …l’averla trascinata giù per le scale come la più bruta delle belve, sotto la pioggia battente, incurante della sua incolumità di donna…

Dobbiamo continuare?
L’aver osservato il proprio amico, ora forse il migliore mai avuto, schiacciato sotto una scarica di percosse, cinque contro uno… e non muovere un solo mignolo per salvarlo.
E con lo stesso ghigno derisorio, mostrarsi ad Oscar quando questa, poco dopo, si accorge sgomenta del corpo livido del suo uomo.
Forse la cosa meno peggiore la fece osando rifiutare l’ordine di parata in suo onore in quanto donna… o meglio, in quanto nobildonna.

Conosceva davvero la vera nobiltà, Alain?


Per il resto di quei giorni, Alain si era trovato spettatore impotente di una strana intesa nascosta fra i due ragazzi: la padrona e il suo servo, il comandante e il suo soldato, la differenza di rango…
Erano davvero queste le barriere che li dividevano?

C’era forse, dietro quel lungo silenzio fra loro, qualcosa di non detto, di interrotto e mai chiarito… frutto di un legame così intimo che egli stesso non avrebbe mai potuto violare, e che lasciava intendere fosse coltivato da una vita.
Come due fratelli, due compagni d’avventura, e forse… chissà: erano mai stati amanti?


Questi nuovi segreti inconsciamente lo intrigavano, e non ne capiva il motivo.
- Perché mai vado a pensare queste cose? -  si chiedeva Alain - …ma di certo non ho mai conosciuto una coppia più strana di quella… - chiosava divertito.


E ciò che ora lo tormentava di più, era il fatto di trovare un modo originale di farsi perdonare da quell’algida donna, la quale, date le circostanze… doveva ora essere ben più algida nella scorza di quella sua spessa maschera di vetro, piuttosto che nell’interiorità del suo spirito.

- Sarà la compassione, sarà la sua coscienza… ma una persona che si gioca la carriera per salvare la pelle di un povero disgraziato come noi… - rimuginava Alain - Deve avere sicuramente un impeto di sentimento nascosto nel suo cuore... –

Uno strano segreto interiore che nemmeno André voleva svelare.

E lui? Da quanto tempo non meditava sullo stato d’animo di una persona?
… forse l’ultima volta che Alain aveva chiesto delle scuse a una donna, era stato prima di entrare in quella caserma di scapestrati, e quella donna doveva essere certamente sua madre.
Ma stavolta era diverso, e doveva iniziare a crescere comportandosi da uomo civile.

- Hai ragione amico mio… lei è una donna da ammirare, e anche da amare -  pensava dentro di sé, pentito per aver schernito, quella sera ad Alancourt, le difese del suo amico André.


E con un mesto magone di rimorso decide di allungare il passo verso il corridoio che lo separava dall’ufficio della bionda amazzone.
Tra un’alzata e l’altra di quei pesanti gradini, rifletteva se mai avesse fatto veramente la cosa giusta.
E di colpo, pochi passi e si trova faccia a faccia contro la porta di quell’ufficio. Si blocca un istante.

 - …sarò forse diventato timido? – pensò di istinto – …naaah… vuoi che mi spaventi di una donna, io?
E’ che sarà mai… adesso io aprirò quel dannato uscio e giustificherò il tutto, col mio solito e consueto ghigno di circostanza… quello che uso sempre per pararmi il fondoschiena...
D’altronde… mica potevo saperlo prima che lei era innocente? – legittimava fra sé facendo spallucce.
 
Tira la maniglia, e di colpo le sue congetture si smontano una dopo l’altra.


La visione di quella figura statuaria davanti alla vetrata, simile ad una cariatide greca, con le braccia incrociate e la chioma dorata nei contorni vermigli ai raggi del tramonto, sotto l’uniforme splendente, ne esaltava la superbia e allo stesso tempo la tranquillità, come un diamante nel deserto.
Una strana sensazione di pace e silenzio calava nell’atmosfera.


Alain la osservava senza proferire parola, nella speranza di tardare un temuto incrocio di sguardi che lei di colpo anticipa voltandosi verso di lui.
“Dimmi, cosa vuoi Alain?” domanda lei con quasi noncuranza nella sua fredda presenza.
“Lasalle è tornato…” incalza lui con non poco imbarazzo, senza più sapere cos’altro aggiungere, consapevole di aver già fatto abbastanza nella sua pessima condotta di uomo.  
“Si, lo so… l’ho accompagnato io in caserma.” conclude lei in modo naturale.

- Allora è una conferma? – pensava sbalordito - Lasalle non mentiva, il Comandante lo aveva veramente salvato… – e nel frattempo non si accorgeva che la bionda continuava a fissarlo col suo sguardo blu oltremare tra il virile e il deciso.

Urgeva la necessità di spezzare quel ghiaccio…
“…beh…se mai potete… vi prego di scusarmi…” aggiunge mortificato, dietro una smorfia di ritegno.
“E per cosa?” domanda lei, tra il curioso e il canzonatorio.
La tensione sale, e il rossore pure. Come continuare ora?
“…beh… volevo scusarmi per quel duello che c’è stato l’altra sera… quando Gerard è stato catturato…”

Una risata ironica usciva dalle labbra di Oscar, smorzando brevemente il gelo di quell’istante.
“Non è stato certamente il primo che abbia affrontato… - chiosava lei - e nemmeno il peggiore. E sono contenta anch’io che stavolta sia andato tutto per il meglio... e soprattutto senza vittime.” alludendo ad un altro duello, frutto di un sanguinoso scontro tra un Duca e un povero bambino.
Anche quella creatura aveva pagato il suo bisogno di sfamarsi.

Senza poter intuire quel frangente remoto, Alain sgancia una delle sue ironiche sfrecciate inopportune.
“…beh… adesso… ora che la pacchia è finita, c’è forse un altro duello che vi resta ancora da affrontare, dentro queste mura…ah ah...” alludendo ai sentimenti del suo giovane migliore amico, svelati tempo addietro dopo la violenta rissa in armeria.
 
Oscar di colpo lo guarda impacciata, come non faceva più da allora, e Alain improvvisamente si blocca, accorgendosi di aver valicato un confine forse un pò troppo proibito.
Dove voleva arrivare? …cosa ne poteva sapere lui di quella loro segreta intesa?

E nello sguardo ceruleo della donna guerriera, Alain vi trova ora un caldo pudore, pronto a rubare il posto a quel gelido distacco precedente.

- …che quella strana donna abbia capito? – si chiede ora interrogativo Alain - ...starà forse già provando qualcosa per il povero André?

Una sensazione di gioia e timore al tempo stesso, si addentra nell’animo del nostro rude soldato.
- André potrà forse sperare… ma ora… quale sarà ora la mia parte in mezzo a loro due ? – si domanda indiscretamente, e un vuoto nello stomaco gli fa misteriosamente capolino.

Ma l’atmosfera si interrompe nella timida risposta di lei, pronta a smorzare l’ingombrante imbarazzo.
“…in ogni caso” – chiosa Oscar – “farò del mio meglio affinché possiate avere l’occorrente necessario ai vostri cari…” evitando di continuare oltre, e Alain capisce subito che anche stavolta non avrebbe esitato a pagare lei stessa col suo denaro.

Il soldato incalza per controbattere, ma lei lo respinge subito: “Ad ogni modo, vi ringrazio.”
“E per cosa Comandante?” domanda lui.
“Per avermi insegnato, Alain... Quello che ho appreso con voi non lo avevo considerato nemmeno in vent’anni di servizio alla Reggia.”

“Non è questo quello che vi manca, Comandante, perché voi di coraggio ne avete…" - le risponde lui commosso.
Era forse meglio svuotare il sacco. Un ampio respiro.
“Ora non vi resta che una cosa, Madamigella Oscar: trovare il coraggio di essere in pace con voi stessa.
E forse dopo, lo sarete anche con chi già da tempo si prende cura di voi… la felicità non aspetta.
E se una cosa la volete, andate a prendervela…” e gli occhi quasi gli brillavano.

E mentre Oscar immobile, spalanca uno sguardo di azzurro stupore, Alain nel frattempo, consapevole di aver finalmente centrato a segno, volta repentinamente le spalle verso l’uscio dell’ufficio.
Stava chiudendo dietro di sé quella spessa barriera ormai infranta, fra lui e la sua affascinante donna-soldato.


Una barriera che adesso lasciava posto ad un nuovo legame, incerto e tormentato…

 





















    


 


 






   
 
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